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Autore: Little_GirlMoon005    14/07/2020    0 recensioni
[Skyrim]
'' Aveva appena messo piede a Skyrim e il benvenuto non era stato uno dei migliori.
Di certo non si aspettava di finire in mezzo ad una disputa tra un gruppo di ribelli e l'esercito imperiale, e di conseguenza finire sul ceppo del boia quando la sua unica colpa era essere arrivato nel posto giusto ma al momento sbagliato. "
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Gli aggiornamenti dei capitoli non saranno una cosa graduale. Potrebbero passare anche parecchi mesi fra un capitolo e l'altro. Chiedo venia per questo!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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The lost rogue 4






Lontano, tra la neve e il ghiacciaio perenne...
(Giorno indefinito.) (Mese indefinito.)




Una volta aveva sognato di essere su una montagna.
Era altissima e pareva imponente, irraggiungibile, e non sentiva freddo.
Non sapeva come ci fosse arrivato.
Semplicemente si trovava lì. Era un bambino quando lo fece e fu forse il sogno più bello che avesse mai fatto.
Aveva giocato con la neve, correndo e rotolando per terra, lasciando che si insinuasse tra i suoi capelli biondi e macchiasse le sue vesti scure.

La sognò di nuovo.
Era sempre altissima, imponente, irraggiungibile, e non sentiva freddo.
Si chiese perchè si trovava lì, di nuovo. Questa volta non era da solo.
C'era un drago, grande e grigio, ma non era minaccioso. Emanava un aura pacifica.

Egli pose lo sguardo calmo e saggio, per nulla innodato d'odio e sangue, verso di lui sussurrando tre parole.
''Drem Yol Lok''










Whiterun - Tempio di Kynareth 

28. Stella del Mattino, 4E 201



Si svegliò di soprassalto ritrovandosi seduto senza sapere come, lasciando ricadere le coperte sulle gambe. Respirò con profonde boccate d'aria, il petto che si muoveva al ritmo dei suo polmoni. Si portò una mano sulla fronte scoprendosela umida e fresca, guardando in basso si accorse di una pezza bianca che probabilmente aveva proprio sulla fronte, di avere delle bende che gli fasciavano la ferita al fianco, e la chioma bionda che gli cadeva sulle spalle.

La stanza in cui si trovava era piccola, ma confortevole. Il pavimento era lucido e liscio, la luce del sole filtrava dalla finestra presente, e l'aria profumava di lavanda e pulito. La ispirò profondamente, e percepì dei leggeri passi che si avvicinavano a lui. Una donna nord entrò nella stanza, una monaca di quel tempio a giudicare dalle vesti che portava, e tra le mani reggeva una caraffa piena d'acqua e delle bende che posò su un como' presente nella stanza.
''Sei sveglio, finalmente!'' ella sospirò sollevata, accarezzandogli poi la fronte con le dita per sentirne la temperatura. ''Mm, bene... la febbre sembra sia scena. Le notti precedenti eri un fuoco ardente.''

Si chinò con un ginocchio a terra per scrutare attentamente le bende. ''Sembra stia guarendo. Dimmi, ti fa ancora male se...'' premette pianissimo due dita contro il fianco, e lui sussultò involotariamente a quel contatto. ''Scusami, ragazzo.'' si affrettò a dire la monaca. ''No, no, tranquilla... fa meno male adesso.'' la rassicurò con un lieve sorriso che la donna ricambiò. ''Bene, ce la fai ad alzarti? Voglio cambiare le bende e disinfettare la ferita.''

Lui si issò piano dal giaciglio e percepì le mani esperte della monaca sfilargli le bende macchiate leggermente di sangue. Le buttò dentro un secchio di legno e, dopo aver indossato dei guanti, cominciò a pulire delicatamente la ferita con un pezzo di stoffa bagnato con acqua fresca. ''Dove sono...?'' chiese lui mentre la donna iniziava a tamponare una sostanza gelatinosa, fredda e dall'odore forte, sul suo fianco. ''Sei al Tempio di Kynareth, ragazzo. Il mio nome è Danica. Irileth e i suoi ti hanno portato qui dopo lo scontro col drago.''

Si tolse i guanti sporchi e, sfregando un po' le mani, le avvicinò alla ferita ma senza toccarla. Danica chiuse gli occhi, ispirò intensamente e concentrò la sua magika in un incatesimo di cura, e lui percepì un calore confortante e piacevole fluire dentro di lui. ''Da quanto ho dormito?''
''Da quasi tre settimane. Il tuo non è nemmeno stato un... sonno prolugato. Tranquillo, diciamo.'' rispose lei mentre si occupava anche delle ferite più piccole. ''A volte... ti agitavi nel sonno, ti svegliavi e ti riaddormentavi in un battito di ciglia, a volte in silenzio, a volte cianciando parole che non capivo.''
''Non ne ho... ricordo.'' ammise lui perplesso. ''Che tipo di parole?''

