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Autore: LatazzadiTea    16/07/2020    22 recensioni
Dal testo: Violet era la persona più sola che avesse mai conosciuto, per questo andava protetta. Invece, accecato dalla propria arroganza Dietfried l'aveva presa e strappata alla sua terra, pagando quella scelta disumana con la vita dei suoi uomini. Così, comprendendo solo troppo tardi la gravità di quell'errore, al fratello non era rimasto altro che sbarazzarsene.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claudia Hodgins, Dietfried Bougainvillea, Gilbert Bougainvillea, Violet Evergarden
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap.1

Chi scrive lettere su richiesta, andrà ovunque lo si richieda.




"Cosa? Dietfried Bougainvillea mi ha richiesta come Bambola?", domandò stupita Violet.

"Sì, Violet, proprio lui...", le confermò stranito Claudia Hodgins.

Nella sala dove le Bambole di scrittura automatica battevano a macchina per i loro clienti scese il silenzio. Iris, Erika e Cattleya si guardarono esterrefatte, mentre Claudia osservava preoccupato l'enigmatica espressione di Violet dopo aver appreso la notizia. Erano passati quattro anni da quando la giovane aveva iniziato a lavorare presso la sua società come Bambola, e d'allora ne era passata di acqua sotto i ponti, pensò Hodgins. La piccola reduce che ricordava con tanta tenerezza non c'era più, al suo posto v'era una giovane donna adesso. Dopo tanta sofferenza Violet era riuscita a trasformarsi in una delle migliori Bambole di scrittura automatica che avesse mai conosciuto: la gente adorava le sue lettere. Era riuscita a comprendere i sentimenti umani proprio grazie a quelle persone, condividendo insieme alle loro vicissitudini anche le stesse emozioni. Ogni storia le aveva fatto provare una cosa diversa, insegnandole cosa fossero il rimpianto e la tristezza, o semplicemente la gioia, come quella ch'era facile trovare nello sguardo di un amico quando lo si incontrava per strada. Erano state tutte quelle emozioni a toccarle il cuore, facendole finalmente comprendere cosa fosse l'amore. Eppure, malgrado fosse cambiata, quell'inaspettata richiesta sembrava averla turbata al punto da farla precipitare nuovamente nel passato.

Dopo un primo istante di incredulità, infatti, lei aveva acconsentito.

Accettando quel lavoro senza la minima esitazione, Violet sembrava improvvisamente tornata indietro con gli anni. Sapeva perfettamente quanto incontrare quell'uomo la ferisse, eppure, non avrebbe mai disatteso al suo dovere. Claudia l'aveva vista scurirsi in volto per quello, mentre abbandonava le braccia artificiali lungo i fianchi come ad arrendersi. Dopo, tornò sull'attenti quasi subito, come fosse l'ennesimo ordine da rispettare.

"Naturalmente, sei sempre libera di rifiutare...", affermò pensieroso Hodgins.

"Nossignore! Comunichi al Capitano Bougainvillea che sono lieta di accettare. Sono mesi che non vado sulla tomba del Maggiore Gilbert: ne approfitterò per fargli visita lungo la strada...", aveva aggiunto invece lei, stringendo delicatamente fra le dita d'acciaio il suo unico tesoro.

La spilla color smeraldo donatale da Gilbert molti anni prima, aveva lo stesso riflesso amaro della sua perdita. Violet l'aveva guardata spesso in cerca dei suoi occhi, quasi sperasse ancora di vederli o ritrovarli in un ricordo. Pensandoci, anche Dietfried aveva gli occhi verdi, sebbene i suoi fossero meno gentili di quelli del fratello. Capiva solo ora quanto quell'uomo dovesse averla disprezzata sia da bambina che dopo: d'altronde, lei non aveva portato altro che morte nella sua vita. Era comprensibile che la odiasse, si disse Claudia. Ciò che l'ex soldato proprio non capiva, invece, era come gli fosse venuto in mente di chiamare proprio Violet fra le tante brave e talentuose bambole a sua disposizione.

"Bene, comunicherò la tua decisione al cliente entro sera... Ah, Violet, nel caso non dovessi ripensarci devi sapere che sarà lui a venire a prenderti. Resterai presso la sua abitazione per il tempo necessario, così non dovrai preoccuparti dell'alloggio..." , l'avvertì lui, decisamente seccato.

"Come preferisce... Quando devo partire?", volle sapere Violet prima di congedarsi.

"Domattina presto! La corazzata del capitano attraccherà al porto di Leiden all'alba, fa in modo di essere pronta per quell'ora... ", finì di dire Hodgins.

