“Sirius guarda! Scope da corsa!” gridò
Ethan eccitato mentre scuoteva energicamente il braccio di Sirius e l’uomo gli
sorrise.
“Belle vero? Quando cresci te ne compro
una”
“Posso diventare un giocatore di quidditch?”
“Puoi diventare tutto quello che vuoi,
basta che la smetti di tirarmi il braccio altrimenti io diventerò un mutilato
molto presto” disse e il bambino smise di strattonare, almeno per i consecutivi
cinque minuti. Sirius si voltò verso Lelya che sembrava vagamente a disagio.
Era la prima volta che andava a Diagon Alley dalla
Battaglia ed era chiaro che sarebbe volentieri restata a casa. Per di più la
gente continuava a fissarli, anche con gli occhiali da sole, la faccia di
Sirius fin troppo riconoscibile. Il suo nome sarà pure stato riscattato, ma per
anni era stato il tipo di mago che i genitori usavano per spaventare i bambini
disobbedienti.
“Andiamo prima a comprare gli ingredienti
di Pozioni e per ultimo passiamo da Florish & Blotts. Hai bisogno di una divisa nuova?” le chiese e la
ragazza si strinse nelle spalle.
“No, va bene quella dell’anno scorso”
“Sicura? Un mantello? Un paio di scarpe?
Lelya, me lo devi dire, non ci arrivo da solo”
“Ho bisogno di un paio di guanti per Erbologia” disse dopo un po'. Sirius era piuttosto sicuro
che fosse solo per accontentarlo, ma se lo tenne per sé.
Erano ancora piuttosto impacciati con
questa storia dell’affidamento. Lelya gli aveva detto di dare il suo nome come
figura genitoriale, ma non aveva detto nient’altro, ancora non gli aveva fatto
sapere se avesse davvero intenzione di cambiare cognome e Sirius non si sarebbe
mai sognato di insistere.
Sbrigarono relativamente presto le varie
commissioni, ma la fila peggiore era ovviamente al negozio di libri e Sirius si
sedette Ethan sulle spalle, un po' per distrarlo un po' per conservare entrambe
le braccia.
“Fa attenzione a non sbattere la testa,
okay?” gli disse e il bambino annuì poggiando la testa sulla sua.
“Sei stanco?” gli chiese e il bambino
scrollò le spalle.
“Un po'”
“Abbiamo quasi finito. Usciti da qui
andiamo a prendere il gelato, va bene?” lo sentì annuire sulla sua testa. Era
davvero troppo piccolo per avere sette anni, forse avrebbe dovuto farlo vedere
a un guaritore.
Lelya aveva un’espressione un po'
contrita.
“Mi dispiace che ti sia sentito obbligato”
le disse mordicchiando il punto in cui il labbro era interrotto dalla
cicatrice.
“Nessun obbligo, siamo voluti venire e poi
Ethan si è divertito. Vero?” chiese al bambino che annuì energicamente,
rischiando di sbilanciarsi.
“Oh sì! Quanti gusti posso scegliere?”
“Non più di tre”
“Va bene, allora ci penso” disse tornando
a poggiare la testa sulla sua
Erano seduti a un tavolo della gelateria
di Florean Fortescue e Sirius si stava godendo il
sole estivo con i rumori della strada di sottofondo. Ogni tanto qualcuno si era
fermato a fissarlo a bocca aperta, ma aveva fatto finta di niente.
“Lelya?” chiese Ethan incerto e la ragazza
si voltò verso il bambino sorridendogli.
“Dimmi tesoro” neanche lei era stata in
grado di resistere al secondo bambino più adorabile del mondo magico.
“Se adesso Sirius ti compra le cose, vuol
dire che sei mia sorella?”
Ah, dritto al sodo.
“Non… non proprio” rispose Lelya.
“Oh… okay” disse Ethan con tono triste e
Sirius preferì intervenire.
“Lelya è grande, è una decisione un po'
diversa, chiaro cucciolo?”
“Mi piaceva avere una sorella” rimarcò
facendo gli occhioni alla strega che si sciolse. Erano tutti fregati, Ethan era
davvero adorabile e sapeva di esserlo.
“Posso esserlo lo stesso” propose lei.
“Davvero?!” chiese saltando eccitato e la
bruna gli sorrise divertita.
In quel momento passarono un paio di
ragazze che chiaramente fissarono Lelya sghignazzando. La ragazza si raggelò di
colpo e indurì la mascella in un’espressione altezzosa per non dare a vedere
niente, ma appena furono fuori dal campo visivo, si spostò i capelli davanti
alla faccia, a disagio.
“Amiche?” chiese
l’animagus sarcasticamente.
“Non farmi usare brutte parole davanti a
Ethan. Una era mia cugina” spiegò e Sirius annuì.
“Vuoi andare a maledirle? Se vuoi ti aiuto”
“Non ne vale la pena, davvero”
“Come preferisci” si voltò verso Ethan con
più gelato in faccia che nella coppa ormai. Gli lanciò un incantesimo per
ripulirlo che lo lasciò un po' esterrefatto.
“Finito?” gli chiese e il bambino annuì.
“Sì!”
“Allora direi che possiamo tornare a casa”
-
Erano passate esattamente due settimane
dalla luna piena di agosto, quando Remus gli disse di sì.
“Davvero?” se fosse stato Padfoot, avrebbe iniziato a scodinzolare, ma da umano aveva
recuperato un briciolo di dignità. Giusto un briciolo.
“Davvero. Ne ho parlato con Andromeda e
lei pensa che sia un’ottima idea e non ha intenzione di disconoscerti. Vuole
solo essere invitata più spesso” spiegò il licantropo mentre Sirius già
annuiva.
“Possiamo metterci d’accordo per fare una
cosa tipo tutti i sabato a pranzo, come le famiglie per bene”
Remus scoppiò a ridere, piuttosto nervoso.
