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Autore: Severa Crouch    13/07/2020    7 recensioni
Dolores Umbridge aveva un segreto.
Per anni si era lambiccata il cervello per cercare il modo di nascondere la parentela con suo padre, l’inserviente del Ministero della Magia. Lei era intenzionata ad eccellere, a ricercare il potere fino ad arrivare agli scranni più alti del Ministero della Magia. Nei suoi sogni più sfrenati, Dolores immaginava persino di poter diventare Ministro della Magia un giorno.
Storia nata da un gioco folle su Facebook - Chiedo umilmente perdono al mio amato Rabastan Lestrange per questa Dolores Umbridge / Rabastan Lestrange
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Rabastan Lestrange
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Charlotte aux fraises

 

 

 

Dolores Umbridge aveva un segreto.

Per anni si era lambiccata il cervello per cercare il modo di nascondere la parentela con suo padre, l’inserviente del Ministero della Magia. Lei era intenzionata ad eccellere, a ricercare il potere fino ad arrivare agli scranni più alti del Ministero della Magia. Nei suoi sogni più sfrenati, Dolores immaginava persino di poter diventare Ministro della Magia un giorno.

Quei piani, tuttavia, avevano un punto debole: suo padre. L’umile inserviente che lavava i pavimenti. Come poteva il Ministro della Magia essere la figlia di chi pulisce i gabinetti del Ministero?

Era al suo settimo anno ad Hogwarts, presto avrebbe sostenuto i M.A.G.O. ed era riuscita ad ottenere un tirocinio all’Ufficio Applicazione Legge Magica.

Tutto merito del suo amico Cornelius Fudge e del modo in cui lei aveva favorevolmente impresso i suoi influenti genitori con moltissimi contatti al Ministero della Magia.

I genitori di Cornelius erano stati molto pragmatici e diretti, e lei aveva apprezzato moltissimo questo lato del loro carattere. La politica, in fondo, era trattativa, e bisognava essere flessibili.

Il signor Fudge le aveva chiesto: “Cosa vuoi per stare lontana da mio figlio?”

Dolores non si era mica indignata, o aveva pianto, e non si era nemmeno scandalizzata, ma aveva risposto: “Un impiego di prestigio al Ministero della Magia.” Insomma, con certe persone non è che si può perdere tempo. Aveva notato come il padre di Cornelius avesse riflettuto sulla proposta e poi lo aveva visto spedire qualche gufo e nel giro di pochi giorni lei aveva avuto un colloquio e una lettera di impegno all’assunzione, prima ancora di finire Hogwarts! Un vero record.

Adesso, si sarebbe trattato di nascondere suo padre.

 

. * . * . *

 

Rabastan Lestrange l’aveva fatta grossa e stava correndo per i corridoi dei sotterranei. Ne era valsa la pena, però! Insomma, lanciare una bomba d’acqua gelata a suo fratello mentre stava pomiciando con Bellatrix aveva abbassato i loro bollori, ma per un solo istante.

Adesso, Rodolphus e Bellatrix lo stavano inseguendo e avevano travolto persino Apollyon Pringle, il custode, che si sentiva lanciare improperi contro gli studenti maleducati che corrono per i corridoi.

Rabastan trattenne una risata al pensiero della punizione che quei due si sarebbero meritati, mentre correva verso l’unico posto in cui non l’avrebbero mai trovato: la torre di Astronomia. Tirò fiato solo quando entrò nella torre e si posizionò in modo da poter sentire se quei due – incapaci di muoversi in silenzio – si fossero avvicinati. Rabastan ci teneva a rimanere vivo, almeno fino al prossimo anno, quando avrebbe preso i G.U.F.O.

Attese qualche ora, ma di Rodolphus e Bellatrix nemmeno l’ombra. Si disse che fossero stati bloccati e messi in punizione, così tornò nei sotterranei sghignazzando tra sé e sé. Rivide suo fratello e la fidanzata solo a cena e furono sospettosamente gentili e di buon umore. Se Bellatrix poteva far paura quando si arrabbiava, vederla felice era qualcosa di terrificante. C’era una luce sinistra nei suoi occhi, qualcosa che non rendeva sereno Rabastan nel modo in cui lei rideva e gli diceva che “non è successo niente”.

