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Autore: effe_95    23/07/2020    3 recensioni
Questa è la storia di diciannove ragazzi, i ragazzi della 5 A.
Questa è la storia di diciannove ragazzi e del loro ultimo anno di liceo, del loro affacciarsi a quello che verrà dopo, alla vita. Questa è la storia di Ivan con i suoi tatuaggi , è la storia di Giasone con le sue stelle da contare, è la storia di Italia con se stessa da trovare. E' la storia di Catena e dei fantasmi da affrontare, è la storia di Oscar con mani invisibili da afferrare. E' la storia di Fiorenza e della sua verità, è la storia di Telemaco alla ricerca di un perché, è la storia di Igor e dei suoi silenzi, è la storia di Cristiano e della sua violenza. E' la storia di Zoe, la storia di Zosimo e della sua magia, è la storia di Enea e della sua Roma da costruire. E' la storia di Sonia con la sua indifferenza, è la storia di Romeo, che non ama Giulietta. E' la storia di Aleksej, che non è perfetto, la storia di Miki che non sa ancora vedere, è la storia di Gabriele, la storia di Lisandro, è la storia di Beatrice che deve ancora imparare a conoscersi.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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I ragazzi della 5 A

 

66. L’incedere del tempo, Come uccelli che migrano e Per sempre .

 

 

Luglio

 

