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Autore: Batsutousai    16/07/2020    0 recensioni
Il sesto anno di Harry a Hogwarts, prima dell'inizio di Abandon.
Genere: Azione, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Ron Weasley
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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NOTA DELL'AUTRICE:

Questo prologo ha lo scopo di spiegare quello che è successo l'anno prima dell’inizio di Abandon (perché avevo iniziato a scrivere quella storia prima dell'uscita del Principe Mezzosangue); originariamente avevo scritto Abandon con in mente una seconda revisione invece è, a oggi, ancora per lo più uguale a com’era in origine e per questo ho pensato di postare questo prologo. (E, a essere onesti, non so se finirò mai la revisione.)

Molti dei problemi con la revisione di Abandon derivavano dal fatto che non avevo un'idea concreta degli avvenimenti del sesto anno. (Sapete, avevo scritto, nel quarto capitolo di Abandon, che Terry Boot era morto nel sesto anno ma poi Harry lo inseguiva nel bagno di Mirtilla tredici capitoli dopo... -.-) Così ho scritto questo prologo per riempire le lacune. Ci sono quasi certamente alcune incongruenze minori ma considerando la lunghezza della storia originale, lol, non credo che qualcuno possa arrabbiarsi troppo, non è vero? ^^;


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Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis aka Chimerical Dragonfly

Link alla storia originale su AO3, Livejournal e Dreamwidth

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Sesto anno

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Harry Potter fissò cupamente l'uomo che si trovava di fronte a lui. "Vuoi allenarmi." Ripeté stordito.
 
Alastor ‘Malocchio’ Moody tenne un occhio sull'adolescente mentre l'altro - nascosto sotto la sua bombetta - ruotava nell’orbita, osservando instancabilmente ogni pericolo che poteva annidarsi nei dintorni. "Silente è d’accordo sul fatto che io t’insegni un paio di trucchi." Convenne. "Trucchi da Auror."
 
Harry gli rivolse un sorriso amaro. "Perché? Così potrò morire più lentamente?" Sbuffò e poi si voltò. "Sappiamo entrambi che non potrei mai combattere Voldemort alla pari in un duello. Sarebbe meglio per me lasciarmi semplicemente uccidere."
 
"E’ il tuo dolore a parlare. Cerca di essere ragionevole."
 
"Sono ragionevole." Mormorò Harry lanciando un'occhiata all'ex Auror. "Non ha senso sprecare le tue energie per addestrarmi quando non servirà a nulla." Scrollò le spalle e si allontanò dall'uomo, pensando: stando alla profezia sarà un potere segreto che già possiedo, a salvarmi, non una dannata magia che qualcuno proverà a insegnarmi sprecando il suo tempo.
 
"Potter!" Gridò Malocchio. Il ragazzo smise di camminare ma non si voltò. "Sarò qui quando avrai smesso di piangerti addosso."
 
Harry si voltò per dare all’uomo una risposta feroce ma Malocchio si era già materializzato con un sonoro ‘crack’. L'adolescente sbuffò e prese a calci l’asfalto sotto le sue scarpe da ginnastica. "Se volevi fare lo stronzo potevi almeno rimani qui, così ti avrei detto dove infilarti i tuoi commenti." Si lamentò, poi si voltò e si diresse verso la casa dei suoi parenti. Aveva ancora delle faccende da finire prima che zio Vernon tornasse a casa. E comunque non ho tempo per allenarmi.
 
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Una settimana dopo Harry approcciò Malocchio; aveva un occhio nero, il sinistro. Altri lividi e piccoli tagli ricoprivano il suo corpo ed era leggermente zoppicante, ma il fuoco era tornato nei suoi occhi incredibilmente verdi. "Voglio che mi alleni." Disse senza dare a Malocchio la possibilità di chiedere spiegazioni sulle sue ferite.
 
Malocchio considerò la richiesta. "Posso farti avere una speciale dispensa, così che tu possa usare la magia durante il tuo allenamento, ma non ti sarà comunque permesso utilizzare alcun incantesimo contro..." S’interruppe, incerto su come riferirsi al violento cugino di Harry. Quella montagna di ragazzo era un bullo e nella mente di Malocchio non c'erano dubbi su chi avesse attaccato il giovane mago, ma riferirsi al cugino del ragazzo in quel modo non...
 
Harry sorrise cupamente e guardò i graffi sul palmo della mano con cui usava la bacchetta. "Non importa e comunque non si tratta di Dudley. Questo riguarda me." Alzò lo sguardo con determinazione e incontrò il singolo occhio pallido dell’uomo. "Riguarda il poter sopravvivere."
 
Malocchio annuì, approvando. "Bravo. Oggi compilerò i moduli e le tue lezioni inizieranno domattina; vieni qua da me appena avrai finito la colazione."
 
Harry annuì con la testa, poi si girò per tornare verso la casa che lo ospitava per l’estate.
 
"Potter!" Scattò rabbioso Malocchio tendendogli una pozione che aveva estratto dalla tasca.
 
Harry guardò sospettosamente la fiala per un lungo momento, poi la buttò giù senza una parola e si avviò verso casa. Quando raggiunse la porta principale, la sua zoppia era quasi del tutto scomparsa.
 
Malocchio si permise un sorriso che avrebbe fatto fuggire anche gli Auror più induriti dalle battaglie. La prima cosa che doveva fare era assicurarsi che il ragazzo smettesse di avere tanta fiducia in quello che gli veniva dato, indipendentemente da chi glielo stesse offrendo.
 
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"Smettila di essere così pigro e alzati, cazzo!" Ordinò Malocchio.
 
Harry gemette e lentamente si rimise in piedi, sussultando per i dolori che provava ovunque. Tre settimane di allenamento gli avevano provato che Malocchio era un istruttore duro e bastardo, e Harry si è ritrovato ad attendere con impaziente l’inizio della scuola, così almeno sarebbe stato in grado di praticare la magia senza essere quasi ucciso dai suoi insegnanti.
 
Malocchio puntò entrambi gli occhi su Harry mentre il ragazzo si rimetteva in guardia. Prima che Harry potesse anche solo pensare a un incantesimo, Malocchio ne lanciò due in rapida successione e il ragazzo ne schivò uno mentre evocava uno scudo per proteggersi dall'altro.
 
"Cazzo, sei un bastardo!"
 
Malocchio ghignò. "Sei troppo lento." Disse al mago più giovane mentre gli sparava contro altre tre maledizioni.
 
"Vaffanculo!" Urlò Harry, poi gemette quando un incantesimo d’inciampo - un fottuto incantesimo d’inciampo - lo colpì e lo fece cadere di faccia. "Bastardo." Gemette con il viso nel terreno.
 
Malocchio si avvicinò a lui senza smettere di sorridere. "Hai bisogno di una pausa, Potter?"
 
Harry guardò l'ex Auror con diffidenza. "No."
 
"Allora alzati e prova di nuovo."
 
Harry sospirò e si costrinse a rialzarsi.
 
Malocchio non aspettò nemmeno che il ragazzo si mettesse sulla difensiva prima di iniziare a sparargli maledizioni, e lo ricoprì d’insulti quando Harry non riuscì a schivare nemmeno il primo incantesimo. "Troppo lento, Potter!"
 
Harry gemette.
 
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"Ouch!" Mormorò Harry distrutto, sedendosi pesantemente a terra accanto al suo attuale tormentatore. "Cazzo, Malocchio!"
 
