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Autore: Miharu_phos    14/07/2020    0 recensioni
[Kyouten]
Kyoto, Giappone, epoca Bakumatsu.
Kyousuke è il componente della famiglia Tsurugi incaricato di garantire la discendenza della loro casata, deve sposarsi e mettere al mondo degli eredi.
Quando però incontrerà Tenma, un senzatetto debole e ferito, dimenticherà presto tutti i propri doveri, mettendo al primo posto la salvezza della persona che ama: si sposerà, ma la sua sposa sarà un ragazzo.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Matsukaze Tenma, Okita Souji, Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Avrei potuto cercarmi qualcun altro, adesso per me è facile pensarlo.

 

Si avrei potuto, nessuno mi avrebbe giudicato, dopotutto i bordelli sono popolati da donne e uomini pronti ad esaudire ogni richiesta dei propri clienti, esistono proprio per questo.

 

Nella mia mente però c'era solo Tenma, era a lui che pensavo mentre ricordavo la scena che avevo guardato di nascosto nell'ufficio di mio fratello.

 

Io come Yuuichi e lui come Soji. Era questo che volevo, da stupido ragazzino viziato quale sono, abituato ad ottenere sempre tutto quello che vuole.

 

-Buongiorno caro Tenma. Mi stavi aspettando per pranzare?- domandai al mio sposo, entrando nella sala da pranzo allestita durante la mattinata.

 

Avrei voluto passare le mie intere giornate insieme al mio piccolo tesoro, ma mio padre mi aveva affidato parte delle sue responsabilità dopo il mio matrimonio, e dovevo dunque cominciare a fare la mia parte nella famiglia Tsurugi.

 

Invidiavo mio fratello, lui era totalmente libero dagli impegni di mio padre grazie alla professione che si era scelto; io avevo deciso però di non deludere ulteriormente l'uomo che mi aveva generato ed avevo acconsentito ad occuparmi insieme a lui dei nostri affari.

 

Per tutta la mattinata però non avevo fatto che pensare a Tenma. Ricordavo la scena di mio fratello con il suo amico, ricordavo i loro gemiti e mi eccitavo, cercando di sopprimere le mie emozioni e contenerle fino al mio ritorno a casa, dove il mio dolce e bellissimo sposo mi aspettava.

 

Immaginavo il nostro incontro come quello di due sposi veri, dove la moglie si inchina davanti a suo marito e attende umilmente di essere posseduta da lui, dalla sua forza.

 

Sognavo, vagavo con la mente immaginando il mio Tenma prostrato per me, mentre si apriva con fiducia sotto al mio corpo e mi pregava di farlo suo.

 

Scoprire che il sesso fra uomini fosse possibile mi aveva aperto un mondo che fino ad allora mi era stato negato; io e Tenma potevano davvero unirci, potevamo fare l'amore esattamente come uomo e donna.

 

Ed io non vedevo l'ora di fare di lui la mia sposa a tutti gli effetti, consumando il nostro matrimonio ancora acerbo e casto.

 

Mi piegai su di lui baciandogli una guancia affettuosamente, poi presi posto davanti al mio banco e gli augurai buon appetito.

 

Lui era silenzioso, lo era sempre stato infondo, anche se ormai in casa nostra tutti i nostri domestici conoscevano perfettamente il suo tono di voce, così come la sua vera natura.

 

Si ostinavano a chiamarlo Signora, era stata una mia richiesta, così come lo era stato farli giurare sulla propria vita che il genere sessuale di Tenma sarebbe rimasto per sempre un segreto, una verità da custodire nella nostra abitazione senza mai farla trapelare all'esterno.

 

Nell'intimità della nostra casa esigevo che il mio compagno potesse sentirsi libero di non fingere più. Era per quello che gli avevo concesso di vestirsi con abiti maschili, non volevo di certo forzarlo, anche se vederlo in vesti da donna al nostro matrimonio mi aveva a dir poco incantato.

 

Terminammo il nostro pasto, gli posi alcune domande e lui si sforzò di rispondere con premura e cortesia.

 

Gli proposi un bagno nelle nostre vasche termali che non avevamo ancora provato e lui accettò, prendendo la mano che gli porgevo.

 

Mentre camminavo con il suo piccolo corpo accanto al mio mi trattenevo, cercavo di resistere almeno finché non fossimo rimasti completamente soli.

 

Lo spogliai io, delicatamente e con lentezza, lui mi lasciò fare guardandomi negli occhi soltanto una volta ma trovandoci dentro impazienza, ardore, abbassando poi subito lo sguardo.

 

Lo presi per un fianco per guidarlo nell'ampia vasca, lui si immerse lentamente in acqua ed io subito mi affiancai a lui.

 

Lo abbracciai da dietro, premendo il suo sedere nudo contro la mia intimità, lui si irrigidì ma non si oppose ancora; cominciò a farlo quando posai una mano sul suo membro a riposo.