Sirius era abbastanza sicuro di star vibrando sul posto dall’eccitazione.
Ethan era ovviamente estatico. Nello
stesso mese aveva guadagnato una casa, una sorta di padre, una sorella e adesso
anche un fratello e un Remus! Parole del bambino, Sirius, il
sorta di padre, non si era inventato niente. L’animagus
non pensava sarebbe mai stato contento di essere definito “sorta di padre”,
eppure eccoci qua.
Il bambino aveva però preso Remus da
parte, guidandolo per la mano in salotto e aveva chiesto a Sirius di restare
fuori. I due adulti, sconvolti, avevano acconsentito, ma Sirius si era
trasformato in Padfoot ed era corso al piano di
sopra, nella stanza da letto col camino, per ascoltare cosa il bambino avesse
da dire.
“Tu mi piaci molto, Remus” aveva esordito,
serio.
“Anche tu mi piaci, Ethan”
“E sono molto contento che tu sei venuto a
vivere qui. So che tu e Sirius siete molto amici” Remus non parlò, aspettando
che il bambino continuasse “Ma Sirius è mio, okay?” disse con tutta la
convinzione di cui poteva essere capace un bambino di sette anni e Sirius provò
un immenso moto di affetto.
“È tuo nello stesso modo in cui Teddy è
mio?” chiese spiegazioni Remus con la pazienza di cui solo alcuni insegnati
particolarmente portati erano capaci.
“Sì, ma te lo dovevo dire perché lo so che
c’è quella cosa fra di voi”
“Quale cosa?” chiese l’adulto perplesso ed
Ethan ringhiò frustrato.
“Non lo so come si chiama! Lo sai meglio
di me, quella cosa!”
Padfoot iniziò a ridere
così tanto che si ritrasformò in Sirius senza rendersene conto o riuscire ad
ascoltare cosa finirono di dirsi. Remus lo trovò lì, diversi minuti dopo.
“Hai finito?” gli chiese con le braccia
conserte al petto.
“Non saprei, vogliamo fare quella cosa? Il
letto è qua” gli chiese mentre ancora rideva sul pavimento.
“Sei un bastardo, ringrazia che tuo figlio
è un bambino adorabile”
“Non ho idea del perché lo abbia fatto, Godric sa che non batto chiodo da prima
che non avessi lui, ma lo adoro ogni giorno di più”
-
La cosa che Remus possedeva in numero
maggiore erano libri, aveva un’intera valigia con uno spropositato incantesimo d’Estensione
pieno di volumi, tutti ordinatamente catalogati.
“Vuoi che troviamo un posto per loro in
biblioteca?” gli propose Sirius.
“Dovrei separarli, vorrei portarne molti a
Hogwarts”
Fu un lavoro abbastanza lungo. Crearono
un’estensione magica nell’intercapedine del muro della biblioteca in cui
aprirono una nicchia dedicata solo ai libri di Remus. La casa si lamentò un
paio d’ore, ma poi si abituò al nuovo anfratto in cui spostarono interi
scaffali esattamente come li avevano tirati fuori dalla valigia.
“Meno male che almeno in questo sei
ordinato” disse Sirius con un sorriso e Remus gli fece una smorfia.
“Almeno io sono ordinato in una cosa”
disse sventolando una mappata di pergamene abbandonate su uno sgabello da cui
una singola striscia si liberò e volò sul pavimento. Remus si chinò a
raccoglierla e ovviamente la lesse.
“E questa?” gli chiese sorpreso. Ovvio che
fosse proprio quella striscia di pergamena.
“L’unica prova dell’amore di mia madre”
disse sarcastico il bruno, ma non era riuscito a buttarla. Sarebbe potuto
andare di sopra ad incenerire il suo quadro senza pensarci due volte, non lo
aveva fatto solo per Regulus, ma quella striscia di
pergamena sembrava intoccabile.
Remus non parlò, rimise i documenti sullo
sgabello, ma gli allungò la striscia di pergamena.
Sirius la osservò con attenzione,
rileggendo la frase.
“Avevamo una scrittura simile” commentò
distrattamente, ma Remus continuò a non parlare, limitandosi a guardarlo.
“Una volta, poco prima di andarmene
definitivamente, mentre mi lamentavo di lei con zio Alphard,
mi raccontò una storia. Lui mi aveva sempre detto che prima del matrimonio non
era così, che si era incattivita per via di mio padre e del loro padre. Mi raccontò
di un ragazzo di cui lei era innamorata, un mago senza un nome importante, ma
che era stato tolto di mezzo prima che lei potesse scappare con lui.
“La cosa più stupida fu che provai a
chiederle spiegazioni… e in risposta imparai cosa si prova ad essere colpiti
dalla Cruciatus” sospirò mentre arrotolava la
striscia di pergamena attorno all’indice.
“Ci avevo provato, convinto di riuscire
finalmente a capire perché mi avesse sempre odiato così e lei mi ha solo rifiutato
ancora una volta. Credo di aver anche perso la forza di odiarla ormai, volevo
solo non pensare più a lei, a me, e a quanto rapidamente ho rischiato di
diventare come lei. Ma poi viene fuori questa minuscola striscia di pergamena e
non significa niente”
“Eppure significa tutto” aggiunse Remus e
Sirius annuì.
“Guardo Ethan e so che non avrei la forza
di torcergli un capello, figurarsi addirittura… posso davvero diventare così?
Ci sono andato vicino, è inutile raccontarsi favole. Se mia madre è diventata
così, lo stesso vale anche per me-” iniziò, ma Remus lo prese per le spalle,
scuotendolo e guardandolo fisso negli occhi.
