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Autore: ONLYKORINE    08/07/2020    5 recensioni
Cosa succede quando Elio e Idrogeno entrano in contatto? Il caos!!! Ma nascono le stelle. E cosa succederebbe se Idrogeno ed Elio fossero persone umane? Eh... sarebbe un grosso caos!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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L’inizio di tutto

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La prima volta che Hyacinth e Helios si incontrarono fu il caos. Avevano entrambi sette mesi e stavano giocando sul tappeto del centro ricreativo per bambini della città.

 

Fu allora che la piccola e paffuta mano di Hyacinth si abbatté, forte e rumorosa della risata della bambina, sul naso di Helios facendolo scoppiare in un pianto fragoroso e insistente, con tanto di singhiozzi e lacrime copiose. Quando il tappeto si macchiò di sangue, anche lei si spaventò e scoppiò a piangere così forte che rigurgitò il latte.

Le due madri vennero a recuperare i propri pargoli e la cameriera del circolo pulì il tappeto con una spugna imbevuta di candeggina che rovinò completamente le lettere finali della marca di prodotti per bambini ‘Biggest Bangs’ disegnata sul tessuto.

 

I bambini a venire giocarono su una sbiadita imitazione di un tappetino di prima qualità e, dopo il fallimento della ditta, tutti avrebbero pensato a quella ditta ricordandola come ‘Big Bang’.

*

All’asilo, Miss Liber aveva diviso i bambini in coppie per far creare loro le decorazioni per lo spettacolo di fine anno, e avrebbe potuto essere una bella idea, se non avesse fatto l’amara scelta di mettere insieme Helios e Hyacinth nella realizzazione di grosse stelle di cartone dorato dal margine ritagliato con il punteruolo.

 

“Ho detto che voglio fare anche la coda! Come una cometa!” gridò la bambina, con i ricci scuri che le schizzavano da tutte le parti, mentre il punteruolo batteva ritmicamente e pesantemente sul piano di lavoro. Non stava mai ferma.

“Miss Liber ha detto senza coda, solo la stella con le punte” spiegò diligentemente Helios, spingendosi sul naso gli occhiali. Lui, invece, era un bambino piuttosto tranquillo.

“La voglio fare così!”

“Devono essere uguali.”

“Allora falla come la mia!”

“No. Non è giusto.”

Quello che mandò fuori di testa la bambina fu il fatto che Helios fosse calmissimo e non facesse quello che voleva lei. Ancora non poteva comprendere, ma quella non sarebbe stata la prima volta, né tantomeno, l’ultima.

Hyacinth, tutta rossa in viso per essere stata contraddetta, lanciò il punteruolo che teneva in mano al di là del tavolo, colpendo il bambino sul braccio.

“Ahi!” esclamò lui, massaggiandosi il punto colpito. Ma Hyacinth non era soddisfatta: lui era calmo e lei no. Si alzò mentre la maestra interveniva per vedere cosa fosse successo e andò verso il lavabo, dove Christina, una loro coetanea, stava riempiendo il boccale per innaffiare i fiori; lei prese il recipiente con due mani, tornò verso il suo tavolo e lo rovesciò in testa a Helios.

Il bambino gridò e si alzò in piedi spaventato, girandosi e spingendo la compagna con una manata sul petto. L’acqua gli gocciolava dai capelli castani, la maglietta era zuppa e lui iniziava a essere veramente arrabbiato.

“Hai esagerato!” la sgridò Miss Liber, rossa in viso, e Hyacinth la osservò senza timore. “Chiedigli scusa” ordinò la maestra.

La bambina spalancò gli occhioni blu, esasperata. “No! Mi ha spinto!”

“Hai iniziato tu!” gridò allora il bambino, avvicinandosi e spingendola ancora. Questa volta lei cadde per terra perché non era preparata al fatto che lui potesse essere così forte e l’umiliazione della caduta le fece inumidire gli occhi.

“Sei uno stupido!” Hyacinth corse veloce fuori dalla porta dell’aula ma tutti gli altri bambini videro che le lacrime avevano già iniziato a scenderle sulle guance.

 

La povera maestra non avrebbe mai potuto immaginare che i bambini avrebbero usato il punteruolo per fare altro oltre a incidere il cartone, così, venne sgridata dalla preside, ebbe un esaurimento nervoso e quello fu l’ultimo anno in cui insegnò.

