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Autore: Andrea Micky    10/07/2020    0 recensioni
Questa storia é la mia versione del primo incontro fra Necro (personaggio di SF3) ed Effie (NPC che imita le sue pose di vittoria a fine round).
STREET FIGHTER 3 and relative characters are copyright of CAPCOM
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Necro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Insieme
by Andrea Micky

In una zona sconosciuta del Mar Mediterraneo esisteva un gruppo di isole, che costituivano un’ottima occasione per chiunque volesse lavorare in segretezza.
Una delle isole venne presto occupata da una società segreta chiamata Gli Illuminati, il cui scopo era la creazione di un nuovo mondo, da tenere sotto il proprio giogo.
Per realizzare i suoi scopi, la società segreta aveva bisogno di molti adepti e per incrementare i reclutamenti, si dovette ricorrere a metodi pochi ortodossi, come ad esempio il rapimento.
Fra i reclutati in questa maniera, c’era una ragazza bionda di nome Effie, che, dopo essere stata strappata alla sua famiglia, finì proprio nella base sull’isola, dove la giovane divenne poco più che una schiava, costretta a lavorare duramente per sopravvivere.

Quando la porta della sua cella venne bruscamente spalancata, Effie si svegliò di colpo, per poi venire accecata dalla luce di una torcia.
“Svegliati, ragazzina. Oggi sei stata assegnata al laboratorio del Dottor Aisen” disse una guardia.
“Sì, signore” rispose Effie, alzandosi faticosamente dal suo misero giaciglio.
Mentre usciva dalla cella, la ragazza colse di sfuggita il suo riflesso sulla porta di metallo e vedendosi pallida e smagrita, Effie non poté fare a meno di constatare quanto fosse cambiata nei due mesi di prigionia appena trascorsi.

Una volta giunta al laboratorio, Effie s’imbatté in Yapuh, il robusto assistente del dottore, che le porse secchio e straccio.
“Datti da fare. Il laboratorio deve essere lucido come uno specchio” si limitò a dirle Yapuh.
Effie non replicò e dopo essersi inginocchiata, la ragazza si mise a lucidare il pavimento, stando ben attenta a fare un buon lavoro, onde evitare di essere punita.
 
Effie era ormai a metà della lucidatura, quando arrivò il Dottor Aisen, insieme ad una mezza dozzina di uomini, che trasportavano un’enorme sfera di vetro.
“Ci siamo. Mettetela lì” ordinò lo scienziato, indicando un angolo del laboratorio.
“Dottore, che succede?” domandò Yapuh.
“Il Signor Gill ha dato il via libera per il Progetto-G” rispose eccitato Aisen.
“Benissimo. Prepariamo subito le apparecchiature, allora” rispose Yapuh, prima di mettersi ad armeggiare con i fili e i circuiti di un grosso macchinario.
Pur avendo ascoltato l’intero discorso, Effie non ne capì il significato e proseguì nello svolgimento delle sue mansioni, ignara di come il suo destino stesse per cambiare proprio grazie al Progetto-G.

Effie aveva appena terminato il suo lavoro, quando nell’aria risuonò il rumore di una sirena, che annunciava il pranzo.
“Finalmente un po’ di riposo” pensò la ragazza, già duramente provata dalla fatica.
Ma proprio in quel momento, Yapuh le si avvicinò, reggendo fra le mani un vassoio di metallo, con sopra una ciotola piena di strana poltiglia grigia.
“Effie, porta da mangiare a Necro” le ordinò l’assistente del dottore, passandole il vassoio.
“Necro? E chi sarebbe?” domandò la ragazza.
“É il nome di un partecipante al Progetto-G” spiegò Yapuh, indicando la sfera di vetro gigante.
Perplessa ed un poco timorosa, Effie si avvicinò alla sfera, rendendosi così conto che dentro di essa c’era qualcosa, che sembrava un uomo in posizione rannicchiata.
 
In quel momento, l’uomo dentro la sfera si accorse della ragazza che si avvicinava e si alzò in piedi, rivelando così il suo aspetto.
E di fronte a quello spettacolo, Effie non poté trattenere un gemito di stupore, perché l’uomo nella sfera aveva la pelle completamente bianca, ad eccezione di alcune strisce rosse sul viso e sulle spalle, ed un paio di occhi gialli, privi di iride, che subito si posarono sulla ragazza.
“Che vuoi?” domandò con voce adirata l’uomo bianco.
“Ti...ti ho portato da mangiare” rispose Effie, sollevando il vassoio.
“Non ho fame” replicò infastidito l’uomo nella sfera.
“Beh, io te lo lascio qui. Così, se vuoi, potrai mangiare dopo” disse gentilmente Effie, mentre infilava il vassoio nella sfera, attraverso una fessura posizionata sul fondo.
E mentre si allontanava, la ragazza girò leggermente la testa e chiese “Ti chiami Necro, vero?”.
“Sì, perché?” domandò lui.
“Io sono Effie” si presentò la ragazza, prima di allontanarsi.
Inizialmente, Necro non degnò il cibo di uno sguardo, ma ripensando ad Effie, prese il vassoio e cominciò a mangiare.