Si sa, quando le donne dicono “niente” c’è sempre qualcosa sotto.

 

. * . * . * .

 

Dolores Umbridge stava camminando per i corridoi ammirando i quadri di quella scuola che l’aveva ospitata per sette anni. In fondo al corridoio vide Alastor Moody, il Caposcuola di Serpeverde e Battitore della squadra di Quidditch.

Dolores non sapeva cosa avesse esattamente quel ragazzone alto e biondo, ma ogni volta che lo vedeva, qualcosa dentro di lei si agitava. Solitamente distoglieva lo sguardo, perché l’amore era una di quelle cose in grado di rovinare la carriera al Ministero. Insomma, lei avrebbe potuto ambire a un importante membro del Wizengamot, meglio se vedovo, anziano e con un cognome prestigioso.

Così, avrebbe sposato il consigliere, ne avrebbe preso il cognome, la rispettabilità e il sostegno e non sarebbe stata più una qualsiasi Dolores Jane Umbridge, ma la signora vedova dell’illustrissimo consigliere del Wizengamot.

Se poi, il marito ideale, oltre alla posizione, avesse avuto anche il cognome appartenente alle sacre ventotto famiglie Purosangue, Dolores avrebbe coronato ogni più rosea aspettativa (e le rosee aspettative erano uno dei motivi per cui lei adorava quel colore). Il problema con le famiglie Purosangue, però, era che erano poche (ventotto, per l’appunto) e si conoscevano e sposavano tra di loro.

Insomma, non poteva lasciarsi distrarre dai turbamenti per un Moody qualsiasi quando da qualche parte un prestigioso vedovo la stava aspettando. Distolse lo sguardo da quell’affascinante ragazzone pensando “quando sarò vedova mi farò consolare da te” e si voltò per tornare nei sotterranei.

Voltò l’angolo e per poco non venne travolta da un ragazzino che la scrutò con degli enormi occhi verdi.

“Ehi, non lo sai che non si beve mentre si cammina?” lo apostrofò.

Il ragazzino la guardò, sbatté le palpebre e arrossì violentemente. Dolores rimase sorpresa da quel comportamento, pensò a qualche strano scherzo e gli domandò: “Stai bene?”

Il ragazzino deglutì e tirò fuori un sorriso da idiota e le disse: “Ciao, io sono Rabastan Lestrange e tu?”

“Ciao, Rabastan Lestrange, io sono Dolores Umbridge, hai bisogno che ti accompagni in infermeria?” gli domandò temendo che fosse stato avvelenato. Prese il calice che stava bevendo il ragazzo l’annusò e sentì odore di sherry e tè, un profumo talmente buono che non resistette e ne assaggiò un sorso.

Dopo, fu strano. Un calore fortissimo, dal centro del petto iniziò ad irradiarsi e i suoi occhi azzurri si soffermarono su quelli verdi di quel ragazzino. Gli sorrise pensando che fosse proprio carino e poi, Lestrange non era un cognome delle sacre ventotto?

“Io con te vado ovunque,” le rispose Rabastan sorridente.

Dolores ridacchiò, sentendosi sciocca e gli domandò: “Ti va di fare un giro?” Camminarono lungo i corridoi e poi Rabastan le propose di andare a guardare le stelle nella Torre di Astronomia. Dolores lo seguì, pensando che fosse la proposta più bella che le si potesse fare e sentì un brivido quando lui le prese la mano e la portò alla sua bocca con un baciamano che le tolse il respiro.

In altre circostanze avrebbe pensato a uno scherzo, ma Rabastan sembrava così timido e fremente di passione che non poteva sicuramente fingere. Dolores, poi, non sapeva se fosse stato il tè corretto con lo sherry del calice di Rabastan, ma si sentiva diversa, più leggera e non aveva altro desiderio in testa al di fuori di baciare Rabastan.

 

. * . * . * .

