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Autore: Clodie Swan    09/07/2020    8 recensioni
Prima classificata al contest “A noi i personaggi, a voi la storia” indetto da elli2998 e Inchiostro_nel_Sangue sul forum di EFP”.
Non erano passati neanche dieci minuti che il treno si fermò all’improvviso. Cos’era successo? Eravamo appena partiti. Non eravamo nemmeno a metà strada. Per un po’ non ci rimase altro che aspettare. E aspettammo per almeno altri venti minuti. Poi l’attesa cominciò a farsi snervante.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apple Diamond

 

Il treno era partito puntuale come al solito e dopo essermi infilata gli auricolari dell’ipod mi preparai ad affrontare il viaggio di ritorno a Londra. Finalmente mi aspettavano le sospirate vacanze. L’aria condizionata funzionava malissimo ma per fortuna lo scompartimento non era affollato e mi ero messa un abito estivo di colore azzurro, forse troppo corto.

Sprofondai nel sedile e cercai invano di trovare una posizione comoda, ma il tessuto ruvido della poltrona mi dava fastidio sulla pelle e non sapevo dove mettere le mie gambe chilometriche.

Urtai un paio di volte la signorina bruna seduta di fronte a me, provocando uno sguardo di rimprovero dagli altri due passeggeri. La giovane donna però non si era arrabbiata, al contrario si era messa a ridere ed avevamo iniziato a chiacchierare. “Vivi a Cambridge?”

“No, vado a scuola lì. Alla St. Mary.”risposi.

“Io invece ho frequentato la CSVPA, una scuola d’arte alle superiori. E´ottima. Se hai qualche talento e desideri svilupparlo te la consiglio con tutto il cuore. Adesso lavoro in una galleria al centro di Londra.”

“Forte” commentai “Magari vengo a vederla un giorno.” Lei mi offrì un bigliettino da visita. Lora Smith. “Ma certo! Non si sa mai nella vita...Penso che ti piacerebbe molto. Hai l’aria dell’artista. Mi piace molto come hai abbinato i colori delle collanine con il vestito. Risaltano i tuoi occhi.”

I miei occhi di un azzurro intenso venivano notati spesso. Ormai mi ero abituata. Anche Lora aveva degli occhi particolari: verdi, dal taglio sottile in contrasto con i capelli neri.

L’uomo seduto al suo fianco stava lavorando ad un portatile e ci lanciava degli sguardi accigliati come se le nostre chiacchiere lo infastidissero. Che antipatico!

La signora anziana con gli occhiali, seduta vicino a me, invece non aveva degnato di uno sguardo nessuno e teneva il naso incollato al libro che stava leggendo. Stava seduta impettita come se avesse ingoiato un bastone e non si era nemmeno tolta il cappello. E che cappello! Era largo quanto un ombrellone e decorato con della frutta finta. Ma dove andava così elegante? Ad un tè danzante? Decisi di mettermi a leggere anch’io e tirai fuori il mio kindle riprendendo l’ultimo capitolo a cui ero arrivata di The Witcher.

Non erano passati neanche dieci minuti che il treno si fermò all’improvviso. Cos’era successo? Eravamo appena partiti. Non eravamo nemmeno a metà strada. Per un po’ non ci rimase altro che aspettare. E aspettammo per almeno altri venti minuti. Poi l’attesa cominciò a farsi snervante.

Abbandonai Geralt di Rivia e mi affacciai al finestrino sporgendomi il più possibile pur di scorgere qualcosa. Mi sembrava di vedere delle auto in lontananza che si avvicinavano. Abbassai completamente il finestrino e mi misi in ginocchio sul bordo cercando di capire che auto fossero.

“Scendi da lì ragazzina!” mi gridò la vecchia signora “ E tirati giù quella gonna!” Io continuai a sbirciare in lontananza, ignorandola e a quel punto intervenne anche il tipo arcigno.

“ Se cadi di sotto, biondina, io non ti vengo a prendere.” Sai che minaccia! Scesi comunque, avevo visto abbastanza.

“Si stanno avvicinando delle auto.” li informai tirandomi giù il vestito. In effetti era un po' corto, ma dovendo indossare per quasi tutto l’anno l’uniforme della scuola, in vacanza mi dovevo prendere una rivincita sull’abbigliamento. “Che auto?” chiese Lora preoccupata.

