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Autore: Soul Mancini    11/07/2020    10 recensioni
È la vigilia degli U.S. Figure Skating Championships e Jia, giovane pattinatrice, si trova nella sua camera d'albergo, in preda a mille dubbi che non sarebbe mai disposta ad ammettere ad alta voce; ascolta in continuazione "Orphan Soul", il brano su cui si dovrà esibire il giorno seguente, mentre nella sua mente si susseguono i passi della coreografia che ha provato e riprovato allo sfinimento.
Finché un uragano dai capelli ramati e gli occhi verde bottiglia non arriva in suo aiuto.
DAL TESTO:
«“Comunque dovresti distrarti” rompe di nuovo il silenzio Randy dopo qualche istante, posando il cellulare sul materasso e sistemandosi qualche ricciolo ramato che gli è piovuto sul viso. “Come prima di un esame importante: nelle ventiquattro ore precedenti non si deve per alcun motivo aprire i libri e ripassare.”
“Immagino che questa regola idiota ti sia stata molto utile per essere bocciato e ripetere l’anno.”
Randy mi strizza l’occhio. “Io i libri non li ho aperti nemmeno nei mesi precedenti!”»
- TERZA CLASSIFICATA al contest "Un minuscolo assaggio del mio mondo" indetto da Frenzthedreamer sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ice'
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Jia
The art of being afraid
 
 
 
 
Mi rigiro nel letto e sbuffo, sperando che cambiare posizione riesca a scacciare via la mole immensa dei miei pensieri.
Le note di Orphan Soul risuonano per la stanza tramite la mia cassa bluetooth, si susseguono per l’ennesima volta e io, per l’ennesima volta, mi ritrovo a ripassare mentalmente la coreografia che eseguirò domani. Ormai ho perso il conto di quante volte ho provato e riprovato quei passi, in equilibrio sulle lame dei miei pattini, così come ho perso il conto di quante volte ho ascoltato Orphan Soul negli ultimi giorni. Nel lettore musicale del mio cellulare ho impostato il loop da almeno una settimana.
Ma stasera è diverso. Stasera è la vigilia degli U.S. Figure Skating Championships, la competizione più importante della mia carriera; domani sfiderò i pattinatori più bravi d’America, il mio futuro sarà racchiuso in una manciata di minuti.
Sbuffo, scalcio via il lenzuolo che avevo sulle gambe e mi metto in piedi nella penombra. La stanza d’albergo in cui mi trovo è eccessivamente sfarzosa per i miei gusti: i mobili in legno scuro sono tirati a lucido e riflettono il bagliore soffuso e caldo proveniente dall’abat-jour accesa sul comodino, il pavimento è coperto da un elegante tappeto in velluto bordeaux, intonato ai pesanti tendaggi che adornano la grande finestra con vista panoramica.
In genere non mi soffermo a osservare le camere d’hotel che mi vengono assegnate quando mi sposto per una gara, ma questa è in assoluto il luogo più lussuoso che io abbia mai visto. Non che mi importi particolarmente; non sono qui per atteggiarmi da VIP, ma per scendere in pista e brillare sul mio amato ghiaccio.
Mi accosto alla finestra, scosto le tende, osservo le luci della città che si stagliano contro l’oscurità della notte mentre la voce di Lena continua a gridare quelle parole che ormai conosco a memoria, raschiandomi le orecchie.
So bene ciò che devo fare domani, ma se per la tensione dimenticassi qualche passaggio della coreografia? Se non riuscissi a eseguire perfettamente quei dannati axel che mi mettono sempre in difficoltà?
Scuoto il capo. No, non ci voglio nemmeno pensare, non posso accettare di sbagliare proprio domani; questo significherebbe sprecare un altro anno, rimandare la mia partecipazione ai campionati mondiali, rovinare tutto.
E soprattutto confermare la teoria dei miei genitori secondo cui il pattinaggio su ghiaccio è una perdita di tempo. Non devono avere questa soddisfazione.
