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Autore: bUdson281    22/07/2020    2 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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<< Svegliati! Shinji, svegliati! >>.
Nessun'immagine prende forma nella mente e, se ciò è accaduto, allora non lo ricordo. Il nulla definisce se stesso come spazio vuoto mentre viene attraversato dal suono di una voce, quella di Musashi. E' ancora buio ma il vuoto inizia a essere percorso da lampi che si concentrano in un punto indefinito, uno tra i tanti possibili, che, come percorso da un torrente d'acqua radiattiva, ora si accende dimostrando che una forma già esisteva. Era soltanto nascosta.
E' la forma di un busto, il mio, e di una mano, quella della persona che mi sta chiamando. Ho gli occhi chiusi, pertanto è evidente che sto ricostruendo artificialmente ciò che i sensi del tatto e dell'udito percepiscono.
Come faccio a sapere che ho gli occhi chiusi? E perché sono chiusi?
C'è stata una battaglia, ci sono stati morti e feriti. Io mi sono ferito e poi non ho sognato ...  I miei fratelli.
<< Svegliati! >>. Ancora la voce di Musashi.
Mi sono addormentato, deve essere stata la stanchezza. No, ci stanno attaccando!
La coscienza rientra nel corpo attraverso il respiro, il respiro ... non respiro. Annaspo spalancando la bocca e gli occhi in preda a spasmi che muovono le gambe e le braccia, ma non ho capito se sono in piedi o sdraiato. Grido ma non esce suono, solo aria che svuota i polmoni e non scarica il dolore che parte da un lato del viso e mi taglia in lungo come una lama arroventata.
<< Shinji >>.
<< Mi hanno ferito, ci uccideranno >> urlo col pensiero mentre lancio le mani a casaccio contro chi mi parla così da presso, perché nessuno, nessuno deve avvicinarsi a me o a loro.
<< Sono io, sono io >>.
Riconosco di nuovo, nel buio, proprio Musashi che copre una metà confusa e malamente visibile di universo; l'altra è ancora persa nella notte.
<< Come ti senti? >> domanda il Biondo che cerca di mettermi seduto. << Resta calmo >> mi dice con voce angosciata e, intanto, armeggia con la mia guancia sinistra. << Cazzo, non ho niente >> si dispera. << E' tutto sporco >>.
Lo osservo a lungo, ancora intontito, cercando nel frattempo di capire dove mi trovo. Vorrei domandarglielo ma la lingua non si muove e la gola è secca; sul mento si depositano gocce che formano un piccolo corso d'acqua e scendono lungo il collo. Non mi sembra di piangere e non sta piovendo.
Dietro Musashi scopro Orso che, sdraiato, mi osserva con occhi da miope e la bocca contorta mentre stringe un panno ... no è una camicia legata all'addome come una benda.
<< Come ... >> come stai? E' la mia prima parola.
E' ancora notte ma sento approssimarsi l'alba. E' una questione di istinto poiché i sensi sono alterati dall'odore di sangue e polvere da sparo, da un ronzio che fa da base invadente alla musica della vita, da una vista a metà ancora sfocata.
Si, ricordo. Ricordo come si ricordano frammenti di sogni al risveglio. Presto quei frammenti si comporranno o svaniranno e saprò se ho sognato oppure no. Cerco Furia Buia e lo trovo davanti a me, a pochi passi, disteso su un fianco, immobile e pesantemente accasciato.
Lotto contro la fiacchezza delle gambe e la resistenza di Musashi per raggiungerlo mentre un altro grido resta imprigionato nel profondo della gola e dalla bocca esce solo un pallido mugolio.
<< E' vivo, è vivo >> mi calma il Biondo. << Non riusciva a respirare e l'ho sistemato così. Lascia che ti aiuti >>.
Sono ancora spaventato, confuso e incapace di controllare i polmoni mentre si toglie la scarpa e sfila un calzino. Noto solo adesso che è a torso nudo, deve aver dato la sua camicia al fratello con la barba.
<< Scusa, Shinji, ma non ho niente di più pulito >> mi dice dopo aver strappato una striscia di tessuto dalla mia maglia per avvolgermela intorno alla fronte e tenere fermo il calzino che ora stende sul mio occhio. << Ti prometto che dopo ti imbottisco di antibiotici >> pronuncia emozionato. << Ti prego, dimmi qualcosa >>.
<< Sia ... siamo sa ... salvi? >> balbetto o singhiozzo.
<< Più o meno >> sorride sollevato con gli occhi gonfi, stringendomi la faccia tra le mani che tremano senza ritegno, prima che uno scatto e una smorfia lo costringano ad allontanarle. << Resisti! Io vado alla grotta a prendervi qualcosa e le barelle. Potrebbero tornare. Riesci a stare sveglio? ... Guardami! >> grida catalizzando la mia attenzione. << Riesci a proteggerli? >>
<< Siiii >> rispondo senza alcuna certezza di aver compreso la domanda.
<< Ti puoi attivare? ... No, evidentemente no. Tieni allora >> appoggia sulla mia mano destra una delle due sorelle, sistemando il pollice sul cane e l'indice sul grilletto. << Non farli muovere e ... se dovessero peggiorare ... >> si blocca mentre io mi rianimo un altro po', preso a schiaffi dal pensiero che potrebbero morire davanti ai miei occhi.
<< Nooo >> lo imploro e una fitta lungo la faccia mi fa immaginare una tenda che viene lacerata da un violento acquazzone.
<< Non muoverti troppo o la ferita si aprirà di più. Io torno subito >>.
Lo vedo attaccare la discesa come un forsennato dalla testa frusciante e posso solo pregare che torni. << Chissà se ricorda la strada sicura? >> mi chiedo ruotando il busto per mettermi in posizione e provare a schiodarmi da terra.
<< Torna ... lui torna >> rantola Orso che tenta invano di girarsi su un fianco per aiutarmi a rimettermi in piedi. Nere e pesanti occhiaie si espandono a macchia d'olio sul suo viso, come un'infezione maligna, e sinistre righe sciupano la rotondità delle guance. Neanche la barba era mai riuscita, da quando lo conosco, a sfinare quella faccia pingue.
<< No >> lo blocco con la mano disarmata. << Fermo! >> gli ordino mentre perdo il primo round con le gambe.
Forzo due respiri veloci per pompare sangue al cervello e alzare la pressione, ma niente da fare. << Dovrò essere paziente >> mi rassegno.
Striscio sulle ginocchia passandogli la mano sulla spalla, nella speranza di convincerlo a non muoversi e mantengo il contatto finché possibile mentre mi avvicino al Paparino.
<< Ehi >> esclamo a bassa voce per fargli sapere che sono io, altrimenti potrebbe provare a colpirmi. Lo accarezzo tra le scapole per sincerarmi che respiri ancora ma ritiro subito la mano perché devo aver toccato una ferita.
Furia Buia grugnisce e dà uno scatto di reni, fa per allontanarsi ma senza muoversi e senza perdere la postura, un po' come chi salta nella doccia per resistere a uno scroscio di acqua gelata.
Ciò che conta è che è ancora vivo.
<< Resisti, papà! >> Musashi sta per tornare, lui ci << aiuta >>.
<< Shinji >> riesce a dire ed è un tormento sentirlo poiché mi raggiunge la voce di un fantasma. Gli impedisco di girarsi bloccandogli un braccio. << Ce la faremo >> sussurro spaventato poiché mi è fin troppo chiaro che non sono un medico e che non saprei cosa fare per tenerli in vita.
E ora?
<< Respira, cacciatore! >> dalla memoria pesco le istruzioni che a suo tempo mi furono impartite. << Punto primo: controllare l'ambiente circostante >>. I miei sensi extra sono fuori uso e la concentrazione latita; mi affido perciò alla semplice vista, seppur dimezzata. Dietro di me scorgo una distesa di buche, ricolme di un'acqua scura e viscosa che intervallano un'irregolare e stagnante macchia, dall'apparenza oleosa, stesa su zolle che non diventeranno mai più verdi e ... mucchi sparsi di ... dio sono uomini, quel che resta di altri esseri umani. Erano gli ultimi, quelli che ci avrebbero ucciso, quelli che non potevano ripararsi dall'esplosione.
Mi volto verso Furia Buia per sfuggire alla scena e inorridisco poiché ciò che ora vedo è anche peggio. Le nostre case non ci sono più, la terra su cui posavano non esiste più, lo spuntone di roccia su cui si ergeva il nostro rifugio si è sbriciolato e soltanto a due metri da noi si apre un burrone che affaccia su una piana devastata e fangosa fermata solo dal lago. Il suolo, su cui poche ore fa camminavo, è sparso per chilometri, ridotto in schegge gigantesche di roccia appuntita che ridisegnano la mappa di un paesaggio lunare senza più alberi. 
Vorrei gridare ma mi accontento di saper di nuovo come si respira. Una fitta all'occhio e la puzza dei piedi di Musashi, che forse mi sta proteggendo da ben altri odori, mi ricacciano nella piena coscienza di me.
Nella mano destra ho ancora la pistola che mi ha fatto calzare il Biondo. E' una semiautomatica e solo adesso mi accorgo che il dito è ancora sul grilletto e la canna punta dritto alla nuca del Paparino. Il mio universo si concentra sull'indice cui rivolgo la preghiera di non muoversi. Sposto la pistola e l'adagio a terra, faccio leva sul polso e sul palmo per togliere il dito. << C'era la sicura >> bisbiglio dopo aver controllato meglio l'arma, anche se l'ho fatto solo per resistere alla tentazione di guardarmi di nuovo intorno.
Quando ciò che restava dello 02, guidato da Mari, mi trasse fuori dal rifugio, rimasi sconvolto nell'assistere alle rovine che lo scontro tra giganti aveva lasciato. Qui non hanno combattuto giganti, ma uomini e donne fatti di carne e sangue, l'area è più ristretta, ma ... non c'è niente che possa essere paragonato  a ... << Che cosa abbiamo fatto?! >> piango. << Papà, papà ... siamo all'inferno, vero? >> chiedo scuotendo debolmente Furia Buia.
<< Si >> risponde e capisco che anche lui subisce l'impressione dello spettacolo ripugnante che abbiamo contribuito a mettere in scena.
Mi volto verso Orso. Lui mi guarda e assente con il capo mentre versa in silenzio lacrime che non si preoccupa di asciugare.
Le circostanze fanno la morale e determinano le priorità. Capitano eventi straordinari in cui tutto è sospeso, in cui progetti, ansie, motivazioni devono arrestarsi, come davanti ad un semaforo rosso, in attesa di riprendere la marcia all'accendersi del verde. Sembra quasi che certi avvenimenti siano fuori dal tempo poiché interrompono il flusso di qualcosa, danno l'idea di una parentesi, ma non è così perché in realtà stravolgono il corso della storia. Il flusso riprende ma è stato già cambianto nella forma e nella sostanza dal momento che è appena cambiato il soggetto che stabilisce direzione e valore alle cose. Torna il rimorso per ciò che è avvenuto, il rimpianto per tutti gli errori commessi che mi hanno inesorabilmente portato fin qui; torna il desiderio di riscatto e il bisogno di vivere per compiere la mia missione e pagare un debito che si è ingigantito; torna l'amore per i miei cari e il desiderio di Asuka; tornano le opinioni su ciò che sono e che sto diventando; torna la desolazione che rende tutto questo vociare assolutamente inutile.
Non è come prima, non può esserlo perché mi sono trasformato di nuovo. Mi stupisco a sognare che vorrei almeno tornare a ieri, non a tre giorni fa, e mi stupisco ancora di più sentendo una voce saggia e spietata che mi rimprovera: << è inutile piangere. Sei nel cuore dell'inferno. Ora guarda avanti! >>.
E il bello è che quella voce non proviene più solo dal mio passato.
 
<< Taglia il suo giaccone lungo la schiena partendo dal basso fino alle spalle! >> mi istruisce Musashi passandomi il suo coltello, visto che il mio, dopo una breve e frettolosa ricerca, non lo abbiamo trovato.
Per fortuna non ha sbagliato strada ed è tornato con bende, una quantità industriale di lcl e vari kit di primo soccorso, tutti trasportati sulla doppia stuoia che avevamo realizzato per mettere al sicuro il nostro tesoro.
Furia Buia prova a reagire quando con molta cautela inizio ad aprire il suo trofeo. << No >> gorgoglia ancora disteso sul fianco.
<< Non preoccuparti, papà >> gli dico con gentilezza senza fermarmi. << Mami te lo aggiusterà, vedrai. Adesso devo disinfettare le ferite e passarti un po' della nostra acqua magica >>.
Orso ruglia fuori di sè quando Musashi parte con il primo impacco sulla pancia, prova a liberarsi per sfuggire al dolore ma è debole e può solo afferrare il braccio del Biondo che, chino su di lui, si sforza di accelerare l'operazione. << Non ammazzarmi, bestione! >> ringhia menando lacrime prima di aiutarlo a girarsi per passare alla schiena.
Una lunga ferita attraversa le scapole di Furia Buia e sono costretto a strappare la maglia con poca delicatezza per liberare la pelle dall'abbraccio colloso del tessuto. Stringe i denti per non urlare ma non riesce a contenere sbuffi di saliva venosa e colpi di tosse ogni volta che riesco a tirar via altri centimetri di indumento. Imito Musashi, ma mi accorgo che il taglio non rappresenta il vero problema.
Ha fatto l'impossibile per proteggerci. Lo scudo ha retto e, contro ogni aspettativa, ha opposto resistenza all'onda d'urto e alle fiamme che l'hanno seguita, ma non è riuscito a bloccare tutte le schegge. << Non va bene, Musashi >> grido indicando i piccoli buchi che disegnano la schiena del Paparino.
Il cacciatore mi passa altre fiale di lcl. << Passaglielo sopra più volte e fagli bere il resto! >>
<< Qual è quello da bere? >>
<< Non lo so, tu faglielo bere lo stesso. Bevi anche tu, Orso! Su, non fare i capricci >> dice al fratello alzandogli la testa.
 
Ero così preoccupato per i due cacciatori che ho quasi dimenticato di aver bisogno delle stesse cure. << Ci vorranno un sacco di punti >> mi dice Musashi dopo avermi tolto il bendaggio di fortuna.
La sua faccia mi spaventa. << Sono così brutto? >> chiedo prima che parta con un'applicazione.
La domanda vola via dal mio cervello cacciata da un grido incontenibile e un po' stridulo come quello di una bambina.
<< Così dovrebbe tenere per un po' >> mi dice, con la voce rotta e gli occhi arrossati, ammirando la nuova e più pulita fasciatura e porgendomi due boccette di lcl. << Ora tocca a te berlo >>.
 
Le condizioni di Orso e Furia Buia sembrano essersi stabilizzate. Non siamo in grado di valutare la gravità dei danni, possiamo solo trovare conforto nel fatto che respirano meglio e che hanno smesso di sanguinare. Li abbiamo sistemati sulla grande barella di vimini, curando di non muoverli troppo e riservando particolare attenzione al Paparino per mantenerlo sdraiato sul fianco destro durante il viaggio.
Io e Musashi stiamo trainando i due feriti da quasi un'ora seguendo il tragitto più breve consentito dalle condizioni del terreno. Il dolore all'occhio è una costante del viaggio, il sudore e la contrazione dei muscoli del viso, causati dallo sforzo prolungato, ci hanno costretti a due brevi soste per pulire la ferita e sostituire le bende ormai zuppe. Ne abbiamo approfittato per dare un'altra occhiata ai più gravi se non altro per avere ulteriore conferma che fossero ancora vivi.
<< Ce la fai? >> mi chiede Musashi sulle spine.
<< Andiamo >> rispondo.
Ho recuperato in buona parte dallo stordimento dei primi munuti seguiti al risveglio; le energie non sono molte ma, tutto sommato, posso sopportare lo sforzo poiché in mio soccorso giunge l'angoscia per le loro condizioni. Tiro la corda posta sul vertice destro della barella rettangolare, quello sbagliato in quanto mi fa male il collo e, per guardare i due feriti più gravi, devo per forza ruotare il capo. << Respirano? >> chiedo di tanto in tanto a Musashi che è rimasto miracolosamente illeso.
<< Si. Ancora un po', Shinji, e ce l'abbiamo fatta >> prova ad incitarmi e al contempo ad aumentare l'andatura approfittando di una piana apparentemente liscia. << Resistete, ragazzi! >> grida simulando una fiducia che il suo volto, invece, non sa come mimare. << Tra poco vi faranno un sacco di coccole >>.
<< Per fortuna, siamo in due a tirare >> sbuffo per distrarmi dall'agonia che mi procurano le migliaia di punte acuminate che trafiggono la mia faccia anche quando respiro.
<< Già >> mi segue il Biondo con gli occhi puntati sul terreno e la schiena curva per lo sforzo. << Guarda come sei ridotto. Mi dispiace Shinji >> si lamenta. << Dovresti riposare con loro >>.
<< Tra poco mi riposerò. Al villaggio ormai avranno capito cos'è successo. I nostri alleati ci stanno cercando ... >> mi fermo per lasciare sfogare una fitta lancinante.
<< Ti fa male? >>
<< No, no, continuiamo >>.
 
Abbiamo percorso almeno altri cinquecento metri e non si vede ancora nessuno.
<< Kaji avrà sicuramente mandato qualcuno a prenderci >> rompo il silenzio in questa notte che non vuole saperne di lasciare spazio al nuovo giorno. L'ho detto per farmi forza, per non farmi trascinare dalritorno inaspettato di un fin troppo familiare senso di abbandono.
Sono con i miei fratelli e due di loro potrebbero morire. Abbiamo combattuto i cacciatori della fazione avversa, abbiamo inflitto pesanti perdite al partito del capo della sicurezza. << Kaji e Misato sono nostri alleati >> rifletto << e noi quattro abbiamo affrontato un comune nemico. Loro hanno tutto l'interesse a salvarci. Anche gli altri cacciatori devono muoversi. Ormai si sono schierati e non possono permettersi di perdere questa guerra >>.
<< Non possono lasciarci così, vero? >> chiedo a Musashi che non risponde ma si limita a deglutire mostrandomi un sorriso flebile di desolata comprensione. << Lui può localizzarci, gli conviene ... >> un'altra fitta, << ha bisogno di noi. Perché non è arrivato ancora nessuno? >>
<< Non lo so, Shinji >> confessa il Biondo e nella sua voce c'è la stessa delusione che ha dato colore alle mie sterili domande. << Al villaggio ci cureranno, non temere >>.
<< Sei ferito? >> domando sorpreso.
<< No, non sono ferito >> si riprende. << Ho sbagliato, scusa. Lo sai che a me non capita mai. Maledetta fortuna! >>
<< Di che ti lamenti? E' un bene >> replico ricordandomi del suo molto originale rapporto con la dea bendata[1].
<< Tu dici? >> farfuglia iniziando a singhiozzare. << Questi due stronzi si fanno male ogni volta che si muovono e io devo rimettere assieme i pezzi o starli a guardare mentre li ricuciono ... e a me niente. Non è giusto, non è giusto che sia sempre io quello che deve preoccuparsi, mentre loro stanno ... stanno male. Non capisco ancora un cazzo di medicina. E ... e guarda cosa ti hanno fatto >>.
 
Musashi non è mai stato superstizioso, non ha mai creduto a quell'assurdità del debito che avrebbe contratto con la fortuna, non teme di morire prima degli altri. Non sopporta, invece, che la fortuna gli sia così amica e dimentichi il resto della sua famiglia. Le spacconate che ci propinava, quando toccavamo l'argomento, nascondenvano un certo senso di colpa o una sensazione di difetto alimentata dal dispiacere per le sofferenze che non poteva dividere con chi gli restava sempre accanto.
Ci è voluto un dramma come quello che stiamo ancora vivendo per fargli abbassare la guardia e costringerlo, involontariamente, a confessare. Ognuno di noi ha qualche piccolo o grande segreto che nasconde soprattutto ai più cari, spesso anche a se stesso.
Tu non mi capirai mai. Tu non potrai mai capirmi.
Stupida ragazza! Credi che sia facile capirti? Non hai mai cercato di farti capire. Avresti voluto e allo stesso saresti fuggita davanti al genio della lampada capace di compiere l'impresa.
Come faccio a capirti? Tu non mi dici mai niente.
Stupido ragazzo! Credi che basti così poco per capirsi? Ogni cosa che riveliamo di noi è solo una mezza verità ed è limitata nel tempo.
 
