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Autore: Hiraedd    14/07/2020    3 recensioni
A volte capita che il Capitano Grifondoro si ritrovi tra le mani uno strano enigma chiamato Dorcas Meadowes, che in sei anni gli ha rivolto la parola tre volte al massimo, tutte nel giro dell’ultima settimana.
Può anche capitare che un Serpeverde solitario e innocuo inciampi in una maschera che non nasconde solo un volto, ma un mondo intero. Perchè Benjamin odia Caradoc Dearborn, sia chiaro, e quegli occhi dorati non gli fanno alcun effetto. Forse.
Oppure può succedere che il Caposcuola sia innamorato da anni della sorellina del proprio migliore amico, che ha perso la testa per un Auror di stanza in Polonia, e abbia una fottuta paura che Edgar lo scopra e lo torturi perché no, quelli che fa verso Amelia sono tutto fuorché casti pensieri d’amicizia.
Per fortuna, però, che c’è Hestia Jones, deputato diario segreto degli studenti del settimo anno, che tutto osserva nonostante, a conti fatti, non distolga nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo adorato fidanzato, il Prefetto Sturgis Podmore.
*
Siamo ad Hogwarts, è l’autunno 1969 e la guerra è già più vicina di quanto non sembri.
*
Altri personaggi: Gideon Prewett, Kingsley Shacklebolt, Sturgis Podmore, Amelia e Edgar Bones.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Fabian Prewett, Hestia Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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Note: questo capitolo è diviso in due parti perché davvero, arrivata a metà mi sono accorta che sarebbe diventato immenso!
Grazie mille a tutti quelli che con recensioni e messaggi mi fanno sapere il proprio parere, alla prossima settimana con la parte 2!
Buona lettura!
 
 
 
 
 
CAPITOLO 26
 
 
 
 
 
 
 
 
Amelia non era il tipo di persona generalmente interessata al Quidditch: da buona Tassorosso, tifava per la propria squadra e ne seguiva – in linea generale – le partite. Insieme alla finale della Coppa del Mondo di Quidditch – cui aveva assistito insieme al resto della sua famiglia – le partite di Hogwarts erano tutto ciò che poteva vantare come conoscenza in materia di Quidditch.
 
Una cosa che però aveva capito, specialmente anche grazie all’esperienza di avere un fratello Capitano, era che ogni giocatore di Quidditch – come probabilmente quelli di tanti altri sport – aveva i propri rituali: cose da dire o non dire alla mattina prima di una partita, cose da indossare sotto l’uniforme della squadra o gesti da non fare per non scongiurare la possibilità di vittoria. Suo fratello, mente malata che non era altro, aveva perfino una lista di alimenti da non mangiare a colazione prima di scendere in campo: le uova portano sfortuna, Meli!
 
Generalmente, questi rituali non la coinvolgevano mai direttamente. D’altronde, lei non era il tipo di persona generalmente interessata al Quidditch ma, specialmente, non era il tipo da farsi tirare dentro a trip mentali senza opporre una resistenza particolarmente vocale. L’unica volta, infatti, in cui il fratello aveva provato a non sedersi vicino a lei a colazione prima di una partita di Quidditch perché Amelia, hai i calzini verdi stamattina, tutta la scuola l’aveva sentita urlare furiosa in risposta.
 
L’unico fenomeno che finiva per coinvolgerla che si poteva categorizzare come uno di questi rituali, la toccava nei pre-partita in cui a giocare era Corvonero contro Grifondoro: il loro strambo gruppo, infatti, era fortemente sbilanciato verso le due squadre e quando – per forze di causa maggiore – le due Case si trovavano in aperto antagonismo, la regola d’oro era quella di non interagire assolutamente. Prima di quelle occasioni, infatti, si trattasse di partite di Quidditch o dell’assegnamento della Coppa delle Case a fine anno, i confini tra i tavoli diventavano rigidi e ognuno aveva il compito di pensare alla propria Casa senza mischiarsi con le altre.
 
Quella mattina, quindi, si ritrovò a fare colazione insieme a suo fratello per forza di cose.
 
<< Oggi si decide il destino delle nostre vacanze natalizie, Amelia >> la accolse Edgar in Sala Grande con espressione solenne, mentre masticava un boccone di uova sbattute seduto a metà circa del tavolo di Tassorosso.
 
Amelia alzò gli occhi al cielo.
 
