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Autore: GReina    15/07/2020    1 recensioni
[Jily + accenni di Romione; Timetravel, Maraunders' Era]
Harry, Ron ed Hermione si ritrovano "come per magia" nel 1976 davanti a quattro molto scettici Malandrini e Lily i quali stentano a fidarsi di tre ragazzi sconosciuti che sono riusciti ad aggirare tutte le protezioni di Hogwarts arrivando non visti nella Sala Comune Grifondoro.
Genere: Azione, Guerra, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Dopo giorni di silenzio totale, finalmente, Silente li aveva mandati a chiamare. Alle cinque del pomeriggio, puntali, arrivarono al luogo stabilito per la riunione. Per giungere a destinazione avevano preso quante più strade possibili, allontanandosi per poi tornare indietro diverse volte, e – nel farlo – cambiando diversi mezzi di trasporto: spostandosi con le scope, un autobus babbano e poi ancora con la MetroPolvere e il taxi.
Quando finalmente Fleamont disse loro di essere arrivati, si trovavano ancora in un quartiere misto, la riunione si sarebbe tenuta all’interno di un locale che – visto da fuori – aveva tutta l’aria di essere una sala da thè, eppure, nonostante la strada fosse trafficata, nessuno – tra maghi e babbani – la degnava di uno sguardo. Arrivati alla porta Fleamont mosse la bacchetta disegnando complicate spirali in aria fin quando la serratura non scattò. Una volta superata la soglia, ciò che si ritrovarono davanti era tutto fuorché una sala da thè: un grande e massiccio tavolo di legno a forma di ferro di cavallo regnava al centro dell’unica, immensa stanza che pareva esserci; la luce era fioca, ma ben distribuita, in modo tale che non ci fosse neanche un angolo buio.
Silente era già seduto al centro del tavolo, li salutò con un cenno e li invitò ad accomodarsi mentre aspettavano gli altri. Ogni membro dell’Ordine, fu spiegato loro da Fleamont, aveva ricevuto un orario diverso, cosicché non sarebbero stati visti entrare nell’edificio tutti insieme. In molti arrivarono disillusi, altri ancora tramutati grazie alla pozione polisucco e solo tre quarti d’ora più tardi poterono iniziare la riunione.
Una volta che tutti si furono accomodati, Silente prese la parola: presentò i membri più giovani ai pochi presenti che non li conoscevano, spiegando loro che James e Sirius – insieme ai non presenti Remus e Peter – agivano già da un paio di anni per suo conto, e quindi per conto dell’Ordine, all’interno di Hogwarts. Poi, passò ad illustrare la situazione attuale. Sebbene fosse chiaro che in molti si stessero chiedendo chi fossero Harry, Ron ed Hermione, nessuno chiese nulla, affidandosi completamente al proprio Capo.
Grazie alle parole del preside, Harry scoprì che Voldemort era ancora in fase di assestamento: a parte le costanti sparizioni – soprattutto tra natibabbani e traditori del proprio sangue – non c’era ancora mai stato uno scontro vero e proprio, ragione per cui l’Ordine se ne aspettava uno da un momento all’altro. I dissennatori, venne detto loro, avevano da poco ufficialmente disertato, contraddicendo agli ordini del sempre più debole Ministero della Magia per unirsi a Voldemort, il che aveva inevitabilmente portato a diverse evasioni. La stampa, tuttavia, era stata tenuta sotto controllo in modo da non scatenare il panico
“È solo questione di tempo, però,” intervenne quello che Harry riconobbe come Alastor Moody ancora provvisto di entrambi gli occhi “prima che i familiari dei detenuti inizino a fare domande.” disse. Poi Silente continuò: i giganti erano divisi in due fazioni, una con e una contro Voldemort. Il preside aveva garantito a quest’ultimi ottimi privilegi e – vista la natura prevalentemente aggressiva delle creature – riteneva una vittoria personale essersi aggiudicato la lealtà di così tanti di loro. Elencò ancora tutte le creature che sapevano per certo essersi unite a Lui e le razze che invece gli si erano opposte, confermando all’Ordine quanto il numero delle schiere nemiche stesse diventando minaccioso.