“Tu non sei come tua madre. Tua madre era
una persona triste e cattiva che aveva completamente dimenticato qualsiasi cosa
ci fosse di buono nel mondo, ma non è riuscita a farlo dimenticare anche a te”
gli spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio osservandolo con attenzione “Sirius,
tu sei diverso da lei in una maniera così profonda da andare ben oltre i legami
di sangue. Guardati attorno, guarda cosa sei in grado di fare quando te ne
viene data la possibilità. I ragazzi ti adorano e
Ethan pensa che il sole sorga perché ci sei tu, tu non hai niente in comune con
Walburga”
Sirius lo abbracciò. Non avrebbe nemmeno
voluto baciarlo, voleva solo essere abbracciato da Remus, di metà testa più
alto di lui e che riusciva a nasconderlo nel suo maglione di un colore innocuo,
e l’amico lo accontentò stringendoselo al petto e poggiando la guancia sulla
sua testa.
“Prendi il lato positivo: per crescere
Ethan fai tutto quello che tua madre non avrebbe mai fatto e dovresti essere a posto”
disse dopo un po' Remus e Sirius sorrise senza guardarlo.
“Ti ho detto di quanto sia contento che tu
sia qui?”
“Solo una ventina di volte”
-
Il compleanno di Ethan era il primo
settembre, povero bambino.
C’erano diversi ragazzi che sarebbero
tornati a Hogwarts per completare gli studi, ma fra
questi non c’erano Harry, Ron e Neville: a settembre
avrebbero iniziato l’addestramento per diventare Auror
e visto il loro status speciale di eroi di guerra, con tanto di Ordine di
Merlino, non gli sarebbe stato richiesto nessun tipo di M.A.G.O.
Per far sì che Ethan avesse comunque una
festa di compleanno con tutti i presenti, decisero di festeggiare la sera del
trentuno agosto e di far soffiare le candeline al bambino appena scoccata la
mezzanotte.
Harry si guadagnò rapidamente il ruolo di
preferito quando gli comprò un televisore con un videoregistratore e uno
scatolone di videocassette di cartoni animati.
“Io e gli altri ci abbiamo lavorato
insieme, così può funzionare anche dentro casa senza problemi”
“Avete anche modificato l’alimentazione?”
chiese Remus e Luna si lanciò in una spiegazione tecnica in cui ogni tanto
Lelya interveniva quando la bionda si perdeva in spiegazioni secondarie e il neoprofessore
le ascoltava ammirato.
Sirius si stava trattenendo dallo
smontarla per vedere come avessero fatto e per distrassi si mise a osservare i
numerosi VHS insieme a Ethan.
“Questo non lo conosco” disse l’animagus osservando la copertina di un film intitolato Balto,
ma il bambino emise un grido di gioia sventolando un’altra videocassetta.
“Bambi!” esclamò facendo scoppiare a
ridere tutti i presenti.
Harry e Sirius per l’occasione avevano
preparato una sconquassata torta al cioccolato e lamponi ed Ethan scrollò
addormentato con la faccia ancora sporca di torta.
Sirius lo osservò dormire per un attimo,
per poi pulirgli la faccia e portarlo di sopra a dormire. Il bambino avvolse automaticamente
le braccia attorno al suo collo e nascose il viso sotto la sua mascella.
“É stato il compleanno più bello di sempre”
bofonchiò “Grazie Pads”
“Figurati cucciolo”
-
“Se dovesse succedere qualcosa mandami un
Patronus”
“Sì, Rem”
“E per ogni evenienza chiedi ad Andromeda”
“Va bene, Rem”
“E se dovesse piangere-”
“Remus, se non entri adesso in quel camino
ti ci butto io”
“Okay okay. Grazie”
“Muoviti, sacco di pulci”
“Sta zitto, molestatore di postini”
I due si sorrisero come non si sorridevano
dalla battaglia e Sirius ebbe la sensazione di avere di nuovo sedici anni.
Erano di nuovo dalla stessa parte, insieme, il resto sarebbe tornato al posto
giusto col tempo.
-
La prima luna con Ethan fu un’esperienza.
Lelya e Lavanda tornarono a Grimmauld Place appena finite le lezioni del giorno e
sarebbero rimaste per la nottata. Avevano organizzato una stanza da letto vuota
appositamente per loro e gli assicurarono che non ci sarebbe stato niente di
cui preoccuparsi.
Dopo cena Harry portò Teddy in camera sua,
in modo da tenerlo d’occhio se il bambino avesse avuto bisogno di qualcosa;
Remus invece si trasformò nei suoi inutilizzati appartamenti di Hogwarts, il passaggio della Metropolvere
serratamente chiuso da entrambi i lati e uno spesso muro di incantesimi che gli
avrebbero impedito di liberarsi nella scuola. La pozione funzionava
perfettamente, l’avrebbe sicuramente passata a dormire, ma non si era mai
troppo sicuri.
Sirius invece avrebbe passato la luna
piena con Ethan. Era la prima volta che passava la luna piena con un vero e
proprio licantropo diverso da Remus, ma non poteva essere più complicato di
quello che combinavano da ragazzi a Hogwarts, quando
lo avevano addirittura fatto scorrazzare libero. Ogni tanto si chiedeva com’era
possibile che non avessero mai avuto incidenti; erano davvero una banda di
idioti.
Ethan era stato nervoso tutta la giornata,
aveva mangiato poco ed era agitato. Sirius provava ad aiutarlo, ma era chiaro
che il bambino fosse molto frustrato da tutta la questione.
Avevano fatto il bagno per provare ad
alleviare il prurito che aveva su tutto il corpo e un po' aveva aiutato. Dopo
il bagno aveva messo il pigiama e Sirius si era steso di fianco a lui, leggendo
un po' ad alta voce e il bambino era anche riuscito a dormire un po', la testa
nascosta nel suo collo.
