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Autore: gyikhu    19/07/2020    0 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link dell'account dell'autrice:
https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al secondo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/3/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Chiunque voglia dedicare del tempo per scrivere una recensione, non solo sarà una persona meravigliosa, ma avrà in cambio un piccolo regalo! Farò da intermediaria per tradurre la vostra recensione in inglese e passarla all'autrice, così da potergliela far leggere! E chissà, magari riceverete una risposta da lei.







Le mani di Lara scivolarono sull'elsa delle pistole e nello stesso momento una leggera scossa sconquassò il terreno sotto i suoi piedi. Si faceva più forte ad ogni secondo, come se stesse arrivando un terremoto. Lara perse quasi l'equilibrio.
I detriti cadevano dal soffitto alto, i pilastri tremavano pericolosamente. I soldati fermarono la loro marcia, guardandosi intorno con i volti spaventati mentre lottavano per rimanere in piedi.
“È ora di andare,” concluse Lara e, senza neppure aspettare la risposta di Bryce, si precipitò verso il corridoio da cui proveniva più luce. L'esperienza le fece comprendere che non restava molto tempo prima che le pareti antiche e secolari seppellissero tutto ciò che racchiudessero. L'istinto di sopravvivenza le fece dimenticare il fastidio provato precedentemente di aver perso il primo occhio: ci sarebbe stato tempo di pensarci dopo essere uscita da quella trappola mortale.
Prima di entrare nel corridoio che sperò portasse all'esterno, guardò ancora una volta la magnifica stanza, sentendosi dispiaciuta per la perdita inestimabile. Così vecchia, così bella, ebbe la sensazione che probabilmente sarebbe stata l'ultima persona a vederla.
I mercenari correvano in preda al panico, cercando di raggiungere le uscite più vicine, ma il terremoto crescente li travolse. I primi blocchi di pietra caddero dal soffitto con un forte fragore seguiti dall'urlo di morte di uno dei soldati. I corpi addestrati corsero dall’altro lato, ma realizzando poco dopo la situazione disperata in cui erano costretti, gettarono via tutto ciò che avevano in mano per agevolarsi i movimenti.
Lara scappò più veloce che poté per salvarsi la vita. Velocizzò ogni movimento delle gambe, sperando di non cadere in qualche trappola. Il soffitto tremava ed alcuni blocchi caddero dinanzi a lei, bloccandole la strada mentre rotolavano sul pavimento polveroso. Lara saltò di lato per evitarne uno enorme, rotolò e si rimise in piedi per correre di nuovo. Il corridoio fece una svolta e un sospiro di sollievo le fuoriuscì dalle labbra quando intravide la luce. Un'altra ondata di tremore scosse la struttura e Lara cadde a terra. L'uscita sembrava lontana, e col crollare inesorabile dell’edificio la via si stava inesorabilmente bloccando. Solo venti metri, si disse facendosi coraggio, percependo il silenzio di Bryce che tratteneva il respiro. Corse a perdifiato, si lanciò in avanti e con un salto disperato passò attraverso la fessura, atterrando energicamente all'esterno due secondi prima che la buca, sbuffando polvere, si chiudesse definitivamente.
Lara rotolò in avanti, ansimando e fissando il cielo soleggiato nascosto dietro la fronda fitta degli alberi. L’edificò tremò ancora una volta, e tutti i corridoi si chiusero con un forte schianto, sputando un'enorme quantità di polvere. Lara giaceva sull’erba riflettendo di essere stata l'unica ad esserne uscita viva. Si alzò lentamente, spolverandosi le gambe e il torace.
“Be’, è stato un bello spettacolo da vedere, no?” disse con voce leggera, ma Bryce era ancora senza parole per la paura.
“Non è difficile immaginare modi migliori per passare la giornata. Stai bene?” chiese con voce cauta.
“Certo, sto bene,” disse Lara come se non fosse successo nulla. Sistemò l'auricolare e la videocamera e si diresse verso la radura. Bryce ammirava sempre la maniera in cui rimaneva così calma dopo essere scampata alla morte per la milionesima volta. “Mandatemi l'elicottero e scoprite subito chi diavolo mi ha rubato l'occhio. Chiunque sia stato dovrà restituirmelo. Sarò nella stanza d'albergo tra circa un'ora. Analizza la registrazione, e scopri tutto ciò che puoi.”