Malocchio alzò un sopracciglio in direzione dell'adolescente, per nulla turbato. "La prossima volta, schiva."
 
Harry gemette e si distese sul nudo pavimento, sussultando quando i suoi lividi e le sue ammaccature finirono su alcune delle minuscole pietre che Malocchio gli aveva lanciato, durante l'ultima ora. "Merlino-dannazione..." Si rimise seduto e puntò la bacchetta verso quel casino, facendo schizzare le pietre sul pavimento e facendole finire contro il muro. Una volta che il punto dove si era accasciato fu ripulito, Harry si sdraiò di nuovo.
 
Malocchio osservò il tutto con espressione divertita e una fiaschetta misteriosa in mano.
 
Harry lo guardò storto. "Sei un bastardo e un sadico."
 
"I miei genitori erano sposati." Replicò Malocchio, poi prese un lungo sorso della sua fiaschetta.
 
Harry sbuffò. "Sadico."
 
Malocchio alzò appena un sopracciglio nella sua direzione.
 
Harry roteò gli occhi e si sollevò sui gomiti, sentendosi un po' troppo agitato per continuare a restare sdraiato nel bel mezzo del pavimento. "Che cosa contiene quell’affare?"
 
"Liquido."
 
"Succo di zucca? Acqua?"
 
Malocchio fece una smorfia e guardò l’apertura della bottiglietta. "Qualcosa di meno adatto alla scuola elementare."
 
Harry ridacchiò, poi gemette quando alcuni dei suoi lividi gli fecero notare che erano ancora lì. "Cazzo..." Si sdraiò di nuovo a terra. "Whiskey incendiario?"
 
"Potrebbe essere." Ammise Malocchio.
 
Harry chiuse gli occhi. " 'Potrebbe essere'?"
 
"Non ricordo davvero che tipo di bevande alcoliche ci ho versato dentro stamattina."
 
Harry sbuffò, poi prese fiato e si rimise in posizione seduta, con una mano tesa verso la fiaschetta. "Allora proviamolo."
 
"Lo sputerai." Lo accusò Malocchio.
 
"Se lo sputo hai il permesso di rendere la mia vita un inferno." Rispose Harry secco. Come se non lo fosse già.
 
Malocchio considerò la proposta per un momento, poi gli tese la fiaschetta.
 
Harry bevve un sorso e fece una smorfia. "Per le palle di Merlino!"
 
Malocchio ghignò. "Scommetto che sei uno che non lo regge." Tese la mano verso la fiaschetta.
 
Harry bevve un altro sorso, cercando di non rantolare a causa del liquido ustionante che sentiva scendergli in gola. "Reggo benissimo." Insistette.
 
L'espressione dell'ex Auror scatenò campanelli d'allarme nella testa di Harry ma l'adolescente rifiutò di arrendersi; il suo onore era in gioco, ora.
 
"Dimostralo." Perseverò Malocchio, mettendosi comodo per osservarlo.
 
"Quanto ce n’è qui dentro?"
 
"Incantesimo sempre pieno."
 
Harry quasi considerò di lasciar perdere ma alla fine ne bevve un altro sorso, poi consegnò la fiaschetta. "Vediamo chi va giù prima."
 
Malocchio rise e bevve un sorso.
 
Harry ebbe la netta impressione che non ce l’avrebbe fatta.
 
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"Harry!" Esclamò Hermione non appena l'adolescente dagli occhi verdi entrò nello scompartimento del treno. Non gli diede nemmeno la possibilità di appoggiare le sue cose prima di buttargli le braccia al collo.
 
Harry inizialmente s’irrigidì al contatto - lo aveva sempre fatto e gli eventi dell'estate non avevano aiutato - ma si costrinse a rilassarsi e quasi immediatamente ricambiò l’abbraccio della sua migliore amica. "Ehi, 'Mione." Si allontanò e le sorrise, poi guardò verso il punto dove sedeva il suo migliore amico, sorridendo. "Ron".
 
"Ehi, amico, ci sei mancato al quartier generale."
 
Harry scrollò le spalle. "Non mi andava molto di stare lì." Ammise, girandosi verso il baule che aveva lasciato per metà fuori dalla porta. Picchiettò la bacchetta contro la pelle consumata e lanciò un incantesimo peso piuma, poi lo sollevò sul porta valigie, sopra i sedili.
 
Hermione si morse il labbro inferiore mentre lei e Harry si rimettevano a sedere. "Come sei stato?" Domandò, e tutti compresero che stava chiedendo come aveva affrontato la morte di Sirius.
 
Harry scrollò di nuovo le spalle, a disagio per la domanda ma sapendo che era meglio non rifiutarsi di rispondere. "Bene. Mi sono tenuto occupato." Strofinò distrattamente un livido che non era ancora guarito, sul suo braccio.
 
Hermione si sporse in avanti e sollevò delicatamente la manica della sua maglietta. "Harry, che cosa è successo?" Sussurrò.
 
"E' stato di nuovo tuo cugino?" Chiese Ron, gli occhi azzurri oscurati dalla rabbia per il trattamento ricevuto dal suo migliore amico.
 
Harry scosse la testa e sorrise. "No, non è stato Dudley." Assicurò a Ron poi guardò Hermione. "Sto bene, davvero, sono inciampato e sono caduto contro la mia scrivania mentre facevo i bagagli, la scorsa notte."
 
Hermione gli rivolse uno sguardo sospettoso ma Harry rispose con un sorriso sincero e, alla fine, la ragazza lasciò perdere, appoggiandosi allo schienale. "Va bene."
 
Harry annuì poi lanciò un'occhiata a Ron. "Allora, che cosa avete fatto voi due, tutta l'estate?"
 
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo e il ragazzo dalla testa rossa cominciò a raccontare di qualcosa che i gemelli avevano fatto, la settimana prima.
 
Harry si appoggiò allo schienale e si permise di rilassarsi e ridere.
 
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"È in momenti come questo che sento la mancanza del professor Lupin." Si lamentò Ron mentre uscivano dall'aula della Difesa.
 
"E anche del falso Moody." Concordò Harry, massaggiandosi stancamente il punto dove gli si stava formando un gran mal di testa, tra gli occhi.
 
Hermione gli lanciò un’occhiata preoccupata poi disse: "Potremmo rimettere in piedi l’Esercito di Silente.”
 
"Perché?" Si lamentò Ron. "Non abbiamo GUFO o nient’altro di cui preoccuparci." Lanciò un'occhiata a Harry, come se volesse scusarsi. "Non che l’Esercito di Silente non fosse divertente..."
 
"Gran parte del divertimento derivava dal fatto che agivamo alle spalle della Umbridge." Concordò Harry.
 
"Solo perché non abbiamo GUFO o MAGO quest'anno, non significa che altri non li abbiano." Replicò Hermione a Ron.
 
Ron roteò gli occhi. "Perché dovrebbe importarmi degli altri studenti?"
 
"Uno di quegli 'altri studenti' è tua sorella." Gli ricordò Hermione, fissandolo.
 
"Huh."
 
Harry sorrise ai due. "Possiamo sempre chiedere in giro e sentire se c’è qualcuno interessato." Disse.
 
Hermione s’illuminò visibilmente. "Davvero? Saresti d’accordo nel rimettere in piedi le lezioni?"
 