“Mi sembrano delle pattuglie della polizia.”risposi.

A queste parole anche la vecchietta sussultò.

“Cosa può essere successo?” esclamò Lora. “ E se fosse qualche attentato?”

Io scossi la testa. “Saremmo già saltati in aria secondo me.”

Mi guardarono tutti malissimo poi l’uomo si alzò e aprì la porta dello scompartimento. “ Vado ad informarmi.” annunciò “ Voi signore, restate qui.”

Ecco l’eroe del giorno. “Posso venire con lei?” proposi interessata.

L’uomo mi raggelò con lo sguardo. “Ho detto di restare qui, ragazzina!” Se ne andò e mi misi a sedere imbronciata. “Mi chiamo Alice, per la cronaca. Alice White.”

Restammo ad aspettare in silenzio e Lora si attaccò al cellulare, piena di apprensione. “Probabilmente arriverò tardi...” la udii mormorare. “Un guasto forse… non si sa ancora.”

Io scossi la testa. “ Se ci fosse un guasto manderebbero quelli delle ferrovie non la polizia.”

La nonnetta che aveva ripreso a leggere abbassò di nuovo il libro. “E´ troppo presto per fare delle supposizioni. Sono certa che non è nulla di grave.” Si rimise a leggere senza battere ciglio e in quel momento tornò il nostro simpatico compagno di viaggio.

“Ha saputo qualcosa? “ chiese Lora. “ Solo che la polizia è salita a bordo e faranno una perquisizione.” rispose l’uomo sospirando. Wow! La faccenda era grossa allora. Le due donne mostrarono la loro preoccupazione.

“Io avevo un impegno importante oggi! Lo sentivo che sarebbe successo qualcosa!”esclamò Lora affranta.

“E io avevo una riunione!” ribatté l’altro accigliato. “Chissà per quanto staremo fermi!” Doveva essergli salita la pressione perché si tolse la giacca e si mise a sedere col volto tra le mani.

“Perché non fa una call conference?” gli suggerii. “La connessione a internet per ora regge.”

Invece di ringraziarmi mi sgridò in malo modo. “Pensa a farti gli affari tuoi, ragazzina.” Che avevo detto di male?

“Io spero solo che non sia salito qualche malintenzionato a bordo.” esordì la vecchia signora abbassandosi gli occhiali per concentrarsi su di me. “Di un po’ biondina, hai forse combinato qualche guaio? Non sarai mica scappata di casa?”

Era davvero il colmo. “Che centro io, scusi?”

L’elegantona arcigna, inforcò di nuovo i suoi occhiali e sfogliò una pagina. “Oh non saprei, sembravi parecchio interessata all’arrivo della polizia.”

“Certo perché non voglio invecchiare qui!” ribattei.

“Ora basta” sbottò l’uomo d’affari esasperato. “Sediamoci pazienti ad aspettare con calma. Non c’è altro che possiamo fare.”

I minuti continuarono a scorrere interminabili, ma non avevo più voglia né di leggere né sentire musica. Mi aggiustai l’elastico dei codini e mi misi a frugare nel mio zainetto. “Vogliamo giocare ad Uno?” proposi tirando fuori il mazzo di carte. Nessuno mi degnò di una risposta tranne Lora. “Alice, tesoro, cerca di stare tranquilla. Perché non telefoni ai tuoi genitori e li avvisi che arriverai in ritardo?”

Quella era una buona idea, presi il cellulare e uscii in corridoio, non senza aver urtato le ginocchia di tutti gli altri. “Scusateee!”strillai senza girarmi. Una volta fuori dallo scompartimento udii il signore scorbutico commentare la mia uscita. “Finalmente dieci minuti di tranquillità!”

Che simpatico. Non feci neanche in tempo a digitare i tasti sul cellulare che mi ritrovai faccia a faccia con il capotreno seguito da due agenti di polizia. “Devo chiederle di rientrare signorina.” mi disse invitandomi a riaprire la porta.

Feci subito dietrofront e tornai dentro emozionata. “Abbiamo visite, gente.”

I miei tre compagni di viaggio si raddrizzarono sui sedili chiaramente preoccupati e iniziarono a fare mille domande. “Abbiate pazienza.” disse uno degli agenti. “Chiediamo cortesemente la vostra collaborazione. Documenti e biglietti per favore.”

