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Autore: SaraFantasy98    15/07/2020    0 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yakamoz, 21 aprile 2023
 
Non posso averlo fatto davvero.
Eppure ci sono i miei stessi tratti sul suo viso, e il colore degli occhi è lo stesso...
No, non posso averla creata io una creatura tanto bella, perfetta e pura, io non ne sarei mai stato capace!
È senza dubbio la cosa migliore che potessi fare, assieme alla mia Emma.
 
E così, in questa notte di luna crescente, dopo cinque anni di matrimonio, è nata la nostra bambina. È il vent’uno di aprile.
Le levatrici, dopo avere concluso il loro lavoro, hanno finalmente lasciato soli me ed Emma assieme al nostro piccolissimo tesoro: il frutto di un amore che brucia da otto anni senza il minimo cenno di cedimento, anni trascorsi in parte nel Palazzo della Notte come Guardiani di Yakamoz - se infatti ufficialmente sono io a ricoprire quel ruolo, in realtà è sempre insieme che governiamo - e in parte fuori ad esplorare e a goderci il nostro mondo. Adesso però le cose per noi sono cambiate.
Credo di poter affermare senza dubbio alcuno di essere l’uomo più felice dei due mondi in questo momento, senza eccezioni.
Emozionato e senza trovare voce per parlare mi siedo accanto a mia moglie, la quale al momento non ha occhi che per il fagottino di coperte che tiene adagiato al petto e che culla dolcemente canticchiando una ninnananna.
«Abbiamo dato la vita ad un capolavoro, Axel», mi dice lei con voce tremolante volgendosi a guardarmi, gli occhi pieni di una luce nuova, grande e meravigliosa.
«Pendila: è tua figlia.»
 Così, attento a non combinare qualche disastro, sollevo la mia bambina tra le braccia mentre Emma, con un po’ di fatica, si tira a sedere dai cuscini su cui era adagiata per guardarci.
Due grandi occhi dal colore ancora indecifrabile - ma che già comincia ad assomigliare all’ambrato - mi guardano teneramente, occhi che si sono appena aperti al mondo e alla vita; sulla sua testina già si trova della morbida peluria rossiccia ereditata da nonno Deneb.
Incantato da una simile visione mi chino per baciare la fronte di mia figlia, provando così per la prima volta la disarmante emozione di essere padre.
D’ora in poi non vivrò più solo per me stesso, per Emma e per la mia Gente: da adesso vivrò anche per lei, soprattutto per lei, per proteggerla, amarla, farla crescere, insegnarle ad affrontare ogni ostacolo rimanendo sempre sé stessa. La nostra bellissima bambina.
Così, delicatamente, riconsegno il fagottino tra le braccia di sua madre per potermi spogliare e infilarmi sotto alle coperte con loro, le mie ragioni di vita. Emma si accoccola subito contro di me e si lascia baciare, modo con cui cerco di comunicarle la misura della felicità che mi ha regalato da quando è entrata nella mia vita, salvandola e rendendola meravigliosamente perfetta, la misura dei tutto il mio amore.
«Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati, Emma? Quanta strada abbiamo percorso da allora... Ti rendi conto?» le dico poi non appena riportiamo l’attenzione alla nostra bimba, ora profondamente addormentata.
«Una strada non sempre semplice, ma l’unica che, se tornassi indietro, non esiterei a imboccare mille e mille volte ancora, amore mio», mi risponde lei accarezzandomi il viso.
«Allora, come la chiamiamo?», mi chiede poi facendomi l’occhiolino.
«Domani tutti vorranno saperlo.»
«Te lo chiedo un’ultima volta: sei sicura di non volerla chiamare Claire?» le chiedo.
«Sono sicura, Axel», afferma lei senza esitare.
«Voglio che nostra figlia abbia un nome tutto suo, non uno che le ricordi sempre di persone che ormai hanno compiuto il loro tempo anni prima che lei nascesse. Le racconteremo la storia di Ophrys e Claire un giorno, certo, e anche la tua, la mia, la nostra storia: le diremo quali persone fantastiche e insostituibili ci hanno lasciati così presto, le faremo capire quanto speciali fossero per noi. Ma per lei voglio un nome fresco, un nome nuovo», continua, facendomi desistere del tutto.
«Inoltre la nostra piccola è una Notturna, in fondo: ha bisogno del nome di una stella.» 
«Nashira», dico allora io senza sapere esattamente da dove mi sia venuto fuori un tale nome, il nome di una stella, sì, ma usato davvero di rado dai genitori di Yakamoz: un nome fresco e nuovo, adatto ad una donna speciale come di sicuro sarà lei.
«Nashira», ripete allora Emma sorridendo dolcemente a nostra figlia.
«È semplicemente perfetto», aggiunge.
«Allora è deciso», affermo soddisfatto.
Così, dopo aver riposto la piccola Nashira nella sua culla accanto al nostro letto, io ed Emma ci sdraiamo sotto alle coperte, uno nelle braccia dell’altra come sempre, per provare a dormire almeno un po’ prima che la nostra bambina cominci a piangere: cosa che accadrà di sicuro, lo sappiamo, ma a cui siamo preparati.
Domani cominceranno ad arrivare tutti, ovviamente: nonna Anthemis, zio Jeremy - da poco nuovo Guardiano di Komorebi -, Alhena e tutti le altre persone che in questi anni sono entrate a far parte della nostra vita. Sarà meglio essere riposati per allora.
Con un rapido gesto della mano creo una cupola d’ombra sopra al letto per smorzare la luce azzurrina della pietraluce, poi, cullato dal respiro già calmo e regolare di mia moglie, chiudo gli occhi anche io.
Prima di addormentarmi del tutto l’immagine un ragazzo mi compare sotto alle palpebre, per un attimo, un ragazzo solo piegato su sé stesso dal dolore e dal peso di troppe lacrime versate, di troppe perdite subite, di troppi sogni infranti, di troppe colpe credute imperdonabili.
Poi penso a chi è diventato oggi quel ragazzo distrutto.
E sorrido.

Note:
Siamo arrivati alla fine. Vorrei davvero ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto la mia storia fin qui e anche coloro che lo faranno in seguito. Spero davvero di avervi regalato dei piacevoli momenti di lettura. Una vostra opinione sarebbe per me davvero preziosa, dunque se vi fa piacere lasciatemi una recensione! Un saluto a tutti!
Sara
   
 
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