“Più complicato è capire invece la lealtà dei maghi.” disse a un certo punto “Ai purosangue sono stati promessi immensi privilegi, senza contare che molte tra le Casate più antiche condividono le stesse ideologie di Voldemort. Tuttavia, abbiamo testimonianze, ma non prove contro le Famiglie di cui sospettiamo. Ed è qui che entrano in gioco il signor Potter e il signor Black con i loro amici.” indicò i nominati “Ho modo di ritenere, infatti, che i purosangue stiano coinvolgendo i propri figli per avere qualcuno che agisca dall’interno della scuola.” a quel punto tacque guardando verso James e Sirius, forse aspettando che uno dei due prendesse la parola. Suo padre si schiarì la gola
“Mi dispiace, signor preside, ma neanche noi abbiamo prove concrete.” disse “Sappiamo solo che alcuni tra i Serpeverde compiono movimenti sospetti, all’interno del Castello.”
“Di che tipo?” chiese un mago che Harry non conosceva
“Si radunano nella propria Sala Comune a notte fonda, seguono gli spostamenti del professor Silente prendendo appunti e si esercitano nella Magia Nera quando credono di non essere visti.” nessuno chiese a James come facesse ad avere quelle informazioni, probabilmente pensando che fosse meglio per tutti sapere il meno possibile sulle indagini degli altri.
“I nomi?” chiese Moody con la sua solita aria austera
“Piton, Avery, Mulciber, Nott, Carrow,” gli rispose James “e Black.” aggiunse dopo appena un attimo di pausa, guardando fugacemente verso Sirius. L’auror annuì
“Le stesse famiglie di cui sospettiamo. Eccetto, Piton? Non credo di aver mai sentito il suo nome.”
“È un mezzosangue.” spiegò suo padre “Sua madre è una strega, suo padre un babbano. Ha sempre avuto un particolare interesse per le Arti Oscure, da quello che ho potuto vedere. Se fa davvero parte delle schiere di Voldemort, non credo che sia stata la sua famiglia a spingerlo ad unirsi a Lui.” a quel punto, Silente prese a spiegare come si sarebbero mossi: James e gli altri avrebbero continuato a tenere d’occhio gli studenti di Hogwarts, cercando di individuare i più inclini alle idee dei nemici e quelli maggiormente in pericolo a causa del proprio sangue o dei propri ideali; Malocchio – il cui soprannome non gli era ancora stato affibbiato – avrebbe guidato una squadra di auror all’interno del territorio dei giganti, in modo tale da controllare i loro spostamenti; i membri che lavoravano al Ministero si sarebbero occupati della faccenda di Azkaban; Dedalus Lux, che Harry ricordava dalla sua prima volta al Paiolo Magico, si sarebbe occupato del reclutamento per conto del “Ministero” – sebbene in realtà fosse per conto dell’Ordine; Fleamont Potter avrebbe addestrato le reclute; mentre Marlene McKinnon si sarebbe avvicinata alle famiglie più sospette per cercare di estrapolare qualche informazione dall’interno.
“A questo punto, vi sarete chiesti tutti chi sono i nostri nuovi amici.” Silente indicò Harry, Ron ed Hermione e tutti – sebbene fossero già estremamente attenti alle parole del preside – parvero galvanizzarsi
“È meglio che nessuno di voi sappia i loro nomi.” disse, per Harry fu strano rendersi conto che nessuno conosceva la propria storia o la propria cicatrice “E nemmeno il motivo per cui si uniscono a noi.” continuò, “Tutto ciò che posso dirvi e che i nostri amici sono stati finora tenuti lontani dall’Ordine,” lanciò ad Harry uno sguardo eloquente ed il ragazzo – ancora una volta – si chiese cosa sapesse di loro il preside “ma che adesso non è più possibile tenerli a distanza. Vedete, è essenziale che sappiano i movimenti di Voldemort, che si allenino il più possibile a combattere e che imparino come agisce l’Ordine, quindi vi chiedo di non esitare a parlare davanti a loro e di fidarvi completamente.” lo stato avvilito dei presenti, delusi dal non aver ottenuto delle risposte concrete, era palpabile, ma nessuno si lamentò “James si sta occupando del loro addestramento.” continuò, ma subito venne interrotto da un mago di nome Edgar Bones
“Se sono così importanti non è meglio che sia un auror o un vero membro dell’Ordine, ad addestrarli?” Silente sorrise con aria divertita “Mi creda, signor Bones, non avrebbe dubbi sulle capacità del signor Potter se lo avesse visto combattere.” rispose “Per quanto riguarda il fatto che non è un membro ufficiale dell’Ordine,” guardò verso Fleamont ed Euphemia che annuirono, poi riprese “da oggi il signor Potter e il signor Black, così come il signor Lupin e il signor Minus, sono membri ufficiali dell’Ordine.” Harry vide suo padre spalancare gli occhi e girarsi di scatto verso i propri genitori: Euphemia aveva l’aria afflitta e sconsolata, eppure lo sguardo fiero, Fleamont gli sorrideva “Prenderanno parte a tutte le riunioni e quando ciò non potrà accadere, saranno comunque informati su tutte le novità.”