''Non ne sono sicura... '' rispose la donna dopo qualche istante. ''All'inizio credevo fosse elfico, ma invece... era qualcos'altro. Qualcosa di molto più antico.''
Finì poi di fasciargli i fianchi con delle bende nuove e pulite. ''Ecco fatto, un altro mese e dovrebbe guarire del tutto. Niente lavori pesanti, devi stare al riposo. In quel baule c'è un cambio pulito, i tuoi oggetti, e l'unguento che dovrai mettere una volta al giorno. Se hai bisogno di una boccata d'aria, puoi uscire dal Tempio.''
''Credo che lo farò. Grazie mille, Danica.'' le disse. La donna fece per andarsene, ma si voltò per dirgli, ''Un ultima cosa, molto più personale... grazie. Hai aiutato Whiterun, sconfiggendo quel drago. Stammi bene, ragazzo.''







Fuori spiccava un sole alto nel cielo, accompagnato da una leggera brezza fresca. Lasciò che le porte del Tempio si chiusero alle spalle, mentre davanti a lui si stagliava una piccola piazzetta con qualche pachina di legno, e al centro un grande e maestoso albero, dai rami lunghi e spessi decorati da piccoli fiori di ciliegio. Dei bambini ci giravano intorno, correndo e ridacchiando tra loro, rischiando di andare a sbattere contro qualche guardia a servizio. Si sedette su una delle panche abbandonandosi contro lo schienale, e lì da solo fece resoconto di tutto quello che gli era successo in così poco tempo.

Prima era stato condannato a morte, poi era scampato dal ceppo del boia per pura fortuna. Aveva profanato un Antica tomba nordica per trovare una misteriosa tavola di pietra, e quasi rischiato la morte per via di un altro drago. E quel drago gli aveva fatto... qualcosa. La stessa cosa che era successa davanti al muro del Tumulo, un energia gli aveva attraversato la pelle, intriso le sue carni ed unito alle sue ossa. Aveva sentito ogni cellula del suo corpo riempirsi di quel potere antico. Solo che era stato più forte. Molto più forte.

Non si accorse che si stava rigirando i pollici, colto da un improvvisa agitazione. Quella parola incisa nella parete non gli lasciava pace, e
ra ancora disegnata nella sua mente, ma cosa significava? ''Ehi...!''
Alzò il capo verso la voce di chi aveva parlato; era Irileth che lo stava guardando con uno sguardo abbastanza enigmatico. Pareva sorpresa di vederlo lì.
''Uhm, ehi...?'' farfugliò lui. Sembrava una di quelle situazioni in cui non sapevi effettivamente cosa dire perchè entrambi rimasero per un po' in silenzio, non fino a quando lei gli si sedette accanto, ma pareva tesa e non completamente rilassata.

''Senti... non voglio fare troppi giri di parole, quindi sarò diretta.'' parlò voltandosi verso di lui. ''Mi sei quasi morto tra le braccia, e mi sono sentita responsabile.
Non avrei dovuto portarti con me nello scontro col drago, non hai nemmeno la stoffa del guerriero... senza offesa.''
''Oh...'' non sapeva se sentirsi offeso, oppure no. ''Beh, non che io possa darti dorto... in effetti.''
''Sta di fatto che avrei dovuto insistere Balgruff a non lasciarti coinvolgere.''
''Non mi avete costretto, sono stato io a scegliere di aiutarvi.''
''Solo perchè era stato Balgruuf a chiedertelo.'' insistette lei rimettendosi di colpo in piedi, come se stare seduta non l'aiutasse a rilassarsi completamente.
''Ad ogni modo... non vorrei disturbarti ancora, ma c'è una faccenda di cui dobbiamo parlare.''
''Oh, ti prego, non dirmi che si tratta di un'altro drago.''
''No, riguarda... te. E' meglio se vieni con me.''






Quando arrivarono a Dragonsreach Damien seguì l'elfa fino al piano superiore, dove lo jarl, il suo sovrintendente e un altro uomo che non riconosceva stavano confabulando sommessamente. Il tutto pareva molto misterioso. ''Avevate sentito anche voi la convocazione, no? Non possono essere che loro...'' riuscì a sentire Damien, ma si zittirono subito quando lo videro arrivare. ''Sono lieto di vederti in piedi, ragazzo.'' gli disse lo jarl con fare sincero. ''Non potevo sopportare l'idea di averti mandato incontro alla morte. Come ti senti?''
''Meglio, credo. Uhm, so che avete chiesto di me.''

''E vero.'' lo sguardo dello jarl si fece improvvisamente serio, e parlò con altrettanto tono. ''Irileth mi ha raccontato tutto ciò che è accaduto alla Torre d'osservazione e che era successo... qualcosa, dopo la morte del drago. Ha affermato che tu hai ''assorbito'' una specie di...''
''Potere...'' concluse Damien stesso, mentre gli riaffiorarono le ultimi immagini di quel momento. Difficilmente le avrebbe scordate, così come le sensazioni provate. ''Si... ecco, è vero.''