<< Quando arriviamo ... ti sparo ... Contento? >> Furia Buia ruota la testa alla ricerca del cacciatore dai capelli dorati, ma non può vederlo perché l'occhio sinistro è ancora chiuso.
<< Muovetevi >> rantola Orso che ha ripreso a tossire sangue e le sue parole sono per noi come frustate.
 
Tiriamo con tutte le forze per superare l'ultimo tratto, quello che ci separa dal ponte. Dobbiamo fare in fretta, lì troveremo per forza qualcuno e lo costringeremo ad aiutarci con le buone o con le cattive. Controllo a stento l'insorgere di un formicolio a entrambi gli occhi che rivela il risveglio dei miei poteri.
Devo resistere o farà molto male.
Ho paura, paura di perderli, siamo solo noi quattro e la tempesta non è ancora finita. << Al villaggio ci salveranno, al villaggio li salveranno >> ripeto nella mia mente per non cadere in quello stato di prostrazione che blocca a terra in attesa che tutto finisca. << Se restiamo vivi, possiamo ancora attraversare l'inferno, uscire dal buco del culo della terra e rivedere la luce del sole che splende per i vivi. Perché non si vede nessuno? Perché non corrono in nostro aiuto? Eppure abbiamo combattuto lo stesso nemico, abbiamo lottato anche per voi, per tutti voi. Perché nessuno viene a salvarci? Perché non venite ad aiutare gli dei che avete invocato? Perché non venite ad aiutare i vostri amici? Perché non venite ad aiutare i vostri figli? >>
 
Perché ci avete lasciati soli?
 
<< Da bere >> brontola furia Buia a denti stretti.
<< Pazienta ancora qualche minuto >> risponde senza voce Musashi. << Siamo quasi arrivati >>.
Il terreno è sgombro e a neanche duecento metri ci attende il passaggio che segna i confini della nostra casa.
<< Da bere, ora! >> ripete con più vigore obbligandoci ad arrestare il passo, perché è evidente che non sta chiedendo della semplice acqua.
<< Che succede? >> lo interroga preoccupato il Biondo porgendogli una fiala di lcl. << Cerca di far bere anche Orso >> mi dice.
Furia Buia si mette seduto con enorme fatica spingendo la mano sul pettorale destro e ansima in modo impressionante per incamerare aria. << Arriva qualcosa >> sibila dopo aver vuotato il contenuto della boccetta.
Mi concentro per scansionare i dintorni, ma non sento niente. << Deve essere a cento metri, forse ... >> mi blocco perché adesso anch'io percepisco una presenza. Si avvicina rapidamente. << Un mark >> grido terrorizzato.
Furia Buia si mette in ginocchio, il suo viso è sporco e sembra più rovinato del solito. << Il maledetto vola >> afferma guardando in alto come se riuscisse a vederlo con il suo occhio normale.
Non è un infinity, non è un Eva privo di anima come quello che pilotai con Kaworu, ma un piccolo, veloce, bastardo ragno volante di metallo. Compie una drammatica frenata dopo averci superato di slancio e inverte la rotta stendendo quattro braccia d'acciaio con, alle estremità, chele appuntite come quelle di uno scorpione. Apre le sue pinze e parte all'attacco.
Non è solo la sua forma a disgustarci e a spaventarci, ma anche il suo ululato che ricorda vagamente il cigolio prolungato di una porta di legno che si apre lentamente in una casa infestata dagli spettri.
Non devo neanche pensare e materializzo in un attimo un muro di at field che mi costa una valanga di pugnalate in faccia e scatena un grido disperato. Ho come l'impressione che il mio occhio sinistro stia per dar fuoco a tutta la faccia.
La creatura però non si sfracella e non rimbalza, rimane anzi attaccata al parallelogramma con le sue chele che si aprono e si chiudono ossessivamente e rovistano sulla superficie dell'energia solida come se cercassero un varco ... o tentassero di crearne uno.
<< Anti at field >> grida il Biondo.
<< E adesso? >> esclamo guardando la bestia di metallo e alcune piccole crepe che iniziano a interrompere la continuità della parete.   
 << Lascialo passare! >> grida il Paparino che attiva il suo occhio e stende il braccio mentre arranca per avvicinarsi a me.
Quando il mark dilania il mio at field sbatte contro lo scudo, più debole ma efficiente, che gli oppone Furia Buia.
<< Non difenderti >> gorgoglia il ciclope.
<< Ho capito >>.
Del resto, ho imparato proprio da lui che uno scudo può essere un ottimo strumento di offesa. << Se glielo lancio addosso >> penso, << non potrà strapparlo e subirà comunque danni >>.
Anche il pannello messo su dal Paparino cede alle braccia metalliche e quello schifoso insetto ora è libero di caricare.
<< Tentiamo >> mi esorto prima di colpirlo.
La bestia rincula eseguendo numerose capriole all'indietro, poi arresta la deriva e riparte.
<< Vuole te >> mi avvisa Musashi che spara a quella ... cosa col suo fucile. I proiettili non lo scalfiscono ma un nuovo colpo di oplon sul muso lo ricaccia lontano.
Al terzo assalto provo ad aumentare la potenza del cazzotto, come l'aveva chiamato il Biondo, ma l'occhio mi fa impazzire e perdo concentrazione.
Resto paralizzato di fronte a quell'aracnide bionico che si fionda su di me e, colto dal panico, non riesco ad afferare nessuno dei miei "giocattoli".
Il mark perde la traiettoria e mi passa di fianco dopo che una violenta sassata gli ha ammaccato la carrozzeria. Orso, miracolosamente, ha vinto il dolore ed ha usato la sua prodigiosa forza. In piedi contro ogni pronostico, cerca qualcos'altro da lanciare mentre preme una mano sulla ferita.
Il mostro non fa in tempo a girarsi perché una botta lanciata dal Paparino gli arriva come un calcio nel culo e lo spinge ancora più lontano.
Fuira Buia cade in ginocchio e sputa sangue.
<< Non gli fanno niente >> ammetto scoraggiato. << Aiutami! >>
Il suo occhio normale, che di giorno dà sull'azzurro, e l'altro dalla luce intermittente indugiano su di me, poi le sopraccigliano si alzano e la bocca si stringe. Paparino spinge sulle braccia per rialzarsi poi ringhia: << Gendo >>.
Sto ancora cercando di ricordare come curvare l'energia intorno al braccio e impugnarla come si fa con un fucile[2], e soprattutto sto ancora cercando il coraggio per sopportare il doloreche l'azione scatenerà, quando mi accorgo che la scatola volante ha appena cambiato bersaglio e ora tira dritto sui miei fratelli.
Musashi si piazza davanti a Orso e Furia Buia e scarica il fucile prima di lanciarlo disperatamente contro la minaccia. Io non ho tempo per imitare Gendo e lo spingo via con un altro colpo di scudo.
Purtroppo, com'era prevedibile, il mark aziona i freni, punta e torna all'attacco.
I battiti del cuore rallentano, il respiro si fa regolare e ricordo che ... sono stato padre e forse lo sono ancora.
 
Nessuno tocca la mia famiglia!!!
 
Stendo il braccio e prendo la mira con l'occhio ancora sano che diventa incandescente. Tengo a freno l'occhio sinistro per non disperdere forze e attenzione. Inquadro il bersaglio, mi concentro sull'arto che funge da canna,immagino di calzare come un lungo guanto l'odio che provo per il mio nemico, in qualunque forma si manifesti, invoco il mio passato e sferzo l'attuale coscienza di me. Accendo, finalmente, anche il sinistro e ringrazio la lacerazione intollerabile dei tessuti che vanno a fuoco, perché posso scaricare anche questa sofferenza contro il mostro.
 
SPARA!!!
 
Il ragno di metallo schiva solo in parte la fucilata, perde un braccio e lo stabilizzatore, si avvita su stesso ma non vuole morire.
Come impazzito inizio a inseguirlo, procedendo di gran carriera verso il ponte, per tenerlo lontano almeno da loro che non possono difendersi.
Parte un altro colpo di fucile che manca il bersaglio perché quella cosa non può più volare ma vede benissimo e salta di lato. Un terzo tentativo fallisce e così anche il quarto.
Sono stanco. E sta' fermo, maledizione! Devo farlo avvicinare, devo ucciderlo o moriremo. Nessuno verrà a salvarci.
 
Che facciamo?
 
Fermati e prendi aria!
 
Non capisco perché dovrei farlo ma, in fondo, se sono ancora vivo lo devo anche a me.
 
Quando ti attaccherà, crea soltanto una barriera davanti a te.
 
La farà a pezzi.
 
E sarà più vicino.
 
Tentiamo!
Abbasso il capo e rilasso le braccia come in segno di resa, mentre provo a regolare il ritmo del cuore. Non ho bisogno di guardarlo, lo vedo nella mia mente avvicinarsi claudicante e sospettoso sulle tre zampe di metallo che gli sono rimaste. Quando è alla distanza giusta salta per finirmi e si arresta davanti ad un velo di at field, piazzato tra noi due per durare poco.
<< Questo mark >> ragiono << è un regalo di Gendo a suo figlio. Questo oggetto è il passato, è ogni passato che torna a perseguitarmi, è il mostro che il ragazzo deve guardare negli occhi protetto dall'abbraccio della madre. Io non ho bisogno degli Eva, non sono più un pilota. Mi sono staccato da mia madre e ho sfidato mio padre. Ora sono in piedi, da solo, a combattere come farebbe un adulto >>.
Il colpo è pronto per uccidere ancora ... i miei nemici, il mio nemico.
<< Gendoooooo! >> urlo lanciando un pugno contro quella cosa che ha appena sbriciolato il tessuto che mi divide da tutto. << Nel mio braccio c'è ancora un proiettile per te, figlio di puttana >>. Apro la mano quando penetro nella piccola bocca del mostro e sparo.
Una scia luminosa procede oltre il mark per centinaia di metri e so di aver vinto. Sento come un pizzico, tirato da una mano arroventata, all'incirca all'altezza del gomito, ma non ci faccio caso perché tra poco il Mark esploderà e io sarò morto. << Strano! >> mi dico. << Non mi ero accorto che avesse i denti >>.
Il mio corpo si colora e sono nuovamente diviso dalla creatura a cui resto comunque legato in virtù del braccio che è sparito nella sua pancia. Mi volto e vedo il Paparino, distante e in piedi con il braccio steso verso di me. Non distinguo la sua faccia perché il bagliore incandescente che emana la fa apparire com un unico grande occhio rosso.
<< Ero sicuro che non mi avresti abbandonato, papà >> sospiro e rin grazio.
Il mark esplode mentre guardo dall'altra parte e sento la pressione del metallo che spinge contro l'aura che Furia Buia ha creato intorno a me. Barcollo per qualche metro e mi arresto piegando un ginocchio, la protezione svanisce e il ciclope crolla a terra.
Orso grida disperato, o almeno così mi sembra, butta in avanti due passi e si accascia; Musashi ha la faccia stravolta e mi corre incontro.
<< Ce l'ho fatta >> penso. << Mi fa male la mano >>.
Avrei fatto meglio a non guardare, ma non potevo immaginarlo e ora precipito nel vuoto più insensato di Shini perché la mano non può farmi male, non potrà mai più farmi male. Pelle, carne e ossa pendono irregolari dal gomito per non più di dieci centimetri e non c'è nient'altro.
Rivedo il braccio di Asuka, di quell'altra, tagliato a metà. Che scherzo crudele!
Un brivido fa timidamente tremare la schiena e un singhiozzo fa saltare il mio petto. Intuisco che il conto alla rovescia è partito.
Cinque: << il mio braccio >>; quattro: << ho perso il mio braccio >>; tre: << non potrò più combattere >>; due: << non potrò riportarla a casa >>; uno: << cosa penserà di me Asuka? >>;
 
Zero!
 
 
*****
 
 
La notte è nostra amica poiché è la protettrice delle imboscate. Nel suo ventre non ci sono giudizi morali e il buio non ha nulla da invidiare alla luce. E' solo una fase del giorno e, proprio come il giorno, accecando nasconde le sue verità.
Vado a caccia con la mia squadra. I fratelli della prima ora, quelli con cui ho condiviso avventure e fatiche, negli anni che sono seguiti al nostro ritorno, non ne fanno parte. La separazione è stata consensuale. Non ricordo da quanto sono lontano dal villaggio e non mi importa perché ho individuato il mio obiettivo.
Più avanti tre sonnacchiosi scimmioni fingono di controllare il sentiero che conduce a quella fogna che pensano di chiamare "casa", mentre fantasticano di prendersi la nostra. Aspettano il cambio, non sanno che li colpiremo prima così saranno sei in meno o, meglio, sei in più.
Siamo più forti dei nostri nemici che non potranno contare troppo a lungo sul vantaggio del numero; li dissanguiamo poco a poco, riempiamo di buchi le linee di un esercito di animali eliminandoli uno alla volta e terrorizzando i superstiti.
Non si tratta solo di sopravvivenza. Mi piace piuttosto pensare che sia uno scontro tra sistemi. Da un lato noi siamo la civiltà in un mondo barbaro, siamo legge, siamo relazioni e scienza e senso morale, siamo persone che si riconoscono in una comune identità, che hanno qualcosa da difendere, che rappresentano il futuro; dall'altra c'è solo un antico e schizofrenico mondo pre-umano del passato incarnato da un branco di strane creature che bivaccano nel disordine, senza regole, unite solo dalla stessa fame e dal timore per (e dall'obbedienza al) l'alpha che hanno scelto, anche lui senza ordine, senza legge, senza coerenza. Se non fosse un egomaniaco in preda a una pluralità di voci che lo rendono imprevedibile anche a se stesso potrebbe cambiare il suo mondo. Ma lui è un folle caduto e vuole la casa da cui sono ormai lontano.
Sono convinto che la sua ossessione non dipenda dal desiderio di garantire il benessere dei suoi maiali, ma dal fatto che qualcuno si è opposto a lui e lo ha costretto a conoscere l'esistenza del limite. Invidio la sua libertà che si puntella, assoluta, sul sacrificio e sulla sottomissione del suo popolo; ma la mia disciplina è più utile.
Ha già perso e non vuole accettarlo.
Io e la mia squadra siamo diversi dai nostri nemici ma anche dagli amici, siamo una specie a parte. L'amore per i nostri cari è la giustificazione che ci siamo dati per riempire di un senso ormai fittizio le operazioni che concludiamo e per illuderci di non essere ormai della stessa pasta delle persone che uccidiamo. In realtà, i miei compagni si illudono, io temo di aver capito da tempo che cosa sono diventato.
Siamo anche noi l'altra faccia della moneta, l'estremo opposto di ciò che difendiamo; siamo violenza organizzata, disciplinata e professionalmente addestrata, eppure non c'è niente di eroico in noi perché, in fondo, temo ci venga naturale essere così e il sangue del nostro nemico rappresenta un richiamo ogni giorno sempre più forte delle braccia accoglienti dei nostri amati. Ormai siamo creature di mezzo, un branco di contraddizioni viventi in cui giusto e ingiusto hanno perso ogni valore.
Non ho idea di cosa faranno i miei compagni di viaggio quando tutto sarà finito; per quanto mi riguarda, se sarò ancora vivo, non tornerò a casa. Di Shinji non è rimasto quasi niente e quel poco che ancora sopravvive in me non può più tenere lontani i mostri, può solo cercare di contrastarmi per impedire che la disgregazione sia completa.
Lo sanno anche coloro che chiamavo fratelli, lo sa anche Sakura, temo l'abbia compreso persino  mia figlia. Non possono fare niente e io non ho il coraggio di guardarli, perché sono ormai più simile al nemico che combatto che a loro.
No, quando vinceremo, io proseguirò con la caccia, anche da solo, anche se fossi certo che il mio piccolo angolo di mondo potrà contare su cento anni di tranquillità. E' l'unica cosa che ormai so fare, è l'unica che abbia ancora senso. Io cercherò questi predatori, io ucciderò tutti i predatori fino all'ultimo per rimediare all'errore del ritorno alla vita; io ucciderò lui perché mi assomiglia e forse potrò convincermi di aver punito me che sono la vera causa di tutto questo male, in quanto è responsabilità mia se sono tornati in vita i demoni.
Il mio giaccone è nero perché mi facilita nelle operazioni notturne e perché così vuole il personaggio che i nostri nemici hanno immaginato e ora temono, come si teme un incubo.L'ho rubato all'unica preda la cui testa desidero appendere sopra il camino. Non è ancora un trofeo perché la mia preda è viva.
Per far parte della mia squadra bisogna essere "particolari", è necessario estirpare gli scrupoli etici che permettono ai nostri uomini e alle nostre donne di lottare per difendere una casa e che permetteranno loro un giorno di tornarvi.
Seleziono personalmente i ragazzi e le ragazze che possono seguirmi e scarto i non adatti. Una parte di me, quella ancora sotto il dominio del mio passato, è felice quando individuo una persona da bocciare, poiché allontano solo i migliori.
Quella ragazza progetterà ponti e strade che uniranno i popoli, quel ragazzo scriverà buone leggi, quella donna salverà vite e quell'uomo sarà per sua figlia un padre migliore di me.
Chi mi accompagna lo fa perché non ha nient'altro da dare o da chiedere alla vita, perché è già perso; chi mi accompagna è destinato a non tornare in quanto inadatto a godere la pace.
Li guardo negli occhi, uno ad uno; alcuni hanno iniziato ad imitarmi e indossano giacconi rubati a qualche morto, parlano come me, si muovono come me e sfoggiano fieri le loro cicatrici confrontandole con le mie. Quelli più cattivi gioiscono per aver perso un occhio come il loro eroe dell'inferno e piangono perché hanno compreso che non potranno tornare a casa. E se anche ci provassero, io non lo permetterò.
 
Uccidere le vedette è stato facile e ora ci nascondiamo in attesa che arrivino gli altri. E intanto, in lontananza, vedo il luogo che un giorno riuscirò ad espugnare.
Se non avessi già deciso che li eliminerò tutti, mi piacerebbe togliere di mezzo soltanto il loro capo, sedermi sul pacchiano trono di legno che si è fatto costruire e farmi acclamare re dei dannati.
Finalmente, potrei arrendermi a questa mia natura corrotta, cedere ai bisogni del mio piccolo io ingigantito e diventare lui, il peggiore dei re che fa la sua legge volta per volta secondo i capricci del momento, ormai liberato dalla responsabilità e dal perenne senso di colpa. Finalmente, potrei abbandonare del tutto Shinji e il suo motto del cazzo. Lui, cacciatore e pilota, ancora resiste e, insieme all'obiettivo di concludere questa guerra, oppone un argine alla mia libertà sebbene, proprio per tale ragione, mi sia utile a non sprecare energie e a concentrare così la forza.
Aveva ragione Sakura: quei due sono la stessa persona, ma quando tutto sarà finito, li eliminerò per sempre dall'esistenza e potrò compiacermi di essere l'erede degli Angeli e godermi la fine di Asuka.
Ho già pronto un cappio per impiccare chi, a furia di odiarmi, è diventato un ottimo bersaglio del mio odio per me stesso. Mi manca la bambola di pezza da accarezzare durante l'esecuzione.
Se solo non l'avessi baciata ... se fossi morto prima ... se trovassi il coraggio di farmi abbracciare dalle persone che amo ... se riuscissi ad abbracciare mia figlia ... se non fossi il peggio di mio padre.
Sono tre in meno e tra poco saranno sei in meno. No, saranno sei in più, sei tacche in più.
 
