Anime & Manga > Rossana/Kodocha
Ricorda la storia  |      
Autore: Laviestar    18/07/2020    2 recensioni
Alle volte serve semplicemente un po' di coraggio per portare alla scelta consapevole di stare bene.
Akito si sentiva importante, si sentiva necessario, si sentiva fortunato.
!Post Deep Clear!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia è nata per una sola ragione: per augurare un felice compleanno ad un'amica che adora Kodocha! ♡♡
​Kodocha è stato il mio primo manga, ma nonostante quest'amore, non avevo mai scritto nulla su questa serie.
Spero in un risultato accettabile. XD
 
Ancora tanti auguri Miss_MZ93
♡  

***


The Lucky One.


-Ci sarete stasera?-

Lesse la mail di Tsuyoshi con sguardo perso, mentre un brivido di freddo gli scese lungo alla schiena.
Come poteva dirgli in modo carino che non ricordava assolutamente di cosa stesse parlando?
C’entrava forse col fatto che quella mattina avesse portato Sari a casa della Signora Kurata?

Improvvisamente ebbe chiaro tutto quanto, ricordò che dovevano vedersi con i loro vecchi amici per una sorta di tranquilla rimpatriata senza figli, ecco perché quella mattina aveva portato la bambina a casa della suocera.


«Mia madre mi ha chiesto a che ora abbiamo intenzione di portarle la sua nipotina prediletta.» 

«Dobbiamo portare Sari da tua madre?» Replicò deglutendo a fatica.

«Così dice.» Rispose Sana facendo spallucce e alzando le braccia, «Avevamo impegni per stasera?» Domandò confusa guardando il marito.

«Non ricordo.»
Non ricordava assolutamente se avessero preso degli impegni per quella sera.
Le giornate tra famiglia e lavoro trascorrevano alquanto frenetiche a casa Hayama, forse anche per quello avevano scordato cosa dovevano fare?

«Forse avevamo in programma qualcosa che poi è saltato?» Cercò di raccapezzarsi Sana, «E forse ci siamo dimenticati di avvisare mia madre che il nostro impegno è saltato?» Domandò ancora, più rivolta a se stessa che ad Akito.
Doveva per forza essere andata in quel modo, o così cercò di auto convincersi.

Questo significava comunque che avrebbero dovuto portare la piccola Sari a casa della nonna, giusto?
«Sei sicura di voler lasciare Sari da tua madre?» Tentò disperatamente Akito, giocandosi l’ultima carta.

Misako Kurata era una donna straordinaria, questo Akito lo sapeva bene, ma il pensiero di dover lasciare la piccola Sari alle cure amorevoli della donna non lo faceva sentire tranquillo, per niente.
Nella sua mente, in quel momento, si proiettò l’immagine di Sari seduta sulle ginocchia della signora Kurata a bordo della sua mini-car, mentre scappavano per casa beffandosi del povero Onda, distrutto e allo stremo delle forze, che implorava la scrittrice di avere qualche pagina del suo nuovo romanzo da consegnare alla casa editrice.

Scosse la testa cercando di scacciare quell’immagine che poteva rivelarsi essere una sorta di premonizione più che il frutto della sua mera immaginazione.

No, non era sicuro di voler lasciare sua figlia per due giorni a casa della nonna.

«Cosa vorresti dire?» Chiese Sana con tono inquisitore avvicinandosi ad Akito. 

«N-Niente» deglutì.
Sana era troppo sveglia per non capire cosa avesse voluto dire con quella domanda, e lui ora, in qualche modo, doveva cercare di uscire da quella situazione che sicuramente lo avrebbe visto uscire in un solo modo: sconfitto.


«Ti ricordo che mia madre...ha cresciuto me!» Disse fiera la ragazza, atteggiandosi anche un po’. «Appunto!» Non riuscì a trattenersi lui.

«Ma cosa vorresti dire?!»

«Passeremo una splendida serata mentre Sari sarà da tua madre!» Disse velocemente, totalmente rassegnato. Non aveva proprio intenzione di mettersi contro Sana.
Prese la piccola Sari dalle braccia della madre, scioccò un bacio veloce sulle labbra di Sana e si precipitò fuori casa.

