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Autore: IppaR    10/07/2020    1 recensioni
"James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa.
Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola."
*
Sesto anno dei Malandrini a Hogwarts. L'anno prima dell'inizio della guerra, con tutto ciò che porta con sé: l’avventura, l’amicizia, le scelte, la lotta, gli sbagli, la paura, il coraggio, l’amore. [Wolfstar e un po' di LilyxJames]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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War and Peace
Capitolo VIII -  Valentine's Day

 

«Allora Evans, hai già incontrato Bars?»

 

Allo sguardo confuso di Lily, James scoppiò a ridere.

«Oh Evans, ma negli ultimi sei anni di Hogwarts hai visto soltanto la biblioteca?» le fece l’occhiolino e sorrise «Menomale che adesso ci sono io!»

La Grifondoro tentò di rispondergli male, ma non le venne in mente nulla. Nel mentre lui coprì entrambi con il mantello dell’invisibilità e fece strada afferrandola per il polso. Lily, per l’ennesima volta, rimase sorpresa dall’enorme conoscenza della scuola che James dimostrò: furono di fronte alla Sala Grande in pochi minuti e da lì scesero nei sotterranei, verso la sala comune dei Tassorosso.

«Potter dove st-»

«Shh» bisbigliò il Grifondoro di rimando «fidati di me, okay? Siamo quasi arrivati!»

Qualche istante dopo James le lasciò il braccio, si guardò in giro e, accertatosi dell’assenza di professori, si tolse il mantello. Anche Lily si guardò intorno: erano nel mezzo del nulla, non c’era niente attorno a loro se non il grosso quadro di una natura morta e freddi corridoi di pietra.

James si avvicinò al quadro, allungò il braccio fino a toccarlo, poi fece il solletico a una delle pere dipinte. La prefetta si sentì inorridire e si diede della stupida per avergli dato retta.

«Potter ma sei impazzito? Io me ne vado. Che ca-»

La pera si trasformò in una maniglia e James, sorridendole sornione, l’abbassò.
Prima ancora di riuscire a entrare, Lily sentì una voce squillante rivolgersi al ragazzo.

«James Potter, signore. Che bello vederla!»

«Prenda una fetta di torta, signore»

A intervenire fu una seconda voce, altrettanto squillante ma leggermente più stridula. La Evans fece un passo avanti e si chiuse la porta alle spalle. Quando si girò trovò di fronte a sé decine di strani esseri umanoidi, molto bassi, dalle orecchie appuntite, le gambe affusolate e la testa gigante, molto spropositata rispetto al corpo. I grandi tavoli di legno, il calore della stanza e il pentolame di rame fecero capire a Lily, con certezza, di essere nelle cucine di Hogwarts. Dunque le creature di fronte a lei dovevano essere gli elfi domestici!

La Grifondoro si sentì arrossire: non avevano studiato molto sugli elfi, e le poche volte in cui erano citati in qualche libro non c’erano fotografie o disegni ad accompagnare, quindi se li era figurati come nell’immaginario del mondo babbano… nella sua testa erano umanoidi molto belli, dal viso gentile, le orecchie a punta, i capelli lunghi - ed un grande amore per la cucina, evidentemente. Ma, ovviamente, aveva preso un granchio. Si schiarì la gola e sorrise.

«Buonasera signori elfi»

Gli elfi smisero di proporre cibo a James e la guardarono, poi fecero un inchino.

«Buonasera signorina…» iniziò l’elfo più vicino a James.

Poi sgranò gli enormi occhi marroni, disperato. Lily si chiese cosa lo avesse turbato così tanto e all’improvviso.

«Lily Evans» disse James.

«Buonasera signorina Lily Evans»

L’elfo che aveva parlato fece un nuovo inchino, toccando quasi terra con la testa. Poi si sollevo di scatto e andò verso i fornelli.

«Bars fermo!» urlò James, bloccando l’elfo e gettando Lily ancor di più nella confusione.

«Bars si deve punire per non aver saputo il nome della signorina Lily Evans, signore» fece lui.

Ma come punirsi?
Ma poi come poteva sapere il suo nome se non si erano mai incontrati?

«No Bars, emh, davvero, va bene così! Con Lily vale la stessa regola che ti abbiamo dato noi: niente punizioni, va bene? Non punirti per ciò che ci riguarda e saremo molto felici!»

L’elfo annuì e tirò su col naso, ricacciando indietro le lacrime corse ad appannargli gli occhi.

«Ci chiedevamo Bars, se potreste darci due tazze di tè?»

«Se non è di disturbo» aggiunse Lily con dolcezza.

L’elfo la guardò con un’espressione offesa, come se fosse appena stato insultato.

«Non c’è mai disturbo signorina, Bars l’elfo domestico è qui per servirvi!»

«Grazie Bars!» intervenne velocemente il Grifondoro, per poi indicare uno dei grandi tavoli in legno «E emh, senti, siccome non potremmo andare in giro a quest’ora… ma io e Lily avremmo proprio bisogno di parlare… possiamo metterci su uno di questi tavoli?»

«Oh» gli occhi di Bars scintillarono, poi si fece incredibilmente serio e annuì «Bars ha capito signore!»

Bars iniziò a impartire ordini agli altri elfi e, in un attimo, metà del tavolo più lontano dai fornelli venne addobbato con una tovaglia color oro, un vaso di rose rosse e numerosi piatti di dolci.

«Ecco signore» disse poi portando due tazze di tè e una brocca di succo di zucca «adesso gli elfi vi lasciano della privacy, signore e sigorina»

L’elfo schiocco le dita e attorno al tavolo apparve una tovaglia che rimase sospesa, a fare da separè. James rise e urlò ringraziamenti agli elfi.

«Se avete bisogno di qualcosa chiamate, signore e signorina» disse loro l’elfo, sorridendo, poi sparì con un altro schiocco.