Violet si era poi allontanata, accennando un sorriso. Il più falso che avesse mai visto in vita sua, pensò Claudia, rivolgendo una fugace occhiatina d'intesa a Cattleya e alle altre. Quel losco individuo tramava qualcosa, lo sentiva.






Violet era rientrata di corsa nella sua camera: quella di sempre, la piccola e spoglia stanzetta che Hodgins le aveva permesso di occupare alla società postale senza farle pagare l'affitto. Si era seduta poi sul letto, perdendosi ad accarezzare l'intessitura di quelle lenzuola profumate e lavate di fresco, mentre la lieve brezza che spirava da sud portava con se il sapore del mare. In realtà, quella non era una vera partenza. Non si sarebbe dovuta imbarcare, né prendere il treno come quando doveva lasciare Leiden per raggiungere qualcuno. Riflettendoci, non avrebbe nemmeno dovuto lasciare la città dal momento che i Bougainvillea vivevano lì, sebbene la loro grande abitazione fosse completamente circondata dalla campagna. La ricordava vividamente quella casa, come altrettanto bene ne rimembrava la padrona. L'anziana madre di Gilbert - il suo adorato Maggiore - malgrado il suo dolore, un giorno l'aveva accolta. E non si era limitata solo a quello: dicendole che non l'aveva mai ritenuta responsabile della tragica scomparsa del figlio, l'aveva anche assolta.

Per Dietfried invece, seppur si fosse ammorbidito dopo l'incidente del treno, era diverso: era certa che l'uomo non l'avesse ancora perdonata. Anche se da quel giorno aveva effettivamente smesso di maltrattarla, l'intensità dell'odio che traspariva dal suo sguardo quando la guardava era ancora così forte dall'essere inequivocabile. Ed era proprio quello a confonderla, a renderle impossibile capire perché, pur potendo evitarlo, avesse comunque scelto di ingaggiarla. Cosa gli passava per la mente? Ma soprattutto, a chi mai poteva voler scrivere un uomo simile? A un vecchio compagno d'armi? Forse a un amico, o a una possibile amante? Ripensandoci, lei quella risposta forse già c'è l'aveva: Dietfried Bougainvillea era la persona più cinica e fredda che avesse mai incontrato, non avrebbe mai potuto aprire il suo cuore a nessuno, tanto meno a una come lei, arrivò a concludere.

Tuttavia, poco dopo arrossì, sopraffatta da mille dubbi e altrettante incertezze. Violet faticava ancora parecchio ad accettare se stessa: cercare di comprendere uno a uno tutti i nuovi sentimenti che provava, la metteva sempre davanti a un bivio. Si domandò cosa le avrebbe portato quella decisione, sebbene accettare, in quel momento le fosse parsa la cosa più facile. Era eccitata e spaventata al tempo stesso, ammise con se stessa. Oltre la paura c'era l'ansia di iniziare una nuova avventura e in tutta onestà, era curiosa. Voleva sapere cosa l'attendesse ancora fuori da quella porta, e non c'era occasione più giusta di quella per scoprirlo, si disse, sprofondando nel materasso e fra i cuscini in attesa di dormire.






Violet scese in anticipo, attratta dal profumo della colazione che Erika, Iris e Benedict avevano l'abitudine di preparare sempre al mattino. Sarebbe dovuta uscire presto, così s'affrettò a bere almeno una tazza di caffè prima di mettere piede fuori dalla porta; l'auto dell'uomo infatti non tardò, e nel silenzio più totale l'autista si premurò di caricare in macchina sia la sua valigia che l'ombrellino da sole. Dietfried Bougainvillea portava con sé lo stesso odore ferroso della sua nave da guerra, fu con quello spirito nel cuore che Violet gli sedette accanto senza emettere un suono.

"Vedo che abiti ancora qui: quell'avido sfruttatore di Claudia Hodgins non ti paga abbastanza?" , aveva infatti esordito Dietfried, odioso come sempre.

"Sono stata io a chiedergli di restare nell'edificio che ospita le poste, e la paga di bambola automatica di scrittura che mi viene corrisposta è del tutto in linea col mio contratto... Inoltre, l'ex Tenente Colonnello Hodgins, riscattò al mercato nero la spilla che mi regalò il Maggiore pagando di tasca sua, perciò, temo che quel termine non gli si addica affatto, signore...", replicò immediatamente lei, sentendo il cuore rimbalzarle nel petto.

"Quindi, stai risparmiando?", continuò lui senza neanche scomporsi.

"Esatto. Restituirò al Sig. Hodgins fino all'ultima monetina spesa, dopodiché, pur continuando a scrivere per la sua società, mi metterò in viaggio..." aggiunse con determinazione Violet.

