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Autore: arashinosora5927    08/07/2020    3 recensioni
Prompt: quando il padre omofobo del tuo ragazzo ti chiede se hai la ragazza e tu vai a letto con suo figlio da due mesi
Scritta nel 2019, pubblicata TODAY
Si ringrazia Facebook, ma soprattutto ringrazio la mia Giada per l'idea, questa fanfiction la dedico a lei.
[5927] ( Ah perché G sai scrivere altro?)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Iemitsu Sawada, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Decimo sembrava nervoso oggi a telefono

Una mano sulla spalla e il sorriso di un bianco accecante erano tutto ciò di cui aveva bisogno per risalire al motivo.

"Yo, Gokudera. Come vanno le cose?"

Iemitsu indossava la sua tuta da lavoro quella con cui si spacciava per un normale operaio e ovviamente non poteva mancare il caschetto giallo limone.

L'ultima volta che avevano parlato davvero quell'uomo gli aveva detto delle cose importanti, cose che Hayato non aveva potuto cogliere finché non gli erano state dette in modo diverso con parole arrivate dritte al cuore.

Gli era grato per questo, ma aveva troppi motivi per non apprezzare la sua presenza: tra tutti quel pugno che aveva sfregiato un visino tanto delicato. Lo ricordava come se fosse accaduto il giorno prima e non lo poteva perdonare.

C'era voluto tanto ghiaccio affinché il gonfiore potesse passare e Gokudera lo aveva tenuto premuto contro quella guancia dolente con infinita devozione quasi un'intera notte.

Capiva, ma non per questo giustificava, un estraneo, ma lo stesso padre che infliggeva una simile ferita al proprio figlio?
Non importava il movente, non ci si poteva passare sopra.

Del resto parlava proprio lui come se non sapesse esattamente come fosse sopravvissuto alla follia del proprio genitore.

Tuttavia, il titolo, l'onorifico era compito di un braccio destro.

"S-Sawada-san, è di ritorno?"

"Sì, non vedo l'ora di rivedere la mia incantevole moglie e mio figlio."

Che non meriti non potè astenersi dal pensare Gokudera.

Bussò alla porta dove era rimasto fermo con il dito a pochi centimetri dal campanello, o meglio avrebbe bussato lui se Iemitsu non lo avesse preso in contropiede anticipandolo.

"Nana, ho fame, preparami il pranzo" annunciò a gran voce.

La donna scese le scale con una tale velocità da rischiare di inciampare e appena aprì la porta si lanciò letteralmente tra le braccia del marito.

"Oh caro, sei tornato."

Poco distante da lei in un angolino c'era Tsuna: con un'espressione stanca rivolgeva lo sguardo all' ospite indesiderato.

Me lo sentivo che sarebbe successo pensò infastidito.

"E il mio bambino? Tsuna non me lo dai un abbraccio?' disse l'uomo sciolta la presa con sua moglie.

Bambino, sì. Per Iemitsu lui sarebbe stato sempre un bambino e così lo avrebbe visto per il resto della sua vita, incapace, insignificante, tanto da non rispettare la sua privacy e invaderla, tanto da non preoccuparsi di sparire costantemente e riapparire giocando a fare il padre perché Tsuna non era abbastanza grande per capire la sua posizione, ma evidentemente lo era invece per prendersi sulle spalle il destino di una famiglia mafiosa.

Sarebbe stato bambino anche una volta ereditata l'intera famiglia? Tsuna non aveva una risposta sicura, ma era certo che a sedici anni compiuti e con tutti i suoi sforzi alle spalle non si sentiva affatto un bambino. Era di sicuro più maturo di quel padre assente e irresponsabile.

Gli ci vollero esattamente due minuti per realizzare che vi fosse anche un altro ospite decisamente più gradito.

"Gokudera-kun, accomodati" disse avvicinandosi al ragazzo trovando la scusa perfetta per evitare quella disgustosa conversazione.

"Perdonate l'intrusione" disse Gokudera facendo qualche passo in avanti e chiudendo la porta alle sue spalle.

"Oh Gokudera-kun, ci sei anche tu" notò Nana.

"Hai già fatto colazione? Perché non vi sedete tutti a tavola? Vi preparo qualcosa."

Prima che chiunque potesse dire qualunque cosa si ritrovarono a tavola vicini.

Il silenzio regnava padrone.
Era molto presto, dal momento che non c'era il consueto baccano Lambo, I-pin e persino Reborn dovevano star dormendo ancora. Anche il viso assonnato di Tsuna confermava la tesi.

"Allora Tsuna, che mi dici? Come vai a scuola? Sei diventato finalmente popolare ora che sei al liceo? Come si chiama la tua ragazza? Sei andato alla festa di inizio anno scolastico o sei rimasto a casa come uno sfigato?"