Dopo due anni iniziò a scrivere libri horror ed ebbe un discreto successo nazionale.

***

Al liceo, H, stufa di farsi chiamare con il nome di un fiore, era paradossalmente sbocciata: dall’esile bambina che era, divenne una procace giovane donna dalla bocca carnosa e le curve abbondanti, dalla lingua facile e dagli occhi di fuoco. E la sua principale occupazione era ancora tentare di infastidire Helios.

“Vai, faccio io da palo” disse Christina, sulla porta, mentre le lanciava il gessetto. H, spinta dalla noia e da una piccola dose di cattiveria, iniziò a disegnare sulla lavagna del laboratorio di chimica una caricatura del ragazzo in questione, mentre l’amica controllava il corridoio.

Gli altri compagni entrarono alla spicciolata e tutti, nessuno escluso, si fermarono a contemplare l’opera: se c’era una cosa in cui era brava, e H lo sapeva benissimo, era il disegno. Nella sua mano, qualsiasi cosa diventava uno strumento per disegnare: la punta di un bastone sulla sabbia, un sasso sul porfido del cortile, un pezzo di carbone sul muro dell’aula di chimica.

Un gessetto su una lavagna immacolata era una Ferrari in mano al miglior pilota del mondo.

“Arriva!” esclamò Christina, correndo verso il banco. Lei scarabocchiò la lettera ‘H’ sotto al disegno e scappò a sedersi vicino all’amica. “È bellissimo!” le sussurrò lei, guardando la lavagna e battendo la mano aperta contro la sua.

Quando Helios entrò in classe, al fianco dei suoi amici, non si accorse subito del disegno. Questo fece innervosire un po’ H, che si agitò sulla sedia, ma poi la biondina accanto al ragazzo, lo chiamò e indicò la lavagna: “Guarda, He!”

Helios alzò gli occhi verso la lavagna e sbiancò quando si riconobbe. Ma quando guardò la firma, un ghigno si dipinse sul suo viso. “E chi è ‘Idrogeno’?” chiese, ad alta voce.

H corrugò la fronte, non capendo cosa intendesse. “Ma quale idrogeno! È ‘H’!” si smascherò subito.

“H è il simbolo dell’idrogeno, Hyacinth, non te l’ha mai detto nessuno? Mai studiato?” chiese Helios, ironico e con un sorrisino strafottente.

H divenne rossa e balbettò. Stava rigirando la frittata. Lei gli aveva fatto uno scherzo con i fiocchi, perché dal suo disegno chiunque avrebbe capito che era proprio lui quell’omino secco e nudo, con un pistolino piccolissimo e l’espressione ebete, e lui stava riuscendo a prendere in giro lei.

“Io…” Dannazione! Sapeva sempre come ribattere, H, sempre. Con chiunque, tranne che con lui.

“Sai, se lo avessi studiato sapresti tante cose sull’idrogeno e ti saresti accorta quanto ti somiglia: è dappertutto, e non è mai da solo, con chiunque, ma non da solo” disse, avvicinandosi verso di lei e poi volgendo lo sguardo oltre la sua testa. H si voltò e vide un gruppetto dei giocatori della squadra di football della scuola: due erano suoi ex, lo sapevano tutti.

“È l’elemento più leggero” continuò, richiamando la sua attenzione e la ragazza si rigirò verso di lui. Da come disse ‘leggero’ capì che intendeva altro, come quando aveva guardato i ragazzi dietro di lei. “È incolore, inodore e insapore. Praticamente…” Lo sguardo del ragazzo, glaciale, le agganciò gli occhi e poi corse, lentamente, lungo il suo viso e continuò percorrendo il suo corpo. Lei non lo ascoltava più, uccisa dalla sua occhiata.

H si sentiva nuda. Nuda e indifesa. Ma lei non lo era. Faceva parte del gruppetto più tosto dei ragazzi della scuola, rispondeva ad adulti e insegnanti e, anche se di solito finiva dal preside per aver esagerato con i toni, sapeva benissimo come fregare chiunque. Chiunque tranne lui, appunto. Abbassò gli occhi. La stava facendo sentire una poco di buono e iniziava a sentirsi esattamente come lui aveva descritto l’idrogeno: trasparente. E inutile.

