Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: CatherineC94    12/07/2020    2 recensioni
«Bene, non mi sposo. Lily mi ammazza e va bene, lo posso anche capire questo. Cosa farò? Forse farò un giro con la tua moto, sempre dopo che mi sarò gettato da qualche scogliera..» iniziò a vaneggiare James con gli occhi scattanti ed illuminati da una lucida follia.
«A me fa paura» strillò Peter mangiandosi le unghie.
«Dimentichi sempre tutto Ramoso! Facciamo mente locale, quali sono gli ultimi posti visitati?» chiese Sirius tentando di portare la conversazione su un piano umanamente concepibile.
James come un automa iniziò ad elencare:« Casa dei miei, casa tua, bar, negozio del vestito, ancora bar perché avevi sete, Mielandia perche Peter aveva fame, lo strano bar con le streghe succinte prima di andare a prendere Remus..».
«Streghe succinte?» chiese interrogativo Remus, mentre Sirius scuoteva la mano del tipo “Cosa vuoi che sia?”; Peter li seguiva ansioso.
Storia sesta classificata al contest “Old generation VS Contemporary generation VS New generation” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia partecipante al contest “Old generation VS Contemporary generation VS New generation” indetto da Zukiworld sul forum di Efp.
 
 
A Maria Pia
 
Il momento dimenticato
 
31 Ottobre 1981
Da piccolo aveva sempre amato quel giorno; non perché fosse qualcosa di speciale ma perché dava l’impressione di poter sfidare qualsiasi legge umana possibile e immaginabile. Eppure era un mago, questi discorsi non cozzavano molto bene con la vita che conduceva; tuttavia il non controllo, il fantastico erano il culmine della felicità.
James sin da piccolo aveva sempre adorato Halloween era quindi senza alcun dubbio un dato di fatto; i suoi genitori viziandolo ogni anno creavano scenari fantasmagorici. E James felice rideva, rideva a crepapelle di fronte a quelle magie che gli facevano toccare il cielo con un dito.
Da grande ad Hogwarts Halloween era diventato il sinonimo di divertimento; assieme ai suoi tre amici ne avevano combinate delle belle che ancora nella sua mente risuonavano felici. Le risate, i sorrisi e il brivido provocato dalla scaltrezza; varcare un limite, soddisfare la propria curiosità.Doveva ammetterlo, quei giorni che non erano poi così lontani gli mancavano da morire. In realtà gli mancava la serenità e il senso di sicurezza che solo il castello sapeva infondere; adesso tutto era cambiato anche se in parte era meraviglioso. Si, perché quell’anno lui era diventato padre e suo figlio, sornione lo guardava con quegli occhi così grandi, così profondi e così  simili a quelli di sua madre che James diceva a se stesso che anche volendo barattare il tempo, non avrebbe mai dato in cambio la gioia che provava ad essere padre. Sua moglie, la prima gioia che il mondo o fato gli avevano riservato era l’apice della sua felicità; l’adorava in tutto e per tutto, in ogni suo difetto e pregio. Avevano scelto la via più difficile, doveva ammetterlo ed avevano messo a repentaglio se stessi però guardando Harry ne valeva la pena; era così piccolo ed indifeso però era così tanto amato da loro due e dagli amici.
Halloween quell’anno era sembrato forse più mogio degli altri e forse era vero; rinchiusi in casa loro quasi come se fosse una prigione, tuttavia quando vedeva Harry gattonare gorgogliando sorrideva.
«James hai dimenticato il cibo del gatto» gridò Lily dal piano inferiore; James sbuffò alzando gli occhi. Se c’era una cosa che odiava era quel gatto; era tutto rosso e peloso dotato di un muso schiacciato e di una smorfia infastidita perenne. Ricordava ancora quando Sirius l’aveva incrociato mesi fa entrando in casa; si erano guardati, quasi come se fosse uno scontro fra titani e poi erano partiti gli insulti e le miagolate irritanti.
«Cosa vuoi farci amore? Dimentico sempre le cose» borbottò James prendendo Harry fra le braccia ed imboccando le scale; si, decisamente un suo grande difetto era sempre stato dimenticare le cose.
 