***

Uscita dalla doccia della piccola e malandata stanza del motel, coi capelli ancora gocciolanti, Lara vide il volto di Bryce apparire sullo schermo del portatile. Nonostante fosse una trasmissione via satellite, la ricezione era piuttosto scarsa, ma abbastanza buona per lo scopo. Lara si stabilì davanti al computer, gettando le gambe sulla scrivania, il corpo coperto solo da un asciugamano.
“Purtroppo non ho buone notizie,” iniziò Bryce con un'espressione amareggiata sul viso. L'immagine sfarfallava.
“Non dirmi che non sei riuscito a scoprire chi è stato a prendermi l’occhio sotto il naso.”
“Mi lasci finire?”
“Scusa. Continua,” disse Lara con un sorriso. Odiava quando Bryce giocava a torturarle i nervi, ma gli permise di divertirsi per quanto volesse disperatamente sapere chi avesse rovinato i suoi piani. Nessuno si sarebbe frapposto tra lei e Gengis Khan. Prese una bottiglia d'acqua e la portò alle labbra per sorseggiarla.
“Allora... il suo nome è Nathan Drake. Cacciatore di tesori americano, lavora per lo più per conto di ricchi collezionisti d'arte,” riassunse in due frasi.
“Drake?” ripeté sorpresa. Naturalmente aveva sentito parlare di lui, ma finora non si erano mai incrociati. “Che cosa hai scoperto? Voglio sapere tutto. Chi è, per chi lavora, come sa degli occhi, qual è il suo scopo, persino cosa ha mangiato a cena ieri sera.”
“Pazienza, Lara,” continuò Bryce, e Lara lo sentì battere a macchina sulla tastiera con una velocità diabolica. “Non è stato a lungo nel giro, ma ha avuto qualche colpo di fortuna. Tutte le prove indicano che attualmente lavora per Elias Johansson.”
“Conosco quel tipo. È un bastardo senza scrupoli, capace di tutto pur di accaparrarsi un artefatto. Usa le armi per ottenere ciò che vuole, ma non sapendo nulla di storia antica assume qualcuno che faccia il lavoro al posto suo. Mi ha contattato più di una volta. Ma... come ha fatto a venire a conoscenza degli occhi?”
“Probabilmente ha comprato le informazioni al mercato nero. Cercherò di saperne di più.”
I pensieri correvano nella testa di Lara, allontanandosi da Bryce e si riversandosi su Johansson e Drake. Quanto ne sapevano degli occhi? Erano a conoscenza di entrambi o solo del primo e Johansson voleva farne l’ennesimo artefatto da aggiungere alla sua collezione? Conoscevano il collegamento con Gengis Khan? No, era impossibile, convenne Lara, e anche se fosse non si sarebbe lasciata sfuggire questo reperto. Aveva speso troppe energie per cercarlo e per troppo tempo le era stato tenuto nascosto. Era una questione di orgoglio e di prestigio, e non li avrebbe ceduti a nessun americano. Non glielo avrebbe permesso.
“Una cosa è strana, però,” rifletté Lara. “I soldati che ho incrociato sembrava volessero inseguire Drake piuttosto che aiutarlo.”
Svuotò la bottiglia, la gettò nel bidone della spazzatura prima di alzarsi dalla sedia.
“Devo stare attenta finché non sapremo chi è dalla parte di chi. In ogni caso, devo ottenere il secondo occhio prima che i nostri amici se ne impossessino. Dopodiché possiamo pensare al prossimo passo.”
Lara uscì dalla visuale della telecamera e si è vestì. “Manda un elicottero tra mezz'ora, Bryce. Devo arrivare in Malesia il prima possibile.”