 

Rabastan non sapeva cosa fosse successo di preciso. Sapeva solo che stava bevendo del Firewhisky di contrabbando che gli aveva dato Rodolphus quando si era imbattuto nell’essere più celestiale che avesse mai visto. Due occhi azzurri, piccoli e luminosi, lo fissavano e dei boccoli castani incorniciavano un viso soffice e invitante come un Calderotto.

Quella meraviglia della natura era persino Serpeverde ed era stata così dolce con lui, così premurosa nell’interessarsi alle sue condizioni che gli ricordò sua mamma, anche se le sensazioni che provò non erano proprio le stesse che gli ispirava sua madre.

Sentì un fuoco partire dallo stomaco e irradiarsi per tutto il corpo e non riuscì a smettere di sorridere e sentire la testa leggera e desiderare ardentemente di baciare e mordere quel bellissimo Calderotto.

Non riuscì a credere di essere così fortunato quando lei accettò di seguirlo sulla Torre di Astronomia e gli sembrò di volare quando lei si lasciò baciare mentre lei gli mostrava le costellazioni e la posizione dei pianeti. Era bastato che lei puntasse il dito verso Orione indicando le stelle, una per una, e lui, seduto accanto a lei, la osservava rapito. Quando la ragazza si voltò verso di lui, si accorse che a lui delle stelle non importava nulla, ma che desiderava solo lei.

Si baciarono.

Rabastan, tuttavia, sapeva di avere un dannato problema con i dolci, con i Calderotti in particolare, e quando iniziava ad assaggiarne uno, poi non riusciva a smettere. Così, i baci si moltiplicarono e dalle labbra e le gote soffici scese sul collo e non pensò mai di trovare una ragazza con delle tette tanto pazzesche da potervi affondare il viso. Morbida e chiara come la panna di una charlotte alle fragole.

La ragazza, sotto di lui, lo stringeva e fremeva di piacere come una gattina e gli sembrò persino che miagolasse quando le accarezzò le gambe ed infilò una mano al di sotto delle sue mutandine.

“Sì, ti prego,” gli aveva sussurrato e Rabastan non se l’era fatto ripetere due volte, ghiotto com’era di Calderotti. Una creatura del genere che lo supplicava di prenderla non gli era mai capitata tra le braccia. Solitamente era costretto a rincorrere Rita, che ora appariva nella sua insignificanza se paragonata alla soffice e dolce consistenza di quella meraviglia miagolante.

Rabastan si impegnò, perché la ragazza era persino più grande di lui, era una del settimo anno a quanto aveva capito, e si chiamava Dolores, ma lui decise di soprannominarla Dolly, perché era graziosa e fragrante come una bambola di pan di zenzero e morbida come la più deliziosa delle charlotte parigine.

Il sesso con Dolly fu fenomenale ed entrambi tornarono nella sala comune cercando di dissimulare i segni di quel magnifico amplesso.

 

. * . * . * .

 

 

Dolores si svegliò strana. Aveva il ricordo di un sogno appassionato, fatto di baci, carezze e un amplesso fenomenale. In bagno guardò i suoi boccoli spettinati e si innervosì per essersi dimenticata di mettere la retina e i bigodini prima di andare a dormire.

Si disse che doveva essere tutta colpa del ciclo, le era arrivato nella notte, forse già ieri sera e non se ne era accorta, e questo era il motivo per cui si sentiva strana. Probabilmente la sera prima non si era sentita bene e si era addormentata senza bigodini. Sì, non c’erano altre spiegazioni.

Bellatrix Black, una delle rampolle delle famiglie magiche, che frequentava il quinto anno, la guardava in bagno divertita. Probabilmente stava pensando a qualcuna delle cattiverie che diceva contro chi – a suo dire – non fosse sufficientemente puro. Si decise di ignorarla e tornò nel suo dormitorio a finire di prepararsi perché a momenti sarebbero iniziate le prove dei M.A.G.O.

 

. * . * . * .