***
Alla fine della riunione, Silente annunciò che – salvo importanti novità – l’Ordine non si sarebbe più riunito durante quelle vacanze; a James e Sirius vennero date tutte le parole d’ordine e i cifrari di cui avevano bisogno per ricevere e mandare informazioni urgenti agli altri membri e ben presto si ritrovarono nel salotto di casa.
Non parlarono più dell’Ordine e della guerra per tutte le vacanze, neanche quando gli giunse notizia via posta – grazie al nuovo codice che adesso sapevano tradurre – che anche Remus e Peter erano stati resi partecipi delle novità quando Silente aveva indetto una riunione dei membri più vicini alle loro abitazioni.
Il giorno dopo, a Natale, James non stava più nella pelle: sapeva bene cosa i genitori avessero regalato a Sirius per celebrare non solo la festa cristiana, ma anche la maggiore età del fratello raggiunta ormai quasi due mesi prima, ed era trepidante all’idea di vedere la sua reazione.
L’attesa fu smorzata – poco dopo l’ora di pranzo – dall’arrivo di tre diversi gufi che portavano loro gli auguri di Peter, Remus e Lily. Eccitato, James aprì la busta che la rossa gli aveva indirizzato: gli aveva scritto delle proprie vacanze, della sorella scontrosa come al solito, ma soprattutto di sua madre. Il giorno prima, questa l’aveva sorpresa regalandole una mazza e un guantone da baseball appartenuti a suo padre. James ricordava solo di sfuggita quella parola, sentita durante una lezione di Babbanologia, ma era certo si trattasse di uno sport. Sorrise. Sua madre l’appoggiava nei suoi interessi poco raffinati, dopotutto. Alla lettera era allegata una fotografia immobile, sicuramente perché non incantata: Lily indossava un berretto con visiera, i capelli rossi erano raccolti in una coda, in una mano impugnava la mazza e nell’altra indossava un guantone con il quale reggeva una piccola palla bianca. Il suo sorriso era radioso e gli occhi più belli e brillanti del solito, James avrebbe custodito quella foto come un tesoro prezioso.
Si rese conto di non sapere da quanto tempo stesse fissando il volto felice della ragazza solo quando Sirius si schiarì la gola
“Dice qualcosa di interessante, la Evans?” chiese guardandolo ammiccante, James arrossì e gli farfugliò in breve il contenuto della lettera per poi correre in camera propria per scriverle una risposta. Le disse che con quella mazza, adesso, avrebbe potuto insegnarle anche a giocare da battitrice in sella ad una scopa, sottolineando che quest’ultima non sarebbe mai e in nessun caso stata la sua piccola Susie. Poi, continuò raccontandole di quella settimana – segrete assemblee di guerra a parte – e di come stesse continuando a sfiancare con gli allenamenti quelli di loro tanto sfortunati da averlo come compagno di “vacanza” che mise tra virgolette. “Il baseball è un altro sport in cui mi potresti battere?” scrisse alla fine per poi concludere: “Con affetto, James.” si torse le mani per diversi minuti, a causa di quella chiusura, ma poi – immaginando che ci stesse semplicemente pensando troppo – chiuse la busta e l’affidò allo stesso gufo che gli aveva recapitato quella di Lily.