 
*****
 
 
<< Shinji, sei sveglio? >>
Le orecchie di sicuro e, come primo passo verso il recupero della coscienza, devo dire che non è male, giacché la voce che sento è quella di Sakura. Il recupero dell'olfatto, invece, inizia ad abbassare la media poiché percepisco un urticante odore di disinfettante da ospedale. Il tatto è ancora non pervenuto ma, si sa, che alle volte è più lento; tuttavia riesco a percepire me stesso nello spazio e ringrazio di non sentire dolore. La vista è offuscata e ancora a metà. Chissà quando tornerà normale?
Il gusto ... dio, il gusto fa collassare le quotazioni del risveglio inondando le mie sinapsi di informazioni insopportabili provenienti dalla bocca che mi sembra piena di anestetico per dentisti. << Se non voglio vomitare >> consiglio a me stesso, << mi conviene rinunciare a deglutire >>.
Sono in un letto quasi al centro di una stanza molta grande e Suzuhara, piegata su di me a pochi centimetri dalla faccia, controlla le mie reazioni.
<< Shinji, come ti senti? Puoi rispondermi? >>
Lascio partire il comando ai muscoli facciali affinché si dispongano a formare un sorriso, ma non sono sicuro che la truppa abbia risposto con la dovuta diligenza.
<< Sakura! >> con un filo di voce inizio la frase che posso terminare solo col pensiero.Finalmente un volto amico, finalmente qualcuno che si preoccupa per me. Non potevi che essere tu.
<< Shinji >> sembra sul punto di piangere per la gioia mentre sorride con un entusiasmo appena mitigato da residui di un'amarezza che le aveva già rigato il viso.
Accarezzandomi una guancia, ripete la domanda: << come ti senti? >>
<< Non lo so. Dove sono? >> chiedo con la bocca ancora impastata.
<< Sei nel nostro ospedale. Abbiamo dovuto operarti >>.
<< L'occhio, è vero >>.
Sakura prende a massaggiarmi dolcemente il cuore. E' un gesto meraviglioso che mi infonde calore, ma ho la netta sensazione che stavolta non sia un buon segno, considerate le circostanze.
<< Allora >> inghiotto la saliva amara che avevo lasciato stagnare, << non funzionerà più? >>
<< Il trauma era importante >> prova a darsi un contegno per apparire professionale e guadagnare una maggiore distanza dal paziente e dalla brutta notizia che deve dargli. << Abbiamo tentato di tutto, ma il danno è irreversibile. Mi dispiace >>.
Espiro l'aria più volte con soffi secchi e rapidi mentre lotto per digerire anche questo boccone ripetendomi che sono ancora vivo e che poteva andarmi peggio. Forse Asuka si abituerà a ... << il braccio >> scatto per guardare alla mia destra come se dovessi impedire all'arto di fuggire.
<< Attento, sei sotto flebo >> mi rimprovera il medico che cerca di tenermi fermo. << Per quello, per il tuo braccio eravamo nelle condizioni di rimediare ... è stata un'operazione lunga ... >>
Il braccio è al suo posto, interamente fasciato ma c'è. << L'avete trovato? ... Come avete fatto? >> sorrido dimenticandomi dell'occhio. Dalla ferita parte un ceffone per ricordarmi che non si è ancora cicatrizzata.
Ricado lentamente con la testa sul cuscino e guardo il braccio che mi hanno riattaccato, chiudo l'unico occhio, ahimé, funzionante per gustarmi la percezione del mondo attraverso i recettori che pensavo di aver perduto per sempre e ... << E' come ... se non l'avessi perso >> devo constatare mentre sperimento la pronta obbedienza della mano ai miei comandi. << E' normale? >> la guardo sorpreso poiché mi rendo conto che non è affatto normale.
<< Tra poche ore dovresti essere già in grado di usarlo correttamente, devi solo farci l'abitudine >>.
<< E' un miracolo >> esclamo senza alcun entusiasmo. << il mio organismo è ...  fantastico >> torno a fissare con un'attenzione nervosa le bende e ciò che nascondono. << Sei stata ... eccezionale >> inizio ad ansimare. << Questo ... questo >> sono quasi in iperventilazione << questo non è il mio braccio >>.
<< Non ti accorgerai neanche della differenza >> ora Sakura mi tiene per le spalle caricando il suo peso su di me. Prosegue con la delicatezza che si deve ad un amico che sta per impazzire: << da questo punto di vista siamo all'avanguardia >>.
<< E' una protesi? >> domando rifiutandomi di pensare a cosa vedrò una volta che quella "cosa" sarà libera dalla fasciatura.
<< Si ma il materiale è quasi interamente organico e a prova di rigetto. I nervi, i vasi sanguigni, i muscoli, tutto è naturale >> pone l'accento sull'aggettivo << ed è stato suturato alla perfezione. Di ... non organico >> continua anticipando la mia domanda << c'è solo lo scheletro che è in lega metallica, la stessa che utilizziamo per ... >> distogliendo lo sguardo << gli Eva ... Però è molto resistente >> torna a cercarmi con gli occhi scuotendo la testa ed il busto come una macchina che singhiozza.
<< Sempre meglio che non averlo >> cerco di farmi forza ma soltanto perché c'è lei con me. Stringo i denti per sbarrare la via ai lamenti che risalgono dalla gola e cercare distrazione nel dolore che minaccia di riaprire le ferite.
Sakura aspetta che mi calmi. << Ti farà male per un po' >> mi dice portandosi sull'altro lato del letto dopo aver preso una siringa. << Questo ti aiuterà ... ti aiuterà a sopportare il dolore >> spiega con il volto contratto e buio mirando all'agocannula. Non esegue, però, l'iniezione e lascia che la medicina coli lungo le guide laterali in metallo.
Fingo di non accorgermene, obbligandomi a non fiatare per evitare di tradirla, e mi guardo intorno. In questo momento c'è chiaramente altro a cui prestare attenzione. Suzuhara non voleva ingannare soltanto l'occhio delle due telecamere di sicurezza, piazzate rispettivamente in direzione della porta d'ingresso e del letto, ma anche i curiosi dietro il solito maledetto specchio antiprivacy che squarcia la parete di fronte a me. Dall'altra parte mi osservano, in piedi e al centro di uno stretto corridoio, la signorina Misato, nascosta dai suoi grandi occhiali neri, che tradisce nervosismo battendo ritmicamente un dito sul braccio; Ritsuko che mi pugnala con gli occhi come se volesse strapparmi la carne a mani nude, forse per studiarmi o per mangiarmi; e, infine, Mari che mi guarda come se volesse capire in cosa mi sono trasformato.
<< Non c'è Asuka. Me l'aspettavo >> sospiro ma in realtà , dentro di me, sto chiamando a raccolta tutte le qualità che ho assorbito dai cacciatori per non perdermi. La necessità a volte è più persuasiva di mille buoni ragionamenti, non conosce morale e non si cura dei sentimenti ma contrasta ogni vana dispersione di energie.
<< Non te la prendere >> Suzuhara prova a confortarmi e intanto mi accarezza, furtiva, il braccio dopo aver mostrato la siringa vuota al pubblico. << Quando ... quando abbiamo avvertito le prime esplosioni >> racconta facendo attenzione a misurare il tono della voce, << ha cercato di salire sull'Eva per correre da voi. L'avrebbe pilotato anche da sola, anche senza Makinami ma ... >> sbuffa e i suoi occhi si inumidiscono << ... Per non parlare del casino che ha combinato quando quel mark vi ha attaccato. Ma tu sei stato ... l'hai distrutto così rapidamente che ... >>
Non so cosa sacrificherei per sentirle dire che Asuka era in pena per me, ma credo di aver già dato abbastanza. Ora mi interessa che risponda a due sole domande: << Come stanno i miei fratelli? >>
<< Siamo riusciti a stabilizzarli >> spiega emozionata battendo più volte con vigore il palmo della mano contro l'intelaiatura del letto. << Adesso Orso e il mio ... e Furia Buia sono fuori pericolo e recuperano in fretta. Lo sai come sono, anzi come siete fatti. Quanto al Biondo ... >>
<< Si chiama Musashi >> la corrego. Credo che meriti di essere conosciuto con il nome che ha scelto.
<< Scusa, ma con tutti questi soprannomi >> si morde le labbra e mi sento in colpa per averla ripresa. << Anche Musashi >> riprende << è stato operato e non abbiamo ancora sciolto del tutto la prognosi. Ciò che conta, però, è che abbia ripreso conoscenza >>.
<< Che ... che cosa? Operato? >>
<< Dicono che sia impazzito. Il mark che avete affrontato era una sentinella, alla Nerv ne hanno costruite molte fino a pochi anni fa. Deve avervi cercato dopo quell'esplosione ... maledizione potevate essere più discreti >> si dispera colpendo il materasso con un pugno a pochi centimetri dalla mia gamba.
<< Continua, per favore >>.
<< Beh >> riprende ancora scossa, << vi aveva seguito anche una pattuglia di soldati agli ordini di tuo ... Musashi, forse, se n'è accorto perché ha iniziato a gridare nella direzione da cui provenivano, come se riuscisse a vederli. Pare abbia sfidato anche la fortuna, chiamandola in modi indicibili. Pensa che ha sparato anche ad alcuni dei cacciatori che sono con voi solo perché volevano attraversare il ponte per dargli una mano >>.
<< E i soldati? >>
<< Se non sono morti tutti, i sopravvissuti avranno sicuramente rinunciato. Poverino, era così fuori di sé che, nonostante fosse ferito gravemente, ha steso due dei vostri quando hanno cercato di portarlo qui >>.
Gli avrei dato volentieri una mano << Perché non ci avete aiutati? >> mi lascio sfuggire.
Lo so che Asuka non poteva essere autorizzata a intervenire in uno scontro che ufficialmente non riguardava la Wille; comprendo che sarebbe stato azzardato far muovere l'unico Eva immediatamente attivabile e lasciare sguarnita la base proprio mentre noi stavamo affrontando una battaglia dall'esito incerto. Tutto questo lo capisco ma, dopo << perché nessuno si è mosso? >>
Sakura piega la testa in avanti e prende a martoriarsi le labbra e le mani mentra il viso torna a rigarsi, sembra quasi regredire all'infanzia.
<< Scusami! Non volevo >>. Lo so che, se fosse stato in tuo potere decidere, ti avremmo trovata sul posto con tutto l'occorrente per curarci.
<< Mi dispiace >>. Può dirmi solo questo e parlare unicamente per se stessa.
La mia attenzione torna sulle tre donne in attesa dall'altra parte, porto lentamente la mano alla gola per cercare il collare della mia punizione. << Hai detto che sono stato veloce ad abbattere il mark di Gendo. Quindi ... >> provo a formulare la seconda domanda assicurandomi che le mie labbra non siano visibili.
Sakura torna a controllare il nuovo braccio che riposa su una sorta di barella d'acciaio collegata al letto per mezzo di un sostegno mobile. << Si, ti hanno visto >> non mi lascia completare la frase. << Anzi, Kaji ha fatto partire i droni la notte scorsa. Abbiamo visto praticamente tutto >>.
E, nonostante avesse visto tutto, ci ha lasciati soli.
 << E no >> continua sottovoce sfiorando con le dita la guancia offesa, << non ti hanno messo alcun collare, ma è già pronto per te e per il tuo Paparino >>.
<< Dove sono i miei fratelli? >> chiedo presentando al pubblico sugli spalti l'espressione più mite ed ebete che riesco a pescare dal mazzo per non destare sospetti.
<< Nella stanza a fianco, tutti e tre >>.
<< Quanti soldati ci sono a controllarci >>.
<< Nel reparto >> Suzuhara mi offre un sorriso complice e arrabbiato << nessuno >>.
<< Si fidano di noi? >>
<< No, si fidano di me. Ho detto che, con tutti i tranquillanti che vi ho somministrato, per il momento non rappresentate una minaccia >>.
Meravigliosa ragazza! Sta scommettendo la sua vita su di noi darci la possibilità di fuggire o difenderci qualora la situazione dovesse volgere al peggio.
<< Comunque, Kaji deve tenere sotto controllo i militari del nostro aspirante golpista che è ferito e, per questo, imprevedibile >>.
<< Misato? >> chiedo.
<< Al colonnello non dispiace che siate al sicuro, ma lei e Kaji hanno una ... >>
<< Visione >> l'anticipo. Mi avete rotto con questa faccenda. Potremmo anche parlarne tra noi per stabilire quanto siano compatibili ed evitare così di buttare le nostre vite per niente.
<< Devo andare a visitarli >> mi comunica il dottore che, sicuramente, non vede l'ora di stare vicino al Paparino.
<< Quando potrò alzarmi? >> non mi va di farmi ammazzare in un letto d'ospedale né di farmi aggiogare con un collare bomba.
<< Devi essere paziente. Tra qualche ora ti sistemerò con gli altri, così potrete ... parlare >>.
<< Voglio i miei vestiti >>.
<< Che cosa non hai capito di quanto ti ho appena detto? >> prova a scherzare posando le mani sui fianchi per mimare disappunto. << Tra poco starai con loro >>.
<< Voglio ... i miei ... vestiti >> scandisco meglio affinché non vi siano dubbi, mentre mi domando da dove provenga tanta determinazione. << ... Se credi che nei prossimi giorni saremo al sicuro >> decido di correggere la fermezza dell'asserzione, << allora fa' conto che non ti abbia detto niente; ma se non è così, voglio i miei vestiti ... e le armi >>.
<< Quelle le hanno i tuoi amici, quelli veri, al locale >> risponde di colpo pallida.
<< Come ti senti, Shinji? >> riformula la domanda iniziale prendendo a guardarmi con impressionato stupore. Forse anche lei si sta chiedendo cosa io sia diventato. Su questo tema posso dire di essere due passi avanti a tutti e, tuttavia, l'enigma rimane irrisolto. I terremoti che si sono scatenati negli ultimi giorni mi hanno, comunque, insegnato a sospendere il giudizio e a calibrare con maggior freddezza le priorità. Non posso avere paura, non posso permettermi scrupoli né dubbi. Siamo ancora in pericolo, siamo ancora nel cuore della tempesta e, soprattutto, non possiamo contare su nessuno. Bastardi!!!
<< Non so dirtelo, Sakura >>.
Suzuhara scrolla la testa e, incerta, si avvia all'uscita. Prima di aprire la porta, si blocca e dice: << comunque, se vuoi ancora saperlo, Asuka vi era corsa incontro mentre i cacciatori vi stavano portando qui. E' rimasta sconvolta quando ha visto te senza un braccio, con tutto quel sangue sulla faccia, e i nostri medici che cercavano di rianimarti. Poi ha aspettato per tutto il tempo fuori dalla sala operatoria. Lo sai com'è fatta, non ti avrebbe mai dato la soddisfazione di vederla in ansia per te ... Ah, quasi dimenticavo >> si volta sorridente e triste, << se dovessi avvertire dolori allo sterno, sappi che la colpa è sua. Una con la sua forza non dovrebbe provare a praticare il massagio cardiaco >>.
<< Volevo ancora saperlo >> rispondo con il cuore un po' più leggero. << Grazie >>.
 
Sakura sta parlando con le tre fate turchine, una delle quali travestita da avvoltoio. E' inutile che mi sforzi di capire cosa si stanno dicendo, tanto non so leggere le labbra. Ripiego, pertanto, sulla vecchia abitudine di guardare il soffitto sconosciuto color bianco sporco che spezza la monotonia di un verdastro snervante.
<< Spero che almeno il Paparino e Orso siano ancora svegli >> penso ad alta voce. << Come faccio a proteggerli qui dentro? Come faccio a difendermi da Kaji? Lui è uno stratega fine come Gendo, lui guarda lontano, combatte di fioretto e non di clava come noi, lui gioca a scacchi. Io ho imparato soltanto dai miei fratelli e loro hanno tante qualità, sono in gamba e più esperti di me, ma non sono campioni di strategia. I pezzi degli scacchi sarebbero capaci di mangiarli sul serio. Che cosa posso fare da solo? >>
 
Mi sento meglio, tanto che fatico a restare fermo e mi rigiro nel letto sempre più insofferente. Il pubblico ha perso interesse nei confronti dell'attrazione della serata rinunciando così all'occasione di vedere l'animale da circo che si agita perché vuole alzarsi e perché l'effetto dell'anaestesia è ormai passato e il braccio finto inizia a fare un male cane.
<< Se non altro si comporta come uno vero >> mi dico stringendo i denti.
Scansiono la stanza per la millesima volta ma solo ora mi accorgo della presenza, sulla parete posta alla mia sinistra, di un lavabo in ceramica sormontato da uno specchio. << Tanto dovrò alzarmi. Non succede niente se mi guardo allo specchio per vedere come sono messo. In fondo, resterei pur sempre nella stanza >>.
Sollevo delicatamente l'arto dal piano su cui riposa, avendo cura di poggiarlo lentamente sullo stomaco e di reggerlo con la sinistra. Mi metto seduto, completo un paio di respiri per regolare la pressione e salto.
C'è troppo spazio per un solo posto letto. Me ne accorgo quando, impaludato in una vestaglia coloro grigio topo a pois celesti, arrivo a destinazione scortato dal sostegno mobile della flebo e termino il conteggio dei passi: ventisei. << Ok, so contare >> bisbiglio questa stronzata per rimandare di qualche secondo l'appuntamento con la mia immagine riflessa sullo specchio pulito.
Della mia faccia si vede solo la bocca ed il lato destro fino all'occhio, il resto è coperto senza soluzione di continuità da un tessuto bianco che in alcuni punti si sta già macchiando di rosso. << Mi sa che è gonfia >> commento trascinando i polpastrelli sulle garze. << Come faccio ad essere un buon cacciatore >> come faccio a difendermi << se vedo solo metà dell'universo? Come fa il Paparino a essere un buon cacciatore? >>
Chiudo anche l'occhio destro e svuoto la mente da ogni pensiero, come mi è stato insegnato. Su una tela bianca prendono forma la stanza in cui mi trovo con il suo arredo spartano, i dettagli del letto e poi il corridoio esterno. Mi fermo per confrontare quanto appena visto con ciò che impressiona il mio occhio buono. << Ok, la mia seconda vista funziona >> constato.
Riavvio l'esperimento, spingendomi oltre fino ad eguagliare il mio personale, e trovo i tre cacciatori stancamente adagiati nei loro letti. Musashi è decisamente il meno in forma ed inforca una maschera per l'ossigeno; Orso non presenta le occhiaie della morte che gli avevo visto quando siamo partiti da ciò che restava del nostro rifugio; Paparino è sveglio e si volta nella mia direzione come se anche lui stesse cercando di guardarmi ... No, come se avesse capito che lo sto guardando.
Riapro gli occhi di scatto, purtroppo anche il sinistro, e sono costretto a tenermi la guancia con la mano, per timore di riaprire la ferita, e a pestare il pavimento con forza per disperdere il dolore.
<< Avanti, Shinji, un atto di coraggio >> parlo allo specchio. << Anche dopo averlo perso, il tuo occhio si è attivato, forse funziona ancora. E' solo che non ricordo >> se in quei momenti si è accesa anche l'altra metà di universo.
Chiudo la mano destra a pugno e la riapro più volte. << Almeno il mio tic è salvo. Vediamo cos'altro puoi fare. Mi servi >> spiego alla nuova estensione prima di usarla per staccare la flebo. << Forse il dolore resterà sopportabile >> cerco di fregarmi dopo aver preso nota del successo dell'operazione. << Dai, Shinji, adesso arriva la parte più difficile >>.
Lentamente, con entrambe le mani e con non poche difficoltà, sfilo le bende. Come in una camera oscura la parte nascosta del mio viso si rivela per gradi: il taglio è lungo e i tessuti sono ancora gonfi ed irritati; sono saltati alcuni punti e la pelle circostante è macchiata di un rosso non del tutto fresco. Mi manca l'occhio da scoprire e richiudo l'altro prima di gettar via l'ultimo velo. Lo stomaco si elettrifica ed il cuore spinge sull'acceleratore quando sento che l'ultimo lembo di tessuto cade a terra. Timidamente sbircio lo specchio e  ... un cerotto bianco di forma rettangolare oppone un altro ostacolo alla mia curiosità.
<< Ma vaffanculo! >> sbotto strappandomelo senza cautela.
Indietreggio di qualche passo, istintivamente allungando il braccio umano contro quella cosa, quasi fosse un nemico. Ci metto un'eternità prima di trovare il coraggio di riavvicinarmi per definire, finalmente, l'insieme e i dettagli. Il braccio rimane steso ma, non più teso, ora tocca la guancia e l'occhio del mio riflesso. La palpebra è gonfia, in linea con tutto il lato della faccia, e chiusa malamente come il braccio orizzontale di una croce che, in verticale, si apre seguendo il solco di una ferita che da sotto lo zigomo supera il sopracciglio e si perde sulla fronte. 
<< Io ti ho già visto >> mormoro osservando l'immagine del cacciatore, che non ha più niente dell'adolescente che sono stato fino a pochi giorni fa. << Tu sei ... l'altro Shinji. Sto vivendo quello che hai vissuto tu? >>
 
Si, anche se in modo diverso, perché tu non parti da zero.
 
Secondo te, funzionerà quest'occhio?
 
Prova a scoprirlo. Noi non potevamo usarlo.
 
Mi ricorda quello che mi ha detto il vecchio. Diceva la verità?
 
Diceva ciò che sapeva.
 