«James ma…?» Lily non sapeva bene neanche cosa chiedere: cos’era quello? Perchè gli elfi si comportavano così? Cosa era successo tra loro e Lupin?

«Perchè ha fatto questo?»

«Questo perchè crede che sia un appuntamento!» rispose il ragazzo indicando il separè «Questo invece» proseguì spostando il dito verso il tavolo imbandito e scrollando le spalle «beh, perchè gli elfi domestici sono fatti così!»

«Si voleva punire prima!»

«Sì, emh… non avevi mai visto degli elfi?»

La Grifondoro scosse la testa.

«È difficile da spiegare. Diciamo che gli elfi amano servire…»

Lily inorridì e lasciò cadere la fetta di torta di mele che stava per addentare.

«Mi stai dicendo che sono degli schiavi?»

James si mosse i capelli, in difficoltà.

«No, no.. cioè, sì ma no. Loro vogliono servire! Po-»

«Chi vorrebbe mai servire, Potter?»

Il Capitano sospirò.

«Te l’avevo detto che era una cosa complessa… gli elfi sono creature che provano gioia nel mettersi al servizio degli altri, è proprio la loro… vocazione, ecco»

James si sentì molto soddisfatto per la sua spiegazione, ma la faccia della Evans rimase contrariata.

«Poi ovviamente ci sono brutte famiglie che trattano male i loro elfi domestici… ma anche famiglie con cui vivono una bella vita. Non da schiavi. Come qui a Hogwarts! Guarda: Baaars!»

L’elfo apparì in un attimo.

«Sì signorino Potter e signorina Evans, cosa può fare Bars per voi?»

«Sei felice ad Hogwarts Bars?»

L’elfo gonfiò il petto.

«Hogwarts è il miglior posto per gli elfi domestici, signore. Per Bars è un onore servire Hogwarts, signore!»

«Ma non vorresti essere libero?» intervenne Lily.

L’elfo indietreggiò e spalancò la bocca.

«L-l-l-ibero? Bars ha fatto qualcosa di male signorina? Bars non voleva portare solo il succo di zucca signorina, ma Bars non può servire bevande alcoliche agli studenti!»

Guardò James e iniziò a piangere.

«Perchè vuole liberare Bars, signore? Bars non ha sempre servito bene il signor Potter e i suoi amici?»

«Certo Bars, nessuno vuole liberarti! Era solo una domanda!»

Bars si buttò tra le braccia del ragazzo, piangendo ancora più forte.

«Grazie signore, grazie!»

«Su, su» continuò James battendogli sulla spalla. Poi lanciò un’occhiata a Lily della serie: “vedi?”. La ragazza sospirò e alzò le sopracciglia. Quando Bars se ne fu andato, dopo aver strappato a James un’ulteriore conferma del fatto che non l’avrebbero mai liberato, Lily  decise che era il momento di parlare. Guardò l’orologio: aveva poco più di un quarto d’ora prima di dover raggiungere Remus per finire la ronda - una ronda che non aveva neanche fatto, visto che era a bere tè con James Potter nelle cucine di Hogwarts; anche se gliel’avessero detto non ci avrebbe mai creduto.

«Avanti Potter, che è successo tra Sirius e Remus?» chiese.

Ritenne giusto far iniziare James, d’altronde era stato lui ad aver proposto quel tè.

«Prima tu» fece lui «non posso dirti niente se non so cosa sai!»

L’espressione del Grifondoro era così seria e decisa che la ragazza non provò neanche a dibattere: persino un Avery qualsiasi avrebbe capito che si trattava di qualcosa di importante. Raccontò velocemente della discussione avuta con Remus e vide l’espressione di James farsi sempre più triste.

«Capisco» disse infine, in un filo di voce. Poi si scompiglio i capelli per un minuto buono, prima  di proseguire.

«Senti Evans, non posso dirti come stanno le cose, perchè quello spetta soltanto a Remus. Gli ho promesso che avrei custodito il suo segreto e per nulla al mondo lo tradirò! Posso però assicurarti che Moony si sbaglia quando pensa che lo riteniamo un mostro o che lo consideriamo un nulla: oltre che essere una persona degna di stima assoluta e un grande mago… è il nostro più caro amico, un quarto di un intero. Siamo spezzati dentro senza di lui»

James la guardò e nei suoi occhi la Grifondoro vi lesse tutta la verità che stava tirando fuori. E anche la fatica che gli richiedeva.

«Quindi perchè Sirius ha fatto… qualsiasi cosa abbia fatto? Tu avresti dovuto vedere Remus… era… come se…»

Potter abbassò la testa.

«Lo so. Ma anche Sirius è a pezzi, te lo assicuro. Lo hai visto, no? Ha sbagliato, ha commesso un errore… imperdonabile… e non ci sono attenuanti per ciò che ha fatto… ma vorrei che provassi a capirlo per non giudicarlo da una singola azione…»

«Okay  James, ti credo. Allora spiegamelo! Fammi capire…»

Il Grifondro sussultò sentendosi chiamato per nome da Lily. Dentro di lui qualcosa ruggì. Annuì.

«Non è facile per Pad discernere il bene dal male. È cresciuto dentro una famiglia convinta che il dolore, oltre che essere un metodo educativo, fosse divertente. La soluzione a tutto! Quando Sirius non era come doveva essere, secondo loro almeno, lo colpivano con incantesimi, gli facevano male… »

James serrò la mascella per la rabbia.

«Ha una percezione distorta delle cose. Alla prima punizione che abbiamo preso insieme ha chiesto alla McGranitt di colpirlo ovunque ma non sulla faccia, perchè era troppo bello. All’inizio ho riso, pensavo fosse una battuta… invece lui credeva davvero che l’avrebbero picchiato o cruciato o schiantato o boh, non lo so, altro del genere…»

Potter sospirò e si passò nuovamente la mano destra tra i capelli.