<< E io che pensavo che questa partita sarebbe stata diversa >> commentò sedendosi davanti al ragazzo e servendosi un bicchiere di succo di zucca.
 
Suo fratello la guardò stralunato.
 
<< E perché dovrebbe? >>.
 
<< Perché stiamo crescendo, e quindi in teoria nella vita adulta certe bieche rivalità dovrebbero essere sorpassate, o perché Caradoc non è più un giocatore di Quidditch e lui è quello che ha sempre tenuto maggiormente a queste fandonie. Decidilo tu, il perché >>.
 
Questa volta fu il turno del fratello di alzare gli occhi al cielo, prima di riprendere a mangiare in silenzio.
 
<< Hai visto scendere Benjamin? Devo riestituirgli un libro prima delle vacanze >> chiese dopo un po’ Amelia << Passami il burro, ti va? >>.
 
Il fratello la guardò, gli occhi sgranati.
 
<< Ma come…? Lo sai che non puoi! >>.
 
Amelia ci mise un po’ a capire lo stupore del fratello. Quando capì che si riferiva a quella stupida tradizione, alzò di nuovo gli occhi al cielo.
 
<< Ma Ben è un Serpeverde, non c’entra nulla! >> esclamò veemente.
 
Il fratello scosse la testa, quasi spaventeto.
 
<< Un Serpeverde, non un Tassorosso. La regola vale anche per lui! >>.
 
<< E qualcuno a lui lo ha fatto presente? >> chiese Amelia, lo sguardo rivolto verso il portone della Sala Grande.
 
Proprio in quel momento, infatti, Benjamin Fenwick stava entrando, esattamente come ogni altra mattina, in compagnia di Dorcas Meadowes. La Corvonero, probabilmente altrettanto ignara della tradizione del gruppo, stava spiegando in modo tranquillo qualcosa al suo migliore amico.
 
Quando spostò nuovamente lo sguardo su Edgar, Amelia vide il fratello guardarsi alle spalle – rivolto ai due ragazzi e al resto della sala – con sguardo impietrito.
 
<< Se li vedono i Prewett li uccidono. Per non parlare di Sturgis e Caradoc, tra l’altro >> mormorò il ragazzo scuotendo il capo.
 
<< Dobbiamo andare ad avvisarli del fatto che rischiano in questo modo di attirarsi le ire di tutti? >> chiese Amelia.
 
Edgar si voltò di nuovo verso di lei.
 
<< Meli, giri con noi da quanti… tre anni? E non hai ancora capito che la questione è seria? Nessuno di loro due è un Tassorosso >>.
 
Amelia Bones, a quel punto, rivolse uno sguardo irritato al fratello. Poi, ricordandosi che a lei non interessava particolarmente il Quidditch e ancora meno quella specifica tradizione, si alzò in piedi armata di tanto coraggio.
 
<< Amelia! >> la rimbrottò suo fratello, lasciando perdere la colazione.
 
Sembrava davvero preoccupato, l’idiota.
 
 
*
 
 
<< Che cosa diamine pensa di fare Amelia Bones! >>
 
L’attenzione di Kingsley Shacklebolt venne attirata dal tono duro di Gideon Prewett, che fino a poco prima era impegnato a dissezionare con tutta calma la propria porzione di uova strapazzate. Fabian, seduto al fianco del fratello, alzò a sua volta lo sguardo dal piatto e cercò preoccupato la piccola figura di Amelia muoversi tra la folla della colazione in Sala Grande.
 
<< Dove sta andando? >> domandò incuriosito, guardandola alzarsi dal tavolo sotto lo sguardo preoccupato di Edgar.
 
Kingsley, da parte sua, si spalmò una mano sulla fronte in maniera quasi rassegnata.
 
<< Dimmi che non sta facendo quello che credo stia facendo >>.
 
<< Credo proprio che lo stia facendo >> sussurrò impallidendo Fabian.
 
Gideon, dopo aver attirato l’attenzione di tutti sulla questione, non aveva più parlato. Adesso, forchetta a mezz’aria ed espressione scocciata dipinta in volto, si voltò a lanciare un’occhiata disturbata al fratello.
 
<< Ti prego, dimmi che almeno hai detto alla Meadowes di parlare solo con i Corvonero prima della partita >>.
 
Fabian sgranò gli occhi. Gideon si infiammò.
 
