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Autore: Australia    23/07/2020    9 recensioni
“Lo capirai, Georgie. Dai ascolto alle tue emozioni, non respingerle. Hai tutte le risposte che cerchi.”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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cosa rappresenta lui per te

Se ultimamente (da un bel po’ in realtà), la mia ispirazione non è stata altalenante (come lo è stata alcuni anni fa e passavo dallo scrivere, al disegnare o creare video tributi su YouTube) ma totalmente assente, l’unica cosa rimata costante è il mio amore per questo manga e in particolare per Abel che adoro da quando avevo 14 anni (e ora ne ho 29!). Sarà stata la quarantena, ma un giorno mi sono ritrovata ad aprire la pagina Word e a buttare giù due righe e questa cosa/roba è venuta fuori da sé: penso ci siano dei passaggi del manga salienti per l’evoluzione del rapporto di Abel e Georgie (come l’abbraccio durante il temporale, l’arrivo a Londra, il momento che descrivo in questo testo, la scena del giardino a casa Gerald, ecc … ) ma, purtroppo, non tanto approfonditi. Secondo me, una grossa grossa pecca di questa opera è il modo in cui si velocizza la storia da quando Georgie lascia Lowell;  è impressionante, sembra quasi non vedessero l’ora di finire. Sarebbe bastato un volume in più! Chissà cosa gli costava!

Quindi, non so nemmeno io che cos’è, volevo descrivere un momento in particolare: partendo da un avvenimento da me immaginato ci tenevo a dare voce all’introspezione (anche un po’ di Abel) in quella fase delicata in cui Georgie già lo ama ma non riesce proprio a capirlo …

Scrivo troppo: vi saluto tutti/e e vi ringrazio per chiunque leggerà o criticherà questa scritto senza senso.
Always and forever la groupie di Abel! 

 


È  il calore del fuoco che scoppietta nel camino.
La morbidezza delle coperte che ti cullano in un abbraccio.

È  la dolcezza della crostata alle more..
L’odore delle mimose.
È  la delicatezza del vento e il sentiero di strada battuta.
È  le onde del mare.
L’oceano.
Il sapore del sale sulle labbra.

“Cosa rappresenta lui per te?”

 

Tesa, ripensi a quella domanda.
Avevi deglutito ed eri stata assorbita da un assordante silenzio.

Ora cammini a testa bassa e tremi quando il dorso della tua mano entra in contatto con il suo.

 

È freschezza dei fiori che sbocciano.
La carica di una mandria al galoppo.
È la forza di un temporale.
La carezza di una goccia di pioggia.
La timidezza di una lacrima.

 

La sua mano poggiata con delicatezza sulla tua schiena fanno accelerare i battiti del tuo cuore.
Resta un passo indietro per farti passare.
I tuoi occhi incrociano i suoi per un breve istante.
E tu ti senti...
…viva?

 

“… Casa. Lui è … casa.”
L’avevi guardata smarrita, eppure sentivi che quella parola fosse in grado di racchiudere tutto quanto; tutto ciò che rappresentava, tutto quello che ti scatenava dentro.
“Ha senso per te?”
Emma aveva sorriso e ti aveva poggiato una mano sulla guancia.
“Georgie, non lasciare che le convinzioni di una vita basata su una menzogna ti frenino dall’amare.”

 

 

È l’abbraccio di una madre.
La rassicurazione di un padre.
È l’emozione di un primo bacio.
Il brivido di uno sguardo.
È il pianto di vita di un bambino che nasce.
È il sospiro di un atto d’amore.

 

-          Non lasciare che le convinzioni di una vita basata su una menzogna ti frenino dall’amare.  

Cosa voleva dire?

 

Ti stringi nella mantella e, attenta, scansi tutte le persone che affollano la via del mercato.
Le dita della sua mano sono sulla tua schiena in un tocco delicato, quasi impercettibile.
Ma tu le senti.
Ti guidano e ti proteggono.
Senti solo quelle tre dita, il loro calore trapassarti i vestiti.  Le senti sulla spina dorsale.
E sei tesa.
È tutto ovattato: il vociare della folla, le risa dei bambini, le urla dei venditori, l’abbaiare dei cani.

