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Autore: Lady R Of Rage    09/07/2020    4 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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I Demoni Celesti – Grande Ritorno A Mariejoa

"So you-you-you're trying to linger cause you're told
People tire and then everything grows old
So do your dance for me and lift your pretty wings
Don't you know I'm dangerous
I just wanna hear the ba-bah-dum, ba-bah-dum (be-dum!)
Sing it from the top of your lungs
Screw that sneaky dance, take a tiny chance
And let's all be dangerous
"
[Miss Li ft. Nea NelsonDangerous


Una passerella di roccia si tende dalla Linea Rossa fino al ponte della Legendary Child, larga abbastanza da farvi passare un bisonte a motore.
Anche la pietra è rossa, scura abbastanza da lasciare una macchia sulla falange quando Baby 5 la carezza. La passerella si allarga nella forma di una mano e cinge con insospettabile dolcezza il ponte della nave, stringendola come se avesse paura di rovinarla. Delle fauci tonde si spalancano contro la Linea Rossa, su un cunicolo nero di cui non si vede il fondo. Buffalo volteggia al suo interno, e la roccia si richiude alle sue spalle come se non fosse accaduto nulla.
Chissà com’è, per Pica, immergersi in quella pietra rossa. Baby 5 prende un ultimo sorso di birra e getta la bottiglia assieme alle altre. Niente immondizia sulla nave nuova: deve rimanere bella come il primo giorno di varo. E forse l’ultimo, ma non è importante. Possederla per un giorno è sufficiente.
-Non si torna più indietro.-
Il cappotto di Diamante si allarga attorno alle sue gambe come se fosse il suo famoso mantello, e i lustrini azzurri che ne percorrono la lunghezza si accendono di bagliori metallici.
-Se non ce la fate, rimanete pure. Se salite, e lo farete, voglio che vi piaccia.-
Sfila gli occhiali da sole dall’allacciatura della camicia a frange e se li infila sul naso. Il mare agitato si riflette nello specchio ocra delle lenti, e contro di esso la Linea Rossa, alta fino alle nuvole.
-Ma a noi piace,- Jora ingolla un sorso di whiskey e ansima posando la bottiglia. -Mi raccomando, Delly caro. Stammi vicino.-
Il ragazzo annuisce distrattamente, preso com’è a toccarsi le pesanti spalline. Sorride estatico, i lunghi denti snudati come se fosse già arrivata l’ora di mordere. La pinna sulle spalle beccheggia appena nel vento, i gioielli nelle sue corna scoperte tintinnano ogni volta che muove la testa.
-Naturalmente ci riuscirà. È impossibile non vederti, Jora-in.-
-Sei un irreprensibile adulatore.- La vecchia fa una piroetta, facendo danzare i lustrini del suo stretto abito rosa. Sbatte le ciglia lunghe un dito, e i brillantini le piovono sulla scollatura generosa. -Ma voglio che mi vedano. Specie la stronza che mi ha stritolato i pollici. Sono più bella della Principessa Serpente, e sarò l’ultima cosa che vedrà.-
Il bersaglio marchiato sulla pancia di Machvise sporge da sotto i lacci del top, le dita laccate di rosa grattano sotto la giarrettiera. Gladius stringe la cintura borchiata sopra i pantaloni di pelle, Sugar rassetta la collana di perle grandi come grappoli d’uva e si stira le dita.
