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Autore: epices    12/07/2020    9 recensioni
[…] “Preferisco che tu mi accompagni, le strade a Parigi non sono più sicure e io ho paura”
Pietosa bugia! Imbastita di fretta e raccontata a lui, proprio a lui che la conosceva come la sua stessa anima![...]
Dopo questa frase l'anime ce li mostra a Palazzo Jarjayes con il pittore intento a riprodurre su tela il colore degli occhi di lei. Nulla è ancora accaduto tra loro ma, a questo punto, Oscar doveva ben essere consapevole dei propri sentimenti visto che la notte delle lucciole è lì, dietro l'angolo...
Un missing moment senza pretese, provando ad immaginare quel viaggio verso casa...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una casualità: allora, come oggi, era domenica...

Dimanche 12 juillet 1789

Doveva parlare con lui...

Avevano lasciato Parigi al galoppo ed ora, le ultime abitazioni lontane, sospese in un inganno di fatamorgana, stavano procedendo lentamente, ad un passo leggero, verso Palazzo Jarjayes.
Era stata Oscar ad imporre, inaspettatamente, quel ritmo al cavallo nel desiderio di arrestare la frenesia che, ultimamente, dettava il ritmo della sua vita. E con la voglia di assaporare, lentamente, ogni infinitesimo dettaglio di tutto ciò che aveva sempre dato per scontato e ora stava invece, inesorabilmente, per finire.
Non solo perchè Parigi era già in fiamme ma anche per la sensazione, più vivida che mai fin dal giorno prima, le parole di Lassonne scolpite nella mente(1), di aver bruciato tutto ciò che di più caro aveva nella vita su di una pira di testardaggine, smodato orgoglio e una buona dose di vigliaccheria. Non di certo verso il suo ruolo...no, lì di coraggio ne aveva sempre avuto da vendere, fosse quello di battersi con onore o di ricominciare tutto daccapo...
Era verso se stessa che aveva mancato e, soprattutto, verso la persona che le stava a cuore più della vita...
Ed ora, forse, da quel cumulo di cenere, non avrebbe avuto più il tempo di recuperarlo.
Doveva parlare con lui...

Era pieno pomeriggio ancora, le ombre degli alberi appena accennate. Lo specchio calmo dei canali rifletteva folte chiome verde brillante e, tutt'intorno, un tripudio di suoni e colori, un inno alla vita che si ripeteva ad ogni estate...e la natura beffarda lo riproponeva, a dispetto di tutto, anche in quella...

La canicola di luglio aveva reso polverosa quella strada di cui conosceva le forme di ogni singolo sasso e di ogni più lieve avvallamento; ma ecco la temperatura rovente prontamente mitigata da una provvidenziale brezza leggera ad increspare la superficie dell'acqua in onde lievi, riflettenti, tutt'intorno, la luce del sole, come infiniti frammenti di minuscoli specchi.
E ad asciugare quei rivoli di sudore che sentiva, ormai insopportabili, sotto l'uniforme...mai come ora avrebbe desiderato toglierla...e non solo per il caldo...
Doveva parlare con lui...

Non aveva mai notato quella miriade di piccoli particolari e quel brusio di fondo, mai degnato di attenzione, che ora riusciva distintamente a riconoscere come una melodia armoniosa composta dal frinire delle cicale e dal gracidio delle rane, a tratti interrotta dall'acuto garrito di qualche rondine impertinente. Da una delle rive, trapuntate di tarassaco e di altri innumerevoli fiori di campo dei quali non aveva mai pensato fosse importante conoscere il nome, si levò, leggera, una cavolaia; bianco librarsi davanti al suo volto a proseguire poi a destra, disegnando quel sentiero invitante che ora i suoi occhi avevano la scusa per poter percorrere e andare a posarsi sulla figura al suo fianco, sempre più importante, sempre più cara.

Un'onda di tenerezza la travolse osservando il suo profilo che tanto era cambiato negli anni ma era pur sempre lo stesso di quel bambino giunto, in un giorno lontano, ad intrecciare la vita con la sua, frammista ad una sensazione che pungeva forte, da qualche parte, tra il ventre e il cuore e che aveva imparato ad associare alla presenza di Andrè.
Doveva parlare con lui...
Lo voleva con sé, sempre, non lo avrebbe mai più lasciato solo...
Le era mancato da morire...
Ma lui? Cosa avrebbe detto lui?