<< Merlino benedetto, Fabian! >> strepitò rivolto verso il fratello e, di conseguenza, anche verso l’amico << Quella ci manda all’aria tutta la partita! >>.
 
Di conseguenza, Fabian si infiammò in risposta.
 
<< Quella ha un nome, razza di bifolco >> sbraitò in risposta.
 
Ora, Kingsley Shacklebolt attribuiva al Quidditch – nella sua esperienza scolastica – un’importanza molto elevata: da Nato Babbano quale era, al suo arrivo a scuola era stato incredibile scoprire che esisteva uno sport giocato a cavallo di scope volanti ed a distanza di anni era ancora più incredibile ricordarsi di avere un posto da titolare nella squadra della sua Casa. Nel mondo in cui era vissuto per undici anni della sua vita, cose del genere non capitavano.
 
Quando viveva nel mondo dei Babbani si divertiva a giocare a Basket. Ma il Quidditch era qualcosa di più, per lui. E quando, al terzo anno, aveva passato le selezioni ed era entrato in squadra, aveva iniziato più o meno consapevolmente a sviluppare una lunga lista di tradizioni e gesti scaramantici da completare prima di ogni partita. Per questo, al collo teneva sempre il ciondolo che un tempo era appartenuto alla sua bisnonna, mangiava a colazione senza rivolgere la parola quasi a nessuno – se non ai propri migliori amici e solo quando era proprio necessario – e mangiava sempre e solo pane da toast e caffè senza zucchero. Nei momenti di tensione tra Grifondoro e Corvonero, inoltre, dati i precari equilibri nel proprio gruppo di amici, non rivolgeva la parola a nessuno che non appartenesse alla sua stessa Casa. Erano regole semplici, procedimenti che mantenevano il suo ordine mentale e – secondo la sua mania di sportivo – anche un po’ di ordine nel mondo.
 
E Amelia Bones stava per fare scoppiare un casino di proporzioni epiche. Perché tra le sue regole, targate Kingsley Shacklebolt e seguite pedissequamente prima di ogni partita, c’era anche quella di evitare a qualsiasi costo i litigi tra Gideon e Fabian, che notoriamente potevano rovinare l’umore della squadra intera.
 
<< Smettetela, adesso >> si fece infatti sentire con tono tranquillo ma severo. Sapeva, infatti, che gli amici capivano benissimo. Sperava che comprendere sarebbe stato sufficiente, per loro << Risolverete la questione Dorcas durante le vacanze di Natale, anche perché sta andando avanti da troppo tempo >>.
 
<< Io non ho… >>.
 
Il tentativo di risposta di Gideon, polemico come era il suo solito, venne bloccata da uno sguardo feroce di Kingsley.
 
<< Nelle vacanze di Natale >> ribadì, la voce calma ma dura.
 
<< Ma… >> provò Fabian in seconda battuta.
 
<< Natale >> rispose ferocemente il Caposcuola << Ora muovetevi a mangiare che dobbiamo scendere al campo >>.
 
D’altronde, non c’era soluzione. Né Amelia, né tanto meno Dorcas e Benjamin, erano Grifondoro. La questione non era nelle loro mani, e in questo modo Fabian e Gideon non avrebbero disturbato.
 
Non si scherza con il Quidditch.
 
 
*
 
 
Hestia Jones era entrata in Sala Grande giusto in tempo per accorgersi che qualcosa non andava.
 
<< Amelia, pensa bene a quello che stai facendo! >> strepitò all’improvviso Edgar Bones, alzandosi dal tavolo di Tassorosso e attirando su di sé l’attenzione di una buona parte della Sala Grande.
 
Amelia Bones, ignorando in modo palese il fratello, sembrava procedere spedita verso Dorcas e Benjamin, intenti a parlare tranquillamente nel corridoio tra il tavolo di Corvonero e quello di Serpeverde.
 
Ops.
 
A lei il Quidditch non interessava per nulla, e seguiva le partite di Corvonero solo ed esclusivamente perché nel manuale della buona fidanzata c’era probabilmente scritto che era un po’ il suo dovere sostenere – o per lo meno tentare di sostenere – il suo fidanzato nelle proprie passioni. Per questo, e perché così Sturgis aveva l’obbligo morale di assistere al periodico torneo a cui lei partecipava in quando membro del Club degli scacchi magici della scuola.
 