-Tenete gli occhi aperti, Santo Myosgard.- Señor Pink carezza il guscio del lumacofono con le lunghe unghie. -Abbiamo un messaggio per tutti voi.-
Lo sente deglutire dall’altra parte, ma ormai è cosa fatta. Gladius ha le mani alzate, gli occhi fissi su Diamante. -Aschpetta, non ancora. Sono troppo in basso. Conoshco i miei coriandoli.-
-Che emozione, la nostra prima missione da piratesse!- Joanna stringe il timone con le mani inanellate: bigiotteria di plastica, da bambini, grossa come noccioline, ma pur sempre meno vistosa della bandana rossa a scacchi che porta sui capelli. E sì che gli hanno detto tutti che non serve, che solo i pirati mediocri si vestono in quel modo al giorno d’oggi. Come provano la camicia tutta ruches di Kari, il cappello piumato che Emily sfoggia dalla coffa e i grossi stivali che calzano ai piedi di Charlotte, nessuna delle tre ha ascoltato. A quello che dice Diamante, è dovuto arrivare Señor in persona prima che comprassero anche un pappagallo di peluche.
Kyuin sfoggia un completo blu scuro alla marinaretta, con mostrine rosse e una gonna pantalone che nasconde a malapena la fodera del pugnale. Un forcone nella destra, un’accetta che pende alla cintura: -Attendiamo direttive, sottufficiale Señor Pink.-
La falda del suo soprabito, rivestita di lustrini argentei, sventola alle spalle dell’ex lottatore. Stringe tra le dita il ciondolo rosa a forma di ciuccio.
-Noi entriamo dal basso. Aspettate che scendano tutti, poi procedete con la seconda parte del piano. Porteremo la nave laggiù, alla base del ponte trasportatore.-
-La marina non ci farà delle storie?- domanda Kari.
-Vi scambierà per delle curiose in cerca di autografi. Non possono arrestare qualcuno solo perché si veste da pirata. Finché non abbiamo un Jolly Roger nessuno sospetterà niente, e voi non siete conosciute. Fate finta di niente, prendete il sole, fingetevi spaventate quando cominceranno i botti. Appena inizia ad arrivare la gente vi avvicinate al molo. Se ci saranno delle guardie ci penseremo noi.-
-Anch’io so combattere.- Kyuin fa roteare l’ascia sopra la testa e fa una piroetta scendendo le scale. Un piccone dondola sulla sua schiena, legato a una cinghia. -E poi abbiamo i cannoni. Saremo brave, lo so.-
Señor Pink sorride appena, sistemandosi sul volto gli occhiali da sole. Ha sostituito la sua cuffietta con un basco ricoperto di lustrini, e da sotto la tesa sporgono le ciocche nere della sua frangia.
Gladius siede contro il parapetto, allacciandosi gli stivali borchiati fino al ginocchio. Jora si ripassa il rossetto color corallo. Lao G fa i piegamenti nella sua tuta color argento. Una mano scorre sulla spalla di Baby 5, stringendole appena la spalla.
-Hai freddo, mia cara?- I cavicchi di ferro cigolano quando Diamante vi appoggia le braccia, lo scialle di lana fucsia ricamato di lustrini d’argento che lo copre vi sventola leggero contro.
Scuote la testa in un cenno di no e allontana una treccia dal collo. Gli scoppi si dissipano contro il cielo nero. Se non ci sono le stelle possono aggiungercele loro – e con una Stella vera nelle loro fila nemmeno i Nobili Mondiali possono dire niente.
-È bellissimo.-
Diamante le carezza il braccio. -Non vergognarti se hai paura. Anche io sche l’ho. È una cosa normale, anche per noi schtar.-
Si stringe al braccio dell’uomo più grande e si carezza lo stomaco contratto. Il solo pensiero di tornare a Marijoa basta a ridurla così: quando ci si troverà potrebbe finire paralizzata, e andare a terra senza sferrare un colpo. Prende un respiro profondo. Non sarà tollerabile qualcosa del genere. Significherebbe dare ragione a Shalria, e prima ancora a sua madre. E a tutti quelli come loro che sono venuti prima ancora.
-Ti manca qualcosa, cara. Aschpetta.-
Si sfila una collana di perle finte fucsia e gliela infila al collo, facendole fare tre giri. -Il tocco della schtar. Coschì nessuno avrà da ridire.-
-Cosa faremmo senza di te, Diamante-sama.-
Un grappolo di esplosioni rompe il silenzio sopra di loro. Gladius chiude i palmi delle mani e snoda le dita una dietro l’altra. È come se il cielo andasse in pezzi, più in alto persino di Marijoa, e le nuvole si frantumassero in polvere ad ogni nuovo bagliore.
