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Autore: lizardiana    13/07/2020    5 recensioni
Siamo quasi al termine della pausa estiva dalla vita universitaria e Hisashi e Kiminobu dovranno presto lasciare lo Shonan in modo definitivo. Iniziano così i preparativi per la loro nuova vita, tra una partita in spiaggia e viaggi in treno verso la loro nuova 'casa', trovandosi a vivere un'esperienza che stringerà il loro legame in modo forte.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hisashi Mitsui, Kiminobu Kogure
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shibari'
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Disclaimer: I personaggi di Slam Dunk non mi appartengono, ma sono proprietà del genio di Takehiko Inoue - sommo Sensei -. Questa storia non è a scopo di lucro.

Ciao a tutti! Eccoci con il terzo appuntamento con la serie ispirata dalle canzoni degli 883.
Era inevitabile, dopo tutte le bellissime storie che ho letto in questo periodo, che nascesse questa breve fic MitKo.. è tutta per voi!
Prima di iniziare, una piccola nota linguistica: il colore ao (aoi quando diventa aggettivo) descrive un colore che può essere tradotto come 'verde' o come 'blu'.

Beh, fatemi sapere se è di vostro gradimento! Enjoy!



 

1. Mentre scrivi


Se c'è una certezza in questo mondo, è che Kogure sceglierà sempre l’agenda aoi.
Ogni anno si recherà in libreria, trovandosi davanti alla grande pila dedicata alla cancelleria intento ad osservare tutte le diverse marche, forme, i materiali della copertina. Ci proverà, anche, a cambiare colore. Ma poi, inesorabilmente, uscirà dal negozio con una copertina similpelle morbida aoi.

La prima volta in cui Mitsui vide quell’agenda fu in prima superiore. Kogure era in classe, finite le lezioni, in attesa dell'inizio dell'allenamento di quel pomeriggio e Hisashi si trovò a passare davanti all'aula aperta, vedendolo all'interno immerso nella scrittura.
Quel giorno non ci fece troppo caso.
Con il tempo, gli episodi si ripeterono senza che Hisashi riuscisse a unire i puntini. L’onnipresenza di quelle agende era diventata parte integrante del quattrocchi, tanto che nessuno mai si era esposto nel chiedergli che cosa facesse.

Fino a quel pomeriggio.

Si erano dati appuntamento in stazione a Enoshima per andare insieme a Yokohama a occupare le camere singole del dormitorio Hiyoshi che finalmente erano state assegnate loro, decidendo di fare prima una tappa in uno dei negozietti su subana dōri per prendersi dei dolci per il tragitto. Il viaggio non era lungo ma in due e con del cibo sarebbe stato certo ancora meno noioso.
Erano partiti salendo sull’Enoden e anziché viaggiare verso Fujisawa per prendere il treno della Tōkaidō line partendo dalla stazione principale, assicurandosi un posto a sedere, avevano deciso di regalarsi un percorso panoramico sulla costa dello Shōnan, attraversando tutti i paesini fino a Kamakura.


“Mi mancherà lo Shōnan” disse Hisashi, viso quasi incollato al finestrino. Si erano seduti sulla panca foderata di stoffa verde, che li avrebbe costretti a mantenere le spalle al mare se non si fossero girati in modo scomposto per potersi garantire una buona vista.
Kiminobu sorrise “È solo per qualche giorno..” disse con dolcezza.
Hisashi lo guardò con uno sguardo fanciullesco “Lo so.. ma tra qualche settimana saremo lì in pianta stabile e.. sì mi mancherà avere questo mare a portata di mano”
“Correre via dalla noia per andare in spiaggia.. incontrare gli amici..” commentò l’altro.
“Già.. hai capito cosa intendo”. Sorrise e tornò alla sua contemplazione.