Quindi lei, per riassumere, di Quidditch capiva pochissimo. C’era solo una cosa che capiva meno del Quidditch, e quella cosa erano i rituali ad esso connessi la mattina prima di ogni partita.
 
Nel manuale della buona fidanzata c’era scritto di sostenere la propria metà nelle sue passioni, certo, ma secondo la sua modesta opinione questi rituali andavano oltre. E poi, chissà chi lo aveva scritto, il manuale della buona fidanzata, e a che titolo.
 
Comunque, proprio perché a lei il Quidditch non interessava per nulla, ritenne di potersi tirare fuori dalla questione nel momento in cui capì che non stava scritto da nessuna parte che proprio lei dovesse spiegare ai due nuovi componenti del loro strambo gruppo quell’idiotico rituale che i maniaci del Quidditch avevano imposto.
 
Gideon Prewett, uno dei primi pensatori di suddetto idiotico rituale, balzò in piedi irritatamente dal tavolo dei Grifondoro. Sembrava voler dire qualcosa. Hestia lo vide mordersi la lingua, sedersi, poi alzarsi di nuovo come appena avuto un lampo di genio.
 
<< Fabian, cosa starà facendo Amelia? >>.
 
<< Non lo so, Gideon >> rispose Fabian Prewett, prontamente urlando e alzandosi in piedi per attirare l’attenzione << Tuttavia spero seriamente in cuor mio che non stia facendo quello che credo stia facendo. Se stesse facendo ciò che penso stia facendo, metterebbe a rischio equilibri cosmici e, soprattutto, spezzerebbe il cuore di quasi tutti i suoi più intimi amici >>.
 
E fu in quel momento che Hestia Jones si rese conto che ad essere idiotico non era solo il rituale, ma anche e soprattutto i suoi amici.
 
 
*
 
 
Caradoc Dearborn amava follemente il Quidditch, e ne seguiva i rituali con l’ossessione di chi ne capiva la logica e perciò nutriva fede cieca nei suoi risultati.
 
La mattina precedente, quindi, aveva annunciato che prima della partita non sarebbe andato alla torre di Astronomia come ogni altra mattina. Fenwick non aveva fatto domande e, se non aveva probabilmente idea dei suoi rituali strani, sembrava per lo meno aver captato la straordinarietà della giornata che Caradoc si stava preparando a vivere: la prima partita di Corvonero in sei anni a cui lui non avrebbe partecipato.
 
E si, forse Dearborn era una persona momentaneamente in crisi, che stava vivendo un periodo della sua vita in cui si era trovato per cause di forza maggiore ad isolarsi dai propri amici e a trovarne di nuovi, ignaro di cosa avrebbe fatto in futuro e spiazzato dal vedere quel futuro farsi sempre più vicino, eppure era sempre Dearborn e quindi continuava ad amare follemente il Quidditch. Quindi, poco importava la lite con Sturgis, decise. Quella mattina, come ogni mattina di ogni partita degli ultimi sei anni, avrebbe fatto colazione con il proprio migliore amico e non avrebbe rivolto la parola ai Serpeverde – a tutti loro in generale e ad uno in particolare – per non mettere a rischio le sorti della partita.
 
<< Buongiorno >> salutò quindi, tentando il buon umore, mentre prendeva posto al tavolo di Corvonero davanti a Sturgis.
 
Sturgis alzò gli occhi dal piatto, sorpreso.
 
<< Hestia? >> chiese Caradoc inforcando una salsiccia.
 
<< Dovrebbe scendere >>.
 
Continuarono a conversare tentativamente per qualche tempo. Di tanto in tanto, Sturgis lo scrutava riflessivamente, smettendo di mangiare per qualche momento, poi faceva spallucce e riprendeva la sua colazione: sembrava stesse avendo una qualche complicata conversazione con se stesso. Ad un certo punto, probabilmente finita suddetta conversazione, decise di esporre con piglio deciso le proprie conclusioni.
 
<< Quindi lei non è una Corvonero >>.
 
Caradoc, che generalmente ci teneva a dimostrarsi sveglio e attento, inarcò le sopracciglia come a chiedere spiegazioni.
 
<< La ragazza con cui fai colazione di solito >>.
 
Lui si irrigidì.
 
<< Faccio colazione qua ogni mattina, con te >> disse con voce tesa.
 