Harry scrollò le spalle continuando a sorridere. "Certo, è stato molto divertente e non mi dispiacerebbe esercitarmi su dei veri incantesimi di Difesa, anche se dovrò farlo con il gruppo cui sto insegnando."
 
Hermione annuì. "Potremmo chiedere a un insegnante di aiutarci, questa volta." Precisò Hermione.
 
Ron fece una smorfia. "Uh, no Hermione, quello rovinerebbe tutto il divertimento."
 
Harry ridacchiò. "Sono d’accordo con Ron, 'Mione, mi dispiace."
 
Hermione sospirò e scosse la testa. "Suppongo che non sarebbe davvero l’ES, se ci fosse un insegnante presente."
 
"Esatto." Disse Ron annuendo.
 
Harry ridacchiò di nuovo e, senza farci caso, sollevò una mano per massaggiarsi la fronte.
 
Hermione si sporse e posò una mano sul punto che gli doleva. "Harry, la tua cicatrice è molto infiammata." Sussurrò sbarrando gli occhi per la paura.
 
Harry si allontanò lentamente dalla sua mano e le rivolse un sorriso stanco. "Mi fa solo un po' male." Mormorò. "Non preoccuparti."
 
"Hai avuto di nuovo delle visioni?" Chiese Hermione, sollevando ancora la mano per toccare la cicatrice rossa come il fuoco.
 
Harry cercò nuovamente di schivarla ma lei lo spinse contro il muro e... beh, il tocco della sua mano fresca era piacevole. "No." Rispose onestamente. Quando sia lei sia Ron gli lanciarono sguardi scettici, aggiunse: "Ho studiato occlumanzia per tutta l'estate. Nessuna visione ma a volte la cicatrice brucia." Si riallontanò dal tocco della mano di Hermione e fece un passo per spostarsi dal muro. "Va tutto bene. Ve lo giuro."
 
Ron e Hermione si scambiarono sguardi preoccupati ma entrambi annuirono, e nessuno di loro menzionò di nuovo la cosa. (Tuttavia Hermione prese l'abitudine di lanciare un incantesimo rinfrescante su un fazzoletto che portava sempre con sé, dandolo a Harry ogni volta che si strofinava la cicatrice, senza commentare.)
 
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Harry aveva trascorso una mattinata tranquilla vicino al lago - Hermione era in biblioteca alla ricerca d’incantesimi per l’ES e Ron stava riposando - quando Malocchio lo trovò.
 
"Potter." Disse il vecchio Auror mentre si appoggiava contro l'albero su cui era seduto Harry, tra i rami.
 
Harry lanciò un'occhiata al suo insegnante/tormentatore. "Malocchio. Che cosa ci fai qui?"
 
"Ti stavo cercando." Rispose Malocchio e Harry ebbe la sensazione che l'occhio blu elettrico dell'uomo lo stesse fissando.
 
Fece dondolare un po' i piedi, quasi dispiaciuto che le sue gambe non fossero abbastanza lunghe da colpire l'uomo. "Huh." Fu la sua unica risposta.
 
Rimasero in silenzio per quasi venti minuti prima che Harry saltasse giù dall’albero e guardasse, incuriosito, il vecchio mago.
 
Malocchio gli rivolse il suo inquietante sorriso e dichiarò: "Non ho mai detto che l’allenamento fosse finito, ragazzo."
 
Harry socchiuse gli occhi. "Non hai nemmeno mai detto che sarebbe continuato."
 
"E invece continua."
 
Harry sospirò e si strofinò la cicatrice. "Bene. Dove e quando?"
 
"Sabato mattina. Incontriamoci qui alle sei e non aspettarti di tornare al castello prima dell’ora di pranzo."
 
Harry annuì. "Sì, okay."
 
Malocchio si allungò in avanti e strappò la mano di Harry alla cicatrice infiammata, in modo da poterla osservare meglio. "Puoi smettere quando vuoi." Commentò lanciando un incantesimo rinfrescante sulla fronte di Harry.
 
Harry scrollò le spalle. "Potrei."
 
Malocchio gli sorrise e fece un passo indietro. "Ci vediamo la prossima settimana, allora."
 
"Sì." Concordò Harry. Malocchio aveva già iniziato ad allontanarsi quando lo richiamò: "Ehi, Alastor?"
 
Malocchio si girò, guardandolo con un sopracciglio alzato.
 
"Grazie."
 
"Non ringraziarmi ancora, Potter; abbiamo quasi un mese intero di allenamenti da recuperare." Ribatté Malocchio, poi proseguì verso le porte della scuola.
 
Harry sospirò e si voltò verso il castello, con l'intenzione di andare a sedersi con Hermione e imparare qualche incantesimo.
 
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"Ehi, Harry?"
 
Harry lanciò uno sguardo alla Stanza delle Necessità che era per lo più vuota. Hermione si trovava nell'angolo più lontano e stava leggendo un libro che la Stanza le aveva fornito, mentre Ron stava flirtando con Lavanda vicino all’uscita. Era Neville, però, che lo aveva chiamato, quindi Harry sorrise al compagno e chiese: "Che succede?"
 
Neville sembrava nervoso e si guardò attorno per assicurarsi che nessuno degli altri potesse sentirli. "Ho problemi a lanciare quell'incantesimo."
 
Harry s le palpebre e annuì. "Okay. Possiamo lavorarci su; va bene qui o preferisci cercare un'aula vuota?"
 
"Un’aula vuota, credo." Rispose Neville sollevato.
 
"Okay. Allora dammi un attimo per dire agli altri che stiamo andando." Rispose Harry, poi si diresse verso Hermione che sollevò lo sguardo con un sorriso. "Ehi, 'Mione, sono rimasto indietro in Erbologia. Nev è disposto ad aiutarmi."
 
Hermione sbatté le palpebre, sorpresa, e guardò verso il punto dove si trovava Neville, che sembrava un po’ disorientato. "Okay divertitevi."
 
Harry sorrise e la salutò con la mano prima di affrettarsi in direzione Ron e dargli una pacca sulla schiena. "Ehi, Lav. Ti ha parlato del gol che ha parato ieri?"
 
Lavanda annuì. "È un gran portiere." Rispose lei con un sorriso sognante.
 
Ron gonfiò il petto come un pavone e a Neville sembrò che Hermione stesse ridacchiando.
 
"Dovresti raccontarle della picchiata che hai fatto poco prima che finissimo." Disse Harry a Ron poi si rivolse a Lavanda. "E’ stata fantastica."
 
Gli occhi di Lavanda s’illuminarono e Ron sorrise a Harry. "Davvero?"
 
"Davvero fantastica." Lo rassicurò Harry annuendo. "Resterei per aiutarti a raccontarle tutto ma devo andare con Neville. Per te va bene?"
 
"Sì, sì. Divertitevi." Rispose Ron tornando a rivolgersi a Lavanda, per parlarle della picchiata che apparentemente aveva eseguito il giorno prima.
 
Neville sbuffò mentre uscivano dalla stanza. "Lo hai fatto sul serio, Harry?"
 
Il ghigno di Harry divenne vagamente folle. "Me l’hanno servita su un piatto d’argento." Disse a mo’ di spiegazione.
 
"Avresti potuto semplicemente dire che mi stavi aiutando con un incantesimo."
 
"E negarmi la soddisfazione di prenderli in giro?"
 
Neville rise. "Oh, come non detto. Puoi aiutarmi anche con il saggio di Trasfigurazione."
 