 
Diverse ore più tardi, subito dopo cena, Fleamont attirò Sirius sul retro della casa dove già lo aspettavano il resto di loro, e lì, in mezzo allo spiazzo, regnava una moto Triumph Boneville T140V nera del 1973 con tanto di sidecar. Sirius rimase a fissarla con tanto d’occhi, ammutolito, come se non potesse credere di averla davanti. Dopo averne studiato ogni più piccolo dettaglio, spostò lo sguardo sui genitori, facendolo saettare dall’uno all’altra mentre si avvicinava alla moto. Mise una mano sul manubrio e l’altra sul sellino e prese ad accarezzarla
“È…” iniziò “è veramente mia? Davvero?” chiese, ne aveva sempre desiderata una e non era un segreto. Quando ancora viveva a Grimmauld Place avrebbe tanto voluto comprarla, giusto per sbatterla in faccia a Orion e Walburga Black, ma sapeva bene che la moto avrebbe fatto una brutta fine, in quel modo, e una volta arrivato dai Potter non aveva osato chiederla: gli avevano già dato un tetto e una famiglia, non aveva bisogno di nient’altro da loro.
“Ovviamente dovrai prendere lezioni, per poterla guidare.” gli disse Euphemia “Ed esigo che tu metta sempre il casco!” continuò severa, ma poi sorrise “A parte questo, sì, è davvero tua.” gli si avvicinò e l’abbracciò forte “Auguri di buon compleanno in ritardo, e buon Natale, figliolo.” James adorava quando i suoi genitori lo definivano loro figlio: era con loro da appena tre anni, eppure Sirius era amato come se ci fosse sempre stato. Fleamont imitò la moglie prima di iniziare a rientrare in casa insieme agli altri mentre Sirius e James rimanevano fuori ad ammirare l’oggetto babbano
“È chiaro,” disse loro la madre poco prima di varcare l’ingresso di casa “che non vi è permesso incantarla.” li fissò severa, James e Sirius la guardarono in silenzio per dei buoni secondi prima che il Potter si ridestasse e dicesse
“Certo! Ovvio! È illegale, che pensavi?” la donna assottigliò gli occhi sospettosa e sparì oltre la porta. “La incantiamo quando non c’è, nessun problema.” aggiunse allora James sussurrando un attimo dopo, scatenando le risate di Sirius.
 
Nei giorni successivi, lui e Lily continuarono a scambiarsi lettere. Era come se entrambi stessero aspettando un pretesto per iniziare a farlo e non smettere più. La risposta della rossa era giunta al ragazzo due giorni dopo, e questi le rispose – usando un altro gufo, giusto per dare tregua al loro precedente messaggero – immediatamente dopo.
Lily aveva commentato qualche punto scritto da James, commiserando Sirius e gli altri che ogni mattina erano costretti ad andare a correre seguendo lui che di fatica non poteva capire nulla, dal momento che non sudava mai. Nella riga successiva, tuttavia, iniziava a lamentarsi dei comportamenti di Petunia e di come questa cercasse in tutti i modi di rovinarle le feste "Tanto che preferirei correre all'alba con voi ogni giorno, piuttosto che starla a sentire." a James faceva piacere che Lily sentisse di potersi confidare con lui, quindi ricambiò scrivendole dell'incontro che aveva avuto con Regulus nei sotterranei "a volte i fratelli davvero non si rendono conto di quello che hanno". La lettera di Lily, infine, si chiudeva con un post-scriptum "Dimmi dove e quando, Potter. Posso batterti in qualsiasi sport babbano." leggendolo, James rise: aveva fatto le sue ricerche ed era abbastanza sicuro che sarebbe riuscito a batterla almeno nel basket, dal momento che bisognava correre in continuazione e far passare la palla dentro un anello "Tieniti pronta per un incontro di Basket, ad Hogwarts!" concluse la sua lettera.
***
Da Natale in poi Harry notò con piacere che James era spesso impegnato a scrivere a sua madre. Sirius faceva spesso lo spaccone e gli piaceva mettere in difficoltà l'amico, ma non gli chiese mai di leggere ciò che si scrivevano, limitandosi a sorridere contento e a ridere sotto i baffi davanti all'imbarazzo del Potter quando il gufo arrivava mentre erano tutti insieme.