Mi infilai verso il mio sedile e ricominciai a frugare rumorosamente nello zaino. Dovevano essere finiti sul fondo. Il controllore intanto stava vidimando i biglietti degli altri, mentre gli agenti esaminavano i documenti e segnavano le generalità su un foglio.

“Jake Walker.” disse l’agente più giovane dei due restituendo il passaporto al brontolone.

“Lora Smith.” proseguì rivolgendosi alla bella gallerista. Quando le consegnò il suo documento accennò un sorriso galante.

“Emily Green” disse infine quando fu la volta della vecchietta. La signora Green non si era scomposta di un millimetro ma notai una leggera gocciolina di sudore sulla sua fronte. Forse per via del caldo.

“Signorina.” esclamò il controllore infastidito. “Ne ha ancora per molto?”

Io ripresi a rovistare furiosamente, quando alla fine riuscii ad agguantare la custodia del mio documento in cui avevo infilato anche il biglietto. “Eccolo!” esultai porgendolo al brav’uomo. Il signor Walker scosse la testa rassegnato.

“Alice White.” disse il poliziotto leggendo il mio nome.

“Presente!”esclamai facendo sbuffare tutti. Ma il senso dell’umorismo non ce lo aveva nessuno? Solo Lora mi concesse un sorriso. “Ora dovrei chiedervi di aprire le vostre valigie.” aggiunse l’agente. “Dobbiamo perquisire lo scompartimento.”

Lo sconcerto regnò improvvisamente unito ad un coro di proteste. “Per favore, signori, è indispensabile la vostra cooperazione! E´ stato commesso un furto e dobbiamo perquisire tutti i passeggeri. Non vi ruberemo altro tempo.”

Un furto! Intrigante! Io non persi tempo e svuotai lo zaino sul mio sedile. “Che cosa hanno rubato?” chiesi incuriosita. Il poliziotto che stava scrivendo sul modulo alzò brevemente lo sguardo. “Non siamo autorizzati a dirlo.”

Jake Walker aprì la sua ventiquattr’ore e Lora Smith svuotò la sua cartella di Vuitton. Poi fu la volta della nonnetta, che con delicatezza aprì la sua borsa e con garbo tirò fuori un oggetto alla volta: il suo libro, un paio di guanti neri, la custodia dei suoi occhiali, un borsellino. La signora Green viaggiava leggera.

“Di chi è quel borsone lassù?” chiese di nuovo il capotreno. Me ne stavo quasi dimenticando.

“Scusate, è mio! Lo prendo subito!”dissi mettendomi in piedi sul sedile. Lo presi e lo sistemati nello spazio ristretto in mezzo ai sedili. Ora che eravamo in sette nello scompartimento stavamo ancora più scomodi. Non sapevo più dove appoggiare le mie cose e cominciai a distribuirle sui sedili rimasti liberi. L’anziana signora si fece piccola piccola per darmi spazio ma continuò a fissarmi con il suo sguardo arcigno.

“Ecco qui c’è la biancheria sporca.” spiegai agli agenti che controllavano i miei effetti personali. “E questi libri sono per i compiti delle vacanza. Se volete sequestrarli non ho obiezioni!” La polizia finì in fretta il suo controllo e lasciò lo scompartimento ma avevo una mezza idea su dove stavano andando e decisi di seguirli. Con la scusa di andare in bagno uscii nel corridoio e li vidi entrare nell’ufficio del capotreno.

Avevo viaggiato abbastanza spesso su quel treno da sapere che la parete di quella stanza confinava con il bagno e mi diressi lì pronta ad origliare. Mi arrampicai su uno dei gabinetti e accostai l’orecchio ad una ventola che oltre a far passare l’aria, portava anche il suono. Non che prima di allora avessi udito qualcosa di interessante…

“Ripeteremo la ricerca.” cominciò uno dei due agenti “A costo di restare qui fino a domani.”

“Vi ho mostrato tutti i posti possibili in cui il complice avrebbe potuto nasconderlo.” disse il capotreno “Ma siete sicuri che si trovi ancora sul treno? Se lo avesse lanciato dal finestrino in un punto convenuto?”