Sirius aveva sistemato il seminterrato nel
migliore dei modi possibili. Lo aveva attentamente pulito in modo che non ci
fossero strani odori che avrebbero potuto dargli fastidio e aveva portato giù
una sua coperta con dei cuscini, sperando che avrebbe aiutato al calmarlo.
La parte più dura fu vederlo trasformarsi.
Remus non aveva mai permesso a nessuno di guardarlo trasformarsi e il suono
dall’altro lato di un muro era stato abbastanza da far venire gli incubi a un Sirius
di quindici anni, ma questo era anche peggio.
Ethan era un bambino e Sirius si chiese
tutto il tempo come fosse possibile che tollerasse tutto quello senza morire.
Il modo in cui si contorceva e gridava piangendo dal dolore era atroce, ma ne
uscì dall’altra parte ancora vivo e prima che il licantropo completasse la
trasformazione, Sirius si era già trasformato a sua volta.
Davanti si trovò un cucciolo di licantropo
e Sirius non poté negare che fosse piuttosto adorabile. La sua pelliccia era
nera e rossiccia e i suoi denti erano piuttosto piccoli.
Lo osservava guardingo, ma dopo un po' di
conoscenze, Padfoot gli leccò la faccia e il
licantropo lo guardo stranito. Gli prese un orecchio fra i denti, masticando un
po' troppo e l’animagus fu costretto a mostrargli i
denti, ma quando il lupetto si sentì sicuro, si stese vicino a lui sulla
coperta e si mise a sonnecchiare. Ebbero un altro paio di momenti di gioco e Padfoot leccò la faccia del licantropo perché sembrava un
po' infastidirlo, ma glielo concedeva e poi aspettarono svegli il sorgere del
sole.
La trasformazione al contrario fu
altrettanto brutta e alla fine Ethan svenne. Sirius lo avvolse nella coperta
pulita che aveva lasciato appena fuori dalla porta e lo portò fino in camera
sua.
Si sedette sulla poltrona vicino al letto
e aspettò che si svegliasse, le pozioni pronte sul comodino.
Quando dopo un’oretta aprì gli occhi, lo
aiutò ad infilarsi il pigiama, gli fece prendere le pozioni e prima che Sirius
avesse tempo di poggiare la bottiglia vuota sul comodino, Ethan si era già
addormentato di nuovo. Lanciò un incantesimo che lo avrebbe avvisato appena si
fosse svegliato e uscì dalla stanza per lasciarlo riposare.
A quel punto andò a controllare Lelya e
Lavanda e una volta aperta la porta si raggelò. La stanza era stata svuotata
per l’occasione, solo qualche coperta e diversi cuscini, ma questi ultimi erano
stati sventrati e c’era imbottitura ovunque, le coperte erano fatte a
brandelli. Le due avevano chiaramente litigato, ma non si erano ferite in
maniera particolarmente grave.
Si erano addormentate nei due angoli
opposti della camera e ronfavano entrambe con la bocca aperta.
Con parecchi Reparo,
l’animagus rimise insieme coperte e cuscini dopodiché
guarì i loro graffi mentre loro continuarono a dormire come se niente fosse.
Aveva appena rimboccato le coperte a
Lavanda, quando Lelya si svegliò.
“Sirius? Hai rimesso a posto?” chiese, un
solo occhio aperto. Sirius si avvicinò alla ragazza e sistemò anche a lei la
coperta.
“Ne parliamo dopo. Adesso dormi”
Finito con le due wrestler, andò a
controllare anche Harry e Teddy, ma dormivano pesantemente entrambi, allora fece
il the e andò nella biblioteca, per aprire il passaggio della Metropolvere. Dall’inizio della scuola, avevano aperto un
passaggio privato che dalla biblioteca andasse esclusivamente agli appartamenti
di Remus a Hogwarts e viceversa, mentre quello nel
salotto era tornato sul normale circuito.
Era arrivato a metà della tazza, quando un
‘clack!’ meccanico lo avvisò che anche Remus aveva
aperto il passaggio.
S’infilò nel passaggio con tutto il
vassoio del the saldamente tenuto insieme da un incantesimo di stasi e si trovò
davanti Remus con i pantaloni del pigiama, che si arrotolò rapidamente in una
coperta. Come se ci fosse qualche centimetro che Sirius ancora non avesse
visto.
Sirius gli allungò una tazza di the,
ignorando il suo strano momento pudico, e l’altro grugnì in risposta.
“Hai già preso le pozioni?” gli chiese e
l’altro annuì.
“Mh, ma non
riuscivo a dormire. Tutto bene? Com’è andata?” chiese con la bocca ancora
impastata.
“È andata bene” disse mentre poggiava il
vassoio del the sulla scrivania dell’uomo.
“Ti ha morso un orecchio” decretò il
licantropo.
“Mordicchiato”
“C’è del sangue” aggiunse e Sirius sbuffò.
“Remus, non è successo niente, sta
tranquillo”
“Le ragazze?”
“Un po' meno bene. Troveremo una
soluzione” disse sedendosi sulla poltrona davanti al camino. I suoi
appartamenti non erano male, era la prima volta che Sirius entrava in uno degli
appartamenti privati di Hogwarts col permesso del
professore che li occupata, s’intende.
“Teddy ha dato problemi?” disse
stringendosi meglio nella coperta.
“Lui e Harry stavano dormendo beatamente
quando sono venuto qui”
“Non sei stanco?”
“Ci sono abituato. Ti serve una mano?”
“Nah, sto bene.
Lo sai che con la pozione è molto più facile”
Sirius annuì distrattamente e finì di bere
il suo the, in un silenzio leggermente imbarazzante.