Natale 1977

«Fermo così, no aspetta stai mettendo tutto storto! Possibile che delegare agli altri è il primo passo  per fallire?» strillò Sirius mentre Peter tentava di appendere una ghirlanda sul camino della sala comune senza alcun risultato tangibile.
Era Natale, per giunta l’ultimo che avrebbero passato ad Hogwarts e Sirius si era messo in testa di organizzare la miglior festa di Natale mai avvenuta; erano quasi le nove e via via che si avvicinava l’inizio lo si vedeva andare avanti ed indietro prendendo a male parole qualsiasi mal capitato. James invece si era seduto su una poltrona stranamente silenzioso e forse un po’ ansioso; quella sera aveva invitato Lily e in realtà non aveva la minima idea per quanto riguardava l’approccio da adottare.
«Stasera ci sarà anche Lily?» gli chiese Remus gentile sedendosi di lato; James annuì distrattamente.
«Dovevo immaginarlo, stai qui zitto zitto e non saltelli assieme a Sirius come un ebete forsennato» sogghignò l’amico di rimando; James alzò gli occhi e guardando il  loro caro amico canide convenne che davvero Sirius stava saltellando come un ebete per la stanza .
«Sii te stesso e non dimenticare niente» concluse conciliante Remus dandogli una pacca sulle spalle e raggiungendo Sirius.
Non avrebbe dimenticato niente ne era certo; nelle tre ore successive ad esempio non aveva dimenticato il nome, cognome, sport preferito. Non si era mosso da quell’angolino e di tanto in tanto beveva qualche bicchiere di punch viola importato direttamente da  Hogsmeade; aveva tenuto d’occhio la scalinata del dormitorio di Lily ma di lei nessuna traccia.
Così aveva finito per assaporare ancora di più il punch finché ad un certo punto si ritrovò senza occhiali e seduto a terra; chissà dove erano? E chissà dove si trovava Lily? Che gli avesse dato buca?
I minuti passavano in fretta e Sirius e gli altri si godevano la festa al meglio mentre lui vedeva tutto sfocato e in un certo senso anche la sua anima era un po’ sfocata dalla tristezza; lei non era venuta.
«James» bisbigliò una voce alla sua sinistra.
«Si che c’è?» rantolò triste, mentre una mano piccola e calda stringeva la sua; avvertì subito un odore di lavanda  e dopo parecchie e confuse ipotesi elaborate dal  cervello e dall’alcool collegò quella fragranza alla persona che la emanava.
«Lily! Sei venuta! Però non ti vedo bene, accidenti ho perso gli occhiali» mugugnò in preda a chissà quale ansia, mentre la ragazza ridacchiava e spostava i capelli da un lato, o per lo meno era quello che aveva pensato vedendo una massa rossa sfocata spostarsi da un lato.
«Vieni con me» disse serena.
James non oppose resistenza anche perché non ricordava dove avesse dimenticato gli occhiali; lei lo condusse per qualche corridoio finché non si fermarono in un’aula deserta.
«Tutto bene?» chiese con tono sorridente e con una punta di apprensione.
James maledisse se stesso, aveva per anni desiderato un momento del genere e non solo si sentiva confuso dal punch malefico di Sirius ma non aveva gli occhiali e non poteva vederla; che strazio, avrebbe ammirato per sempre il suo viso.
«Sono James Potter e il mio sport preferito è il Quidditch, la mia squadra preferita sono i Cannoni di Chudley» affermò in preda a chissà quale idea bizzarra dettata dalla confusione più totale.
Lily rise, James avvertì la sua risata cristallina avvolgerlo e non gli importò della figuraccia e si beò del momento; tese la mano titubante e lei la strinse.
«Io sono Lily Evans non mi piacciono gli sport ma adoro fare il tifo per chi li pratica » rispose ridacchiando; James capì che quella era volta buona per rendersi ridicolo eternamente e sempre vedendo ombre sfocata provò a sedersi per contenere i danni.
«James» sussurrò Lily avvicinandosi; il cuore del ragazzo mancò di un battito.
Vide la sua sagoma avvicinarsi sempre di più finché non senti qualcosa di freddo e metallico poggiarsi sul suo naso; erano gli occhiali e finalmente il mondo riacquisì colore, ed era verde smeraldo.
«Li avevi tu?» riuscì a chiedere con voce corta data la vicinanza di Lily.
Lei sorrise, si allontanò e rispose:« No, li hai dimenticati sul tavolo del punch. Ma come fai a scordare una cosa del genere?».
James fece spallucce e rispose:« Avevo la mente impegnata, pensavo non venissi»; Lily lo guardò dolce mormorando:« Non ti avrei mai potuto lasciare da solo e per giunta senza occhiali».
E James quando si avvicinò per baciarla fu contento di dimenticare il mondo intero che li circondava.
 