«Sirius è sempre stato impulsivo e avventato, ma da quando è scappato di casa ed è arrivata tutta questa magia oscura nelle nostre vite… gli ideali del sangue, la possibilità della guerra… è diventato ancora più irrequieto e intollerante. Ha un senso di giustizia enorme, davvero, superiore a tutti noi… e lo dimostrano le scelte che ha preso, come abbia abbandonato la sua famiglia pur di non dover sposare i loro credo… ma questo senso di giustizia si è mescolato all’odio e al disprezzo che nutre per chi asseconda queste ideologie, anche per motivi… personali… e ciò l’ha reso smanioso, eccessivo, irresponsabile… ed è arrivato a fare una cazzata. Una cazzata enorme. Davvero Evans, io non voglio giustificarlo… credimi… ma l’ha capito!»

James sorrise.

«E noi ci perdoniamo anche cose imperdonabili, siamo fatti così. Siamo una famiglia. Faranno pace, serve solo tempo!»

Il legame di cui il Grifondoro parlava era ben più di un’amicizia, quei quattro condividevano qualcosa di straordinario. Più che invidiosa, Lily era veramente affascinata dalla forza del bene che sentiva scorrere nelle parole dell’altro.

«Okay Potter, non posso dirti di aver capito di più… ma va bene così. Posso prometterti che mi prenderò cura di Remus nel frattempo!»

Il sorriso di James gli si spense sulle labbra.

«Non te lo permetterà. Lo conosco, ormai è entrato nella fase “mi odio, sono un pericolo per il mondo, merito di stare solo” …»

Per sorridere, fu il turno di Lily.

«Oh Potter, che ingenuo che sei. Come se Remus potesse anche solo pensare di potermi allontanare. So essere molto insistente quando mi ci metto! Una volta ho persino convinto Madame Pince a tenere la biblioteca aperta oltre l’orario ufficiale!»

James la guardò con uno scintillio negli occhi.

«Ah Evans, si direbbe quasi che tu sia una maga!»

Lily rise di gusto. Continuarono a prendersi in giro per qualche minuto, finché la prefetta non si rese conto che Remus, probabilmente, la stava aspettando da oltre mezz’ora. Lanciò uno strillo, prese James per mano e, correndo, salutò gli elfi domestici. Si misero in fretta il  mantello dell’invisibilità e il Grifondoro la riportò nel corridoio in cui si era data appuntamento con Lupin: secondo Lily era già andato a letto, ma Potter le aveva detto che invece, sicuramente, la stava aspettando.

In effetti lo trovò appoggiato a un’armatura d’argento, dormiva beatamente usandola come cuscino. La mano sinistra, il cui braccio cadeva morbido e scomposto lungo il fianco, sfiorava un libro aperto a terra. Lily non avrebbe mai voluto svegliarlo, sembrava aver proprio bisogno di dormire, ma non poteva di certo lasciarlo lì.

«Ehi Remus!»

Lupin aprì gli occhi. Ci mise qualche istante per realizzare dove fosse e perchè, poi si tirò su e assunse una posa distinta.

«Oh, scusa Lily, devo essermi addormentato. Che ore sono?»

«Quasi le due!»

«Per Merlino, beh, direi che per questa sera abbiamo dato. Tutto bene da te?»

Lily, senza volerlo, ripensò alla risata di James.

«Molto!»

Remus sorrise mestamente. Poi s’incamminò verso il dormitorio.

«Ottimo, allora direi che è tempo di andare a letto!»

«Aspetta Remus, aspetta!»

Lupin sospirò come se avesse atteso quel momento e si voltò.

«Sì?»

«Mi va bene se non mi vuoi dire cosa è successo con Black, non è importante che io lo sappia, ma è importante che tu sappia che ci sono… e che non ho intenzione di permetterti di autocommiserarti e startene da solo a pensare di non meritarti nessuno e di non valere niente!»

«E perchè mai lo faresti, Lily Evans?»

Remus era arrabbiato, Lily poteva vederlo fremere sotto la sua maschera educata e cordiale.

«Perchè sei mio amico!»

«Nessuno vuole essere mio amico»

«Io sì!»

Il prefetto scosse la testa.

«No, vuoi essere amica del Remus Lupin che conosci, ma se sapessi chi sono davvero non vorresti, credimi. Lo so bene!»

«Mettimi alla prova!»

«No, non riguarda te. Ho finito di mettere me alla prova, Lily, non potrei sopportarlo ancora»

«Remus… non mi importa niente di tutto ciò che riguarda la tua vita che non so: voglio essere tua amica e basta. Anche perchè tutte le cose davvero importanti di te, le so. So che sei buono, intelligente, leale e coraggioso. Non mi serve altro!»

A Remus venne da ridere. Buono, intelligente, leale, coraggioso e… lupo mannaro. Le mancava giusto un dettaglio minuscolo. Per un attimo pensò che sarebbe stata una storia divertente da raccontare a Sirius, poi la realtà gli ripiombò addosso pesante quanto un Gargoyle di pietra.

«Basta, lasciami in pace. Ho detto che non mi interessa la tua amicizia, accettalo e andiamo a dormire!»

Senza aspettare risposta, il prefetto s’incamminò verso la sua camera.

 





20 gennaio

«Non so che dirvi, non vuole!»

Sirius si sentì invadere dalla rabbia.

«Ma è pazzo? Può odiarmi quanto gli pare ma non esiste che non ci voglia con lui nella Stamberga! Si farà male!»

James spostò il peso da un piede all’altro.

«Lo so… gli ho anche proposto, emh, di esserci soltanto io e te» disse facendo un cenno a Peter, poi guardò Pad come per scusarsi «ma non ha voluto. Non mi ha neanche fatto entrare in infermeria, ho dovuto comunicare con lui tramite bigliettini!»

Wormtail sospirò.

«Quando ci si mette Moony sa essere veramente testardo e cocciuto!»