Dopo la trasformazione, quando erano
ragazzi, Sirius si infilava di nascosto nell’infermeria per vedere come stava e
anche più di vent’anni dopo, non era riuscito a trattenersi dall’accertarsi che
l’amico stesse bene. Nel breve periodo in cui erano stati insieme durante la
scuola, Remus usciva dall’infermeria appena era in grado di reggersi in piedi
per poi tornare a dormire una volta arrivato nel dormitorio. Se la luna era
stata accettabile e non era troppo mal messo, dava a Sirius il permesso di
stendersi di fianco a lui e abbracciarlo; se invece aveva passato la nottata a
farsi del male, Sirius si trasformava in Padfoot e si
acciambellava ai piedi del letto. Avrebbe davvero voluto restare con Remus, ma
il licantropo non lo avrebbe invitato e lui non avrebbe chiesto. E poi aveva
Ethan da controllare.
“Sarà meglio che vada. Riporta la tazza a
casa quando torni”
Si alzò, ma prima che potesse anche fare
un solo passo, Remus lo afferrò per un polso, tirandolo verso di sé con più
forza di quanta fosse necessaria.
Il licantropo gli lasciò il polso e lo
strinse in vita, fece per poggiare il viso sul suo collo, lo stesso lato dove
si era poggiato Ethan, ma all’ultimo cambiò lato e strusciò la guancia sul suo
collo.
“Hai sempre avuto un odore fantastico la
mattina dopo la luna” mormorò contro la sua pelle.
Sirius affondò una mano nei suoi capelli,
il suo collo era sempre stato sensibile e Remus sapeva esattamente dove
strusciare la punta del naso e baciarlo.
Il licantropo allontanò il viso dal suo
collo, ma le labbra non si separarono dalla sua pelle. Gli sfiorò l’angolo
della bocca, la mano che lo stringeva nell’incavo della schiena mentre tutte le
dita di Sirius erano affondate nei suoi soffici boccoli color sabbia.
Erano perfetti l’uno nelle braccia dell’altro,
creati per incastrarsi.
Durò un bellissimo attimo e poi Remus si
allontanò come ustionato, i lembi della coperta in cui era avvolto tanto stretti
in una mano da avere le nocche bianche e Sirius si trovò a contrarre le dita
nell’aria in cui un attimo prima c’era stato il suo Moony.
“Rem…” prima che potesse anche capire come
continuare quella frase, la sua bacchetta iniziò ad emettere scintille dalla sua
tasca.
“Ethan si è svegliato” spiegò, ma l’altro
continuava a non guardarlo “Ne parliamo dopo. Per favore?” gli disse senza però
aspettare una risposta prima di andarsene.
Ethan si era svegliato piuttosto di buon
umore, tutto sommato. Si arrampicò in braccio a Sirius e si rifiutò di farlo
andare via fino a quando non ebbero finito di fare colazione, arricciò il naso
quando poggiò la fronte sul lato che aveva toccato Remus e si allontanò subito,
preferendo l’altra parte. Sirius Idrante-Su-Cui-Pisciare Black. Tecnicamente il
nome Orion non aveva un’origine poi tanto differente.
Le ragazze si svegliarono per pranzo e
dopo una sistemata, scesero a mangiare con loro.
“Dobbiamo trovare una soluzione. La
pozione di strozzalupo è troppo forte, ma è chiaro che non potete passare la
luna piena nella stessa stanza” decretò Sirius preoccupato. Aveva dovuto
guarirle da diversi graffi e lividi.
“Stava andando bene! E poi c’è stato un
momento di tensione” spiegò Lavanda.
“E qualcosa è scattato” aggiunse Lelya.
“Esattamente. Dobbiamo trovare un modo per
non farlo scattare. Credevo che dopo la strigliata di Remus il problema delle
gerarchie fosse risolto”
“Le altre due volte non abbiamo avuto
problemi” aggiunse Lav.
C’era la possibilità che fosse stato Ethan
a sbilanciare il precario equilibrio che avevano trovato, ma non lo avrebbe mai
detto ad alta voce. Uno sguardo a Lelya gli fece capire che la ragazza stava
pensando la stessa cosa.
“Abbiamo ventotto giorni per trovare una
soluzione”
Finito di mangiare, le ragazze erano
tornate a Hogwarts e Sirius riuscì a far addormentare
Ethan, riuscendo a recuperare anche lui un paio d’ore di sonno.
Alle sette di sera Sirius era pronto a
mettere la parola fine a quella giornata. Era distrutto, aveva bisogno di una
doccia e Teddy gli aveva vomitato su una spalla perché lui aveva dimenticato
l’asciugamano. Ethan era già a dormire da mezz’ora e Sirius lo stava invidiando
immensamente.
Stava per chiudere gli ingressi della Metropolvere e andare a dormire, quando questi si colorò di
verde ed entrò Remus.
“Pensavo stessi già dormendo” disse il
licantropo come colto in fragrante.
“E io pensavo lo stesso” gli rispose l’altro.
“Ho deciso di tornare per vedere Teddy”
“Lui non sta dormendo. È in cucina con Andromeda”
gli spiegò e il licantropo annuì, pronto ad uscire dalla stanza, ma Sirius
ancora non aveva finito.
“Remus…” iniziò, ma l’altro lo interruppe
subito.
“Sirius, non è il momento” gli disse con
tono pacato e Sirius perse la pazienza.
“Non è il momento dall’ottanta, Rem” rispose
piccato e quando l’altro non rispose, sbottò “Se tu non provassi niente, mi
metterei l’anima in pace, invece ti torturi e torturi anche me per il semplice
gusto di farlo” gli disse provando a non urlare e l’altro continuò a non
rispondere.
“Sarebbe una cosa tanto orribile? Un’idea
tanto repellente?” aggiunse in fine.
Remus non rispose, si limitò a scuotere la
testa borbottando qualcosa che nemmeno lui colse per poi andarsene in cucina.
