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Autore: Ori_Hime    22/07/2020    0 recensioni
Con questa fan fiction voglio raccontare come Roy Mustang e Riza Hawkeye si sono conosciuti, dalla loro adolescenza fino a diventare colonnello e tenente, tenendo conto dell'anime Brotherwood e in parte del manga. A inizio capitolo inserisco pezzi di canzoni che descrivono le scene oppure che parlano di fiamme e cicatrici, simboli di Roy e Riza.
Ecco un piccolo stralcio del primo capitolo, Roy dal punto di vista di Riza: "Notai fin dalla prima volta che varcò la soglia di casa il suo sguardo determinato, deciso e impaziente di apprendere i segreti che solo mio padre conosceva: l'alchimia di fuoco. Era già alto come tutti oggi lo conosciamo, ma non ancora abbastanza muscoloso, mentre il portamento di chi era sicuro di sé, che puntava già in alto, non era stato l'esercito a plasmarlo così, lo era già di natura, come il fascino che esercitava attorno a sé."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Is your secret safe tonight?
And are we out of sight?
Or will our world come tumbling down?

Will they find our hiding place?
Is this our last embrace?
Or will the walls start caving in?

(It could be wrong, could be wrong)
But it should’ve been right
(It could be wrong, could be wrong)
Let our hearts ignite
(It could be wrong, could be wrong)
Are we digging a hole?
(It could be wrong, could be wrong)
This is outta control

(It could be wrong, could be wrong)
It could never last
(It could be wrong, could be wrong)
Must erase it fast
(It could be wrong, could be wrong)
But it could’ve been right
(It could be wrong, could be…)

Love is our resitance
They keep us apart and they won’t stop breaking us down
And hold me, our lips must always be sealed

If we live our life in fear
I’ll wait a thousand years
Just to see you smile again

Quell your prayers for love and peace
You’ll wake the thought police
We can hide the truth inside

The night has reached its end
We can’t pretend
We must run
We must run
It’s time to run

Take us away from here
Protect us from further harm
Resistance!

 

Love is our resistance - Muse

 

 

Pov Roy Mustang 

 

Non saprei dire se quello che facemmo quella sera io e Riza Hawkeye fosse amore: io non ero certamente in me, tra alcol e sensi di colpa avevo sfogato tutto il mio dolore su di lei, causandole solo altri problemi, anche se lei non mi cacciò, nonostante il protocollo non volesse relazioni tra colleghi, tanto meno con i superiori. Quando mi vide piangere per il male che le avevo causato come un bambino mi strinse tra le sue braccia e allora capii che non mi stava rifiutando avendo anche ricambiato il bacio poco prima. Mi lasciai andare: la ribaciai e la feci distendere, poi su di lei iniziai ad accarezzarle il corpo bagnato dalla doccia, scoprendola dall'asciugamano, fino a diventare sempre più irruento, abbandonandomi alle sue mani che mi spogliavano con impeto. Così facendo entrai in lei velocemente e con una serie di baci mentre mi muovevo raggiungemmo il piacere assieme, ma quando poco dopo realizzai che quello che avevo fatto era sbagliato, ripresi i vestiti e me li rinfilai, andandomene come un vigliacco.

Il giorno seguente le mandai a casa giacinti, peonie, anemoni e calendole: tutti fiori indicati per chiedere scusa, ma lei non li volle. Si era forse offesa? Non sapevo come altro dirglielo e non riuscivo a guardarla in faccia se non con leggero imbarazzo se la incontravo per i corridoi del quartier generale. Sarebbe sempre stato così tra di noi? Dovetti dire addio al solo pensiero di poterle accarezzare i capelli o darle un lieve bacio sulla fronte, per il nostro bene dovevamo rimanere il più possibile distaccati, senza farci coinvolgere dai sentimenti e dovetti ammettere che lei ci riusciva molto meglio di me. Che non avesse mai provato nulla nei miei confronti? E allora perché baciarmi e fare l'amore con me, non una ma due volte? Eravamo certo cambiati negli anni, ma quello che ci legava era così profondo che non si poteva sostituire con qualsiasi altro rapporto. A parte mia zia e madre adottiva, era la conoscenza più vecchia che possedevo.

Sebbene avessimo quattro anni di differenza e quando l'avevo conosciuta la prima volta lei ne avesse solo dodici mi aveva subito ispirato fiducia e i suoi grandi occhi castani curiosi avevano fatto in modo che mi aprissi con lei, raccontandole i miei sogni. Era la prima volta che ne parlavo con qualcuno che conoscevo così poco e lei mi ascoltò con attenzione. Nonostante la sua timidezza e il timore nei miei confronti che provava mi aveva colpito per il suo carattere deciso, esprimeva le sue idee con chiarezza per una ragazzina della sua età, tanto che più volte mi chiesi perché il padre non avesse voluto insegnarle l'alchimia. Solo quando morì ne compresi il motivo; l'aveva usata per segnare tutte le sue ricerche.