«Sapete cosa?» intervenne Padfoot quasi ringhiando «Andiamo lo stesso!»

«Sì, l’ho pensato anch’io» concordò Prongs.

«Si arrabbierà molto…» obiettò Peter scuotendo la testa.

«Arrabbiato ma intero, per me va bene!» replicò il maggiore dei Black.

James guardò Sirius e annuì con decisione, poi si ricordò della breve conversazione avuta avuta con Lily dopo pranzo.

«La Evans oggi mi ha chiesto quando riprendiamo con gli allenamenti!»

«Aspettiamo che torni Remus!»

«Sirius, potrebbe…»

«Aspettiamo Remus, Wormtail. Non intendo discuterne! Non andremo avanti senza di lui!»

L’occhiataccia che Padfoot rivolse a Minus fece optare a quest’ultimo per la via dell’assenso. Prongs ci pensò su qualche secondo: non avrebbe voluto fare neanche una partita a scacchi senza Moony, ma la guerra non avrebbe atteso e loro dovevano prepararsi.
Pensò agli occhi determinati di Lily e si disse che, inoltre, non riguardava più solo loro quattro. Anzi: non aveva mai riguardato solo loro quattro.

«Adesso abbiamo gli allenamenti di Quiddich, la partita contro i Tassorosso è tra un mese e… dobbiamo vincere. Teniamo quella come data limite, dopo la partita riprenderemo! Va bene?»

Peter e Sirius annuirono, poi i tre si diressero in sala comune: mancavano ancora alcune ore prima della luna piena.

Quando arrivò, fu brutale. Giunsero alla Stamberga più tardi del solito, Moony era già mannaro ed era anche particolarmente agitato: il lupo si era nutrito della rabbia e dell’odio di Remus, aveva approfittato della fragilità della sua volontà, ed era più forte e terribile che mai. Ululava tutto il dolore del suo essere umano mischiandolo alla furia per la sua prigionia e l’insoddisfatta sete di sangue che ne conseguiva. Doveva aver cercato di buttare giù la porta, poiché vi erano nuovi graffi su di essa e il muso del lupo era sporco di segatura e cruore. Riuscirono a calmarlo a fatica, tentò di azzannare anche Padfoot e Prongs; il che accadeva di rado, di solito, per quanta rabbia e frustrazione provasse, il mannaro feriva solo sé stesso.

Poco prima dell’alba il lupo ululò di dolore, lasciando spazio al corpo e alle urla del mago che, pochi istanti dopo, svenne sul pavimento. Prongs fu il primo a ritrasformarsi, seguito immediatamente da Peter, sicuro del senso del pericolo di James. Padfoot rimase accanto a Remus, leccandogli via il sangue dalla faccia e accucciandoglisi vicino in un goffo abbraccio uomo-cane.

«Ehi Paddy, dobbiamo andare, Madama Chips sarà qui tra poco!» fece James all’amico, accarezzando delicatamente la testa del cane nero. Pad guaì e si trasformò.

«Dammi solo un minuto, okay? Voglio spostarlo e coprirlo! Voi andate, tanto un cane che gironzola da solo non dà nell’occhio… a differenza del genio che si è trasformato in un cervo!»

«Ma che dici? Se sono l’animale più regale di tutta Hogwarts, brutto sacco di pulci!»

«Brutto sacco di pulci a me? Il più bel-»

«Emh, ragazzi, dobbiamo muoverci! Il sole sta albeggiandissimo! Se la Chips ci trova sono guai!» li interruppe Peter con frenesia.

Poi lanciò un’occhiata a Moony: non vedeva l’ora di riaverlo con loro, che quello stupido battibecco finisse. Un po’ perché lo aveva lasciato a fare da balia a quei due, ed era troppo lavoro per un uomo solo, un po’ perchè non era la stessa cosa senza di lui. Affatto.

Inoltre i litigi non gli piacevano per niente, non gli erano mai piaciuti… lo facevano sentire come nel mezzo di un conflitto, obbligato a prendere una posizione… ma gira e rigira  “prendere una posizione” era solo il modo carino che la gente usava per dire che bisognava scegliere cosa perdere, o chi, e lui non era fatto per quel tipo di decisioni. E sicuramente non avrebbe mai voluto scegliere tra Prongs, Padfoot e Moony.

«Va bene Pad» disse James guardando Sirius con dolcezza «fai quello che devi, noi andiamo a farci una doccia e ci vediamo in sala grande per la colazione. Ma stai attento, okay?»

«Sempre!» rispose Sirius sorridendo, mentre i suoi amici uscivano dalla stanza.

Poi trasfigurò un pezzo di legno rotto in un materasso, sperando che la Chips avrebbe pensato fosse stato Moony la sera prima, sollevò Remus e lo adagiò su quel letto improvvisato. Vedendo le ferite del Grifondoro sentì il forte impulso di curargliele, per quanto poteva, di alleviargli il dolore, ma sarebbe stato troppo rischioso. Ed era un rischio inutile, visto che da lì a poco sarebbe arrivata l’infermiera.

Per un istante desiderò fare a cambio con Wormtail: se fosse stato un topo sarebbe potuto rimanere senza dare nell’occhio, fare compagnia a Moony o almeno assicurarsi che non congelasse. Immerso in quei pensieri gli accarezzò la testa e, preso da un’improvvisa e tempestosa tenerezza, gli baciò la fronte.

«Pa’fot» biasciò Remus in dormiveglia.

Sirius gli si sedette accanto e lo coprì con la sua mantella.

«Pa’fot» disse ancora Remus, guardandolo con i suoi occhi color nocciola, mezzi aperti.

«Shh Moony, non volevo svegliarti. Riposati, sono qui!»