Il sole infiammava ogni cosa quella mattina di Luglio inoltrato.
Infiammava l’asfalto, le panchine scrostate che dovevano essere ridipinte ogni anno ma non c’erano mai abbastanza fondi per farlo, le chiome degli alberi, il tetto della scuola e i suoi mattoni rossi vecchi e antiquati.
Infiammava anche la bacheca nell’atrio, passando attraverso le vetrate impolverate.Lo spazio era ampio, ma faceva caldo a starsene tutti ammassati in un unico punto; il brusio confusionario di molteplici voci frastornava le orecchie, non aveva moderazione.
La ormai ex 5 A aveva ricevuto gli esiti degli esami di maturità esattamente quella mattina.
Sembrava ieri che si erano ritrovati uniti in quello stesso spazio ampio e familiare all’inizio dell’anno, spazio che i loro passi avevano calcato innumerevoli volte distrattamente, di corsa, con fare affrettato o incespicando.
Sembrava solamente ieri che impauriti avevano varcato quelle mura considerate una prigione eterna, ma che con il mondo spalancato davanti ai loro occhi ancora da adolescenti sembravano improvvisamente care, rassicuranti.
Si stavano lasciando alle spalle un pezzo di vita e nonostante l’adrenalina che cresceva per l’aspettativa del futuro imminente che si parava davanti ai loro occhi, nessuno di loro era privo di quel piacevole fastidio alla bocca dello stomaco che dava la sensazione di doversi lasciare qualcosa alle spalle, anche se indolore.
Era solamente il tempo che procedeva inesorabilmente in avanti, ed accorgersi del suo incedere lento a volte risultava davvero difficile, possibile solo in momenti come quelli, dove la fine di qualcosa segnava l’inizio di un’altra.
Talvolta faceva paura guardarsi indietro.
Italia non riusciva a smettere di frenare le lacrime che le scendevano sul viso, aveva dovuto sollevare gli occhiali sulla testa come un cerchietto, imbrigliando i capelli ramati tra le stecche nere, per evitare che le gocce si infrangessero sui vetri appannandole ulteriormente la vista. Ivan le stringeva un braccio attorno alle spalle, ridendo lievemente mentre tentava inutilmente di consolarla; la maglietta a giro-maniche che indossava metteva in mostra tutti i suoi tatuaggi, con l’ultimo recente ancora arrossato che spiccava dietro il collo completando il giro, la data in cui lui e Italia si erano messi insieme, solamente sette mesi prima. Lei invece, con il viso arrossato e non solo dal caldo, aveva entrambe le braccia avvolte attorno alla sua vita, quella a cui aveva imparato ad aggrapparsi solo recentemente.
<< Andiamo Italia, non significa che non ci vedremo mai più! >>.
La prese bonariamente in giro Romeo, spintonandola leggermente sulla spalla.
Era raggiante per il suo rispettosissimo settantadue ed estremamente eccentrico quel giorno, indossava dei pantaloni dalla fantasia a quadratoni gialli e blu di cotone leggero, uno scamiciato bianco, delle Converse blu e portava il solito ciuffo perennemente decolorato raccolto in un codino alla samurai. Tutto di lui gridava Romeo e guardandolo ad Italia veniva da piangere ancor di più.
<< Lo so! >> Strepitò la ormai ex rappresentante di classe << Ma non potrò vedervi tutti i giorni come adesso e mi mancherete da morire! >> E con una mano prese ad asciugarsi convulsamente altre lacrime che le avevano rigato le guance.
Romeo rise nel sentire l’amica disperarsi in quel modo inutile, Catena invece stava facendo fatica a trattenere a sua volta le lacrime, nonostante entrambe non si sarebbero allontanate a causa delle comuni scelte universitarie che avevano fatto.
<< Italia piantala, sta per mettersi a piangere anche Catena! >> La rimproverò bonariamente Romeo, afferrandola per un braccio e staccandola malamente da Ivan << E se tu e Catena riuscirete a passare i test di medicina vi vedrete tutti i giorni comunque! >>.
<< Romeo ha ragione … >> Commentò bonariamente Ivan, che aveva nel frattempo incrociato le braccia al petto pompando involontariamente i muscoli e i tatuaggi. Lui si era diplomato con un discreto settantacinque, nulla a che vedere con il cento e lode di Italia e Catena, e si stava preparando per superare il test d’ingresso con debito per la facoltà di ingegneria informatica sotto la vigile attenzione della sua fidanzata.
<< Anche tu devi fare il test per infermieristica, perché non ti sei incluso nel gruppo? >>.
Lo accusò Italia, finendo di asciugarsi gli occhi arrossati, forse il pianto era finito.
Romeo gonfiò il petto e mise i pugni chiusi sui fianchi, fiero di se come un lord.
<< Perché io passerò di sicuro il test. C’è bisogno di chiederlo? >>.