 
Luglio 1978
 
Nel silenzio più totale si muovevano mesti e senza voler dare nell’occhio; James furtivo fece segno a Sirius di procedere a destra, mentre Emmaline Vance e Hestia Jones coprivano il lato sinistro. Fabian e Gideon Prewett li avrebbero attesi alla fine del sentiero ma lui quella sera non si sentiva tranquillo, aveva come l’impressione di aver scordato qualcosa; ultimamente non aveva riposato molto, la morte dei genitori di Lily aveva prosciugato qualsiasi energia vitale ad entrambi.
Quella notte si erano ritrovati nella contea di Brontë per concludere una missione alquanto seria; sentiva l’aria elettrizzata, come se qualcosa di catastrofico stesse per avvenire. Fece per prendere la bacchetta, ma con orrore si rese conto di averla dimenticato sul tavolino del salotto; sentì una sensazione di gelo che l’attanagliò all’improvviso conscio della situazione.
«Fratello» bisbigliò, mentre Sirius si voltava apprensivo «Ho scordato la bacchetta» concluse mentre l’altro sbiancava in viso; rapido si posizionò davanti a James a mo’ di scudo mentre l’ultimo tentava di spostarlo con vani tentativi.
«Dobbiamo arrivare alla fine del sentiero e poi saremo salvi» sussurrò Sirius teso.
Avanzarono per almeno dieci minuti fin quando un getto verde per poco non colpì Hestia facendola urlare; era una trappola. Diverse figure incappucciate li accerchiarono, mentre Sirius con fare febbrile tentava di nascondere l’amico; era inutile perché nei secondi successivi ingaggiarono una battaglia senza nessuna esclusione di colpi.
«Scappate!» urlò una voce, era Fabian che assieme a Gideon erano arrivati in soccorso non vedendoli arrivare. James messo alle strette da uno di loro  preso dalla rabbia gli scagliò un pugno in pieno volto, facendo ridere Gideon che urlò al fratello: « Hai visto James? Tira anche cazzotti alla Babbana?»;Fabian rise di rimando, mentre cinque scagnozzi di Voldermort rispondevano agli attacchi.
Una luce lo accecò per un attimo e James si ritrovò a terra; «Lily» mormorò grato, quando la vide atterrare lì vicino. Corse in preda al panico e l’abbracciò, mentre la donna gli porgeva la bacchetta tremante; lei lo strinse più forte.
«Oh James, cosa sarebbe potuto succedere se non ti avessi trovato? Saresti morto?» mugugnò; James sospirò triste mentre  con fare rapido evocava un sortilegio scudo per proteggere entrambi.
«Davvero Fab! Non ci puoi credere ma questi cinque tizi credono di farci fuori!» esclamò Gideon ridendo mentre parava uno schiantesimo; Gideon rise forte. James non seppe mai come fosse successo, ma quelle risate rimasero congelate nei loro volti, mentre colpiti da due getti verdi caddero a terra.
«NO!» urlarono Sirius, Hestia ed Emmaline; a James mancò la terra sotto i piedi mentre trascinava Lily e gli altri lontano da lì, Sirius era pallido come un cadavere.
«Scappiamo, Felpato, ora!» urlò, mentre si smaterializzarono veloci.
Lily e James si ritrovarono sul divano di casa loro tremanti; lei piangeva e lui singhiozzava teso, provando a respirare.
«N-no, F-fabian e G-gideon» mormorò con voce spezzata; James chiuse gli occhi accarezzandogli i capelli e abbracciandola forte.
«Saresti potuto essere tu, avevi dimenticato la bacchetta! Non lo fare mai più!» urlò angosciata guardandolo negli occhi; il cuore di James quasi si sgretolò di fronte al dolore intriso in quelle parole.
«Te lo giuro amore, non farò più una cosa del genere. Non dimenticherò mai più la bacchetta, è un promessa» mormorò con la voce incrinata dal panico e dall’angoscia.
Mai promessa fu più vana di quella.
 