“Non credo che correrebbero il rischio di danneggiare un diamante di quella fattura, grande come una mela.” Mi elettrizzai tutta. Era stato commesso un furto e il ladro era sul treno con un diamante enorme! O forse il complice del ladro come avevano detto loro.

“Il nostro collega alla stazione ha visto chiaramente il ladro passare il pacchetto attraverso il finestrino ad una persona all’interno del treno, un secondo prima che partisse. Qualcuno che indossava dei guanti neri. Non ha visto altro. Il ladro poi è scomparso tra la folla della stazione.”

“Non abbiamo notato nessuno di sospetto.” disse l’altro agente. “E tutti i documenti e i biglietti sono in regola. Dobbiamo ripetere la perquisizione a costo di smontare il treno.”

Scesi dalla mia postazione e cominciai a riflettere. Volevo tornare a casa. Non volevo restare chiusa tutto il giorno dentro quel treno a morire di caldo e di noia. Forse avrei potuto dare una mano alla polizia per trovare il ladro. Cercavano qualcuno di sospetto ma di sicuro dei malviventi non avrebbero scelto una persona dall’aria equivoca per confondersi in mezzo ai passeggeri. Dopo tutto si trattava di nascondere un diamante, avrebbe potuto farlo perfino mia nonna. In un film del ‘55 La Signora Omicidi una banda di criminali si serviva di una vecchia signora per recuperare il bottino di una rapina. Forse potevo andare a interrogare io stessa gli altri passeggeri e vedere la reazione sui loro volti non appena avessi nominato il diamante rubato. Sicuramente il colpevole non se lo sarebbe aspettato. Decisi di cominciare dal mio scompartimento. Avevo già un mezzo sospetto su cui lavorare…

 

I miei tre compagni di viaggio erano seduti tranquilli ai loro posti. Lora e Jake Walker stavano chiacchierando tra loro e notai che lui le si era avvicinato scalando di un posto. La vecchia signora Greeen se ne stava seduta imbalsamata come prima e aveva tirato di nuovo fuori il suo libro.

“So cosa sta cercando la polizia.” esordii provocando la sorpresa che stavo cercando. Lora e Walker smisero di parlare. Alla Green caddero gli occhiali dal naso.

“Cercano un diamante rubato. Si trova qui sul treno ed è stato nascosto.” Lora e Walker mi guardarono increduli mentre la vecchia signora, stranamente, si irritò.

“E tu come fai a saperlo signorina? Hai origliato? Non sai che è maleducazione origliare.”

Non mi scomposi e feci la mia proposta. “Potremmo dar loro una mano a trovare il colpevole. Altrimenti ci terranno chiusi qui fino a domani.”

Jake Walker sgranò gli occhi. “Io non posso stare qui così a lungo...credo per una volta starò dalla parte della ragazza.” Le sue parole mi lasciarono stupita e gli sorrisi.

“Cosa potremmo fare?” chiese Lora perplessa.

Ci pensai su per un istante. “Potremmo fare una nuova perquisizione qui dentro per cominciare.” proposi alla fine. “Forse alla polizia è sfuggito qualcosa.”

Walker scosse la testa “Hanno rivoltato tutti i nostri bagagli, ma tentare non nuoce. Potremmo fare un controllo incrociato: ognuno di noi esaminerà gli effetti personali degli altri.”

Lora ed io ci dichiarammo d’accordo, ma non la signora Green. “Voi non frugherete tra le mie cose solo perché una ragazzina vuole giocare alla detective e darsi importanza.”

Il signor Walker la guardò accigliato e le parlò con infinita pazienza. “Mia cara signora, lei non ha che una minuscola borsettina di cui abbiamo già visto il contenuto. Non vedo come ciò costituisca una violazione della sua privacy.” La signora Green arricciò le labbra e gli porse riluttante la sua borsetta. Jake Walker la prese e la aprì di fronte a noi. Osservai di nuovo il borsellino, la custodia degli occhiali vuota, visto che li portava sul naso, e i guanti di pelle neri.

“Perché porta i guanti con questo caldo?”chiesi sospettosa.

La vecchia scorbutica mi lanciò uno sguardo truce. “E tu perché non ti fai gli affari tuoi?”