Ricevette un mugugno in risposta, poi sentì il ritmo dell’alzarsi e abbassarsi del petto di Remus regolarizzarsi fino a che l’amico sprofondò nel sonno. Non se la sentì di togliergli la mantella, così la trasfigurò in un vecchio straccio che non sarebbe sembrato improbabile trovare nella Stamberga. Accarezzò nuovamente il volto di Moony, spostandogli i capelli dalla fronte, poi tornò un cane e zampettò fino all’uscita. Avrebbe dovuto chiedere a Bars di consegnare in infermeria una razione doppia di cioccolata, quella settimana.






 

13 febbraio

«Ma perchè gli hai detto di no se poi volevi andare con lui?»

«Perchè non lo volevo affatto!»

«Ma se lo stiamo praticamente seguendo!»

«È tutto nella tua testa Mary, non posso semplicemente voler andare a prendere una burrobirra? Non è mica colpa mia se anche quelli» Lily indicò tre figure poco più avanti «hanno avuto la stessa idea!»

«Guarda che puoi ammetterlo: James ti piace!» s’intromise Marlene sorridendo maliziosamente.

Lily divenne rossa e scosse la testa con forza.

«Questa è pura follia! Quel… quel… pallone gonfiato. Come potrebbe mai piacermi uno così?! Dovreste andare da Madama Chips, entrambe…»

Mary guardò Marlene alzando le mani, la ragazza le fece un occhiolino allargando il sorriso.

«Ti vedo McKinnon! Smettetela di tramare contro di me!» continuò la prefetta, arrossendo ancora di più.

«Oh no Lily, non tramo contro di te. Anzi, sono molto contenta del fatto che non provi nulla per Potter, altrimenti immagino che ti avrebbe dato fastidio vedere che Islay Dubois li sta raggiungendo…» rispose l’altra.

La Grifondoro sbarrò gli occhi.

«Credete che potrebbe piacergli una ragazza… del genere?»

«Ah, non lo so: bella come una Veela , intelligente, divertente…hai ragione, non è di certo il tipo di persona che colpisce!»

Lily si sentì come presa in pieno da una secchiata di acqua fredda: non aveva mai pensato a James con una ragazza.

«Ma…e a lei potrebbe piacere lui?»

Mary ridacchiò e fece da spalla a Marlene.

«Perchè non dovrebbe piacere? Potter è un bel vedere, di buona famiglia… ed è una star del Quiddich!»

Lily fissò lo sguardo sul gruppo che si era formato e si sentì incredibilmente nervosa quando vide James ridere per qualcosa che doveva aver detto la Tassorosso. 

«Per non parlare di quanto sia simpatico! Se solo foste negli spogliatoi di Quiddich… quante ne sentiamo io e Emmeline…» aggiunse Marlene.

E poi è brillante, sensibile e generoso pensò Lily, sorprendendosi da sola.
Mary e Marlene non avevano ragione, di certo, ma doveva ammettere che ormai neanche lei riusciva a pensare a James soltanto come un buffone arrogante. Non dopo gli ultimi tempi almeno: aveva visto un lato di lui completamente diverso, responsabile, pieno di valori, capace di impegno e di un’estrema bontà. Le venne in mente una frase scambiata con Black alcuni mesi prima: “lui è il migliore tra noi”, aveva detto. Iniziava a vedere della verità dentro le parole di Sirius, e a credere che non si riferisse soltanto a loro quattro. Però… per sei anni James aveva dimostrato alcune cose, altre cose, non poteva dimenticarlo.

«Ehy bell’addormentata, stanno andando e non sembrano diretti ai Tre Manici di Scopa, che vuoi fare?»

Lily con sollievo vide che  Islay Dubois non si stava muovendo con loro ma… non stavano andando ai tre manici di scopa?! Li aveva sentiti parlare di un pub, e non erano di certo la classica clientela di Madama Piediburro…

«Allora?» insisté Mary.

«Seguiamoli!» decise Marlene, sapendo che Lily non l’avrebbe mai detto ma intuendo che lo desiderava «Sicuramente sono tre che conoscono posti esclusivi!»

Il posto esclusivo in realtà si rivelò un piccolo pub con una consunta insegna di legno che pendeva da una staffa arrugginita sopra la porta; raffigurava la testa mozzata di un cinghiale il cui sangue gocciolava su un panno bianco.

«Emh, siamo sicure?» fece Mary deglutendo alla vista del bancone sporco e dei pochi clienti che si intravedevano dalla soglia.

In quel preciso istante, però, James le scorse e le salutò con la mano invitandole a sedersi. Con loro c’era un omone alto più di tre metri, dalla barba nera e folti capelli crespi. Lo riconobbero come Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola.

«Ciao ragazze, non vi facevo tipe da Testa di Porco» le salutò Wormtail sorridente.

«Testa di che?» rispose Mary.

Peter aggrottò le sopracciglia.

«È il nome del pub» intervenne Sirius svogliatamente.

«Ah, non lo conoscevamo. Passavamo di qui, vi abbiamo visti entrare e ci siamo incuriosite!»

«Oh, ma questo è tutto merito di Hagrid» ghignò Padfoot indicando il guardacaccia «Lasciate che vi presenti il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts in tutto il suo splendore!»

Peter batté le mani e James fece un mezzo inchino da seduto. L’omone divenne paonazzo in viso.

«Ciao ragazze!»

«Salve signore!» rispose educatamente Mary, prendendo posto.

Sentendosi dare del lei, il guardiacaccia arrossì ancora di più.

«Solo… Hagrid!» disse, poi bevve un considerevole sorso dall’enorme bicchiere di fronte a lui.

Anche Lily e Marlene si sedettero, James fece un cenno all’uomo dietro il bancone, che stava asciugando alcuni bicchieri con uno straccio grigio e consunto. Lily dubitò che il grigio fosse il colore naturale dello straccio, ma preferì non pensarci. Quando il barista arrivò al loro tavolo la Grifondoro si chiese dove l’avesse già visto, gli dava proprio la sensazione di un volto familiare, ma non le venne in mente alcuna situazione comune.