Nei giorni seguenti, Effie venne nuovamente assegnata al laboratorio e nonostante tutto il daffare che c’era, la ragazza trovava sempre il tempo per avvicinarsi alla sfera, per rivolgere una breve occhiata al suo insolito occupante.
Quest’ultimo si accorse di come si comportava Effie e dentro di sé, dovette ammettere che la cosa gli faceva piacere.

Un giorno, Necro stava consumando il suo solito pasto, quando si accorse che Effie si era seduta accanto alla sfera, probabilmente per riposarsi un po’.
“Ti dispiace se ti faccio compagnia?” domandò lei.
“No, resta pure. Anche se non capisco perché tu sia così gentile con me” ammise Necro.
“É che, quando ti ho visto per la prima volta, mi sembravi tanto triste. E sapendo cosa si prova a stare qui dentro, ho pensato ti avrebbe fatto piacere avere l’amicizia di qualcuno” spiegò Effie, arrossendo leggermente.
“Grazie del pensiero” si limitò a risponderle Necro, abbassando in fretta lo sguardo.
Nessuno dei due aggiunse altro, ma dentro di loro, dopo tanto tempo, grazie alla reciproca amicizia, Necro ed Effie sentirono di provare nuovamente il sentimento della felicità.

Qualche tempo dopo, Necro iniziò un duro allenamento, che gli avrebbe permesso di sfruttare appieno le sue capacità.
Quello stesso giorno, la sfera di vetro venne sostituita da un lettino di metallo, collegato a varie apparecchiature, con cui monitorare le condizioni di Necro, che uscì dalla prima sessione di allenamento  piuttosto malconcio.
Non appena si sdraiò sul lettino, Necro si addormentò esausto e quando riaprì gli occhi, vide Effie china su di lui, intenta a medicargli le ferite.
“Oh, scusa se ti ho svegliato” disse lei, mentre gli bendava una ferita sul braccio destro.
“Che stai facendo?” domandò sorpreso Necro.
“Il Dottor Aisen ha detto che bisognava medicarti e mi sono offerta io di farlo” rispose Effie, mentre imbeveva un batuffolo di cotone con del disinfettante.
“Grazie, Effie. Con te che mi curi, mi sembra di essere di nuovo a casa” sospirò Necro.
“Ti manca la tua famiglia, vero?” domandò Effie, ben consapevole di cosa provasse il suo amico.
“Sì. Io vivevo con i miei fratelli in un villaggio, tanto piccolo quanto povero, nel nord della Russia. Quando l’Unione Sovietica crollò, decisi di cercare fortuna altrove e così, capitai a Mosca, dove m’imbattei in Gill e la sua società segreta. Loro mi avevano promesso una vita migliore e invece, mi sottoposero a degli strani esperimenti, che mi trasformarono in...questa cosa che hai di fronte” raccontò lui, pronunciando le ultime parole con una palese amarezza.
“Non dire così, Necro. Anche se sei cambiato fuori, dentro sei la stessa persona di sempre. E la persona che sei, mi piace molto” lo confortò Effie, accarezzandogli dolcemente una mano.
“Grazie, Effie. Ma, se non ti dispiace, potresti chiamarmi Illia? Era il mio nome prima della mutazione” disse Necro.
“Va bene, Nec...Illia” rispose Effie, facendo un piccolo sorriso.

Dopo aver finito la medicazione e prima di tornare in cella, Effie si recò dal Dottor Aisen, per chiedergli un favore.
“Cosa? Vorresti essere tu ad occuparti di Necro?” domandò lo scienziato.
“Sì, dottore. Ormai sono qui da parecchio tempo e potrei esservi molto utile, grazie a ciò che ho appreso lavorando qui. Inoltre, Necro mi conosce e la mia presenza non gli darebbe alcun fastidio” spiegò la ragazza.
“Va bene. D’ora in poi, ci aiuterai nella gestione del Progetto-G” acconsentì il Dottor Aisen.
“La ringrazio, dottore” disse Effie, facendo un piccolo inchino.
“Spero solo che tu non voglia giocarci qualche scherzo, perché, in tal caso, la pagheresti molto cara” avvertì lo scienziato.
“Non vi causerò alcun problema” assicurò la ragazza.
Così, Effie diventò a tutti gli effetti un’assistente di laboratorio e la sua presenza arrecava gioia a Necro, il quale, accudito amorevolmente dalla ragazza, sentì alleggerirsi il peso della sua condizione.