Catena, Italia e Ivan scoppiarono a ridere contemporaneamente, allentata la tensione del pianto i tre amici storici si scambiarono un’occhiata prima di convergere tutti e tre in un abbraccio che non avrebbe fatto altro che scatenare un’altra serie di crisi emotive.
Ivan invece si era fatto rispettosamente da parte, mentre fissava la scena si sentì tuttavia afferrare brutalmente per un braccio e allontanare senza troppe cerimonie.
Giasone, che aveva appena smesso di scherzare con gli altri sul suo sessantasette risicato, guardò Ivan con fare serio prima di schiarirsi rispettosamente la voce.
<< Muriel ha avuto il permesso dai suoi genitori, tu e Italia ci siete vero? >>.
Ivan alzò gli occhi al cielo e si limitò ad annuire, da quando erano terminati gli esami Giasone si era messo corpo ed anima ad organizzare quella vacanza di coppia in cui sperava di poter passare del tempo utile da solo con Muriel. Era convinto che i genitori di lei non l’avrebbero lasciata andare se avesse organizzato qualcosa solamente per loro due.
Zante era stata la meta prescelta e Ivan si era trovato in quel progetto dell’ultimo minuto e decisamente costosissimo, con Italia, immischiato fino al collo; era certo che se avesse dato buca a Giasone proprio in quel momento l’amico avrebbe avuto un infarto sul posto.
Anche se magari fargli uno scherzo del genere sarebbe stato divertente.
Ivan probabilmente non avrebbe mai detto al suo migliore amico, che l’unico motivo per cui aveva accettato una simile follia dell’ultimo minuto era perché non aveva idea di quanto tempo avrebbero avuto a disposizione da passare insieme una volta finite le vacanze.
Giasone voleva iscriversi alla facoltà di scienze motorie e aveva preso la cosa con serietà.
Il suo complesso Universitario distava circa quaranta minuti in moto da quello di Ivan … era lontano, non raggiungibile in tempi utili tra uno spacco e l’altro …
Abituarsi ad una nuova situazione, conoscere nuove persone, avere ritmi e orari diversi …
<< Ci siamo, ma i soldi te li do in settimana >> Lo rimbeccò allora, paziente.
<< Va bene, va bene, non è un problema, tanto sgancia il mio vecchio per il momento >>.
Ivan alzò gli occhi al cielo, ma scoppiò a ridere.
Quella follia dell’ultimo minuto solo loro quattro sarebbe stata divertente, un bel ricordo.
Contemporaneamente, dall’altra parte del corridoio, un ululato di gioia squarciò l’aria.
Zosimo, che inizialmente era stato disinteressato al risultato del suo scarso esame, si era finalmente deciso a dare un’occhiata alla lista appesa in bacheca.
Quel sessanta striminzito era stata una manna dal cielo per lui, che aveva cominciato a prendere seriamente in considerazione la possibilità di ripetere l’anno, e quindi di dover ancora studiare, solamente quando Gabriele lo aveva malamente provocato su quell’eventualità, reduce dall’esperienza egli stesso.
<< É finito lo strazio! Niente più libri per tutta la vita! >>.
Aveva allora gridato a squarciagola il folletto, saltellando sul posto come un grillo impazzito.
Indossava anche quel giorno una salopette di jeans su una maglietta bianca, le mani nodose erano quasi interamente ricoperte di cerotti, i ricci ribelli rimbalzavano sul viso e tra questi le orecchie a punta da elfo leggermente a sventola facevano capolino ribelli.
Ci pensò Cristiano a rallentare la sua folle corsa della felicità, assestandogli un calcio.
<< Ahi, che bello! Ahi Cris, mi fai male! Si, è finita! >> Continuava tuttavia imperterrito Zosimo, felice come una pasqua mentre schizzava come una scheggia per evitare i colpi di Cristiano, che si stavano facendo sempre più numerosi e agili.
<< E io che pensavo di demoralizzarlo >> Sbuffò invece Gabriele.
Tormentare Zosimo, il fidanzato di sua sorella ufficialmente entrato in famiglia, era diventato uno dei suoi passatempi preferiti.
Per lui, finalmente, non ci sarebbe stato un altro anno da ripetere.
Si era diplomato con sessantatré all’età di vent’anni e stava cominciando a pensare a cosa farsene del suo futuro solamente in quel momento; ma aveva deciso di prendere le cose con calma, parlandone anche con suo padre e sua madre.
Gabriele voleva trovare davvero la sua strada, qualcosa che l’avrebbe reso felice.
<< Ce ne vuole per demoralizzare quell’idiota! >>.
Il commento acido era venuto dalla sua sinistra, da Sonia per la precisione, che osservava la scena con quello che sembrava disappunto. In realtà, sebbene fingesse di non tollerare affatto Zosimo, Sonia gli era estremamente grata per il modo in cui era stato accanto a Cristiano.