 

Emma la strinse in un abbraccio.
“Lo capirai, Georgie. Dai ascolto alle tue emozioni, non respingerle. Hai tutte le risposte che cerchi.”

 

Sfiati piano rendendoti conto di aver trattenuto il respiro.
Sobbalzi quando una sua mano ti stringe l’avambraccio.
Stavi sbagliando strada, intontita e distratta.
“Di qua. Allunghiamo un po’ ma la strada è libera.”
Ora camminate l’uno accanto all’altra.
Senti i suoi occhi su di te.
“Stai bene?”
Annuisci.
No, non stai bene. Non riesci a capire. Non riesci a respirare.

 

-          Non lasciare che le convinzioni di una vita basata su una menzogna ti frenino dall’amare. –
-          Hai tutte le risposte che cerchi. –

 

… A quali domande?
A quest’ansia?
Le risposte spiegano il fiato corto?
Il peso che senti  sul petto?

 

Lo sai perché sei preoccupata.
Su cosa dovresti ragionare?
Domani sarete tutti a rischio. Tutti.
Ogni secondo è prezioso e Arthur è in pericolo più di chiunque altro.
Non dovresti stupirti del macigno che senti sul petto.
Non dovresti interrogarti del perché dell’ansia e del fiato corto.
Non c’è dell’altro! Non c’è …
… vero?

 

Arrivate al cantiere.
I suono dei vostri passi è confuso dalle grida degli addetti ai lavori, dal rumore sordo degli utensili, del battere dei martelli sulle tavole di legno.
Uomini con in spalla sacchi pieni di materiale vi scansano veloci scendendo dalle due imponenti navi in costruzione.
Sollevi il capo e a bocca aperta ti guardi intorno. La loro solennità entra in contrasto con la loro fragilità, ora che sono così grezze, incomplete. Ti sembra impossibile siano in grado di galleggiare, di affrontare viaggi per mesi e permettere a così tante persone di sognare un futuro nuovo, di sperare di riabbracciarsi, di poter tornare a casa.
“Buongiorno Signor Allen.”
“Salve.”
L’uomo vi sorride e vi si avvicina correndo goffamente. Sembra entusiasta.
“Abel, per queste navi mi è stato utilissimo ascoltare le tue opinioni. La prossima che costruirò voglio che sia assolutamente sul tuo progetto.”
Per un attimo ti si stringe il cuore.
“La sua prossima nave …”
Si sarà stretto anche il suo?
Pronuncia quelle parole con lentezza, come a voler elaborare il concetto.
Lo guardi furtivamente.
Abel a volte ti sembra imperscrutabile, ma tu lo sai cosa sta provando. Lo sai che significato ha per lui.
Ignori il pensiero.
“Signor Allen ho un favore da chiederle.”
Glissi, siete lì per altro.
“Voglio che ci prenoti dei posti sulla nave che salpa domani mattina per l’Australia. Deve farlo a nome suo in modo che il Duca Dangering non ci scopra.”
Come hai potuto distrarti in pensieri così futili?
Domani dovrete liberare Arthur dal suo inferno in terra e tu … e tu pensi ad Abel? No …
… nella tua mente ci sono entrambi. Affollano i tuoi pensieri giorno e notte e fanno accelerare i battiti del tuo cuore …
… eppure le ragioni sono così diverse, vero?
“Dica che si tratta di quattro suoi parenti …”
“No, faccia per tre.”
Le sue parole ti arrivano come uno schiaffo.

