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Autore: Willow99    15/07/2020    1 recensioni
Ricordi che ho vissuto con una persona davvero importante per me, con la persona con cui ero cresciuto giorno e notte. Con la persona che davvero mi voleva incondizionatamente, ma io l'ho fatta solo soffrire.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo                                           

                                                                         
Nathan's Pov (Oggi)


Ero fuori al balcone seduto, o meglio; sdraiato sull'altalena da giardino, anche se quello non era un vero e proprio giardino ma meglio di niente. Era sempre quella famosa altalena da giardino, non l'avevo mai cambiato, bè, come altre cose in casa del resto. 


Ronaldo venne a farmi compagnia, e si era addormentato lì a terra vicino a me. Erano le due del mattino passate ormai, non riuscivo a prendere sonno, come le altre sere comunque. Era difficile prendere sonno quando si aveva la coscienza sporca. 


Avete presente Dorian Gray? Ecco, mi sentivo mille volte peggio a lui. 


Ero rimasto da solo in un niente, non avevo più nessuno al mio fianco che mi capisse e che mi sostenesse; ma era giusto così: meritavo di star solo. Certo, nella vita esistevano delle secondi e terzi occasioni, ma non le meritavo. 


Avevo procurato molto male alla gente, soprattutto a Shiver che proprio non se lo meritava da parte mia, lei mi era sempre rimasta accanto ed io l'avevo fatta soffrire. Ora toccava a me soffrire e di patire le pene dell'inferno. 


Ero destinato a star solo con il mio dolore. 


Dopo la morta di Shiver (odiavo dire quella parola, perché per me non era mai morta, lei era ancora viva, solo che non potevo vederla) neanche mia madre non era più la stessa. Era cambiata anche lei nel corso del tempo. 


Mi aveva dato tutte le colpi del mondo per le soffrente che avevo causato a Shiver, disse che meritava di meglio e che io l'avevo provocato solo del male. Non potevo neanche darle torto, ero il primo che lo diceva. 


Però... il rapporto con mia madre era cambiato, ero comunque il suo figlio e delle volte ci vedevamo in giro. Ma qualcosa si era spezzato tra di noi, non avevamo più quel rapporto solido tra madre e figlio: ma accettavo anche questo. 


Ogni santo giorno pensavo a Shiver, in ogni momento della giornata, qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento il mio pensiero mi portava a lei. I miei pensieri per il novantanove per cento era fatto della sua persona. 


Tutto mi portava a lei, tutto mi parlava di lei, il mio tutto era lei. Quando ascoltavo delle canzoni mi ricordavano lei, quando ero a letto speravo di trovare lei dall'altra parte, la sognato di notte quando riuscivo a dormire. 


Lavavo ancora i suoi vestiti, anche se erano puliti e non più utilizzati da nessuno, spolveravo i suoi amati libri e mai una volta avevo uno e sfogato le sue pagine. Mi prendevo cura della sua... no, mia... della nostra casa insomma. 


Guardavo ogni giorno le sue fotografie: di quando era piccola, di quando era un adolescente e di quando era diventata una bella ragazza/donna. Guardavo anche quelle in cui era presente anch'io le avevo fatte stampare tutte.


Cercavo di andare spesso al cimitero, ricordo ancora l'abito che le avevano messo: un abito da sposa non tanto ampio ma neanche troppo stretto. Era perfetto per lei, peccato che lo stava indossando in momento sbagliato: il vestito era di colore bianco. 


Aspettavo ancora il suo ritorno sapete? La mattina quando non avevo nulla da fare in casa o a lavoro mi mettevo seduto su una sedia sull'uscio della porta aperta. Quando Dybala era ancora vivo anche lui mi faceva compagnia vicino alla porta. 


Mi mettevo lì, a guardare con interesse e speranza l'ascensore con appunto la speranza che le porte di esso si aprissero e che uscisse da lì dentro Shiver. Me la immaginavo bella come non mai, con il sorriso sulle labbra e con l'abito bianco. 


Oh, aspettate quasi mi dimenticavo di dirvi qualcosa che per Shiver sicuramente sarebbe stato importante farvi sapere. Alcune volte Liam e Danielle mi venivano a trovare, avevano avuto una bambina (ora aveva 13 anni) e l'avevano chiamata Shiver. 


Grazie a Dio Valery era riuscita a portare avanti la gravidanza anche se stava cadendo in depressione per via della scomparsa di Shiver. Fortunatamente aveva partorito la sua bambina: Isabell Shiver senza nessun problema. 


Anche sua sorella maggiore Annabelle aveva avuto due gemellini: James e William. 


Comunque, ritornando al discorso di prima: Shiver mancava un pò a tutti, era nel cuore di tutto e la sua assenza involontaria ci stava uccidendo un pò tutti pian piano ogni giorno che passava lento e monotono. 


Era difficile dimenticarla, era pressoché impossibile cancellare o chiudere in un cassetto tutti quei momenti che era stata al nostro fianco. Era impressa nelle nostre anime con l'inchiostro indelebile, era come una cicatrice.


Con la sua morte, eravamo morti anche noi appresso al suo sorriso ormai spento per sempre. 