Appoggio la fronte allo specchio per toccare idealmente la sua e dargli un po' di conforto. << Mi dispiace, ragazzo >> piango iniziando a sbattere la testa sul vetro per sfogare il senso di impotente frustrazione che provo di fronte al rinnovarsi di una sempre uguale presa di coscienza: << non c'è mai stata un'altra via possibile per me >>.
<< Coraggio, Shinji, non devi perderti in riflessioni esistenziali >> mi risveglio e stacco la testa dal vetro. << Dobbiamo imparare nuovamente a conoscere il nostro corpo >> ristabilisco le priorità. << Vedrai che non farà troppo male >> mi prendo ancora in giro centrandomi nel respiro.
Il destro si accende e così fa il sinistro, ancora coperto da una palpebra gonfia che presenta solo vaghe tracce di una precedente sutura. E' doloroso ma devo resistere. << Aumenta il voltaggio! >> ordino a me stesso.
Alla fine i tessuti cedono spruzzando sangue e svelano un occhio rosso fatto di at field che ridona una vita diversa al bulbo oculare ormai morto. Devo tapparmi la bocca per non gridare. Conto a ritroso i passi che mi hanno condotto dal letto allo specchio e ritorno: cinquantadue passi. E' quanto ci vuole perché il dolore si plachi. << Riesco a vedere, si riesco a vedere tutto, riesco a vedere >> continuo a dirmi con sempre maggior entusiasmo. << Devo solo regolarmi con la percezione della profondità. Sono ancora un cacciatore, posso essere ancora un operativo >>.
Devo fermarmi di nuovo e spingere una mano sull'occhio e sullo zigomo per ricacciare indietro le fitte che scatenano..
<< Povero, papà! >> esclamo. << E' questo che provi? Ti fa sempre così male? >>
Riprendo a indagarmi, il dolore si attenua, il respiro torna normale e posso togliere la mano. Sono di nuovo calmo e provo simpatia per il giovane cacciatore. << Questa non è la faccia di Gendo, io non sono lui. Ora assomiglio al padre che voglio e in più ... ho due occhi rossi. Io non sarò come te, Gendo >>.
Ci ho messo troppa enfasi e l'occhio si riapre un'altra volta. Devo fare appello alla volontà che ho messo a dura prova negli ultimi mesi per misurare la mia resistenza. << Se papà ci riesce >> mi carico, << ci riuscirò anch'io >>.
Tutt'a un tratto, considero che lo Shinji davanti a me non ha bisogno della mia simpatia, non ha bisogno di conforto. << Lui sa camminare da solo. Se lui c'è riuscito, allora posso farlo anch'io >>.
Sopportando la sofferenza, mi do coraggio e mi lancio in un sorriso, questa volta sfrontato e pronto a sfidare le rimostranze dei miei tessuti che vorrebbero riposare. Lascio libera una risata crudele e rumorosa perché sono ancora vivo, sono come il padre che ho sempre desiderato, e non come quello che mi è toccato in sorte; perché posso camminare da solo, perché posso combattere i miei nemici.
Non mi sento il re, ma potrebbe trattarsi di un difetto di prospettiva, perciò devo stare attento.
 
Sto ancora studiando questa nuova forma di Shinji quando entra Sakura che porta con sé i miei vestiti e gli scarponi. Sono indeciso se mostrarle o meno la faccia di un cacciatore dell'inferno con i giocattoli attivi, ma come uno stupido non ho considerato che lo specchio aveva già reso inutile la scelta.
Arresta il passo e lascia cadere i miei indumenti portandosi una mano sul petto. Suzuhara mi fissa impietrita e ora deve affrontare la sua prova e decidere se confermare a se stessa le belle parole che mi regalò sul lungolago[3].
<< Ti prego, Sakura >> sbuffo ancora di spalle. << Ti prego, accettami >> mi volto, << accettami anche se hai tutto il diritto di aver paura di me. Accettami >> piango e sanguino mentre mi avvicino perché lei non accenna neanche a respirare << anche se sono un pericolo. Non lasciarmi! >>.
Fortunatamente per me, Sakura è coraggiosa ed ha un gran cuore. Invece di fuggire tira un profondo sospiro e mi viene incontro. << Io ti accetto >> mi dice guardandomi con le labbra sporche dopo avermi baciato calorosamente proprio sulla ferita. << Dovrò rimetterti i punti >> sorride.
Abbraccio la sorella di Toji facendo attenzione a non stringerla troppo, mi riposo sul corpo e sull'animo di una persona gentile che, ancora una volta, per prima ha salutato il mio ritorno alla vita con un sincero benvenuto. << Dovrò fare pratica con il mio nuovo braccio >> butto una sciocchezza perché non serve dire niente di serio.
<< Ti abbiamo già visto, ricordi? >> bisbiglia al mio orecchio stringendosi a me. << Ho chiesto esplicitamente che il materiale non organico fosse quello degli Eva. E' un buon conduttore >> mi spiega. << Aumenterà l'intesità del tuo campo magnetico e renderà più potente ... quel colpo >>.
<< Ti voglio bene, Sakura >>.
 << Anch'io >> Suzuhara mi afferra per la nuca e abbassa di un altro tono la voce. << Non so cos'abbiano deciso, ma Kaji chiuderà i conti molto presto e non sono sicura che voglia restare in società con voi. Devo trovare il modo di trasferire i tuoi fratelli all'infermeria del villaggio. Lì saranno più al sicuro, ma avrò bisogno di tempo >>.
<< Quanto? >>
<< Mi servono almeno un paio di giorni >>.
<< Per questo hai deciso di portarmi i vestiti? >>
<< Non lasciare che lo uccidano >> mi implora.
<< Dovranno uccidere prima me >>.
Sakura si stacca dolcemente. << Allora non lasciare che ti uccidano ... però >> da medico indaga nuovamente la mia faccia, << dobbiamo fare qualcosa per quella ferita. Non puoi fare affidamento solo sul tuo fisico. Se non stai attento, non si chiuderà mai >>.
<< Come quella del Paparino >> rispondo. << Lasciami solo qualcosa per pulirla; temo che non potrò stare attento >>.
 
E' stato un sollievo strapparmi di dosso il lungo camicione da degente e indossare la  divisa da cacciatore. Riconosco i vestiti, sono quelli gelosamente custoditi da Mami perché appartenuti al figlio. Sono chiaramente freschi di bucato e, tuttavia, annusando la camicia, sento odore di sangue. << Non se ne andrà mai >> sospiro.
<< Hanno scelto bene anche il colore della pelle >> commento osservando da più angolazioni l'arto semi organico una volta liberato dalla fasciatura. Le dimensioni sono quelle giuste << Speriamo che cresca con il resto del corpo o un giorno mi ritroverò con un fucile a canne mozze innestato sul gomito >>.
Ci penserò dopo. Ora devo raggiungere i miei fratelli.
 
Camminare è fastidioso. Piccoli e innocui tagli tappezzano la pelle e si infiammano sfregando contro i vestiti, aggiungendo così un costante senso di bruciore ai colpi di sciabola che provengono dal volto e dal braccio. Il corridoio è sguarnito - ho atteso che fosse sgombro - e arrivo davanti alla stanza senza dover dare spiegazioni o forzare blocchi.
I tre cacciatoi sono ancora a letto. Furia Buia, davanti a me, è il più vicino alla porta, non ha la benda da pirata e la fronte è fasciata da garze che sembrano sul punto di cadere. Rimane immobile sotto le lenzuola lasciando scoperto solo il braccio sinistro, che poggia sul petto. Mi osserva con attenzione come se cercasse di scansionarmi e, intanto, stringe rumorosamente i denti e serra la mano a pugno.
Alla sua sinistra Orso si sforza di mostrarsi impassibile, ma il mio viso deve fare impressione non tanto per la ferita, quanto perché si tratta della faccia deturpata del cucciolo, sacrificata per saziare la fame dell'assurdità. Sembra più in forze e mi accoglie quasi seduto, con la schiena appoggiata a un cuscino sistemato in verticale, mentre con la mano accarezza il punto in cui la lama lo ha trapassato.
Ancora a sinistra, vicino al muro, Musashi è il più malridotto. E' sveglio ma non può ancora respirare autonomamente, eppure è l'unico che prova a salutarmi con un debole cenno della mano. Il monitor cardiaco segna un leggero picco nei battiti.
Come ci siamo ridotti!
<< Come va la faccia? >> domanda incolore Furia Buia che contrae la mascella per tenere a bada uno dei suoi scatti d'ira.
<< Pensavo peggio >> cerco di scherzare perché capisco che è triste per me. E quando Furia Buia è triste, possono succedere casini.
<< Di' la verità, volevi assomigliare al Paparino? >> mi prende in giro Orso, dopo aver ingoiato la sua dose di pressione.
<< Da quando lo conosco >> rispondo sedendomi su un piccolo sgabello circolare posto tra i due letti. << E poi l'alternativa era assomigliare a Gendo. Direi che il piano ha funzionato >>.
<< Mi sa che la cosa ti è sfuggita di mano >> commenta, con stentato umorismo, Orso che non può nascondere il tremolio della voce, << letteralmente >>.
<< Però, ho guadagnato un braccio nuovo >> mostro il trofeo mentre con l'altra mano mi asciugo il viso e non solo dal sudore. << Sakura mi ha fatto l'upgrade >>.
<< Certo che il dio di questo mondo ama gli orbi >> commenta l'omone.
<< Già >> interviene Furia Buia << ed ha un'insana passione per l'occhio sinistro >>.
<< Sarà un dio feticista >> rischio la battuta prima di piegarmi in avanti perché da un po' anche il petto ha iniziato a dire la sua. << O forse ... forse ne sa più di noi >>.
<< Anche tu hai una ferita al petto? >> mi domanda il Paparino con apprensione.
<< No, no >> mi affretto a spiegare. << A quanto pare sono andato in arresto cardiaco e vicino a me c'era Asuka. Si è fatta prendere dal panico e ha scatenato la sua natura angelica contro il mio povero cuore >>.
Sento che l'occhio del Paparino sta per aprirsi mentre stringe il pugno al punto da far scricchiolare le nocche.
<< Non l'ha fatto apposta >> smorzo la sua rabbia fingendo di aver capito che l'obiettivo dei suoi strali interiori fosse Asuka. << Voleva salvarmi. La prossima le chiederò di limitarsi alla respirazione artificiale ... Perché >> domando dopo aver fatto mente locale << mi hai chiesto se anche io ho una ferita al petto? >>
<< Così >> Furia Buia guarda da un'altra parte e inizia a massaggiarsi all'altezza del cuore. << Da come ti stavi toccando sembrava ... >>
<< Ha sbagliato altezza >> Orso mi aiuta a calmarlo. << Deve riprendere l'occhio per certe cose. Anche se mi domando >> tornando serio << cosa diavolo sta succedendo >>.
<< Intanto, non ho perso i miei poteri e questo ci tornerà utile >> raccolgo le uniche biglie decenti che ho in tasca. << Anche l'occhio sinistro funziona e non fa poi tanto male. In più mi ha detto Sa ... >> mi blocco perché mi sovviene che qualcuno potrebbe ascoltarci.
<< Non preoccuparti >> mi rassicura il ciclope. << Deve essermi casualmente sfuggito un picco di energia. Ci metteranno ore per curare le orecchie >>.
<< Sakura >> continuo spalle alle telecamere << ha fatto in modo che il mio braccio contenesse del materiale in grado di migliorare la potenza delle mie fucilate. Adesso sono ... la vostra super arma segreta >> concludo con una freddura che non fa ridere neanche me.
<< Chissà come sarà il tuo allievo? >> dice Orso che, notando la mia perplessità e quella del Paparino, si affretta a precisare: << insomma il nostro capo ha perso l'occhio sinistro, tu >> indicando Furia Buia << ti sei svegliato senza l'occhio sinistro e con quella cicatrice. Shinji ha perso l'occhio sinistro ed ora ha anche un braccio da sei milioni di dollari.[4] Perciò mi pare lecito chiedersi cosa accadrà al suo protetto e, soprattutto, chi sarà >>.
Musashi inizia a guaire e a muovere la mano. Mi precipito a raggiungerlo temendo in un peggioramento delle sue condizioni.
Il Biondo si agita facendomi segno di aiutarlo a togliere la maschera, forse vuole dirci qualcosa. Obbedisco facendo attenzione a non distruggere il suo salvavita e soffro sentendolo già boccheggiare in debito d'ossigendo mentre mi afferra debolmente il polso. << Io lo so >> rantola.
Avvicino l'orecchio alla sua bocca, affinché non si sforzi, per ascoltare una risposta che forse può anticipare il mio destino >>.
<< E' ... è >> si affanna << ROBOCOP! >>
Non faccio neanche in tempo a maledirlo per la fitta lancinante che ha ripreso a suonare un allarme stavolta del tutto inascoltato, perché la stronzata di Musashi ha il potere di spazzar via la tensione accumulata in giorni interi e di sbeffeggiare il dramma di una vita da condannati con una sonora pernacchia, di quelle che abbassano i toni e spodestano i re. La sua è comunque un'ottima strategia.
<< Imbecille! >> esclamo ridendo come se fosse la prima volta, mentre il sangue torna a colare lungo la guancia. Sistemo nuovamente la maschera al Biondo che mi accarezza sulla fronte girando la testa dall'altra parte per non farsi vedere.
<< Hai detto bene >> conferma con il suo timbro cavernoso il bestione. << Sei stato un coglione, Musashi. Adesso tu faresti la guardia e noi tre potremmo riposare. Ma appena ti riprendi ... appena ti riprendi ti ammazzo di botte >>.
<< Come state? >> chiedo.
<< Io e lui >> risponde Furia Buia riferendosi anche ad Orso << miglioriamo in fretta e non siamo stati drogati. Il moribondo, invece, ha ancora qualche problema e non ha bisogno di essere drogato >>.
<< Ritsuko? >>
<< Non è il diavolo >> commenta il Paparino. << Non solo lei almeno >>.
<< Anche con me Sakura ha finto di praticarmi quell'iniezione >>.
<< Dobbiamo uscire da qui >>.
<< Ha detto che ci vorranno almeno un paio di giorni prima che possiate muovervi, almeno voi due.Vuole curarvi ... >>
<< ... Al villaggio, si ce l'ha riferito. Il problema sarà arrivarci >>.
<< Che cosa sappiamo? >> ci e si interroga Orso.
<< Sappiamo che non ci ha aiutati >> inizia Furia Buia, soffocando un ringhio. << Quindi, Kaji aveva calcolato che saremmo riusciti a decimare il partito d'opposizione e sperato forse di liberarsi al contempo dei suoi ingombranti alleati, magari non tutti >>.
<< Eppure siamo qui >> riflette Orso. << E ci sta curando >>.
<< Non ha ancora vinto. Perciò ha deciso che tenerci in vita può tornargli utile >>.
<< E poi io devo pilotare lo 01 >>.
<< Kaji non si lascia distrarre dal suo obiettivo, che resta Gendo. No, se avesse davvero temuto di perdere il suo asso nella manica, non ti avrebbe mai permesso di stare con noi, non foss'altro perché questa volta sapeva bene cosa sarebbe successo >>.
<< Oppure >> propone il cacciatore con la barba << si sarebbe mosso apertamente per garantire a te e a noi protezione durante lo scontro e soprattutto dopo >>.
<< Il suo piano B è a buon punto >> sentenzia Furia Buia con l'occhio piantato su di me. << Ritsuko deve aver quasi ultimato il dummy utilizzando proprio le tue cellule. Ma, visto che non ama restare solo con un colpo a disposizione, Kaji ha colto l'occasione di tenere in vita il suo piano A, invece di ucciderlo dopo e nonostante quello che ha visto >>.
<< Si, Sakura mi ha accennato qualcosa al riguardo >> sospiro.
<< Quindi, cosa vuole? >> Orso prende a massaggiarsi il mento.
<< Quel figlio di puttana, vuole stravincere >> sputa il Paparino battendo il pugno sul materasso.
<< Come? >> domanda.
<< Vuole sfruttare la nostra condizione per costringerci ad assecondare i suoi piani. Lo farà con le buone rinfacciandoci le cure che ci sta fornendo o con le cattive facendo capire che non potrà garantire la nostra incolumità >>.
<< Perché ci farebbe questo? >> chiedo. Il ragionamento del Paparino fila ed è coerente con ciò che ho imparato di questo Kaji, sebbene soprattutto attraverso gli occhi dei miei fratelli. Il fatto è che non riesco ancora a far combaciare questo Ryoji con quell'altro
<< Siamo innanzitutto ciò che viviamo e le esperienze che facciamo >> risponde Furia Buia. << E, se non stiamo attenti, finiamo per diventare ciò a cui ci opponiamo. E' un confine sottile, un confine che non può mai essere definito con certezza >>.
<< Secondo te cosa ci chiederà di fare? >> Orso interrompe la deriva filosofica del Paperino e lo incita a tornare con i piedi per terra.
<< A noi niente >> ribatte.
<< A me? >> scoppio sorpreso indicandomi con il dito.
<< Tu sei ricattabile perché vuoi proteggerci e sei ancora un'arma utilizzabile. Vuole che facciamo fuori Kuchinawa, assumendoci davanti a tutti i suoi soldati e ai fedeli di quella corda marcia la responsabilità della fine dell'ultima testa. In questo modo, si libererà del capo dell'opposizione, non dovrà sprecare troppe energie per riportare l'ordine in casa propria, perché si occuperà solo degli ufficiali troppo compromessi, e, infine, potrà convincere i superstiti a rientrare nei ranghi e a odiare noi >>.
<< Offri un altro nemico ai tuoi nemici >> riassume Orso. << Scommetto che è sempre stato questo il suo piano. Mi mette i brividi proprio come ... Gendo >>.
<< Tu sei in grado di muoverti e lui lo sa >> mi dice il Paparino; << tu sei preoccupato per noi e lui o sa; tu non hai l'esperienza per contrattare con lui e lui lo sa >>.
<< Questo lo so anch'io >> aggiungo.
<< Non è un problema, Shinji, perché non devi giocare secondo le regole. Inoltre, l'esperienza può essere anche una fregatura, perché lui non può sapere quanto tu sia realmente cambiato. Nella sua mente resti pur sempre il cane di quell'altro stronzo >>.
<< Cosa devo ottenere? >>
<< Due giorni di vita per noi e la possibilità di andarcene >>.
<< Come faccio? >>
La sicurezza di Furia Buia fugge dal suo volto e riconosco il ritorno della paura.
<< Andiamo a caccia >> dico dopo aver ingoiato un litro di ansia. << Quindi, devo fare ancora la parte della lepre, vero >>?
<< Devi dargli fiducia, Paparino >> lo esorta l'omone. << Se l'è meritata >>.
<< Io ho sempre avuto fiducia in lui >> sbuffa Furia Buia. << ... Il problema è che >> continua guardando desolato la mia cicatrice << è troppo presto. E' troppo presto per te. E' tutto troppo veloce per te. Così non puoi elaborare quello ... >>.
Le incertezze di Furia Buia sono un potente carburante e non solo perché dimostrano quanto lui tenga a me, ma perché quasi certamente non avrei avuto la forza di fare ciò che ho fatto se non avessi desiderato liberarli dal mio peso. Se Furia Buia teme per me, allora posso comportarmi da adulto e rifiutare di aggrapparmi a lui. Ho giurato che non sarei mai più fuggito.
<< Ne avevo poco di tempo >> lo consolo. << Non è colpa tua papà ... rino, non è colpa vostra. Voi mi avete concesso fino all'ultimo secondo. Se saremo ancora vivi, mi aiuterete a non crescere troppo storto >>.
<< Dovresti dargli ascolto >> Orso rimprovera il fratello. << E poi ti sta chiamando papà da due giorni. E fallo crescere! >>
<< Non è vero >> ribatto imbarazzato. << Non l'ho mai chiamato papà >>.
<< Infatti, io non ricordo di averlo sentito >> sbotta Furia Buia fissando una delle telecamere alle mie spalle. << Sta arrivando >> ci rivela dopo un po'.
<< Ok >> mi affretto. << Allora, qual è il piano? >>
Il Paparino raccoglie le idee. << Fagli credere che vogliamo uccidere solo Kuchinawa e che vogliamo farlo alla luce del sole. Digli che ci serve il suo aiuto per trovare un pretesto plausibile e che gli converrà essere pronto. Non vuole che accadano casini all'interno del Wunder, perciò menti e giura anche sulle nostre madri che non entreremo in casa sua con le armi in mano >>.
<< E invece? >>
<< Vediamo come si svilupperà il piano, poi decidiamo. Kaji non è l'unico che sa adattarsi >> sorride maligno.
<< E chi ti dice che Kuchinawa non capirà che gli stiamo tendendo una trappola? >>
<< Perché ha più paura di noi e non ha ancora dichiarato apertamente guerra al suo capo. Anche di questo Kaji è consapevole >>.
<< Come faccio a imbrogliare uno come Kaji? >>
<< Semplice, non ci riuscirai. Lui ha già deciso cosa fare e contrattare è solo uno dei sistemi che usa per conoscere i punti deboli dell'avversario. Cosa ti disse Sakura quella volta? Sii onesto[5] >>.
<< Del resto tu non vuoi che qualcuno ci faccia la pelle >> continua Orso. << Perciò, diglielo e già che ci sei spiegagli che non ci farebbe male un approvvigionamento costante e a vita di energia elettrica e un maggior controllo del mercato di beni, lcl incluso >>.
<< Esatto, offrigli lo stock di lcl che abbiamo lasciato nella caverna del vecchio >> Furia Buia sviluppa il suggerimento dell'armadio. << Chiedi di essere scortato dai suoi soldati. Il capo della sicurezza non si farà sfuggire l'occasione di inviare una sua squadra per farti fuori >>.
<< Non so se riuscirò a convincere Kaji >> confesso i miei dubbi.
<< Devi farcela. Inventa, imbroglia, piangi, incazzati, ricatta, minaccialo, spaventalo, fagli vedere i tuoi occhi >> Furia Buia parte con l'elenco trasfigurandosi ad ogni parola come se immaginasse di trovarsi davanti al comandante in capo della Wille. << Non pensare alla vittoria o alla sconfitta >> continua con tono più calmo dopo aver notato che i miei sentimenti erano diversi dai suoi. << Lo stress è normale, ti mantiene pronto. Accettalo, perché questa è solo un'altra forma di combattimento: controlla la paura, resta concentrato e credi in te >>.
<< Poi, se va male, non preoccuparti >> mi sostiene Orso. << Tanto una soluzione la troviamo >>.
<< Shijni >> Furia Buia punta l'indice su di me. << Noi siamo già nella lista dei suoi nemici da quando siamo comparsi. E c'è anche il tuo nome. Da quella lista usciremo solo da morti. Quindi, non c'è niente che tu possa fare o promettere che gli farà cambiare idea. Invece, puoi decidere cos'è importante per te e cosa sei disposto a rischiare >>.
<< Io ho già deciso >> almeno spero.
<< Ottimo. Ah, ricorda che noi abbiamo un piano e alle volte per non far scoprire ciò che vuoi veramente tenere segreto è sufficiente ... >>
<< ... nascoderlo alla luce del sole[6] >> termino la frase.
 