Harry ridacchiò e passò un braccio sulle spalle di Neville. "Che cosa ti fa pensare che io sappia qualcosa di Trasfigurazione?"
 
"Sei serio? Pensi che ti crederò dopo averti appena visto prendere in giro Ron e Hermione?"
 
Harry alzò gli occhi al cielo. "Sì, ti aiuterò. Ma, davvero, che cosa potevo fare? Dirgli che li sto evitando, uscendo con te, perché penso che siano stupidi?"
 
"È per questo che non esci con loro, ultimamente?"
 
Harry sbuffò. "Sì. Non appena si saranno messi insieme, e dopo che si saranno lasciati, le cose diventeranno più facili."
 
"Non pensi che potrebbero restare insieme?"
 
"Quei due? Si ucciderebbero a vicenda nel sonno."
 
Neville rise.
 
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"Ehi, Alastor?" Chiese Harry un pomeriggio di metà novembre.
 
Malocchio alzò gli occhi dalla caviglia rotta di Harry, che stava curando. "Che cosa c’è?"
 
"La scorsa settimana mi hai colpito con una maledizione che non conoscevo." Disse Harry osservando Malocchio come un falco.
 
"Ti ho colpito con molte maledizioni che non conoscevi." Ribatté Malocchio riportando la sua attenzione sull’incantesimo di guarigione. "Sii più preciso."
 
"I pugnali."
 
"Centum pugionis; la maledizione dei cento pugnali."
 
Harry annuì. "Puoi insegnarmela?"
 
Malocchio lanciò un'occhiata all'adolescente, accigliato. "Perché?"
 
Harry sbatté gli occhi. "Perché potrebbe essere utile?"
 
"È una maledizione Oscura." Disse l'ex Auror rimettendosi in piedi.
 
Harry fissò il suo mentore per un momento. "Ma tu... odi le Arti Oscure."
 
"Non mi piacciono le persone che usano magie oscure illegali per fare del male agli altri." Lo corresse Malocchio. "È più facile…"
 
"… combattere le cose che conosci." Mormorò Harry alzandosi e mettendo alla prova la sua caviglia. "Sì, lo so. Ma hai passato tutta la tua vita a dare la caccia a maghi e streghe oscuri."
 
"Solo a quelli che usano la magia per scopi nefasti." Puntualizzò Malocchio. "Pensi davvero che Crouch avrebbe potuto cavarsela usando degli Imperdonabili, durante la guerra, se io in primis non fossi stato disposto a utilizzarli?"
 
Harry annuì. "Allora... mi insegnerai quell'incantesimo?"
 
Malocchio si prese un momento per considerare il suo studente, osservando oltre la spavalderia da Grifondoro fino a trovare l'adolescente terrorizzato che vi si nascondeva sotto. Il suo occhio buono si spalancò leggermente. "Hai già provato a lanciare un incantesimo Oscuro."
 
Harry abbassò lo sguardo sulla sua bacchetta e scrollò le spalle. "Non ha funzionato." Ammise. "Non davvero."
 
Malocchio grugnì e appellò un paio di sedie tra quelle che avevano precedentemente spinto contro il muro. "Siediti." Ordinò mentre si accomodava sulla sedia che si era fermata accanto a lui.
 
Harry considerò cautamente la seconda sedia poi gli lanciò un paio d’incantesimi, per bloccare qualsiasi maledizione Malocchio avesse potuto aggiungervi, prima di sedersi.
 
Malocchio sorrise per un momento davanti alla paranoia di Harry, poi si appoggiò allo schienale della sedia. "Che cosa sai delle Arti Oscure? In particolare, che cosa sai sulla differenza tra le Arti Oscure e le Arti della Luce?"
 
Harry deglutì e ripensò alle lezioni del falso Moody. "Sebbene le Arti della Luce abbiano il potenziale per causare danni, non è davvero nella loro natura farlo. La maggior parte delle Arti della Luce coinvolge incantesimi semplici, che non danneggiano nulla o che hanno lo scopo di proteggere l'incantatore." Si grattò la testa. "Per esempio… uhm… la maggior parte degli incantesimi scudo appartengono alla Luce, e quelli che non lo fanno di solito sono Grigi. Neutri. L'incantesimo di solletico è di Luce, poiché non è destinato a causare danni, anche se potrebbe, nelle giuste circostanze."
 
"Non mi stai parlando delle Arti Oscure." Commentò secco Malocchio.
 
Harry si accigliò. "Ci sto arrivando." Sbuffò e si strofinò un livido in via di formazione, sopra il suo ginocchio. "Le Arti Oscure, per loro natura, hanno lo scopo di nuocere. Possono causare lesioni mentali o fisiche ma non c'è davvero nessun modo per utilizzarle che non provochi danni. Detto questo, alcuni incantesimi si sono dimostrati utili in determinati casi e per questo sono legali, ma chi li usa sarà ugualmente guardato con sospetto. "
 
Malocchio scrollò le spalle. "Perché l'incantesimo che hai lanciato non ha funzionato? Lo sai?"
 
Harry rimase in silenzio per un lungo momento, riflettendo sulla risposta. Malocchio lo lasciò pensare mentre l’occhio finto gli rotolava nell’orbita, osservando la porta d'ingresso della casa sicura che avevano usato per l’allenamento. Tecnicamente aveva l’uso dell'edificio solo per l'estate, ma ciò che il Ministero non sapeva non poteva danneggiarli e il ragazzo-salvatore aveva bisogno di essere addestrato, checché ne dicesse Albus.
 
"Non lo volevo a sufficienza." Disse Harry alla fine. "Ero..." Fece una piccola smorfia poi si mise ben dritto sulla sua sedia, con determinazione. "Ero arrabbiato ma la rabbia da sola non è sufficiente. Non... non lo volevo davvero."
 
Malocchio annuì. "Ci sei andato abbastanza vicino. Come per la magia della Luce, lanciare incantesimi oscuri richiede che tu sappia sia come lanciare l'incantesimo sia il suo funzionamento. La differenza, tuttavia, è che devi capire e accettare anche le conseguenze dell'incantesimo oscuro che stai usando perché funzioni davvero. Se lanciassi la Maledizione Che Uccide, per esempio, anche conoscendone il funzionamento e sapendo che alla fine provocherà la morte di qualcuno, l’incantesimo non funzionerebbe se tu non fossi in grado di accettare quella morte."
 
Harry annuì lentamente. "Il punto, quindi, non è che non lo volevo abbastanza ma che non potevo accettare di causarle, realmente, quel dolore..."
 
Malocchio socchiuse gli occhi, sospettoso, ma concordò: "Molto probabilmente è andata così. Le persone allevate come maghi della Luce spesso fanno fatica ad accettare ciò che accadrà una volta lanciato l'incantesimo." Fece segno a Harry di alzarsi e gli indicò la parete davanti a loro. "Prova a lanciare l’incantesimo contro il muro." Ordinò.
 
Harry tossicchiò. "Ehm, che incantesimo dovrei provare?"
 
Malocchio grugnì. "Centum pugionis. E’ quell’incantesimo che ci ha portati a questo punto, no? Ne hai già visti gli effetti..."
 
"Diciamo che più che altro me lo sono preso addosso."
 
"… e sai come lanciare l'incantesimo. Non puoi danneggiare il muro; almeno non in maniera irreparabile."
 
Harry annuì e prese un profondo respiro, poi si concentrò sul muro e sussurrò: "Centum pugionis".
 
