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Autore: Ruthainak    09/07/2020    0 recensioni
[Dungeons and Dragons - gioco di ruolo]
Il mondo dove è ambientata la mia storia è interamente ispirato a D&D, ne sgue le regole e tutto insomma, tanne per alcune doverose eccezioni necessarie alla trama e frutto del mio genio, ad esempio un incantesimo che in D&D non c'è di mia esclusiva invenzione. importante è notare che questo non è nessuno dei mille e più mondi D&D già creati da altri ma una versione giapponese/giapponesizzante frutto esclusivo dela mia creatività (Ciò nonostante, dato che praticamente riprendo tutto da D&D, non è una storia originale). Qui abbiamo sei valorosi personaggi, in punto di morte dopo la battaglia decisiva per la salvezza del mondo. Nel prologo spiego come e perchè su Kirin si è dovuto combattere e si è arrivati a questo punto. I sei capitoli interni sono dedcati ognuno ad un personaggio esaminando a fondo gli eventi, i pensieri, i ricordi ed ogni altra cosa che lo riguardi durante il suo essere in punto di morte. Infine l'epilogo chiarisce com'è andato a finire tutto quanto una volta per tutte. Salvo seri o gravi imprevisti dovrei riuscire a fornire esattamente un capitolo a settimana, corretto intendo, in questo stesso giorno. P.S:: Io amo molto D&D.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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So che mi resta poco da vivere ormai non m’illudo sarà altrimenti, sono ferita troppo gravemente, così come anche Masayoshi constato con dolore ed essendo stati separati dagli altri già da tempo... il druido non verrà a curarci, spero che almeno lui e gli altri siano sani e salvi.

Voglio morire accanto a lui, voglio almeno che possiamo tenerci la mano per l’ultima volta; sono ventre a terra, impensabile che riesca ad alzarmi o a parlare così ridotta, striscio verso di lui con le ultime forze.
Anche lui sta arrancando verso di me. Sento il mio stocco scivolarmi via dalla mano, la presa si era fatta troppo debole, ma ormai non ha più importanza... non mi servirà più eppure mi sovviene con affetto quando lui me l’ha incantato perché mi fosse di grandissimo aiuto in ciò che mi è più congeniale: gli attacchi furtivi, incantando anche il mio arco perché scagliasse frecce acide. Lui l’avrebbe fatto al tempo in cui incantò le armi degli altri ma questi particolari incantamenti richiedevano un mago più esperto e potente di come fosse lui in quel mentre.

A proposito di ricordi! Nel mentre mi avvicino a lui sento che delle reminiscenze stanno per invadere la mia mente, non faccio alcuna resistenza e so che non per questo perderò il controllo con il presente.


Rivivo quella volta in cui rischiammo seriamente di morire tutti quanti. All’inizio dello scontro provai la familiare sensazione di sentirmi molto più agile del solito e percepire come se la mia pelle fosse diventata di pietra ma soprattutto l’incantesimo che preferisco…quello che rende invisibili almeno finché non si attacca. Che Hikari disapprovi pure ma per me poter cogliere alla sprovvista un nemico in un qualunque modo fa un’enorme differenza, sono così abituata ormai a questi aiuti magici comunque non ci vedo proprio niente di male ed anche Yuki beneficia dei miei stessi incantesimi.
A Itami ha aumentato la forza mentre a Kodai ha dato molta più resistenza e un’armatura magica visto che non può indossare neanche la sua pelle di cuoio in forma animale.
Il tempo durante questo combattimento che rivivo come fosse ora passa velocissimo, durante lo scontro vedo vari incantesimi scagliati contro gli Yokai tra cui palle di fuoco, fulmini, tentacoli neri di Evard, alleati naturali evocati e vari altri... oh se solo bastassero, finché ci ritroviamo ormai in una situazione disperata.
Sono conscia di stare per morire, ad ogni modo combatterò al meglio fino al mio ultimo respiro così come tutti gli altri. Così recito le mie ultime preghiere a Tymora ma proprio quando sembra tutto perduto... Masayoshi ci salva uccidendoli tutti con un incantesimo potentissimo che non ho mai visto prima: ai miei occhi è come se un mare di ombra vivente se li stesse divorando tutti e sento che per alcuni momenti, all’inizio, questa cosa era incerta se divorare noi o loro.
Poi è come se la mia mente venisse trasportata a viva forza in un altro momento, comunque strettamente legato a questo, Hikari al solito sta ferendo Masayoshi con le sue parole velenose, anche se so per quanto bene la conosco che lei in realtà è una buonissima persona questa volta non posso impedire alla rabbia di pervadermi tutta e le rinfaccio con decisione che lui, proprio con la magia che lei così tanto disprezza, ha salvato tutti noi. Finalmente si zittisce e se ne va ma non si scusa... troppo orgoglio!