"In viaggio? E per dove ragazzina?", volle stranamente sapere l'ufficiale di marina.

"Per Gardarik, Capitano.", lo informò lei, ricambiandone spavalda lo sguardo.

"Potresti trovare solo macerie laggiù, lo sai vero?", le aveva semplicemente ricordato l'uomo.

"Sì, ne sono perfettamente consapevole..." , assentì la giovane, rabbuiandosi in volto.

Come inizio non c'era male, si disse Violet, tornando a fissare pensierosa il panorama fuori dal suo finestrino. Che c'era di sbagliato in lei? Non sapeva cosa, ma ogni volta che vedeva quell'uomo qualcosa la induceva a cercarne in qualche modo l'approvazione. Non aveva parlato con nessuno del suo progetto di tornare al Nord in cerca di informazioni sul Maggiore, né con Cattleya - di cui si fidava ciecamente - né con Benedict o le altre sue compagne, Iris ed Erika. Visitare quel posto col Sig. Hodgins qualche anno prima purtroppo non l'aveva portata a niente, tutto quello che sapeva sul Maggiore era che il suo corpo era svanito nel nulla, lasciando dietro di sé solo una tomba vuota su cui piangere.

Dietfried non aveva aggiunto più nulla, chiudendo gli occhi e restandosene in silenzio quasi si fosse assopito. Non dovendone più sostenerne lo sguardo severo e contratto Violet aveva potuto finalmente guardarlo bene in faccia, finendo per fissarlo. Era stupefatta dalla grande somiglianza esistente col Maggiore: se non fosse stato per la pettinatura e il piccolo neo che il Capitano aveva accanto all'occhio sinistro, avrebbe potuto confonderli. Come potessero due persone tanto simili essere al contempo tanto diverse non sapeva spiegarselo: se in Gilbert aveva sempre trovato un alleato, in Dietfried non aveva visto altro che un nemico da sconfiggere.

"Sembri cresciuta, quanti anni hai adesso?", le domandò proprio lui, aprendo gli occhi improvvisamente.

"Dovrei averne diciotto... In effetti, essendo un'orfana, non ho modo di saperlo con certezza.", esitò a rispondere Violet, trasalendo.

"So' esattamente cosa sei, signorina Evergarden... Ad ogni modo, ci tenevo a informarti che il tuo vero cliente non sono io, ma mia madre, la Signora Bougainvillea... ", le aveva freddamente chiarito Dietfried.

Nonostante il filo di disprezzo con cui l'uomo aveva pronunciato quelle prime parole, la notizia che ne seguì la illuminò di una gioia immensa seppur la ragione di tanta segretezza le sfuggisse.

"Vostra madre? La madre del Maggiore ha chiesto di me? Non capisco, perché non dirlo subito? Non avrei mai rifiutato di lavorare per lei... ", ribatté infatti Violet.

"Onestamente? Mi sono fatto la stessa domanda... Comunque sia, farti credere che fosse stata una mia idea è opera sua: potrai chiarire l'equivoco direttamente con lei quando la vedrai, d'altronde, il mio unico compito era accompagnarti alla villa...", ammise Dietfried.

Violet si portò una mano al petto, sentendo il cuore nuovamente in subbuglio. Quella nuova intensa emozione le colorò di vermiglio le guance turgide e piene, facendone risplendere gli occhi già azzurrissimi.

"Se è così, allora la metterò al corrente, Signore! La prego solo di fermarsi presso un negozio di fiori o di dolciumi, non posso presentarmi a casa della Signora a mani vuote...", replicò lei.

"Non credo sia necessario, ragazzina. Non sei una mia sottoposta, e in più, la tua non è una visita di cortesia!", la murò Dietfried.

"Ci tengo a ricordarle che il mio lavorò consiste anche nell'interagire coi famigliari del cliente, per la riuscita di una buona lettera. Lavoro che, fra l'altro, inizierà solo quando comincerò a battere a macchina. Né prima, né dopo, Capitano Bougainvillea!", ci tenne a precisare Violet.

Era felice di non essersi fatta intimidire da quell'uomo tanto arrogante, tuttavia, nell'attesa di sentirlo recriminare Violet si preparò al peggio.

"Che sfacciataggine! Certo che ne hai di fegato... ", aveva invece finito per ridacchiare lui, distendendo finalmente i tratti nervosi e contratti del viso.

Era come se il mondo avesse preso a girare nel verso sbagliato, si disse Violet, osservandolo ridere di gusto per la prima volta in vita sua. Com'era possibile? Da quando Dietfried era capace di farlo?
   
 
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