Una ventina di pugnali apparvero in aria e si mossero in direzione del muro. Scomparvero quando Malocchio colpì la parte posteriore della testa di Harry, facendogli perdere la concentrazione. "Ehi! Che cazzo fai?"
 
"Riprovaci." Ordinò Malocchio. "Danneggerai il muro. Fattene una ragione."
 
Harry digrignò i denti e si concentrò di nuovo sul muro. "Centum pugionis!" Disse di scatto, aggiungendo un colpetto in più al movimento della bacchetta.
 
Quasi un centinaio di pugnali andò a sbattere contro il muro.
 
Malocchio annuì. "Meglio. Di nuovo. Ed evita quel movimento in più."
 
Harry grugnì per indicare che aveva capito e provò di nuovo.
 
Tutti e cento i pugnali sbatterono contro il muro. Curiosamente sembrarono disegnare la forma di un uomo con una gamba di legno.
 
"Carino." Commentò Malocchio, guadagnandosi un’occhiataccia dal ragazzo mentre i pugnali svanivano. "Ora prova a lanciare l'incantesimo oscuro che non ti era riuscito."
 
Harry si girò verso l'uomo, incredulo. "Che cazzo…?"
 
Malocchio afferrò Harry e lo girò di peso in direzione del muro, ignorando il fatto che il ragazzo si fosse involontariamente irrigidito. "Lancialo Potter."
 
Harry guardò Malocchio per un momento, mentre paura e incredulità guerreggiavano nei suoi occhi. Alla fine, quando Malocchio si limitò a continuare a fissarlo, Harry si girò verso il muro, prese un respiro per farsi coraggio e sussurrò: "Crucio."
 
Quando la luce rossa andò a segno non successe nulla, ma nessuno dei due maghi si era davvero aspettato che un muro reagisse alla maledizione del dolore.
 
"In passato sei stato colpito dalla Cruciatus." Commentò Malocchio quando Harry si limitò a restarsene impalato, pallido come un morto.
 
Harry annuì. "Sì."
 
"Sai cosa si prova. Riesci ad accettare che, lanciando quella maledizione, sottoporrai qualcuno a tutto quel dolore?"
 
Harry deglutì e chiuse gli occhi. "Non lo so." Sussurrò.
 
"Bene.” Rispose Malocchio e Harry lo guardò sorpreso. "Potter, il giorno in cui saprai per certo di essere in grado di causare a qualcuno tanto dolore, sarà il giorno in cui ti darò la caccia. Ma finché ti fermi a pensare e ti poni delle domande..."
 
Harry annuì. "Ho capito."
 
Malocchio si allontanò dal ragazzo e con un colpo di bacchetta rispedì le sedie al loro posto. "Ora, vuoi imparare altri incantesimi oscuri?"
 
Harry ci rifletté per un momento poi scosse la testa. "Non oggi." Disse modificando il cenno di diniego. "Forse la prossima settimana."
 
Malocchio grugnì, poi fece cenno a Harry ti tornare nel suo solito angolo della stanza e tirò fuori la bacchetta per colpire il ragazzo con alcuni incantesimi.
 
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Harry ricevette una visita inaspettata durante le vacanze di Natale. Stava finendo la colazione quando Remus Lupin entrò nella Sala Grande. Il lupo mannaro sembrava esausto ma la sua espressione s’illuminò quando vide Harry e i suoi amici.
 
"Che cosa ci fa qui il professor Lupin?" Chiese Ron mentre masticava un boccone di uova strapazzate.
 
"Ronald, è disgustoso!" Mormorò Hermione, senza darsi la pena di alzare lo sguardo dal libro che aveva ritirato dalla biblioteca la sera precedente. Dal poco che Harry aveva visto di quel libro, riguardava l’Aritmanzia ed era stato pubblicato all’inizio dell’anno. Hermione, per com’era fatta, l'aveva ritirato non appena la biblioteca ne aveva ricevuta una copia, anche se non aveva davvero intenzione di prendere una maestria in quella materia.
 
Lupin si fermò vicino a Ron, che era curvo sul suo piatto. "Buongiorno a tutti.” Disse con un piccolo sorriso.
 
"Che cosa possiamo fare per lei, professore?" Chiese Hermione chiudendo educatamente il suo libro.
 
Lupin sembrò un po' a disagio. "Speravo davvero di parlare con Harry, in realtà. Per te va bene?"
 
Hermione e Ron fissarono Harry che sbatté le palpebre, sorpreso. "Ehm… certo?" Rispose il mago sotto quegli sguardi, massaggiandosi la nuca. Si chiese se Lupin fosse lì per qualcosa connesso al testamento di Sirius, poiché il defunto padrino di Harry aveva espresso il desiderio che, dopo la sua morte, Lupin diventasse ufficialmente il padrino di Harry, anche se il lupo mannaro non avrebbe mai potuto, legalmente, rivendicare quel titolo.
 
Il sorriso di Lupin si allargò appena e fece cenno a Harry di uscire dalla Sala Grande.
 
Stavano aspettando che una scala si spostasse, tra il quinto e il sesto piano, quando Harry chiese: "Non per essere scortese, signore, ma..."
 
"Vuoi sapere perché sono qui?" Rispose Lupin i cui occhi ambrati sembravano divertiti.
 
Harry fece una smorfia. "Sì."
 
Lupin fece un cenno verso la scala che si era finalmente fermata di fronte a loro ed entrambi si avviarono. "Mi è stato detto che hai visto il testamento di Sirius, giusto?"
 
Harry annuì e lanciò uno sguardo al lupo mannaro. "Sì. So che ti ha nominato mio padrino al suo posto."
 
Lupin annuì. "Speravo che tu fossi disposto a darmi una chance. Come tuo padrino intendo. Voglio dire, so che non potrò mai darti una casa in cui vivere - stai diventando un po' grande per quello, comunque - e non potrò mai sostituire Sirius ma se avessi bisogno di qualcuno con cui parlare, o... " Lupin deglutì e sembrò nervoso.
 
Harry impiegò un momento per rendersi conto che si erano fermati su una scala e che lui, immerso nei suoi pensieri, stava ancora fissando il lupo mannaro. La sua mente era un turbine di domande, speranze e paure. La sua stessa stupidità aveva portato alla morte di Sirius; Harry poteva arrischiarsi a lasciar entrare nella sua vita l’ex professore, solo per poi perderlo?
 
Prima che Harry riuscisse a riordinare completamente il caos delle sue emozioni, la sua bocca si aprì come di volontà propria e la sua voce disse: "Sì... io... penso che..." Harry deglutì e scoprì che aveva di nuovo il controllo della sua bocca e della voce. "Mi piacerebbe." Concluse.
 
Il sorriso con cui Lupin gli rispose valse ogni momento d’incertezza.
 
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Harry era seduto con Hermione a fare i compiti; Ron si era affrettato a finirli prima di loro, come se avesse altro da fare, e gli altri due membri del trio si erano scambiati un’alzata di sopracciglia, poi entrambi si erano stretti nelle spalle ed erano tornati al loro lavoro.
 
"Credo che Remus verrà in visita, questo fine settimana." Disse Harry appoggiando la penna e stiracchiandosi.
 
Hermione gli sorrise. "Sono contenta che voi due andiate d’accordo. Sembri più felice di quanto tu non lo sia stato da..."
 