Sono di nuovo da sola con Masayoshi. Lui mi confida che, con il denaro della ricompensa, si assicurerà che sua madre abbia una vita dignitosa anche se lui in seguito dovesse morire anche se di per sé non gli importano i soldi e lo farebbe anche gratis. A questo punto ammetto con lui che anch’io, del pari, ho bisogno della ricompensa anche se lo farei comunque... che mi serve per riscattare mia sorella Hinode.
A queste parole lui mi rivolge uno sguardo interrogativo e poiché in fondo io ci soffro, so che mi farebbe bene comunque confidarmi e dividere questo peso con qualcuno, in fondo voglio davvero parlarne e noi due siamo già in confidenza gli racconto tutto dal principio.
I miei genitori erano coltivatori di Kimyona Kumo ma da quando è diventata illegale sono caduti in disgrazia. Per un po’ abbiamo tirato avanti con i risparmi poi fatto la fame, una fame nera ma io ero comunque felice con la mia famiglia ed avrei preferito restare.
Poi… hanno dovuto vendere molti di noi perché non morissimo tutti di fame e poter sfamare chi avevano scelto di tenere con sé, sono rimasti i miei fratelli e le mie sorelle più grandi e forti che potevano aiutarli a rimettersi in sesto... solo loro.

Gli racconto che, il giorno in cui gli incaricati della gilda dei ladri vennero a prendere me e Hinode... io piansi supplicando i miei genitori che ci facessero restare, mi avevano spiegato molto bene la situazione ma ero ancora così piccola e a quell’età i sentimenti sono più forti della ragione.
Nella mia innocenza e ingenuità di bimba arrivai a dire, tra le lacrime, che avrei mangiato solo un piccolo tozzo di pane al giorno ma per favore non mi mandassero via.
Poi mio padre s’inginocchiò davanti a me e s’inclinò un poco in avanti, poggiandomi le mani sulle spalle, perché potessimo parlare faccia a faccia. Mi raccomandò di badare alla mia sorellina, mi promise che quando e se si fossero ben rimessi in sesto sarebbero tornati a prenderci... Disse che dovevo far la brava e soprattutto affettuosamente mi raccomandò di non perdere mai tutta la mia allegria ed ottimismo qualunque cosa accadesse, ricordandomi che Tymora veglia sempre su tutti noi e che niente di male ci accade che non ci offra un più ampio compenso dopo…in questa vita o nell’altra.

Racconto a Masayoshi del mio lungo e duro periodo di addestramento come ladra, durante il quale non ho comunque mai smesso di prendermi cura di mia sorella per quanto potevo e mentre gli parlo si vede bene che empatizza con me oltre al fatto che cerca di essermi di conforto nel migliore dei modi. Sfogarmi mi sta davvero facendo molto bene ma conta davvero moltissimo anche il fatto che sia con lui, non penso che parlarne con qualcun altro mi farebbe altrettanto.
Poi gli racconto di come e quando sono scappata, di come ho cominciato, stando sempre all’erta durante questa mia clandestinità a rubare per mettere da parte tutti i soldi che mi servivano per liberare mia sorella e di come fu proprio in quel mentre che vidi i bandi di arruolamento.
Gli spiego infine che sia durante il mio periodo in gilda che fuori ho derubato molte persone e che ho ucciso qualcuno sì ma non ho mai ucciso se potevo evitarlo e comunque erano tutti cattivi quelli!

Lui mi rivolge uno sguardo dolce e mi dice: ”Non ti devi giustificare con me, ti capisco meglio di quanto tu non creda in questo….davvero non c’è bisogno.”
Provo gratitudine ma in quel frangente non riesco a fare altro che sorridergli e dirgli “Grazie.”
Poi lo supplico di promettermi solennemente, in caso io dovessi morire, di andare lui a liberare mia sorella con i soldi della sua ricompensa.
Lui mi dà la sua parola d’onore che lo farà senz’altro tanto più che, aggiunge, gli avanzerà comunque abbastanza affinché sua madre possa ben provvedere a sé stessa per il resto dei suoi giorni se dovesse capitargli qualcosa.
Poi mi fissa intensamente, prendendo le mie mani nelle sue e conclude dicendomi. “Ti prometto altrettanto solennemente che, per quanto sarà in mio potere, farò in modo che tu resti viva a tutti i costi.”
Gli sono così grata e sono così piena di gioia adesso che le parole non riescono a esprimergli bene questi due concetti come vorrei. Restiamo a parlare ancora per un bel po’, possiamo permettercelo giacché nessuno di noi dovrà fare turni di guardia stanotte: in effetti non ne abbiamo mai dovuto fare uno dall’inizio del viaggio grazie all’incantesimo di allarme di Masayoshi.