Prima avrebbe portato Sari a casa della nonna, e poi sarebbe corso in ambulatorio.

Vedendo il marito sparire dietro alla porta Sana sorrise, sentendosi felice e appagata per la splendida famiglia che lei e Akito erano riusciti a costruire, nonostante le difficoltà che avevano dovuto superare nel corso della loro vita insieme.


Hayama rispose a Tsuyoshi inventandosi una scusa.
Un appuntamento improvviso che lo avrebbe costretto a stare in ambulatorio più del previsto.
In fondo, dopo tanto tempo, aveva l’opportunità di passare del tempo da solo con la sua Sana, e non voleva perderne l’occasione.

***

«Sono a casa!» Disse rientrando a casa accolto da un insolito silenzio.
Inusuale, avrebbe detto;
In quella casa regnava perennemente il caos, e per quanto non avesse mai particolarmente amato la confusione... in fondo non gli dispiaceva. L’euforia che sprigionavano Sana e Sari compensavano enormemente con il suo essere introverso e timido.

La cercò in ogni dove, fino a quando non la trovò addormentata sul divano.
Si soffermò a guardarla mentre dormiva ed ebbe un tuffo al cuore. Provò una tenerezza quasi inaspettata.
Non era la prima volta che gli capitava di fissarsi sul volto della compagna, eppure ogni volta che la guardava provava sempre e solo amore.

Sembrava essere una persona totalmente diversa in quel momento, aveva un qualcosa di angelico, cosa che quando era sveglia si notava decisamente meno, soprattutto quando vaneggiava a tutto spiano.
Ma lui l’aveva sempre amata per ciò che era, giusto?


Non avrebbe mai amato Sana se fosse stata una persona diversa da quella che si era sempre presentata davanti a lui.

Sana era egocentrica.
Era folle.
Era un’invasata piena di energie.
Eppure...aveva perso il conto delle volte in cui l’aveva salvato dal fallimento che era stato in passato. 


Sana era tutto ciò che di più caro aveva oltre a Sari, e lui l’amava profondamente.

Passò una mano tra i capelli di Sana ancora addormentata e sorrise, e proprio in quel momento ripensò alla prima volta che l’aveva vista;
All’epoca erano poco più che dei bambini che frequentavano la sesta elementare.
Lui, a quei tempi, sentiva di essere un piccolo adulto nel corpo di un undicenne, quando invece non era che un bambino spaventato e impaurito dal mondo circostante. Un bambino che per troppo tempo si era portato sulle spalle un peso più grande di quello che poteva sopportare.

Aveva visto la luce solo grazie a quell’esuberante ragazzina dai codini alti, che ormai, non portava più, e un po’ gli mancavano.

Gli era bastato un solo sguardo per capire quanto lei non fosse come tutti gli altri, e non perché Sana fosse stata un’idol, quanto per il tipo di persona che era realmente. Era autentica.

Non gli sarebbe bastata una vita intera per comprendere appieno quanto Sana avesse reso migliore la sua vita. 

Erano sempre stati una coppia strana, decisamente non convenzionale, ma la cosa più importante era che negli anni insieme si erano sempre fatti forza l'uno con l’altra, e quella era la cosa che più contava.


La vide muoversi nel sonno, per poi aggrapparsi saldamente al cuscino.
Sana era buffa, e lui era felice. Poteva esistere un sentimento migliore della felicità?
Continuando a tenere lo sguardo fisso su di lei, pensò al primo bacio che le aveva dato.
Un bacio in una situazione assurda, al sapore di limonata, dove aveva colto Sana totalmente alla sprovvista. Soffocò una risata ricordando l’urlo di lei.
Fortunatamente poi, le altre volte in cui l’aveva baciata era andata decisamente meglio.
Hayama era cambiato tanto da quella volta.
Durante quella gita non aveva nulla, mentre questa volta aveva tutto. Era diventato un allenatore di karate, era diventato un bravo agopuntore, e cosa più importante: aveva Sana, aveva Sari e aveva la sua famiglia.

Il pensiero di Sari lo portò inevitabilmente a ripercorrere il periodo della gravidanza di Sana, e si diede dell’imbecille per averla lasciata sola in un periodo delicato come quello.