Sirius chiuse il camino con un gesto
violento della bacchetta e se ne andò a dormire.
L’unico motivo per cui riuscì a dormire fu
la stanchezza, e ne fu estremamente grato.
-
La storia di Sirius e Remus era un campo
minato.
Sirius aveva avuto una cotta per Remus da
sempre, ma non aveva capito quanto i sentimenti provati per il licantropo
fossero diversi da quello per provava per James fino a quando non lo mise in
pericolo con lo stupido scherzo a uno specifico Serpeverde
dal naso grosso.
A quel punto anche se Sirius aveva fatto
cenno ai suoi sentimenti, Remus non era stato molto dell’idea visto che aveva
rischiato di finire con la testa in una cesta.
Ogni tanto aveva ceduto, c’erano state
delle grandiose limonate in giro per Hogwarts e anche
qualcosa di più in un paio di occasioni, ma non avevano avuto una vera e
propria relazione.
Finita la scuola si erano avvicinati molto
e si erano finalmente messi insieme, quello era stato l’unico vero periodo in
cui erano stati un noi, ma anche quello si era sgretolato; le missioni
per l’Ordine li avevano resi a malapena umani, la paranoia era il chiodo fisso
di tutti e li aveva mandati in frantumi.
Aggiungi la villeggiatura ad Azkaban in
cui Remus lo aveva creduto un assassino traditore.
E poi c’era stata la sua fuga e il suo
ritorno, a quel punto era Sirius a essere definibile a malapena umano, ma Remus
gli era stato vicino lo stesso. Si erano anche scambiati qualche bacio e Sirius
aveva pianto all’ondata di sensazioni che lo aveva sopraffatto, non era più
abituato a nessun tipo di contatto umano, figurarsi romantico.
Dopodiché Sirius era morto. E questo tende
ad affossare anche le relazioni solide, figurarsi quella torre di carte
traballante che c’era fra loro due.
Il resto della storia è inutile ripeterlo,
ma non erano più stati in nessuna posizione plausibile per anche solo pensare
di ricominciare.
A Sirius sembrava di aspettare il momento
giusto per avere Remus da quando aveva quindici anni e adesso ne aveva
trent’otto; a conti fatti era quello che aveva fatto, a parte una pausa di due
anni in cui erano davvero stati insieme.
E la cosa più patetica era che avrebbe
continuato ad aspettare, anche se non avrebbe mai ricevuto una risposta
diversa.
Grodic, era davvero un
cane.
-
La luna piena di Ottobre
arrivò molto più rapidamente di quanto si sarebbe aspettato.
Aveva passato i ventotto giorni precedenti
a cercare una soluzione per aiutare le ragazze e con Harry impegnato con
l’addestramento Auror e la mattinata impegnata ad
occuparsi dei bambini, quel mese era volato.
Stava insegnando ad Ethan visto che si
rifiutava di trovare qualche educatore come quelli a cui veniva affibbiato lui da
bambino. Aveva preso dei libri a Diagon Alley
appositamente per istruirlo e i due si erano messi all’opera.
Aveva anche brevemente pensato di
iscriverlo in una scuola babbana, ma aveva altrettanto rapidamente scartato
l’idea: ci sarebbero state troppe assenze da giustificare. La mattina faceva lezione
con lui e nel pomeriggio con Remus.
In quei ventotto giorni Remus si era
tenuto alla larga da lui. Entrava dal camino dopo la fine del suo orario
d’ufficio e passava il resto del pomeriggio con Teddy ed Ethan a correggere
compiti mentre Sirius si rintanava nel laboratorio nell’attico a sperimentare.
Non si stavano esattamente evitando, se
Remus avesse voluto evitarlo non sarebbe tornato tutte le sere, ma era anche
vero che a Grimmauld Place c’era suo figlio, che era
un incentivo non indifferente.
Per la luna piena si organizzarono come il
mese precedente, l’unica differenza sarebbe stata per le ragazze; per loro
Sirius aveva tirato fuori due pozioni, una ciascuna, che avrebbero testato
quella sera.
“E stavolta in due stanze diverse. Lo so
che non vi piace passare la luna da sole, ma il mese scorso avreste potuto
farvi molto male” gli spiegò mentre gli allungava le pozioni.
Le ragazze le buttarono giù senza troppe
storie e poi andarono a preparare ognuna una stanza in cui passare la notte.
Era da poco passata la mezzanotte ed Ethan
dormiva di fianco a Padfoot con la lingua da fuori e
la pancia scoperta, cosa non da poco anche per un cucciolo, quando il Patronus
di Harry si infilò sotto la porta.
“Qualcosa non va con le ragazze”
Padfoot provò a
concentrarsi sull’udito e gli sembro di sentire qualcosa, ma c’erano quattro
piani e troppi incantesimi a separarlo da qualunque cosa stesse succedendo.
Prima che potesse pensarci troppo o che
Ethan si svegliasse, si ritrasformò e smaterializzò davanti alla stanza di
Harry che teneva Teddy in braccio che piangeva terrorizzato e in bambino non
aveva torto: a giudicare dai rumori del piano di sopra, sembrava stessero
provando a buttare giù la casa.
“Godric. Non uscire
dalla tua stanza, metti degli incantesimi la porta, se senti rumori da giù, fa
finta di niente, Ethan potrebbe piangere, ma è al sicuro” disse mentre già
saliva le scale.
Capì subito che era stato lui a sbagliare.
Era chiaro che le sue pozioni avessero solo peggiorato la situazione.
Merlino, ma come gli era venuto di
mettersi a trafficare con le pozioni? Era abbastanza bravo, ma c’era una bella
differenza fra riuscire a seguire delle istruzioni seppur complicate e
inventare.