Anche quando la rividi allora l'ammirai per come seppe mantenere il controllo sulle sue emozioni: non pianse molto per la morte del padre, ne tanto meno aveva destato molto imbarazzo quando si era tolta gli indumenti superiori per mostrarmi i segreti dell'alchimia di fuoco. Se mai fosse stata innamorata di me lo nascose bene, fino alla notte prima della mia partenza dove mi trattenne nel letto e non seppi resisterle. L'Accademia militare l'aveva decisamente resa ancor più forte, sia fisicamente che caratterialmente, ma mai come la guerra di Ishval dove ci rincontrammo, anche se per poco, e mi salvò pure la vita. Purtroppo non eravamo nella stessa squadra e avevamo azioni diverse da seguire, ma mi aveva fatto piacere rivederla, anche se era spaventata. Compresi solo allora quanto la nostra conoscenza avesse influito sulla vita: se non fosse stato per me lei non sarebbe mai entrata nell'esercito, non sarebbe finita in mezzo a quell'inferno, sarebbe rimasta l'angelo immacolato se non l'avessi coinvolta nei miei progetti. In sostanza io ero stata la sua condanna e suo padre avrebbe avuto senz'altro ragione nel darmi del cane dell'esercito e avercela con gli alchimisti di stato. Ma ormai cosa potevo fare? Avevo già pianto tante lacrime, per lei, per Ishval... nulla avrebbe potuto espiare le mie colpe, ne con lei ne con chiunque altro.

L'unico modo che avevo per poter migliorare il mio paese e poterla proteggere era diventare Comandante Supremo, così da poter rendere nella pratica i miei ideali e non dover sottostare a nessuno. E se lei mi avesse mai voluto, avrei potuto eliminare quella maledetta regola di non intrattenere relazioni con i propri subordinati. Mi immaginavo già con lei accanto come moglie, in minigonna senza rinunciare però ad una delle sue pistole al suo fianco. Avremmo potuto amarci senza nascondere i nostri sentimenti e lavorare comunque per mantenere il paese un luogo libero e felice. Un mondo nel quale magari poter crescere anche i nostri figli, dove l'alchimia potesse essere davvero utile alle persone e non delle armi da puntare contro gli innocenti.

Volevo diventare un uomo migliore per lei: non sarei più uscito con nessun'altra ragazza e avrei flirtato solo per ottenere informazioni e mantenere una certa reputazione: avrei destato sospetti se avessi cambiato completamente atteggiamento.

Quando proclamarono ufficialmente me colonnello e Riza Hawkeye tenente, decisi di convocarla nel mio ufficio: avevo già sentito che anche altri desideravano il suo servizio presso di sé, non potevo permettermi di vederla con qualcun altro, ora che l'avevo ritrovata. Non volevo perderla ancora, volevo amarla anche se a distanza, apprezzando ogni sguardo mi avesse rivolto: l'amore che provavo per lei sarebbe stata la mia resistenza e in quel momento mi sarebbe piaciuto davvero solo poterci vedere senza imbarazzo.

Cercai di apparire il più distaccato possibile, diventando nervoso mentre l'aspettavo. Avrebbe accettato la mia proposta? Quando Riza, o meglio la tenente Hawkeye come da allora l'avrei dovuta chiamare, entrò si mise subito sull'attenti: non era un colloquio privato, anche se eravamo soli, e da quel giorno in poi saremmo stati ancor più sotto lo sguardo di tutti, non ci saremmo più dovuti essere momenti di sentimentalismo tra noi.

-Dopo tutto quello che hai passato a Ishval rimani ancora convinta della tua scelta?- le domandai, perché se avesse avuto ancora dubbi quello era il momento perché li esponesse e ci ripensasse, prima di accettare il mio incarico. E sì, volevo verificare quanto avesse voluto rischiare, se fosse stata ancora fedele al motivo per cui fosse entrata nell'esercito, se la pensava ancora come me e non mi odiasse per com'era diventata per colpa mia.