<< Anche >> terminò Sturgis, ringalluzzito, riprendendo a mangiare di buon gusto.
 
Caradoc sopportò il silenzio per qualche minuto, poi si rese conto che non poteva davvero lasciare l’ultima parola a Sturgis.
 
<< Non c’è nessuna ragazza >> sbottò alla fine.
 
Sturgis lo guardò da sotto in su, una forchettata piena di uova diretta alla bocca.
 
<< C’è sempre una ragazza, con te >> mormorò Podmore dopo aver masticato lentamente << Se fosse come le altre, però, ce ne avresti parlato. Questa deve essere diversa >>.
 
Caradoc si stupì dell’intuitività del proprio migliore amico. Pensava di essersi mosso al di fuori di ogni sospetto e che Sturgis, che normalmente non era una volpe nel notare cose del genere, stesse prestando ancora meno attenzione del solito. D’altronde, ultimamente le cose erano più fredde tra di loro, quindi perché prestare tanta attenzione?
 
<< Lo so che ultimamente noi… >> tentò Sturgis alla fine, bloccandosi. Loro, in genere, non parlavano mai di cose profonde. Sturgis provò nuovamente << Ho riflettuto su quello che hai detto in biblioteca. Ed hai ragione, non ruota tutto intorno a me. Con questo non intendo dire che sono d’accordo con il modo in cui vuoi sempre essere all’altezza delle aspettative di tuo padre, anche sacrificando cose per te importanti. Ma hai ragione, in momenti del genere dovresti poter contare sul tuo migliore amico, e non temere la possibilità di deludere anche me >>.
 
Caradoc sorrise, in quello che sentì essere il primo vero sorriso condiviso con il suo migliore amico in un mese. Poi, però, visto che di cose profonde loro in genere non parlavano, replicò con il suo solito tono viziato.
 
<< Non credere che non riesca a vedere lo zampino di Hestia in questa conversazione >> azzardò in maniera scherzosa.
 
Sturgis, come da copione, scoppiò a ridere.
 
<< In realtà, spero che ti ricorderai di questo mi sia costata questa conversazione quando vedrai giocare il nuovo portiere, è una schiappa. Non prendertela con me >> disse con tono limpido, strizzandogli un occhiolino.
 
<< Di Caradoc Dearborn ce n’è uno solo >>.
 
In quel momento, scoppiò un mezzo inferno.
 
<< Amelia, pensa bene a quello che stai facendo! >> urlò all’improvviso Edgar.
 
<< Fabian, cosa starà facendo Amelia? >> gridò Gideon dal tavolo dei Grifondoro.
 
<< Non lo so, Gideon >> rispose Fabian << Tuttavia spero seriamente in cuor mio che non stia facendo quello che credo stia facendo. Se stesse facendo ciò che penso stia facendo, metterebbe a rischio equilibri cosmici e, soprattutto, spezzerebbe il cuore di quasi tutti i suoi più intimi amici >>.
 
Caradoc ebbe a malapena il tempo di vedere con la coda dell’occhio Amelia raggiungere le figure di Dorcas Meadowes e Benjamin Fenwick e rivolgere loro la parola. Ci mise un po’ ad afferrare il perché del tono di Edgar e dei Prewett, poi fece mente locale.
 
<< Sacrilegio! >>.
 
 
*
 
 
E fu così che Benjamin Fenwick si ritrovò a fare da spettatore ad una partita in cui, teoricamente, non aveva nessun interesse, in solitaria sugli spalti assegnati alla propria Casa. La Patria del Bellocci era proprio strana, decise.
 
<< E adesso vediamo di nuovo il Prewett battitore tentare di disarcionare Podmore. Certo, dei due non so chi sia il peggiore, ma d’altronde questo è quello che le due squadre hanno da offrire, quindi c’è poco da lamentarsi. Nel frattempo, Ridley trova la pluffa, la passa a Howard che la perde. La Pluffa torna a Corvonero >>.
 
Benjamin sapeva di essere un Serpeverde atipico ma, nel grande schema delle cose, provava un certo affetto per la propria Casa di appartenenza. E una delle cose che si godeva maggiormente, in genere, era proprio la cronaca della partita quando a giocare non erano i Serpeverde: Octavia Pucey, Serpeverde del quinto anno, già dall’anno precedente aveva dato prova di avere un grande talento nel discutere le strategie impiegate dalle squadre e sapeva farsi apprezzare. Detta in parole povere, provava poco rimorso a prendere in giro indiscriminatamente qualsiasi squadra non fosse quella di Serpeverde e quindi era capace di una certa imparzialità.
 