 

 

Rabastan si svegliò nel suo letto strano. Aveva fatto un sogno incredibile e appassionato, ma non riusciva proprio a ricordare la ragazza che era coinvolta. Si era svegliato con una voglia incredibile di charlotte alle fragole e Calderotti al cioccolato.

Non riusciva a spiegarsi il senso di quell’accostamento di dolci (insomma, non si mischia la pasticceria francese con i dolci dozzinali che vendono in Inghilterra) e nemmeno la relazione con il sogno.

In bagno vide suo fratello che lo osservava divertito e si decise a sbrigarsi temendo che volesse vendicarsi per la bomba d’acqua che gli aveva lanciato il giorno prima.

 

. * . * . * .

 

L’ingresso di Dolores al Ministero della Magia fu un trionfo e subito dopo il tirocinio ottenne un vero e proprio impiego.

Era impegnata ad arrovellarsi su come tenere lontano suo padre, quando la soluzione le si presentò davanti agli occhi, o meglio, nella pancia.

Dopo quattro mesi dal suo ingresso al Ministero della Magia, infatti, Dolores si accorse di essere inspiegabilmente incinta. La cosa più incredibile era che non aveva assolutamente idea di chi potesse essere il padre. Ad ogni modo, scoprì che era al quarto mese e che molto probabilmente si sarebbe trattato di una bambina. Sapeva anche che quella bambina si sarebbe chiamata Charlotte. Non aveva idea di come lo sapesse, ma quello le sembrò il nome più giusto per la sua bambina.

Le piacque moltissimo l’idea di avere una bambina con cui giocare, da vestire di rosa e a cui comprare abitini con pizzi e merletti. Inoltre, si disse che un figlio l’avrebbe fatta sembrare innocua agli occhi di un anziano vedovo. Non avrebbe fatto pressioni per incastrarlo con un figlio, perché ne aveva già uno e non aveva incastrato proprio nessuno. Il vedovo poteva credere che i suoi sentimenti fossero sinceri.

Suo padre sarebbe potuto andare in pensione e assistere la bambina mentre lei faceva carriera. In fondo, se lei lo aveva assistito per anni dopo che la mamma era andata via, lui poteva anche ricambiare il favore.

 

. * . * . * .

 

 

Gli anni passarono e Rabastan terminò gli studi ad Hogwarts e seguì Rodolphus e Bellatrix sul sentiero dell’Oscurità. Il giorno del matrimonio di suo fratello lo trascorse cercando di sabotare la prima notte di nozze di Rodolphus, facendolo bere a più non posso, e mangiando in continuazione le deliziose charlotte alle fragole del buffet dei dolci.

Non avrebbe saputo dire il perché, ma Rabastan era rimasto folgorato da quel dolce, quasi ipnotizzato, e non poteva fare a meno di mangiarne, al punto da essere diventato il bersaglio delle battute di Bellatrix che aveva iniziato a chiamarlo il Mangiatorte.

Persino l’Oscuro Signore aveva riso di quella insolita passione, suscitando l’ilarità dei compagni Mangiamorte e di Rodolphus che sghignazzava senza capire che la moglie se la faceva con il capo.

Il giorno in cui Alastor Moody lo arrestò dopo la visita che avevano fatto ai Longbottom, gli disse solo: “Sei tu quello della charlotte alle fragole, adesso regoleremo i conti in sospeso!”

Rabastan si trovò tra le gelide mura di Azkaban, in preda all’effetto dei Dissennatori, senza sapere perché Alastor Moody avesse menzionato il suo dolce preferito.

 

. * . * . * .

 

 

Dolores Umbridge, nel corso degli anni, riuscì a tenere fede al proposito di fare carriera ma, purtroppo, non riuscì ad accalappiare nessun vedovo illustre. A prescindere dalla presenza di Charlotte, che era diventata una bambina talmente bella da non sembrare sua figlia, pareva che le sue idee leggermente tradizionaliste spaventassero gli uomini.

Aveva rinunciato a cercare il padre di Charlotte e resistito alle richieste della figlia.

Fu solo durante il mandato del Ministro Pius Thicknesse, quando venne nominata Capo della Commissione per il Censimento dei Nati Babbani, che una verifica si rese opportuna.