Questa volta rivivo quando, camminando verso la mia stanza in una locanda, udii Hikari piangere passando davanti alla porta della sua stanza privata. Desiderosa più che mai di confortarla, le voglio bene e siamo in confidenza, busso alla porta e le chiedo di farmi entrare... non le chiedo come stia, è già ovvia la risposta.
Il mio intento di consolarla è chiarissimo senza che io lo espliciti già dal tono della mia voce e dalle circostanze ciò nonostante non intendo imporle la mia presenza se non la vorrà. Poco dopo la sento venire verso la porta e aprirla, poi mi fa cenno di accomodarmi dentro e appena sono entrata richiude la porta.
Ha il viso tutto rigato di lacrime, quasi non ci vede per le lacrime che le riempiono gli occhi, e i capelli sfatti. Come primissima cosa, d’istinto quasi, le tergo le lacrime con una mano e poi l’abbraccio… Non l’ho mai vista così distrutta prima d’ora. Le dico chiaro e tondo che se non vuole non è obbligata a farlo ma io sono qui pronta ad ascoltarla.
Le lascio il tempo per imprimersi bene dentro queste parole e rifletterci poi aggiungo, e queste parole davvero mi vengono dal profondo del cuore: “Io voglio aiutarti amica mia ma non posso farlo ti confidi con me... se c’è qualcosa, qualunque cosa che io possa dire o fare per farti star meglio, non esiterò” non ho dubbi né ripensamento alcuno nel dirle ciò, perché conosco molto bene Hikari e non mi chiederebbe mai di fare qualcosa di male.

Lei resta in silenzio, nel mentre noto che almeno il pianto si è un po’ attenuato, per un po’ mentre entrambe ci accomodiamo, l’una di fronte all’altra, poi mi dice senza praticamente soste se non per rinnovati scoppi di pianto più intenso di quando in quando… non la fermo nonostante ciò perché so che ha un gran bisogno di sfogarsi e che finito tutto starà comunque meglio, comprensibilissimi dato ciò che racconto… come un fiume in piena:
“Quando ero molto piccola un’orda di demoni ha assalito il mio villaggio. Non era un villaggio di soldati né di avventurieri come noi, eravamo semplici villici la cui fortuna prosperità era dovuta interamente al fatto di essere vicini ad un importantissimo snodo commerciale perciò, a parte un piccolo manipolo di guardie per proteggerci dai ladri, eravamo del tutto impreparati a combattere. Ciò nonostante tutti gli adulti del villaggio imbracciarono armi di fortuna e, dopo essersi assicurati che noi bambini ci nascondessimo bene e non uscissimo se non chiamati, andarono a combattere sicuri di morire tutti o quasi ma sicuri almeno, ahi loro quanto sbagliavano, di salvare tutti noi bimbi. Quella fu la notte più terribile e più lunga della ma vita: da dove stavo, potevo udire il clangore della battaglia, le grida e tanto altro… persino gli ultimi lamenti dei moribondi. Sterminarono tutti, anche i bambini… avrebbero ucciso anche me se, sul far dell’alba giusto in tempo per salvarmi la vita, non fosse arrivata una guarnigione. Fu così che io riuscì miracolosamente a salvarmi e i demoni furono sterminati. Mi presero con loro e da allora ebbi rapporti continui con la milizia giacché mi affidarono al loro cuoco e a sua moglie, una coppia di persone molto buone che non poteva avere figli. All’inizio ero chiusa in me stessa, nel mio dolore, poi con il tempo sviluppai un autentico rapporto genitori-figlia con loro e riuscì anche a farmi degli amici. Non sono mai entrata a far parte della milizia né ci entrerò mai perché la mia indole mal si accorda con la vita militare. Prima di quei tragici eventi io, come tutti al villaggio, ero devota a Sune. Dopo quella notte ebbi una crisi di fede. Da allora cercai per anni, consultando tantissimi tomi, parlando con esperti teologi di vari credi, ragionando io stessa sui grandi quesiti esistenziali, e più cercavo…più mi rendevo conto che il culto di Sune, così come quello di ogni altra divinità, non era che un inganno per noi mortali... finché giunsi alla verità.”