 
Kaji mi viene incontro con la sua andatura dinoccolata e l'aria apparentemente distratta; cammina con passo leggero guardando il pavimento, quasi saltella sui piedi mentre affonda le mani nelle tasche. Mi saluta con un sorriso falso e gentile.
Lo precedono due robusti uomini stranamente vestiti in borghese, come le guardie del corpo che mi proteggevano quando esisteva ancora Neo Tokyo 3. Appena un passo dietro di lui, procede Ritsuko che distanzia di poco Sakura.
<< Non aver paura, Shinji >> mi incoraggio. << Hai già provato questa sensazione e sei riuscito a sconfiggere avversari molto più forti di te. Devi restare calmo. I miei fratelli mi hanno protetto, adesso tocca a me. Ho la testa vuota. Sta' calmo! Ehi, dico a te, te la senti di darmi una mano? >>
 
Secondo te? Lo sai che non ti abbandono.
 
Ci è mai capitato un combattimento come questo?
 
Tantissime volte.
 
E come ne siamo usciti?
 
A volte da vincitori e a volte da sconfitti.
 
Come faccio ad affrontarlo?
 
Devi fare una scelta e prendere una posizione.
 
Ci provo. << Allora, devo giocare di rimessa >> faccio un breve riepilogo << e lasciarlo parlare mentre io ascolterò con pazienza. I miei fratelli sono in pericolo e io devo aiutarli, devo guadagnare due giorni. Nessuno ci aiuterà, siamo soli. Tu, lurido bastardo, ci hai abbandonati senza farti scrupoli >>.
Mi basta accendere l'occhio destro per tramortire le due guardie con uno dei nostri muri brevettati. << Levatevi dalle palle! >> grido contro quelle figure già esanimi riverse sul pavimento.
 
Mi raccomando, avvisami quando decidi di incazzarti.
 
 Oh merda!
 
 Ormai è andata.
 
<< Cosa vuoi da noi? >> gli domando a bruciapelo a un palmo dalla faccia mentre rivedo i primi, concitati, secondi che avevano condannato a morte Ronin.
<< Che stiate bene >> risponde senza scomporsi facendo segno a Ritsuko di non agitarsi. << Sono felice che tu sia in piedi. Deve farti male la faccia e quanto al braccio ... >>
<< I medici sono fantastici >> lo interrompo.
<< Lo prendo per un grazie. Del resto, lottiamo contro una minaccia comune e gli alleati si aiutano a vicenda >>.
<< Grazie per aver fatto meno del minimo sindacale >> rispondo con quel poco di sarcasmo che riesce a sfuggire alla ronda della mia aggressività. << Più che come alleato ti sei comportato da >> stronzo << debitore distratto, visto che il grosso del lavoro l'abbiamo fatto noi. E grazie per non averci aiutato quando potevi intervenire >>.
<< Kaji dobbiamo chiamare la sicurezza >> sbraita la Akagi.
<< Sta' zitta >> le urlo imbestialito.
<< Non mi pare il caso di avvertire proprio loro >> la rimprovera con gentilezza. << Shinji è ancora sotto shock, è comprensibile. Torna più tardi, me ne occupo io >>.
Ritsuko non è sicura di aver capito bene o fa finta, ma deve fare marcia indietro quando il suo comandante, semplicemente fissandola, mette in chiaro che non la vuole tra i piedi. La Akagi soffia sulla frangia tornata lunga e si ritira, non prima però di avermi scagliato tutte le maledizioni conosciute in formato telepatico.
<< I tuoi compagni >> riprende Kaji che si è concentrato nuovamente su di me << ti avranno detto che non potevo muovermi apertamente per proteggervi. Quanto è avvenuto l'altra notte è stato orribile e abbiamo temuto per voi tutto il tempo, ma ufficialmente si trattava di uno scontro tra cacciatori e noi dovevamo fingere neutralità >>.
<< Peccato che all'assalto abbiano partecipato cacciatori >> piegando le dita per simulare le virgolette << con la divisa del vostro servizio di sicurezza >>.
<< Allora, abbiampo un motivo in più per essere felici di com'è andata perché il nostro comune nemico ha commesso il più imperdonabile degli errori >>.
Non mi prendi per il culo. La rabbia non si placa ma sento aumentare il controllo, non tanto per via del sempre più familiare senso di continuità con l'altro Shinji che in qualche modo si sta stabilizzando; ma in quanto comprendo che restare vigile è indispensabile se voglio portare a casa il risultato e difendermi dalla doppiezza nascosta nei suoi argomenti. Lui è freddo, come Gendo; lui sta mentendo. << Cosa aspetti allora, che muoia di vecchiaia? Vuoi prendertela comoda o hai bisogno di noi? >>
<< Non mi servite >> ribatte seccamente gettando la maschera. << Non mi servite affatto. Se mi prendo cura di voi è perché rispetto sempre la parola e aiuto i miei alleati >>.
<< Non hai risposto >> replico chiudendo la mana pugno con pessima scelta di tempo.
<< Non devo risponderti >> ribatte gelido. << Non voglio offenderti, ma, se mai dovessi giustificare il mio operato o condividere le mie idee, lo farei con il vostro capo, non con voi, non con te >>. Recupera la sua espressione da uomo affabile e mi poggia una mano sulla spalla. << Devi solo fare esperienza, è ancora troppo presto per te. Però, devo confessarti che non posso rischiare che scoppi una guerra nel wunder. In tanti, qui, non hanno mai usato un'arma in vita loro. Qui ci sono scienziati, ingegneri, medici >> indicando Suzuhara cui era stato concesso di restare, << tutte persone che possono restituire benessere a questo povero pianeta >>.
Ho capito. << Non l'avevo vista così. Scusa, sono stato impulsivo >> fingo rammarico.
<< Non fa niente, Ragazzo. Un giorno capirai come funziona e allora potresti essere la nostra unica speranza di salvezza. Un giorno >> poggia anche l'altra mano << potresti essere tu a guidare la Wille >>.
Sono tentato di farlo esplodere perché anche Gendo rivelò a Furia Buia di aver visto in lui il suo degno successore. << Ma quanti eredi! >> rispondo afferrandolo per i polsi. << Quindi, se ho capito bene, ormai hai vinto e puoi sbrigartela da solo. Vado a comunicarlo al mio capo. Deve essere al locale adesso. O vuoi farlo tu? >> gli chiedo allontanandolo bruscamente proprio come avrebbe fatto il Paparino.
<< Tu non capisci, Ragazzo >> sibila l'uomo col codino.
<< Se ho capito male, allora mi dispiace. Se hai ancora bisogno di noi mettiti d'accordo col mio capo. Ci sarà anche il nostro stratega. Vi intenderete meglio >>.
<< Vedo che continui a farti usare >> mi spara al cuore confidando di trovarlo ancora sguarnito.
Mi crea fastidio sentire che il colpo arriva ancora a segno. Tuttavia, ho sviluppato buoni anticorpi e so che vuole fottermi esattamente come faceva Gendo . << Non mi curo del tuo punto di vista >> mi affretto a replicare con durezza.
<< Non ti rendi conto che noi possiamo salvare la Terra rimarginando le ferite che tu le hai inferto? >>
 
Le lusinghe non funzionano e ora parte col senso di colpa.
 
Fa male sapere che non ha completamente torto. << Ti farò costruire una statua >>  lo insulto.
<< Noi facciamo rinascere paesi, intere città, bonifichiamo i corsi d'acqua ed eliminiamo il veleno che aveva invaso l'aria che respiriamo e resa sterile la terra >>.
<< Te ne farò costruire due, allora. Però, non mi sembra giusto far crescere villaggi o addirittura città e poi mantenere il controllo della maggior parte delle risorse, obbligando i nuovi cittadini a vivere di rapina >> azzardo perché devo provocarlo. Non conosco niente del mondo al di fuori di questa piccola regione in cui mi muovo, ma sta dettanto lui il gioco, non mi ha ancora detto cosa vuole né mi offre la possibilità di mostrargli i miei punti deboli. Non ce la faccio più.
<< Non sai di cosa parli Le risorse sono poche >> risponde Kaji che si sta chiaramente spazientendo << e siamo in guerra >>.
<< E per vincerla ti serviamo, vero? Anzi, no, ti servo io a bordo dello 01 >>.
<< Se fosse come dici, non saresti mai finito in mezzo ai cacciatori. Vedo che non è un momento buono per parlarti >> Kaji infila di nuovo le mani in tasca e si volta verso Sakura. << Per favore, aiutali a riprendersi. Addio, Ragazzo >>.
Ho fallito. Ho chiesto troppo a me stesso. Chi mi credevo di essere? Io sono solo un bambino. Chi mai potrebbe dar retta ai capricci di un bam...bi... NO! Io non sono più un bambino. Non avrò esperienza, la tua esperienza, Kaji, ma a pochi metri da noi ci sono tre persone che hanno fiducia in me. Io << mi chiamo Ikari Shinji >> urlo come feci quando chiesi a Gendo di farmi pilotare lo 01. Io non chiedo più e sono fiero del nome che porto. E' il nome di uomo.
<< D'accordo, Ikari Shinji >> risponde Kaji ormai di spalle sventolando la mano e il codino.
<< Da quando sei diventato come Gendo? >>.
<< Da quando ho deciso di oppormi a lui >>.
<< E ne è valsa la pena? >>
<< Dimmelo tu >>.
Torna di nuovo il dilemma: la salvezza del mondo o quella di una sola persona? Aveva ragione Furia Buia, la scelta è maledettamente semplice e non puoi tenere due piedi in una scarpa. Se ho una speranza di combinarne una giusta è perché un giorno quei tre hanno deciso che la mia vita era più importante[7]. Certo, non è andata esattamente così ma hanno preso una posizione quando era necessario farlo.
<< Anche tra cent'anni mi vedrete come un nemico >> ragiono, << anche tra cent'anni ricorderete quello che ho fatto e sceglierete di farmi indossare la maschera che più convince i vostri pregiudizi o i vostri interessi oppure i vostri capricci. Non importa quante azioni giuste riuscirò a compiere. Crederete a ciò che vorrete perché il succo della storia è che non mi perdonerete mai. I miei fratelli, invece, l'hanno fatto e hanno creduto in me >>. Ci avresti lasciati morire, figlio di puttana!
<< Non avresti dovuto farlo >> ora basta.
<< Come? >> Kaji si ferma.
<< Hai commesso un grave sbaglio a lasciarmi con i cacciatori >> torna a divampare il fuoco << perché adesso so che sei solo l'altra faccia putrida della medaglia >>.
<< Tu non sai niente >> Kaji si volta.
<< Non è importante. Posso decidere di inventarmi una qualunque balla e crederci come se fosse vera >> lo raggiungo scostando malamente Suzuhara, pregando che capisca e mi stia lontano << e sai perché? >> spalanco anche l'occhio sinistro e altro sangue schizza, macchiandogli la giacca. << Perché io ho il potere di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato. E se non sei d'accordo, allora prova a fermarmi >>.
<< E' così che deve finire? >>. Kaji non perde il controllo, ma ha accusato il colpo.
<< Dimmelo tu >> fanculo! Non aspetterò che tu ti decida a parlare. << Non me ne fotte niente di Gendo, di te, dello 01. Mi interessano solo quei tre >> e anche Sakura. << Tu mi assicuri che nessuno farà loro del male e non dovrai temere niente da me >> gli ringhio in faccia e provo orrore per quello che sto per dire e per la facilità con cui lo dirò. << Ma, se loro muoiono, potrei perdere la testa e dare la caccia a tutti voi >>.
<< Sei davvero cresciuto o sei rimasto sempre lo stesso ... >>
<< Bamboccio? E' una questione di punti di vista. Ah riferisci a quella zitella che si illude di essere una scienziata che i miei poteri si evolvono rapidamente e le sue analisi sono ... datate >> so che sto forzando la mano, ma ho come l'impressione di seguire una strada che si assottiglia fino a ridursi ad una linea quasi invisibile. Solo l'obiettivo alla fine del percorso giustifica i miei passi da empio. Non mi faccio prendere in giro dalla sua visione, pur sapendo che il bene e il giusto sono presenti su entrambi i lati dello schieramento. Io so cosa voglio, eppure non sopporto il piacere che provo a minacciare il mio nemico, non sopporto che mi risulti così naturale. << Perciò, gli inibitori che mi avete somministrato non hanno avuto alcun effetto su di me >>.
<< Sai bene >> replica compassato << che non posso garantire la loro sicurezza. Non posso garantirla neanche a noi >>.
<< Quindi, non hai tutto sotto controllo >> vuoi usarci ancora << e hai bisogno di noi. Bastava dirlo. Però >> il dolore braccio mi sta facendo incazzare, << ... però, giusto perché il concetto non ti sfugga, se dovessero morire anche per cause naturali o per un attacco fulminante di vecchiaia, non solo aiuterò Kuchinawa, ma lo proteggerò fino a quando non avrà dato il comando di sparare al plotone d'esecuzione che ti farà fuori. In fondo, mi pare di capire che sia un tipo ragionevole, proprio come te >>.
<< Se lui vince, vincerà anche tuo padre >>.
Non dovevi dirlo. << E chi se ne frega! Tu guardi troppo lontano Kaji. Tu hai in mente Gendo, ma non capisci che davanti a te >> lo afferro per la camicia, << c'è un altro Ikari in circolazione >> tanto è così che mi vedi.
<< Non parli da alleato, ma ... da nemico >>. Una semplice pausa al momento sbagliato tradisce la sorpresa che ha bucato l'autocontrollo, altrimenti a prova di bomba, del più degno avversario di Gendo. Kaji, però, recupera il dominio di sé e, sfoderando il sorriso delle migliori occasioni, mi assessta due veloci pacche sul dorso per invitarmi a lasciarlo.
<< Che pretendi da un alleato che hai prima usato e poi hai quasi lasciato morire? E risparmiami le tue stronzate ... >>
I due agenti di scorta dietro di me stanno recuperando i sensi. Senza distogliere gli occhi dal mio principale obiettivo punto il braccio nella loro direzione. << Sakura, allontanati! >>. La mia voce fa trasalire anche me (avevo sbagliato braccio).
<< E tu saresti disposto a rischiare tutto per una sola persona? >> domanda nervoso il capo della Wille riferendosi chiaramente a me.
Così provocò Furia Buia che aveva già deciso. Ora comprendo la risposta che gli diede e sono più certo della mia scelta. I miei fratelli non metterebbero mai in pericolo chi può costruire qualcosa di buono, perché il nostro compito è portare equilibrio; i miei fratelli non permetterebbero mai a Gendo di vincere perché è il vero nemico a cui ci opponiamo. La paura di trovarmi dalla parte sbagliata in un mondo in cui giusto e sbagliato sono solo punti di vista era frutto di una visione limitata. Il bene e il giusto, infatti, non si trovano in una parte soltanto poiché esistono all'interno di una relazione di cui noi siamo, appunto, una parte. Siamo il limite per eccellenza, quello che dà significato alla libertà, siamo il limite per chiunque e di qualunque visione affinché nessun punto di vista possa prevalere. E lo siamo perché la nostra natura ci ha regalato abilità straordinarie e perché così abbiamo scelto. << Per loro tre puoi starne certo >> non puoi capire che dico sul serio e sto anche scherzando, proprio come fece il Paparino. << E tu sei disposto a rischiare? >>
Neanche Kaji aveva calcolato bene l'incognita che rappresento, non si aspettava che decidessi di diventare adulto. A sua difesa devo dire che anch'io sono sorpreso e spaventato da me stesso che, accompagnato dal mio passato, seguo piste che scopro di aver già battuto in un altro tempo.
<< Allora dovrai darmi una mano, così potrò proteggerli meglio >> l'uomo col codino, l'amore di Misato assorbe con frustrante facilità anche questa risposta.
<< Suzuhara >> schiocco ad alta voce, << per quanto dovrete tenere i miei fratelli sotto osservazione ... qui dentro? >>
Sakura sta al gioco e aspetta che Kaji l'autorizzi a parlare. << Almeno due giorni >> dice dopo aver ricevuto l'ok.
<< E poi? >>
<< Poi, potrò curarli al villaggio >>.
<< Dove vengono usati i nostri strumenti >> precisa il capo della Wille.
<< Con cui hai appena pagato tanti quantitativi di lcl che vi abbiamo fornito finora. Per il futuro devi considerare che adesso abbiamo il monopolio, quindi dovrai rinegoziare con il nostro capo >> dio, che schifo
<< Nient'altro? >> Kaji mi guarda pensieroso.
<< Ti chiedo solo di essere nostro amico. Sarebbe un bel gesto da parte tua accettare anche di rifornirci di energia elettrica a vita e metterti d'accordo con noi per il benessere del nostro villaggio. In fondo, è quello che vuoi, portare il genere umano dall'età della pietra a quella del bronzo >>.
<< Potremmo anche andarcene >>.
<< Non hai capito che è un ricatto? Proprio per questo ci darai quello che ci serve prima di farti schiantare da Gendo. Non preoccuparti, lo sconfiggeremo noi per te >>.
<< Se hai finito, adesso parlo io >> para e contrattacca. Quel maledetto non ha emozioni. << Ho già deciso: accoglierò tutte le tue richieste >>
Troppo facile!
 
In effetti, non ci ha chiesto niente. E tu sei andato troppo in fretta.
 
Grazie per avermi fermato.

Mi stavo divertendo, scusa.
 
<< Torniamo al nostro attuale problema. Esiste ancora una minaccia ed è a capo di diverse centinaia di uomini. Non voglio un'epurazione di massa e non voglio che sia versato sangue nella mia casa. Voglio che siate voi a occuparvi della questione, dal momento che sta a cuore anche a voi. Credo che il tuo Paparino ci sia arrivato, ho ragione? >>
Cazzo! Mi stava studiando.
 