Gli ultimi tempi erano stati per Kiminobu un periodo di grandi rivelazioni. Già dopo solo qualche mese all’università si era scontrato con la dura realtà della vita post-scuola dell'obbligo e nonostante fosse solo al primo anno aveva già una pressione intensa da sostenere. Ma c'era Hisashi con lui. Quando alla fine dell'inverno precedente era venuto a sapere che l'ex numero 14 era riuscito a migliorare i propri voti e a convincere insegnanti e genitori a sostenerlo - i primi con una raccomandazione e i secondi con la promessa di sostenere la spesa della retta - si era subito sentito sollevato e felice di intraprendere questa nuova avventura alla Keio con una persona che sin da subito era stata molto importante per lui. Certo, si erano iscritti a due facoltà completamente diverse ma erano riusciti almeno a frequentare le lezioni nello stesso campus. Quei mesi da pendolare e di prime lezioni sarebbero state sicuramente molto più complicate, senza di lui. Ora, si prospettava per loro il trasferimento in dormitorio e un taglio drastico con il passato.

"Peccato sia proprio oggi pomeriggio l'assegnazione, ci perdiamo la partita sulla spiaggia e i banchetti"
Kiminobu lo guardò, incupendosi leggermente "Peccato per la partita o perché ti perdi Sendō?" disse. Pentendosi immediatamente di questo scatto di gelosia.
Hisashi lo guardò interrogativo "Cosa? Ma no che dici" rispose sventolando una mano davanti al viso "Te l'ho detto com'è andata no?".
Kiminobu cercò di trattenere il broncio "Sì certo, ma ora è single e.."
"Se mi interessasse, lo sapresti" lo interruppe lapidario. "Io ti dico tutto e non vedo perché dovrei nascondertelo! Tu piuttosto, non mi dici mai niente di te!" Hisashi sentì montare dentro di sé una leggera rabbia. Non gli piaceva quando Kiminobu si comportava in quel modo, quasi accusandolo di non essere un amico sincero e leale.

Hisashi era stato felicissimo di riuscire a entrare alla Keio, con tutte le preghiere e gli sforzi fatti per avere l'appoggio delle persone attorno a lui. Era stato anche grazie alla ritrovata amicizia con Kogure che si era convinto a dimostrarsi di valere e di poter raggiungere risultati anche al di fuori del basket. Sapere di essere nello stesso campus del quattrocchi poi era stato una gioia incredibile, perché verso la fine delle superiori aveva sviluppato una specie di dipendenza dalla sua compagnia. Una dipendenza per la quale Tetsuo aveva iniziato una serie di prese per il culo da manuale, che Hisashi aveva incassato senza però troppo fastidio. In fondo, voleva un sacco di bene a entrambi.

“Lascia stare” disse, vedendo lo sguardo imbarazzato dell’altro.

Per quanto fossero diventati ormai inseparabili, in Kogure rimaneva un velo di mistero che Hisashi non riusciva a sollevare, soprattutto riguardo la sua vita sentimentale. Sapeva solo che Kiminobu non aveva nessuna relazione, ma non aveva la minima idea dei suoi gusti, del suo livello di esperienze, nulla di nulla.
A volte, l’impressione che aveva era di conoscere alla perfezione solamente la sua copertina e di non aver ancora avuto il privilegio di poterlo sfogliare, di poter leggere le sue pagine.

“Mi dispiace.. scusa”.
Hisashi tornò a guardarlo. Gli sorrise “Ma ti pare quattrocchi!” disse tirandogli una manata sulla spalla. “Oh.. dì ciao al mare, ci spostiamo nell’entroterra..”.
La stazione di Inamuragasaki era l’ultima sulla costa. Da lì, fino a Kamakura, il piccolo treno elettrico si infilava sinuoso tra le piccole e strette vie dei paesi, passando tra le case, i negozietti e i piccoli locali.
Quando arrivarono a Kamakura si resero conto che quella macchina che a Yuigahama aveva intralciato il treno per qualche minuto gli aveva procurato quel perfetto ritardo per perdere il cambio per Ōfuna. Così Hisashi decise di andare sul binario opposto a prendersi una lattina di caffè alla macchinetta in attesa del prossimo passaggio.

Kiminobu lo guardò allontanarsi. Quando fu sicuro di non vederlo più, aprì il suo zaino e ne estrasse la sua agenda. La penna arancione con un piccolo pallone da basket appeso a un cordino era come sempre incastrata tra le pagine, facendo da segnalibro. Aprì una pagina già mezza scritta e fece scattare la molla.