Inoltre, Zosimo era sempre stato estremamente gentile con lei.
<< Quando partite tu e Cristiano? >> La domanda di Miki, poco distante da loro, la distrasse.
Sonia fece spallucce, mentre osservava il proprio fidanzato dare un ultimo scappellotto dietro la nuca di Zosimo, ancora ridente e contento, per poi avvicinarsi a lei con quel suo sguardo orientale e penetrante, scuro come il carbone.
<< Settembre >> Fu lui a rispondere alla domanda.
Aleksej, che stava abbracciando Miki da dietro, appoggiato con la schiena al muro, il mento sistemato esattamente al centro della sua testa, fischiò sonoramente, sopracciglia sollevate.
<< Fuga d’amore? >> Domandò distrattamente, senza guardare Cristiano negli occhi.
Le cose tra di loro si erano fatte incredibilmente strane ma pacifiche da quando erano terminate le inaspettate e stranissime lezioni di chitarra che avevano condiviso. Un’amicizia che sarebbe potuta essere, ma non era mai stata.
<< No, facoltà di economia aziendale e marketing, interessato? >>.
Fu l’apatica risposta di Cristiano, che nel frattempo era stato agguantato per le spalle da Zosimo, che gli era salito sopra come un koala mingherlino e decisamente fiabesco.
<< Grazie, ma mi va bene lettere classiche e moderne >>.
Cristiano e Sonia sarebbero andati a studiare in un’altra città, la voce si era sparsa durante il periodo degli esami orali, che si erano svolti a Luglio inoltrato perché la loro scuola era uscita per seconda nelle estrazioni con quella affiliata.
Periodo di fuoco assoluto, in tutti i sensi.
I due diretti interessati non ne avevano parlato apertamente, non avevano nemmeno espresso nessun desiderio di vedersi un’ultima volta con i loro compagni di classe, d’altronde, con tutti i difetti di cui erano dotati l’ipocrisia non era tra quelli.
Solo Zosimo avrebbe probabilmente avuto l’onore di avere tutte le informazioni a riguardo.
Da quel torrido giorno di fine Luglio le loro strade si sarebbero divise per sempre, per davvero.
Molti di loro non si sarebbero mai rivisti, altri forse avrebbero incrociato i passi accidentalmente, altri ancora avrebbero dimenticato le reciproche facce o i reciproci nomi con il passare del tempo e degli anni. Forse, arrivati attorno alla quarantina, avrebbero avuto l’idea di organizzare una di quelle rimpatriate di classe, impazzendo per trovare i contatti di tutti, dimenticandosi qualcuno lungo la via, ripescato in fine all’ultimo minuto. Una di quelle rimpatriate a cui non partecipavano mai tutti e in cui si ricordavano momenti imbarazzanti o si parlava di cose inaspettate, dei propri figli o della misera vita da single che si stava conducendo.
Erano quelli i pensieri che affollavano la mente di Beatrice, mentre osservava quelli che erano stati i suoi compagni di classe per un solo anno, ma che avrebbe ricordato come gli unici, coloro che l’avevano fatta sentire parte del gruppo a modo loro, anche quando non lo era.<< Soddisfatta del tuo cento e lode? >>.
La domanda di Lisandro, posta con la solita pacatezza, la riscosse da quei pensieri sul futuro.
<< Ma se ha quel sorriso ebete di soddisfazione stampato sulla faccia da stamattina! >>.
La rimbeccò immediatamente Enea, appoggiato al muro accanto a lei.
Stavano parlando prima che si distraesse, e aveva ovviamente perso il filo del discorso.
Lisandro era stato tanto gentile da coinvolgerla nuovamente cambiando argomento, ma Enea non poteva lasciargliela passare liscia in quel modo, non sarebbe stato da lui.
<< E smettila un po’ idiota! >> Lo rimproverò immediatamente, dandogli una gomitata.
Enea la scansò abilmente, ridacchiando divertito come ogni volta che le faceva perdere le staffe, il che capitava parecchie volte al giorno quando passavano molto tempo insieme.
Ormai, erano stati presentati entrambi reciprocamente alle loro famiglie.
Enea non avrebbe mai creduto, all’inizio di quell’anno, che si sarebbe ritrovato fidanzato in casa con quella piccola racchia scontrosa che gli si era seduta accanto il primo giorno.
<< Ad ogni modo devo ancora capire che cosa ci fai tu qui, Sara >>.
Commentò Enea rivolgendosi alla diretta interessata, indubbiamente intrusa in quel frangente. Sara, stravagante come al solito, con il nuovo pircing scintillante al naso, sorrise tutta compiaciuta di se stessa senza provare il minimo imbarazzo o sentirsi di troppo.
Di fatto, nessuno l’aveva fatta sentire in quel modo, nemmeno Enea con quel suo commento evidentemente provocatorio piuttosto che giudice e accusatorio.