A quel punto non posso non guardarla in modo strano, pur con tutto l’affetto che provo per lei, perché io sono una fervente seguace di Tymora e sentirle dire che è tutto un inganno proprio no…
“Oh lo so che per te la mia è solo una setta, che pensi io stia sbagliando e sei radicata nel tuo credo.”
Aggiunge subito notando la mia espressione scettica, poi prosegue:
“Ma la verità e le risposte a tutte le domande, io le ho trovate solo quando ho conosciuto il culto di Zaraxa e mi spiace che, allora come adesso, sia tra quelli con meno seguaci... è un male per loro, e per te mia carissima, essere lontani dalla verità.”
In queste sue ultime parole non è soltanto il suo grande affetto per me che si percepisce chiaramente ma anche tutto l’ardore della sua fede... capisco che, potendo, non esiterebbe un attimo a convertirmi per, be’ certo in testa sua sarebbe così, farmi arrivare alla verità e salvare l’anima mia.

A ogni modo ha finito di confidarsi, anche se per un po’ ho avuto l’impressione che stesse per aggiungere altro ma se è davvero così, se non mi sono sbagliata al riguardo, si è comunque subito trattenuta. Soffro per lei, tutto il suo dolore lo sento dentro adesso quasi come fosse il mio.
Non mi ha detto cosa le ha rivangato questi ricordi e questo dolore, come se non fossero mai trascorsi, proprio stanotte ed io, per il suo bene, non gliel’ho chiesto.
Nel pensare alle parole e ai gesti più appropriati per confortarla al meglio mi torna in mente, chissà perché, uno di quegli episodi in cui spicca davvero la sua bontà e che lei non mi avrebbe mai detto, non si vanta del bene che fa lei… io l’ho saputo per vie trasverse, né detto ad alcun altro. Delle varie cose che mi vengono in mente per confortarla molte purtroppo, per un motivo o per un altro, devo scartarle…ad esempio non posso dirle che sarò sempre dalla sua parte, visto come mi tocca redarguirla su Masayoshi ad esempio, né posso dirle che li rivedrà perché non sarebbe la verità. Né posso ovviamente dirle che andrà tutto bene.
Me ne sto a riflettere su come darle conforto per poco tempo ma mi sembra un’eternità lo stesso…alla fine capisco ciò che devo fare, ciò che è meglio fare in tale contingenza. Alla fine faccio l’unica cosa giusta: l’abbraccio stringendola forte a me come se grazie a quest’abbraccio niente e nessuno potesse mai più farle del male né farle versare una sola lacrima... sì l’abbraccio come se stringerla così le tenesse lontano tutto il male e il dolore del mondo... tutto il dolore che ha dentro soprattutto, nel mentre le dico che per qualsiasi cosa io possa fare per lei ora o in futuro, non esiti a chiedere.
Vedo che lei sta un po’ meglio e ne sono molto lieta, anche un ipovedente lo vedrebbe... ora la sua espressione è così cambiata e non piange più. Le chiedo se preferisce che io resti con lei tutta la notte o vada in camera, dipende come si sente lei al riguardo davvero, come preferisce, mi risponde che sta molto meglio ora e che posso andare. Ci salutiamo affettuosamente e ci auguriamo la buonanotte prima che io esca per andare in camera mia.