 

アホ。バカらしい。

ダメ。

それは。。好き過ぎる。

然し。。出来ない。

Sono un idiota. Assurdo. Non va bene. È che.. mi piace troppo. Ma non.. non posso.


Con un sospiro chiuse l'agenda, poggiandola sulle cosce. Da qualche tempo le sue emozioni lo mettevano in seria difficoltà e l'unico modo che conosceva per gestire le sue ansie era quello di affidare alla sua agenda quei pensieri che solo con sé stesso poteva condividere. Non aveva bisogno di consigli o di rassicurazioni, ma solo di tirare fuori e quelle agende non giudicav

"Che fai?"
Kiminobu scattò in piedi per lo spavento, facendo cadere tutto quello che aveva con sé.
L'agenda roteò e come in una scena in slow motion la vide rimbalzare sulla costa, roteare su se stessa e aprirsi sull'unica pagina stropicciata e rovinata dalle lacrime di giorni prima, proprio davanti ai piedi di Hisashi.

好き過ぎる..

Avvampò, lanciandosi a recuperare l'oggetto dell'imbarazzo, premunendosi di infilare la penna e di richiudere con l'elastico.
"Chi è che ti piace troppo?" Gli chiese Hisashi, un leggero ghigno sulle labbra quasi a dire finalmente ti ho beccato! Kiminobu arrossì. "È quella del tuo corso?
"Eh?" Lo guardò con stupore. Già, Hisashi non sapeva.
Non sapeva che a Kiminobu le ragazze non erano mai piaciute un granché, mai interessate abbastanza da voler desiderare di approfondire un'amicizia, una relazione. Non sapeva che mentre tutti i suoi compagni di classe durante gli intervalli parlavano delle varie conquiste, dei vari amori, lui passava il tempo a scrivere cercando di sondare la sua mente, i suoi desideri, il suo inconscio, fino ad arrivare a capire che per lui non sarebbe bastata una persona qualsiasi, perché lui voleva LA persona giusta.

"No.. non è lei" disse cercando di ricomporsi.
Hisashi tirò una golata di caffè freddo. “Era carina quella, ti fa un bel filo spietato. Allora.. chi è se non lei?” Un’altra golata.
Kiminobu si sistemò lo zaino sulle spalle “Arriva il treno..” disse spostandosi sulla linea per la coda. Hisashi raccolse il suo borsone “Non puoi sfuggirmi quattrocchi, entro la fine dell’estate scoprirò tutto su questa persona”.
Kiminobu sorrise. La conosci meglio di chiunque altro.. si disse. “Non immaginarmi più interessante di quanto non sia davvero..” disse, e il suo sguardo divenne velatamente cupo.
Hisashi aggrottò la fronte. “Se non sei interessante tu..” disse sussurrando, mentre il treno piano piano si fermava perfettamente davanti ai loro piedi.

"Pensavo prendessi appunti di basket"
"Come?"
Kiminobu si trovava con le spalle contro la parete laterale del vagone sul quale stavano viaggiando, Hisashi di fronte a lui si teneva sulla barra con entrambe le mani, chiudendolo in un bozzolo protettivo dalla folla che quel giorno abitava quel treno. Hisashi lo guardò. "L'agenda, quella verde. Pensavo fossero appunti di basket. È una specie di diario?"
Kiminobu cercò di evitare il suo sguardo.
"Ancora su quella storia.. sì è un diario, e il colore è ao, non verde.
Hisashi rise "Ao è anche verde dai, non essere pignolo!"
Kiminobu sbuffò lievemente "Sono solo preciso".
Il cambio di binario fece scuotere il vagone e Hisashi si ritrovò a tendere i muscoli per mantenersi in piedi.
Kiminobu perse lo sguardo e il respiro sulle sue braccia, iniziando a fantasticare di ritrovare avvolto da quei muscoli, quella pelle profumata, come in un sogno ad occhi aperti vide Hisashi stringerlo a sé, baciarlo con passione.
"Scrivi anche storie?" Gli chiese dopo qualche secondo. Kiminobu si morse un labbro. "A.. a volte sì ma"
"Ma non le fai leggere a nessuno".
Kiminobu si grattò il naso "Già."
"Ti sto mettendo in imbarazzo?"
Sospirò "Un po'.."
"Ok la smetto" rispose Hisashi con un sorriso.