«Cosa prendete ragazze?»

«Acquaviola per me»

«Sì, anche io» la seguì Mary

«Whisky incendiario caro barista!» squillò Marlene ammiccando.

L’uomo le squadrò tutte e tre.

«Hai diciassette anni?» chiese alla McKinnon, che rispose affermativamente facendo annuire l’uomo. Questi poi rivolse la sua attenzione alle altre due ragazze «Io però non ho l’acquaviola»

«Rum di ribes rosso?» tentò Mary

Il barista scosse la testa.

«Questo è un bar vero» intervenne Hagrid con orgoglio «non una di quelle trappole elegantone! Ci si possono trovare bicchieri di sangue fresco, acqua allegra, sfrangicervello… oh,  lo sfrangicervello dovreste proprio provarlo!»

Hagrid si rese conto di qualcosa, perchè guardò il tavolo con circospezione e aggiunse «ma solo i maggiorenni, ben inteso!»

Né Lily né Mary si sentirono particolarmente impazienti di provare lo sfrangicervello, così la prefetta chiese una burrobirra mentre Mary provò l’acqua allegra.
Quando arrivarono i bicchieri di tutti, Padfoot, subito seguito dagli altri, alzò il suo e disse in tono cerimonioso: «ad Hagrid, il mio miglior Valentino!»

«Al più eccellente custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts… di tutti i tempi!» continuò Peter sorridendo.

«E a un caro amico» concluse James, facendo commuovere l’omone.

Brindarono e bevvero tutti. Poi Mary iniziò a ridere fino a cadere dalla sedia.

«Cosa le succede?» chiese Peter, spaventato.

«È l’acqua allegra» rispose Sirius «ad alcuni maghi provoca questa reazione. Pensate che una volta uno è morto soffocato dalle sue stesse risa!»

«Così non aiuti Black!» borbottò Marlene cercando di soccorrere l’amica, inutilmente.

Hagrid chiamò il barista, che fece bere alla ragazza un sorso di Whisky, e la situazione tornò alla normalità. Più o meno: ogni tanto Mary iniziava a ridere da sola, fino alle lacrime, ma per pochi secondi e con un distacco temporale via via maggiore.

«Sarà un ottimo aneddoto!» scherzò Prongs.

James era di ottimo umore: certo, Lily aveva rifiutato l’invito a uscire, ma comunque era lì con loro. E anche se non era l’appuntamento romantico che sognava, beh, era un passo.

«Allora Hagrid» intervenne Marlene «esattamente qual è il compito del Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts?»

«Mi occupo della scuola. In particolare delle zone esterne, come la foresta e il giardino, quelli che Gazza non ci può prestare attenzione. Mi assicuro che nessuno faccia male alle creature…»

«E viceversa, vero?» squittì Peter, che non riusciva a capacitarsi che il problema per Hagrid fosse che i maghi potessero far male alle creature della foresta e non il contrario.

«Sì» proseguì Hagrid poco convinto, facendo ridere James «Ci sono dei rapporti diplomatici che Silente ha stretto con le creature magiche, vanno rispettati, è importante. Io mi accerto anche di questo, e poi faccio altre cose per Silente…»

«Tipo?» chiese Marlene curiosa.

Hagrid tornò rosso e bevve un altro sorso. Poi continuò come se niente fosse.

«E al primo anno, non so se vi ricordate, vi ci ho portate io al castello!»

«Certo che ce lo ricordiamo!» rispose Mary «Il primo giorno ad Hogwarts non è qualcosa che si dimentica!»

Lily annuì con convinzione. Si ricordava tutto di quel primo settembre:  gli occhi orgogliosi dei suoi genitori quando l’avevano accompagnata a King’s Cross, Petunia che non l’aveva voluta salutare, il viaggio in treno in cui Severus aveva continuato a raccontarle le meraviglie del mondo magico scacciando via la tristezza, l’attesa, l’emozione e, soprattutto, quel viaggio in barca. Hagrid le era sembrato proprio adatto per proteggere la scuola, come i giganti buoni delle favole. Il lago nero invece trasudava potere e bellezza ma, per quanto l’avesse affascinata, l’aveva anche intimorita. Poi le barche si erano mosse senza alcun traghettatore e centinaia di candele magiche le avevano seguite rendendo il buio molto meno spaventoso, e così le era piombata addosso la consapevolezza che non c’era nulla da temere: quello era il suo posto; stava scoprendo l’altro mondo a cui apparteneva, quello dove, finalmente, avrebbe potuto essere sé stessa.

«Io avevo paura che il cappello mi dicesse che non ero abbastanza magico per studiare a Hogwarts!»

«Pensa a me Wormtail, immaginati che tragedia se fossi finito con i Serpeverde come tutto il resto della mia nobilissima famiglia. Come avrei fatto poi? Mi sarei dovuto fare gli scherzi da solo?!»

Lily guardò fuori dalla vetrina. Nonostante fossero ormai tre anni che durante i week-end si recava a Hogsmade, continuava a trovare il villaggio bello da mozzare il fiato. Hig Street durante le feste s’illuminava delle stesse candele magiche che l’avevano accompagnata lungo la traversata del lago nero, e lei provava un’identica sensazione di serenità e appartenenza.

«Li avresti fatti a noi, credo!»

Forse per molti delle candele sospese per aria potevano essere un dettaglio privo di significato, una piccolezza, ma per la Grifondoro erano il segno inequivocabile di un villaggio dove i maghi potevano essere liberi. Hogsmade le piaceva perchè era un villaggio in cui i suoi abitanti potevano essere sé stessi.

«Prongs, stai dicendo che se fossi stato smistato con i Serpeverde non saremmo stati amici?»