No, non può accadere. Domani devo essere impeccabile.
Mi lascio sfuggire uno sbuffo esasperato e torno ad accomodarmi pesantemente sul letto. Forse non ho fatto la scelta giusta quando ho rifiutato di uscire insieme a Celia e Randy per un giro in centro. Stare sola con i miei pensieri e i miei dubbi non mi fa bene, soprattutto alla vigilia di un evento così importante, ma non voglio affaticarmi troppo stasera e soprattutto non voglio interagire con nessuno.
Quando sono preoccupata divento più intrattabile del solito. Forse perché detesto essere così fragile e vulnerabile, odio mettermi in dubbio e sentirmi così insicura.
Io sono nata per spaccare, lo so. Me lo devo ripetere mentalmente, me ne devo convincere e tutto andrà bene.
All’improvviso sento bussare alla porta, tre colpi forti e ben assestati. Prima di alzarmi, getto un’occhiata al display del mio cellulare: le 23:48. A quest’ora e con questa totale assenza di delicatezza, può essere solo una persona.
Vado ad aprire con uno sbadiglio annoiato, ma faccio appena in tempo ad abbassare la maniglia che, come un uragano, Randy si precipita dentro la stanza spalancando la porta e con un sorriso da un orecchio all’altro dipinto sul viso.
“Ma guarda che posticino di classe! Ah, i vantaggi di essere una diva!” esclama mentre si guarda brevemente attorno, poi si scaraventa di peso sul letto, facendo scricchiolare la rete.
Richiudo l’uscio e mi volto per fulminarlo con un’occhiata; sa bene che non sopporto quando qualcuno invade i miei spazi con tanta irruenza, ma non gliene importa niente. “Cosa ci fai qui?” gli domando freddamente, incrociando le braccia al petto.
“Siamo appena tornati in albergo e, siccome non sei voluta venire con noi, ero in pensiero e ho deciso di passare a trovarti. Non sai cosa ti sei persa, abbiamo trovato un pub dove facevano dei cocktail stranissimi…” prende a raccontare, battendo una mano sul materasso accanto a sé per invitarmi a prendere posto.
“Lo sai che prima delle gare non posso bere” lo interrompo. Muovo qualche passo in avanti, scettica, e mi siedo ai piedi del letto, attenta a mantenere una certa distanza. “Comunque questo sarebbe il mio letto, sai?”
“Non è tuo, è dell’hotel. Comunque… ah già, è vero! Allora ti prometto che domani, dopo l’esibizione, ti porto in quel pub bellissimo e ci sbronziamo insieme!”
Mi lascio sfuggire un mugugno e mi rannicchio, stringendomi le ginocchia al petto e posandovi sopra il capo. Mi scoppia la testa, sono stanca e vorrei solo riuscire a dormire, se solo l’ansia mi lasciasse in pace…
“Oh, ti prego, non dirmi che hai ascoltato questa fottuta canzone per tutto il tempo!” sbotta Randy quasi indignato, non appena si accorge della musica che aleggia nella stanza. Prima che io possa ribattere, allunga una mano verso il mio comodino e afferra il cellulare per mettere in pausa il brano.
Scatto verso di lui per tentare di recuperare l’oggetto, irritata, ma lui mi spinge via con una risata.
“Ho forse chiesto la tua opinione? Quello è il mio cellulare con cui ascolto la mia musica tramite la mia cassa.”
“Sì Jia, è tutto tuo” mi sbeffeggia lui, tirandomi appena una ciocca di capelli.
Mi ritraggo e torno ad accucciarmi ai piedi del letto. Ah, Randy… è incredibile come la nostra amicizia riesca a funzionare nonostante i nostri caratteri siiano agli antipodi: lui fa esattamente tutto ciò che detesto, eppure continuo a sopportarlo, e allo stesso modo lui non sembra affatto turbato dalla mia freddezza e scontrosità. Sarà che siamo cresciuti insieme, sarà che approfitta del fatto che sua madre sia la mia allenatrice per seguirmi e supportarmi in ogni competizione, ma abbiamo finito per diventare migliori amici – per quanto mi riguarda, è l’unico amico che ho.