***

Nathan Drake era seduto al volante di una jeep ammaccata e vissuta, con cui procedeva su un percorso impraticabile nelle profondità della giungla malese. Il veicolo brontolava così tanto sulla strada che doveva stare attento a non mordersi la lingua. Ciononostante, era soddisfatto degli attuali sviluppi. Era vero che aveva acchiappato il primo occhio all'ultimo momento, ma non importava, contava solo il risultato.
Visto che un piccolo esercito lo aveva inseguito, non gli rimase molto tempo per trovare altri indizi nell'antico edificio. Il suo cliente non sembrava troppo contento che trattenesse qualche piccola informazione. Nel trambusto, non si era nemmeno accorto che qualcuno era in piedi dinnanzi all’occhio sul piedistallo. La sua attenzione si era concentrata sul prendere la pietra e sull'ottenere un po’ di anticipo sui mercenari. Ora che ci pensava, Nate ricordava vagamente qualcosa. Potrebbe essere che la persona che stava lì in piedi fosse una donna? Una donna l'aveva quasi superato? L'idea sembrava intrigante, ma non era sicuro di ciò che aveva visto. Chiunque fosse, aveva avuto quasi un colpo di fortuna. Nate aveva vinto e questo era ciò che contava alla fine.
Sorrise soddisfatto, pensando a come la donna potesse essersi sentita - perché era sempre più sicuro che fosse stata una donna - quando notò che l’occhio era scomparso sotto il suo naso. Sarebbe stato un momento degno di essere visto.
Con l'umore alleggerito e il fischiando sommessamente, continuò il suo cammino attraverso la fitta foresta. Nate di solito non pianificava e non si preparava, lasciava che le cose accadessero e basta. Si fidava della sua fortuna. Le sfide erano lì per essere risolte, e il pericolo... be’, non lo cercava volontariamente, ma in qualche modo lo trovava sempre. Forse questa volta sarebbe stato fortunato. Avvicinandosi alla sua destinazione, guardò la mappa che giaceva sul sedile del passeggero, un fitto cerchio rosso che segnava la posizione del secondo occhio. Mancavano solo poche centinaia di metri.
Arrivato a un pendio, tornò indietro, accelerando. Il luogo era talmente deserto che non sapeva se qualcuno ci fosse stato nelle ultime centinaia di anni. Foglie spesse e sottobosco coprivano il percorso appena visibile. Spesso doveva spostare la testa per non essere colpito dai ramoscelli degli alberi.
Proseguendo, intravide un tronco d'albero caduto in mezzo alla strada. Nate si fermò e scese dall'auto per controllarlo: si trovava vicino al ciglio, come se qualcuno avesse cercato di spostarlo non riuscendo completamente nell’impresa. Una brutta sensazione s’insinuò di lui, ma poi scrollò le spalle. Non c'era modo che qualcun altro fosse venuto qui prima di lui.
Dopo qualche centinaio di metri, Nate fermò il tragitto e saltò fuori dalla jeep, seguendo le indicazioni della mappa nella profondità della giungla. Secondo la descrizione, la pietra doveva trovarsi in una stanza sotterranea. Tutto quello che doveva fare era trovare l'ingresso.
Scostò alcune foglie che gli bloccavano il passaggio ed intravide alcune rocce abbandonate. Enormi blocchi erano sparsi per terra ed uno di essi, di medie dimensioni, era ancora in piedi, ma Nate non era in grado di capire che tipo di struttura sorreggessero. Si avventurò più vicino, cercando una sola cosa: l'ingresso per andare sotto le rovine. Con i piedi spingeva le piante, camminando lentamente, toccando con la mano gli antichi pilastri. Fu quando ne raggirò uno che trovò un buco quadrato nel terreno che portava sotto il suolo buio. La brutta sensazione che aveva precedentemente provato si rafforzò.
L'ingresso era stato aperto e le piante erano state spostate. Nate si accigliò. Non gli piaceva, ma scese con cautela nell'apertura e vide alcune torce adagiate sulle pareti del corridoio. Era uno stretto pozzo scavato nella terra e la luce del fuoco inondava il corridoio con un caldo bagliore giallo. Il soffitto era basso, Nate riusciva a malapena a stare in piedi, ed il terreno era morbido sotto i suoi piedi. Si muoveva lentamente, ma le trappole erano già scattate. Le lance uscivano dalle pareti, le loro estremità appuntite rimaste arrugginite col tempo. Nate si strinse le spalle mentre attraversava la fessura rimasta tra le punte e, con crescente timore, entrò nella piccola stanza in fondo al corridoio. Non c'era niente lì dentro. Nessuna decorazione, nessun oggetto, solo una piattaforma al centro dove avrebbe dovuto esserci il secondo occhio. Ma, al posto della palla di pietra, Nate vi trovò sopra un pezzo di carta con un breve messaggio scritto a mano. Dopo averlo letto, lo infilò in tasca con evidente fastidio.
"Dannazione,” imprecò prendendo a calci alcuni detriti. “Devo riprendermi l’occhio,” mormorò, correndo verso l’uscita.