 

Fu la prima volta in assoluto in cui Tenma si rifiutò tacitamente di eseguire una mia richiesta.

 

Scappò letteralmente dalle mie braccia, sgusciando via grazie all'acqua calda che ci circondava.

 

Guardai il suo corpo fuggire via dalla vasca senza alcuna spiegazione, mentre rischiava ripetutamente di scivolare a causa dei piedi bagnati e del corpo gocciolante.

 

Ero rabbioso, non riuscivo ad accettare quel suo modo di fare, mi feriva. 

 

Non aveva mai reagito in una maniera simile e per me fu estremamente deludente non incontrare il suo favore.

 

Non ci vedemmo più per tutto il giorno.

 

Quella sera feci preparare sul nostro letto nuziale degli abiti femminili, spiegando alla domestica che avrebbe dovuto farli indossare a Tenma: erano le tipiche vesti giapponesi dedicate alla prima notte di nozze di una sposa.

 

Avevo la mascella serrata mentre mi dirigevo verso la nostra camera da letto con decisione, con l'intenzione chiara di consumare il nostro matrimonio, di bruciare di passione contro il suo corpo candido, quel corpo di mia proprietà.

 

Quando entrai nella nostra stanza rimasi esterrefatto dalla perfezione della sua figura. Era inginocchiato sul letto, con quei graziosi vestiti a decorare il suo corpo minuto.

 

Sorrisi, avviandomi lentamente verso di lui, salii sul letto apprestandomi al suo corpo e gli presi il viso fra le mani, scoprendovi delle lacrime che lo rigavano lungo le guance.

 

-Stai bene piccolo mio?- gli domandai premurosamente.

 

Lui non rispose, mi guardò con quegli occhi colmi di dolore e paura, facendomi stringere il cuore nel petto.

 

-Voglio farti vedere una cosa bella, moglie mia. Una cosa che non avrei mai creduto possibile-

 

Lui chiuse gli occhi addolorato ed io gli scoprii una spalla, baciandogliela subito dopo mentre inspiravo il profumo soave della sua pelle.

 

Gli baciai il collo, risalendo fino al mento, poi avvicinandomi sempre di più alla bocca lo guardai e con un ansimo gli catturai le labbra contro le mie.

 

Lui spalancò gli occhi atterrito e si ritirò indietro debolmente, strizzando gli occhi per l'orrore.

 

-È così, dunque- singhiozzò intimorito -mi tratterete come una moglie, Signor Tsurugi- 

 

Fu quel modo di chiamarmi a farmi risvegliare, quel suo modo di rimarcare i nostri diversi ruoli all'interno dell'accordo che infondo restava il nostro matrimonio.

 

Solo allora, di fronte a quella frase così piena di rassegnazione, mi ricordai della promessa che gli avevo fatto.

 

Lui era mio amico, il mio compagno di vita, certo ma pur sempre un mio amico, mio fratello.

 

Mi guardai dall'esterno per la prima volta, realizzando quanto la mia figura fosse stata nei nostri primi giorni di matrimonio abusiva e irrispettosa.

 

Tenma era il mio sposo, certo, ma era un uomo proprio come me e purtroppo non sembrava voler assumere la stessa attitudine di Soji.

 

Supposi che volesse attuare l'opposto, sarei stato anche disposto ad umiliarmi come Soji pur di unirmi a lui; ma sembrava che a lui spaventasse l'idea di avere un rapporto in generale, di qualunque natura esso fosse stato.

 

Non voleva, non mi voleva. 

 

Era giusto così, lo avevo accettato, si lo avevo finalmente capito; l'errore successivo, l'unico errore che Tenma abbia mai commesso, infatti fu proprio il suo.

 

-Hai ragione, non so cosa mi sia passato per la mente, Tenma. Ti prego di perdonarmi e dimenticare l'accaduto di questa sera. Buonanotte- gli dissi con il cuore attanagliato dal rimorso.

 

Lui non disse niente, ed io non lo guardai più; lo lasciai libero, volevo solo che lui stesse bene, volevo che potesse dimenticare quello che avevo fatto, perché le mie azioni stavano facendo soffrire anche me, mi facevano sentire sporco, meschino.

 

Mi pentii dei miei tentativi perversi di sottometterlo a me e giurai di non torcergli mai più neanche un capello.

 

Mi andava bene, purché lui potesse dimenticare tutto e ricominciare con me come due amici, come due semplici conviventi.

 

Tenma però era talmente puro da cominciare a colpevolizzarsi senza che io potessi saperlo. Se solo lo avessi capito, se solo non mi fossi lasciato guidare soltanto dai miei bisogni animaleschi e lo avessi guardato attentamente negli occhi lo avrei percepito.

 

Quello però fu il suo errore: non essere sincero con me.

   
 
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