“È che tu sei un ignorante del cazzo e non capisci la musica degli Infected Rain. Cioè, non capisci niente di musica in generale” lo accuso mentre, con un sopracciglio inarcato, lo osservo mentre armeggia col mio cellulare.
“No, è che ti ho visto talmente tante volte provare su Orphan Soul che la so meglio dei musicisti e mi ha rotto le palle. Comunque c’è una canzone degli Infected Rain che mi piace tantissimo… ah, eccola!” Detto questo, seleziona un brano dal mio lettore musicale e dalla cassa bluetooth, poggiata sul comodino, si diffondono le prime note di Storm.
Mi concedo un mezzo sorriso: anch’io adoro questa canzone. Anche se avrei preferito ascoltare ancora Orphan Soul per rimanere focalizzata sull’esibizione di domani…
“Comunque dovresti distrarti” rompe di nuovo il silenzio Randy dopo qualche istante, posando il cellulare sul materasso e sistemandosi qualche ricciolo ramato che gli è piovuto sul viso. “Come prima di un esame importante: nelle ventiquattro ore precedenti non si deve per alcun motivo aprire i libri e ripassare.”
“Immagino che questa regola idiota ti sia stata molto utile per essere bocciato e ripetere l’anno.”
Randy mi strizza l’occhio. “Io i libri non li ho aperti nemmeno nei mesi precedenti!”
“Comunque non ho bisogno di distrarmi, grazie. Anzi, dovrei essere già a letto, peccato che poi sia arrivato tu a rompere” taglio corto, reprimendo uno sbadiglio.
“Certo, io adesso me ne vado e ti lascio qui a farti le paranoie e ripassare all’infinito la coreografia…”
Mi mordo appena il labbro inferiore. Come è possibile che mi conosca bene al punto da indovinare esattamente i miei pensieri e il mio stato d’animo? Eppure io ce la metto tutta per non far emergere le mie insicurezze, detesto mostrarmi debole.
“Io non entro in paranoia” ribatto piccata.
Randy scoppia a ridere.
Sollevo il capo e punto i miei occhi dritti nei suoi, voglio accertarmi che capisca bene cosa gli sto per dire. “Io non ho paura di niente, è chiaro? Non sono assolutamente preoccupata per domani, perché sono certa che straccerò tutti e arriverò ai Worlds.” E pronuncio ogni parola in tono così fermo che per un attimo ci credo anch’io.
Ma Randy non sembra affatto colpito; piega appena la testa di lato e si stringe nelle spalle. “D’accordo, Wonder Woman. Dato che non hai bisogno di distrarti e di sfogarti, me ne vado in camera a guardare qualche esibizione di Emilio Arcieri. Buonanotte!”
Detto ciò, si mette in piedi e, dopo essersi stiracchiato brevemente, mi dà le spalle e si dirige verso la porta.
“Chi è Emilio Arcieri?”
Lui si volta di scatto e mi lancia un’occhiata stranita. “Non lo conosci?! È un pattinatore italiano assolutamente pazzesco, l’ho scoperto qualche settimana fa e penso di essermene innamorato!”
Mi limito a stringermi nelle spalle; onestamente al momento ho ben altro per la testa.
“Beh, allora a domani” conclude. Ma, nonostante sia a un passo dalla porta, non accenna a muoversi; rimaniamo occhi dentro occhi per interminabili istanti, io fisso le sue iridi verde bottiglia che sono sempre così serene e gioiose, capaci di infondermi calma quando dentro di me si scatena la tempesta.
E so che Randy in questo momento mi sta leggendo dentro in quel modo che solo lui sa a fare e che concedo esclusivamente a lui; e spero, sotto sotto, che si accorga di quanto ho bisogno di un po’ di compagnia, spero che capisca quanto mi sento fragile e che torni qui a fianco a me, anche se sono stata io stessa a mandarlo via.