<< Strano vederti tra di noi >> lo sorprese alle spalle una voce tranquilla.
 
Voltandosi, Benjamin incontrò lo sguardo interessato di Cinthia Rosier, in piedi poco dietro di lui. Era coperta dal mantello regolamentare, e aveva il cappuccio tirato su a coprirle solo metà capo.
 
<< Cinthia >> la salutò cercando di non mostrarsi troppo guardingo << Non pensavo ti interessasse questa partita. D’altronde, la nostra Casa nemmeno gioca >>.
 
<< Mi piace il Quidditch, a qualsiasi livello. Anche se non mi coinvolge personalmente, mi… interessa il gioco >>.
 
Dopo la gita a Hogwarts le cose fra di loro erano tornare su binari civili in modo decisamente più veloce e indolore di quanto lui non si sarebbe aspettato inizialmente, ma comunque il tipo di relazione tra loro era rimasta ad un livello molto superficiale.
 
<< Grifondoro torna in possesso di Pluffa, grazie ad una scattante Terry Howard. La pluffa passa a Prewett, che la passa a Ridley che vola in direzione dell’anello centrale della squadra avversaria. Come sarà questo nuovo portiere di Corvonero? Uh, un bolide fulmineo di Cattermole per poco non lo fa fuori. Cosa fai, Cattermole? Quello è il vostro portiere! Ne avete già accoppato uno quest’anno. Reynold ha la Pluffa, il gioco si sposta velocemente sui Corvonero >>.
 
<< Credo che Octavia ci abbia preso gusto >>.
 
Benjy fu stupito di sentirsi rivolgere nuovamente parola dalla Rosier, e in tono così tranquillo.
 
<< Stavo giusto riflettendo sui suoi metodi di cronista >> rispose il ragazzo piegando le labbra in un sorriso vago << Ne avevo sentito parlare, ma non mi era mai capitato prima di assistere ad una partita raccontata da lei. È… particolare >>.
 
Una voce gli strisciò nei pensieri, ricordo di una conversazione avuta non troppe mattine prima durante colazione sulla torre di Astronomia: è tollerabile, suppongo, per essere una Serpeverde, aveva detto Caradoc acquisendo all’improvviso quel tono sarcastico che usava di tanto in tanto per prenderlo in giro bonariamente. Specialmente sulla sua Casa di appartenenza.
 
La curva Grifondoro scoppiò all’improvviso in un boato esultante e il Serpeverde si riscosse dai propri pensieri. Dagli spalti vicino ai professori, Octavia Pucey si stava lamentando a gran voce.
 
<< Ma dove lo avete trovato questo portiere, Corvonero? Quello di prima almeno sapeva più o meno dove fossero gli anelli, e poi era una delizia per gli occhi! Comunque, ci tocca prendere atto del fatto che i Grifondoro siano in vantaggio di dieci a zero >>.
 
Il tono della cronista era ridicolmente rassegnato e Benjamin si rese conto di avere un sorriso divertito sulle labbra. Vicino a lui, anche Cinthia sembrava divertita e, con uno sguardo un po’ più umano negli occhi, sembrava molto meno inarrivabile del solito. Gli sembrò talmente vicina e reale, ad un certo punto, che proprio non riuscì ad impedirsi di rivolgerle la parola. Ricordandosi che fino a qualche mese prima era solito fuggire qualsiasi tipo di conversazione futile neanche fosse velenosa, attribuì la colpa della sua neonata loquacità alla Patria del Bellocci.
 
<< Tornerai a casa per Natale? >> le chiese mentre osservava Sturgis Podmore tenersi in equilibrio a cavallo della scopa a pochi metri di distanza da loro, all’incirca alla loro stessa altezza. La partita era appena iniziata, ma il solitamente ottimista Podmore aveva uno sguardo di sconforto dipinto negli occhi.
 
<< Certamente, le festività di passano in famiglia >>.
 