Ora passo a rivivere una serie di ricordi, la prima volta che ne rivivo tre in serie come se fossero un tutt’uno, come se stesse accadendo ora, il primo è di molto antecedente.
Jihibukai, quello che poi sarebbe diventato il mio migliore amico lì tra tutti i bambini venduti come me, era stato messo in punizione e aveva una gran mole di lavoro da svolgere, tra cui anche lavori pesanti. Quando lo vidi così provato dalla fatica, quasi spremersi nello sforzo, fu il cuore a guidarmi. Iniziai ad aiutarlo nel portare quel peso e già in due stavamo andando meglio ma poi, mossi dal mio gesto, anche Kurikku e Sumāto vennero ad aiutarci in primis. Per diverso tempo fummo solo noi quattro poi anche altri bambini mano a mano accorsero in aiuto.
Io, Jihibukai (l’elfo), Kurikku (la svelta) e Sumāto (il furbo) eravamo all’opera, solo con loro avevo cementato l’amicizia più solida tra tutti e non a caso facevamo squadra, nel primo vero furto in una villa di un ricco nobiluomo della città, naturalmente quelli della gilda erano appostati sia per impedirci ogni eventuale fuga sia per accorrere in caso di bisogno.
Tutto stava andando nel migliore dei modi finché Jihibukai non trovò, mentre noi eravamo un po’ distanti da lui e non lo guardavamo, una porta segreta grazie alle sue doti innate. Benché fosse il mio migliore amico e grande amico anche degli altri, anche lui del resto era stato venduto come tutti noi altri e ci conoscevamo dall’infanzia, quella volta fu fortemente tentato di tenersi tutti per sé i meriti del bottino che avrebbe trovato lì, i membri della gilda ricompensavano o punivano quelli come noi a seconda di ciò che portavamo indietro, fino a quel momento avevamo fatto scippi e poco altro fuori... era il nostro primo colpo serio quello. Così senza dirci niente e assicuratosi che la porta non avesse trappole Jihibukai entrò in quella stanza… salvo doverne uscire poco dopo urlando, di corsa, perché lì dentro c’era un’aberrazione, un terribile mostro, molto potente e con molti tentacoli.
Questa volta rischia di costare la vita a tutti noi e ad aggravar il tutto c’è che con tutto il chiasso che stiamo facendo, per forza anche non volendo… con tutti i versi di quel mostro poi, durante il combattimento non possiamo illuderci che presto non arrivi qualcuno.
Dobbiamo sbarazzarci in fretta dell’aberrazione agendo ben coordinati in gruppo, lo sappiamo tutti.
Mentre combattiamo qui nell’ampio salone non posso non pensare che se lui ci avesse informati e ci avesse fatto entrare in quella saletta nascosta insieme a lui…. avremmo potuto richiuderci la porta, molto massiccia, alle spalle e sistemare l’aberrazione in quel ristretto spazio avendo dalla nostra il numero, l’effetto sorpresa, che lui ha bruciato urlando e scappando terrorizzato alla vista del mostro ed essendo da solo, ed il non doverci preoccupare di stare facendo troppo rumore.
Quelli della gilda ci vengono in auto. Loro vengono a salvarci poiché siamo molto preziosi per loro, pagati caro contando anche il tempo, le cure e i soldi per addestrarci, non ci lasceranno morire così... o per meglio dire…. non ci lascerebbero mai morire, neanche se lo volessero per pura crudeltà, prima di un sostanzioso ritorno economico dai nostri bottini.
Stiamo tutti per uscire a qui sani e salvi, o meglio tutti eccetto Jihibukai che è fin troppo ferito ed allo stremo... sta rimanendo indietro, poi una delle guardie sopraggiunte ingaggia duello proprio con lui.
Sicuramente pensa, visto che oramai siamo vicinissimi a farlo, che io e tutti gli altri usciremo per sempre di qui e lui potrà uccidere il povero Jihibukai indisturbato ma io, dopo aver intimato agli altri di scappare via perché il posto è ancora molto... troppo pericoloso, torno indietro e, non notata da quella guardia, mi ci appropinquo alle spalle.
Giusto in tempo! Perché sta per sferrare un colpo che, sono sicura, sarebbe quello finale e fatale per il mio amico….quando io lo colpisco furtivamente alle spalle arrivandogli con la mia lama a perforare sia un polmone sia il cuore….spira all’istante.
Rimprovero aspramente Jihibukai per la sua bravata che poteva condannarci a morte tutti quanti mentre lo aiuto a sorreggersi e velocemente ce la battiamo da lì prima di essere aggrediti ancora.
Una volta al sicuro in gilda viene valutato il bottino, forzatamente scarso date le circostanze, tra cui vi è uno splendido Giaco di maglia in Mithral.
Il capo di coloro che ci sorvegliavano mi fa espressamente dono del giaco, per aver salvato Jihibukai dice ma io sospetto che abbia almeno un motivo ulteriore, dicendomi che non troverei l’eguale di questo giaco neanche se dovessi rubarne mille come questo..non capisco…(qui lui sa e si sta ovviamente riferendo al fatto che questo è incantato ed altri che lei dovesse trovare non lo sarebbero..lei però non sa)
Lo indosso con piacere e mi ci trovo bene, quanto alla mia vecchia armatura anche un pochino rovinata dall’usura del tempo e degli addestramenti che esso va a sostituire verrà girata ad una recluta ancora senza.
Questi de ricordi li ho rivissuti come un tutto unico, malgrado corressero anni tra l’uno e l’altro.
Anche il terzo, abbastanza recente, segue a ruota gli altri due in questa sorta di unicum.
I miei più cari amici lì dentro, mia sorella ed anche gli altri nostri amici si offrono, devono essere in molti a farlo e in punti diversi perché ciò possa riuscire davvero, di creare una serie di diversivi per permettere a me, purtroppo a me sola… ne soffro al pensiero che nessuno di loro potrà seguirmi ma deve essere così, di fuggire da lì… oh parte di me crede che dovrei essere io a farlo, insieme a tutti gli altri, per uno di loro o per mia sorella.
Da quella notte del giaco di maglia il legame di noi quattro, incredibile a dirsi ma è così… chi pensava mai potesse diventare ancora più intenso, si è ulteriormente cementato, nessuno di loro mi invidia il giaco anzi… concordano tutti che spettasse proprio a me.
Tutti questi diversivi da parte loro, solo per me, non sono dovuti solo a profondissimo affetto…è che ormai da quella notte tutti mi riconoscono come la migliore, il capo indiscusso del gruppo e via discorrendo con cose di questo tenore… quante volte me l’hanno detto!
Siamo tutti pronti, il piano è ottimamente congegnato, andiamo… mentre stiamo andando e prima di dividerci chissà per quanto dico a mia sorella che torneò presto a prenderla… che troverò tutti i soldi e la riscatterò. Dentro di me so bene che è impensabile io riesca ad avere abbastanza soldi da riscattare anche tutti gli altri e lo sa anche lei.
Così ci dividiamo, ognuno ai suoi posti, in poco tempo il piano riesce alla perfezione ed io sono fuori di lì… corro lontano nella notte senza più voltarmi indietro e pensare che tutto questo lo devo, in un certo senso, al solo fatto di essermi fermata, una volta di tanti anni prima, ad aiutare un bambino messo in punizione… da allora è stato proprio il nostro essere così uniti, con me collante del gruppo, ad impedire a quelli della gilda, unito al ricordo dei nostri cari certo e delle loro ultime parole ma forse da solo non sarebbe bastato ciò, di contaminare le nostre anime così come invece avevano potuto plasmare i nostri corpi addestrandoci.