"Dalla fine dello scorso anno scolastico." Concluse Harry per lei. Hermione era sempre attenta a non menzionare quel periodo e, sebbene quel comportamento a volte spingesse Harry a rubare la fiaschetta di alcol di Malocchio, le voleva bene anche per quello, specialmente nei giorni in cui si svegliava dagli incubi e non voleva che nessuno gli ricordasse la parte che aveva avuto in quel disastro.
 
"Sono felice per te." Disse Hermione.
 
"Grazie." Rispose Harry sorridendo. "Mi piace l’idea di avere un padrino."
 
Hermione aprì la bocca per rispondere ma il buco del ritratto si aprì in quel momento e Ron inciampò dentro, rosso come i tulipani tra le sue braccia e ansimando per riprendere fiato. Seamus e Dean entrarono dopo di lui, sorridendo come se sapessero che stava per succedere qualcosa.
 
"Non può essere nulla di buono." Gemette Harry sfregandosi la faccia.
 
Hermione porse distrattamente a Harry il fazzoletto che teneva con sé per rinfrescare la sua cicatrice e Harry se lo portò alla fronte, grato, mentre Ron camminava rigidamente verso il loro tavolo. S’immobilizzò per un momento, fissando Hermione, poi tese i fiori e disse tutto d’un fiato: "HermioneGrangervorrestiesserelamiaragazza?"
 
Il silenzio cadde sulla Sala Comune e tutti si misero a fissare Ron, in evidente imbarazzo, o a guardare Hermione per sapere che cosa avrebbe risposto.
 
"Puoi… ripetere…?"
 
Ron sembrava sul punto di avere un infarto, così Harry si rese utile traducendo: "'Mione, sono abbastanza sicuro che ti stia chiedendo di uscire con lui."
 
Ron annuì con la testa in maniera piuttosto violenta.
 
Hermione sbatté le palpebre, sorpresa, poi allungò la mano e prese i fiori. "Mi piacerebbe, Ron."
 
Ron cadde sulla sedia più vicina con un respiro di sollievo mentre gli altri, nella Sala Comune, applaudivano o fischiavano, a seconda della simpatia che provavano per i due coinvolti.
 
Harry sorrise e raccolse i suoi libri. "Vi lascio soli." Dichiarò prima di spostarsi verso Neville, che gli stava già facendo posto. "Ehi, Nev."
 
"Ehi, Harry." Rispose Neville. "Allora, quanto pensi che dureranno?"
 
"Tre settimane." Disse Harry senza indugi.
 
"Gliene do una." Commentò Dean mentre lui e Seamus si univano ai compagni di stanza.
 
"Io dico un giorno." Disse Seamus.
 
"Tu che cosa ne pensi, Nev?" Chiese Harry, tornando a rivolgersi al più silenzioso tra i ragazzi del sesto anno.
 
Neville sorrise alla nuova coppietta. "Gli do un mese."
 
Harry si tolse un galeone di tasca e lo mise al centro del tavolo. "Scommettiamo."
 
Gli altri tre aggiunsero rapidamente un galeone a testa, poi convinsero Ginny a tenere i soldi fino a quando la scommessa non fosse finita.
 
"E se nessuno di voi vincesse?" Chiese Ginny. "E se, per esempio, non si separassero?"
 
"Se succede, cambierò il mio nome in Tom Riddle." Ribatté Harry alzando gli occhi al cielo.
 
"È un modo di dire, in Potterese, per ‘quei due non dureranno’?" Chiese Seamus.
 
"In pratica sì." Concordò Ginny, infilandosi in tasca i quattro galeoni e la pergamena dove aveva segnato le loro scommesse.
 
"Allora sì. Concordo con Harry."
 
Harry sbuffò.
 
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Alla fine fu Neville ad andarci più vicino; mancavano due ore al mesiversario di Ron e Hermione quando Ron disse qualcosa di stupido che, naturalmente, diede inizio a un litigio che mise fine alla loro relazione.
 
"Peccato per voi, ragazzi." Disse Ginny consegnando i quattro galeoni a Neville.
 
"Ah, va bene." Disse Seamus che era stato il primo a finire fuori gara.
 
"È stato divertente." Concordò Harry.
 
"Ci ha reso la vita interessante." Aggiunse Dean. "Ora che cosa faremo per divertirci, nei prossimi tre mesi?"
 
"Potremmo scommettere sull’identità del nuovo fidanzato di Shay." Suggerì Harry, sorridendo al ragazzo irlandese.
 
Seamus soffocò e fissò Harry a occhi sgranati. "Come hai fatto a…"
 
"Non lo sapevo," rispose Harry con occhi scintillanti "ma hai rotto con quel ragazzo di Corvonero la scorsa settimana, e di solito te ne trovi uno nuovo entro quattro giorni."
 
"Allora, chi è?" Chiese Ginny appoggiandosi al loro tavolo.
 
"Nuh-uh. Non lo dirò ad anima viva."
 
"Ci limiteremo a dire a Harry di seguirti ovunque." Decise Dean.
 
"Ragazzi!"
 
Harry sbuffò davanti allo sguardo terrorizzato di Seamus. "Se giuro di non pedinarti, prometti di dircelo dopo averlo scaricato?"
 
"Harry!" Si lamentò Ginny.
 
Seamus deglutì e annuì. "Prometto. Sul mio onore di Grifondoro."
 
"Prometto che non ti pedinerò." Rispose Harry. " Sul mio onore di Grifondoro."
 
Dean e Ginny gemettero entrambi.
 
"Dalla velocità con cui Seamus cambia ragazzo, lo sapremo entro il compleanno di Ron, la prossima settimana." Commentò Neville.
 
"Molto vero." Concordò Dean.
 
Seamus sospirò e si coprì la faccia con le mani.
 
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Harry restò alzato fino a tardi per giocare a Spara Schiocco con Ron, quando la videro.
 
"Quella è... una luce nella foresta?" Chiese Harry dopo aver visto un bagliore con la coda dell'occhio.
 
"Probabilmente è solo Hagrid." Mormorò Ron pulendosi la faccia bruciacchiata. "Ti va un’altra partita Harry?"
 
Harry non rispose, troppo occupato a contare le luci che scintillavano tra gli alberi. Dodici... quattordici... sedici... ventitré? Merda!
 
"Harry?" Chiese di nuovo Ron, avvicinandosi alla finestra. Guardò giù verso gli alberi e gli si mozzò il respiro. "Non è Hagrid."
 
Harry strinse le labbra, pensieroso, poi estrasse la sua moneta dell’Esercito di Silente e cambiò la scritta in: ‘MM in Foresta. Atrio 10min.' (*)
 
Ron estrasse la moneta e la fissò per un istante prima di rimetterla in tasca. "Harry, non possiamo affrontare così tanti Mangiamorte!" Sibilò.
 
"Tutto quello che dobbiamo fare, è tenere chiuse le porte." Sussurrò Harry.
 
"Diciamolo agli insegnanti! Possono fortificare la scuola!"
 
"Ci vorrà tempo per fortificare completamente la scuola e, per allora, saranno già qui!" Sussurrò Harry con rabbia, indicando il punto dove le luci stavano iniziando a uscire dalla foresta.
 
Ron abbassò lo sguardo sulla fila di luci che si stava dirigendo verso di loro, poi annuì e si spostò in fretta verso il buco del ritratto, dove si stavano radunando gli altri Grifondoro appartenenti all’Esercito di Silente.
 