Sebbene James, il primo giorno trascorso a casa Potter, gli avesse fatto vedere ogni più piccolo vicolo del quartiere, Harry non ne era mai sazio. James e Sirius lo capirono presto, quest’ultimo, in particolare, gli disse che lo capiva: “Anche a me dopo Grimmauld Place il giardino dei Potter sembrava il paradiso!” quindi capitava spesso che gli mostrassero il parco, il bosco, o altri posti in cui i due usavano trascorrere il proprio tempo. Legò molto con Sirius, in quei giorni. Negli ultimi mesi aveva provato a non avvicinarglisi, non più del necessario, comunque, conscio del fatto che – se era difficile stare accanto ai genitori che non aveva mai conosciuto e dir loro niente – era impossibile scherzare e ridere con il padrino che aveva amato per poi tornare al proprio tempo abbandonando l’altro al suo destino.
La maggior parte del tempo – Harry, James e Sirius – la trascorsero in garage con la moto-non-ancora-volante del suo padrino; Ron ed Hermione non parevano tanto scontenti di essere lasciati soli, quindi Harry si godette appieno quei momenti di pura felicità. Ogni tanto, Euphemia spuntava dalla porta per controllare che non stessero manomettendo l’oggetto babbano, ma Harry non aveva dubbi: James e Sirius avrebbero incantato la moto alla prima occasione possibile, tanto che se stavano così tanto tempo ad ammirarla era per studiare quali parti modificare e con quale incantesimo.
“Quanto vorrei poterle far fare un giro!” stava dicendo Sirius seduto a cavallo della moto dal motore spento
“Libero di farlo.” gli rispose James “Se vuoi cadere e graffiarla.” l’altro fece una smorfia
“Meglio che riapra la scuola-guida, prima.” anche Harry era seduto sulla moto, all’interno del sidecar, e lì – comodo – assisteva all’insoddisfazione di Sirius, costretto a tenere in garage il suo nuovo mezzo.
“Ti capisco, sai?” gli disse “I Dursley tengono sottochiave il mio manico di scopa. È frustrante avere un bolide e doverlo tenere fermo.” gli altri annuirono e la conversazione si spostò dapprima sulle scope da corsa e poi sulle velocità di queste in confronto alle moto babbane. Harry, dal canto suo, prese a fissare la moto del padrino: era sua, adesso, nel suo tempo, ma non aveva ancora avuto il coraggio di usarla. In realtà non aveva avuto il coraggio neanche di guardarla, e vedere il modo in cui Sirius l’aveva ricevuta, come l’accudiva e quanto fosse importante per lui, e ancora come suo padre vi avesse interagito, rese solo il tutto più doloroso e ad un tratto iniziò a chiedersi quanto ancora avrebbe retto prima di dire loro tutta la verità. “Non ti crederebbero mai.” continuava a ripetere a sé stesso, ma in fondo sapeva che c’erano diversi modi per poterli convincere e – d’altronde – il suo aspetto fisico avrebbe costituito una buona prova a suo favore.
***
I saluti furono duri, alla fine delle vacanze. Soprattutto per Sirius e la sua moto:
“Non provare mai più a prendermi in giro per come tratto Susie.” disse James a suo fratello dopo aver passato cinque minuti buoni sulla soglia del garage ad aspettare che questi finisse di salutare l’oggetto babbano.
Arrivati al Binario 9 ¾, non passò molto tempo prima che individuassero Remus e Peter. Salutarono i genitori facendogli mille e più raccomandazioni
“Questa scena dovrebbe essere al contrario.” disse dopo un po’ Euphemia con finta aria imbronciata, poi sorrise “Staremo attenti. Voi, piuttosto…”
“Cosa potrebbe accaderci? Siamo ad Hogwarts e con noi c’è Silente.” nessuno seppe come contrastare.