Ora sono di nuovo una giovane adulta, sto rivivendo quella volta in cui Masayoshi ebbe la crisi peggiore di tutte… mi basta una rapida occhiata ai loro volti per capire quanto tutti gli altri, pure abituati fino ad ora a questa sua “malattia” come credono che sia, siano sconvolti… e come potrebbe essere altrimenti? Basta guardarlo e sentire le sue grida!
So da tempo la vera ragione che si cela dietro di esse e da allora gli ho offerto tutto il mio supporto morale nonché aiuto concreto. Sembrava stesse funzionando, almeno per un po’ le crisi si erano andate diradando nel tempo e facendo meno gravi ma poi… sono riprese come prima se non peggio, probabilmente peggio e questa è la più grave, la più sconvolgente mai vista.
Pur sapendo tutta la buona volontà e tutto l’impegno che ho profuso per lui… la mia coscienza, certo deve essere tipico di tutti in certe situazioni, mi rimprovera di non aver fatto abbastanza specialmente alla luce del piano che ho seriamente in testa da un po’ ma sul quale non prendevo una risoluzione definitiva né avevo informato lui… forse ora starebbe meglio se gliel’avessi detto subito.
Vederlo così mi ha fatto finalmente capire quanto sia giusto, ancorché estremo, il mio piano e quanto sia importante parlargliene finalmente… non per salvarlo da quel mostro che lui crede di avere dentro ma dal pericolo molto più concreto, molto più reale, che lui perda se stesso... lo vedo con i miei occhi che se continua così davvero non gli resterà molto tempo prima di cedere. Mi resta solo da capire se il mio cuore è pronto, se è in grado... veramente quando e se verrà il momento io riuscirò ad andare fino in fondo? Devo farlo o si perderà certo ma sarò in grado? È solo quando il mio cuore può sinceramente rispondermi di sì che tiro un sospiro di sollievo.