Hermione prese in mano la situazione prima che Harry si fosse avvicinato a sufficienza. "Willard Harcourt, torna nel tuo dormitorio." Ordinò all'unico secondo anno del gruppo. Il ragazzo sembrò arrabbiarsi un po’ ma risalì le scale. Hermione si rivolse ai quattro studenti del terzo anno. "Ho bisogno che voi quattro andiate a chiamare gli insegnanti; spiegategli quello che sta succedendo." I ragazzini annuirono e si precipitarono fuori dalla porta e, a quel punto, Hermione si girò verso Harry. "Cambia la scritta sulle monete, in modo che chiunque sotto il quarto anno resti fuori dal combattimento."
 
Harry annuì ed eseguì rapidamente, poi segnalò a Hermione di fare strada.
 
Sul percorso s’imbatterono nel gruppo dei Corvonero. Avevano costretto i loro studenti del quarto anno a tornare indietro, così come avevano fatto per quelli del terzo e del secondo anno.
 
Hermione cedette il comando a Harry non appena raggiunsero il secondo piano, e lui si affrettò ad avanzare in testa al gruppo per condurli a destinazione.
 
Quando raggiunsero l'atrio, alcuni Mangiamorte avevano già raggiunto le porte d’ingresso ma i Tassorosso stavano riuscendo a trattenerli e, all’arrivo dei Grifondoro e dei Corvonero, li respinsero fuori dalla scuola.
 
Non appena le porte furono richiuse, la Capo Casa fece scattare le serrature per tenerle bloccate. Harry e Hermione diedero le disposizioni necessarie e l’Esercito di Silente si divise per coprire tutte le finestre del piano terreno, seguendo gli ordini e assicurandosi di poter sempre controllare la posizione di altri due membri. Harry poi condusse i suoi due migliori amici, Ginny, Luna e Neville nella Sala Grande, dove si sparpagliarono per controllare le finestre e la porta che dava sui giardini.
 
Quando i professori scesero nell'atrio, la porta d'ingresso era sbarrata e l’Esercito di Silente era in attesa. Quelli vicino all'ingresso sentirono mentre la professoressa McGranitt ordinava agli altri professori di dividersi tra i vari piani del castello, nel caso in cui i Mangiamorte pensassero di entrare usando le scope. Forse fu anche sentita lamentarsi dello scarso tempismo con cui il Preside si era allontanato dal castello.
 
Un’ora dopo tutti i presenti avevano cominciato a rilassarsi, quando Marietta Edgecombe si precipitò nella Sala Grande con uno sguardo da pazza. Si diresse verso la porta che dava sul giardino, ignorando le domande degli altri membri dell’Esercito di Silente. Aveva appena afferrato il catenaccio per aprirlo quando Cho Chang irruppe nella Sala. "No! Fermatela! Li farà entrare!"
 
Sei Stupeficium colpirono la schiena di Marietta ma non prima che riuscisse a sbloccare il catenaccio. Il suo corpo fu sbattuto violentemente contro il muro dietro la porta mentre i Mangiamorte si riversavano all’interno, lanciando maledizioni a destra e a manca.
 
I sei studenti che si trovavano già nella stanza riuscirono a ripararsi dietro alcuni tavoli per proteggersi, ma Cho si ritrovò in campo aperto e cadde sotto una maledizione color oro lanciata dal quarto attaccante che era entrato.
 
"Dimenticatevi di Cho." Ordinò Harry digrignando i denti e lanciando maledizioni da sopra il bordo del tavolo, in direzione della porta. "Se arrivano nell'atrio siamo fregati."
 
Gli altri studenti annuirono, senza commentare, e tutti lanciarono maledizioni come se la loro vita dipendesse da quello. Offrirono una copertura sufficiente perché alcuni dei membri dell’Esercito di Silente, che avevano seguito Cho, riuscissero a trasportare in fretta il suo corpo fuori dalla Sala Grande, mentre altri si unirono ai difensori, dietro ai tavoli che Ron e Hermione avevano ribaltato per farsi scudo.
 
Stavano tutti iniziando a essere troppo stanchi per continuare quando Harry ebbe un'idea e sperò di riuscire a metterla in pratica. "Copritemi." Sussurrò a Hermione e Neville, che s’inginocchiarono ai suoi fianchi.
 
"Che cosa vuoi fare?" Sibilò Hermione, mentre lei e Neville si alzavano per dare copertura a Harry durante il suo folle attacco.
 
"Qualcosa di leggermente stupido." Ammise Harry, poi balzò in piedi e lanciò silenziosamente la Maledizione dei Cento Pugnali. Prima che Harry potesse tornare al riparo, la potenza di fuoco dei Mangiamorte diminuì notevolmente e loro poterono intuire, della confusione dei loro avversari, che alcuni dei Mangiamorte erano caduti.
 
"Che cosa hai appena fatto?" Sussurrò Hermione sbarrando gli occhi.
 
Harry sorrise cupamente. "Niente d’illegale." Garantì, poi lanciò un'occhiata oltre il bordo del tavolo e lanciò un paio di Schiantesimi ai nemici in vista.
 
"'Niente d’illegale'?" Strillò Hermione.
 
"Ritirata!" Sentirono gridare dalla parte dei Mangiamorte. "Ritirata!"
 
"Restate giù!" Urlò Harry a un paio di Tassorosso eccitati.
 
"Ma stanno scappando!" Urlò in risposta una di loro e mise di nuovo la testa fuori dal tavolo.
 
Ginny allungò la mano e tirò indietro la ragazza, riportandola sotto la copertura, proprio mentre un incantesimo passava vicino alle loro teste. "Non se ne sono ancora andati, idiota."
 
Harry accennò a Ron e Luna, che erano alle estremità opposte del tavolo, di controllare contemporaneamente per accertarsi della situazione. Entrambi annuirono e Harry fece un silenzioso conto alla rovescia, poi tutti e due diedero una rapida occhiata verso l’esterno.
 
L'altro lato della sala era vuoto e la porta sul giardino era spalancata.
 
Harry fece segno a Ron e Luna di avvicinarsi alle estremità dei tavoli. Dovevano assicurarsi che non ci fossero Mangiamorte ad attenderli sull’atro lato della Sala. Entrambi annuirono di nuovo e lentamente si avvicinarono ai bordi, tenendosi bassi. Nel frattempo Harry lanciò un incantesimo silenziante sui suoi piedi, poi saltò oltre il tavolo e iniziò a farsi strada attraverso le macerie. Dietro di loro, Hermione, Neville e Ginny trascinarono gli altri membri dell’Esercito di Silente in una conversazione su ciò che avrebbero dovuto fare ora, intenzionalmente coprendo eventuali rumori accidentali prodotti dai tre compagni che si stavano esponendo.
 
Sul lato opposto della Sala, tutto taceva. Harry, Ron e Luna riuscirono a eseguire il controllo in sicurezza e verificarono rapidamente che i restanti Mangiamorte fossero morti o storditi.
 
"Quale incantesimo ha fatto questo?" Sussurrò Ron fissando i cadaveri sanguinanti, leggermente nauseato.
 
Harry si voltò, chiuse a chiave la porta sul giardino, poi controllò Marietta. Chiuse gli occhi per il rammarico quando scoprì che era morta, ma non ne fu sorpreso.
 
"Tenete lontani i ragazzi più giovani." Sbottò Ron rabbioso e Harry si guardò attorno vedendo gli studenti che uscivano dai loro ripari e cominciavano a far capolino dall’atrio in direzione della Sala Grande.
 