-Come sei bravo,- sussurra Baby 5, circondando la vita di Diamante con il braccio.
-Forse scharà il mio ultimo show. Deve essere memorabile. E poi ho avuto un eschperto di esplosioni ad aiutarmi, vedi?-
Baby 5 prende un sorso di whiskey, riempiendosene la bocca. Lo deglutisce di colpo, ansimando. Brucia, le secca la lingua, le strina la gola dal petto alle labbra. Eppure sorride, quando posa la bottiglia. Ne rimane solo un fondo, e Diamante avvolge le dita attorno al collo un attimo dopo che la molla. -Viva la vita, mia cara. In noi vive l’eredità di Donquixiote Doflamingo.-
L’altro Donquixiote, quello che a Marijoa è rimasto, ansima dall’altra parte del lumacofono. Gli occhi del mollusco, lucidi di lacrime, sbattono freneticamente.
-Siete pazzi, siete dei pazzi! Cosa cazzo state facendo, per la grande Poseidon.-
Le pare di vederlo, Myosgard: che crolla a sedere sul suo scranno, pallido come un cadavere. Non ha paura, è solo qualcosa che non conosce. -Che mai avete fatto?-
-Invasione di privacy,- dice Baby 5. -Un po’ come facevate voialtri. Fai ancora in tempo a scappare, potete farlo. Non volevamo dirvelo prima per non creare scandali. Quando si è liberi si fanno cazzate come queste.-
Sembra una tempesta di stelle, lontane e incandescenti come fossero vere – ma i loro contorni bianchi abbaglianti formano una scritta, chiara come il giorno contro il cielo nero.
VENIAMO A PRENDERVI.
-Ci si vede, ragazze,- dice Señor Pink. -Quest’oggi vinceranno i sodi.-
La piattaforma di pietra si allunga dalla Linea Rossa e sfiora la chiglia della Leggendari Child come una carezza. Gladius si arrampica sul parapetto, inginocchiandosi sulla pietra per salirvi. Baby 5 scavalca il parapetto e avanza sulla pietra a braccia larghe, come fosse una passerella. Lo segue a un palmo, danzando sui tacchi degli stivaletti, godendosi il vento oceanico che le scompiglia i capelli. Le stanno proprio bene, le ciocche rosse e arancio, e con quel vestito dalla gonna asimmetrica, con una danza di rossi, gialli, neri, viola e argenti ad ogni movimento di fianco, potrebbe mettersi a ballare in mezzo alla moritura Città degli Dei.
-La lasciate lì, a largo. Quando avete lo spazio per entrare venite a prenderci. Vi proteggeremo.- la voce di Señor Pink suona lontana, soffocata dal vento. -Se vi rendete conto che non torneremo, girate la nave e tornate indietro. Meglio in balia delle tempeste che bloccate a Mariejoa.-
La pietra si apre di nuovo, nella forma di una porta ad arco. Baby 5 segue Gladius in una stanza cubica scavata nella roccia, alta come una chiesa. Pica e Buffalo siedono ai lati, su protuberanze di pietra sporgenti dal muro scolpiti a forma di sedili. Sollevano appena le mani in un gesto di saluto.
-Chi ha paura se ne vada adesso,- dice Diamante entrando.
-Basta con questa storia,- risponde Sugar.
La pietra si chiude alle loro spalle, la Legendary Child vira di bordo e rivolge la poppa ai loro occhi prima di svanire.
-Saliamo,- dice Pica. -Tenetevi forte.-
È come stare dentro un ascensore – di pietra, senza finestre, che si muove in diagonale anziché in alto e in basso. Viene passata un’ultima bottiglia, di sakè di prima qualità ormai caldo, ma ne trangugia comunque un sorso che le lascia le labbra appiccicose.