A tutto queste cose sto pensando mentre gli vado vicino per offrirgli tutto l’aiuto e il conforto che potrò dare, in un certo senso è buffa la legione di pensieri che si riesce ad avere pur durante una camminata così breve.
Appena gli sono vicina rassicuro gli altri e chiedo loro di lasciarci soli, devo farlo… certe cose non potremo dircele altrimenti, tuttavia è proprio ora che lui si fa prendere ancora di più dal terrore, teme di rivoltarsi contro di me e uccidermi, è così evidente anche senza il bisogno di parlare e spiegarsi, perché non l’ho intuita subito questa sua possibile reazione? Così però rischia solo di far scoprire il suo segreto.
So comunque come risolvere questa impasse e dato che non posso dirglielo a parole, sentirebbero, mi assicuro che il messaggio gli giunga comunque forte e inequivocabile: mi porto alle sue spalle e gli punto una lama alla schiena, al contempo sottraendogli la sua borsa dei componendi con l’altra mano e mettendola al sicuro.
Finalmente ho il risultato che speravo, lui lascia che gli altri si allontanino ed io lo sento già calmarsi alquanto, sebbene la crisi sia ancora in corso. Anche se sono felice di aver raggiunto lo scopo parte di me non può non evidenziarmi l’assurdità della cosa: sentirsi tranquilli con un’arma puntata contro anzi proprio perché se ne ha una!
Ora siamo finalmente soli, quanto al rivelargli il mio piano voglio arrivarci per gradi… sarà meglio, innanzitutto, d’istinto quasi, gli ripeto, stavolta sembra molto più recettivo al riguardo e ringrazio Tymora e tutte le divinità per questo, che finché avrà un terrore così folle di diventarlo allora può star certo che non è ancora malvagio né lo diventerà a breve. A questo punto lo conforto con dei gesti molto significativi voglio che sia nelle migliori condizioni possibili prima di dirglielo.

Ed eccomi giunta all’ultimo gradino, l’ultima cosa che devo dirgli prima della rivelazione finale, anzi in realtà parte di me pensa che non ci sarà bisogno, dopo questo, di dirglielo chiaramente... che capirà da solo dove voglio arrivare ma se così non fosse lo informerò all’istante.
Gli chiedo di confidarmi sempre tutto e di essere estremamente sincero con me.
Lui mi chiede cosa io abbia in mente e allora senza un attimo di esitazione, esitavo prima... ho esitato per troppo tempo…ma ora il mio cuore è sicuro e saldo come una roccia al riguardo, gli dico: “Veglierò su di te. Ti prometto che non diventerai mai malvagio perché se io avessi anche solo un piccolo ma fondato sentore che tu stia per diventarlo... Hai la mia parola d‘onore che ti ucciderei finché sei ancora buono per salvarti!”

Che cambiamento drastico noto dopo queste mie parole, lui sta molto meglio ora e per prevenire suoi eventuali futuri dubbi al riguardo intanto gli chiarisco che ucciderlo non sarebbe omicidio, non mi sporcherei l’anima con un tale gravissimo peccato mortale… se lo faccio, in pratica, per salvarlo… che farlo dopo invece sarebbe troppo tardi.
Poi gli chiarisco anche un altro fatto: cioè che già da un po’ io avevo in mente questo piano e che se non mi ero risoluta a parlargliene fino ad ora, cosa che sono certa gli avrebbe evitato quelle sofferenze e me ne scuso con lui, è perché il mio cuore non era certo di riuscire ad andare fino in fondo ma adesso lo sono... che non abbia dubbi al riguardo! Adesso ho la certezza granitica che andrò fino in fondo se dovrò.
L’ultima sua possibile obiezione può essere il fatto che io potrei non cogliere certi dettagli, non accorgermi, anche se lui sarà molto aperto e sincero con me ma anche su questo gioco d’anticipo ponendogli una domanda retorica chiarificatrice di quanto io lo capisca davvero “Secondo te perché sono stata l’unica di tutto il gruppo ad accorgersi che la tua non era una vera e propria malattia?”
Naturalmente lui non ha alcuna difficoltà a perdonarmi di aver troppo atteso e io gli ripeto ancora una volta, con più calore e più convinzione della volta precedente mi sembra, sperando che mi dia retta, il fatto che se vuole averli come veri amici allora deve confidarsi fino in fondo con gli altri del gruppo, Hikari esclusa, deve dir loro questa cosa... non devo restare l’unica a saperlo.
Evito di dirgli fino in fondo cosa provo per lui perché sono convinta di essere solo una carissima amica ai suoi occhi.
Ora sento che ci siamo detti tutto, almeno per questa volta, così dopo averlo salutato mi alzo e sto per andarmene ma ho fatto solo pochi passi quando lui dice:
“Nozomu aspetta!”
Sento una tale importanza e urgenza in questo suo richiamarmi che arresto tosto il passo e mi volto a guardarlo ed è proprio allora che lui pronuncia le parole che fanno di me la donna più felice del mondo, oltre a farmi sentire anche un po’ stupida per il tempo in cui pur sapendo di amarlo ho creduto fosse per il meglio… per il suo bene tacerglielo…
Ho creduto di essere solo una carissima amica e non volevo rischiare neanche un filino di rovinare ciò... sono stata una stupida ma ora sono felice, che lui dica di amami… e non un amore qualunque! Usa le parole “Ai shiteru” che nella nostra cultura rappresenta la più alta, più vera e più profonda forma d’amore che si possa mai provare tra un uomo ed una donna.
Sento il calore sulle mie guance, mentre torno vicina a lui, devo essere rossa come un pomodoro, il mio sorriso, che si estende agli occhi, immagino somigli ad un fiore in pieno sboccio quando, giunta di nuovo accanto a lui… pochi istanti sono passati ma sono sembrati lunghi, gli rispondo: “Ai shiteru yo”
Finalmente ci baciamo e abbracciamo per la prima volta, pieni di amore, felicità e passione.