"Lo spettacolo è finito." Scattò Piton mentre entrava nella stanza. "Andate ai vostri dormitori. Adesso."
 
Nessuno osò sfidare l’iracondo professore di Pozioni, così tutti si voltarono e sciamarono via.
 
"Potter, Granger, Weasley, restate." Ordinò Piton. Dopo un attimo aggiunse: "Intendo il signor Weasley. Ritorna nel tuo dormitorio, signorina Weasley."
 
Mentre l'ultimo degli studenti usciva, le professoresse McGranitt, Sprite e il professor Vitious si affrettarono a entrare.
 
"Hermione, non venire qua." La supplicò Ron mentre l'ultima del trio dei Grifondoro si avvicinava al tavolo che le bloccava la vista.
 
Hermione deglutì e, determinata, fece un passo avanti. Non appena vide la fila di corpi boccheggiò poi, soffocata, si affrettò a tornare dietro al tavolo per vomitare. Ron corse da lei, tenendole i capelli e massaggiandole la schiena.
 
Harry si chinò e raccolse Marietta tra le sue braccia, rifiutandosi di lasciare la Corvonero a marcire tra le fila dei Mangiamorte. Quando spostò il suo corpo dal muro, la manica della ragazza scivolò indietro e lui strinse gli occhi alla vista del Marchio Nero. "Merda." Sussurrò tra i capelli biondo rossiccio della ragazza ma la portò comunque lontana dalle file di volti mascherati, che sembravano sorridergli come se stessero partecipando a un qualche gioco demenziale.
 
I professori rimasero in orripilato silenzio sul fondo del tavolo mentre Harry li sorpassava. Nessuno di loro vomitò come aveva fatto Hermione, ma dopotutto erano sopravvissuti alla prima guerra. Sembravano comunque nauseati.
 
Harry si fermò accanto al corpo accasciato di Cho e posò delicatamente Marietta accanto a lei. Un rapido controllo gli mostrò che anche Cho era morta e Harry chiuse gli occhi per un momento, intorpidito. Perché tutti quelli che mi stanno vicino muoiono? Si chiese.
 
Si alzò per allontanarsi ma poi si fermò e guardò di nuovo le due ragazze morte. Lentamente s’inginocchiò di fronte a loro e toccò delicatamente la piccola porzione del Marchio Nero che s intravedeva sotto la tunica strappata di Marietta: :Vattene.: Sussurrò al tatuaggio, sperando che ubbidisse al suono della lingua che solo lui e il creatore del Marchio potevano parlare. :È morta. Vattene.:
 
Il tatuaggio si contorse un po’ e poi, con grande sollievo di Harry, scomparve.
 
:Grazie.: Disse, poi si rialzò e tornò nella Sala Grande.
 
"Comunque, che tipo d’incantesimo può fare una cosa del genere?" Stava domandando la professoressa Sprite quando Harry fu a portata d’udito.
 
Sopra la testa della Sprite Harry incrociò lo sguardo oscuro di Piton. L'uomo conosceva quell'incantesimo e, probabilmente, poteva immaginare chi lo avesse lanciato. Harry si chiese se Piton avrebbe risposto agli altri Capi Casa o se li avrebbe lasciati a domandarsi quale ragazzino si stava dedicando alle Arti Oscure; c'erano quasi venti studenti dietro il tavolo, sul fondo della Sala distrutta.
 
"Non è una magia di Luce." Squittì Vitious. "Severus, conosci questo incantesimo?"
 
Piton osservò di nuovo il punto, proprio alle spalle degli altri professori, dove si trovava Harry. Nei suoi occhi c’era una domanda silenziosa: "Che cosa farai ora?"
 
"È la maledizione dei cento pugnali." Rispose Harry, notando con la coda dell'occhio che Ron stava ancora assistendo Hermione.
 
"E come lo sai, signor Potter?" Chiese la McGranitt.
 
Harry strinse le labbra per un lungo momento poi rispose: "Sono io che l'ho lanciata."
 
Quando i tre professori votati alla Luce cercarono tutti, contemporaneamente, di negare con vigore quello che avevano appena sentito, il loro ruggito fu assordante. Hermione parve nauseata e Ron iniziò ad assumere un colore rosso sul viso, cosa che succedeva sempre quando stava per mettersi a urlare. L'unico silenzioso era Piton, che si limitò ad aggirare il tavolo per poi lanciare incantesimi in modo da ripulire il caos nella Sala. Harry pensò che Piton stesse facendo la cosa giusta, per una volta, ma lui era troppo impegnato a farsi urlare in faccia per poterlo aiutare.
 
Alla fine fu Hermione a riuscire a quietare le urla: poco dopo che Ron aveva iniziato a dire che Harry stava diventando un mago oscuro - Un incantesimo Oscuro non mi rende un mago Oscuro, Ron, avrebbe voluto puntualizzare Harry - Hermione emise un terribile gemito e si strinse la testa tra le mani, mentre le lacrime le scorrevano sul viso.
 
Harry si affrettò a raggiungerla e la avvolse in un abbraccio, lanciando un'occhiataccia al suo migliore amico e ai tre insegnanti che avevano urlato. "Se avete finito, penso che Hermione abbia bisogno di andare in infermeria." Disse freddamente.
 
Tutti gli insegnanti parvero a disagio, così fu Piton a ordinare: "Weasley, porta Granger da Madama Chips. Potter, vieni qua e ripulisci questo disastro."
 
Harry passò silenziosamente accanto a Hermione e a Ron, che era ancora imbarazzato, poi aggirò il tavolo e cominciò a lanciare incantesimi per ripulire il sangue. Dopo un po' gli altri professori si avvicinarono per aiutare.
 
Quando gli Auror arrivarono, passando dall’ingresso principale, i quattro professori e Harry avevano risistemato la Sala per far sembrare che i Mangiamorte fossero morti a causa di uno dei supporti del soffitto, che era caduto su di loro; in quel modo nessuno avrebbe mai potuto scoprire che Harry aveva messo fine alla battaglia usando una Maledizione Oscura. Una Maledizione legale, ma comunque Oscura.
 
Dopotutto il-ragazzo-che-è-sopravvissuto non userebbe mai la Magia Oscura.

 

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NOTA DELL'AUTRICE:
Spiegazione degli incantesimi (Per rimanere fedele agli incantesimi originali di Jo, non ho usato esattamente la grammatica corretta, per gli incantesimi.):
Centum pugionis - significa "cento pugnali" in latino. Maledizione dei cento pugnali
Questa maledizione Oscura evoca cento pugnali e li scaglia contro l'avversario. Un mago poco abile o esitante di solito riesce a evocarne meno di un centinaio, ma taglieranno comunque come veri pugnali. Un mago veramente abile può dirigere ogni pugnale su un obiettivo specifico già al momento del lancio. L’uso di questa maledizione è limitato dal Ministero.
 
NOTA DELLA TRADUTTRICE:
(*) In originale era ‘DEs in Forest. Ent. Hall 10m’ dove DE sta per Death Eater (Mangiamorte). Per esteso sarebbe ‘Mangiamorte nella foresta. Ci troviamo nella sala d’ingresso fra 10 minuti’. Ho abbreviato in ‘MM in Foresta. Atrio 10min.' ma metto questa nota perché non sono certa che sia comprensibile…

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