Non appena ebbe completato il suo addestramento, Necro venne inviato a compiere alcune missioni al di fuori della base.
Ogni volta che tornava, mentre Effie si occupava di lui, Necro le raccontava, con grande passione, tutto ciò che aveva visto nel mondo esterno; ma un giorno, invece, Necro rimase in silenzio e non pronunciò una sola parola.
“Sei silenzioso, oggi. Qualcosa non va?” gli domandò Effie.
“Ho saputo una certa cosa” le rispose serio Necro.
“Di che si tratta?” volle sapere la ragazza.
“Gill ha intenzione di organizzare un torneo, a cui parteciperanno dei lottatori che lui ritiene utili ai suoi scopi. E fra di loro, ci sono anch’io” disse Necro.
“Dovrai combattere in un torneo?” domandò preoccupata Effie.
“Sì, ma se vinco, riuscirò a riavere la mia libertà e a vendicarmi di Gill” ammise Necro.
“Non farlo, Illia. É troppo pericoloso” lo supplicò Effie, stringendogli forte una mano.
Al che Necro, replicò “Io non voglio passare la mia vita in questo posto, Effie. Io voglio vedere il mondo esterno, godendo di tutto ciò che esso può offrire. E scommetto che lo vuoi anche tu”.
Effie esitò alcuni secondi, prima di rispondere “Sì”.
Accarezzandole dolcemente una guancia, Necro promise “Io vincerò il torneo e poi, tornerò a prenderti. Dopo di che, ce ne andremo da qui e saremo liberi di vivere la nostra vita come vogliamo”.
Sorridendo, la ragazza disse “Ho totale fiducia in te, Illia. E so che manterrai la tua promessa”.

Dopo lo svolgimento del torneo
“Dannazione! Mi hai ingannato, Gill! Liberami!” disse Necro, mentre si dibatteva, nel vano tentativo di strappare i nastri per sigillare che lo immobilizzavano.
Ma con crudele freddezza, Gill annunciò “Distruggerò questa struttura e tu con essa. Addio! È tempo di concludere questo esperimento. Tu sei sacrificabile”.
E mentre quelle parole venivano pronunciate, la porta metallica del deposito in cui Necro era intrappolato si chiuse, lasciando l’ormai ex partecipante al Progetto-G immerso in un’oscurità quasi totale.

Ormai rassegnato, Necro smise di agitarsi, aspettando stoicamente la propria fine, quando, davanti a lui, comparve improvvisamente l’esile figura di Effie.
“Ohh, povero Illia! Ti darò una mano” disse la ragazza, vedendo il suo amico in difficoltà.
“No, Effie. Devi andartene subito o salterai in aria insieme a me”  la avvertì Necro.
“Preferisco così, piuttosto che vivere la mia vita senza di te” rispose la ragazza, cercando di strappare i nastri che bloccavano Necro.
“Ma perché vuoi rischiare la tua vita per salvare la mia?” domandò quest’ultimo.
“Perché io ti amo” ammise Effie, guardando Necro negli occhi.
“Mi ami? Ma io non sono nemmeno più un essere umano. Sono solo un esperimento dall’aspetto aberrante” disse Necro.
“Non m’importa in cosa ti abbiano trasformato. Per me, sei semplicemente Illia” rispose Effie, perseverando nei suoi sforzi di liberare Necro.
Sentendo di avere un valido motivo per sopravvivere, Necro si rianimò, deciso a portare in salvo non tanto se stesso quanto Effie, a cui avrebbe confessato che i suoi sentimenti erano ricambiati da tempo.

Risuonando per la struttura ormai deserta, la fredda voce del computer centrale avvertì “10 secondi all’auto-distruzione. Cancellazione disabilitata...5, 4, 3, 2, 1, 0”.
Subito dopo, una titanica esplosione disintegrò completamente l’isola su cui l’Organizzazione Segreta di Gill aveva compiuto i suoi nefasti esperimenti.
E con l’isola, sparì anche chiunque fosse stato così incauto da rimanere sul posto, nonostante l’avvertimento del computer.

***

Il sole stava tramontando sull’oceano, colorando le sue acque di rosso, mentre la moto su cui viaggiavano Necro ed Effie sfrecciava veloce sul bagnasciuga.
“Mi chiedo cosa ci succederà adesso” ammise la ragazza, stringendo forte il suo amato.
“Non lo so. Ma fa parte della libertà, giusto? Tutto é possibile” rispose lui, sorridendo felice.
E così, assaporando appieno la ritrovata libertà, Necro ed Effie si avventurarono nel mondo esterno, pronti ad affrontare insieme il futuro che li attendeva.

FINE

   
 
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