Finalmente torno completamente al presente e finalmente riusciamo ad avvicinarci reciprocamente abbastanza da stringerci la mano guardandoci negli occhi.
Sento i corni della vittoria, ce l’abbiamo fatta amore mio. Parte di me sente che dovrei avere molti rimpianti ma si sbaglia, in realtà io ne ho ben pochi ed è giusto così: non ne ho per mia sorella e gli amici che mi lascio dietro in gilda perché ho la certezza, tu tesoro lo chiameresti inguaribile ottimismo… che sciocca... non ci possiamo parlare ed io mi rivolgo a te con il pensiero come se potessi sentirmi, che staranno benissimo, che se la caveranno comunque alla grande senza di me e presto o tardi otterranno la libertà anche da soli.
Non ne ho per gli altri membri della mia famiglia... non li vedo da troppo... a mala pena li ricordo, come potrebbero mancarmi ora? Come potrei soffrire per loro ora? Quel dolore del distacco l’ho già vissuto, elaborato e superato tanto tempo fa... e sono convinta non solo che ciò ormai debba valere anche per loro ma che i miei non hanno tradito me e mia sorella su quella promessa... che sarebbero davvero tornati a ricomprarci se fossero tornati abbastanza benestanti da poterlo fare.
Non ne ho per i nostri amici che ci hanno seguito in quest’avventura, per quanto ne so infatti loro si sono salvati…di questo sono convinta ma anche se mi sbagliassi? Non conta quanto a lungo viviamo ma come viviamo... qui siamo solo di passaggio.
Certo ho il dolore e il rimpianto, quelli sì, che debba morire anche tu amore caro... ma non al punto da non sentirmi al contempo felice, tanto felice, non solo per il fatto che il mondo è salvo, oh basterebbe quello a colmarmi di felicità ma non è solo questo, ma anche per altre cose molto importanti:

Sono felice per il tempo che abbiamo avuto, sì è stato breve ma intenso e non cambierei niente se non il fatto di aiutarti prima in quel modo definitivo... da allora non avesti più crisi.
Sono poi felice del fatto che sei rimasto così puro fino alla fine. Oh e tu che temevi di no… tutto quel terrore… che non ti ha comunque impedito, ringraziamo gli dei per questo, di avere una vita piena e felice nonostante tutto…nonostante il tuo passato travagliato ad esempio.
Ecco mi rivolgo di nuovo a te come se potessi sentire i miei pensieri, sono proprio una sciocca eh?

Sì stai morendo come sei vissuto, buono e completamente puro di cuore, neanche una volta ti sei vendicato, o pensato seriamente di farlo, contro coloro che ti rivolgevano soprusi ed angherie. Il mondo è salvo anche grazie al nostro sacrificio.
 
Prima di incontrare te avevo avuto la famiglia e tanti amici ma non avevo mai avuto l’amore, neanche ci pensavo all’amore….troppo presa da tutte le altre cose. Grazie a te quindi ho avuto tutto, compresa una felicità che non mi sognavo.
L’unico mio vero grande rimpianto è la brevità del tempo che abbiamo avuto insieme.

Ora che di certo il mondo andrà avanti è ben possibile che ci si ritrovi in un’alta vita, prego con tutta l’anima per questo e specifico che voglio ciò avvenga in un mondo migliore… in un mondo finalmente in pace.
Non chiedo un mondo senza male perché quello è impossibile... solo un mondo giusto, il migliore dei mondi possibili per noi esseri imperfetti… che non sia più rovinato dalle guerre o da esseri immondi. Prego, supponendo che tu stia chiedendo lo stesso, così intensamente per questo desiderio e poi…poi, dopo aver raccomandato l’anima a Tymora e averti dato mentalmente l’ultimo addio, esalo l’ultimo respiro.
   
 
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