«Non voglio un bambino!»
«
Ma cosa stai dicendo? Sei stupido?»
«Se terrai questo bambino, noi divorzieremo!»


Kurata poi, lo aveva incredibilmente perdonato.
“Sono felicissima che tu sia qui” gli aveva detto vedendolo arrivare in sala parto subito dopo aver dato alla luce la loro bambina, come se la sua presenza fosse la cosa che più contava all’interno di quell’ospedale.
Sana aveva compreso che alla fine per Akito si era trattata unicamente di paura legata a ciò che era stato il suo vissuto.
La parola morte lo aveva tormentato, e anziché pensare alla felicità che la gravidanza avrebbe portato nelle loro vite, era riuscito solo a pensare che Sana sarebbe morta durante il parto, che il parto era pericoloso e che il bambino non sarebbe sopravvissuto.

Le paure non avrebbero più condizionato la sua vita, di quello era certo.
In quanto essere umano, non poteva giurare a se stesso che non avrebbe mai avuto più paura di nulla, però poteva promettere a se stesso che se mai avesse provato ancora quel sentimento, lo avrebbe in qualche modo affrontato tirando fuori quel coraggio che più volte gli era mancato in passato.

Non l’avrebbe lasciata andare via, mai più.

«Akito...» 

L'aveva per caso svegliata accarezzandole i capelli?
Non era quella la sua intenzione, l'atmosfera tranquilla che regnava nell’aria quando Sana dormiva era qualcosa che non poteva assolutamente ripetersi quando era sveglia.

«Ti ho svegliata?»

«No!Non è colpa tua.» Disse increspando le labbra in un sorriso.

«Colpa sua?» Domandò Akito portando per la prima volta una mano tremante sul ventre della moglie per poi chiudere gli occhi e lasciarsi trascinare dall’emozione che stava provando. 
 Quando Sana era rimasta incinta di Sari si era comportato da stronzo, questa volta però, era sicuro che non avrebbe ripetuto lo stesso errore.

Nonostante la paura, avrebbe camminato al fianco di Sana, senza scappare.
«Già.» sorrise nuovamente appoggiando una mano sopra quella di Akito, «Ricordi quando avevi paura?»  Gli chiese poi.

Durante la prima gravidanza di Sana lui non aveva mai avuto il coraggio di posare una mano su quel pancione.
Aveva persino pensato di odiare il fatto che in quel ventre stesse crescendo una nuova vita, e aveva provato paura ogni singola volta in cui aveva visto il pancione di Sana far capolino da sotto i vestiti. Toccarla, ai tempi, sarebbe stata pura utopia.
Che stupido, si disse mentalmente.

«Ero terrorizzato.» rispose sinceramente. 

«E...lo sei ancora?»

«
Non molto.» confidò sinceramente.

«Come mai?» 

«Tu.» Disse puntandole un dito in fronte «Sei una madre splendida.»

Sana a 28 anni era diventata una donna fantastica.
Un’attrice pienamente realizzata, una splendida madre per la piccola Sari e l’ancora di salvezza per quell’uomo che aveva dimenticato di essere nato da una donna che lo aveva fortemente voluto con tutta se stessa.

«E tu sei un bravo papà.» gli confidò «Anche se non sai cambiare i pannolini.» lo prese in giro.
Ricordava bene i momenti in cui aveva provato a cambiare Sari cercando di non fare disastri, ma nonostante cercasse di essere un padre amorevole, anche lui aveva dei limiti.
Non riusciva proprio a cambiare un pannolino.

Akito era fondamentale per la sua felicità, pensò lei commuovendosi.

«Stai piangendo perché non so cambiare i pannolini?» Le chiese preoccupandosi.

«No!Sono instabile, sai...gli ormoni della gravidanza.» si giustificò, «É frustrante» sbuffò poi facendo un mezzo sorriso.
Ogni sentimento in quello stato sembrava amplificarsi al massimo, ed era frustrante cambiare umore da un momento all’altro, eppure non poteva davvero nascondere quanto fosse felice che Akito avesse accettato di superare una sua paura insieme a lei.

«Ma questa volta sono con te.» La tranquillizzò.

Bastava poco per sentirsi fortunati, alla fine.

***

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rossana/Kodocha / Vai alla pagina dell'autore: Laviestar