La tenente mi rispose in maniera diplomatica, dimostrandomi di ricordare sia i principi dell'alchimia che i miei sogni, facendoli nuovamente suoi pur rimanendo ferma: -Sì, se, come dice l'alchimia, la verità del mondo è basata sullo scambio equivalente per permettere alla future generazioni di vivere in pace e prosperità il prezzo che dobbiamo pagare è caricarci in spalla i cadaveri e attraversare un fiume di sangue.-

La risposta mi piacque molto e mi alzai di scatto: -Voglio che lavori con me come mia assistente: voglio che sia tu la mia guardia del corpo.- feci una breve pausa, cambiando tono di voce, essendo stato prima un po' troppo concitato e ripresi con un atteggiamento un po' più confidenziale: -E tu sai che affidando a te la mia incolumità potresti spararmi alle spalle alla prima occasione. Se mai farò qualcosa di sbagliato sarai libera di uccidermi con le tue stesse mani: ti do la mia autorizzazione, mi vuoi seguire?- rimasi a fissarla rimanendo serio, nonostante un suo “no” mi avrebbe buttato a terra, come colonnello senza la sua tenente e guardia del corpo, sia come uomo innamorato senza speranze. Quella particolare richiesta era nata dal fatto che mi conoscevo bene: temevo di perdere di vista il modo in cui avrei raggiunto il mio obiettivo, ovvero cadere nelle tentazioni e diventare come i capi supremi precedenti, oppure usare la mia alchimia per motivi futili. Solo la tenente poteva comprendere quando avrei esagerato e non me l'avrebbe dovuto certo perdonare, visto che era stata lei stessa a farmi diventare quello che ero. Mi riaffidavo completamente a lei, fidandomi ciecamente, sperando di non deluderla mai e se mai fosse stato così confidavo che potesse svolgere il suo compito a dovere: io con lei lo avevo svolto, sfigurandole la schiena, ora toccava a lei proteggermi da me stesso, il nemico peggiore che potessi conoscere.

Hawkeye chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì mi dette la sua risposta: -Può contare su di me, sono pronta a seguirla fino all'inferno.- non potei essere più felice: significava che non mi odiava, anzi, era ancora disposta a seguirmi nonostante tutto e pronta a lasciare alle spalle il nostro trascorso romantico, standomi accanto in ogni momento, facendomi da occhi, occhi di falco.

In fondo non lo sapevamo ancora, ma la nostra nuova quotidianità, nonostante non potesse coinvolgerci sentimentalmente, divenne più intima di quanto pensassimo. La tenente era una grande lavoratrice e prendeva il suo ruolo molto seriamente: mi faceva sia da ombra che da coscienza personale, ricordandomi i miei doveri, come le scartoffie da riordinare o il fatto che la pioggia manomettesse le mie fiamme, rimanendo composta e alzando la voce solo per rimproverarmi. Poteva sembrare la mia baby sitter in quei momenti, ma dimostrava la sua apprensione che però cozzava a volte con la mia testardaggine e iniziavamo allora a urlarci dietro come una coppia di sposi collaudata. I nostri ruoli ci avevano portato anche a questo, senza doverci sposare, ma senza nemmeno poter averne i vantaggi, tornando a fine giornata ognuno nella propria casa, solo, senza nemmeno un abbraccio. Quelli erano i momenti più tristi, dove mi sentivo perso senza la mia tenente, non avendo particolari hobby se non quello di stuzzicarla con battute sul nostro rapporto per vedere la sua reazione oppure insinuare che mi sentissi con qualcun'altra, anche se era sempre e solo per ottenere informazioni.

Avevo iniziato infatti a fingere di avere appuntamenti anche davanti a lei giusto per farla ingelosire un po' e, anche se si dimostrava impassibile alle mie telefonate con sconosciute, potevo vedere i suoi occhi che si alzavano al cielo, il suo atteggiamento diventare più serio e severo nei miei confronti, oppure se ne andava al poligono per sfogare la sua ira. Avevo imparato a notare questi piccoli dettagli grazie proprio al fatto di essere sempre assieme e amavo scoprire nuovi lati di lei, per poi ricordarmi che in fondo era sempre stata così: ci sono cose che le guerre per fortuna non cambiavano e una era quella. Se non erravo la prima volta che si era dimostrata gelosa risaliva infatti a quando aveva dodici anni e mi aveva chiesto del mio appuntamento, non ricordavo nemmeno con chi, con severità, come se non avessi potuto concentrarmi su qualcuno che non fosse lei o l'alchimia. Lo avevo capito solo paragonando quei momenti a quelli presenti, diventando così consapevole che lei aveva sempre avuto un debole per me nascondendolo dandomi del “lei” quando io le davo del “tu”, proprio come facevamo ancora chiamandoci “tenente” e “colonnello”, nonostante fosse al mio pari dato che le avevo affidato la mia vita. Lo era sempre stata, anche quando eravamo giovani e non avrei mai potuto vederla diversamente. Saremmo mai arrivati al punto di chiamarci per nome?

