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Autore: Mondlicht    10/07/2020    0 recensioni
[Skam France|ELu]
Dal testo:
"L'orario compare imponente sulla schermata di blocco, e quasi gli sembra più voluminoso, prepotente mentre gli ricorda che sono trascorsi quarantasette minuti e nulla è successo.
Poco più in basso, in contrasto con l'immagine dell'oceano, la sua frase motivazionale che scorre come le notizie al telegiornale.
A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici, gli ricorda."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Papà Georges prende sempre in giro Lucas, in questione d'amore. Non c'è nulla al mondo che riesca a farlo desistere dal chiamarlo Otello, con le zampe di gallina che si duplicano quando sorride sibillino. E Lucas glielo ripete sempre, che la deve smettere di paragonarlo al protagonista di una tragedia shakespeariana soltanto perché, quelle poche volte che ha tentato di instaurare una relazione duratura, alla fine sono state tutte strozzate dalle sue insicurezze, dal timore del non essere abbastanza, al punto tale che la gelosia faceva tabula rasa di qualunque possibile futuro condiviso.

Lucas detesta il mito di Otello perché, da quando quel nome gli si è insinuato sotto pelle, non può evitare di darsi il tormento per quanto sia stato sciocco alle volte, accusando il proprio partner di futilità che, se avesse evitato, forse non avrebbe pagato il caro prezzo della solitudine. Ma ora Lucas ha ventiquattro anni, e col tempo ha individuato le crepe della sua autostima e le ha colmate di stucco, consapevole che sia necessario sradicare l'erbaccia alla radice, per evitare che ne cresca ancora. Ormai è maturo a sufficienza da capire quali siano i limiti consentiti oltre cui non può sconfinare, tentando di rispettare in tutto e per tutto gli spazi dell'altro. Fortuna che mai ha provato il retrogusto amaro della delusione, data la durata breve quanto un battito di ciglia di quei rapporti; almeno in questo, l'amore è stato clemente con lui.

Ma poi, come se non bastasse, ecco che un'altra crepa si dirama lungo il vaso della sua sicurezza: e se fosse troppo accondiscendente con le persone? Se non riuscisse a distinguere l'interesse dalla mera infatuazione che l'altro può nutrire nei suoi confronti?

Questo è ciò su cui medita in una gelida serata qualunque di inizio inverno, mentre la dolce cantilena di una giostra gli accarezza le orecchie, fungendo da sottofondo ai suoi pensieri. Lucas affonda la testa nelle spalle quando un soffio di vento freddo si insinua dispettoso nel collo del giubbotto blu, e mastica una bestemmia fra i denti mentre aggiorna convulsamente la chat di Instagram. Mai si è sentito così desideroso di ricevere almeno un messaggio di avviso che lo convinca a levare le tende, a tornare sconfitto a casa perché si è verificato un contrattempo, un evento qualunque di enorme portata che ha costretto Eliott a rimandare l'appuntamento.

E invece no, nulla. Lucas preme il tasto di blocco, infila il telefono in tasca e a distanza di cinque minuti lo smartphone è di nuovo fra le dita rigide per il freddo, la pelle indurita e spaccata sulle nocche arrossate. L'orario compare imponente sulla schermata di blocco, e quasi gli sembra più voluminoso, prepotente mentre gli ricorda che sono trascorsi quarantasette minuti e nulla è successo.

Poco più in basso, in contrasto con l'immagine dell'oceano, la sua frase motivazionale che scorre come le notizie al telegiornale. A volte le domande sono complicate e le risposte sono semplici, gli ricorda. Non sa neppure in quale libro l'abbia letta, o da chi l'abbia sentita, forse in qualche film o sitcom americana con cui colma le serate noiose. Ancora una volta clicca il tasto di blocco e ripone il cellulare nella tasca, ora in quella del jeans, cosicché quando vorrà riprenderlo allungherà di poco l'azione, e avrà più tempo per poter sperare che sia comparsa una notifica.

Sperare. Che zingara la speranza, ladra di sogni. Eliott gli ha fatto credere per mesi che lui fosse l'eccezione, tulipano rosso in un campo di margherite uguali, mostrandosi empatico e sensibile quando ha varcato le inferriate arrugginite del suo cuore, l'unico che vi sia riuscito.

Invece tutto si è vanificato nel nulla e Lucas è annichilito, perché sta frugando da giorni nei ricordi di possibili sbagli commessi, ma neppure uno sembra essere valido per quella punizione. Per una settimana intera Eliott non si è fatto vivo: anche quando il display gli segnalava online, lui non rispondeva ai messaggi o, se lo faceva, si scusava per l'atteggiamento assunto perché oberato dagli esami universitari. Forse il passato se stesso avrebbe risposto impulsivamente chiudendo la conversazione con un insulto degno di nota, guadagnandosi ancora una volta l'appellativo "Otello"; invece, ormai fin troppo grande per potersi comportare come quando era sedicenne, aveva mantenuto la calma e si era convinto che fosse perfettamente plausibile una cosa del genere, così l'aveva rassicurato concludendo la chat di sua spontanea volontà.

A distanza di cinque giorni, Eliott sembrava essere diventato soltanto un pallido ricordo, lo spettro di una persona che Lucas aveva sempre ritenuto magnifica, fuori dal comune. Nonostante tutto, la speranza aveva continuato a portare sul palmo della mano l'idea che aveva di lui, e così, nostalgico del tempo trascorso insieme, dei baci e delle dolci attenzioni, gli aveva riscritto per poterlo incontrare.

"Non avrei dovuto scriverti io?", poi una risata, in ultimo l'orario dell'appuntamento alla fiera del paese, proprio di fianco alla giostra dei cavalli. Avrebbe dovuto esserne felice. Non lo era, e non lo è neanche ora.

Non avrei dovuto scriverti io?, riflette insistentemente su quella frase mentre lancia lo sguardo all'orologio da polso, combattendo l'irrefrenabile desiderio di prendere il telefono dal jeans. Un'ora di ritardo e lui è ancora lì, col naso freddo e col muco che gli cola sul labbro, prontamente rimosso con l'unico fazzoletto sgualcito e usato che ha.

Poi l'impellente ed avido desiderio di sapere se ci sia qualche aggiornamento gli conduce la mano fino alla tasca, burattino delle sue emozioni caustiche e contraddittorie. -Non avrei dovuto scriverti, io.- soffia in un sospiro stanco, amareggiato com'è.

"Di te mi piace il modo in cui guardi le cose", gli aveva detto Eliott, quando Lucas lo aveva intimato a fare silenzio per contemplare il treno sfrecciare nella coltre di nebbia del quartiere, il suo momento preferito della giornata. L'aveva reso partecipe di quel segreto, portandolo per mano nell'intimità del suo cuore, ricevendo in cambio un sorriso che di sincero non portava nulla, e di egoismo aveva tutto.

Di me ti piace il modo in cui ti guardo, pensa, lo ripete a voce alta, finché non se ne convince. Vittima del narcisismo altrui, Lucas si dirige a passo flemmatico verso la stazione, lì dove aspetterà il treno portatore di sogni, lì dove ha conosciuto Eliott, credendo che la Dea Bendata avesse provveduto al suo destino.

Ma si sa, che non è granché brava a dadi.

   
 
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