Cazzo!

Qualcosa di più utile?
 
Adattati!
 
<< Bene >> riprende senza darmi il tempo di organizzare una contromossa. << Io trovo il modo di farlo uscire allo scoperto, tu lo uccidi, io intervengo e i tuoi fratelli potranno tranquillamente recuperare da noi >>.
Fottiti! << Prima la mia famiglia dovrà essere al sicuro, poi trovi un modo per farlo uscire allo scoperto e noi lo uccidiamo >>.
<< Non abbiamo tutto questo tempo. E' migliore la mia idea >>.
<< Non lo è perché ... >> le parole di Sakura: "sii onesto" << perché non mi fido di te. E poi, tecnicamente, è un tuo problema >>.
<< Che cosa propone Furia Buia? >>
E' evidente che cerca di stanarmi colpendo ai fianchi la sicurezza che in buona parte sto simulando per rimanere fedele ai suggerimenti del Paparino. D'accordo, diamogli una bugia più luccicante << Un pretesto. Vi forniremo le nostre ... metà delle nostre scorte di lcl. Il viaggio è lungo e tra andata e ritorno farò in modo che ci vogliano due giorni. Mi farò accompagnare da alcuni dei tuoi soldati e lascerai che ci segua una scorta del vostro reparto di sicurezza. Cercheranno di uccidermi e come cacciatori saremo costretti a reagire perché Kuchianwa sarà uscito allo scoperto. Tanto lo sa >> provo a forzare il suo consenso << che sei nostro alleato >>.
<< Credi che abboccherà? >> mi chiede incassando la testa nelle spalle e incrociando le braccia come se non fosse convinto.
<< Certo che lo farà. Lui deve eliminarmi e ... >> non so cos'altro dire. A questo non ci avevi pensato, Paparino.
<< Droga >> provvidenziale mi arriva, camuffata da colpo di tosse, la soluzione da Suzuhara.
<< Fa' sapere che sono stato drogato >> grazie Sakura << e che non sono una minaccia. In fondo, non era questo il vostro piano? Lui vuole la mia testa e io gli offrirò la mia testa >> meglio la mia che la loro.  
<< Può funzionare >> riflette Kaji << ma dovrai esserci solo tu ... anche se non sarà facile darvelo in pasto quando tornerai, sempre ammesso che tu  riesca a tornare >>.
Un altro ricordo: Furia Buia che litiga con Mari[8]. Ravvivo le fiamme dei miei occhi e << guardami e chiediti se me ne frega qualcosa. Trova il modo o al ritorno mi vedrai dall'altra parte. Ah, non farti trovare impreparato! Se ci attaccano in massa, farai bene a scoprire le tue carte questa volta o ... non c'è bisogno che mi ripeta, vero? >>.
<< Mi piace il tuo piano >> sorride maligno fingendo di non aver colto nessuna minaccia. << Ti farò scortare all'uscita. Dammi il tempo di organizzarmi ma penso che tra un paio di ore potrete muovervi. Non è necessario che tu riferisca ai cacciatori, tanto ci avranno già ascoltati oppure saranno aggiornati dal loro medico >>.
Non ho bisogno di girarmi per capire che Sakura è sbiancata.
<< Ah, tenente, non dirò niente alla dottoressa Akagi della misera fine che hanno fatto i suoi preparati, ma la prossima volta fa' più attenzione. Sono composti pericolosi e vanno smaltiti secondo le procedure. Ancora non si sono ripresi? >> indicando i due che avevo steso pochi minuti prima.
<< Cre ... credo che ci vorrà ancora qualche minuto >> risponde con un'impennata del timbro << So ... sono ... >>
<< Ricoverali! >> ordina impassibile.
 
<< Come hai fatto? >> Sakura sta ancora tremando ma non per lo Shinji che ha visto; sta tremando per l'uomo che se n'è appena andato. Si appoggia alle mie spalle, non so se per rincuorarmi o per cercare un sostegno.
<< Dolore e paura >> sospiro e sto tremando anch'io. << Ha ragione Orso: quell'uomo mi mette i brividi >>.
<< Gliene hai messi anche tu. Che cosa pensi di fare ora?  >>
<< Non lo so, ma ho dato due giorni di vita ai miei fratelli. Non chiedevo altro >>.
<< Visto che a quanto pare non sono una brava spia, devo dire qualcosa? >>
<< Paparino sa già tutto >> la bacio sulla fronte << Io esco da solo. Devo prima parlare con gli altri del gruppo. Non preoccuparti, consoco la strada >>.
<< E' rishioso. Ti conviene aspettare >>.
<< Devo vomitare, Sakura >> sono costretto a confessare in balia della vergogna e della nausea. << Non ho ancora imparato a gestire lo stress >>.
 
 
All'uscita mi accolgono una bella giornata di sole e tanti soldati. Alcuni sono agli ordini dell'uomo che dovremo uccidere e che ora mi osserva arrabbiato e preoccupato a pochi metri da me, sulla destra, marcato stretto da Makinami. Ci sono altri militati, indossano una giacca più chiara e obbediscono a Kaji.
Non servono le mie percezioni per avvertire la presenza di Asuka che mi scruta dalla sommità del wunder, fiera e impostata come quando mi spazzò a terra in quello che la mia attuale coscienza ricorda come il nostro primo incontro.
Non so se può vedere com'è ridotto il suo Shinji. Io, più passa il tempo, più ho paura di cercarlo perché non posso più fingere che tutte le colpe siano del pilota e la violenza di quell'altro.
Inizio a camminare a passo lento guardandomi nervosamente intorno; l'occhio destro è acceso e formula una protezione sul mio corpo.
Conto i fucili e continuo a camminare; penso ai miei fratelli ancora nella pancia del mostro e aumento il passo; rivedo nella mente Furia Buia e Orso moribondi e i miei occhi indugiano sull'ultima testa da tagliare, prima che maturi il tempo per dare la caccia a Gendo e forse a Kaji; partono spezzoni del mio scontro con il mark e sento montare la rabbia. Ci hanno lasciati soli perché tutti vogliono vedere morte quattro divinità che non hanno chiesto di essere tali. << Ho affrontato Kaji >> mi dico e la frequenza aumenta. << Ho superato quella mostruosità e non ho trovato pace. Ho ucciso i miei nemici >> arrivo al piazzale in cemento che delimita la terra di nessuno << e ho perso la mia innocenza. Io ho combattuto il padre che mi ha abbandonato. Cos'è nato dal caos? >>
Io non sono così. Non sono mai stato così.
 
Abbiamo imparato.
 
Chi sono realmente?
 
Ikari Shinji
 
Chi sei realmente?
 
Ikari Shinji
 
Perché siamo diversi?
 
Non siamo diversi.
 
Perché allora parlo con me?
 
Perché siamo divisi.
 
Perché ci siamo divisi?
 
Perché non ci siamo mai veramente accettati.
 
Allora perché mi aiuti?
 
Per lo stesso motivo per cui tu accetti il mio aiuto.
Perché abbiamo cercato di volerci bene e ora stiamo imparando anche questo.
 
Cosa mi succede?
 
Semplicemente, hai deciso di crescere.
 
Cosa sto facendo?
 
Stai prendendo una posizione.
 
Cosa devo fare?
 
CORRI!!!
 
Protetto dal mio at field, volo sospinto da un furia bruciante come i miei occhi (anche il sinistro), spaventando con la faccia da demone altre persone che mi invocano di giorno e mi odiano di notte.
Non sono più la preda inerme che si fece picchiare senza reagire proprio qui su questo cerchio di cemento, il primo giorno; ora so combattere, io sono un predatore. Non sono più seduto ad aspettare e desiderare la fine, perché io voglio vivere. Non sono più travolto da eventi che devo subire per comprare un po' di conforto. Io ho deciso il corso della mia vita, io decido il mio destino, io cammino sulle mie gambe e non seguirò nessuno.
Grido con tutto il fiato che ho in gola e al diavolo il mio cuore - obbedisci e continua a pompare! Non è il pianto di un bambino, non è il lamento stridulo di un adolescente incompiuto. << Questo >> penso << è l'urlo di un uomo. Ve l'avevo promesso. Aspettatemi, perché io non vi lascerò soli, io difenderò il mio mondo >>.
 
 
*****
 
 
Ho avuto l'impressione che mi stessero aspettando. Il boss e lo stratega parlottano in piedi vicino al tavolo preferito dall'orbo più antico del gruppo; l'oste è dietro al bancone e ha l'aria distratta; vuota un cicchetto che la va di traverso quando si accorge di me.
Anche i due cacciatori faticano a rimanere calmi di fronte al viso gonfio e deturpato del nuovo membro del gruppo.
<< Come stanno gli altri tre? >> Kosuke deve avere già un quadro della situazione e sta già considerando le priorità.
<< Abbiamo solo due giorni per portarli a casa. Dopo ... moriranno >> rispondo con voce dura e i fari ancora attivi, nonostante il dolore e il sangue.
<< Per ora sei al sicuro >> mi dice Matsuda strofinando velocemente una mano dietro le mie scapole. Anche lui considera le priorità ma mi concede un gesto d'affetto. << Perciò, risparmia la benzina e fatti dare una pulita. Stai sporcando a terra >>.
Mami non smette di fissarmi, sembra indecisa se riconoscermi o cacciarmi. Alla fine sceglie la terza via: vuota un altro bicchiere e sparisce in cucina.
<< Racconta com'è andata! >> mi esorta il capo con la benda. << Siediti! >> offrendomi il suo posto.
 
<< Tu che ne pensi? >> l'orbo si rivolge a Matsuda. Non lo dà a vedere ma è sconvolto e furioso.
<< Penso che, se dovesse capitare un'altra volta, non resterò a difendere il villaggio >> risponde trattenendo una smorfia di rabbia.
<< La corda marcia l'avrebbe occupato, vero? >> traggo le mie conclusioni.
<< No, dovevamo proteggerlo dai nostri alleati >> risponde. << Questa non è casa loro e non hanno i nostri interessi. Cosa pensi che avrebbero fatto se aveste perso? Ci avrebbero saccheggiato, offrendo così una scusa al nostro attuale avversario per intervenire >>.
<< Per questo non si sono mossi per aiutarci >>.
<< Più che altro perché avevano paura ... >>
<< E poi non ci amano >> Kosuke dice la sua verità, che è la nostra, senza girarci attorno.
<< Comunque, abbiamo ancora spazi di manovra >> riflette Matsuda tornando al tema più importante.
<< Tra poco verranno a prendermi >> comunico mentre continuo a pulirmi la faccia con un panno, ormai da buttare, che il capo era andato a prendere dall'appartamento del vecchio al piano di sopra.
<< Andiamo per gradi >> dice lo stratega. << Per prima cosa, verrò con te e già che ci siamo ci portiamo qualche cacciatore con noi, giusto per tenerli lontani da qui e perché saranno costretti a intervenire se la situazione dovesse precipitare >>.
<< Ma Kaji vuole che io vada da solo >>.
<< E' un'occasione troppo ghiotta per lui. Non farà storie. E se dovesse farle >> digrigna i denti serrando i pugni, << andiamo a prenderci quei tre e ce la giochiamo. Non andrai da solo, io non mi fido >>.
<< Perché? >>
<< Perché è un degno avversario di tuo padre ... scusami, Shinji >>. Prende un profondo respiro e continua: << la sua posizione è più forte dopo l'impresa che avete compiuto; purtroppo non sappiamo quanto. Ciò significa che potrebbe aver deciso o messo, comunque, in conto di prendere due piccioni con una fava. A giudicare da come si è svolta la vostra trattativa, non mi stupirei se ti avesse portato dove voleva >>.
<< Mi ha fregato, quindi? >>
<< Non te la prendere. Ti sei misurato con un fuoriclasse. E' possibile che nel piano che avete concordato tu sia davvero la preda. Per questo mischieremo un po' le carte. Se al ritorno i tre marmocchi saranno ancora vivi, seguiremo l'idea del Paparino >>.
Mami esce finalmente dalla cucina portando con sé garze e fiale, supera il bancone e sposta bruscamente il nostro capo. << Alzati, Shinji! Fatti dare un'occhiata >>.
Sono consapevole di quanto possa apparire stupido, ma la sua premura, per quanto ruvida, ha il potere di farmi dimenticare che vogliono ancora ammazzarmi e che siamo nel pieno di una letale mano di poker. Temevo che mi avesse rifiutato.
Mi scorta fino allo sgabello su cui era solito sedersi Orso tenendomi per il braccio buono e inizia dal viso. E' gentile e attenta come una madre mentre strofina più volte sulla ferita dell'ovatta imbevuta di lcl allo stato grezzo, di quello che va applicato a mo' di impacco e che solo in quattro al mondo possiamo tollerare. << Bevi >> mi dice porgendomi l'altra versione dell'acqua miracolosa di Obelix.
E io bevo senza fare storie, godendomi le coccole spartane di questa donna e un piacevole senso di pace che accoglie l'inaspettato vagito del ragazzo che fu pilota di Eva.
<< Il piano del Paparino è azzardato, se non suicida >> lo stratega striglia l'adulto che voglio diventare.
<< Non ho capito in cosa consista >> girandomi verso il cacciatore.
<< Sta' fermo! >> mi rimprovera con dolcezza la donna prendendomi il mento con la mano.
<< Io si. E al diavolo, a me sta bene. Del resto, me lo sono immaginato tante di quelle volte che potrei muovermi a occhi chiusi >>.
<< Mi occuperò di convincere o costringere anche gli altri cacciatori >> ringhia Kosuke. << Dopo quello che avete passato ho voglia di tornare in azione >>.
<< Considerate anche me >> sibila Mami che non distoglie gli occhi dalla mia guancia e dall'occhio.
<< Te la senti? >> chiede il capo.
<< Hanno ammazzato quello stupido del vecchio >> risponde emozionata. << Hanno fatto questo >> accarezzandomi la ferita << ai miei ragazzi e li hanno anche abbandonati. Puoi star certo che me la sento >>.
<< Cosa volete che faccia? >> domando.
<< Per adesso ci concentriamo sulla nostra gita di due giorni >> risponde lo stratega.
<< E già che ci sei mangia qualcosa >> sbotta l'oste.
<< Mi fa male parlare, figurati masticare >>.
<< Ti ho già preparato un frullato così dovrai solo bere >>.
 
Guardo la caraffa che mi ha appena servito e il liquido colorato che contiene. << Il fatto >> le dico mettendo una mano alla bocca << è che non ho molta fame >>.
<< Allora? Vuoi che te lo faccia bere a forza?>>
Ti rendi conto che mi si è chiuso lo stomaco? Ti rendi conto che, anche se bevessi il tuo intruglio, non lo terrei a lungo? Non puoi trattarmi come un bambino, io sono un cacciatore.Decido io se berlo o no.
 
Ho appena scoperto che anche bere mi procura dolore e continuo a non avere fame, ma chi ha il coraggio di discutere con lei?
<< Certo che, se davvero in me si è risvegliato un animale >> penso, << non è poi così difficile addomesticarlo >>.
 
 
*****
 
 
<< Come facciamo a distinguerli? >> domando sottovoce a Matsuda.
Dal wunder sono usciti una ventina di militari, hanno tutti la stessa divisa, quella dei diversamente nemici, ma sappiamo che tra loro ci sono anche gli indesiderati che stavamo aspettando.
<< Ci vorrà un po' >> ammette preoccupato lo stratega.
<< Com'è possibile? >> più che altro rifletto.
<< O il nostro fan sfegatato ha imposto a Kaji questo camuffamento, oppure il capo della Wille non si è fatto pregare più di tanto >>.
<< Quindi, non vuole che io torni >>.
<< Può essere o può darsi che non avesse molta scelta >>.
<< Dovremo ucciderli tutti? >> chiedo implorandolo con lo sguardo di dirmi che non sarà necessario.
<< Non sarebbe conveniente ... per ora >> risponde. << No, facciamo i bravi. Non ci attaccheranno prima di scoprire dove si trova il nostro nuovo magazzino, perciò allunghiamo il tragitto, così avrò il tempo di individuare gli intrusi >>.
<< D'accordo >>.
<< Modella il tuo at field solo su noi due. Se ti senti stanco, avvisami. Ci organizzeremo in modo diverso >>.
Butto giù una delle pillole che Sakura è riuscita a consegnare di nascosto (anche se, a questo punto, forse non abbastanza) a Mami affinché mi aiutassero a sopportare il nuovo impianto e, soprattutto, i nuovi connotati. La ferita si sta rimarginando a tempo di record e ora posso parlare senza timore di versare altro sangue.
Cerco di memorizzare le facce dei nostri accompagnatori e la disposizione dei sei cacciatori che hanno accettato di seguirci e su cui non faccio alcun affidamento.
Se non altro, non mi viene più da vomitare.
 
Matsuda è un portento e mi ha aiutato a riconoscere gli emissari della seconda testa. Sono in quindici e li teniamo d'occhio con particolare attenzione.
Siamo già sulla via del ritorno e sono stanco; mantengo attive solo le mie percezioni da cacciatore non umano controllando così i movimenti di tutti.
Lo stratega non è al mio fianco perché ha trovato la sua posizione, quella che gli permette di tenere d'occhio l'intero branco che si muove in ordine sparso.
Per sicurezza abbiamo costretto tutti, anche i cacciatori, a portare una cassa ciascuno di lcl o di armi. E, nonostante il bottino che abbiamo trafugato, in quella grotta c'è ancora parecchio da prendere.
Io precedo di qualche passo i nostri sherpa perché è arrivato il momento di fare la parte della preda. Ogni tanto mi fermo lamentandomi del dolore al braccio, oppure ansimo rumorosamente fingendo di essere spompato o simulo distrazione inciampando su qualche pietra.
L'attesa è snervante, si mescola alla paura per l'aggressione che sta per partire e al terrore per ciò che seguirà alla nostra legittima difesa. Sono ancora costretto a compiere atti ingiusti, sapendo che saranno proporzionati all'offesa, che non vi è certezza del risultato, che, comunque vada, perderò qualcosa. Ripenso all'ultimo sogno e vorrei avere i miei fratelli accanto.
Vedo lo scatto di una mano alle mie spalle, il luccicare del metallo e un dito che preme ripetutamente sul grilletto. I proiettili rimbalzano sullo scudo che ho appena attivato.
Rimango immobile per interminabili secondi. So che ormai l'azione è partita, che Matsuda ha già fatto secco il mio aspirante assassino, che altri stanno reagendo e che i nostri si stanno allontanando, forse per vedere di cosa è capace l'erede di Furia Buia.
 
C'è ancora tempo. Potremmo provare a parlare.
 
Non servirebbe a molto. E poi hanno appena cercato di ucciderci.
 
Perché gliel'hanno ordinato.
 
E' un modo di vedere le cose, ma non è utile al momento.
 
Già, ci serve il pretesto.
 
Conviene andare fino in fondo.
 
Devo saperlo: tu al posto mio li risparmieresti?
 
No.
 
Neanche io.
 