Chissà se Doffy si ricordava della sua città natale. Se la sognasse, se si immaginasse di abitarvi, se si fosse lasciato alle spalle qualche amichetto prima che suo padre lo trascinasse via. Forse percorreranno le strade dove amava correre, incontreranno qualcuno che gli aveva sorriso.  Potrebbero sparargli, e non sembrerà nemmeno un tradimento. Non lo verrà mai a sapere.
Oppure si sentirà più comodo, in quelle catene, sul fondo del mare – mentre il Paradiso stesso finisce in fiamme.
Pica si immobilizza, allontana i palmi dalla pietra. -Oh…-
-Che succede?- domanda Sugar.
Il guerriero serra gli occhi, accarezzando il muro. Lo percorre con le dita come se fosse un volto amico. -È stato un momento strano. Come se qui dentro non fossimo del tutto soli.-
-Dentro dove?-
-Nella pietra. Ma forse è solo un’impressione. Già non lo sento più.-

Il soffitto si schiude sopra le loro teste, e l’aria fresca della Città degli Dei le smuove appena i capelli.
Sono nata in uno dei villaggi più poveri del Mare Settentrionale, e forse morirò nella città più ricca. Si appoggia al muro di marmo bianco per non cadere, perché è come se la terra stessa si spostasse dal suo equilibrio. E di fatto è così, considerando in che modo sono entrati.
Bisognerebbe sradicarla tutta, questa città, ma assieme al suo marcio si trascinerebbero dietro anche gli innocenti. Doffy dice che chi non è forte non può decidere nulla, nemmeno come muore. Chissà cosa penserebbe, di tutti gli schiavi che hanno venduto. Non può essere così cieco e illuso da trovarli deboli, significherebbe che il suo sangue Celeste gli ha davvero annebbiato gli occhi e portato via il raziocinio.
E poi non è giusto, che non possano decidere. Nemmeno a Doffy piaceva, sicuramente, con tutto che ne parlava così spesso.
Poi una donna, che cavalca una schiava incappucciata grande come un orso escursionista, caccia un urlo di terrore indicandoli – ed è come si di scatto si fosse svegliata da un lungo sonno.
Un gruppo di ragazzi seduti a chiacchierare a un caffè si alzano di scatto facendo cadere le sedie, un uomo si sporge dalla finestra sopra di loro e urla come se l’avessero appena accoltellato.
Baby 5 alza la testa, lo fissa negli occhi sgranati. -Pistol Girl.- Il cadavere precipita di testa e cosparge di sangue il sentiero di pietra.
-Cominci in fretta, cara,- dice Jora. Sfila il fucile dalle spalle e lo brandisce di fronte a sé. -Noi andiamo alla Piazza della Socializzazione, là ci sono i pesci grossi. Buon divertimento.-
Dellinger le stringe il polso e si lancia verso la folla. Baby 5 coglie appena il bagliore del suo machete, e le urla si allontanano tra i palazzi.
-Ma che succede?- urla la donna a cavallo della schiava. Gladius si lancia in aria con due scoppi alle caviglie, atterra sulla schiena della prigioniera, agguanta la Draghessa Celeste per il collo e la sbatte faccia a terra. Una guardia lì accanto gli scarica addosso una pistola: i proiettili rimbalzano sul petto di Diamante, nero di Ambizione, come fossero delle biglie.
Sugar le stringe appena la mano con l’unica rimastale. Raggiunge la donna a terra, tirandola per i capelli, e la tocca sulla nuca.
-Portami alla fabbrica d’armi di Santo Kannon!- urla, salendo sulla sella della macchina giocattolo. -E non farmi scoprire, o finirai senza ruote.-
Baby 5 le rivolge un cenno di saluto, già arrampicata sulla schiena di Buffalo. Le eliche girano in una sinfonia di urla, un trapestio di piedi, e gli scoppi dei fucili che si disperdono tra le torri e le tegole bianche. L’elastico è già legato alla schiena del suo compagno, ancorato alla cinghia del suo cappotto. Se lo aggancia al piede di fretta, con mani già sudate.
