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Autore: Nao Yoshikawa    24/07/2020    9 recensioni
Crowley inizia lentamente e inesorabilmente a perdere la memoria a causa di una maledizione lanciata dai demoni. Lui e Aziraphale riusciranno a spezzarla o dovranno semplicemente rassegnarsi ad un destino già scritto?
Quanto è importante la forza di un ricordo?
«Posso azzardarmi a dire che questi oramai non sono più vuoti di memoria, giusto? Da quanto vanno avanti?» domandò stringendogli un ginocchio con una mano. Era una situazione inquietante e piuttosto spiacevole, ma l’angelo stava cercando di non pensare al peggio.
«Non saprei… una settimana, forse? Non capisco. Perché sto iniziando a dimenticare delle cose? Anche quelle più recenti…mi sono dimenticato del giorno in cui ti ho chiesto di sposarmii», Crowley si portò una mano tra i capelli, scombinandoli, con gli occhi lucidi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il ricordo è un modo d’incontrarsi.
-Khalil Gibran
 
Se c’era una cosa che Aziraphale e Crowley avevano condiviso più di tutti, era il ricordo. I ricordi, ad essere più precisi, perché dopotutto si conoscevano dall’alba dei tempi. Insieme avevano attraversato ere, guerre, scoperte, tutto ciò che un essere umano aveva la possibilità di conoscere solo attraverso i libri.
Non loro.
Loro erano stati fortunati. Non avevano solo coltivato un’amicizia, si erano innamorati, in modi e in tempi diversi, ma era accaduto. Per Crowley era stato un colpo di fulmine, il momento esatto in cui l’aveva visto nell’Eden, il giorno della prima pioggia. Aziraphale ci aveva messo un po’ di più, era dovuta giungere la Seconda Guerra mondiale affinché capisse i suoi sentimenti.
Ma poco importava, perché oramai erano lì. In quel mondo, senza più appartenere a fazione alcuna, loro contro tutti, loro contro tutti per sempre.
I giorni scorrevano felici e spensierati. Dopo la mancata Apocalisse, dopo aver rischiato una condanna a morte rispettivamente con Acqua Santa e Fuoco Infernale, Aziraphale e Crowley si erano lasciati alle spalle tutto. Oramai convivano come una qualsiasi coppia di esseri umani, facendo tutto ciò che i comuni mortali facevano. Litigare, uscire, ridere, fare l’amore senza riuscire mai a staccarsi, scoprire sempre qualcosa di nuovo nell’altro e sorprendersi nonostante i millenni alle loro spalle.
Ed era bellissimo e semplicemente perfetto così.
«Stavo ripensando al giorno in cui ci siamo conosciuti.»
Aziraphale aveva interrotto il silenzio che in genere regnava sovrano dopo il loro ennesimo momento di intimità. Se ne stava poggiato con il viso al petto di Crowley, ad ascoltare il battito del suo cuore, mentre attendeva che i loro respiri tornassero regolari.
«Come sei sentimentale», lo prese in giro, scostandosi i capelli dal viso.
Aveva deciso di farseli crescere e portarli lunghi fino alle spalle, perché ad Aziraphale piacevano, così come piacevano a lui. L’angelo gli diede un colpetto sul petto.
«Non sono sentimentale. È normale, immagino. Te lo ricordi anche tu?»
«Ma certo. Io mi ricordo tutto ciò che abbiamo vissuto insieme…» chiuse gli occhi, accarezzandogli la schiena. «Mi ricordo che eri davvero bellissimo. E così timido, forse ti incutevo un po’ di timore. E poi c’era il sole e…»
«Il sole?»
«Cosa?»
«Non c’era il sole. Pioveva per la prima volta. Ti ho protetto con le mie ali. Non dirmi che l’hai dimenticato!» borbottò con la fronte aggrottata. Come si poteva dimenticare l’attimo esatto del loro primo incontro? Quando ancora, ingenui e ignari, non immaginavano che i fili del loro destino si sarebbero intrecciati eternamente?
Crowley chinò il capo di lato, osservandolo. Giusto, era stato sciocco.
Era stata la prima pioggia, nessun sole, nessun calore, perché mai l’aveva detto?
Era stata solo una piccola dimenticanza, gli era passato di mente?
Eppure ciò era strano, perché al demone assai difficilmente sfuggiva qualcosa.
La sua memoria non era come quella degli umani: era in grado di ricordare tutto ciò che ritenesse importante e i momenti con Aziraphale rientravano tra questi.
«Lo so, stavo solo scherzando, sciocco di un angelo», Crowley gli sorrise poco dopo, volendogli far credere che fosse tutto uno scherzo.
L’angelo gli credette, il suo compagno era solito a scherzare in quel modo. E chiuse gli occhi, tornando ad ascoltare il battito calmo del suo cuore, le mani di Crowley a stringergli la schiena morbida.
Si sorprendeva, oramai non avrebbe potuto immaginare una vita senza di lui, erano sempre stati insieme, si erano trovati, allontanati, poi persi e ritrovati. E c’era voluto che il mondo rischiasse di scomparire per capire che il loro posto era l’uno nelle braccia dell’altra.
Loro erano la cosa più importante, più preziosa. Come i loro ricordi.
 