<< Volevo venire a vedere i risultati degli esami di Lisandro per sapere se dargliela o meno stasera. Abbiamo fatto una scommessa! >>.
Le sue parole fecero immediatamente arrossire il diretto interessato.
Lisandro si era nuovamente rasato i capelli castani quasi a zero, non indossava il capello come il primo giorno di scuola, nascosto nell’ultimo banco da tutto e da tutti, nell’osservarlo Beatrice non poté fare a meno di pensare che fosse una bella cosa che non si coprisse. Anche Lisandro aveva fatto dei passi avanti e forse un giorno avrebbero potuto parlare con serenità di quella cotta non ricambiata, ridendone addirittura magari.
Forse un giorno Beatrice avrebbe anche potuto raccontargli la verità.
<< Oh oh! Questa cosa mi interessa, che scommessa? >>.
Volle immediatamente sapere Enea staccandosi dal muro, si era fatto improvvisamente interessato a tutta la faccenda, amava mettere in difficoltà il suo migliore amico dopotutto. Lisandro insorse immediatamente, dandogli una gomitata nello stomaco ben più forte di quella che aveva provato a rifilargli Beatrice solamente pochi istanti prima, ovviamente Enea non sembrò accusarne nemmeno il colpo.
<< Fatti i cazzi tuoi! >> Continuò a stroncarlo Lisandro, con le orecchie totalmente rosse.
Ma Sara era evidentemente intenzionata a dare man forte ad Enea, come sempre.
<< Io ho scommesso che non superava nemmeno il settanta come voto finale, mentre lui che avrebbe superato addirittura settantacinque. Se vincevo io non gliela davo per un mese, se vinceva lui invece dovevo fargli un po- >>.
La mano di Lisandro venne immediatamente premuta sulle labbra di Sara.
Era comunque tardi ormai, Enea era scoppiato a ridere sguaiatamente, richiamando anche l’attenzione di qualcun’altro su di se, mentre Beatrice aveva sollevato le sopracciglia.
<< Voi scommettete queste cose? >> Domandò allora, evidentemente molto colpita.
Sara tentò di risponderle, ma Lisandro ci tenne a tenerla bloccata e continuare a premere la mano sulla sua bocca con forza, per assicurarsi che non tentasse di sfuggirgli.
<< Perché non le facciamo anche noi queste scommesse ? >>.
Propose immediatamente Enea, guardandola con gli occhi da cucciolo bisognoso.
Beatrice sollevò gli occhi al cielo, ci mancava soltanto aggiungere un giochetto simile alla loro già iperattiva relazione e sarebbe definitivamente partita per un viaggio ad Honolulu di sola andata.
<< Scordatelo Enea! >> Lo stroncò sul nascere.
Nel frattempo, la lotta convulsa che avevano intrapreso Sara e Lisandro, fu vinta facilmente da quest’ultimo, che continuando a tenere la mano premuta sulla bocca della sua vicina di casa, la bloccò anche per la vita stringendosela la petto e incastrandola tra le sue gambe.
Sara smise immediatamente di scalciare e mugugnare a quel punto.
<< Piuttosto Enea, quand’è che parti per Londra? >> Chiese per cambiare discorso.
<< Settimana prossima, salgo con i miei per vedere gli appartamenti. Ci resto per qualche giorno e poi scendo di nuovo, io e Bea andiamo una settimana insieme nel Salento >>.
Lisandro annuì distrattamente, aveva ancora le orecchie tutte rosse.
<< La partenza definitiva è a fine Agosto, tranquillo >> Ci tenne a fargli sapere Enea.
Le orecchie di Lisandro, se possibile, assunsero una tonalità ancora più rossa e accesa.
<< Io sono tranquillissimo! >> Sbottò allora, dimostrando esattamente il contrario.
Nel frattempo Beatrice si era avvicinata ad Enea, che l’aveva presa per la vita quasi automaticamente, ormai era un gesto che gli veniva naturale ogni volta che l’aveva vicina.
<< Mi raccomando Lis, te la affido mentre sono via >> Continuò a prenderlo in giro Enea, anche se in realtà vi era un fondo di serietà in quelle parole, Lisandro lo comprese.
<< Sta tranquillo, Beatrice te la tengo d’occhio io >> Replicò infatti, stando al finto gioco.
<< Ehi >> Protestò immediatamente la diretta interessata, ma con poco vigore.
<< E comunque ha vinto Sara, Lis. Starai al secco per un mese! >>.
Lo colpì infine a tradimento Enea, ritornando sul discorso che Lisandro credeva di aver abilmente arginato, ovviamente, doveva aspettarselo dal suo migliore amico. Inoltre Sara, sentendosi chiamata in causa riprese a mugugnare.
Scoppiarono tutti a ridere, anche Lisandro, che nel farlo lasciò finalmente andare Sara.
Un’altra stagione delle loro vite stava passando e mutando le dinamiche del tempo.
Erano come quegli uccelli che migravano con l’arrivo dell’inverno verso luoghi nuovi, sperando che fossero più caldi e accoglienti, anche se estranei e sconosciuti al principio. O stavano forse partendo per fondare nuove città e guidare nuovi eserciti.