-Credo di vederle,- dice l’uomo-elicottero.
Baby 5 si avvicina alla sua testa. -Di già?-
La lunga unghia laccata dell’uomo indica una piazza lontana. Baby 5 si ritrae di fronte al bagliore, serrando gli occhi. Vorrebbe imprecare – e se Shalria si trovasse nei paraggi, dannazione, la aprirebbe in due come una cozza a colpi di spada.
Sembra una bacheca di vetro, o l’espositore di un negozio di chincaglierie. Devono averlo fatto apposta. Baby 5 serra il pugno del braccio di carne e allunga quello che è un fucile oltre la spalla di Buffalo.
-Ambizione,- sussurra. Ha tutti i colpi che vuole, ma non può dire lo stesso del tempo. Sono là, tutte e cinque, appese nella piazza come trofei di caccia. Le corde hanno scavato nei loro polsi, e strisce di sangue scendono lungo le braccia, fin’oltre le spalle.
-Acqua,- mugugna Porche. -Acqua. Acqua.- Belladonna singhiozza sommessamente, ma nessuna lacrima le scende dagli occhi. I capelli di Kikyo e Baccarat coprono i loro volti. Honey Queen è pallida come un cadavere, ma respira, e gocce di bava le scendono dalla bocca socchiusa. Un parallelepipedo di vetro le circonda da tutti i lati. Ai suoi angoli è legata la corda che le tiene appese. Con la Percezione può sentire ogni pelo del colletto del cappotto di Buffalo frusciare e sventolare mentre vola in cerchio sopra la teca.
-Io vado.-
-Attenta-dasuyan.-
Povero Buffalo. Baby 5 gli fa una carezza, prima di saltare. L’elastico prude, contro la sua caviglia, ma non deve essere nulla paragonato a quelle corde.
Il vento le scuote i capelli, accecando i suoi occhi. Non che le servano, in un’operazione del genere. L’elastico è lungo quindici metri: si allungherà per altri sette, e per allora – bang, bang, bang, gli spari si mischiano alle urla rauche delle ragazze e quelle imperiose dei loro guardiani – sarà esattamente all’altezza giusta per lacerarlo e lasciarsi cadere.
Kikyo, Belladonna, Porche, Baccarat e Honey Queen giacciono tra i vetri rotti, sdraiate o rannicchiate. L’elastico si tende, tira contro la caviglia di Baby 5. Piega la caviglia: il suo piede è una spada, e la sua lama frantuma l’elastico in un solo gesto.
-MISSILE GIRL!-
Il terreno tuona, quando vi si schianta contro. Ci sono diecimilaottocentonovantadue pezzi di cristallo sospesi a mezz’aria, undici guardie e sette schiavi in fuga. Le mie compagne stanno bene. L’erba smette di vibrare: Baby 5 riassume sembianze umane e si libera il volto dai capelli. -Tutto bene, Buffalo!- urla sopra di sé. -Io prendo le chiavi, tu spianami la strada.-
Lo intravede che annuisce, e gira attorno a un torrione per sorvolare meglio la piazza. Porche è la più vicina, e a quattro zampe a terra si asciuga la fronte dal sangue. Baby 5 sfila dalla cintura il passe-partout e lo getta di fronte alle mani tremanti della ex majorette.
È una chiave universale. Va bene anche per l’agalmatolite. Siete libere, avanti.-
La majorette si asciuga le lacrime, stringendo le chiavi al petto. -Venite,- grugnisce. Belladonna trascina Kikyo verso di lei, Baccarat raccoglie una pistola da terra e spara in testa a una guardia.