***

Nathan entrò nella malandata stanza del motel di Kuala Lumpur, e sbatté la porta con una tale forza che l'uomo seduto davanti alla televisione fece un sussulto.
“Cosa c'è che non va, ragazzo?” chiese Sully mentre spegneva la soap opera. Non era comunque interessato alla tv spazzatura e conosceva Nate da anni, convenendo che il suo amico di solito era di umore migliore. “Non sembri molto allegro.”
Nate agitò una mano e si gettò su una delle poltrone che cigolò sotto il suo peso. I due avevano lavorato insieme da solo Dio sapeva quanto, e Sully gli aveva salvato il culo diverse volte. Grazie a lui, Nate non era a marcire in una prigione turca per anni, comprendendo che non sarebbe mai stato in grado di ripagarlo. Per questo un buon bottino sarebbe stato d'aiuto.
“Ho perso il secondo occhio. Ecco qual è il problema,” spiegò mentre si toglieva le scarpe. “Non posso crederci. Pensavo che nessuno sapesse di quella dannata stanza sotterranea, ma qualcuno mi ha superato. Com'è possibile? Avevo una fonte esclusiva.”
“E ora? Non andiamo lontano con un occhio solo.”
“Grazie per la rivelazione. Ora indovina un po’ perché sono incavolato,” disse Nate, poi fece un bel respiro. Essere arrabbiato con il suo migliore amico non lo avrebbe di certo aiutato. “Chiunque abbia preso l'occhio sapeva che da solo non sarebbe valso niente. Ho trovato un messaggio sul piedistallo.”
“Questo è un inizio. Quindi sappiamo di chi è?”
Nate pescò il pezzo di carta dalla sua tasca e lo passò a Sully, che lo lisciò per poterlo leggere. Incontriamoci alle cinque del pomeriggio del 25 nella piazza principale di Kuala Lumpur. Vieni da solo.
Lara Croft

“Bella calligrafia,” commentò Sully mentre piegava di nuovo il foglio. “Lady Croft. È passato molto tempo dall’ultima volta che l’ho vista.”
Nate si sedette sulla poltrona e alzò le sopracciglia. Da un lato non lo sorprese il fatto che Sully conoscesse la donna, dall'altro... una Lady? Ma che diavolo. Gli vennero in mente immagini assurde di ogni tipo su una donna con un cappello ridicolo e un vestito lungo. Sicuramente non combaciava con la persona in piedi tra le rovine in Thailandia, ma in fondo, coi mercenari alle calcagna, era successo così in fretta che non aveva avuto la possibilità di osservare il suo avversario.
“C'è qualche donna al mondo che non conosci, Sully?” gli chiese.
Vedendo la sua faccia, Sully si mise a ridere.
“Beh, ce ne sono alcune, ma ci sto lavorando.”
“Non posso crederci.”
Nate era sempre stato stupito di quanto successo avesse avuto Sully con le donne. Non importava dove e come, ma alla maggior parte di loro si faceva facilmente calare le mutande da lui.
“Purtroppo non conosco Lara Croft nella maniera che pensi, anche se sicuramente non andrebbe contro i miei gusti.” Sorrideva mentre prendeva un sigaro. Tenendo l'accendino, lo accese e soffiò il fumo nella direzione opposta. “L'ho incontrata un paio di anni fa ad un'asta a Londra.”
“Allora, cosa sai di lei?” chiese Nate. Qualsiasi informazione avrebbe potuto aiutarlo a recuperare l'occhio. Quella donna non poteva essere un ostacolo pericoloso, ma era meglio non sottovalutarla, rifletté. Quante volte si era messo nei guai a causa di donne.
“So che sei in guai seri, ragazzo,” ammise Sully chinandosi all'indietro e poggiando i piedi sul mobile che in quel momento fungeva da tavolo.
A Nate non piacque quello che aveva sentito. “Che vuoi dire?”
“Lara Croft ottiene sempre quello che vuole. Indovina chi se n’è andata dall'asta con il pugnale cinese che cercavo.”
L'affermazione non sembrava un'opinione personale, ma piuttosto una legge fondamentale della fisica che non poteva essere cambiata. Beh, Nate si convinse che l'avrebbe cambiata.
“Grazie per l'incoraggiamento. Hai così poca stima di me?”
“No, ragazzo. Ma conosco Lara Croft.”
“Da che parte stai?”
“Sempre dalla tua, ragazzo, ma devi essere preparato se hai intenzione di incontrarla. Lei ovviamente sa chi sei, e sa anche che il tuo obiettivo è quello di avere entrambi gli occhi. Questo significa che sa anche della tomba di Chagatai.”
Le ultime parole di Sully avevano un senso, pensò Nate. Se Lara Croft avesse saputo a cosa servivano gli occhi, non glieli avrebbe di certo consegnati solo perché glielo avrebbe gentilmente chiesto. Ma forse Sully si sbagliava. Le informazioni sulla tomba provenivano da una fonte privata, questa donna non poteva averne sentito parlare.
“Non credo che sarà un problema, ho avuto avversari più pericolosi di una Lady.”
Sully sbuffò. “Stai facendo un errore, ragazzo. Ma lo vedrai tu stesso. Quella donna è brava. Brava, tosta e dannatamente sexy.”
“Beh, scopriremo a breve quanto è davvero brava,” concluse Nate con determinazione.