Lisandro sorrise mentre formulava quel pensiero, ancora perso nelle risate genuine.
Il tempo era davvero solo un battito di ciglia.
<< Igor smettila di mettere il muso, non hai avuto la lode e non morirai per questo! >>.
Zoe era stata probabilmente severe con il suo fidanzato mentre pronunciava quelle parole, ma a causa del suo malumore se ne erano stati in disparte, quando lei avrebbe invece preferito fare casino insieme a tutti gli altri in quell’atrio familiare per un’ultima volta.
<< Ah questo è il giorno più bello della mia vita! >> Esclamò invece Telemaco tutto trionfante, mettendo i pugni chiusi sui fianchi << Igor che non prende la lode! >>.
<< Telemaco! >> Lo rimproverò immediatamente Fiorenza, dandogli uno schiaffo sulla spalla.
Ma quest’ultimo rise, decisamente tutto gongolante, in direzione del suo amico musone.
<< É tutta colpa della Cattaneo, quella befana, mettermi tredici al saggio invece di quindici, ma come si permette?! >> Mugugnò invece Igor, tutto perso nel proprio malumore interiore.
<< E dai Igor piantala! Concentrati sul test di medicina, si? >>.
Tentò nuovamente Zoe, tirandolo inutilmente per un braccio nel tentativo di tirarlo su di morale, Telemaco allora intervenne prendendo l’amico per l’altro braccio.
<< Dai è quasi ora di pranzo e abbiamo visto i risultati, tutti promossi. Andiamo a mangiare? Sto morendo di fare e voglio andare al ristorante giapponese vicino scuola, oggi oltre l’ all you can eat c’è anche una promozione sui prezzi dei dolci! >>.
Disse tutto euforico Telemaco, tirando il suo migliore amico per il braccio e producendo finalmente un qualche effetto, almeno con la sua forza bruta lo spostò di qualche metro.
<< Telemaco sei proprio insensibile! >> Brontolò Igor, mentre dietro di lui Zoe strillava entusiasta alla prospettiva e Fiorenza rideva con una mano sulla bocca divertita.
Si erano appena allontanati dall’angolino della commiserazione che nell’ampio atrio entrò il professor Riva accompagnato dal professor Palmieri, entrambi felici ed entusiasti.
<< Oh per fortuna siete ancora tutti qui, contenti della promozione? >>.
Domandò l’uomo entusiasta, scatenando con quella domanda una serie di strilli di gioia e contentezza, altre lacrime e risatine incontrollate.
<< Oscar, dammi il tuo cellulare che vi faccio una bella foto di gruppo, la passi tu ai tuoi compagni sul vostro gruppo Whatsapp, va bene? >>. La proposta del professore, inaspettata, colse tutti di sorpresa, nessuno ci aveva pensato.
Oscar fece come gli era stato detto, consegnò al suo ormai ex professore di latino e greco il suo cellulare con la fotocamera impostata e raggiunse i suoi compagni di classe che si stavano mettendo tutti in posa in modo disordinato e caotico.
<< Italia sei troppo bassa, mettiti davanti! >>.
<< Ohi Zosimo non fare il photobomber come tuo solito eh! >>.
<< Ehi, chi mi ha pestato i piedi? >>.
<< Romeo togliti quel codino che mi copri la faccia! >>.
<< Che banda di idioti >>.
<< Mi raccomando, diciamo tutti insieme cheese >>.
<< Chi si permette di dirlo è un coglione >>.
<< Telemaco! >>.
Il professori Riva osservò quei battibecchi con un sorriso divertito sulle labbra, mentre li guardava litigare per chi avesse la posa migliore, per chi dovesse mettersi seduto a terra in avanti perché troppo basso; i capelli di Romeo che coprivano la faccia di Oscar con il codino, Ivan che pestava accidentalmente i piedi a Zoe, Sonia in disparte che sbuffava, Igor che tentava inutilmente di non mettere il muso e Zosimo che non trovava una posa fissa.
Costantino Riva guardava i suoi alunni irrequieti attraverso la fotocamera di un cellulare.
Si domandava che strade avrebbero preso in futuro, quali ostacoli avrebbero incontrato lungo il percorso, dove li avrebbe portati la vita, se avesse insegnato loro le cose più importanti, quelle che non avevano a che fare né con il greco, né con il latino ...
Ma in quella foto, in quell’attimo di tempo rubato con uno scatto, quei ragazzi sarebbero rimasti eternamente giovani, bloccati in quel momento, in quel ricordo meraviglioso, a quegli anni bellissimi, gli anni della loro adolescenza, gli anni delle paure, delle insicurezze, delle amicizie, degli amore appena sbocciati …
In quella foto, in quell’attimo …
<< Ragazzi allora io scatto, sapete che cosa dire, vero? >>.
Gridò a gran voce Costantino Riva, attirando la loro attenzione.
… in quello scatto di tempo, loro sarebbero rimasti …
<< Uno, due, tre! >>.