-TURBINE: MATASABURO!- Buffalo plana sopra le loro teste con un rombo. Baby 5 non sente il vento, ma può vederlo: le guardie si levano in aria come foglie morte, si sollevano oltre i palazzi o sbattono contro le finestre. Kikyo e Belladonna si abbracciano, Honey Queen si copre la testa con le mani.
-Non abbiate paura,- dice Baby 5. -Il mio amico Buffalo è molto preciso. Siamo qui per portarvi via.-
-NIIN!- Buffalo atterra al suo fianco senza un rumore. Baccarat lascia andare chiavi e manette, sgranando gli occhi. È sempre stata la più alta del gruppo, ma l’ombra di Buffalo la fa sembrare piccola come un Tontatta. E questo senza contare il suo cappotto luccicante di lustrini, gli stivali con le zeppe e le lunghe unghie laccate.
-Siete cambiati…- Honey Queen si sfila le manette e le scaraventa alle sue spalle assieme alle chiavi. Baby 5 le sorride, assesta sui capelli il cerchietto di brillanti. -Siamo liberi.-
Un plotone di Marines si allinea, i moschetti puntati: Gatling Girl li falcia uno appresso all’altro, facendoli crollare come birilli.
-Quello grasso lo conosco,- urla una guardia. -Era un cavallo umano di Santa Shalria,-
-Non sono un cavallo umano! Sono un elicottero e so volare!- urla Buffalo, e gli conficca nella nuca tre colpi. Baby 5 gli manda un cenno di saluto.
-A tutte le unità.- Una guardia, appoggiata a un muro diroccato, tossisce nella radio. -Ribellione! Ribellione di schiavi! Chiamate…-
Un guizzo di viola gli circonda il volto e sommerge la radio. Crolla a terra, spaccata a metà in un nugolo di cavicchi. Honey Queen chiude il pugno. -Sta zitto. È ora di vendicarci, con noi avete chiuso.-
Belladonna tira Kikyo per un braccio. -Cerchiamo Pansy, presto.- Raccolgono due sciabole e due pistole da terra e si lanciano in corsa verso la piazza principale. Porche si carica un fucile in spalla. Baccarat raccoglie una spada e la brandisce a due mani, saggiandone l’elsa.
-Grazie, Baby 5.- la ex-concierge le stringe appena il polso. -Sapevo di essere fortunata.-
Ho mangiato il frutto Luck Luck, so rubare la fortuna di chi tocco. Eppure Baby 5 non si ritrae. È assurdo che Baccarat voglia rubarla da lei.
Missile Girl si leva in aria di fianco all’elicottero umano e scoppia oltre la sua testa. Baby 5 atterra nel cappotto del compagno senza un rumore. È soffice come ai vecchi tempi, e la pelle nera scaldata al sole è più accogliente di un letto di piume.
-Prossima tappa: Palazzo di Pangea! Niin!-
Buffalo la conduce in volo su villette in fiamme, strade lastricate di sangue e di pietra. Pistol Girl abbatte un’intera fila di guardie, Gatling Girl trafora la testa di un poliziotto alto come Pica. Si aggrappa alla cinghia del cappotto di Buffalo come a una briglia e abbatte una guardia appresso all’altra. Si chiede come sarebbe sparare ai Nobili Mondiali quando portano i loro caschi, vedere il loro sangue riempire le bolle sulle loro teste e annullare completamente i loro sensi.
Forse non sarebbe altrettanto interessante, però, piuttosto che abbatterli tutti insieme nel loro nido. La città degli Dei è solo un’altra città, dalle mura bianche e rosse, solamente costruita su una montagna più in alto. Dei, oppure Demoni Celesti proprio come Doffy, che precipitano dal cielo uno ad uno.
Forse gli piacerebbe, se lo venisse a sapere. Non scopriranno il tesoro della città, e nessuno di loro tornerà da quella battaglia con la vita eterna.