James si buttò tra le braccia dei genitori diverse volte, pregando dentro di sé che restassero lontani dalla guerra
“Ci vediamo alla fine dell’anno.” gli disse suo padre quando sciolsero l’ennesimo abbraccio; Ron ed Hermione salutarono i due adulti con una stretta di mano, mentre Harry imitò James e Sirius abbracciandoli. James riuscì solo a sentire un flebile “Grazie.” prima che il fischio del treno li avvertì di doversi sbrigare.
Con Remus e Peter, iniziarono a percorrere lo stretto corridoio dell’Espresso alla ricerca di un cubicolo libero, ma si fermarono quando incontrarono Lily: era in compagnia di una loro compagna di Casa, quindi non avrebbero potuto parlare liberamente della guerra, non che James volesse farlo adesso che la rivedeva dopo tutti quei giorni passati a scriversi; le sorrise
“Possiamo?” Lily ricambiò il sorriso e fece loro segno di sedersi
“Siamo in troppi, ragazzi.” fece notare a quel punto Hermione “Restate pure voi, io, Harry e Ron ci troviamo un altro scompartimento.” e con gli amici scomparve lungo il corridoio.
***
Dovettero arrivare quasi fino alla fine del vagone per trovare un posto totalmente libero. Rimasti soli, finalmente, poterono tirare un sospiro di sollievo. Non poter parlare liberamente era sfiancante e faceva rendere conto a Harry di quanto fosse dipendente dai propri amici e dal loro parere
“Allora,” disse Ron non appena si fu seduto “come va, amico?” lo guardavano entrambi in ansia, Harry sorrise incerto
“Bene.” rispose “Alla grande!” si corresse subito dopo “Ho appena passato il Natale e il Capodanno con mio padre, Sirius e i miei nonni. Come altro dovrebbe andare?” ma conosceva bene la risposta e – dallo sguardo di commiserazione degli amici – la conoscevano anche loro. Hermione, in particolare, lo fissava con evidente preoccupazione “So che non possiamo dirgli nulla.” le disse senza che lei aprisse bocca “Immischiarsi nelle faccende del tempo è pericoloso, me l’hai ripetuto centinaia di volte. Io… voglio solo godermi questi momenti.” non disse loro di tutte le volte in cui era stato a un passo dall’urlare ai suoi genitori di non fidarsi di Minus, non avrebbero capito ed Hermione si sarebbe arrabbiata
“A proposito di viaggi nel tempo.” disse questa “Non riuscivo a capire come fosse possibile tutta questa situazione, e ogni volta che ho potuto sono andata-”
“in biblioteca.” la anticiparono gli altri due all’unisono
“Ho letto ogni possibile libro sull’argomento, ma le giratempo – e quindi tutti i viaggi nel tempo noti – sono gestite e controllate dal Ministero della Magia. Quelli del Ministero non permetterebbero mai che un libro fornisca un modo per aggirare il loro controllo. Non ho scoperto niente di più di quanto già non sapessi al terzo anno. Non è possibile viaggiare nel tempo senza una giratempo.”
“Hermione.” la chiamò Harry allargando le braccia come a indicare tutto ciò che avevano intorno “È chiaro che sia possibile. Ti sta sfuggendo qualcosa.” la ragazza mise su un’espressione indignata
“Forse riuscirei a capirci qualcosa di più se voi mi aiutaste con le ricerche!”
“E come? Sto sempre insieme a mio padre e gli altri! Se tu sei riuscita ad andare da sola in Biblioteca è perché ci vai dopo Rune Antiche mentre Lupin fa la ronda come Prefetto.”
“Scommetto che James e Sirius non ti seguirebbero se tu dicessi di volere andare in Biblioteca. La verità è che tu non vuoi andartene!” seguirono un paio di secondi di silenzio, poi Hermione parve rendersi conto di cosa aveva detto “Harry… scusa, io-”
“Cercheremo di aiutarti di più in Biblioteca, d’ora in poi.” tagliò corto senza poterle dare torto.
Dopo quello scambio l’aria si era fatta pesante e carica di tensione, tanto da lasciarli in silenzio per molto tempo. Solo dopo l’arrivo del carrello dei dolci ripresero a parlare
“È meglio che facciamo il punto della situazione.” disse Hermione, ma era palese che fosse preoccupata per la possibile reazione di Harry; questo annuì e lei si rilassò
“È da capire come siamo riusciti ad arrivare in questa linea temporale.” iniziò “Possiamo solo suppore che Silente c’entri qualcosa. Se conosce la verità-”
“Sono sicuro che sia così.” la interruppe Harry
“Se la conosce vuol dire che forse oltre che come, lui sappia anche il perché.”
