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Autore: Schully    09/07/2020    3 recensioni
«No, sul serio perché sei qui?» le domandò ancora.
«Lo sai, sono qui per te… e per…»
«Sei qui per dirmi addio vero? Non ci è concesso nemmeno di vederci così?»
«No.»
«Perché?»
Genere: Fluff, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera, o buon giorno a seconda dei casi a voi lettori, eccomi qua con un altro dei miei deliri, che uso come uno pseudo tentativo di superare il trauma per la morte prematura di Beth, sono passati circa 5 anni ma non mi è passata… che ci volete fare? Bethyl una volta, Bethyl per sempre. Aniway l’idea di questa fan mi è venuta ascoltando questa bellissima canzone degli Afterhours https://youtu.be/ZuekfYDi5tE  da cui oltretutto prende il titolo e ultimamente sono in fissa con gli angeli custodi, fate un mix ed ecco il risultato(brutto)… vi giuro che la long la finisco prima o poi… (ovviamente male) intanto prendete le caramelle consolatorie… e ricordate Bethyl for ever <3 vi lovvo tutti… buona vita. Giada <3
 
 
 
 
 
 

Non voglio ritrovare il tuo nome

 
 
 
Era una notte tranquilla, serena. L’inverno avanzava rapido, le gelate notturne erano sempre più frequenti ma donavano all’aria un gusto frizzantino, che metteva di buon umore. Forse era l’aria di dicembre che faceva tanto pensare al Natale, forse era perché nonostante il pericolo che li circondava, stavano vivendo un periodo di stallo, e come si suol dire: nessuna nuova, buona nuova. Alexandria quindi viveva un periodo di stabilità, dopo le turbolenze del periodo appena passato. A parte le sentinelle disseminate lungo le mura, che ormai erano routine, dormivano tutti placidamente.
Tutti… Insomma, quasi tutti.
Cane gironzolava in giro, attratto da odori invitanti che si irradiavano in quella fredda e stellata notte, era sulle tracce di una tana di conigli e non avrebbe mollato facilmente la presa.
Michonne leggeva i resoconti da Hiltop, a lume di candela per non disturbare il sonno dei suoi figli. Eugene cercava di far funzionare la radio, mentre Rosita faceva addormentare il suo bambino e Judith progettava le decorazioni natalizie che avrebbe sparso per casa. Ma a noi non sono loro che interessano, qualcun’altro era di veglia in questa notte stellata.
 
Scava sotto i buoni c'è un cadavere
Sotto ai cattivi un angelo

Ucciso da un'idea
Dicevi che la gente ha ciò che merita
E tu eri mia
E noi soli non
Saremmo morti mai
 
 
 
«Hei, quanto tempo, era un po' che non ti facevi vedere, pensavo che ti fossi scordata di me.»
La figura di un uomo si intravedeva sotto il portico di una casa fiocamente illuminata.
«Dai, prenderai freddo, ti conviene entrare se non vuoi prendere un malanno. Non vorrei scatenare l’ira di tua sorella.» La donna rise e abbassando il cappuccio entrò; una tazza di cioccolata bollente era già sul tavolo, pronta per lei. «Mi sei mancata.» La donna prese la tazza di cioccolata e soffiando appena sul liquido bollente, diede un piccolo sorso rabbrividendo di piacere.
«Uhm... È buona, sei diventato bravo, hai fatto pratica.» Disse lei sorridendo. Daryl fece spallucce e le porse un piatto di biscotti «li ha fatti Carol» poi spostando la sedia si sedette di fronte a lei.
«Perché sei qui?» Le chiese. Le mani di lei afferrarono un biscotto, non aveva fretta di rispondere, dopotutto se avesse risposto, tutto sarebbe finito lì e non era ancora il momento di dirgli addio. Era certa che quella sarebbe stata l’ultima volta che stava con lui, voleva godersi tutto il tempo che le era concesso. Assaporò il biscotto con calma, gustandosi la sua dolcezza fino in fondo «fai i miei complimenti a Carol, i suoi biscotti sono sempre i migliori.» Ne prese un altro, e lo tenne sospeso tra di loro, come fosse uno scudo, un modo per prendere tempo. Continuava ad osservarlo, dalla sua ultima visita era… cambiato. Anche lei lo era, non aveva più bisogno di fingere.
Si alzò, fece il giro del tavolo, osservandolo intensamente e gli si sedette in grembo, stringendolo tra le braccia assaporando il suo odore, il viso di Daryl era premuto sul suo seno e il suo respiro unito alla barba incolta, le donavano una piacevole sensazione di solletico.
 