Era riuscita – in un modo o in un altro – a collegare il suo nome ai Sewlyn, una delle sacre ventotto e a sostegno aveva acquistato da un contrabbandiere un medaglione d’oro con la S incisa che poteva sostenere la sua ricostruzione. Tuttavia, cosa dire di Charlotte? Se il padre fosse stato un Sanguemarcio avrebbe subito uno scandalo pari a quello di Bartemius Crouch! Insomma, i genitori pagano sempre per le colpe dei figli!

Doveva verificare, ne andava della sua carriera.

 

. * . * . * .

 

 

Rabastan si stava godendo un po’ di riposo nel suo castello in Cornovaglia. Approfittava del fatto che Rodolphus fosse stato spedito in missione e che Bellatrix se la stesse spassando con il Grande Capo nel Wiltshire e il Marchio Nero faceva sentire a tutti quanto il Grande Capo se la stesse spassando.

Ridacchiò nel pensare quanto questa connessione facesse incazzare suo fratello, che per questo motivo veniva mandato a sfuriare la propria rabbia sui Babbani. Erano arrivati al punto che quando l’Oscuro Signore affidava una missione a Rodolphus, tutti i Mangiamorte sapevano che aveva in programma di spassarsela con Bellatrix. La felicità di Bellatrix, poi, non aumentava la discrezione.

Rabastan approfittava così dell’assenza di fratello e cognata per sdraiarsi in giardino e deliziarsi con le sue amate charlotte alle fragole.

“Ehm… ehm…”

Una tossetta nervosa gli fece saltare dalle mani la charlotte, la vide cadere e schiantarsi sull’erba mentre estraeva la bacchetta e la puntava contro l’intruso. Si trovò davanti a sé una signora con la faccia da rospo, i boccoli color topo e un orripilante fiocco di velluto in testa, tutta avvolta in un completo di tweed rosa.

Accanto a lei, una splendida fanciulla con meravigliosi occhi verdi e lunghi e lucenti capelli neri lo osservava con un portamento estremamente elegante. La sorpresa lo fece trattenere dall’affatturare le streghe e si limitò a domandare: “Chi siete?”

“Buonasera, Rabastan. Io sono Dolores Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia nonché Capo dell’Ufficio per il Censimento dei Nati Babbani e questa è mia figlia Charlotte.”

“Se è per il Censimento sta sprecando il suo tempo, sono un Lestrange e la mia famiglia è Purosangue da sempre.”

“Sì, questo è molto interessante e Charlotte è sollevata dall’apprenderlo, ma siamo qua perché inspiegabilmente lei è il padre della ragazza.”

 

. * . * . * .

 

 

Di tutte le reazioni che Dolores Umbridge si aspettava da un feroce Mangiamorte come Rabastan Lestrange, lo svenimento era l’ultima. Gli corse in soccorso esclamando: “Sta bene?” Ebbe una strana sensazione di deja-vu.

Provò a rianimarlo grazie a Charlotte che era una Guaritrice al San Mungo. Dolores era stata chiarissima sul fatto che la figlia non dovesse mettere piede al Ministero della Magia e intralciare la carriera della madre.

“Reinnerva!”

Rabastan riacquistò i sensi e quando rivide le due streghe svenne di nuovo.

Rodolphus arrivò coperto di sangue e fuliggine dalla sua missione e vide il fratello svenuto sul prato circondato da due streghe. “Chi siete?” domandò loro.

Dolores Umbridge si trovò nella situazione di dover spiegare di nuovo a Rodolphus, e di spiegare ancora una volta, perché a metà storia si era materializzata una raggiante Bellatrix Lestrange che volle sentire la storia dall’inizio, attirandosi lo sguardo risentito del marito. Dolores e Charlotte si guardarono perplesse, sperando che i due terribili Mangiamorte non le facessero fuori o non svenissero come Rabastan, ma la reazione fu altrettanto imprevista: scoppiarono a ridere.

 

. * . * . * .