<< Interessante tattica dei Corvonero, quella di cercare di farsi fuori a vicenda con i bolidi. Probabilmente, hanno capito che il nuovo portiere non sa nemmeno quali delle due schiere di anelli in campo siano quelli che dovrebbe controllare perché… Prewett ha la pluffa, passa a Howard, ripassa a Prewett, Stebbins ruba e passa a Kirke, Kirke ha la pluffa. Kirke passa a Reynolds che… viene colpita da un bolide di Pulse al braccio, ahi che male >>.
 
<< Non ho mai visto i Corvonero giocare così >> prese la parola Cinthia, riservando uno sguardo critico a Odette Reynolds, cacciatrice Corvonero colpita da un bolide.
 
<< Non hanno ancora trovato un equilibrio con il nuovo portiere, quel Peterson >> rispose Benjamin.
 
Il tono con cui Cinthia parlò aveva tutta l’aria di essere volutamente neutro.
 
<< Si sente troppo la mancanza di Dearborn >>.
 
Benjamin le rispose rimanendo in silenzio, ma rivolgendole un’occhiata sarcastica che probabilmente parlava da sola. Al punto che Cinthia rispose, in tono quasi stizzito.
 
<< Dearborn può anche non piacermi, ma ho l’onestà intellettuale di ammettere che è un talento raro a Quidditch >>.
A quelle parole, Benjamin fu assalito improvvisamente da un dubbio che, se doveva essere sincero, gli era frullato in testa anche un mese e mezzo prima, durante quella strana uscita a Hogsmeade, quando aveva notato quanto strano fosse per una persona normalmente gelida come Cinthia prendere una litigata tanto a cuore.
 
<< Toglimi una curiosità, perché non ti piace? >>.
 
 
*
 
 
<< Ti vedo inquieto >>.
 
Le parole di Dorcas furono pronunciate con tentata gentilezza.
 
<< Vedi >> intervenne Hestia con tono tranquillo << E tu non volevi venire alla partita perché dicevi che non ti sarebbe piaciuto assistere. Ora nemmeno riesci a staccare lo sguardo dal gioco >>.
 
Caradoc Dearborn ignorò i commenti delle ragazze – entrambi indirizzati a lui – e puntò un dito accusatore verso il centro del campo, dove la pluffa stava momentaneamente passando da Odette Reynolds a Penny Kirke mentre entrambi i battitori lasciavano scoperte le cacciatrici, possibili prede di attacchi avversari.
 
<< Io Sturgis lo ammazzo quando rimette piede a terra >> sibilò, incarognito il ragazzo << Ho giocato in quella squadra per sei anni, e per l’ultimo anno e mezzo ne sono stato il Capitano. Come Merlino hanno fatto a distruggere tutto nel giro di un mese? E poi Amelia, non so se gliela perdonerò tanto facilmente, questa! >>.
 
Osservando lo scintillio maniacale che Caradoc aveva negli occhi, Hestia si chiese – e non per la prima volta da che era iniziata la partita – se dovesse preoccuparsi per la salute del suo fidanzato. Caradoc, infatti, stava ripetendo la stessa frase in diverse varianti, più o meno ininterrottamente, dal fischio di inizio. E sì che, quando si erano scagliati contro Amelia durante la colazione, Sturgis e Caradoc sembravano aver ritrovato la perfetta armonia della loro solita amicizia.
 
Caradoc, totalmente frastornato da come stava andando avanti la partita, non si era nemmeno gonfiato come un pavone quando Octavia Pucey, la cronista, aveva detto, in uno strano miscuglio di insulti, che lo trovava attraente. Strano, queste cose di solito su Dearborn avevano una certa presa
 
<< Magari è una strategia di gioco >> tentò Dorcas da parte sua, il tono lieve.
 
<< Se lo è, è la peggiore a cui io abbia mai assistito. Chiunque l’ha elaborata deve essere caduto ed aver battuto la testa. Ripetutamente. >> rispose Caradoc strabiliato. Poi all’improvviso si passò le mani nei capelli, frustrato, e chiuse gli occhi << Per Morgana, non ce la faccio a guardare. Ditemi quando segnano >>.
 
In quello stesso momento, Fabian Prewett centrò con un tiro perfetto l’anello laterale destro segnando altri dieci punti per Grifondoro. Quando il boato esplose dalla curva opposta alla loro, Caradoc si lasciò sedere sulla panca dietro di loro, sconsolato.
 
<< Io Sturgis lo strozzo >>.
 