Lo aveva cercato, quella mattina, in caserma; voleva capire quanto ci fosse di vero nelle parole del dottore(2) e, qualunque fosse stata la realtà, non voleva più perdersi nulla della sua vita.
Lo aveva preso per mano...gesto antico, relegato nei cassetti di una memoria bambina e tornato prepotente ora, a reclamare quella confidenza da tempo sepolta sotto la polvere del dovere e di sentimenti sbagliati.
Aveva tentato di opporsi alla sua richiesta, Andrè...voleva restare con i compagni, con i quali condivideva, da tempo, vita quotidiana e ideali.
Lodevole tentativo di difendere un cuore strenuamente provato dalla sua freddezza e falsa indifferenza.
Doveva parlare con lui...

“Preferisco che tu mi accompagni, le strade a Parigi non sono più sicure e io ho paura”
Pietosa bugia! Imbastita di fretta e raccontata a lui, proprio a lui che la conosceva come la sua stessa anima!
E bugiardo anche lui a fingere di crederle! Ma dall’onda di emozione scorta nel mare dei suoi occhi, aveva capito di essere stata colta in flagrante.
Silenzi, frasi non dette e mezze verità...quello era sempre stato il loro modo di comunicare da che erano adulti.
Ma il silenzio fa rumore e ciò che si tenta di nascondere, per primi a se stessi, finisce per diventare assordante.
Come una valanga...dapprima un brusio indefinito in lontananza, poi un boato sempre più forte, sempre più intenso, fino a trovarsela di fronte, con il suo carico di rocce e detriti, a travolgere tutto ciò che incontra.

Come quella sera che li aveva divisi...

Una risata imbarazzata a stemperare la tensione e lo sguardo a cadere sulla mano di lui ancora tra le sue, latte e ambra, delizioso e irresistibile contrasto a rimembrare le sue colazioni di bambina; la tazza di latte sporcata al centro con un cucchiaino di cacao. E poi a mescolare lentamente compiendo infinite volute per andare a perdersi in quelle spire che, progressivamente, si allargavano e avvolgevano, rendendo tutto dello stesso colore.
Le era sempre piaciuto il cacao...sostanza eccitante ed euforizzante, si diceva a Corte; non si era mai soffermata a pensarci molto ma ora che anche lei si trovava travolta dai detriti di un sentimento senza scampo, poteva dire, con assoluta certezza, che, per quello, le bastava Andrè.
Doveva parlare con lui...

Continuava a scrutarlo di sottecchi mentre avanzavano lentamente, in silenzio; lui sembrava tranquillo, intento a godersi quella inaspettata passeggiata a cavallo. Solo piccole perle di sudore che scivolavano lentamente sul suo viso virile e bellissimo -Bellissimo? Sì, era proprio così!- suggerivano il disagio determinato dalla temperatura degna della fucìna di Efesto.
Probabilmente anche lui anelava a spogliarsi e rinfrescarsi...
Ed ecco, improvvisamente, tutto il sole di luglio concentrarsi nel suo petto per poi esploderle sulle gote, ormai dello stesso colore degli ultimi frutti occhieggianti tra le fronde di un isolato ciliegio.

La mente ancorata all'immagine stravolgente di qualche giorno prima...Andrè, fradicio di pioggia dopo il turno di guardia alla sala dell'Assemblea, con indosso solo i pantaloni, che tentava di asciugarsi alla meno peggio al rientro in caserma (3).
E quella sensazione, sempre più intensa, a pungere il ventre...
Doveva parlare con lui...
Non poteva trascinarlo a Parigi, nel cuore della rivolta, nelle sue condizioni...
Non voleva gli accadesse nulla di male...ora più che mai..
E molto altro avrebbe voluto dirgli...

Il filo dei pensieri, interrotto dal cinguettìo festante di uno stormo di passeri, si riallacciò a frammenti di un passato comune...
Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”
Ed ora come le era venuta in mente quella citazione? Nemmeno le era mai piaciuta particolarmente quell'opera...eppure era proprio così e non sapeva nemmeno da quando...
Non sapeva quando era successo che, in quella sottile linea di confine tra il sonno e la veglia, la presa ai polsi di quella sera maledetta era mutata in una carezza e quel bacio rubato con forza si era trasformato nell’ambrosia più dolce.
Non sapeva quando era successo che aveva smesso di voler allontanare da sé la sensazione di quel corpo forte e snello, premuto contro il suo ma, al contrario, il pensiero di sentirlo di nuovo addosso, le accendeva i sensi.

Ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”
Ora comprendeva perfettamente anche il finale tragico di quell'opera che tanto aveva bistrattato da adolescente, tacciandola come assurda e inverosimile...nel cuore una sola certezza: lei, senza Andrè, non sarebbe sopravvissuta.
E doveva dirglielo...

Come avrebbe dovuto fare giorni prima quando lui l'aveva salvata dall'ira di suo padre...
No, come già avrebbe dovuto fare ascoltando il grido disperato del suo cuore quella sera a Saint Antoine...
No, no, ancora prima...quando aveva vinto la battaglia contro quella forza sconosciuta che la spingeva a gettarsi tra le sue braccia dopo il ferimento all'occhio e lui, uno sguardo che diceva già tutto, le aveva detto di essere felice quella sorte non fosse toccata a lei..
O forse ancora prima...quanto tempo aveva sprecato?