 

 

Rabastan si alzò con un forte mal di testa, vide la charlotte spiaccicata sull’erba e coperta da formiche. Non fece in tempo a dispiacersi che vide il suo peggior incubo materializzarsi davanti ai suoi occhi: le due streghe erano ancora presenti e Bellatrix e Rodolphus erano con le lacrime agli occhi.

Dolores Umbridge esibiva orgogliosa le prove della paternità di Rabastan, anche se non riusciva a capire come fosse stato possibile un simile miracolo.

Bellatrix, tenendosi la pancia per le risate, disse al marito: “Adesso riconsidererai i Black, altro che rami secchi, qua c’è un cespuglio da potare!” Guardò Rabastan e gli disse: “Ben svegliato paparino, adesso hai un matrimonio riparatore da celebrare!”

“Non scherziamo, non siamo precipitosi!” esclamò Rabastan, “insomma, io nemmeno mi ricordo cosa è successo!”

“Nemmeno io, ma il sangue non mente!” esclamò Dolores, “secondo lei a me fa piacere sapere che il padre di mia figlia è un Mangiamorte? Uno che ha passato gran parte della sua vita ad Azkaban? Che cosa diranno al Ministero? Certo, è un Lestrange, ma insomma, è altamente sconveniente! Non si ricorda il figlio di Crouch?”

“Non insultare Barty Crouch in mia presenza!” urlò Rabastan, “È merito suo se l’Oscuro Signore è tornato, se siamo liberi e se lei presiede la sua Commissione!”

“Certo, certo, ne convengo. Ma insomma, cosa facciamo con Charlotte?”

“Come l’ha chiamata?”

“Charlotte!” esclamò, “continuavo ad avere in testa Charlotte alla fragola.”

Rodolphus guardò il fratello e disse: “Allora è tua, nessuno è così fissato con le charlotte come te.”

“Ma non capisco come possa essere successo! È la prima volta che vedo questa… signora.” Rabastan cercò di mantenere l’aplomb e l’educazione che gli era stata impartita dai genitori.

“Credo che sia avvenuto alla fine del mio ultimo anno di Hogwarts.”

In quel momento, Bellatrix e Rodolphus si scambiarono uno sguardo e si Smaterializzarono all’istante. Rabastan iniziò a ricordare una strana voglia di Calderotti e charlotte e realizzò che doveva aver ingerito qualcosa di strano.

Charlotte chiarì la situazione ai suoi imbarazzanti genitori e disse: “Avete bevuto dell’Amortentia. Semplice.”

Guardò il padre e la madre, fece un enorme sorriso – di quelli che facevano paura a Rabastan - e disse: “Siete entrambi uno schifo di genitori, io ho una carriera al San Mungo che non tengo a macchiare con nessuno di voi due. Terrò il mio cognome farlocco se papino… mi riempie la camera blindata alla Gringott e se mammina fa altrettanto.”

Rabastan e Dolores si guardarono rassegnati e si dissero che mettere mano al portafogli fosse la soluzione migliore.

In quel momento, Rabastan rimpianse di non essere tra i Dissennatori, gli sembravano più umani della figlia.

Si disse anche che Rodolphus e Bellatrix l’avrebbero pagata cara, molto cara.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice:

Chiedo umilmente perdono a Rabastan Lestrange per averlo coinvolto in questa follia e ai lettori per aver letto questa… roba.

Tutto è nato da un gioco su Facebook in cui occorreva scegliere 12 personaggi e poi tra le domande c’era il “pensi che il personaggio n. x possa ingravidare il personaggio n. y?” e quest’accoppiata era costituita da Rabastan Lestrange e Dolores Umbridge. Una parte di me ha esultato perché la vittima non fosse Rodolphus, poi mi sono lasciata coinvolgere in questa follia.

Ho sconvolto le timeline dei personaggi: Rabastan è al quarto anno di Hogwarts, Rodolphus e Bellatrix al quinto e Dolores al settimo anno come Alastor Moody. L’accenno di Dolores/Alastor è colpa di LadyPalma e della sua ship.

Non prendete sul serio questa storia.

   
 
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