Era il colmo! Non poteva avercela con me senza un buon motivo!! Lora decise di prendere le mie difese. “Signora Green, non se la deve prendere con questa ragazza. Lei sta solo cercando di darci una mano. Non è colpa sua se siamo bloccati su questo treno.” La Green senza scomporsi ripose le sue cose nella borsa senza degnarci di uno sguardo. “Dobbiamo lasciar lavorare la polizia e badare alle nostre occupazioni, non dare retta ai capricci di una bambina.”protestò offesa.

Quando si accorse che tutti noi la guardavamo con disapprovazione aggiunse una frase di scuse. “Non volevo essere offensiva, ma nessuno di noi qui ha le competenze per catturare un ladro. Se proprio volete andare ad indagare sul treno fate pure, purché mi lasciate in pace a leggere il mio libro.” Si rimise a leggere come se noi non fossimo mai esistiti ma io notai di nuovo la gocciolina di sudore che le colava dalla tempia. Eppure adesso l’aria condizionata aveva ripreso a funzionare da farmi sentire le braccia fredde. La nonnetta era così calorosa oppure aveva paura? Ma se era stata lei dove poteva aver nascosto il diamante? Il suo abito non aveva tasche. La sua borsettina era stata ispezionata due volte. E di sicuro non ci si era certo seduta sopra. L’avevo vista sedersi io e su quei vecchi sedili rigidi non si poteva certo nascondere un granché. Però non l’avevo ancora vista alzarsi. E nemmeno togliersi quel cappello strambo decorato con la frutta. Lo osservai meglio e notai che l’ornamento era composto da alcuni girasoli, un grappolino d’uva bianca e una mela rossa. Mi tornarono in mente le parole dell’agente: un diamante di quella fattura, grande come una mela. Possibile?

Di sicuro era un nascondiglio perfetto, ma avrei avuto il coraggio di strapparle il cappello dalla testa e di rompere una di quelle mele per vedere se ci fosse nascosto qualcosa dentro? No probabilmente non lo avrei avuto. Era pur sempre una donna anziana, che cavolo! Non ero mica così cattiva! Forse avrei dovuto consultarmi con gli altri due compagni di viaggio. Jake Walker sembrava abbastanza disperato da togliere il capello a una vecchietta pur di arrivare in tempo alla sua importante riunione. Lora sembrava una persona dolce ma forse ci avrebbe aiutato per una buona causa. “Signori, vi va di fare due passi in corridoio?” dissi rivolgendomi ai miei potenziali complici. “ Ci potremmo sgranchire un po' le gambe.” Era la peggior scusa del secolo visto che io ero appena rientrata ma Lora mi guardò con uno sguardo carico di significato e Walker annuì dubbioso. La signora Green fece un sospiro appena percettibile quando ci vide uscire.

 

“E così credi che sia stata la vecchia?” mi chiese Walker perplesso. “Ammetto che ha un brutto carattere ma da qui a definirla una ladra...” Lora sembrava più propensa ad accettare la mia teoria. “Alice non ha tutti i torti: la signora Green è vestita con estrema eleganza e viaggia in seconda classe. Forse temeva di attirare l’attenzione su un vagone di prima classe. O forse un tempo era ricca e ora ha bisogno di soldi. Ha sempre risposto male ad Alice su ogni osservazione. Porta dei guanti neri come il complice che hanno visto gli agenti. E se il diamante è davvero grande come una mela, allora il cappello con la frutta è un nascondiglio perfetto. Potrebbero aver realizzato la mela con due capsule di plastica in modo da aprirla e infilarci il diamante in pochi secondi.”

Lora sembrava essersi davvero appassionata al caso invece Walker, anche se l’aveva ascoltata con interesse, non sembrava del tutto convinto sul da farsi.

“Se la vecchia è la ladra come la incastriamo? Come la convinciamo a darci il cappello. Io non ho intenzione di usare la forza con una donna che avrà l’età di mia madre.”

“Pensi alla riunione.” gli suggerii. Lui mi guardò male ma poi si mise a ridere.

“Potremmo usare l’astuzia.”dissi di nuovo usando stavolta un tono serio. “Creare una situazione per distrarla e toglierle il cappello. Non sarà difficile inventarci qualcosa. Dovremmo solo fingere...”

“Sì, perché no?” esclamò Lora. “Io ero bravina al corso di recitazione a scuola. Ho sempre pensato che un giorno mi sarebbe servito...”