 
 
L'ho nascosto dentro me
Così bene in fondo a me
Che la vedo la tua luce, sai
Ma non riesco a ritrovare il tuo nome
Occhi blu
Non respiri più con me
Occhi blu
Io non ero come te
 
 
Daryl la strinse a sua volta con bramosia e con la consapevolezza che dopo quella notte, niente sarebbe stato più come prima. Le mani piccole e delicate di lei gli accarezzavano le spalle, si insinuavano nei suoi capelli lunghi e lo stringevano a sé, Daryl si sentiva in paradiso era da tantissimo tempo che nessuno stava in quel modo con lui, così intimo, personale. Era un sogno ad occhi aperti. La donna era molto più intraprendente di come Daryl ricordava, ma in quel momento, tutto quello che gli importava, era che lei lo stava facendo sentire in pace, con tutto, persino con sé stesso e solo Dio sapeva di quanto ne aveva bisogno. Alzò il viso per incontrare nuovamente i suoi occhi, aveva bisogno di potersi perdere in quel mare e per una volta sprofondare dentro di lei. Sapendo che con lei tutto sarebbe andato bene, niente più dolore, niente più paura.
 
 
Ma non riesci ad esser mai
Davvero quel che vuoi
La vedo la tua luce, sai?
La vedo la tua luce, sai?
Ma non voglio ritrovare il tuo nome
 
 
Lei gli prese il viso tra le mani e lentamente cominciò a baciarlo, prima il mento, «meriti di essere amato» un altro bacio; le guance, «tutti lo meritano» un altro bacio; la punta del naso; «perché ti nascondi?»
Daryl era incantato dal tocco delle sue labbra sulla pelle, era qualcosa di magico. I suoi capelli gli solleticavano il collo, «non devi nasconderti, ci sono persone che ti amano, permettiglielo.» Un altro bacio; la fronte:
«Io ti ho amato.»
Daryl deglutì e lei lo baciò sulle labbra, si strinsero donandosi tutto quello che potevano darsi tramite quel bacio. Erano persi in loro stessi, nel universo che si erano creati, incatenati dalle loro bocche che si cercavano con avidità, arrivando persino a mordersi in quel unico passionale bacio.
«Perché sei qui?» Ripeté Daryl.
«Era tanto tempo che volevo farlo.» Rispose lei.
 
 
Un uomo può distinguersi da un'ombra
Se cerca di esser sempre causa
Di quel che gli accadrà
E per te volevo
Diventare un uomo
Farti ridere
Ma ti ho odiato
Quando sei andata via
 
 
«No, sul serio perché sei qui?» le domandò ancora.
«Lo sai, sono qui per te… e per…»
«Sei qui per dirmi addio vero? Non ci è concesso nemmeno di vederci così?»
«No.»
«Perché?»
 
La tua intelligenza non ti lascia sola mai
Dimentichi il sapore, sai
Dimentichi la voce
Ma lo sai che è stato meglio così
Occhi blu
Tu non eri come me
Non sei tu
Chi respira su di me

 
 