Ti volti di scatto.
Ed ecco il tuo cuore che manca un battito.
Dopo un attimo di smarrimento, esitante, rompi il distacco tra voi e schiava di un gesto ormai  consueto, retaggio di un’infanzia comune, gli tocchi il petto stringendogli la camicia tra le dita.
Ti tremano le mani.
Ti aggrappi a lui, alla speranza di aver mal interpretato tutto.
Perché hai mal interpretato, vero?
“Non dovevi salire su quella nave insieme a noi?”
E trema anche la tua voce.
“Non dovevamo tornarcene tutti in Australia?”
La vista si appanna mentre lui ti lancia uno sguardo veloce.
Cosa stai provando, Abel?
Si allontana di un passo e tu lo perdi.
“Io resterò al posto di Arthur nella sua cella finché la nave non sarà salpata. E poi, quando riuscirò a scappare, costruirò con il signor Allen la prossima nave …”
I suoi occhi brillano, mentre osserva una delle navi in costruzione, perso in chissà quali sogni.
“La mia nave …”
Il tempo ti sembra rallentare mentre lo osservi. Ogni parola che vorresti pronunciare la senti morirti in gola.
“ … il progetto è già deciso, non resta che costruirla la mia nave.”

 


Ed ecco un altro schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo carico di quei sentimenti che lui ha sempre provato, che l’hanno sempre tormentato, che hai sempre percepito.
Eccoli ancora lì, sono vivi, ardono insieme a quei sogni che il signor Allen ha risvegliato in un batter d’occhio – o, forse, non avevano mai smesso di esserci, relegati lì, in un angolino del suo cuore? -  
Lo guardi mentre parla, quasi non lo ascolti, completamente intontita dalla consapevolezza di essere parte di quei sogni irrealizzati. E ti senti come se stessi cavalcando controcorrente, con un vento così forte che ti spezza il fiato e ti fa arrancare, speranzosa di riuscire a prendere un solo misero respiro.
Ti senti come se cercassi di alzare il capo sotto una violenta cascata che ti spinge violentemente verso il basso.
La consapevolezza dei suoi sentimenti, che hai ignorato prima – non per tuo volere, certo - e calpestato poi, ti si rovescia addosso con tutta la sua forza.
“Se riusciremo a salvare Arthur, potremo in qualunque momento provare l’innocenza del Conte Gerald.”
Lo guardi e deglutisci.
Cosa sta dicendo?
“Quando Arthur si sarà rimesso in Australia, io verrò a prendervi con la mia nave ed allora sarà la fine delle ambizioni di Dangering.”
Queste sono le sue priorità?
“No, Abel, prendi la nave insieme a noi!  Non possiamo lasciarti in una cella e andarcene!”
Il problema non è solo saperlo lì a Londra dopo, ma saperlo per ore in quella cella schifosa, in pericolo.
“Sta’ tranquilla, ci sarà Maria a darmi una mano. Se non restassi io in quella cella verremmo tutti catturati prima ancora di arrivare al porto.”
La sua calma, le sue soluzioni così semplicistiche, come se per lui fosse ovvio, scontato sacrificarsi per loro, ti mandano in bestia! Come può non capire!
“Ma se tutto va bene non ci troveranno!”
Lo dici forse in modo troppo concitato. Lui ammutolisce e tu non trattieni le lacrime.
“… Io non posso salire su quella nave lasciandoti lì.”
La voce trema.
La verità è che se restasse e andasse tutto bene, per tornare chissà quando, ti distruggerebbe.
E se restasse e andasse tutto male, se gli succedesse qualcosa, ti devasterebbe.
In ogni caso il tuo cuore resterebbe a Londra insieme a lui.

Senti i suoi occhi su di te mentre, con il capo chino, cerchi di asciugarti le lacrime.
E per questo non lo vedi voltarsi, abbassare lo sguardo, impensierirsi.
“È il modo migliore perché si salvino tutti.”


Sì, certo. E chi salverà te?


 

-          Cosa rappresenta lui per te?  –

 

Lui è il sole che splende alto e ti riscalda.
È la brezza leggera che ti rinfresca in un pomeriggio assolato.
È acqua fresca sul viso.
Lui è la tua terra.
È il tuo cuore.