Mi volto e mostro anche l'occhio fatto di pura energia, che ora prende a pulsare come il cuore di un atleta sotto sforzo, mentre piccole scariche elettriche attraversano il braccio destro sfrigolando in superficie. Continua ad essere una tortura e qualcuno deve pagare.
<< Potrei andarci piano, ma se anche i soldati di Kaji >> mi dico, << che sono nemici dei miei nemici, non intervengono; se anche loro un giorno riceveranno l'ordine o godranno della liberà di uccidermi, perché frenarmi? Perché non dovrei insegnare a questi insetti ad avere paura di me? >>
Ho quasi l'impressione che un pesante giaccone nero si stia materializziando intorno alla mia figura per rendere gelido il fuoco della furia che mi pervade. Lo vedo adagiarsi sulle mie spalle e avvolgermi il busto, mentre le lunghe falde cadono sui fianchi fin quasi a toccare le ginocchia. So che dovrei combattere contro ciò che sta arrivando perché canta la più terribile e desiderabile delle melodie, ma nuoto in acque velenose e mi tocca restare a galla.
L'azione si conclude rapidamente. Ancora una volta il mio corpo ha dimostrato di sapere più di quanto mi abbiano insegnato i tre cacciatori e non ho dovuto neanche usare i miei giocattoli. Inspiro l'aria e riavvolgo il nastro per assistere alla scena ma a rallentatore, come se mi aspettassi di guardare un altro attore.
Non serve a niente invocare la necessità perché niente può giustificare il fatto che sono stato troppo rapido, troppo brutale, troppo efficiente. Non va bene, non può, non deve essere così facile.
Ricado nel presente. << Coraggio, Shinji, respira! Non è il momento di preoccuparsi, ci sarà tempo per piangere i morti e affrontare il mostro. Ora non puoi permetterti cedimenti. Resta nel personaggio! >>
Sono nove in meno e li abbiamo uccisi in due. Ne restano sei con le braccia alzate, alcuni non si erano neanche mossi. Osservo tutti i miei eterogenei compagni di viaggio, uno alla volta, per decifrarne le intenzioni e leggere ciò che i loro volti tradiscono.
Me ne fotto di quello che pensate - tanto lo penserete comunque - e un gesto magnanimo non mi farà scalare la classifica delle vostre simpatie. << Allora >> grido, incitato dallo stratega che è il solo a non apparire sorpreso, << qualcun'altro vuole continuare a servire la parte sbagliata? >>. Attendo in silenzio, concentrato per prevenire altri attacchi, poi riprendo: << gettate le armi! >> rivolgendomi a quelli dell'altra razza, a prescindere dall'appartenenza. << Dividetevi il loro peso >> ordino, con una voce che non riconosco, indicando i cadaveri.
<< Non li seppelliamo? >> mi chiede uno degli uomini di Kaji.
Tanto mi odierete comunque << No, li lasciamo qui. Sbrigatevi! >>
<< Assicuratevi che siano disarmati e che non facciano scherzi o mi ricorderò che non avete fatto un cazzo neanche questa volta >> mi rivolgo a due dei cacciatori che avrebbero dovuto proteggermi. Sono l'ultimo arrivato di questa tribù di uomini antichi e sarebbe opportuno trattare i miei simili con più rispetto, ma io sono stato efficiente, ho due occhi rossi, faccio parte del gruppo più forte in assoluto e sono Ikari Shinji, il distruttore di mondi.  Il messaggio viene recepito e tanto basta.
Al posto loro mi odierei anch'io.
 
 
*****
 
 
Quarantott'ore sono trascorse, più velocemente di quanto mi aspettassi. Non provo niente attraversando il ponte e calpestare con forza gli assi non fa circolare sangue migliore nelle vene. Sono già proiettato sul prossimo passo, forse l'ultimo; rinuncio a farmi domande e fingo di non accorgermi che ogni cosa mi sta sfuggendo di mano. Imposto il ritmo sul respiro dell'animo di Shinji che ora dorme e forse sogna di aprire gli occhi in un'altra vita, mentre un corpo dolorante e una coscienza svuotata si aggrappano alla realtà che non possono controllare, adattandosi alla corrente che li trascina. Forse non ho mai deciso niente e il mio libero arbitrio, esaltato dalla rumorosa rottura delle catene che lo avevano tenuto prigioniero per chissà quanti anni, ha solo costruito un'illusione.
La scorta è aumentata in quantità, non in qualità.
Mi volto verso lo stratega e colgo il suo cenno. Ci muoveremo presto.
Quando intravedo la facciata del locale e l'imponente figura del nostro capo, finalmente le mie emozioni disperdono il pesante torpore che le aveva oppresse ricordandomi che i miei fratelli mi aspettano e Asuka è nascosta da qualche parte nella sua grotta.
Kosuke ci blocca. << Quella è la vostra parte >> dice ai nostri occasionali alleati in divisa riferendosi alle casse che trasportavano. << Potete andare >> tuona spegnendo sul nascere l'insorgere di un'obiezione. << Quanto a voi >> si rivolge ai soldati che avevamo risparmiato << siete nostri prigionieri. Consideratevi fortunati >>.
<< Noi ... >> mi lascio sfuggire.
<< All'infermeria, Shinji! >> comanda sorridendo soddisfatto prima di sbuffare come se volesse dire: << c'è mancato poco >>.
L'anima si sveglia e corre più rapidamente di me, afferrando per strada tutto ciò che mi stava sfuggendo. << Ce l'ho fatta >> urlo. << Siete ancora vivi >>.
<< Qualunque cosa accada >> mi rivolgo alla mia anima che non riesco a raggiungere tanto è veloce, << siamo ancora una squadra, tutto è ancora possibile. Con loro prenderò a calci in culo l'uomo nero e riporterò a casa Asuka >>.
Correggo la traiettoria in volo per non schiantarmi contro il telaio della porta, cavandomela con una rumorosa botta al braccio destro che mi fa sparare un rosario di imprecazioni.
<< Bentornato >> mi fa Furia Buia con un sorriso appena accennato.
In piedi, davanti al tavolaccio di legno posto a ridosso del finestrone che illumina tre letti disposti uno accanto all'altro, sistema frettolosamente un mezzo guanto nero di tipo militare con chiusura a strappo ad avvolgere il polso. Non indossa il suo giaccone, la fronte è ancora coperta da una fasciatura leggera e dalla maglia nera spuntano lembi di stoffa bianca.
Orso, vicino al suo letto, sistema il cinturone e controlla che le armi siano cariche, stringe i denti piegandosi di poco su un fianco per cercare sollievo. Musashi non dovrebbe stare in piedi e invece, appoggiato alla parete fa le prove con le sue piccole color argento. Da come respira sembra che incameri metà dell'aria che chiede.
<< Grazie, Shinji >> afferma Orso. << Sei stato in gamba >>.
<< Sono uno di voi >> rispondo così felice che sto per piangere.
Furia Buia riprende a guardarmi e nella faccia mescola affetto, tristezza e una rabbia che non vede l'ora di sfogarsi. << Te la senti? >>
Non ho alcun dubbio. << Finché avro vita >>.
<< Bene. Tra qualche minuto usciamo >>.
<< Kuchinawa sta per essere abbandonato. Wow! >> esclamo. << Kaji è stato rapido >>.
<< Per quanto ne sappiamo, lui è ancora al sicuro e Kaji ha solo messo in allerta i suoi uomini >>.
<< Allora, cosa ... Vuoi entrare? >> domando sbigottito. Capisco che quella mente partorisce solo idee che ribaltano la logica comune, ma << era questo il tuo piano? >>
<< Credi davvero che lascerò a capitan codino l'iniziativa? >> ribatte << Credi che gli permetterò di dettare l'agenda? Sono stanco di stare due passi indietro, sono stanco di gurdarmi le spalle anche da chi dovrebbe coprirmele. Non doveva giocare con le nostre vite, non doveva giocare con la tua vita >> il suo occhio si apre e ora il Paparino è ridiventato Furia Buia.
<< Vuoi vendicarti? >>
<< Non sono stupido, sono solo incazzato. Kaji non avrà quello che vuole, dovrà sporcarsi le mani e dovrà farlo davanti a tutti assumendosi le sue responsabilità. Vediamo se, oltre al cervello, ha anche le palle di mandare a morire i suoi di uomini >>.
<< Tanto siamo sulla sua lista, Shinji + tre >> prende la parola Orso. << Allora è meglio aiutarlo a capire con chi ha a che fare. Lui calcola, perciò è bene ricordargli che alla follia non si può dare alcun valore >>.
<< Ma non sappiamo cosa deciderà >> obietto.
<< Se neanche lui è stupido, si adatterà >> risponde il Paparino, sistemando il fucile nella fondina. << Sceglierà il male minore e ordinerà ai suoi uomini di aiutarci >>.
<< E se non lo fa, se il male peggiore fossimo proprio noi? >>
<< Tu eri un pilota. L'alternativa che avevi era vincere o morire. Non è cambiato molto ... Se punta le armi contro di noi >> continua forse intuendo che ho in serbo una valanga di se e di ma, << allora il colpo di stato lo facciamo noi. Se ci muoviamo adesso, non avrà il tempo di prendere contromisure visto che le navi da guerra sono lontane e l'Eva non  può combattere lì dentro >>.
<< Asuka ... >> mi esce.
<< E' solo l'ipotesi più pessimistica >> mi rassicura (poco, devo dire) Orso.
<< E comunque abbiamo già avvertito gli altri cacciatori che i piloti, i civili e, soprattutto Misato e Ritsuko non dovranno essere toccati o sapranno anche loro cosa significa averci come nemici >> chiarisce con aria feroce Furia Buia.
<< Gendo non ... avrebbe scampo >> rantola il Biondo che deve scegliere tra ridere e respirare.
<< Andrà bene, Shinji >> carica il Paparino che rivolgendosi agli altri due chiede: << siamo pronti? >>
<< Musashi dovrebbe restare >> commento.
<< Fanculo >> il Biondo respinge la mia preoccupazione.
<< Allora siamo pronti >> esclama il Paparino.
<< Non avete paura? >>
<< Lo sai, Shinji, che la risposta è si >>.
 
<< E' un'assurdità! >> sbotto a pochi metri dall'ampio piazzale circolare in cemento oltre il quale sarà di nuovo guerra.
<< Lo so >> risponde il Paparino che, insieme a Orso, aiuta Musashi a camminare più rapidamente. << Tra poco dovrai cavartela da solo >> gli dice.
Il Biondo annuisce.
Con noi ci sono anche Kosuke e Matsuda che seguono un po' più indietro per lasciare intendere, con la sola presenza, ad una trentina di cacciatori che non saranno ammesse ritirate.
<< Come mai hanno deciso di venire con noi? >> domando.
<< Li abbiamo detto che Kaji è dalla nostra. E poi lo sai che gli Eva non piacciono a noi cacciatori >>.
<< Io però non li proteggerò >> loro non l'hanno fatto.
<< Neanche io ... Venti metri >> il Paparino guarda verso lo stratega << e riuscirò a vederli >>
<< I cecchini sono già in posizione >> di rimando Matsuda.
<< Adesso vedrai come spara Mami >> mi comunica Orso. 
 << Shinji, preparati! >> Furia Buia indugia un attimo poi: << a volte la strada di casa è più tortuosa del previsto >>.
<< D'accordo, papà >> gli dico mentre soffio sul fuoco dei miei occhi. Voglio solo che tutto questo finisca.
 
L'entrata principale è bloccata da una spessa lastra di metallo. All'esterno sono già piazzate due squadre, in una vi sono militari con la divisa sbagliata.
<< Che facciamo? >> rallento il passo.
<< Se sparano >> mi spinge Furia Buia, << peggio per loro. Quando avrai il segnale, facci entrare! Avanti, Kaji >> ringhia a bassa voce, << non fare lo stronzo >>.
Il segnale sono le teste dei soldati giusti che vengono bucate da proiettili sparati da lunga distanza con precisione chirurgica. La seconda squadra non interviene e continua a tenerci sotto tiro, probabilmente in attesa di ordini.
<< Buttala giù! >> mi grida all'orecchio il Paparino.
Non ho bisogno di chiedere l'aiuto dell'altro Shinji (tanto lo so che c'è), né del terribile uomo con la giacca nera, né acclamare un piccolo re. Non devo elemosinare energia al cuore, alla chimera del riscatto, alla pelle di Shikinami. Nella mia mente qualcuno proietta a ripetizione lo spezzone di un film recente in cui io sto per sparare alla nuca del Paparino mentre tutti si preoccupano di trovare una scusa ... perché avevano già deciso di lasciarci morire da soli. Ho perso un occhio e un braccio e sono stanco di inghiottire merda!
Sakura aveva ragione, il nuovo scheletro è un buon conduttore e rende più potente il giavellotto incandescente che lancio contro la bocca della madre che genera mostri. La saracinesca resiste al primo, ma cede al secondo e ora possiamo caricare, coperti dal Paparino che mugola e sbuffa imprecando contro le ferite che ancora lo tormentano.
Kaji ha finalmente preso una decisione e la sua squadra esterna libera gli ultimi metri di corsa spararando su quanto resta dell'altra.
<< Niente più colpi >> mi istruisce Furia Buia quando siamo quasi all'entrata. << Solo muri e non oltre i cinquanta metri. Limitiamo i danni >>.
Orso e Musashi sono rimasti indietro e prenderanno un'altra strada; soltanto lo stratega con una decina di uomini ci segue.  
Cinquanta metri sono troppi, mi accontenterei di capire cosa accade a dieci metri da me. Io e Furia Buia corriamo in un caos totale, da tutti contro tutti, storditi da colpi ravvicinati di arma da fuoco, esplosioni e grida che non possono appartenere soltanto a uomini. Ci copriamo a vicenda e iniziamo a usare le pistole, ma fatico a distinguere i miei bersagli. I colori dei nostri nemici sono simili a quelli degli attuali amici e finiscono per confondersi e confonderci nella mischia. Sicuramente, a fine giornata, avremo sulla coscienza anche le persone con la divisa giusta e un giorno spunteranno i creditori a presentarci il conto.
Il nostro alleato è stato colto di sorpresa e non ha fatto in tempo a evacuare i civili che ora, in preda al panico, si fanno abbattere come birilli mentre, sognando l'uscita, passano in mezzo al fuoco incrociato.
Ancora una volta, non ho modo di definirmi se non nei termini di un puro istinto di sopravvivenza. Il pensiero che c'è ancora una testa da tagliare è l'unico che mi spinga a proseguire. Senza, mi arrenderei facilmente alla tentazione di fare marcia indietro e mettermi al sicuro.
Ripuliamo le viscere di questa balena un pezzo alla volta bucando la resistenza, sempre più tenue, come la punta di una freccia. Della corda marcia, intanto, neanche l'ombra.
<< Benzina >> scoppio sfiancato per avvisare il mio fratello più grande che tra poco sarò solo un giovane cacciatore con un occhio solo.
<< Pure >> arranca il Paparino che perde terreno, mentre attraversiamo la passerella che dà sulla gigantesca, e ormai vuota, sala di comando[9]. Non c'è traccia di Misato - conoscendola, l'avranno costretta con le cattive a mettersi al sicuro.
Furia Buia si appoggia alla balaustra sputando sangue e anidride carbonica.
Non sono ancora un combattente maturo e, come un pivello, torno indietro per raggiungerlo senza controllare il perimetro.
Una botta alla schiena mi spara di faccia a terra. Il mio giubbotto non ha lasciato passare il proiettile ma ora si contorce, si slabbra e, infine, sparisce. Anche Furia Buia resiste ad altri due pugni che stavano per centrarlo in faccia, perde la pistola e rovista sul fianco sinistro per afferrare il fucile a canna corta.
Chiudo il mio occhio per non assistere alla sua fine che anticiperà di poco la mia.
Un urlo spaventoso, come un grido di battaglia, interrompe l'agonia e fa scattare i miei organi di senso (solo quelli ordinari, purtroppo). Ancora a terra, mi volto di scatto e vedo Asuka.
Un soldato è già morto con il collo spezzato, un altro perde la sua pistola e viene steso rapidamente con un violento gancio in faccia. Ne è rimasto ancora uno, quello che ci ha sparato. Asuka evita all'ultimo, grazie ad una secca rotazione del busto, un incontro ravvicinato con la canna del fucile che fa partire un colpo a pochi centimetri dal suo naso. La Second ha già vinto e senza alcuna esitazione piazza la pistola, che aveva appena rubato al secondo malcapitato, sotto il mento del cecchino e spara. Si concede un secondo per prendere fiato, si gira e lontana da ogni forma di misericordia finisce l'uomo che aveva tramortito.
<< Asuka >>.
Shikinami resta di spalle e inizia ad ansimare.
<< Asuka >> ci avviciniamo.
<< Io non sono come voi >> pronuncia ancora di spalle col capo piegato verso un morto e le braccia stese lungo i fianchi.
<< Asuka! >> grido più forte.
 La Second finalmente ascolta la mia voce e si gira a guardarmi. L'Angelo ora dorme come la fredda risolutezza che pochi istanti fa ci ha salvato la vita rivelando un'Asuka più antica a cui il plugsuit del pilota evidentemente va stretto . << Anch'io so uccidere come voi >> intimorita da se stessa, piange senza vergogna con la pistola ancora stretta nella mano. << Anch'io so uccidere come voi >> ripete fissandomi confusa.
La sua faccia dice tutto: anche lei si è scoperta spettatrice della performance di un'altra parte della propria natura; anche lei ha avvertito di non essere sola al governo delle sue azioni.
Io e Asuka ci guardiamo come se fossimo gli ultimi sopravvissuti sulla Terra. Per Fortuna, Furia Buia non si è distratto e, dopo aver abbattuto un'altra minaccia con un preciso colpo di fucile, corre verso Asuka e le afferra la mano per impedirle di lasciar cadere la pistola ... o di spararmi.
<< Lo so, Principessa >> le dice. << Lo sappiamo >>.
<< Io non sono un cacciatore >> vaneggia cercando conferma dal Paparino. << Io non sono un cacciatore, vero? Io sono un pilota >>.
<< ... Concentrati! >> ribatte Furia Buia scuotendole la mano. << Tu non puoi restare qui. Devi andartene >>.
 
E, invece, Asuka non se ne va. Darle ordini non serve a niente, ma a difesa di Furia Buia va detto che neanche la psicologia inversa sarebbe riuscita a condizionarla.
Partecipa ad altri interminabili scambi a fuoco con sempre maggior convinzione e confidenza. Sembra istintivamente sapere come muoversi e, soprattutto, come coordinarsi con noi. Incrocio lo sguardo Furia Buia, e comprendo che siamo giunti alla stessa conclusione: Shikinami si sta rapidamente sintonizzando con il suo passato rivelandoci che Soryu ha vissuto come noi.
Solo la (non più tanto) provvidenziale apparizione di Mari, che la stava cercando, con al seguito una scorta armata, pone fine alla collaborazione.
<< Non puoi farti ammazzare >> la rimprovera Mari che si sforza di trascinarla via. << L'ordine è di restare al sicuro all'interno dell'Eva >>.
Asuka è indecisa, resiste passivamente alla presa della collega mentre io e il Paparino rifiatiamo, protetti dai provvidenziali fucili delle guardie del corpo dei Children.
<< Sei un pilota, maledizione >> strilla la gatta che sradica la Second dal limbo in cui si era impantanata.
La rossa non reagisce bene alla rivelazione. Anche la forma attuale della sua coscienza deve aver considerato che il nostro presente è troppo piccolo per contenere tutto il nostro essere. Sembra volermi chiedere aiuto ma non lo fa; sembra in procinto di ribellarsi ma alla fine cede. La sua guerra interiore si manifesta attraverso la peculiare smorfia del viso che solo lei sa costruire. La sua bocca dalle labbra sottili si apre leggermente per comunicare smarrimento e i denti bianchi, serrati come saracinesche, impediscono che il sacco, riempito solo in minima parte di parole, venga vuotato. L'azzurro della sua iride brilla per la frizione delle contraddizioni e rilascia calore che vorrei tanto, un giorno, riservasse a me.
<< Col tempo ci si abitua >> le dico, mentre la portano via quasi di peso . La novità nel mio aspetto si allea con l'arto semi umano e torna a percuotermi con scariche ininterrotte a basso voltaggio. Non sono felice e non sono dispiaciuto di vederla andar via. << Gli Eva hanno vinto ancora >> penso << e ora allontanano la mia motivazione. Peccato! >>
<< Muoviamoci! >> Furia Buia ne ha abbastanza e punge il mio braccio con il dorso della mano. << L'ho agganciato >>.
Mi guardo intorno e mi accorgo che siamo andati troppo veloci e ora siamo rimasti solo in due.
 