Guardò con dolcezza il ragazzo di fronte a lui, completamente a disagio nell'essere stato scalfito dalla sua curiosità.
Superare la corazza che Kiminobu indossava quotidianamente non era affatto semplice e questa era una delle prime poche volte che Hisashi riusciva a conoscere qualche dettaglio della sua vita.
Ripensò agli anni passati e come unendo i puntini numerati, venne fuori il quadro chiaro e preciso. Ricordò di tutte le volte che aveva visto il quattrocchi immerso nella scrittura, in classe, in stazione, dopo le partite e prima delle partite, al ritiro, all'università.
"La ricompri sempre uguale" sussurrò.
"Mh?"
"No.. dicevo manca poco no?"
Kiminobu si sporse verso il cartellone che indicava il percorso del treno. "Due fermate, poi i soliti dieci minuti in metro. Hisashi annuì.

Come aveva potuto non accorgersi prima di questa sua abitudine? I segni erano chiari. Eppure Kiminobu aveva la capacità di passare inosservato per poi comparire nei momenti più opportuni con le sue considerazioni, la sua capacità di osservazione e la sua empatia. Ripensò a quel giorno in palestra, alla rissa e al suo sguardo che gli si era piantato dentro, per non lasciarlo più. Chissà se anche per Kimi quel giorno aveva segnato un punto nella sua vita. Chissà se aveva guadagnato un posto nelle sue agende, se parlava di lui, delle loro chiacchierate, delle partite giocate, dei suoi canestri da tre. Chissà se al fianco di quella persona che gli piace troppo c'era spazio per le loro passeggiate, le loro chiacchierate sul futuro, i progetti.

Avrei voglia di leggere tutto, pensò.
Scrollò la testa e focalizzò la sua attenzione sulla mano di Kiminobu che stava diventando davanti ai suoi occhi.
"Hey ci sei?"
Hisashi sorrise "Scusa, stavo pensando"
Kiminobu gli passò il suo borsone "È la nostra".

Tre fermate di metro dopo, si ritrovarono di fronte al dormitorio. Un palazzo grigio chiaro, di recente costruzione, diviso in due padiglioni. Da una parte, tre piani d'altezza, dei bei balconi in vetro, dall'altra cinque piani, balcone in muratura e delle ampie finestre che sicuramente rendevano le stanze molto luminose.
"Quale lato vorresti?" Chiese Hisashi indicando il palazzo.
Kiminobu osservò per qualche secondo "Mm il lato con il muretto. È ben esposto al sole e anche se coperto in parte, arriva sicuramente più luce che dal lato vetrato che è mal esposto".
Hisashi si grattò la nuca "Tu sì che sai osservare.. io avrei scelto la vetrata per spiare le persone" disse ridendo.
"E le tue piante sarebbero morte in tempo breve.." commentò l'altro.
"Piante? Sia mai, non sopravvive nulla con me! Dai entriamo..".

Dopo qualche minuto di coda in reception, fu il turno di Hisashi. Presentata la documentazione gli furono consegnate due paia di chiavi della stanza 526南. Una copia la faccia custodire da una persona fidata in caso in cui smarrisse la sua gli aveva detto la signora, così appena voltatosi, aveva fatto scivolare la sua chiave nella tasca di Kiminobu.
Fu poi il suo turno e con emozione si avvicinò allo sportello. Consegnò i documenti e attese di sapere il numero della sua stanza. Hisashi aveva la 526南 quindi si trovava nel lato in muratura, chissà se sarebbero finiti nello stesso piano. Sarebbe stato un sogno poter passare il tempo insieme negli spazi comuni, cucinare insieme.. usare l'ofuro, le docce, il vapore sul suo cor
"..Signor Kogure?"
Kiminobu sbarrò gli occhi e fissò la donna di fronte a lui, deglutendo rumorosamente.
"Scusi l'attesa, c'è un piccolo disguido con le chiavi, ne abbiamo solo una copia, per il momento dovrà restare senza chiave di scorta ma per la ripresa delle lezioni di settembre rimedieremo" la donna fece scivolare la chiave sul bancone.