 
 
Primavera 1979
 
«Il vestito?» chiese.
«Senza alcuna piega» rispose Remus conciliante.
« Le occhiaie si vedono?» chiese ancora James teso.
«Inesistenti. Il rimedio di mia cugina Tessie è un portento» affermò Peter soddisfatto; James parve rincuorarsi finché un’altra domanda si materializzò nella sua mente contorta.
«E i capelli?» domandò angosciato camminando avanti ed indietro per la stanza.
«Quelli hanno una dannata vita propria! Ma che domande inutili Ramoso, poi il giorno del tuo matrimonio! Sono elettrici va bene? Lunastorta non mi guardare così fa le stesse domande da stamattina!» rispose inalberato Sirius, il migliore amico dello sposo senza pazienza, nonché il testimone.
Remus alzò gli occhi chiedendosi chi fosse il più teso dei due, mentre una cosa non gli tornava; guardò James che ormai quasi ballava per la stanza.
«Ma le fedi dove sono?» chiese di getto; a Peter cadde  il profumo dalle mani, Sirius si grattò la testa dubbioso e James si fermò pallido e quasi in procinto di svenire.
«R-ragazzi io non lo so» fece Peter tremante.
Remus li guardò con occhi fuori dalle orbite, gettando un’occhiata torva a Sirius che si guardava le mani ancor più dubbioso di prima.
«Bene, non mi sposo. Lily mi ammazza e va bene, lo posso anche capire questo. Cosa farò? Forse farò un giro con la tua moto, sempre dopo che mi sarò gettato da qualche scogliera..» iniziò a vaneggiare James con gli occhi scattanti ed illuminati da una lucida follia.
«A me fa paura» strillò Peter mangiandosi le unghie.
«Dimentichi sempre tutto Ramoso! Facciamo mente locale, quali sono gli ultimi posti visitati?» chiese Sirius tentando di portare la conversazione su un piano umanamente concepibile.
James come un automa iniziò ad elencare:« Casa dei miei, casa tua, bar, negozio del vestito, ancora bar perché avevi sete, Mielandia perche Peter aveva fame, lo strano bar con le streghe succinte prima di andare a prendere Remus..».
«Streghe succinte?» chiese interrogativo Remus, mentre Sirius scuoteva la mano del tipo “Cosa vuoi che sia?”; Peter li seguiva ansioso.
«Poi siamo andati dalla madre di Peter, poi siamo tornati da Tom e poi ci siamo ubriacati a casa di Sirius» concluse James.
Sirius si alzò di scatto e  disse: « Allora saranno lì! Vado e torno».
Scomparve mentre Peter balbettando tentava di consolare l’amico ormai in preda ad una crisi isterica; Remus ci pensò su e disse: «Codaliscia perché non fai un salto da tua madre, magari le abbiamo lasciate là».
Peter annuì e scomparve.
«Dove si trovano le streghe succinte? Vado a dare un’occhiata io» chiese Remus accigliato, mentre James si artigliò al suo braccio.
«No Lunastorta non mi puoi abbandonare, poi ti portiamo da quelle ragazzacce ma non è questo il momento!» blaterò in preda al panico l’amico, con i capelli che sparavano in ogni direzione; Remus non ebbe nemmeno il tempo di ribattere perché bussarono alla porta.
Era Alice Paciock che un po’ indispettita li guardò truce.
«Che state facendo? Non ci avrai mica ripensato Potter? Perché se fosse così ti vengo ad affatturare l’orifizio dove non batte il sole» ringhiò minacciosa; James deglutì teso.
«No Alice tranquilla, stiamo aspettando il testimone» rispose mesto Remus facendola andare via; James era sbiancato ancora di più. I minuti passavano e delle fedi nessuna traccia; Remus tentava di consolare l’amico senza speranza fino al momento in cui sia Sirius che Peter apparvero. Peter scosse la testa triste, mentre Sirius con fare sbrigativo trascinò James all’altare, che urlando come un ossesso chiedeva spiegazioni; Remus li seguì impacciato mentre sentiva Sirius borbottare irato.
«Sirius ma che fai?» chiese Remus debolmente; l’altro lo guardò con superiorità e dando uno scappellotto a James mise le mani nella sua tasca. Eccole lì, le fedi non avevano mai lasciato la stanza; ed all’improvviso Remus ricordò, James le aveva messe lì per non perderle.
«Grazie amico, io non so come ringraziarti» pigolò James estasiato; Sirius gonfiò il petto ribattendo:« Sono o non sono il testimone?».
Detto questo prese posto di lato allo sposo che emozionato guardava entrare Lily in abito bianco; nessuno aveva mai visto due persone così innamorate come i due. James, che sentiva il cuore uscire dalla gabbia toracica mise un attimo le mani in tasca sentendo i due anelli muoversi; forse li aveva dimenticati, ma non avrebbe mai potuto dimenticare la bellezza di Lily quel giorno.
 