“Si usava per far volare i dirigibili, ma poi venne sostituito. Chi sa da cosa è stato sostituito? È facile, è un gas molto più interessante, ci gonfiano anche i palloncini alle feste della squadra di football…” chiese quindi Helios ad alta voce, roteando lo sguardo per la stanza.

“Elio! Dall’elio!” gridò il ragazzo con cui lui era entrato nell’aula. Tutti applaudirono e fischiarono: l’elio era veramente un gas figo, lo sapeva anche H, e lo conoscevano tutti perché trasformava la voce. Chi da ubriaco non aveva fatto lo scemo nel salotto del capitano della squadra con in mano un palloncino sgonfio?

“Da te, He!” La ragazza che gli aveva indicato la lavagna stava applaudendo.

Quando sentì Christina darle un colpetto sulla gamba, H si rese conto di avere le lacrime agli occhi. E che il ragazzo stava continuando la sua spiegazione. “…E lo chiamò ‘hidro-gen’ ossia generatore d’acqua… Come quella che stai per produrre tu, Hyacinth” concluse alla fine, guardandola fisso. Quando H capì che intendeva le sue lacrime, si alzò di scatto dalla sedia, prese la prima cosa che trovò sul banco e si scagliò contro Helios. O He, come avevano iniziato a chiamarlo gli altri, intonando il suo nome. Come il simbolo dell’elio, il gas più figo dell’idrogeno.

“Attenta!” la mise in guardia Christina quando si rese conto che aveva in mano un bruciatore acceso. Uno dei ragazzi la fermò e glielo tolse di mano.

“È un ottimo combustibile, brucia facilmente…” continuò Helios, arrogante.

“Stronzo!” gridò lei tentando di saltargli addosso. Il ragazzo che l’aveva fermata la bloccò quando tentò di colpire a mani nude Helios perché vide entrare il professore di chimica.

“Dimenticavo… anche instabile.”

H si liberò della stretta dell’amico e corse in bagno quando sentì la prima lacrima scivolarle sulla guancia.

 

Ancora non poteva saperlo, ma quell’episodio fu la causa scatenante di tutte le scelte che iniziò a fare negli anni a venire.

 

*

 

Il giorno dopo l’incidente nel laboratorio, H, Christina, Jenny e Fiona erano sedute al Black Dinner in attesa di andare alla festa della squadra di football, a casa del capitano Worrent, quando videro entrare Helios con una ragazza. Loro rimasero al bancone e il ragazzo non si girò mai nella loro direzione. H, che lo guardava di sottecchi, capì che non le aveva viste e si preparò una piccola vendetta.

Quando le ragazze si alzarono tutte per andarsene, H disse loro che le avrebbe raggiunte dopo, direttamente alla festa. Christina capì cosa volesse fare e, lanciando un’occhiata al bancone, annuì uscendo insieme alle altre. H si avvicinò al bancone, dove si erano fermati i due, e allungò una banconota vicino al braccio di Helios, indicandolo e chiamando il barista con cui aveva confidenza e che faceva finta di non riconoscere i documenti falsi. “Joe, tieni, stasera finalmente questo ragazzo tromberà e perderà la verginità. Bisogna offrirgli da bere!”

Diede una manata di incoraggiamento sulla spalla di Helios e lui si accorse di lei solo in quel momento. Si voltò velocemente verso di lei, ma H non gli diede tempo di dire niente e si avviò sorridendo verso l’uscita.

Una volta fuori, si fermò e respirò a pieni polmoni: ce l’aveva fatta. Questa volta non gli aveva lasciato dire niente. Si avvicinò alla sua moto, ma prima di salire notò che entrambe le ruote erano a terra. No! Doveva andare alla festa! Provò a tastare le gomme e notò che erano troppo sgonfie per poter spostarla senza creare danni ai cerchioni e alle gomme stesse: avrebbe dovuto lasciarla lì e probabilmente rinunciare alla festa. Si guardò intorno e individuò una fermata dell’autobus.

Si incamminò in quella direzione, si sedette sulla panchina della pensilina e aspettò.

“H in solitudine! Che cosa rara” la salutò una voce.

H si girò e vide Helios che si sedeva accanto a lei. “Cosa vuoi?”

“Aspetti l’autobus?” le chiese, ignorando il suo tono duro.

“No, faccio una stima delle macchine che passano” rispose ironica guardando la strada.