106. Lato in vetro.

Sospiró e ringrazió la signora, stringendo la chiave nella sua mano.
Hisashi lo attendeva con un sorriso a metà
"Speravo fossimo vicini" disse "ma Hey, vorrà dire che ogni tanto scapperò dal tuo lato.."
Kiminobu sorrise "Andiamo prima da me se ti va, poi ti accompagno alla tua".


La piccola sala comune era collegata direttamente con alcune stanze, tra quelle anche la 106.
Kiminobu aprí la porta e si trovò di fronte alla sua futura 'casa'. Una piccola stanza con un letto contro il muro di sinistra, una scrivania sovrastata una libreria sulla destra, un piccolo frigo e un armadio. La porta finestra dava sul balcone, la vetrata era satinata quindi impediva la vista sulla strada sottostante.
Entrò, con un sorriso tirato. Posò lo zaino sulla scrivania e si girò verso Hisashi. "Andiamo a vedere la tua"
Quando arrivarono di fronte alla 526 e aprirono la porta, si trovarono di fronte alla stessa identica stanza, i mobili nella stessa identica posizione. Scoppiarono a ridere "Chissà cosa mi aspettavo" disse Hisashi tra le risate.
"Beh magari i mobili al contrario" disse l'altro.
Hisashi lanciò il suo borsone al fondo del letto e si lanciò sul materasso, rimbalzando.
"Beh niente male" commentò. "Che dici, giro degli spazi comuni e poi cerchiamo qualcosa per cena?"
Kiminobu annuì e iniziarono il loro giro di ricognizione. Davanti all'ofuro Kiminobu arrossì violentemente ripensando al suo pensiero di poco prima, ma riuscì a non farsi vedere da Hisashi che tutto contento stava già proponendo di tornare quella sera per provare il bagno caldo, una volta tornati dalla cena.
" Allora sei convinto a dormire qui stanotte?"
Hisashi sorrise "Ero ancora indeciso, sarebbe stato bello tornare a festeggiare con gli altri sulla spiaggia ma.. alla fine questo è un giorno importante per noi e dobbiamo godercelo".
Kiminobu sentì una forte emozione crescere nel suo petto a quel 'noi'.

Questa è la giornata perfetta pensò Kiminobu. Una passeggiata a Chinatown, una cena a base di patatine fritte rubate dal piatto dell'altro e tante chiacchiere. Iniziò a figurarsi una vita insieme a Hisashi, il loro primo bacio, la prima volta, una casa, dei figli. Con lui gli veniva così facile partire con la fantasia! Già.. la fantasia. La realtà era un po' diversa.
Hisashi guardò il ragazzo al suo fianco mentre passeggiavano. Aveva un sorriso dolcissimo sul viso e sentì improvvisamente la testa leggera, il cuore battere forte e una strana sensazione nello stomaco.
Paura, ecco cos'era. Paura di non riuscire a fare capire a Kiminobu quanto fosse diventato fondamentale per la sua vita, per la sua crescita. Paura di non riuscire a dirgli quanto sentisse il desiderio di conoscerlo a fondo. E paura di quegli stessi pensieri, della sua dipendenza, del suo pensare a lui al suo fianco nel futuro.
Scosse la testa. Kiminobu aveva una persona speciale. Prima o poi sarebbe finito in secondo piano. E lui doveva seriamente fare un discorsetto con sé stesso e la sua recente attrazione per i ragazzi. Prima Sendō, ora Kimi. Stava mica seriamente diventando gay?
Non che fino a quel momento fosse pieno di ragazze, anzi. Ma sicuramente il suo sguardo si perdeva più dietro la scia di una bella ragazza che di un ragazzo.
Ma allora.. allora no, non erano tutti i ragazzi a interessarlo. “Che casino!” disse.
Kiminobu lo guardò stralunato “Cosa?”.
Hisashi arrossì “Aaah Kimi oggi sono un disastro, scusa. Torniamo, ti va?”