“Dovremmo recitare?” chiese Walker “Secondo voi io ho le doti da attore?”

Il sorriso di Lora si fece più suadente “Non mi dica che non ha mai usato una parlantina efficace, o esercitato un po’ del suo fascino in qualche affare per rendere più appetibile una proposta, signor Walker.” Lui ricambiò il sorriso con una scintilla di malizia negli occhi. Walker a modo suo era un bell’uomo, anche se aveva già qualche capello bianco ma quando sorrideva sembrava più giovane.

Cominciai a sentirmi il terzo incomodo. “Scusate se interrompo.” dissi per riportarli alla realtà “Ma che ne dite di fare qualche prova e mettere in atto il nostro piano?”

 

Non ci volle molto. Quando rientrammo nello scompartimento Walker aveva in mano un bicchiere di caffè e “accidentalmente” inciampò finendo “per puro caso” addosso ad Emily Green.

Il caffè lo avevamo fatto raffreddare un po’ per non ustionarla, che caspita, non eravamo così spietati, ma la poveretta strillò lo stesso. Mentre Walker si scusava, Lora prontamente si era avvicinata a lei con dei tovaglioli e l’aveva fatta alzare per tamponarle la macchia sull’abito.

In quel misto di urla, scuse e premure, io ne approfittai per sfilare il cappello incriminato dalla testa della signora. Sembrava piuttosto pesante.

“Il mio cappello!” gridò la donna inferocita. “Ridammelo subito!” La megera spinse Lora bruscamente facendola finire per terra e si avventò su di me, ma io fui più veloce e lanciai il cappello a Walker che strappò la mela finta e la buttò a terra spaccandola a metà col piede.

Un gesto che mi fece ricordare Ladybug quando doveva rompere gli oggetti in cui era contenuta l’akuma. Lo so ho diciassette anni e guardo ancora i cartoni. Che c’è di male?

Il tempo parve congelarsi nello scompartimento mentre Walker si chinava a terra per raccogliere l’oggetto che era fuoriuscito dalla mela di plastica. Qualcosa che rifletteva la luce del sole e la spezzettava in un migliaio di frammenti contro le pareti. Lo avevamo trovato davvero? Prima ancora che potessimo dire la parola “ diamante” Emily Green si precipitò nel corridoio pur senza alcuna speranza di fuga. I due agenti e il capotreno le avevano già sbarrato la strada da entrambi i lati. Era stato Walker a consigliarci di metterli in allerta, nel caso le cose si fossero messe male.

Forse era il caso di dire che si erano messe bene. Con la Green agli arresti, il treno era ripartito in fretta e stava recuperando il ritardo. Noi avevamo ricevuto ringraziamenti a profusione dai poliziotti e dal personale del treno anche se Walker e Lora avevano insistito per dare tutto a me il merito dell’impresa.

“Sei stata in gamba ragazzina.” si complimentò Walker quando rimasti soli, noi tre cominciammo a commentare l’accaduto.

“Hai avuto un ottimo intuito.” aggiunse Lora. “Spero che verrai a trovarmi alla galleria, un giorno. Hai ancora il mio bigliettino da visita?”

Le sorrisi. “Certo.” risposi chiedendomi dove diavolo lo avessi infilato.

“Potrei averne uno anch’io?” domandò Walker garbatamente con un finto tono distaccato.

Lora sembrò ben felice di porgergliene uno. “Le piace l’arte moderna?”

Lui prese il biglietto tra le dita e lo ripose con cura dentro il suo portafogli. “L’adoro.” fu la risposta.

Ero pronta a scommettere che l’arte moderna gli interessasse quanto a me la fisica quantistica, ma di sicuro una visitina alla galleria di Lora l’avrebbe fatta volentieri.

“Vado a prendere qualcosa da bere. Gradite qualcosa anche voi, signore?” disse ad un tratto alzandosi

“Grazie, signor Walker.” rispondemmo quasi in coro Lora ed io.

Lui ci sorrise. “Jake, per piacere.” disse prima di allontanarsi. Rimaste sole Lora assunse un’aria sognante. “Alice, credi al destino?”

“Dopo oggi, credo che tutto possa succedere.” Ripensai a quando una volta a casa avrei raccontato la storia di quell’insolito viaggio in treno. Non mi avrebbero mai creduto...

  
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