<< GRAZIE DI TUTTO! >>.

… sarebbero rimasti per sempre i ragazzi della 5 A.

 

Fine

 

Effe_95

________________________________________

Siamo giunti alla fine e mi sembra un miracolo.
Mi scuso per il ritardo, ma scrivere un ultimo capitolo decente che potesse chiudere con dignità questi cinque anni non è stato facile.
Non è stato facile nemmeno farlo in quest’ultima sessione estiva di esami della mia vita ( si spera, la Magistrale mi ha ammazzata ) e con dei giorni ancora “no” a farmi compagnia ogni tanto.
Forse per qualcuno questo capitolo potrà risultare deludente, sicuramente non sarebbe venuto fuori in questo modo se l’avessi scritto due anni fa, ma io ho fatto del mio meglio. Ho fatto del mio meglio per mettere una parola fine che fosse degna di questo lavoro.
Spero che questo possa essere apprezzato e capito.
Le cose importanti le avevo già dette tutte prima, quindi sono contenta così.
Dire addio a questi ragazzi non è stato facile e non lo sarà nei giorni a venire, ma è arrivato il momento definitivo che io li lasci andare per la loro strada, che io mi stacchi da loro anche per andare avanti.
Per quelle persone che c’erano prima, grazie infinite per tutto il supporto che mi avete dato a quei tempi, siete stati un motore importante e mi avete spinta a migliorare sempre più.
Per coloro che sono rimasti invece, non credo di avere le parole adatte per dirvi che cosa provo veramente, non penso di meritarmi la vostra pazienza quindi “grazie” non sarebbe abbastanza.
Spero che le parole finali dei nostri ragazzi possano parlare per me.

 

Se avete domande di curiosità da farmi sul futuro dei nostri fanciulli sono bene accette, potete chiedermi di tutto e io risponderò senza alcuna esitazione.

 

Per il futuro invece ho intenzione di scrivere ancora, perché è forse l’unica cosa che mi fa stare bene davvero nella vita. Quindi se vi va, tenete d’occhio la mia pagina perché potrebbe arrivare una nuova storia su un altro componente della famiglia di Aleksej ;) ( Ehm … Pavel *cough cough* )
Non so quando, né come ( in teoria il come si, ma ok ), ma probabilmente in futuro.
Inoltre, stavo pensando anche di rimettere mano al “mostro sacro” … ovvero revisionare Salvami ti salverò, senza cambiarne la trama ovviamente, ma solamente abbellendo (?) la forma. Quindi, cercherò di essere più attiva.

 

In conclusione, scusatemi se ho fatto tutti questi annunci che a voi sicuramente non interesseranno, sono sempre stata logorroica.

É stato un viaggio bellissimo per me, lungo, pieno di ostacoli, ma comunque bellissimo.
Grazie di tutto ( alla fine l’ho detto lo stesso), anche da parte mia. Per davvero.

 

 

 

  
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