Allora era quello il disagio che provavano i maghi ogni giorno? Costretti a nascondersi e a vivere camuffati? Era quello che spingeva ragazzi come Severus a imboccare vie oscure? Forse lei essendo una NataBabbana non poteva capire, ma se ci fosse stato del vero in quello che dicevano?

«In nessun univ-»

«Pensate che ci sia un minimo di ragionevolezza nell’odiare i babbani?»

Sei paia di occhi e altrettante teste si voltarono in direzione di Lily.

«Intendo… è bello essere liberi di essere sé stessi. Hogsmade me lo ricorda sempre: qui i maghi possono essere maghi, mentre in moltissime altre città devono nascondersi. Pensate che il mondo sarebbe migliore se non esistesse lo Statuto di Segretezza?»

«Il mondo sarebbe un gran casino se non esistesse lo statuto di segretezza» replicò Marlene decisa.

«E odiare i babbani è stupido e basta!» puntualizzò Sirius girando il liquido nel suo bicchiere.

James sorrise alla ragazza e, come di consueto, si scompigliò i capelli.

«Io vivo a Godric's Hollow, dove la comunità magica è molto forte nonostante ci siano alcuni babbani… ma ci sono modi per stare attenti, non è così dura! Poi i babbani crederebbero a tutto pur di non credere alla magia, in pratica fanno metà del lavoro!»

«Questo è vero!» constatò Mary «Mia mamma mi ha raccontato di aver dovuto fare un sacco di magie prima che papà le credesse! Si è persino messa a volare su una scopa e lui per due ore ha cercato il trucco!»

«Tipico, la mamma di Moony ha-» James s’interruppe a metà frase e guardò Sirius, che riprese a mescolare la sua bevanda con noncuranza. Il Grifondoro sospirò e si girò verso la perfetta «Comunque… il punto è che non credo esistano giustificazioni per odiare i babbani, non è colpa loro se non siamo in un tempo in cui si può vivere insieme… noi maghi non riusciamo neanche a vivere bene con le altre creature magiche! Forse solo quando smetteremo di discriminare chi è diverso saremo in grado di vivere con i babbani, e loro con noi…»

Lily lo guardò e gli sorrise. Quando c’era James avvertiva la stessa sensazione che aveva provato mentre le candele avevano illuminato la superficie del lago nero scacciando il buio: era bello averlo al suo fianco, bello come non credeva fosse possibile. E la faceva sentire più sicura, migliore.

«Bravo ragazzo!» disse Hagrid tirando una pacca sulla spalla di Prongs «Proprio così! E quel giorno arriverà se impareremo a volerci bene a tutti, non con le guerre e la paura! Come dice sempre quel grande uomo di Silente, conta anche come si fanno le cose, non-»

«Anche tu credi che ci sarà una guerra?» lo interruppe Peter.

Hagrid si grattò la barba.

«Accidenti, non ho detto questo-»

«Avanti Hagrid, aiutaci a capire!» replicò James.

«Sentite, dovete fidarvi di Silente. Quegli stupidi del ministero non ci capiscono come… ma lui si sta muovendo! Conosce Voldemort-»

«Lo conosce?»

«Sì. Era uno studente di Hogwarts, Silente ci insegnava trasfigurazione…»

Lily non rimase sconvolta, lo sospettava. Dove altro poteva aver studiato? Anche se l’idea che Silente lo conoscesse le metteva i brividi… era come dire che sarebbe potuto essere chiunque, che i maghi oscuri non vanno in giro con un cartello che li presenta come tali e che anche i più grandi stregoni al mondo li incontrano e non se ne accorgono. Uno dei suoi compagni sarebbe potuto arrivare a tanto? Severus, per esempio, sarebbe mai potuto arrivare a tanto?

«Lo immaginavamo Hag, sappiamo anche dei Mangiamorte e di tutto il resto… sono ad Hogwarts. Ha spie anche tra gli studenti! Silente ne è a conoscenza?» intervenne Sirius.

Hagrid si alzò in piedi di colpo, e così facendo si mostrò in tutta la sua imponente stazza. Tra questa e l’espressione enormemente seria che gli si era stampata sul volto, nascosto in gran parte dalla folta barba, i ragazzi seduti al tavolo ebbero voglia d’indietreggiare. Gli occhi neri del guardiacaccia scintillavano emanando energia pura.

«Non arriverà il giorno in cui Voldemort sarà più intelligente di Albus Silente. Certo che lo sa! Ma non ha intenzione di prendersela con dei ragazzini, e così io. Lasciate che ce ne occupiamo noi e non  fate stupidate, siamo d’accordo?»

La perfetta si aspettava che i tre protestassero, invece annuirono simultaneamente. Hagrid sorrise ampiamente e poi borbottò qualcosa su un’infestazione di gnomi tra le zucche e se ne andò. Ma non prima di aver salutato con giovialità ed essersi preso una bottiglia di vino elfico da portare via.

«E così la guerra è praticamente certa…» disse Peter in tono lugubre, dopo qualche istante di silenzio.

«Ne dubitavi davvero Pete?» gli rispose Sirius.

Wormtail non replicò. Pensava solo al fatto che ormai erano dentro qualcosa, qualcosa di estremamente difficile, e non sapeva neanche come ci erano entrati. Quando. Ebbe paura come non mai. Guardando fuori dalla vetrina pensò alla sua estate, a quando i suoi l’avevano portato a Londra dai cugini. Aveva visto una bellissima macchina fermarsi davanti all’abbazia di Westminster e una donna con un cappotto lungo salirvi. Non sapeva come mai quella scena l’avesse colpito così tanto, ma era un ricordo che aveva conservato. In quel momento immaginò di essere quella donna, finse di allontanarsi da lì in macchina e andare altrove.

«Quindi cosa facciamo?» chiese Lily.

«Avete davvero intenzione di ascoltare Hagrid e lasciare che ci pensi Silente?» aggiunse Marlene.

Padfoot guardò Prongs, poi rise. James scosse la testa sorridendo a sua volta. Poi si bagno il labbro con la lingua.