Di fronte alla porta della stanza 106 i due si bloccarono di colpo. La porta era leggermente accostata e anche se dall'interno non proveniva alcun suono, sembrava quasi arrivassero delle vibrazioni negative.
"Hisa.. ho lasciato aperto?"
Kiminobu guardò il suo amico con aria confusa.
"No Kimi." Rispose l'altro serio, facendo un passo verso la porta "stai indietro.." disse mettendogli una mano sulla spalla e scostandolo.
"Amico mi sa che hai sbagliato stanza" disse aprendo la porta. E rimanendo immediatamente pietrificato.
"Hisashi..?" Kiminobu si avvicinò e Hisashi si voltò, cupo in viso. Gli poggiò una mano sul petto per fermare la sua avanzata "Meglio andare a chiamare il responsabile" disse.
Kiminobu lo guardò sempre più confuso "Cosa succede? Fammi.. fammi vedere".
Hisashi sospirò, spostandosi dall'uscio.
Kiminobu impallidì. La sua stanza era completamente rivoltata, il materasso sventrato e svuotato della sua imbottitura, il piccolo specchio spaccato, sul muro scritte omofobe oscene, il suo zaino svuotato per la stanza, un leggero odore di urina. La sua agenda, quasi completamente strappata in mille pezzi e senza più fogli, riportava la scritta 'checca' sul retro della copertina.Con le orecchie ovattate e piene solo del suono del suo sangue che circolava all'interno del suo corpo, Kiminobu deglutì a vuoto. Sentì poi la mano di Hisashi tirarlo via e come uno zombie lo seguì verso la portineria. Lo sentì sbraitare contro l'addetto alla sicurezza, contro l'addetto alla consegna delle chiavi, sentì parole come inaccettabile, aberrante, scandaloso uscire dalla sua bocca mentre battendo la mano sul bancone richiamava l'attenzione di tutti.

Li fecero accomodare nella sala comune con té e dolci di cortesia a fargli compagnia e dopo qualche minuto vennero accompagnati dal direttore del dormitorio fino alla camera per capire l'entità dei danni.
"Aveva dei beni di valore nel suo bagaglio?" Gli chiese il direttore, un bell'uomo di mezza età con i capelli scuri pettinati all'indietro e gli occhi sottili e taglienti.
"Io.. solo quello che vede qui, per fortuna".
L'uomo annuì. "Vestiti quindi"
"E l'agenda" si intromise Hisashi "l'agenda e la penna".
L'uomo lo guardò e annuendo nuovamente segnó sul suo taccuino. "Mi dispiace per i danni e lo spavento" disse infilando il suo quadernino nel tascone laterale dei pantaloni "e anche per gli insulti. Ci vorrà qualche giorno per rimettere tutto a posto, questa sera ho tutte le stanze già occupate, sa dove andare a dormire?"
"Può stare da me" disse Hisashi "sono Mitsui della 526".
L'uomo lo guardò "Sarebbe contro il regolamento.." disse schioccando le labbra "e oltretutto non vorrei che foste oggetto di ulteriori attacchi di questo tipo.."
Hisashi sollevò un sopracciglio "Due amici non possono dividere una stanza?"
L'uomo sollevò i palmi delle mani in segno di resa "Io so solo che in questi dieci anni ne ho visti di solo amici che si pentivano di essersi.. mostrati troppo. Niente di personale"
Kiminobu si morse il labbro e posò una mano sulla spalla di Hisashi che pareva sfiatare fumo dalle orecchie "Non si preoccupi".
L'uomo annuì "Tra un paio d'ore troverà i suoi vestiti lavati e asciugati giù in lavanderia".