La sua impressione iniziale sulla
possibilità che qualcuno stesse buttando giù dei muri si rivelò esatta. Le
camere in cui erano le ragazze erano fra quelle che avevano aggiunto durante
l’estate, i muri erano sottili, ma li avevano isolati con degli incantesimi in
modo che ognuno potesse avere la sua privacy. Il problema era che ciò non era
bastato a mascherare all’una la presenza dell’altra, soprattutto perché avevano
scelto due stanze adiacenti e Sirius era sicuro che avessero sfondato la parete
divisoria.
Si tuffò alla porta più vicina, sollevò
gli incantesimi giusto il tempo di entrare e poi ne lanciò altri lungo tutto il
muro che affacciava sul corridoio e anche uno di isolamento sonoro su tutto il
piano in modo da riuscire a calmare Teddy.
Come previsto, c’era un buco nel muro,
Lelya era a cavalcioni di Lavanda e prima che potesse fare un pensiero coerente
il bruno si tuffò in mezzo.
Fu una delle nottate peggiori degli ultimi
dieci anni, compresa quella in cui era morto.
Inizialmente aveva provato come Padfoot, ma era stato scansato piuttosto rapidamente e
allora era ricorso alla bacchetta. La licantropia e la magia non andavano
esattamente d’accordo, gli ci era voluto parecchio per riuscire a tenerle
entrambe immobilizzate al muro, una con la bacchetta e una senza.
Ogni tanto una delle due era riuscita a
sfuggirgli, attaccandolo, ma era sempre riuscito a rimetterle a posto e a non
farsi sopraffare.
Quando finalmente sorse il sole e le due
si addormentarono, Sirius era seduto a gambe incrociate con le braccia che
tremavano dallo sforzo e il respiro affannoso, aveva un mal di testa atroce per
via dello sforzo della concentrazione e si sentiva pronto a svenire.
Quando finalmente poté allentare la presa,
togliere gli incantesimi dal corridoio gli costò come spostare un’itera casa.
“Harry!” lo chiamò dal corridoio e il
ragazzo gli fu immediatamente vicino.
“Mi serve una mano per arrivare in camera”
gli chiese e Harry li fece materializzare dentro la stanza, aiutando Sirius a
sedersi sul letto.
“Non ce la faccio… Quando Ethan…”
“Dimmi cosa devo fare quando Ethan si
sveglia” capì al volo il ragazzo. Sirius spiegò per filo e per segno tutto,
dove erano le pozioni e gli disse di lasciar stare le ragazze perché erano al
sicuro.
“Ho bisogno di riposarmi” disse alla fine
e Harry gli mise una coperta addosso.
Fu la prima volta che Sirius temette di
aver fatto il passo più lungo della gamba.
Quando finalmente si svegliò, era buio.
C’era Ethan che dormiva rannicchiato ai piedi del letto, Lavanda di fianco a
lui e Lelya sulla poltrona, i piedi sul letto.
Uscì quanto più silenziosamente possibile
e andò in bagno dove, guardandosi allo specchio, scoprì di essere senza
maglietta e che qualcuno lo aveva medicato e fasciato in diversi punti dalla
testa ai piedi e poi gli aveva messo il pantalone del pigiama. Aveva la faccia
pallida, occhiaie viola e occhi iniettati di sangue. Non era così affascinante
dall’ultima volta che un dissennatore aveva provato a
baciarlo.
Si fece coraggio e uscì dalla stanza,
diretto in cucina.
“Oh stai bene. Godric Pads, ci hai fatto davvero
preoccupare” gli disse James dal bosco sulla parete. C’era anche Regulus con lui che lo osservava con un’espressione
preoccupata.
Sirius impiegò diversi minuti a scendere
le scale e raggiungere la cucina e quando finalmente arrivò alla porta della
cucina gli sembrava di aver corso una maratona.
Si sedette al tavolo per riprendere fiato
e stava ancora fissando il tavolo, provando a farsi coraggio per raggiungere il
frigo e cercare qualcosa di commestibile, quando entrò Remus.
“Che ci fai in piedi?” disse sconvolto.
Era già in pigiama, probabilmente era solo andato a bere prima di andarsene a
dormire.
“Avevo fame” si giustificò.
“Seduto, ci penso io” gli ordinò e lui non
ebbe la forza di controbattere. Remus si mise al lavoro in cucina e Sirius
prese un respiro profondo, provando a rilassarsi ma si sentiva scuoiato.
“Ho fatto un macello. C’è mancato poco che
Lavanda e Lelya non si ammazzassero” iniziò e il biondo grugnì.
“Che non ti ammazzassero, vorrai dire. Si
sentono in colpa, ci ho già parlato” disse mettendogli un bicchiere d’acqua
davanti su cui lui si lanciò, svuotandoselo rapidamente in gola.
“Chi mi ha medicato?” chiese mentre Remus
gli riempiva di nuovo il bicchiere con un incantesimo.
“Io, ovviamente. Harry mi ha dato una mano”
rispose asciutto.
“Grazie”
“Tu. Sei. Un’imbecille.” disse Remus
sbattendo un piatto con un panino sul tavolo.
Prima che Sirius avesse modo di
rispondere, Remus iniziò a parlare.
“Ero davvero convinto che avessi messo un
po' di cervello finalmente, ma è ovvio che mi sbagliassi. Ti sei messo in mezzo
a due lupi completamente ferali! Come si fa a essere così coglione?!”
“Quelle due difficilmente si possono
definire lupi” provò a giustificarsi, ma Remus non era dell’idea.
“Avevano gli artigli, come puoi notare da
i segni che hai dal collo fino al culo”
“Cosa dovevo fare? Farle ammazzare? È
colpa mia se erano in quelle condizioni”
“Perché non ti sei fatto aiutare da Harry?
Saresti potuto morire!”