Dopo qualche secondo, il mio amico sospira e torna a sedersi sul materasso accanto a me. Ha capito, come sempre.
“Hai paura per domani, vero?” mi domanda.
Sì, cazzo. Ho paura di fallire, di vedere i miei sogni infrangersi, di sentirmi un’incapace come mi ha sempre ripetuto mio padre. Ho paura di non essere abbastanza per questa competizione, di non essere abbastanza per la giuria e per il pubblico. Come quando ero piccola e avevo l’impressione di non essere abbastanza per i miei genitori.
“No, per niente” dico, dando voce all’esatto opposto di ciò che penso.
“Jia…” Randy sospira e con la coda dell’occhio lo vedo scuotere il capo. “Guardami negli occhi e ripetimi che non hai paura, perché non ci credo.”
Incrocio il suo sguardo e lo sostengo senza esitazione, ma le parole mi rimangono incastrate in gola. Non riesco a mentirgli perché tanto non ci cascherebbe.
Randy accenna un sorriso, quel suo sorriso luminoso e storto per cui lo prendevo in giro fin da piccola. “Avere paura, essere in ansia, non ti rende una persona peggiore e nemmeno una pattinatrice peggiore; ti rende semplicemente umana. Non hai alcun motivo di nasconderlo e di tenerti tutto dentro, e lo so che sei schifosamente orgogliosa e non lo ammetterai mai ad alta voce, ma non devi reprimere questo lato di te. Stai per partecipare alla competizione nazionale di pattinaggio, è uno dei momenti più delicati della tua vita, è logico che tu sia agitata.”
“Non mi piace sentirmi così. So quanto valgo, so che domani scenderò in pista e spaccherò, e allora perché mi faccio prendere dai dubbi?”
“Sta proprio qui la forza dei veri artisti. Chi veramente ama ciò che fa, chi ci mette il cuore e l’anima, ha sempre paura che il suo lavoro venga giudicato e sminuito dal prossimo. Per fare una metafora: tu non sei lo studente sfaticato che studia giusto per prendere la sufficienza, tu sei il secchione della classe che si ammazza sui libri perché vuole entrare ad Harvard. Allo studente sfaticato non importa tanto il risultato finale e non sarà per niente in ansia prima di un esame importante, mentre invece il secchione si preoccupa, perché ha un sogno da realizzare e, per quanto si impegni, ha paura di non riuscirci.”
Aggrotto le sopracciglia. “Cosa c’entra Harvard col pattinaggio?”
Randy ridacchia. “Niente, ma siccome sei un pochino lenta di comprendonio ho pensato che una metafora potesse aiutarti a capire il concetto.”
Gli do una leggera spinta all’indietro, facendolo ruzzolare sul materasso e scoppiare a ridere. “Sei uno stronzo, Randy Baker!”
“Beh, ma il discorso non cambia.” Si stende meglio sul letto in modo da potermi guardare in volto. “La paura fa parte della tua arte, è quell’emozione che domani ti spingerà a dare il massimo e che ti permetterà di emozionare il tuo pubblico. E poi, diciamoci la verità: lo sappiamo tutti che asfalterai le altre pattinatrici a occhi chiusi!” E, così dicendo, mi regala un sorriso raggiante.
Distolgo lo sguardo, quasi in imbarazzo, ma col cuore colmo di gratitudine.
Randy riesce sempre a trovare le parole giuste per tirarmi su, anche quando non glielo chiedo, anche se mi chiudo in me stessa e lo respingo, anche quando nemmeno io mi rendo conto di averne bisogno. Certe volte è l’essere più fastidioso e inopportuno sulla faccia della Terra, ma posso solo ringraziare il destino per aver fatto intrecciare le nostre strade.