“Ho una proposta per te.”

“No.”

Helios rise. “Non te l’ho ancora chiesto!”

Lei scosse le spalle. “Non voglio avere a che fare con te” disse.

“Se mi scusassi, mi ascolteresti, almeno?” H lo guardò ancora a lungo, poi rigirò lo sguardo verso la strada e annuì.

“Scus…”

“Va bene, tanto dovrei scusarmi anch’io, per il disegno. Non lo fare” lo interruppe lei.

“Non vuoi che mi scusi io per non farlo anche tu. Carino… Però devo ammettere che la caricatura era veramente fatta bene”. Helios rise e H si girò verso di lui per studiarlo: non capiva se la stesse prendendo in giro o no. Poi lui tornò serio. “Avresti potuto ribattere. Di solito lo fai..”

“Stavolta mi hai fregato…” mormorò lei, accendendosi una sigaretta

Helios alzò le spalle. “Se avessi saputo più cose sull’idrogeno, o sull’elio, avresti potuto tranquillamente tenermi testa: ho barato” le confidò.

La ragazza si voltò di scatto verso di lui. “Che intendi?”

“Beh, non sei propriamente instabile… Cioè, l’idrogeno non lo è” si corresse subito. “Sono i suoi isotopi che…”

“Dove vuoi andare a parare, Mr. Sotuttoio?” chiese lei, nervosa. Helios rise.

“L’elio è freddo e troppo stabile, viene dopo l’idrogeno nella numerazione, è meno leggero. Tutte cose che si abbinano facilmente a me. Avresti potuto usarle per deridermi o a mio discapito comunque. E poi tutti i gas sono incolore, inodore e insapore. Avresti potuto distruggermi. Avresti dovuto”. Lei lo guardò senza dire niente.

“Cercherò di impegnarmi di più la prossima volta” disse, ironica, dopo un altro tiro alla sigaretta, come se lui avesse detto cose senza senso.

“Ok… Ma… Volevo chiederti: hai mai pensato al corso di dibattito?”

H corrugò la fronte. Sapeva che lui faceva parte del corso di dibattito: era un’aula al secondo piano dove dei ragazzi si ritrovavano e discutevano su alcuni argomenti. Ognuno di loro doveva appoggiare una parte e trovare il modo per convincere gli altri a seguire le sue idee. Lei non capiva l’utilità di quel corso: non aveva senso discutere come facevano loro. Alzò le spalle. “Ti piacerebbe venire, lunedì?” le chiese ancora lui.

“A far che?”

“Potresti allenarti nel dibattito. Saresti una gran litigatrice.”

Non gli chiese cosa fosse una litigatrice. “Vorresti che venissi per… litigare?” Lui annuì. “Con te?” Annuì ancora. L’idea prese strada nella sua mente e, lentamente, si disegnò un sorriso sul suo viso. “Ci penserò. Ma non ti chiamerò mai He. Giuro”.

Helios rise, annuì e si alzò. “Dove vai? Non aspetti l’autobus?” chiese, come se il fatto che lui se ne stesse andando le desse fastidio.

“No, ho la macchina. Vado via.”

“Oh. E la tipa del pub?” chiese ancora lei, spegnendo la sigaretta e guardando verso l’entrata del locale.

“È mia sorella. L’ho solo accompagnata”. H si morse l’interno della guancia e alzò tutte e due le sopracciglia.

“Allora mi devi venti dollari.”

“Per?”

“Perché stasera non tromberai e io ti ho offerto da bere per questo”. Helios scoppiò a ridere: una bella risata, forte e contagiosa.

“Ho già trombato, se vuoi saperlo.”

“Buon per te. Spero che tu riesca a sederti, allora.”

Lui rise ancora e si allontanò alzando la mano in segno di saluto.

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Eccomi qui con una nuova storia, presa da... indovinate... un contest!!! Allora la traccia diceva di parlare di Elio e Idrogeno, i due gas  che danno origine alle stelle, ma in forma umana. ORa, io avrei dovuto stare nelle 2500 parole (e per il contest l'ho fatto) ma avevo immaginato H e Helios in una storia molto più lunga che ho dovuto per forza allungarla e farne questa... cosa (minilogn? Sì, minilong :-) ) Beh, spero vi piaccia e che continuiate a leggere!

 

   
 
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