Dopotutto, da un momento all’altro giungerà un ammiraglio a farli a pezzi, e sarà un finale di sangue come negli show più grandi.
Buffalo cabra verso destra, le mura del Palazzo di Pangea sono così vicine da poterle quasi toccare. Si alza, si abbassa – si ferma a mezz’aria come un elicottero non dovrebbe fare.
-Shalria…-
Le eliche si bloccano tutte d’un tratto. Baby 5 agguanta la cinghia del cappotto così in fretta da ustionarsi le mani. Le eliche ruotano, si fermano, ruotano ancora per un attimo a un ritmo goffo e irregolare.
-Buffalo, no! Calmati!-
Lo sente ansimare, rauco, serrando e schiudendo i pugni. Il pavimento si avvicina, rapido come uno schiaffo. Si getta dalla schiena di Buffalo e ruzzola in ginocchio sul pavimento di pietra insanguinata. Il suo compagno rotola una manciata di metri più avanti, abbattendo un palo della luce, e si schianta contro un muro. Non un grido.
Baby 5 si pulisce la bocca dalla polvere. Un lembo del suo vestito è strappato, e penzola inerte sulla sua coscia, e dalle ginocchia sbucciate gocciola sangue fin dentro gli stivaletti. Lo strappo lo taglia alla base con un dito-coltello, ma le ginocchia non le tocca: Buffalo giace immobile, come un bovino abbattuto, proprio davanti agli occhi sgranati della famiglia reale di Dressrosa.


A.A.:
Ho aspettato molto per pubblicare questo capitolo – e quelli che seguono – per una serie di ragioni. 
Avevo pianificato di inserire questa battaglia da mesi, forse dallo scorso inverno. Con il cambiamento recente del clima politico e le manifestazioni che si sono diffuse in tutto il mondo – e che ancora si tengono, anche in Italia – ho però trovato inappropriato e irrispettoso parlare di una tematica come una violenta rivolta di schiavi, e non ero neanche del tutto sicura che l'avrei mai pubblicato.
Non importa in fondo, i problemi sono altri. 
Con il calmarsi delle acque, e la trasformazione delle manifestazioni americane da violente e pericolose a pacifiche e orientate all'assistenza, ho supposto che il clima si fosse fatto più calmo. Io sono fermamente a favore della causa per la quale le manifestazioni si sono tenute, e non intendo in alcun modo mancare ad essa di rispetto. Soprattutto non è mai stata mia intenzione raccontare della tematica del razzismo, perché non posso esserne vittima e non sta a me parlarne – l'ho accennato prevemente con Dellinger, ma non è un punto focale – soprattutto con un'opera che, a mio parere, non tratta bene la questione. 
Sì, qui si parla di emarginati, ma una discriminazione più universale, basata sullo status e la non conformità con le norme e lo standard sociale. È qualcosa con cui mi relaziono in prima persona e che penso di avere la capacità di trattare bene, anche in una maniera così esagerata e baracconosa. 
Quello che sta succedendo è fin troppo chiaro: Mariejoa rappresenta lo "sfidante" accennato secoli fa nell'ultimo capitolo: sfida che la Family ha accolto e che porta a termine seminando il panico dappertutto. 
Mi sono anche permessa di "sistemare" il loro guardaroba, basandolo volte su personaggi e cantanti specifici (es. Diamante ovviamente su Steven Tyler, Machvise su Michael Valentine dei Twisted Sister, Baby 5 su Cindy Lauper, Jora su Dolly Parton), a volte semplicemente come un collage di mode, tropi, trucco e glitter. Dopotutto lo stesso Doflamingo è basato su Michel Polnareff, quindi ha senso portare avanti così la sua eredità. Se Trebol fosse vivo lo concerei come Angus Young degli AC/DC. Ma è morto, quindi... non si pone la cosa.
Spero che non vi sia mancata *troppo*, visto che è più di un mese che non la proseguo. 
Vi saluto. 
Lady R
  
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