“Avrei lasciato che mi facessero a
brandelli prima di permettere che Teddy rimanesse solo in una situazione del
genere!” gridò sbattendo il pugno sul tavolo e Remus ringhiò, ma si ammutolì.
Si pentì subito del momento d’ira perché
le tempie presero a pulsargli e si premette i palmi nelle orbite.
“Senti, sono solo graffi. In un paio di
giorni sarò come nuovo” disse svuotato di qualsiasi ira che lo aveva preso un
attimo prima.
“Mh, adesso
mangia” gli rispose spingendo il piatto nella sua direzione.
Sirius iniziò a darci dentro col panino e
Remus si sedette di fianco a lui, sbadigliando.
“Che ore sono?” gli chiese. Per bendargli
il braccio gli aveva tolto l’orologio.
“Le due”
“E perché non sei a dormire?”
“Non ci riuscivo. Ero preoccupato per un
coglione che oggi ha provato a diventare una zebra per mano di due ragazze” gli
rispose incrociando le braccia al petto.
“Una zebra? Almeno una tigre”
“Un pesce saponetta” gli disse inarcando
un sopracciglio
“E dai Rem, non il pesce saponetta” si
lamentò e riuscì quasi a farlo sorridere, ma il licantropo non gli avrebbe
fatto concessioni. Fa niente, sapeva di esserci comunque riuscito.
“Non sai neanche cos’è. Muoviti a
mangiare, forza” lo incitò, come spesso facevano con Ethan e Sirius si ammutolì.
Quando finì il panino si sentì pronto a
dormire un altro paio di giorni.
“Neanche ti chiedo di provare a salire le
scale” disse il licantropo mentre mandava piatto e bicchiere nel lavandino.
Sirius gli sorrise e gli porse la mano per
farsi aiutare.
La smaterializzazione rischiò di farlo
vomitare, ma fortunatamente riuscì a tenere tutto giù.
“Questa non è camera mia” notò guardandosi
attorno.
“Se pensi che ti scollerò gli occhi di
dosso adesso che sei cosciente, sei davvero un idiota” gli rispose l’altro e
forse Sirius non avrebbe dovuto sentirsi lusingato, ma non riuscì comunque a
trattenersi.
“Li devo sistemare, c’era Ethan che
dormiva ai piedi del letto, potrebbe rotolare”
“Ci penso io” disse prendendo il bastone
da passeggio e sparendo lungo il corridoio.
Sirius andò di nuovo in bagno, il suo
riflesso non era migliorato tanto, ma si sentiva appena un attimo meglio.
“Lelya si era svegliata, si è messa nel
letto e hanno messo Ethan in mezzo. Nessuno rischia di rotolare” disse
tranquillo e Sirius annuì per poi fare il giro del letto e andare a stendersi
sul lato sinistro. Il destro era di Remus, lo era sempre stato, anche quando
stavano insieme.
Si stese quanto più lontano possibile dal
centro, ma Remus si avvicinò a lui, e poggiò la fronte contro la sua spalla, una
mano sul suo fianco.
“Pads” sospirò e
Sirius ebbe la pelle d’oca.
“Mh?”
“Non fare mai più una cosa del genere.
Adesso hai delle responsabilità, se ti dovesse succedere qualcosa… Di nuovo…”
“So di avere delle responsabilità, lo so
che se mi succedesse qualcosa Ethan finirebbe in mezzo alla strada, ma ho delle
responsabilità anche verso le ragazze, è colpa mia se erano in quelle
condizioni” gli rispose in un sussurro. Al buio, sotto le coperte l’atmosfera
era completamente diversa. Quanto tempo era che i due non stavano così vicini?
“Come diamine ti è venuto di giocare al
Maestro di Pozioni? Eri bravo, ma non così bravo!” disse afflitto Remus.
“Non pensavo fosse così difficile” provò a
giustificarsi e Remus ringhiò, ammutolendolo.
“Sei un coglione” ripeté.
“Lo so”
“Ho dovuto scusarmi con loro” ammise un
attimo dopo, sorprendendo Sirius.
“Perché?”
“Perché per un attimo c’è stato il rischio
che non fossi io a fare a pezzi loro” aggiunse, il naso premuto contro la sua
spalla.
“Remus ma cosa…” iniziò Sirius, sconvolto,
ma Remus lo interruppe.
“Eri in quel letto, pallido come un morto,
il respiro affannoso, sporco di sangue ovunque. Ti stavo medicando, quando sono
entrate e Harry mi ha dovuto lanciare uno Stupeficium
per calmarmi”
“Sei un idiota” disse divertito, ma Remus
alzò lo sguardo, serio.
“Sirius ti ho già pianto due volte, non
reggerei una terza”
L’animagus si
mosse lentamente, ma si girò sul fianco fino ad avere la fronte premuta contro
la sua.
Avrebbe voluto baciarlo, avrebbe voluto
stringerlo e affondare le mani nei suoi capelli. Si limitò a sfiorare il naso
col suo e a sospirare.
“Da questo momento in poi alle lune piene
penso io” aggiunse il licantropo in un sospiro e l’animagus
annuì.
“Sei tu il capobranco, Moony”
Gli occhi ambra di Remus brillarono per
una frazione di secondo e poi si chiusero.
Piccoli passi.
Siamo schifosamente vicini,
non c’è che dire.
Forse si potrebbe già
definire Wolfstar, no? Sono nello stesso letto!
Scherzi a parte, siamo in dirittura
d’arrivo ‘siore, ‘siori e ‘sior*.
Oltre
a questo restano ancora due capitolo e l’epilogo. Sto pensando di
dividere il prossimo capitolo in due, ancora non so, ci sto pensando.
Ringrazio chi legge e
commenta, come sempre
Fatemi sapere cosa ne
pensate, mi fate felice ♥
The Cactus Incident