«Vogliamo bene ad Hagrid e ci fidiamo di Silente, ma non staremo con le mani in mano! Primo: terremo d’occhio i mangiamorte conclamati-»

«Hai detto il vero prima, sono nella scuola?» chiese Mary.

Sirius le aggiornò velocemente rispetto ai suoi dialoghi con Thaddeus, Regulus e Piton, evitando di entrare in qualsiasi dettaglio personale. Lily cacciò indietro le lacrime ma non fece nulla per fermare la rabbia: non era mai stata così arrabbiata con Severus, e delusa, nemmeno quando l’aveva chiamata mezzosangue. James le sfiorò la mano da sotto il tavolo, nella sua espressione la Evans lesse un sincero dispiacere. Gli abbozzò un sorriso forzato, sperando che capisse, che bastasse.

«E come intendete farlo? E se poi ce ne fossero altri?»  domandò Marlene.

James si frugò in tasca e tirò fuori un pacchettino che porse a Lily.

«La risposta a questa domanda è il nostro regalo per la Evans, questo invece è il mio. Buon compleanno!»

Lily aveva compiuto diciassette anni il 30 gennaio, ma non l’aveva detto a nessuno, non voleva affatto festeggiare: non le piaceva essere al centro dell’attenzione… e poi da quando era ad Hogwarts il suo compleanno equivaleva al ricevere una deludente, obbligata e rancorosa lettera di Petunia - quest’anno le aveva regalato dei chiodi - che la deprimeva, e tutti i ricordi di quando invece non era così. Non lo sapevano neanche Mary e Marlene, dunque come diavolo aveva fatto Potter?

«Ho un buon intuito Evans!» proseguì lui allegro, come se le avesse letto nel pensiero.

Sirius scoppiò a ridere.

«Invece il regalo da parte dei Malandrini, beh ragazze… esige una promessa di segretezza assoluta!»

«Io avevo proposto il voto infrangibile» intervenne Sirius con serietà «ma i miei amici qui l’hanno bocciato!»

«Dovrete comportarvi come se lo fosse, intese?» continuò Prongs.

Le ragazze si guardarono e annuirono simultaneamente. Lily si sentiva emozionata. James aprì lo zaino e tirò fuori una vecchia e consunta pergamena dal colore giallastro.

«Ma… è vuota!» commentò Marlene delusa.

La perfetta invece sentì il suo cuore pompare più velocemente: aveva imparato che le bizzarrie di quei quattro, tre in quel momento, potevano sembrare insensate e stupide ma in realtà nascondevano di più. Molto di più. E questo, a discapito di quanto facesse pensare il suo distintivo, le piaceva un sacco.

«Oh Marlene, Marlene. Sono molto deluso. Non ti facevo così sciocca!» fece Sirius ghignando. Poi prese la sua bacchetta e aggiunse «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!»

In una frazione di secondo la pergamena si colorò d’inchiostro nero-ramato e andò a rappresentare una perfetta mappa di Hogwarts.

«Per Merlino!»

«È bellissima!»

«Posso?» chiese la Evans, aspettando l’assenso di uno dei tre per prendere la mappa. Guardandola meglio vide qualche decina di puntini che corrispondevano ad alcuni studenti di Hogwarts. I puntini si muovevano in tempo reale, come le cimici dei film d’azione.

«Per tutti i fondatori, questa è magia avanzata… è incredibile!» commentò infine, sbalordita, dopo averla studiata per bene.

Peter sorrise compiaciuto, dimenticandosi per un’istante della guerra. Sirius ammiccò a Marlene e James sorrise largamente.

«Ci abbiamo lavorato un po’!» disse poi, scrollando le spalle.

«Comunque» intervenne Sirius, divertito dalle espressioni incredule che continuavano ad avere le ragazze «useremo la mappa per monitorare Piton e Regulus… così capiremo anche chi frequentano e, di conseguenza, chi altri potrebbe essere un mangiamorte!»

«Ottimo!» rispose Mary entusiasta.

«E dopo la partita contro i Tassorosso del prossimo fine settimana, come avevamo deciso, riprenderemo con gli allenamenti!» concluse James.

«A proposito... mi sono informata, ho stilato una lista di incantesimi che avrebbe senso imparare, ve la faccio avere in settimana!» replicò Lily «Ma voi vedete di vincere!»

«Sìssignora!» rispose James ridendo e mimando un saluto militare.

«Stanne certa Lils!» disse Marlene, poi guardò l’orologio «Abbiamo finito? Non vorrei far aspettare il mio cavaliere!»

Padfoot latrò la sua risata usale.

«Uh Marlene, hai un appuntamento. Con chi hai provato a sostituire il sottoscritto?»

La Grifondoro si alzò, si spazzolo i capelli con la mano e guardò Sirius con un’espressione sfacciata e maliziosa.

«Penso tu lo conosca, è Remus!»

Poi uscì dalla porta lasciando Sirius con lo spettro della sua risata, ormai spenta, sul volto.

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Note dell'autrice:
Eccoci qui!
Mi sono divertita da matti a buttar giù questo capitolo, perchè ho sempre avuto voglia di scrivere sia degli elfi che di Hagrid (con tutte le scorribande in giro per il castello dubito che i Malandrini non l'abbiano mai incontrato - e conoscendo i Malandrini, e conoscendo Hagrid, sono convinta siano diventati amici). 
Non c'è molto altro da dire: tutte le bevande citate sono appartenenti effettivamente al mondo di Harry Potter, nulla di inventato, e vi prometto che il prossimo capitolo avrà molto Remus (manca anche a me). 
Per il resto spero che il capitolo vi sia piaciuto, che la Jily vi stia convincendo e che James abbia reso  il comportamento di Sirius molto più chiaro a tutti. 
Ci aggiorniamo giovedì! 
Tante belle cose, 
Fra

  
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