Gokudera strinse la tovaglia tra i pugni per impedirsi di usarli diversamente, si era ritrovato seduto tra i due perché Tsuna l'aveva letteralmente trascinato per un braccio obbligandolo a separarli, si sentiva proprio tra due bombe pronte a esplodere.

Quell'uomo era il 90% del motivo per il quale Tsuna faticava ancora tanto a credere in se stesso nonostante i successi riportati. Iemitsu vanificava le sue parole, non importava quanto ne decantasse una presunta perfezione.

"No, sono sempre il solito sfigato con il padre che sbuca all'improvviso salvo poi andarsene allo stesso modo per fortuna" rispose Tsuna guardandolo con disprezzo.
Ormai non ci provava nemmeno più a dissimulare e le sue parole erano taglienti come lame forgiate nella sofferenza.

Gokudera poteva solo rabbrividire davanti a quella sicurezza sconosciuta macchiata di odio che proprio non gli si addiceva, ma che non poteva non giustificare.

"Inoltre non c'è nessuna ragazza!"

Gokudera tremò e non solo perché Tsuna rispose con veemenza a quella domanda. Non ebbe tempo di focalizzarsi sul motivo che lo scosse tanto perché divenne lui stesso l'argomento della conversazione.

"E tu che mi dici? Sicuramente mi darai più soddisfazioni di mio figlio. Ho sentito dire che hai la media più alta tra gli studenti di tutta la scuola. Ce l'hai la ragazza?"

Gokudera stava per rispondere quando si trovò un braccio difensivo all'altezza del petto che quasi gli intimava di stare indietro.

"Lascia in pace Gokudera-kun!"

Era piacevolmente colpito, ma quel gesto non lo riteneva necessario.

"Tsuna pensa ai tuoi cereali e lasciami parlare con qualcuno di più interessante.  Continua pure a tenermi il muso come il bambino che sei."

Tsuna lo fulminò con lo sguardo, ma stavolta anche Gokudera non riuscì a rimanere in silenzio. Si alzò di scatto sbattendo le mani sul tavolo e si sporse verso l'uomo. Nonostante il gesto impulsivo e carico di rabbia parlò con un tono tanto calmo e pacato da far gelare il sangue.

"Suo figlio non è più un bambino, dovrebbe rendersene conto ormai, Sawada-san. È un adulto proprio come lei nonché futuro boss dei Vongola. Fossi in lei gli porterei solenne rispetto perché la sua posizione non la autorizza a parlare in questo modo."

Tornò a sedersi morbidamente avvicinandosi un po' di più a Tsuna.

"In effetti sto uscendo con una persona, ma la cosa non ha in alcun modo bisogno di essere condivisa con lei" rispose alla domanda mantenendo lo stesso tono.

Iemitsu sorrise quasi avesse cancellato ogni parola precedente e si fosse concentrato solo sull'ultima informazione.

"Vedi Tsuna, il tuo amico sa cosa significhi essere un uomo alla tua età."

Tsuna scoppiò a ridere.

"Certo..." disse.

Trovava piuttosto ironica la piega che stava prendendo quella conversazione. Del resto era pur sempre della sua vita che si parlava.

"E chi è questa persona?"

Iemitsu era più cocciuto di un mulo, era come se le parole si perdessero nell'aria.

Gokudera arrossì vistosamente: non gli avrebbe mai detto che erano ormai mesi che andava a letto con suo figlio anche se avrebbe voluto davvero vedere la sua espressione.

"Ce l'hai davanti" lo prese Tsuna in contropiede.

"Sono io!" disse con sicurezza.

Davanti all'espressione mista di disgusto e stupore di Iemitsu Tsuna non potè che farsi una grande risata.

"Vedi papà, non sei l'unico a fare sorprese qui!"

Con quella lingua tagliente Tsuna mise fine alla conversazione.

"Andiamo, Hayato?" disse alzandosi da tavola prendendolo per mano.

Gokudera era sconvolto, piacevolmente sorpreso, ma quasi paralizzato.
La veemenza e la sicurezza con cui Tsuna aveva risposto a suo padre e rivelato la loro relazione in un istante lo aveva lasciato spiazzato.

Davanti alle loro dita intrecciate però non poteva avere alcun rimpianto perciò lo seguì senza battere ciglio fuori dalla stanza.

"N-Nana, tu lo sapevi?" domandò Iemitsu carico di emozioni contrastanti.

La donna era rimasta in disparte in silenzio per tutto il tempo, ma aveva ascoltato ogni parola. Non le piaceva quel tipo di tensione, ma di certo non poteva biasimare suo figlio, non avrebbe preso le parti di suo marito, non stavolta.

"Di Tsuna e Hayato? Beh sì. Vivo qui a differenza tua."
   
 
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