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Autore: bekka981    15/07/2020    0 recensioni
Quattro adolescenti per certi versi molto diversi, ma legati da una amicizia fuori dal comune, si ritrovano soffocati dal sentirsi, ognuno per la sua via, come attori passivi di un libro già scritto. Quando invece l'adolescenza dovrebbe essere libertà di spaziare e decidere quello che sarà il proprio futuro. L'inaccettabilità della situazione, la fragilità dei singoli, che si trasforma in forza e condivisione quando sono insieme, li porterà a compiere un unico corale gesto estremo.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Splash.

Il biscotto toccò la superficie del caffè macchiato.

Rumoroso nella silenziosa sala da pranzo, ma confortante alle orecchie del ragazzo che rimase in ascolto.

Due paia di occhi, gli uni verdi luccicanti e gli altri neri come la pece, si voltarono nella direzione di quest'ultimo, chinato sulla sua tazza e con lo sguardo perso al suo interno.

La donna dagli occhi verdi, vestita in modo raffinato con una gonna rosso fuoco e un blazer del medesimo colore, rimase a fissare il ragazzo: colui che si era presentato senza alcun preavviso nella sua umile dimora di oltre cinquanta ettari di terreno.
Un colpo di tosse fece quando distaccò lo sguardo con pura irritazione e, fissando la sedia di pelle vuota davanti a sé con un piccolo sorriso, si portò la tazza di ceramica alla bocca per prendere un sorso del suo mattutino tè, aromatizzato alla menta.

In piedi, di fianco a lei, fermo e pietrificato come una statua, alloggiava il maggiordomo dagli occhi scuri, rivestito come un pinguino danzante con tanto di papillon e gilet grigio. Il suo nome era ignoto nella casa, tant'è che la donna vestita di rosso lo battezzava con un nome diverso ogni qualvolta lo nominasse. 
Non era molto esperto nel mestiere avendo solo ventisei anni ed essendo, esso, il suo primo lavoro. Infatti, quando si ritrovò a fissare il ragazzo con gli occhi fissi su quel biscotto, distolse immediatamente lo sguardo quasi come se si fosse scottato, per quel suo gesto così spontaneo tanto quanto poteva parere maleducato, o impertinente, agli occhi del suo capo.

Chadwick Frederick James si chiamava il ragazzo in questione, o almeno così lo conosceva la signora elegante, il maggiordomo dai tanti nomi, i più importanti imprenditori di Inghilterra e coloro che avevano fatto parte della sua infanzia, prima che i suoi divorziassero e che lui, assieme alla madre, lasciasse Brighton per nascondersi a Wyoming, lo stato meno popolato dell'America.

Nessuno sapeva cosa realmente fosse successo quell'anno, dieci anni prima. Giravano così tante voci a Brighton sul conto dei James che, alla fine dei conti, la verità non si avvicinava neanche lontanamente a quelle assurdità.

"Henry", la signora in rosso chiamò il maggiordomo.

"Mi dica, signora James".

"Portami...", un sorriso guizzò sulle labbra rosse della donna e fu esso a fermarla sulle sue stesse parole.
I suoi occhi scattarono nuovamente sul nuovo arrivato, il quale, fissava ancora il biscotto che ai bagnava sempre di più nel caffè.
"...due bicchieri di prosecco", concluse. "uno per me e uno per... Lucas".

Si dice che gli uomini ricchi siano snob, superflui, insensibili. Ed è vero, o meglio la maggior parte delle volte lo è. Negli altri casi si tratta solo di persone che hanno raggiunto quell'estremo conto in banca per pura ambizione, per portare la differenza nel mondo, per fare la storia.

Ma le donne, le donne ricche, quando sono potenti, si fanno valere molto più degli uomini. Sono esperte di provocazione e seduzione, sono tentatrici, predisposte a tutto purché si faccia a modo loro. 
Le donne ricche sono mille volte più potenti degli uomini, e Sadie Fleur Agatha James ne era la prova vivente.

Chadwick lo sapeva bene. La conosceva poco, certo, ma abbastanza da sapere che sarebbe stata disposta a tutto pur di avere tra le mani tutto il potere che possedeva il padre, nonché il suo terzo marito.

Non appena il maggiordomo uscì dalla sala da pranzo, lasciando soli i due con ben tre metri di distanza a dividerli, Sadie James sorrise con un che di divertimento, notando che il ragazzo non aveva ancora alzato lo sguardo, né risposto per correggere il nome che, lei stessa, aveva casualmente sbagliato.

C'era troppo silenzio in quella stanza, ma a nessuno dei due infastidiva.
Lei si cibava e nutriva da sempre del silenzio che correva per i corridoi lunghi ed infiniti della sua dimora.
Lui, invece, ne era immune, totalmente indifferente e resiliente a ciò che li circondava, e a colui che puntualmente era assente a tavola.