***

Mancava dieci alle diciassette quando Nate scese dal taxi non lontano dal luogo menzionato nel messaggio. La posta in gioco era alta, voleva essere preparato, così aveva perlustrato il quartiere. Il messaggio poteva provenire da chiunque si firmasse a nome di Lara Croft, compreso il suo ex datore. Non voleva cadere nella trappola di Johansson.
L'aria era calda e umida ed iniziò a sudare dopo due minuti di passeggiata. Girò intorno alla piazza guardando lo sciame di gente che la ghermiva. Locali, turisti, uomini d'affari. Una grande folla colorata. Non aveva idea di come avrebbe riconosciuto una donna che non aveva mai visto prima, se davvero era lei. Ma da qualche parte, nel profondo, Nate sapeva che il messaggio non era una trappola, e la sua sicurezza vacillò. Se Lara Croft fosse stata davvero brava come aveva detto Sully, Nate avrebbe avuto un serio problema a sbarazzarsi di lei. Questa volta voleva lavorare da solo. Si era stufato dei cosiddetti soci che alla fine lo tradivano e cercavano di fregargli il bottino o persino di ucciderlo. Non era così che avrebbe dovuto funzionare una collaborazione.
Lara Croft ottiene sempre quello che vuole. Le parole di Sully gli tornarono in mente, ma si scrollò di dosso il brutto presentimento. Non voleva arrendersi, e soprattutto non si sarebbe tirato indietro. Svoltò un angolo della strada e osservò la scena. Niente di sospetto. Gli uomini di Johansson si erano persi di vista in Thailandia, ma Nate sapeva che il suo ex cliente non si sarebbe arreso facilmente.
Sondò con lo sguardo la piazza, cercando chiunque potesse essere Lara Croft. Sully aveva detto che sarebbe stato impossibile non vederla. Nate tirò fuori un piccolo binocolo e lo avvicinò agli occhi. Turisti, un negozio di fiori, altri turisti, gente del posto che vendeva qualcosa ai turisti. Poi la vide. Era davvero impossibile ignorare la sua presenza. Era seduta sulla terrazza di un caffè, in fondo al locale, lontano dalla folla. La sua schiena era abbandonata allo schienale e il viso rivolto verso il sole per godersi il clima caldo. Un paio di occhiali da sole dalle lenti circolari le coprivano gli occhi. Aveva posato le lunghe gambe su un'altra sedia, incrociate alle caviglie, ed i suoi pesanti stivali ballavano a ritmo di una musica nelle orecchie.
Sully non aveva esagerato, pensò Nate. Era sexy. I vestiti stretti mostravano le curve del suo corpo, e quelle curve gli dicevano che la donna era tonica e si allenava parecchio.
Si diresse verso di lei. Quando fu a pochi passi di distanza, lei aprì gli occhi e, come se lo avesse sentito, si tolse le cuffie e lo guardò dritto in faccia.
“Si sieda, signor Drake,” disse poggiando i piedi per terra e raddrizzandosi con la schiena. Nate non poté non notare il suo sottile accento inglese che suonava così nobile. “Sono contenta che sia venuto.”
“Non mi hai lasciato altra scelta,” disse sedendosi. “Il mio viaggio in Malesia non è finito come mi aspettavo.”
“Quindi non sono l'unica ad essere un po' delusa dagli sviluppi attuali.”
“Bel modo di dirlo. Il mio primo pensiero è stato: che sfiga.”
Lei sorrise, un sorriso che lui interpretò come un buon segno. Forse non era così dura, dopo tutto. “È frustrante desiderare qualcosa che si ha così vicino e non poterla avere.”
“Spero che tu non ti senta così per colpa mia. Odio deludere le persone,” scherzò Nate apprezzando la conversazione più di quanto pensasse. Entrambi brancolavano nel buio, testando le reazioni dell'altro, vedendo fin dove potevano arrivare. Come il primo round di una partita a poker. Era bravo a giocare d'azzardo.
“Non preoccuparti,” lo rasserenò Lara e si tolse gli occhiali da sole mettendoli sul tavolo. “Non mi hai deluso. Al contrario.”
Neanche lei lo deluse. Quei meravigliosi occhi nocciola si intonavano perfettamente al suo viso.