 
*
 
 
Dorcas aveva assistito nei giorni precedenti ad una sorta di rituale ballerino in cui, a cadenza intermittente, Caradoc aveva informato lei ed Hestia che “si, penso che verrò alla partita” e poi che “no, ho deciso che non verrò alla partita”.
 
Alla fine, senza sorprendere assolutamente nessuno, lo avevano scortato loro due fuori dal portone del castello mentre si tormentava le mani dal nervosismo, sciarpa con i colori Corvonero ben stretta al collo e sguardo un po’ allucinato.
 
Andiamo a vedere sta benedetta partita, aveva detto, e il tono era stato a metà tra quello di qualcuno che si prepara ad andare ad un funerale e chi si prepara a scendere in guerra.
 
Guardandolo adesso seduto sulla panca, le spalle incurvate e i palmi delle mani ben premuti sugli occhi, fu all’improvviso raggiunta da un’ondata di pietà. Visto che comunque lei era Dorcas Meadowes – ossia versata nell’arte della socialità e della compassione tanto quanto un’Acromantula nell’essere un animale da compagnia – tutto quello che potè fare fu sedersi accanto a lui e dargli un paio di pacche dal sapore pseudo rassicurante sulla spalla, sperando fosse abbastanza.
 
<< Dorcas, non sai quanto sei fortunata a non capire niente di Quidditch >> le disse l’ex Capitano Corvonero in un moto di sconsolata onestà << è proprio un dolore quasi fisico, vederli comportarsi da idioti in questo modo! >>.
 
Dorcas vide Hestia alzare gli occhi al cielo.
 
<< Come farò a sostenere l’onta? >> continuò a lamentarsi Dearborn << E i Prewett! Sanno essere insopportabili quando ci si mettono. E parlano sempre in due, completandosi le frasi a vicenda! Fabian dice Abbiamo vinto e Gideon risponde con E quindi voi avete perso. Li odio. Non scenderò dal dormitorio per il prossimo mese >>.
 
Individuando uno spiraglio per poter consolare il ragazzo, Dorcas ci si mise di buona volontà, replicando la pacca sulla spalla di prima.
 
<< Guarda il lato positivo, Caradoc >> gli disse infatti << Domani lasciamo la scuola per le vacanze di Natale, al ritorno tutti se lo saranno dimenticati >>.
 
Caradoc sospirò.
 
<< Dorcas, tesoro, beata ingenuità! Nessuno dimentica queste sconfitte >> scosse la testa Caradoc << I Prewett mi scriveranno. Eccome se mi scriveranno. Lettere diverse, ovviamente, nemmeno la grazia di mandarmi una lettera sola da parte di entrambi. Comunque è anche colpa di Amelia. Com’è che coltiviamo amicizie del genere? >>.
 
Sia Dorcas che Hestia si misero a ridere.
 
Intorno a loro, tra gli altri Corvonero impegnati a guardare la partita, l’atmosfera si irrigidì improvvisamente. Qualcuno scattò anche in piedi.
 
<< Attenzione, sembrerebbe che McKinnon abbia avvistato il boccino. Speriamo sia un cercatore migliore del Capitano che si è rivelato! Dove lo hai trovato il portiere, McKinnon? Lo hai comprato da Zonko!? Anche Georgia Thorn si è accorta del boccino, e ora Corvonero e Grifondoro si stanno giocando la possibilità per il Corvonero di non finire ultimo in Classifica e di essere ricordata come la squadra passata dalle stelle alle stalle in pochi mesi! >>.
 
Dorcas pensò che se Caradoc davvero avesse prestato ascolto alle parole della cronista forse si sarebbe un po’ ravvivato all’idea dei complimenti nascosti da insulti che Octavia Pucey gli aveva rivolto per tutta la durata della partita. O forse no. Dearborn era difficile da capire in queste situazioni. Comunque, Caradoc aveva evidentemente chiuso le orecchie a qualsiasi interferenza esterna dal momento in cui aveva afferrato con gli occhi la figura magra di Max McKinnon volare spedita dietro ad un baluginio dorato.  
 
<< Immaginati se Max non prende il boccino >> le disse Hestia scherzando, probabilmente approfittandosi del fatto che Caradoc non le stava palesemente ascoltando.
 
Se solo l’avesse sentita dire una cosa del genere, Dorcas era pronta a scommetterci la bacchetta, Caradoc l’avrebbe fatta volare giù dagli spalti.
 
 



 
   
 
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