“Alllora, Wonder Woman…” rompe il silenzio lui dopo qualche secondo. “Sei così tanto stanca come dicevi o possiamo fare qualcosa per smettere di pensare a domani?”
Mi alzo e afferro il mio cellulare per mettere in pausa la musica – intanto Storm si è conclusa, lasciando il posto a Freaky Carnival. “In realtà è già domani: è mezzanotte e quattro minuti. Comunque no, il sonno si è dissolto del tutto, non riuscirò mai ad addormentarmi.” Sbuffo, sistemandomi con un movimento brusco la frangia sulla fronte.
“Allora che facciamo?” Randy si sistema prono sul materasso, sollevandosi sui gomiti.
Mi siedo accanto a lui. “Dato che l’hai nominato, fammi conoscere quel tizio.”
“Quale tizio?”
“Il pattinatore italiano, com’è che si chiamava? Melindo, qualcosa del genere…”
Il mio amico scoppia a ridere. “Emilio! Emilio Arcieri! Oh, bene, ti accontento subito!” esclama con entusiasmo, strappandomi il cellulare dalle mani e premendo sull’icona di YouTube.
Sollevo gli occhi al cielo, ma non posso fare a meno di lasciarmi sfuggire un sorriso, finalmente col cuore un po’ più leggero.
 
 
 
 
 
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Io quasi mi vergogno di presentare questa shottina a un contest, perché mi rendo conto che è banalissima e non è nulla di che, ma dopotutto scriverla mi è piaciuto e, anche se dovesse arrivare ultima, sono felice di aver avuto l’occasione per indagare meglio il rapporto tra Jia e Randy *-*
Quest’ultimo è l’amico un po’ cretino ma dal cuore d’oro che tutti vorrebbero avere al loro fianco! Non so voi, ma io lo amo alla follia!!! :3
Chi ha letto le altre storie della serie – in particolare “Fly with no wings” – avrà senz’altro capito che questo è una sorta di prequel della storia sopracitata; siamo infatti alla vigilia degli U.S. Figure Skating Championships e vediamo una Jia che, a differenza dell’altra shot, si lascia andare alle sue insicurezze, anche se preferirebbe morire piuttosto che mostrarsi in ansia XD
Per chi invece si avvicina a questo personaggio per la prima volta, lascio una mini spiegazione per inquadrare il contesto ^^
L’ambito in cui si muove Jia è il pattinaggio di figura, precisamente il singolo femminile nella categoria Senior. Questa branca del pattinaggio prevede la creazione di una coreografia su un brano; per l’occasione la mia protagonista ha scelto Orphan Soul degli Infected Rain.
Gli U.S. Figure Skating Championships sono la più importante competizione di pattinaggio di figura negli USA, è la gara per eccellenza a livello nazionale e ci si arriva tramite delle altre selezioni locali. Questi campionati danno poi accesso ad altre gare di maggiore importanza e su scala mondiale; nel caso delle esibizioni singole femminili, la fase successiva sono i World Figure Skating Championships – detti anche Worlds per abbreviare, e che anche i miei personaggi hanno chiamato così – che insieme alle Olimpiadi danno il maggior riconoscimento possibile nella carriera di un pattinatore.
Per quanto riguarda i brani che ho nominato durante il testo, sono tutti degli Infected Rain. Vi lascio i link di YouTube:
Orphan Soul
Storm
Freaky Carnival
Infine, ultima piccola noticina ma mooolto importante: Emilio Arcieri, il pattinatore italiano per cui Randy prova una grandissima ammirazione, è un personaggio della mia adorata Carmaux_95 (vi consiglio di leggere le sue storie con lui come protagonista), che mi ha gentilmente concesso di nominarlo! Non so perché, ma mi piace un sacco l’idea che Randy sia un suo fan sfegatato XD
Spero tu abbia apprezzato questo piccolo omaggio, Carmaux *______*
Grazie a tutti coloro che sono passati a dare una lettura e a chi deciderà di lasciare un commento, alla prossima!!!
 
 
   
 
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