Avevamo solo i ricordi di lei adesso. Il ricordo della sua presenta affidabile, i ricordi belli, i ricordi brutti, i ricordi tristi. Ricordi divertenti, perché lei faceva sempre divertire la gente quando stava giù di morale. 


Avevamo anche dei ricordi noiosi, ma era pochissimi, avevamo i raccordi pieni di passione, di quelli che avevamo passato insieme. Ricordi amari, quelli che ti lasciavano l'amaro in bocca, Ricordi del cuore che batteva a mille per me. 


Il ricordo del suo sorriso, un sorriso splendido, magnifico pieno di significato e sincero come lei. Ricordi pieni di felicità, perché lei cercava sempre di essere felice nonostante tutto, anche la vita la metteva di fronte a delle difficoltà. 


Ricordi che spezzavano il cuore.


Che mi spezzavano il cuore. 


I ricordi con il punto di domanda, lei le faceva sempre domande, domande di ogni tipo. Dalle domande serie passava a quelle stupide ma che per lei avevano un senso. Per lei ogni momento era buono per fare domande. 


Ricordi vividi nella mente e nel cuore. 


Avevo solo il suo ricordo ormai. 


Ma il suo ricordo sarebbe vissuto per sempre in me.


Il ricordo delle sue dolci labbra che amavo alla follia sfiorare con le mie, il ricordo del suo dolce profumo fatto di semplicità. Il ricordo della puzza di fumo di sigaretta che le restava a volte impresso nei suoi vestiti.


Il ricordo della sua risata leggermente stonaca ma allo stesso tempo bellissima, il ricordo della sua rabbia indomabile: quando si arrabbiava era meglio scappare via. Il ricordo delle sue lacrime versate per colpa mia, gliele avevo fatte sprecare per niente. 


Il ricordo della sua testardaggine, perché lei era così testarda che mi faceva andare su tutte le furie, ma che mi mancavano anche quei momenti. A volte ero io che la provocavo, perché quando tirava fuori quel lato era così bella. 


Il ricordo della sua voglia matta di amare, di quella voglia matta di amarmi allo stato puro. Il ricordo della sua voglia matta di vivere e di mettere su famiglia, perché lei aveva quel desiderio nel cuore di diventare mamma. 


Il ricordo della sua voglia di essere libera, libera di fare quello che voleva, libera di amare incondizionatamente; libera di essere sempre se stessa: sempre e comunque. Libera di amarsi a modo suo. 


Il ricordo della sua voglia di cambiare il mondo in meglio, voleva un mondo migliore dove non c'era nessuna malvagità, dove i bambini non soffrivano mai. Il ricordo appunto dell'amore che provava verso i bambini: un amore dolce e tenero. 


I ricordi di lei!


Alzai lo sguardo guardando il cielo scuro costellato di stelle luminose e una luna piena anche se stava iniziando anche a piovere leggermente. Nel mentre alcune lacrime amare e salate iniziarono a rigarmi sul mio viso, non volevo neanche far nulla per fermarle. 


Shiver mi mancava tanto, ma così tanto che ogni giorno era una fitta al cuore, mi mancata tutto di lei, mi mancava dalla testa ai piedi. Mi mancava con il cuore e l'anima, mi mancava come il respiro, mi mancava la sua presenza nella mia vita. 


Mi mancava abbracciarla tra le mie braccia e stringerla a me, contro al mio petto per farle sentire il mio battito cardiaco. Mi mancavano i suoi baci pieni d'amore, solo lei era riuscita ad amarmi come volevo io: sinceramente. 


Mi mancavano le sue carezze sul mio corpo, mi mancava quando mi diceva che avevo delle orecchie piccole, morbidi, soffici e tenere. Mi mancavano quei secondi in più insieme a lei, mi mancavano le sue soffici coccole, mi mancavano quei momenti in cui mi concedeva il suo tempo. 


Mi mancava litigare con lei, sì, sembrerà strano ma mi mancava anche questo particolare, mi mancava passeggiare insieme a lei mano nella mano a passo passo vicini. Mi mancava guardarla negli occhi per ore, mi mancava sentire il suo respiro sul mio. 


Mi mancava passare intere giornate con lei, mi mancava dormire abbracciato al suo piccolo corpo, mi mancava sentire la sua voce che a volte era stridula. Mi mancavano le sue urla, mi mancavano i suoi silenzi. 


Mi mancava.


Le mie mancanze erano sue, lei mie lacrime erano sue, i miei singhiozzi erano suoi, i miei respiri erano suoi. Il mio battito era suo, le mie orecchie erano sue, e forse lo erano sempre state ma ero troppo orgoglioso per ammetterlo. 


I miei giorni erano suoi, i miei ricordi erano anche suoi. Vi ricordate l'ultima domanda che mi fece quella giornata in cui la sua vita si spense per sempre? Vi ricordate quel “mi ami?”? Sapete qual'è la risposta? 


Sì Shiver, ti amo; ma sono un coglione. Mi dispiace.


Erano queste le parole che mi dicevo sempre. 


Ora io vivevo per lei, vivevo per ricordarla, per non dimenticarla. Mentre i secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni e stagioni passavano lentamente, io vivevo e rivivevo quei ricordi indimenticabili. 


Perché solo quelli mi restavo: i ricordi. 


Fine.
   
 
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