"Sei sicuro Hisashi?"
Kiminobu indossó la maglia del pigiama dimenticando di togliere gli occhiali e rimanendo incastrato. Hisashi rise nel guardarlo dimenarsi per riuscire a non rompere nulla.
"Ci manca che ti faccio dormire da solo dopo questa giornata" rispose "non mi interessa quello che dice il direttore..".
Dopo aver raccolto i pezzi del diario di Kiminobu e averli gettati nel bidone, si erano diretti al konbini più vicino per comprarsi qualcosa da bere ed erano tornati nella stanza di Hisashi ad attendere il bucato. Hisashi aveva riproposto subito di restare nella sua camera e dopo aver insistito un poco e dopo un paio di rassicurazioni, Kiminobu aveva accettato. Sicuramente molto meglio che spendere preziosi soldi in una stanza o in un taxi per tornare a casa.

Hisashi spalancò la porta finestra e spenta la luce si diresse verso il letto, sdraiandosi con le spalle contro il muro. La luce esterna permetteva una buona visuale, per fortuna le stanze erano provviste di tende oscuranti.
"Vieni qui" disse, allungando le mani verso Kiminobu.
L'altro arrossì, ma cercó di dissimulare. Si allungò verso di lui e si fece trascinare dalle sue braccia, finendo con la schiena contro il suo petto. Sentì il suo fiato solleticargli il collo e il ritmo rassicurante del suo cuore rimbombargli dentro. Quella penombra, il leggero vento che entrava dalla finestra, rendevano quel momento intimo e profondo.
"Mi dispiace per il diario" disse dopo qualche secondo.
Kiminobu sospirò "Vorrei dirti che non importa, ma sarebbe una bugia. Io.. lì dentro avevo messo tutto me stesso, la mia vita, i miei pensieri. È la mia terapia, il mio sfogo, il mio album dei ricordi.."
“Io.. non mi ero mai reso conto di quanto fosse importante per te.”
“Nessuno l’ha mai fatto prima. Sono io a non permetterlo. Io.. lo so che non parlo molto di me per davvero..”
Hisashi annuì, sfiorando la nuca di Kimi con il naso.
"Chissà cosa direbbe il direttore se entrasse ora qui.. con quel discorso poi.." disse, passando la mano tra i capelli di Kiminobu. "Ti ha infastidito?"
L’altro sorrise "In realtà no.. io so chi sono e alla fine non mi importa di quello che pensano gli altri. Magari può infastidire te..”
"..Kimi..?"
Sospirò. Si aspettava questo momento da tutta la sera, quindi era pronto.
"Kimi la.. la persona del tuo diario.. è un ragazzo?"
Strinse le mani attorno al tessuto della sua maglietta, prendendo il fiato per parlare.
“Se mi stai chiedendo se sono gay.. la mia risposta è no. Ma se mi stai solo chiedendo se quella persona è un ragazzo.. allora sì, la risposta è sì.”
“.. mi spieghi meglio?”

Kiminobu sorrise per la sua reazione pacata. Non aveva sentito neanche un muscolo tendersi mentre parlava. “Non mi piacciono i ragazzi a prescindere, come non mi piacciono le ragazze a prescindere. Io.. finora non mi è mai interessato nessuno.. fino a che non è arrivata quella persona. Credo.. credo che non mi interessi davvero se la persona che mi piace sia uomo o donna. Quello che c’è tra le gambe non mi cambia, conta solo come mi sento insieme all’altro. E in questo caso è stato un ragazzo a farmi sentire di volere qualcuno al mio fianco..”
Restarono in silenzio qualche secondo. Poi Hisashi riprese parola “È un discorso un po’ complicato. Ma credo di poter capire cosa dici.”
Kiminobu si voltò leggermente con il viso per cercare gli occhi dell’altro “Questo discorso ti spaventa?” chiese.
Hisashi sbadigliò “No.. affatto. A me importa solo che tu sia felice.. e poi, tu non mi hai detto nulla quando ti ho raccontato che il breve incontro con Sendō mi era piaciuto..” disse.
Di nuovo silenzio, di nuovo uno sbadiglio
“Hisa.. domani torniamo a casa?”
“Torniamo a casa..” disse, prima di sprofondare nel sonno.


.. continua..

   
 
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