E un altro ricordo...recentissimo questa volta...
Uccidete me per primo; in caso contrario sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo”
Parole ripetute, nella mente, da quel giorno, come una litania.

Lui l'amava ancora...lo aveva rivelato, con la solidità della roccia e il coraggio di un leone, davanti a suo padre non più di due settimane prima.
E lei, durante quello scontro tra Titani, non aveva mosso un dito...inerme spettatrice in attesa dello scatenarsi degli eventi...
Sarebbe stato dunque ancora possibile un futuro per loro?
Lui le avrebbe creduto? Sarebbe stato possibile spianare quel muro di orgoglio ferito e sofferenza che lei stessa, con la sua stupidità e stoltezza, aveva contribuito ad ergere?
E poi la diagnosi di Lassonne...

Oh al diavolo! Aveva solo voglia di farlo scendere da cavallo e abbracciarlo forte...che le emozioni, a volte, si esprimono meglio senza parlare...e loro, in questo, erano maestri.
Aveva voglia di tenerlo stretto, di aggrapparsi alla sua schiena per tutte le volte che non lo aveva fatto e per tutte le volte che, magari, avrebbe voluto farlo lui...
Aveva voglia di proteggerlo, fargli da scudo, diventare solida conchiglia per racchiuderlo dentro di sé e non lasciarlo uscire più...
Oh Signore... l'aveva pensato davvero? Ma non intendeva in quel senso...e invece sì, sì...anche in quello!

Andrè, esistono parole per raccontarsi l'amore? Io non le conosco...”
La bocca secca e il cuore in gola come dopo una delle loro adolescenti corse a perdifiato, Oscar iniziò a parlare. Frasi familiari, quelle pronunciate da sempre, per poi- pensava- provare ad arrivare là, su quel terreno sconosciuto...

“I soldati non ubbidiranno agli ordini, vero?” chiese con comprensione e rassegnazione, girandosi apertamente a guardarlo.
“Non lo so Oscar, dovresti chiederlo a loro”, il solito tono calmo e imperscrutabile.
“Ma tu sei uno di loro..ne avrete parlato, immagino”
“Si, certo...ma se ne è, appunto, parlato. Non è stata presa alcuna decisione ancora”

Non si era ancora girato a guardarla; proseguiva, apparentemente calmo e misurato, inscalfibile a tutto, verso Palazzo Jarjayes ormai prossimo, il profilo delle torri a stagliarsi davanti a loro, in mezzo ai campi dorati, freschi di mietitura.
All'improvviso Andrè, le volute del cancello di ingresso ormai ben visibili, fermò del tutto il cavallo, sorprendendola e costringendola a fare altrettanto. Allacciò lo sguardo al suo, nessun timore del confronto, come era sempre stato.
Il tono caldo e pacato, nessuna accusa, solo il desiderio di comprendere...

“E tu cosa farai Oscar? Da che parte sarai quando arriverà l'ordine di sedare la rivolta con qualunque mezzo? Lo sappiamo entrambi che è solo questione di tempo”
Amore mio, il punto non è più ciò che farò io”
Una di fronte all'altro, gli occhi a scrutare le rispettive profondità, a cercare di carpire quelle emozioni recondite, quelle più difficili da svelare e, da parte di lei, la certezza, una sola ma solida come il marmo più pregiato.
Si ritrovò a sorridere, non tanto a lui quanto all'inconsistenza delle sue insicurezze, scuotendo lievemente il capo e rendendosi conto di quanto, in realtà, fosse semplice...
Far tacere la mente.
E far parlare, finalmente, il cuore.

Poche parole, in un istante sovrastate dal rumore di una carrozza...il pittore si dirigeva rapidamente a Palazzo per terminare il lavoro...
Andrè spalancò gli occhi, il cuore in bilico tra il dubbio di non aver compreso bene e il desiderio di credere, invece, a quelle parole ma non ci fu tempo, lì, in quel momento, di aggiungere altro...
“Io sarò con te”

 

 

 

  1. Durante la visita il dottore fa diagnosi di tisi suggerendo ad Oscar di ritirarsi dalla vita militare per avere possibilità di sopravvivenza e la informa delle condizioni, ormai disperate dell'occhio di Andrè

  2. Oscar fa chiamare Andrè nel suo studio ma non si fa trovare seduta alla scrivania; appoggiata al muro lo osserva parlare, rendendosi conto che lui non si è accorto della sua assenza

  3. Episodio presente solo nel manga

 

 

 

   
 
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