Chadwick alzò per la prima volta gli occhi dal suo caffè macchiato, quando il biscotto era affondato, e aveva toccato il fondo della tazza. 
Sapeva che il biscotto non sarebbe più riemerso nella stessa forma, così come lui stesso non sarebbe tornato ad essere il figlio perfetto che suo padre pretendeva che fosse. Non se, dopo ben dieci anni di assenza, non si degnava nemmeno di uscire dalla sua gabbia di ufficio per salutare suo figlio.

"Come è andato il viaggio?", si concesse, Sadie James, cortesemente di chiedergli.
Credeva che così lo avrebbe dissuaso dal suo stato di "mutità", ma si sbagliò.

Lui, infatti, non le rispose ed uscii dalla stanza senza proferire alcuna parola ad anima viva, nemmeno al maggiordomo che incontrò nel suo percorso verso la porta di ingresso, il quale, stava portando il vassoio d'argento recante il prosecco e i due bicchieri richiesti da Sadie James.

"Alla buona ora, Jordan!", affermò lei non appena lo vide varcare la soglia, scaricando così su di lui il nervosismo che l'aveva pervasa.

"Mi scusi, io-", ma Sadie James lo mutò con un gesto della mano.

Si lasciò andare ad un sospiro frustato alzandosi in piedi, prese un bicchiere di prosecco e se lo scolò tutto in un sorso, finendo per fare una smorfia di disgusto. "Fa pena".

Imbarazzo, puro imbarazzo, provò il giovane ragazzo maggiordomo.
"Vu-uole altro, signora James?", chiese paonazzo.

"Porta l'altro bicchiere ad Andrew. Se ne vuole un altro, daglielo. Anzi... portagli l'intera bottiglia", scrollò le spalle con un piccolo sorriso di circostanza. "Nel caso in cui si sbronzi, avremo due problemi in meno durante l'arco della giornata. Lui e...", fissò il fondo del bicchiere, l'ultima goccia trasparente con quel riflesso giallognolo. "... questo prosecco che fa ribrezzo pure alla mia collezione di borse di Louis Vuitton!".

* * *

La James Golden Future non era solo l'azienda più stimata e adibita di Brighton, ma anche la più importante e ricca di tutta l'Inghilterra. Essendo un'azienda petrolifera si trovava tra i maggior responsabili per il cambiamento climatico; ma, essendo fondata da Andrew Xavier James, nessuno aveva il potere di interferire nei suoi affari, né di impedirgli il commercio. 
D'altronde era indispensabile al giorno d'oggi, quando la bottiglia di plastica che, tutti i giorni, alloggia sulla tavola di tutti è stata fabbricata con il petrolio estratto dalla James Golden Future.

A Brighton, una città balneare inglese, a circa un'ora di treno a sud di Londra, sapevano tutti dei loschi commerci e affari di quest'ultimo. Ma nessuno aveva mai tentato di intromettersi in questioni simili. 
Vivi e lascia vivere era diventata la nuova filosofia adottata dagli abitanti di Brighton, soprattutto dopo quel giorno d'estate in cui tutto cambiò.

La stampa sosteneva le proprie idee, idee che erano state fatte passare dagli abitanti di Brighton come verità. Si sosteneva infatti che Sarah Cruz, la vecchia Sarah James, nonché la ex-moglie di Andrew James e la co-fondatrice della James Golden Future, aveva rotto ogni contatto con l'azienda, chiesto il divorzio dal marito e ottenuto la tutela del figlio, lasciandosi così alle spalle Brighton, per sempre.

Da quel momento, da quel giorno d'estate in cui la Mercedes di Sarah Cruz voltò la strada senza ritorno, l'azienda era rimasta nelle sole mani di Andrew James. 
E per gli anni che seguirono, l'umo in questione continuò a lavorare nell'ignoto, nell'oscurità, senza farsi più vedere in pubblico. Così losco e silenzioso che molti finirono per credere che fosse morto, e che qualcun altro stesse gestendo l'azienda all'insaputa della stampa.

Tutti sapevano che, sotto sotto, ci fosse ben altro di un semplice divorzio, ma nessuno aveva più avuto il coraggio di proferire parola sull'accaduto, o su quella famiglia. Forse per paura, o per altro, ma poco importava.

Vivi e lascia vivere.

E la situazione, così come tale filosofia, non mutò negli anni.
La James Golden Future fu dimenticata.
Andrew Xavier James fu creduto come morto, così come suo figlio e sua moglie.

Tutto, però, prese quella piega diversa che nessuno si sarebbe mai aspettato quando, quel tredici settembre alle otto di mattina, il figlio, nonché l'unico erede rimasto della famiglia James, varcò la soglia dell'Arcadia Valley High School, inaugurando così ufficialmente il ritorno dei James dall'oltretomba.

Una frase ben precisa vagava tra gli studenti della scuola: "Chadwick James è tornato".

   
 
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