“È davvero impressionante che tu mi abbia quasi superato,” ammise lei.
“Quasi?” chiese Nathan alzando la fronte. “Correggimi se sbaglio, ma credo di avere avuto io il primo occhio, non tu.”
“È stata una piccola sfortuna. Una momentanea incertezza da parte mia che non si ripeterà. Imparo dai miei errori. Acqua?" offrì Lara porgendo la bottiglia ad un bicchiere.
“Be’, il tuo errore è stata la mia fortuna,” disse Nate afferrando il bicchiere, ma non bevve. Ancora non si fidava. “Ad ogni modo, come conosci la leggenda degli occhi?”
Lara non si preoccupò di versare acqua nel proprio bicchiere, ma bevve direttamente dalla bottiglia. Forse voleva mostrargli che non c'era niente nell'acqua. “Non credo che dovrei ancora condividere i miei segreti con te. Forse un giorno. Ma non ora.”
Spostò la bottiglia sul proprio lato, mise le braccia sul tavolo ed intrecciò le dita. Si fissarono a lungo, cercando di leggere i segni, di valutare le loro possibilità. Nate non sapeva cosa aspettarsi da lei, e dal momento che non parlava ruppe il silenzio.
“Senti, abbiamo bisogno di un accordo. Tu mi dai il secondo occhio, e in cambio avrai il cinque per cento del bottino. È un'offerta generosa, considerando che non devi nemmeno muovere il mignolo per averla.”
Lara inclinò la testa di lato come se stesse contemplando. Le sue dita correvano lungo la linea del mento, mentre le labbra si curvavano in un sorriso. “La tua offerta è davvero generosa, ma temo di non poterla accettare. Non mi interessa il cinque per cento del bottino. Voglio essere io ad aprire la tomba. Se è l’oro ciò che vuoi, posso arrivare al venti per cento della stessa cifra.”
Lo guardò negli occhi in una maniera così risoluta che Nate capì che potevano stare seduti lì fino a Natale e non arrivare a un accordo.
Tirò un sospiro. “Okay. In questo modo non andremo da nessuna parte,” ammise a voce alta. Rifletté per un po’ e si guardò intorno, cercando qualche sgherro di Johansson nascosto da qualche parte nelle vicinanze. “Cosa suggerisci?”
“Io porto il primo occhio, tu il secondo e cerchiamo insieme la tomba,” propose Nathan. Non era quello che sperava, ma meglio di niente. “Che ne dici?”
Questa volta il sorriso di Lara sembrava genuino. “Ora siamo in affari. Ci vediamo tra due giorni a Shanghai. Partiremo da lì. Mi occuperò del trasporto, basta che arrivi in tempo e non dimentichi l'occhio.”
Che diavolo, pensò Nate mentre l’ascoltava. Ebbe la sensazione di essere caduto dritto nella sua trappola, ma non aveva ancora capito dove e quale fosse. L’accordo che avevano sancito era forse quello che lei voleva e verso il quale lo aveva portato? Era la vincitrice?
“Quindi sai dov'è la tomba?”
“Certo.”
Questa ammissione lo sorprese, ma non più di tanto. Sembrava una tipa in gamba.
“Va bene,” concordò Nate, capendo che non c'era più modo di tornare indietro. “Ma questo non fa di te il capo.”
“Ci vediamo tra due giorni.” Lara posò nuovamente i piedi sulla sedia al suo fianco, si rimise le cuffie e gli occhiali da sole e chiuse gli occhi. Aspettò che Drake sparisse dalla vista e poi cercò il suo cellulare. Mentre componeva il numero, teneva gli occhi fissi su ciò che la circondava. Sarebbe stupido commettere un errore ora che tutto era andato così bene.
“È andato tutto secondo i piani,” disse al telefono quando Bryce rispose. “Non so quanto sappia, ma credo di essere riuscita a convincerlo che mi interessa solo la tomba di Chagatai. L'importante è che io ci entri. Ci dovrà esser la possibilità di ottenere il diario senza che lui lo veda e ci sarà abbastanza oro da tenerlo distratto.”
“Lo spero.”
“Organizza il mio viaggio da Shanghai. Sai qual è la meta.”
Mise via il telefono e chiuse gli occhi per godersi il sole.




   
 
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