La preda si muove in fretta ma ormai il Paparino la vede e segue il suo stesso percorso nel dedalo di strade e piani sfalsati che separano gli spazi di ciò che resta di un Angelo.
Sono in pochi a scortarlo nella sua ritirata verso stanze sempre più anonime, incustodite e, perciò, sacrificabili. I settori più importanti devono essere ormai off limits e la corda marcia è costretta a prolungare la sua sopravvivenza allontanandosi dal cuore di ciò che voleva governare.
Interrompiamo l'inseguimento non appena giugiamo in un piazzale ancora in fase di ultimazione, ampio quanto un capannone industriale e grande quanto un palazzo di dieci piani, su cui si aprono centinaia di porte e sboccano corridoi e piattaforme mobili.
I proiettili fischiano ad altezza uomo ma lo sbarramento non è fitto, rivelando che le armi sono poche e le munizioni prossime ad esaurimento.
Vedo il graduato approfittare del fuoco di copertura per sparire dietro un varco in acciaio. << Sta scappando >> grido indicandolo con la mano.
<< Quanti colpi hai? >> chiede il Paparino.
<< Solo quelli nella pistola. Due, credo >>.
<< Intendevo quanti colpi hai? >>
<< Di quelli buoni nessuno, non ne ho neanche per un muro >> rispondo.
<< D'accordo >> Furia Buia guarda nel vuoto e scuote la testa per convincersi che nel cilindro ci sia ancora una coda di coniglio. Preme la schiena contro il muretto di metallo dietro cui si era riparato, controlla un lamento prima di alzarsi con l'occhio a corrente alternata. << Tentiamo! >> urla stendendo il braccio e materializzando un scudo instabile che scaglia contro i resti di quello che fino a neanche un'ora fa era un esercito temibile.
La fortuna ci assiste perché il colpo provoca un'esplosione che proietta nell'aria una grande quantità di polveri. La nube artificiale invade presto l'ambiente riducendo la visibilità e la capacità dei polmoni.
Furia Buia tiene al coperto il fucile e sguaina il pugnale. << Loro non mi vedono >> sembra dire a se stesso prima di fiondarsi nel cuore della foschia tossica.
Il mio coltello è da qualche parte a prendere aria sul terreno che abbandonammo quella notte, oppure nella fondina di qualche fortunato che vive razziando i morti. Ho solo un'arma e me la faccio bastare, supero la mia copertura e a memoria inseguo l'uomo che mi diede il benvenuto a suon di pugni.
C'erano tante vie d'uscita che gli avrebbero permesso di guadagnare altri insensati minuti e, invece, si è chiuso senza volerlo in un piccolo vano interamente spoglio e non del tutto rifinito.
Nessun Super Shinji varca la soglia e soltanto la velocità del mio ingresso, che mi ha fatto sbucare all'ultimo secondo dalla nube di polvere, manda a vuoto il proiettile che mi spara contro. Il mio sistema nervoso reagisce rapidamente al pericolo e mi permette di rispondere a mia volta. Senza prendere la mira ho già messo in moto gli eventi anticipando la consapevolezza stessa dell'azione. Il resto lo fa la cieca fortuna.
Kuchianwa strozza un grido e, ferito alla spalla, perde la pistola rinculando contro una lastra d'acciaio.
Con le tempie sul punto di esplodere e il respiro contratto e irregolare muovo un passo e punto la canna sul bersaglio. Neanche ora c'è traccia di Super Shinji e scrollo la testa per spegnere dentro di me un barlume di giusta e assolutamente inutile incertezza, poiché siamo giunti alla fine. << Anche così >> mi dico << sono in grado di toglierlo di mezzo >>.
Kuchianwa esplode in una risata nervosa mentre si tiene l'ala bucata. << Tu >> scoppia.  << Tu sei solo un bambino >>.
<< Che sta per ucciderti >>.
<< Volevo un mondo senza quei mostri. Salvare il pianeta è un lavoro da grandi >>.
<< E guarda un po'? >> ringhio contro la preda. << A fregarti è il debole pilota che hai pestato[10]. Che ironia, vero? >>
L'ufficiale smette di ridere e i suoi occhi si svuotano di colpo come se non fosse più presente. << Non sarà il pilota a uccidermi >> pronuncia con una voce che mi arriva estranea. << Tu non sei più un pilota ma resti comunque un inutile, patetico, bamboccio. Credevi di essere diventato un uomo? Sei solo il mostro che sei sempre stato >>.
Risale l'ira e l'occhio destro si accende.
<< Tu non puoi cambiare, Shinji >> continua e la sua voce diventa irriconoscibile. << Continui a prenderti in giro? >>
Si accende l'occhio sinistro e forza la blanda opposizione della palpebra.
<< Tu non puoi salvarci, tu non puoi salvarti >> insiste avanzado nella mia direzione sbavando sangue e saliva come un cane con la rabbia.
Non vedo la corda marcia; vedo, invece, Asuka, tante Asuka impazzite che gridano e puntano il dito e competono tra loro per stabilire chi riuscirà a farmi fuori con l'insulto o la maledizione più potente.
 
Basta, Asuka!
 
<< Tu devi pagare per quello che hai fatto, PER SEEEMPREEE >>.
<< Vaffanculo! >> abbasso la pistola e stendo il braccio libero per togliermi il gusto di polverizzarlo.
Uno scoppio alle mie spalle mi impedisce di sentire il fischio della pallottola che fa esplodere il petto di Kuchinawa facendolo volare di nuovo contro il muro.
Il Paparino mi aveva raggiunto e ha centrato il bersaglio con l'ultima cartuccia del suo fucile.
Si avvicina al cadavere superandomi senza degnarmi di considerazione, osserva il corpo esanime e ormai innocuo della nostra ossessione e rinfodera l'arma.
<< Perché? >> gli chiedo stravolto e definitivamente a secco di tutto.
<< Perché lo volevo io >> risponde con la voce di un assassino.
<< D'accordo >> mi adeguo alla volontà di Furia Buia chiedendomi se mi stia bene davvero, se essergli grato o sentirmi derubato.
Furia Buia mi butta giù con un pugno, estrae il coltello e me lo punta in faccia. << Era troppo presto >> sbraita inferocito. Ha l'occhio chiuso ed è solo un uomo. << L'ho ucciso perché sta diventando facile per te, vero piccolo bastardo? >>
Volto la faccia da un'altra parte, angosciato ma non spaventato. Se mi eliminasse ora, non gli serberei rancore; se mi eliminasse ora, grazie a lui saprei, un attimo prima di morire, quale Shinji abbandonerà il mio corpo.
<< Finché starai con noi >> la voce del Paparino cede e le mani tremano, << non permetterò che accada >>.
Il cacciatore lascia cadere il coltello e si sdraia accanto a me respirando affannosamente. Le nostre teste sono divise dal suo coltello e penso che quell'arma è buona solo a separare. << Non possiamo essere capaci soltanto di distruggere >> singhiozzo. << Dobbiamo pur costruire qualcosa >>.
<< Per noi la vita è lotta >> mormora stremato il Paparino guardando il soffitto. << Fortunato e saggio chi comprende che è solo amore >>.
 
 
Intorno a noi è un mortale silenzio. Fuori dalla stanza l'aria è irrespirabile ma noi prendiamo ossigeno da questa piccola bolla d'aria al centro della quale ci ostiniamo a restare supini, quasi schiacciati dalla stanchezza del corpo e della mente.
<< Dobbiamo tornare >> mi dice il Paparino con il tono di chi vorrebbe invece porre una domanda.
<< Nel casino? >> chiedo retoricamente.
<< Si >>.
<< Non abbiamo più niente per proteggerci >>.
<< Vorrà dire che combatteremo come due uomini normali, come fanno gli altri >>.
<< E le armi? >> domando distratto perché, in realtà, sto pensando che mi ha riconosciuto come uomo.
<< Ce le procuriamo >> ghigna disperato.
Ci alziamo lentamente e con circospezione raggiungiamo l'uscita ventilando per placare la tensione e prepararci a tornare dove non c'è ancora pace.
Do un'ultima occhiata al cadavere di Kuchianwa. Abbiamo ucciso un altro uomo che aveva le carte in regola per vivere da protagonista, che ha investito energie, sacrificato desideri e tempo per realizzare una visione o un incubo che ha disturbato la vita di molti e principalmente la nostra. E' bastato un colpo di fucile ed è già passato, un solo secondo e di lui non resta più neanche un pensiero.
<< Dovremmo seppellirlo >> mi dico. Non lo faccio per pietà; la mia compassione è figlia dell'immedesimazione perché, quando toccherà a me, potrebbe non esserci nessuno a piangere la mia fine. Si, andranno tutti avanti proprio come io sto facendo adesso.
Il Paparino fatica a drizzare la schiena, lascia passare una smorfia e: << via! >>
 
Il ritorno è stato relativamente semplice poiché l'esercito nemico era già in rotta e la base quasi interamente sotto il controllo degli uomini di Kaji.
Abbiamo rischiato due volte di essere seccati proprio dai soldati del capo della Wille, ancora tesi per aver sparso sangue conosciuto, ancora troppo su di giri per trattenere i colpi o resistere all'odio che, neanche tanto segretamente, covano nei nostri confronti.
Alla fine Furia Buia ha perso la pazienza e, accortosi di essere stato riconosciuto, ha impartito ordini a una pattuglia: << adesso ci scorterete! >> ha gridato pur sapendo di non aver alcun titolo per comandarli . << Non ho voglia di ammazzarvi, ma se qualcuno di voi ci spara ancora, vedrete di cosa sono capace >>.
Stava chiaramente bluffando, perché al massimo sarebbe riuscito a sputare un po' di saliva elettrificata, ma il cacciatore sa essere convincente e ci ha procurato una barriera umana e armata.
Esalo un prolungato e liberatorio sospiro di sollievo quando incontriamo il nostro stratega con alcuni cacciatori, che questa volta hanno rispettato le consegne e fatto un buon lavoro.
Musashi, invece, ci aspetta ad un passo dalla bocca dell'Angelo, tenuto in piedi da Orso e dal nostro capo. Accanto a loro, un po' in disparte c'è Kaji che fuma una sigaretta e fissa il pavimento con aria apparentemente serena, ma non più strafottente e sicura. Del resto, grazie a noi ha vinto e per colpa nostra non ha stravinto.
A pochi metri da loro, Furia Buia fa un cenno col capo indicando l'esterno e prosegue. Non so se Kaji si sia voltato per squadrare i suoi scomodi alleati ma io non l'ho fatto perché voglio solo andarmene.
La situazione si sta rapidamente normalizzando e i superstiti della parte avversa o si sono arresi o sono fuggiti. Non c'è da essere felici, se non per il fatto che potremo riposare.
Intanto, ci concediamo di camminare più lentamente obbedendo ai bisogni dei nostri corpi, incuranti della scena che attraversiamo e delle prove della nostra efficienza e di quella dei cecchini tra cui c'è la donna che mi sputava nel piatto.
Non abbiamo niente da festeggiare, anche se potremmo, non daremo pacche sulle spalle ai cacciatori a mezzo servizio che ora ci accompagnano, non brinderemo con chi ha tratto il maggior vantaggio da questi giorni di inutile follia; non ricevermo complimenti per aver portato una pace dolorosa, necessaria e ingiusta. Nessuno offrirà da bere a tre uomini e un ragazzo che, terminata la prova, torneranno ad essere emarginati, ricacciati lungo i confini del paese per proteggere, senza disturbarlo, il ballo dei giusti.
Il senso di sporco temo diventerà presto una seconda pelle, ruvida e spessa ma capace di difendermi meglio da altra sporcizia che insozza l'inferno degli empi. Converrà abituarsi e vivere con la consapevolezza che sono ormai più adatto alla notte che al giorno e che non potrò neanche rifugiarmi nell'illusione degli eroi dei manga e degli anime che facevano sognare Kensuke.
Mi sento più grande e ho il cuore ancora arido. Continuo a non sapere cosa voglia dire essere adulti, ma confermo la mia prima intuizione: fa schifo!
 
Osservo il Paparino e ripenso alle sue parole, a quel "è troppo presto" che si è arricchito di nuovi e desolanti significati.
<< Ho sognato la mia ombra >> rompo il nostro silenzio. << Ho visto l'ombra del tuo sogno[11] >> rivolgendomi a Furia Buia.
<< Era un ricordo? >> mi chiede.
<< Quell'ombra sono io >>.
<< Lo sapevamo >> mi dice.
<< Non era una parte di me. Ero proprio io >> insisto percorso da brivici di paura.
Il Paparino cammina sovrappensiero. << Quando si presenterà, l'affronteremo >> pronuncia minaccioso. << Del resto, nel mio sogno io le ho fatto il culo e tu, invece, l'hai salvata proprio perché dovevi affrontarla >>.
<< Ti tocca, Shinji >> si intromette Orso. << Non preoccuparti, i tuoi fratelli sono grandi e forti >>.
<< Quando Asuka mi portò al villaggio, in uno dei tanti strani sogni che ho fatto, quell'ombra aveva il suo volto[12] >>.
<< Forse non c'è differenza >> riflette stancamente il Furia Buia.
<< Comunque >> rivelo ai miei compagni di viaggio, << è probabile che sia stato proprio io ad iniziarvi alla vita dei cacciatori >>.

<< Ci hai visti? >> domanda Orso.
<< ... Forse >> rispondo ingoiando l'amarezza per quel passato e per l'ultimo squarcio di Shinji che avevo visto, così lontano anche dalla speranza della pace. << Mi auguro di no. Ma sono sicuro di aver pronunciato per primo il nostro giuramento e di averlo insegnato ad altri come me >>.
<< Il tuo regno è durato poco, Paparino >> Musashi ha gli occhi spenti, arranca nonostante l'aiuto del bestione, ma non rinuncia a scherzare. Dobbiamo portarlo di peso all'infermeria o ci lascerà presto. A me tocca prenderlo per le gambe.
Oltre le piaghe del cacciatore dai capelli biondi, più distante, c'è il muso spaccato del wunder. << L'equilibrio di questi mesi è saltato >> penso. << In qualche modo il mio arrivo ha scosso la vita che c'era prima >>. Però, adesso gli elementi si sono dispersi e le forze che regolavano il nostro piccolo mondo sono state slegate. Qualunque cosa nascerà da questo caos porterà le cicatrici delle ferite che l'ordine precedente ha subito; qualunque cosa nascerà da questo caos dovrà sopportare le conseguenze della rivoluzione che si è compiuta. Non si torna indietro >>.
<< Svegliati, Shinji! >> mi scuote il tono arcigno e acuto di Furia Buia. << Non è il momento di tirare le somme >>.
 
Sistemiamo molto goffamente Musashi nel suo letto con l'intento di aiutare Ayanami, ma il risultato è che la procedura di allettamento risulta dolorosa per noi e per il Biondo, mentre la First fatica più del necessario.
Guardiamo avidamente i due letti rimasti, scartando la branda che si stende di traverso lungo la parete opposta.
<< La branda è mia >> alla fine mi faccio avanti.
<< No, usa il mio letto >> si oppone Furia Buia che prova a nascondere la stanchezza. << Tu non hai riposato, io monterò di guardia per primo. Poi mi darai il cambio >>.
L'invito è troppo allettante e cedo alla lusinga della comodità.
Quando mi sono già sistemato, pronto a lasciarmi cadere in un oblio questa volta ristoratore, il Paparino si accomoda con cautela sulla branda.
<< Ma che fai? >> sbotto.
<< Ti ho fregato, Shinji >> risponde dopo aver rinunciato a incrociare le mani dietro la nuca.
<< Si, ... me l'hai fatta >> lascio correre.
Si sentono ancora rumori di spari in lontananza e mi sforzo di pensare che da qualche parte nel mondo sia iniziata la festa a cui non siamo stati invitati. 
Senza la mia famiglia e senza gli amici che danno un senso all'orrore che ho vissuto e fatto vivere, senza questo piccolo cerchio di ordine nel caos dell'esistenza, il cacciatore impazzirebbe e il pilota vagherebbe come un fantasma inquieto. E senza il ruolo e l'identità del cacciatore, in questo tempo e con questa compagnia, Shinji Ikari si disperderebbe come cenere al vento.
Eppure, ora che la tempesta è alle spalle, mi chiedo quanti danni abbia subito questa nostra barca e quanto potrà reggere. L'equipaggio è malandato e non si vede un porto. Speriamo di non essere cambiati troppo.
<< Tra poco dovrete alzarvi >> ci comunica Ayanami. << Stanno per arrivare alcuni feriti gravi e ci serve questa sala. Non tu, Musashi. Tu puoi restare >>.
<< Perché? >> la spiazza il Paparino. << Nessuno dei nostri è stato ferito e qui si sta bene. Curateli da un'altra parte >>.
<< Ma sono cacciatori >> replica la First.
<< Non vedo perché dovrebbe interessarci. Hanno scelto loro di schierarsi con noi, non li abbiamo obbligati >> ribatte cattivo. << Sopporteranno le conseguenze delle loro azioni >>.
<< Sakura ha detto ... >>
<< Ok >> esclama Furia Buia che estrae dalla fondina il fucile a canne mozze fingendo di caricarlo. << Di' a Sakura che me ne occuperò io! Non li farò soffrire e tu avrai la serata libera >>.
<< Ikari >> Ayanami chiede il mio aiuto.
Eh si, noi siamo le esperienze che facciamo e alcune possono trasformarti nell'uomo nero che ho sperimentato sulla e nella mia pelle. Non è solo l'ombra del mio sogno che devo temere; in ognuno di noi si nasconde un uomo nero che aspetta solo l'occasione di uscire. << Non è un mio problema, Ayanami >> le dico senza emozione . << La loro vita non mi interessa >>.
<< Orso >> tenta l'ultima carta.
Il cacciatore con la barba non risponde neanche e si gira lentamente su un fianco.    
L'aiutante di Suzuhara se ne va sconfitta, forse rassegnata a dover sistemare i feriti fuori dall'infermeria o decisa a informare il medico della nostra occupazione.
Mi concentro sull'esterno, protetto dalla barriera di una grande finestra di vetro mentre strofino lentamente la guancia intatta sul cuscino.
Sembra tutto così normale, il sole tramonta e i suoi raggi filtrano nella stanza, un intenso bagliore rossastro colora la pineta poco distante che ci divide dal lago confondendo il paesaggio. Sento il suono di rondini che sfrecciano veloci in cerca di un posto per la notte.
Siamo ancora vivi e per questo possiamo anche scegliere di rimanere intontiti e secchi come foglie morte; siamo ancora insieme dopo aver compiuto imprese memorabili, di quelle che racconti davanti a un fuoco per spaventare i bambini. I sentimenti scivolano nelle profondità delle nostre personali e buie caverne.
Niente di tutto questo ha valore perché al mondo non importa nulla delle formiche che pretendono di salvarlo.
<< Paparino >> chiamo il cacciatore senza troppo impegno, ancora perso nell'esterno che non ha forma definita.
<< Paparino >> ripete Orso.
<< Si, si >> sbuffa alzandosi controvoglia. << Shinji, per favore, avvisa Ayanami che si sono liberati due letti e una branda. Tu resti qui, Musashi. Noi ci sistemiamo fuori >>.
 
E' notte e noi siamo seduti a terra con la schiena curva e le facce sofferenti per tanti motivi. Sporchi, insanguinati e puzzolenti, sembriamo tre barboni che chiedono l'elemosina e passano il tempo lasciandosi osservare dal silenzioso pallore della grande luna. Non ci curiamo dei lamenti che ci assalgono alle spalle, come predatori, né dell'odore acre di metallo e plastica bruciati che emana il wunder.
Anch'io mi faccio catturare dal satellite, ma solo perché non mi va di cercare qualcos'altro da guardare. A differenza di Furia Buia non mi aspetto nessuna illuminazione, nessuna grande intuizione, non mi aspetto niente.  
Capisco solo che neanche questa è pace;
 
è soltanto l'ennesima caduta nel vuoto.





N.D.A: Anche questo ciclo di quattro capitoli si è concluso. Al di là delle resistenze, soprattutto iniziali, credo che Shinji (cui va interamente imputata la mostruosa lunghezza degli ultimi due capitoli) abbia finalmente accettato "sul campo" la via che a parole aveva già scelto di seguire. Illusioni e fantasie sono cadute e al piccolo cacciatore ed ex pilota resta soltanto il gusto, amaro ed essenziale, della realtà degli adulti.
Sto iniziando a lavorare ad un altro ciclo, di tre capitoli (spero). Saranno meno cruenti e mi permetteranno di capire come sono cambiati Shinji e Asuka dopo queste esperienze e, soprattutto, quali formule adotteranno per riavvicinarsi. Comunque, il prossimo obiettivo di Shinji è Gendo.
Ringrazio tutti coloro stanno leggendo questa long e chi lo farà in seguito.
Buona giornata (perché è quasi ora di pranzo) e buon tutto.
 
[1] Cfr  prima parte del Capitolo XIII
[2] Cfr Capitolo XVI dopo la morte del vecchio.
[3] Cfr Capitolo XIV
[4] coloro che capiscono a cosa mi riferisco, senza ricorrere all'ausilio di motori di ricerca, non sono millennials :D
[5] Cfr seconda parte Capitolo XIII
[6] Cfr prima parte Capitolo XIV
[7] Cfr ultima parte Capitolo XI
[8] Cfr primametà Capitolo XVI
[9] Cfr seconda metà Capitolo XI
[10] Cfr pestaggio ai danni di Shinji descritto nel Capitolo IV
[11] Cfr il sogno di Furia Buia descritto nella prima parte del Capitolo XII
[12] Cfr Capitolo II
   
 
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