 

Non riesci più a proferir parola.
Non riesci nemmeno a pensare.
Tornando a casa, camminate l’uno accanto all’altra attenti a non guardarvi, a non sfiorarvi, e il rumore dei vostri passi, insieme al garrito di qualche gabbiano, sono gli unici suoni che rompono il silenzio grave che vi divide.
Il tuo sguardo è basso, il suo fermo, impenetrabile, puntato sulla strada davanti a lui.
Ma è dilaniato dentro tanto quanto lo sei tu.
Il suo silenzio è carico di parole non dette, di abbracci trattenuti, di carezze mancate.
Carico di un amore che pensa di non dover provare.

 

-          È il modo migliore perché si salvino tutti.

 

Lo pensa davvero. Come pensa a quanto vorrebbe stringerti tra le sue braccia per fermare il tuo pianto, per tenerti al sicuro e non lasciarti andare mai più.
Non sai che ogni lacrima versata, ogni supplica, ogni frase detta per cercare di trattenerlo lo frantumano in mille pezzi, costringendolo a combattere la lunga ed eterna battaglia della sua vita: cuore o cervello? Parlare o tacere? Partire o restare?
Cosa dovrebbe fare?  Andar via con loro sarebbe un sogno, il suo cuore resterebbe sempre accanto a quello di Georgie, ma avrebbe senso mettere a repentaglio la vita di tutti loro? Far correre il rischio di essere trovati e uccisi? Per quale capriccio? Per poter tornare a casa perché Georgie non riesce a non aver pietà di lui? Del resto, a cosa servirebbe in Australia? La presenza del fratello egoista aiuterebbe Arthur a tornare in sé? Dopo tutto quello che ha passato l’unica medicina per la sua salvezza sarebbe la vicinanza Georgie, non del fratello cocciuto e schiavo del suo amore.
Se c’è qualcosa che ha imparato dai suoi errori è che i suoi sentimenti possono essere messi da parte, lui e il suo amore possono essere sacrificati per la loro salvezza; e forse, se il cielo sarà clemente, un giorno potrà tornare per rendere Arthur fiero di lui.
E tu che gli chiedi così disperatamente di restarle accanto, maledizione! Lo uccide!
Ma in questa battaglia, il cervello ha con sé un piccolo alleato, una metà del suo cuore che batte per il suo fratellino; e la scelta, seppur devastante, diventa per lui così scontata, semplice, inevitabile: partire solo per amore di lei? No, restare per amore di entrambi.
E nella strada del ritorno, il silenzio grave tra voi è denso di questi pensieri, ma Abel tace e tu non riesci ancora a comprendere né lui né quello che c’è dentro di te.
Non ancora …

 

-          Cosa rappresenta lui per te? 
-          Non lasciare che le convinzioni di una vita basata su una menzogna ti frenino dall’amare. 

 

Continuate a camminare senza guardarvi né parlare.

Ma il tuo silenzio? Che significato ha?
Il groppo in gola? Le  lacrime? Il batticuore? Il brivido al suo tocco? La felicità per la sua vicinanza?
Li provi perché è la tua famiglia? Perché …  è tuo fratello? Eppure ha smesso di esserlo.
No, quel giorno a Londra, il giorno in cui vi siete ritrovati, il giorno in cui, in quella serra, non ha potuto darti l’abbraccio fraterno che desideravi, lui ti è apparso come uno sconosciuto e allora hai capito che non poteva e non sarebbe mai più stato tuo fratello.

Allora perché?

 

-          Hai tutte le risposte che cerchi. –

 

Continui a camminare torturandoti le mani. Trattenendo la voglia di abbracciarlo forte e supplicarlo di non restare in quella cella.
Ma perché? Perché dividerti da lui ti terrorizza così tanto?
E purtroppo – forse sarà poi troppo tardi? O meglio tardi che mai? -  ancora non capisci, non capisci, non capisci.

  
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