«Non è giusto.»
«Che si fotta la giustizia, tu me lo devi, mi hai fatto avere speranza e poi mi hai lasciato.»
«Non è stata colpa mia.»
«Certo che è stata colpa tua, se non fossi stata così stupida, forse adesso le cose sarebbero state diverse.»
La donna si strinse nelle spalle e si alzò: «Credi che per me sia facile? L’idea di abbandonarti mi devasta l’anima, ma tu devi andare avanti e anch’io, non ne posso più di questo limbo, cosa sono un fantasma o un ricordo? Lei è viva, è reale; datti una possibilità Daryl, sono venuta per dirti questo.» Daryl le voltò le spalle e abbassò il capo.
«Tu non puoi andartene cosi… non puoi…»
«Smettila di fare la lagna, te lo ricordi il nostro discorso in quella capanna? Sarai l’ultimo sopravvissuto Daryl. Non hai bisogno di me per ricordarti di quanto tu sia indispensabile»
«hai ragione, è che mi piace averti intorno ragazzina»
«non sono più una ragazzina»
«lo so»
«bhè, allora io vado…»
«Beth…»
«Si?»
«Ti amo.»
Beth si strinse nelle spalle, avrebbe voluto correre da lui e non lasciarlo mai, ma lei dopotutto era morta, e Daryl meritava di meglio, di una ragazzina fantasma che lo seguiva dappertutto. Doveva dirgli addio per sempre.
«Arrivi tardi Dixon, il nostro tempo è passato… ma c’è qualcuno ad attenderti, non fare come hai fatto con me… non perdere il treno, sai è raro che passi due volte. Figuriamoci tre! Se consideri che per baciarti sono dovuta morire… Non ci sono molte disposte a farlo, quindi fossi in te mi darei una mossa.»
«Non tornerai proprio più?»
«No.» Beth non aveva il coraggio di girarsi, se lo avesse fatto non avrebbe mantenuto la promessa, non l’avrebbe ma lasciato libero, e sarebbe tornata ancora e ancora, non mettendo mai fine a quel sogno. Non poteva farlo. Doveva farla finita.
«Grazie per la cioccolata, era molto buona.» Disse allontanandosi, arrivata ormai sulla soglia di casa stava per uscire quando venne travolta da una massa di pelo sbavante, che le si piazzò sopra leccandole prepotentemente il viso, per poi un secondo dopo andare a scodinzolare dal suo padrone.
«Bravo Cane, placcala non farla andare via.» Beth si rialzò, sorrise per l’ultima volta a Daryl, e se ne andò silenziosa come era arrivata. Daryl voltò le spalle alla porta, abbassando lo sguardo si diresse verso il suo letto, si lasciò cadere e sprofondò in un sonno senza sogni.
 
 
 
Vedevo la tua luce, sai
Come dentro a un incantesimo
Vedevo la tua luce, sai
Ma ho fatto un incantesimo
E tutto a un tratto non ci sei più.
 
 
La notte era finita e il sole cominciava a sciogliere la brina, Daryl dormiva e i capelli di una giovane donna gli solleticavano il mento, piano, piano si stavano risvegliando e mentre lui si muoveva, lei gli si stringeva addosso. Daryl si passò una mano sugli occhi mentre con l’altro braccio la stringeva a sua volta, aprì gli occhi e allungò una mano sul comodino per prendere l’orologio che stava segnando le undici di mattina. «È tardi, dovremmo alzarci» la donna brontolò per protesta e allungò a sua volta la mano per prendere il suo taccuino ma Daryl intercettò il suo braccio impedendole di arrivarci.
«Non scrivere, parlami, sono diventato bravo a leggere i gesti, non puoi negarlo.» Connie sorrise e coi gesti mimò:
«Non voglio alzarmi… fuori fa freddo e qui siamo al caldo io e te. Ora, come ora, l’unica cosa che potrebbe convincermi ad alzarmi sarebbe una bella tazza di cioccolata come quella di ieri sera.» Daryl le diede un sonoro bacio sulle labbra e si alzò.
«E cioccolata sia» un altro bacio; si stava avvicinando alla porta, quando Connie gli lanciò il cuscino per richiamare la sua attenzione:
«Daryl, chi è Beth?» chiese a bruciapelo.
«Il mio angelo custode.» Rispose Daryl fischiettando mentre si avviava in cucina a preparare la cioccolata.
 
Fine.
 
 
 
   
 
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