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Autore: Floryana    18/07/2020    3 recensioni
La Liberty, un'astronave della flotta terrestre, finisce in un buco nero. A dispetto di tutto però si vive abbastanza bene. Ma i veri problemi cominciano quando l'equipaggio verrà salvato...
Genere: Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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COME VIVERE FELICI E CONTENTI

 

La nave Liberty era finita in un buco nero. Non per altro, ma il capitano era un incompetente.

Laureatosi alla scuola navale galattica con un bel calcio nel fondoschiena da parte di docenti e colleghi, tutti sapevano che in fin dei conti c’era riuscito solo perché il padre, alto membro del Parlamento galattico, aveva fatto pressioni in merito.

E quindi eccolo a comando della Liberty, una modesta astronave della flotta terrestre, creata con una tecnologia ridicola - risalente a qualche secolo prima - nonché formata da un equipaggio fra i più miseri e meno preparati della galassia; e quando la nave venne inghiottita in un buco nero, nessuno dell’equipaggio ne fece una tragedia, anzi, si aspettavano che la loro fine sarebbe giunta in un modo tanto stupido. All’inizio diedero la colpa al Capitano, e lo picchiarono anche, ma ben presto lo lasciarono perdere.

E mentre lui se ne stava rintanato nella sua cabina a tremare come una foglia in balia di una tempesta, i suoi uomini ideavano un piano per sopravvivere: com’erano, con rifornimenti e altri beni, avrebbero potuto continuare per altri trecento anni, ma serviva di più… tipo un governo. Ed è così che istituirono il “Primo Governo Galattico Autonomo di un Buco Nero”.

Dodici tra gli ufficiali più anziani formarono il Gran Consiglio, un organo che emanava leggi presieduto dal Capitano – perché in fin dei conti gli volevano bene lo stesso -, a seguire il tribunale formato dalle uniche tre persone che avevano studiato legge, infine venivano tutti gli Ordini, cioè le varie corporazioni in cui si riunirono i membri: si andava da quella dei medici a quella delle guardie, ai soldati e via discorrendo.

La comunità che venne a crearsi potrebbe essere definita come utopica: non c’erano ingiustizie, tutti erano trattati bene, c’era eguaglianza, un Capitano attento ai bisogni dei suoi uomini e che finalmente aveva imparato a comportarsi responsabilmente.

 

Ed è così che la vita andò avanti per quasi trecento anni con quattro generazioni che si susseguirono, finché la Liberty e il suo equipaggio vennero ritrovati da una nave della flotta terrestre.

L’intera comunità si stabilì su un piccolo pianeta del Sistema Solare chiamato Marte, ove ricevettero una terra esclusivamente per il loro villaggio, aiuti, finanziamenti e tutto ciò di cui avevano bisogno per ricostruirsi una vita nella civiltà.

Certo, per i membri più giovani vedere la galassia come gli venne descritta nei libri parve un sogno, e come prima cosa iniziarono a vagare felicemente per i vari mondi, estasiati da tutte quelle novità.

Dall’altra parte vi erano invece i membri più anziani, che demonizzavano l’intera civiltà galattica e non mancavano occasione per narrare ai bambini le storie che aleggiavano attorno al loro leggendario fondatore, il sommo Capitano: di come era stato trattato ingiustamente e di come, in extrema ratio, avesse deciso di far entrare tutti gli sfortunati che aveva conosciuto in un buco nero e creare così una comunità giusta e benevola. Nel corso degli anni le leggende si erano accumulate e Liberty, il nome della nave, era emblematico poiché esprimeva la sete di libertà che aveva alimentato il loro Fondatore.

Inascoltati però da tutti, ormai la maggior parte dei ragazzi avevano preso le distanze dalla loro comunità e avevano iniziato ad esplorare la Galassia, ignorando gli avvertimenti degli anziani e dei Consiglieri.

 

Ma non è certo tutto oro ciò che luccica, ma soprattutto mai forzare gli eventi.

Per mesi, anzi per anni, i membri della Liberty ebbero dedicate prime pagine dei giornali, libri, reportage; come accadeva qualcosa al loro villaggio usciva subito sul notiziario galattico; antropologi si stabilirono là per studiare la loro cultura e le loro usanze; ci fecero sopra film, telefilm, soap opere, fumetti; vennero composti album e centinaia di canzoni; ogni giorno non mancavano gite scolastiche; curiosi e vip continuavano ad andare e venire, ma soprattutto il governo mandava costantemente i suoi uomini a controllarli, tanto da creare anche una base militare nelle vicinanze del loro villaggio.

A distanza di dieci anni erano considerato ancora alla stregua di un “fenomeno”, e si continuava a parlare costantemente di loro.

Nella galassia, quando li si vedeva in giro, venivano subito scherniti e derisi, additati come “quelli del buco nero”, “gli strani”, “lo scherzo della galassia”; non avevano alcun diritto nell’entrare in parlamento, in politica o anche solo di svolgere qualche attività in giro per la galassia perché considerati alla stregua di animali poco istruiti, con conoscenza e cultura fermi a trecento anni addietro.

Se all’inizio erano visti come “esseri curiosi” e tutti volevano farsi un selfie con loro o avere un autografo, in dieci anni tutta la popolazione della galassia aveva mutato comportamento nei loro confronti, arrivando a considerarli “esseri da evitare”, “dannosi”.

Se sulle prime i giovani si erano divertiti, ben presto tornarono alle loro case, delusi e disincantati da quella lasciva cattiveria che animava le persone.

Non avevano diritti, nonostante fossero esseri umani anche loro.

E quindi decisero di andarsene. Bastò una notte sola per lasciare il villaggio.

Il giorno dopo i visitatori trovarono solo case abbandonate. Sulle prime il Governo si mostrò dispiaciuto, non mancarono i post su internet dei politicanti che si rammaricavano di tutto ciò, i falsi buonisti riempivano i forum di vuote parole di tristezza e biasimo, i finti tolleranti che si dimostravano propensi ad aiutarli, i razzisti che affermavano di “non essere razzisti, ma se la sono cercata”.

Se solo ce lo avessero detto prima” dicevano tutti “se solo lo avessero fatto, noi avremmo capito”.

Qualcuno ci scrisse sopra anche un libro per lavarsi la coscienza di tutto il veleno detto in passato.

 

Alla fine nessuno seppe dove furono andati, se erano ancora vivi, se fossero tornati nel buco nero… nessuno sinceramente se ne interessò e bastò appena una settimana per scordarsene, dimenticarsi di loro e concentrarsi su meme divertenti di un Festival canoro molto in voga a quel tempo.

Così com’erano venuti se ne andarono, come se non fossero mai esistiti, in una umanità disumana che non li aveva mai voluti.


*****
Questo racconto inizialmente doveva essere un capitolo di USG, l'altra mia storia, ma ho deciso di farlo diventare una one-shot. Per chi segue l'altro storia, questo potrebbe essere una sorta di spin off. 
Alla prossima!
Saluti, Flory^^

  
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