 
Come molte coppie umane facevano, Crowley e Aziraphale vivevano nella stessa casa, il loro rifugio sicuro dal mondo esterno. Lontani dal cos cittadino, possedevano una casetta immersa nel verde, con un giardino dove il demone poteva prendersi cura delle sue piante. L’angelo invece aveva il suo angolo lettura in soggiorno, dove una libreria ricopriva la parete intera, forse non ci sarebbero entrati tutti i libri che voleva, ma almeno una buona parta sì e tanto bastava.
Anche quel pomeriggio di maggio, Aziraphale se ne stava seduto sulla sua poltrona a leggere. Ogni tanto amava tornare su libri che aveva già letto, in particolare i classici della letteratura ottocentesca o Shakespeare. E pensare che aveva anche conosciuto alcuni dei più grandi scrittori al mondo, ciò non l’avrebbe dimenticato facilmente.
«Sono stanco morto.»
Crowley era appena rientrato dal suo lavoro di giardinaggio. Oramai aveva smesso di minacciare le sue piante (o per meglio dire, ci andava più leggero) e vi si dedicava seriamente, sotto consiglio di Aziraphale, il quale detestava il maltrattamento su qualsiasi essere vivente.
«Oh, caro. Sono già le sei?» domandò Aziraphale guardando l’orologio. «Ti darei un bacio, ma prima dovresti fare una doccia.»
«Beh, grazie tante», il demone si lamentò, avvicinandosi. «Fammi indovinare, stai rileggendo l’Amleto.»
«Non l’hai indovinato, hai letto il titolo», sospirò Aziraphale paziente. «E pensare che non c’eravamo quando è stato realizzato a teatro. Dico, ti immagini? Alle volte è incredibile pensare che abbiamo assistito ad eventi che hanno cambiato il… Crowley?»
Aziraphale si era reso conto che il suo compagno non lo stava ascoltando molto. Non ne era sorpreso, Crowley negli ultimi giorni sembrava assente, con la testa tra le nuvole.
«C’eravamo?» mormorò, incerto. Era come avere un vuoto di memoria, forse sarebbe potuto essere normale, dopotutto si parlava di eventi avvenuti centinaia di anni prima. Ma normale per Crowley non lo era di certo, era solo un po’ frustrante.
«Certo che c’eravamo. Abbiamo conosciuto anche William Shakespeare in persona!»
Il demone batté le palpebre, annuendo. L’aveva dimenticato, giusto. Anche questo.
Piuttosto strano.
Si portò le dita sulle tempie, avvertendo male alla testa.
«Sì, giusto. Scusa, angelo. È che ultimamente non ci sto molto con la testa, dimentico tutto, un altro po’ e dimenticherò anche la testa da qualche parte.»
Aziraphale ripose il libro, già con un’espressione preoccupata. Era apprensivo e protettivo nei confronti di Crowley, come non lo era con nessuno.
«Ti senti male? Non è che per caso hai preso troppo sole?»
«Sono un serpente, il sole non mi fa niente. E poi non posso ammalarmi, non sono un umano.»
«Dimmi, è per il matrimonio? Ci stai ripensando?» chiese l’angelo preoccupato.
Insieme, avevano deciso di compiere anche quel passo. Sorprendentemente, era stato Crowley a stupirlo con una proposta, l’aveva preceduto ma ne era stato ben felice. E così adesso si ritrovavano ad organizzare il tutto, volevano godersi ogni momento, anche quelli più stressanti.
«Sei impazzito? Certamente no! Ho aspettato una vita per sposarti, non dirlo nemmeno per scherzo!» si agitò rosso in viso. Crowley nascondeva un lato molto più emotivo e umano di quanto volesse far credere, era anche per questo che Aziraphale lo amava.
«Suvvia caro, stavo solo scherzando. Va bene avere la testa fra le nuvole. Ma non te ne dimenticherai, vero? Non lo sopporterei», sospirò Aziraphale alzando gli occhi al cielo, ma ecco che prontamente il demone gli afferrò una mano, baciandola.
«Non potrei mai dimenticarmi di te, lo sai», lo rassicurò.
Tutto. Avrebbe potuto dimenticare tutto, anche come respirare, ma non lui, non il suo angelo, sarebbe stato come morire.
Aziraphale gli sorrise, ora più tranquillo.
«E io non potrei mai dimenticare te.»
 
Un demone era una creatura che tutto vedeva e tutto sapeva. Non alla pari di Dio o di Satana stesso, ma nulla di ciò che accadeva nel mondo degli umani poteva sfuggire loro.
Dagon aveva tenuto d’occhio Crowley senza farsi vedere ed era poi sprofondata sotto terra per ritornarsene all’Inferno.
I traditori andavano puniti e c’erano punizioni ben peggiori di altre. Ma dopotutto erano demoni e la pietà non facevano parte della loro natura.
L’Inferno era buio e claustrofobico come sempre, quando Dagon giunse al cospetto di lord Belzebù.
«Ebbene? Hai controllato il traditore?» domandò il lord infernale con aria annoiata.
«Tenuto d’occhio fino a qualche minuto fa. La nostra maledizione ha funzionato e ben presto lui dimenticherà tutto.»
«Bene, magnifico allora. Bel lavoro. Sicura che non ricordi niente del vostro incontro?»
«Niente di niente, con l’angelo non ne ha fatto parola.»
Belzebù asserì, per poi congedarla.
Punizioni peggiori delle altre. Sicuramente quella era la più terribile, oltre che la più lenta e inesorabile.

Nota dell'autrice
Sono la persona meno originale del mondo, perché oramai l'hanno capito pure i sassi che io ho qualche problema con queste tematiche. E con "problema" intendo che mi piacciono da morire. Sì, è l'ennesima storia sulla perdita di memoria, anche se diversa da Memento e Amor Vincit Omnia. Ho cercato di dare a questa storia un taglio più introspettivo, spero che non risulti noiosa, ma anzi emozionante. Spero che questo breve pimo capitolo vi sia piaciuto, è giusto per introdurre la situazione tragica che andrò ad approfondire.

 
   
 
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