 
31 Ottobre 1981

James aveva dato da mangiare al gatto per ben due volte; poi dopo aver fatto giocare Harry si era sistemato in salotto. Era una sera tranquilla e guardando dal lato della finestra si rese conto che quella notte c’era la luna piena; sbuffò, avrebbe fatto di tutto per essere assieme a Remus e agli altri come i vecchi tempi, ma non poteva.
«Porto Harry di sopra, sembra che voglia dormire» disse Lily entrando nella stanza; James annuì guardando Harry dolce. Posò chissà dove la bacchetta e stiracchiandosi si chiese quanto ci avrebbe messo sua moglie per raggiungerlo; quella sera avrebbe voluto un po’ di coccole, un po’ di calore. Lei era il suo talismano per contrastare il male; sorrise mesto, quella sera avrebbe proposto a Lily di mettere in cantiere un fratellino o una sorellina ad Harry. Già s’immaginava  i suoi Malandrini che dibattevano con chi giocare o vezzeggiare; la speranza gli riempì il cuore.
Il cancelletto cigolò, delle foglie furono spezzate a terra ma James non si rese conto, preso com’era dai suoi pensieri; la porta si spalancò.
James si alzò di scatto mentre una sensazione di gelo colpì il suo stomaco; era arrivato, li aveva trovati.
Peter ci ha traditi, pensò angosciato.
«Lily, prendi Harry e corri! É lui! Vai! Scappa! Io lo trattengo...»*
Veloce arrivò di fronte alla porta nell’ingresso, ed eccolo in tutta la sua mostruosa mole Lord Voldemort; lo guardò truce mentre i suoi occhi rossi si spostarono sulla sua mano destra.
Aveva scordato ancora una volta la bacchetta, alla fine questo avrebbe portato tutti alla morte; la gola si seccò e ai lati degli occhi sentì spuntare delle lacrime. Doveva essere forte, doveva proteggerli anche senza bacchetta; doveva essere marito e padre e dare la sua vita per loro. Mentre il panico tentava di prendere il sopravvento, diritto e fiero si mise davanti al mostro e lo sentì ridere; si sarebbe morto, indifeso, senza bacchetta e sarebbe morto con orgoglio e con onore.
Perdonatemi, vi prego.
Un lampo di luce verde lo avvolse e l’urlo di Lily fu l’ultima cosa che udì.
 
 
Nella foschia c’era una luce accecante.
Si coprì il viso per proteggersi da tutto ciò e si chiese come mai tutta quella luce fosse là ad aspettarlo; sembrava più forte di quella che proveniva la mattina nella loro camera da letto. Si rese conto di non essere più a Godric’s Hollow e un sorta di dolore misto ad angoscia pura lo attanagliò; era forse morto? E dove si trovava? Si guardò le mani e i vestiti erano ancora quelli che aveva indossato quella mattina; dove si trovava Lily?
Amaramente si rese conto che aveva ancora una volta scordato la bacchetta e che Peter li aveva traditi, era morto senza avere la possibilità di proteggere e veder crescere suo figlio; le lacrime  rigarono le sue guance mentre voleva urlare tutto il suo dolore.
E Sirius? Remus? Dove erano finiti? Cosa sarebbe successo?
Si guardò intorno perso con le guance ancora bagnate, non sapeva dov’era ma forse sapeva cosa doveva fare e questa volta non si sarebbe scordato; infatti poco dopo eccola, splendida come sempre mentre con occhi ricolmi di lacrime e di paura si gettava fra le sue braccia e il suo cuore, o quello che ormai era scoppiava di amore e felicità.
«Hai visto Lily? Questa volta mi sono ricordato, ti ho aspettata» disse con voce intrisa di emozione quasi implorando le sue scuse; il familiare profumo di lavanda lo investì mentre lei lo guardava avida d’amore e di dolcezza senza nessuna traccia di rimprovero.
«Harry, piccolo mio» singhiozzò.
James sentì nel petto una coscienza nuova  confortato da qualcosa che nessun essere umano poteva percepire e rispose: «Ce la farà e non sarà solo, ci saremo con lui fino alla fine»;le strinse la mano e voltandosi avanti sorrise di fronte a quella luce luminosa che sapeva di festa, sentendo delle voci familiari che richiedevano la loro presenza. Lily fece un passo indietro dubbiosa; James sapeva bene cosa pensava in quell'instante perché anche lui l'aveva avvertito prima.
«Non ci dimenticherà, vedrai» le disse James.
Lei sorrise rincuorata sapendo che quello era il vero; lo strinse di rimando andando incontro all’eternità.
 
 
 
 
*Harry Potter e I Doni della Morte
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: CatherineC94