“L’unica cosa che mi viene in mente è l’addestramento, come ci ha detto davanti a tutti.” poi fece una pausa: sapeva quanto Hermione fosse scettica in campo di Profezie, quindi sperò di riuscire a spiegarle bene ciò che pensava “Io credo…” iniziò, ma poi si corresse e ricominciò “Sento di averne bisogno. Di tutto questo.” disse “Se davvero dovrò essere io a sconfiggere Voldemort…” ignorò gli occhi al cielo di Hermione “è come se sapessi che prima non ci sarei mai riuscito. Capite? Ma ora è diverso, mi sento più…” non c’era verso che potesse spiegare agli amici cosa volesse dire, quindi provò a ricominciare da capo
“So che i miei genitori sono morti, nel nostro tempo, e che in questo non sanno chi io sia.” sospirò “Eppure è come se percepissi la loro forza su di me. È complicato da spiegare, impossibile in effetti.” alternò lo sguardo su quelli degli amici che però risultavano più confusi che mai “Silente mi ha spiegato che è stato l’amore di mia madre a proteggermi, quella notte. Dopodiché ovviamente non l’ho più potuto ricevere, il suo amore. Tranne che adesso. Anche se lei ignora chi io sia, e anche mio padre… percepisco qualcosa, da loro. Come se mi rendessero più forte contro Voldemort. Mi spiego?” Ron iniziò ad annuire tremendamente incerto e lo stesso, dopo un attimo, fece Hermione
“Credo di sì.” disse questa “Certamente per te è un bene poter stare con loro.” accennò un sorriso
“Quindi ora che si fa?” chiese Ron
“Io continuerò a fare le mie ricerche in Biblioteca.” rispose Hermione buttando uno sguardo fugace su Harry “Nel frattempo alleniamoci e cerchiamo di capire il più possibile su come agisce Voldemort. Nel nostro tempo il Ministero ha appena scoperto che è tornato; l’Ordine si sta radunando ed organizzando e lo stesso stanno facendo le truppe di Voldemort. La situazione, ora come ora, è uguale sia qui che lì. Non mi stupirei se riuscissimo a scoprire qualche dettaglio che ci sarà utile quando torneremo indietro… o meglio avanti.”
Se torneremo.” Harry ed Hermione si girarono verso Ron “Okay, stai facendo le ricerche,” continuò questo “ma hai detto tu stessa che finora non hai trovato nulla. Come fai ad essere così sicura che riusciremo a tornare? Le nostre famiglie almeno si sono accorte che siamo scomparsi o per il momento sono come congelati nel tempo?”
“Questo immagino che dipenderà a seconda di quando torneremo.”
Se torneremo.” la corresse ancora il rosso, sempre più paranoico. Solo allora Harry si rese pienamente conto della situazione in cui si trovavano e come i suoi amici dovessero sentirsi al riguardo: rimanere bloccati lì avrebbe voluto dire vivere con la sua famiglia, ma anche che Ron ed Hermione avrebbero perso le loro.
“Dimentichi una cosa, Ron.” l’amico gli rivolse il proprio sguardo preoccupato “Silente.” disse “Avrà sicuramente un modo per farci tornare a casa, una volta che avremo finito.”
“Finito di fare cosa?” Harry scrollò le spalle. Alla fine dei conti tutti i loro interrogativi convergevano in un unico nodo: Silente.
“Dobbiamo fidarci di lui.” concluse “Lui ha sempre un piano.”
n/a.
eh sì, le vacanze in casa Potter sono durate solo un capitolo (e mezzo).
Devo ammettere che quando l'ho scritto mi sembrava di più, ma d'altronde
ci tenevo a far passare a Harry le vacanze in famiglia, ma non volevo neanche
allungare troppo, magari annoiando i lettori. Mentre di Jily non ce n'è mai abbastanza!
Spero vi sia piaciuto! A domani,
xxx
   
 
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