Proventus e l'altro uomo sussultarono a quell'affermazione. ''Allora sei un Sangue di Drago?'' gli chiese quest'ultimo, ricevendo però come risposta uno sguardo interrogativo. ''Sangue di Drago...'' ripetè l'uomo. ''Secondo le antiche leggende, che risalgono quando ancora esistevano i draghi a Skyrim, il Sangue di Drago li uccideva e ne rubava il potere e... e tu non hai idea di cosa io stia parlando, vero?'' concluse notando lo sguardo del giovane farsi sempre più confuso. Damien fece cenno di no col capo. ''Per gli dei, fai sul serio?''
''Horgvar, non mettergli fretta.'' intervenne lo jarl voltandosi nella sua direzione. ''Non sa nemmeno della convocazione.''

''Come? Cosa? Cioè, quale... convocazione?'' balbettò Damien mentre il cuore gli batteva agitato nel petto stanco. Fu Irileth, questa volta, a prendere la parola. ''Dopo lo scontro, io e i miei uomini ci siamo subito affrettati a tornare in città e portare te al Tempio. All'improvviso però udimmo qualcosa; era un suono assordante, un coro di voci tonanti che si era abbattuto su tutta Whiterun. Tu non l'hai sentito perchè eri inconscente, ma tutti noi si.''
Fece una pausa, squadrandolo da capo a piedi. ''Quel coro era rivolto a te.''

Tutti quanti lo guardarono come se si aspettassero una risposta da parte sua, quando in realtà non sapeva nemmeno cosa pensare davanti a tutte quelle rivelazioni. ''In cosa mi sono cacciato, questa volta?''
''I Barbagrigia.'' rispose Balgruff. ''Vivono reclusi in cima alla Gola del Mondo, la montagna più alta di tutto il continente di Tamriel.''
''E... cosa vogliono da me?'' chiese Damien, temendo però la risposta che sarebbe seguita.

''Si dice che un Sangue di Drago sia eccezionalmente dotato nel dono della Voce, ossia la capacità di concentrare la propria essenza vitale in un Thu'um, o Urlo nella lingua corrente. I Barbagrigia sono i maestri della Voce e possono insegnarti ad utilizzare il tuo dono. Non ti abbiamo sentito Urlare, ma quello che è successo con il Drago sia più che sufficente.''
''Un attimo,'' intervenne Proventus. ''Cosa c'entra tutto questo con questo giovanotto? Non vedo in lui segni di quello che chiamano Sangue di Drago. E poi... cosa vogliono da lui?''

''Questi sono affari dei Barbagrigia, non nostri.'' replicò Balgruuf. ''Sta di fatto che quando hai ucciso quel drago, qualcosa si è risvegliato in te... e i Barbagrigia l'hanno percepito. Se pensano che tu sia il Sangue di Drago, noi non siamo nessuno per metterlo in dubbio. Per lo più, essere convicati da loro a Hrothgar Alto è un immenso onore.''
''...E voi vi aspettate che io accetti tutto questo?'' riuscì a dire Damien dopo un momento di esitazione. ''Sono qui da poche settimane e... e tutta la mia esistenza viene capovolta all'improvviso, quando io non ho fatto niente per volere tutto questo! Non sono un guerriero, e non credo nemmeno a queste sciocchezze nord...!''

Hrongar sembrò sussultare per lo sdegno, perchè guardò il giovane come se avesse appena detto una blasfemia. ''Sciocchezze nord? Bada a come parli, giovane. Queste non sono sciocchezze, sono le nostre tradizioni sacre, risalenti alla fondazione del primo Impero.''
''Le vostre, ma non le mie. Non mi riguardano affatto.''
specificò Damien, ''Anche se... volessi andare da questi eremiti non potrei. Non ora, almeno. Sono ancora in via di guarigione, non posso... nemmeno permettermi un posto dove stare.''
''Infatti, non è solo per questo che ti ho chiamato.'' intervenne lo jarl. ''Voglio ringraziarti, perchè hai reso un grande servigio a me e alla città, e per questo vorrei nominarti thane di Whiterun. Hai il permesso di avere una proprietà qui, e ti assegno Lydia come tuo Huscarlo.''

''Cosa?'' si ritrovò ad esclamare il giovane, non senza un pizzico di sopresa. ''E'...uhm, beh, vi ringrazio ma... non ho il denaro per compare una casa. Non ancora almeno.''
''Tutto a tempo debito, ragazzo.'' lo rassicurò lo jarl. ''Ma sappi che sei bel accolto qui in citta, da me in primis. E' un onore averti come thane della città, Sangue di Drago.''

Damien non riuscì nemmeno a definire ciò che provava in quel momento. No, non era gioia, o meglio... si, un pochino, ma c'era anche molta accecante confusione. Come se non ci fossero abbastanza novità nella sua vita, ora era divenuto thane di una città, quando in realtà non credeva di meritare tale onore. Almeno aveva un tetto su cui dormire, era già qualcosa. E sebbene non fosse come lo avesse immaginato, e il tutto era accaduto molto velocemente, era comunque l'inizio della sua nuova vita.










  
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