Al contrario di Hawkeye io ci avevo messo del tempo a scoprire quanto stupenda e perfetta per me fosse, o forse lo avevo sempre saputo ma dovevo solo dirlo a me stesso. Lei mi aveva sempre aspettato, aveva seguito i miei sogni e dopo tutto era ancora con me, lanciandosi in sparatorie, difendendomi alle spalle e continuando ad essere presente per qualsiasi cosa, coraggiosa come l'avevo sempre descritta, e le ero molto grato per questo. Più il tempo passava e più alimentavamo quell'alchimia che solo un rapporto come il nostro poteva creare, fatta di sguardi, di cenni, di sesti sensi che non si sapevano spiegare, eppure ci aiutavano a comprenderci in un modo così profondo senza nemmeno parlarci. Capiva quando avevo bisogno di rimanere in silenzio, essere lasciato solo, oppure quando ero solo pigro e avevo bisogno di uno dei suoi rimproveri per rimettermi al lavoro. Era una perfetta compagna anche a distanza: sapeva criptare i miei messaggi e avevo iniziato a chiamarla “Elizabeth” al telefono in modo solo che solo persone fidate comprendessero che parlassi con lei, così scoprì che tutte le mie chiamate-appuntamenti erano in realtà stratagemmi, anche se avevo comunque smesso di farle perché lei mi riportava a seguire le regole: “niente chiamate private in ufficio!”. Era divertente parlare con lei flirtando alle spalle degli altri soldati che pensavano avessi una relazione con questa presunta Elizabeth... e lei era una brava attrice ed era sempre un brivido potermi sentire chiamare “Roy”, anche se era un peccato che gli unici momenti “intimi” che avevamo erano solo questi messaggi. Queste erano la cosa che amavo più di lei e non era sostituibile con nessun altro della mia squadra, nemmeno con Hughes. Ogni colonnello aveva le sue pedine e lei era la mia regina della quale sarei stato ben accorto nel muovere, perché ogni regina che si rispetti sta accanto al suo re e non volevo ricevere nessuno scacco matto, ne tanto meno che mi venisse sottratta da sotto gli occhi senza poter fare nulla. Se questo sarebbe mai successo, ne ero certo, non sarei più riuscito a sopportare la nostra distanza, perché anche solo averla vicina era un enorme conforto: era la parte migliore di me perché mi riportava alla serietà, ricordandomi di impegnarmi nel mio lavoro e perché ero lì.

Sebbene Hawkeye non si lasciava mai trascinare in dimostrazioni d'affetto, le sue emozioni le teneva ben nascoste e strette nella divisa, sapeva essere dolce e gentile in fondo e si dimostrava spiritosa e divertente alle volte, specie se eravamo soli e non doveva dimostrare troppa compostezza. Inoltre farla sorridere era una delle cose più belle che mi potessero capitare: ogni suo sorriso era oro e come l'oro non si poteva riprodurre con l'alchimia... il suo sorriso non sarebbe mai stato sostituibile con nessun altro e avrei fatto di tutto per proteggerlo, sempre.

 

 

Note:

Eccoci finalmente all'ultimo capitolo! Mi sorprendo io stessa per aver continuato a pubblicare questa storia con puntualità perché di solito finisco per terminare la pubblicazione dopo mesi, anche se magari la storia l'avevo già finita di scrivere!

Ringrazio tutti voi per essere arrivati a leggere fin qua e, penso, per aver apprezzato! In particolare mando un grazie ancora a Elinacrisant per aver aggiunto alle preferite questa fan fiction, e un grazie ai miei amici sostenitori: Alessia, Mattia, che l'hanno letta in anteprima e Manto e Flos Ignis per la condivisione del fandom, Giordy_95, Elisa, Elena, Francesca e Veronica perché erano tutti d'accordo su che piega far prendere a questo racconto... e dovreste ringraziarli pure voi se vi è piaciuta! ;-)

Ho iniziato a scrivere un'altra fan fiction sempre su Roy e Riza che parte dalla fine di Fullmetal Alchemist, tenendo conto di quanto successo in questa, per ora ho scritto 8 capitoli, ma non sono che agli inizi e vorrei arrivare almeno verso la fine perché io pensi che valga la pena di pubblicare...

Per rimanere aggiornati vi consiglio di seguire la mia pagina facebook “Fairy Floss” dove nei prossimi giorni farò anche un album in cui inserirò tutte le fan art che ho trovato legate a questa fan fiction.

Ah, la canzone di questo capitolo l'ho scoperta grazie a questo video: https://www.youtube.com/watch?v=7gsxgvWizmQ&list=LLy9fhW3qV2jDTT2q8i86ISQ&index=7&t=0s : è il più bello che abbia visto sui nostri amati Mustang e Hawkeye e trovo la canzone stra azzeccata per loro due, così ho voluto renderle omaggio in quest'ultimo capitolo, citandola anche ad un certo punto! Spero piaccia pure a voi!
Ah, c'è anche un'altra citazione alla fine... "ogni sorriso è oro": viene da "E fuori è buio" di Tiziano Ferro! ;-)

Spero tornerete a leggere qualcos'altro di mio, magari sempre Royai se riuscirò a scriverne ancora!

Un bacione e grazie ancora per aver letto fino a qua! Spero ne sia valsa la pena!

Ori_Hime

  
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