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Autore: Lella Duke    24/07/2020    4 recensioni
"C'è una cosa che non ti ho mai detto..."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una difficile nottata

 

Questa storia si colloca all’interno dell’episodio 7x10 - L’esistenza del tempo I – e segue la morte di Teena Mulder. Nell’episodio vediamo Mulder, sopraffatto dal dolore, crollare tra le braccia di Scully. Ritroviamo entrambi direttamente il mattino seguente, quindi non sappiamo cosa sia successo nel frattempo. Sappiamo solo che Scully è rimasta tutta la notte al suo fianco.

 

Era stato stoico per due interi giorni, aveva continuato a negare l’evidenza, aveva praticamente obbligato Scully ad eseguire un’autopsia certo che avrebbe trovato le prove di un’astuta messinscena. Di un elaborato imbroglio. Le prove che sua madre era stata assassinata e non che si fosse suicidata. Ma quando alla fine Scully gli aveva confermato che si era tolta la vita da sola, la verità lo aveva colpito duro. Un pugno in pieno viso, un montante dritto allo stomaco.

“Non voleva più vivere.” Gli aveva detto.

Si era accasciato aggrappandosi a Scully e finalmente aveva pianto. Aveva lasciato andare tutte le emozioni che si portava dentro probabilmente da sempre. Scully lo aveva abbracciato, gli aveva baciato la fronte, lo aveva confortato nell’unico modo che conosceva, standogli vicino. Erano rimasti così, avvinghiati l’uno all’altra senza arretrare di un centimetro, come se da quella stretta dipendesse la loro stessa vita. Dopo quello che era stato un tempo indefinito, forse pochi minuti o forse ore, Scully aveva iniziato a staccarsi e gli aveva preso il volto tra le mani. Con entrambi i pollici gli aveva accarezzato le gote bagnate di lacrime e gli aveva posato l’ennesimo bacio sulla fronte “dovresti stenderti un po’, sei esausto.” Disse con la voce rotta dall’emozione. Mulder la guardò assente, come se non avesse capito cosa gli era stato detto. Annuì in maniera impercettibile e si alzò a fatica dalla sedia. Si diresse verso il divano, ma Scully lo bloccò “no, è meglio il letto.” Lo afferrò delicatamente per un braccio e lo costrinse a seguirla in camera. Lo accompagnò vicino al bordo, tirò via il piumone e lo aiutò a sedersi. Gli tolse le scarpe e lo guidò con dolcezza fino a farlo sdraiare. Si sedette accanto a lui e gli passò la mano tra i capelli “cerca di chiudere gli occhi per un po’.” Disse poi ritraendosi. Non fece in tempo ad alzarsi che Mulder la afferrò per un braccio “resta qui, non te ne andare.”

“Vado a preparare qualcosa di caldo da bere, ti aiuterà a calmarti un po’.”

“Ok.” Sussurrò poco convinto. Lasciò la presa e voltò la testa dall’altra parte.

“Ci metterò solo qualche minuto, il tempo di far bollire l’acqua.”

“Ok.” Ripeté ancora come un automa.

Scully si affrettò a raggiungere la cucina e afferrò il bollitore, lo riempì e lo accese. Aprì la credenza e scelse con cura tra filtri del té totalmente identici, quello che secondo lei era il migliore. E nell’attesa si concesse un momento di sconforto.

Pianse in silenzio per non farsi sentire.

Pianse perché ancora una volta la morte aveva portato via qualcuno caro a Mulder.

Pianse per la profonda ingiustizia subita da questa sfortunata famiglia, rimasta tale per soli pochi anni. La sparizione di Samantha a 8 anni l’aveva completamente distrutta. I genitori chiusi ognuno nel proprio dolore avevano dimenticato che c’era anche il piccolo Fox di cui prendersi cura.

Pianse per quel bambino lasciato solo a sé stesso a cui era stata negata un’adolescenza spensierata e l’affetto di una famiglia unita.

Pianse per Mulder, l’uomo che non poteva ancora permettersi di amare in maniera completa.

Il sibilo dell’acqua in ebollizione la riscosse, si asciugò gli occhi e si ricompose meglio che poté. Versò l’acqua in una tazza e si avviò di nuovo in camera da letto.

Mulder era nella stessa posizione che aveva quando lo aveva lasciato pochi minuti prima. Si sedette di nuovo sul letto e poggiò la tazza sul comodino “vuoi bere qualche sorso ora che è caldo?” Non ricevendo alcun cenno tentò di nuovo: “Mulder? Mi …”

“Sono rimasto solo.” Si girò lentamente rimanendo con gli occhi chiusi.

Le si spezzò il cuore constatare quanto stesse soffrendo. Aveva studiato medicina e da medico sapeva di poter guarire le ferite del corpo, aveva la capacità di alleviare i dolori fisici. Ma quelli dell’anima erano tutta un’altra faccenda, con quelli non poteva fare niente.

Istintivamente gli accarezzò i capelli e si chinò su di lui baciandogli il viso e sussurrandogli all’orecchio: “andrà tutto bene, sono qui con te.” E continuò a ripeterlo ancora e ancora, con un fil di fiato fino a quando risollevandosi, si accorse che si era addormentato. Ne fu sollevata, la tensione accumulata negli ultimi giorni lo aveva sfiancato e finalmente il suo corpo aveva preteso un po’ di riposo. Lei stessa si sentiva stremata, ma non voleva chiudere gli occhi. Non ancora. Voleva rimanere vigile e presente. Si alzò, afferrò una sedia e l’avvicinò al letto. Prese dal comodino la tazza di tè ancora fumante. Si sedette e rimase ad osservare Mulder, ripercorrendo le ultime ore e il susseguirsi degli eventi.

La notte era scesa senza che lei se ne accorgesse, era passata la mezzanotte. Mulder si era abbandonato ad un sonno profondo da un paio d’ore. Scully era rimasta accanto a lui a vegliarlo e osservarlo. D’un tratto lo vide muoversi, forse stava sognando. E poi all’improvviso si tirò su di colpo aggrappandosi alle lenzuola e respirando affannosamente “Scully?” Chiamò prima ancora di aprire gli occhi.

“Sono qui.” Lo rassicurò subito sedendosi accanto a lui.

Gli bastò guardarla per calmarsi. Si portò a sedere fino a poggiare la schiena contro la testata del letto “per un attimo ho creduto che te ne fossi andata.”

“E dove sarei dovuta andare?” Rispose accennando un debole sorriso. “Vuoi mangiare qualcosa? Sei a stomaco vuoto da stamattina.”

“Non ho fame.” Rimase in silenzio per qualche istante e prese a tormentarsi le dita. “Mia madre non voleva più vivere, non è così che hai detto?”

“Mi dispiace, Mulder. Mi dispiace tanto.”

“C’è una cosa che non ti ho mai detto.” Riprese poi continuando a guardarsi le mani.

“Cosa?”

“Tempo fa ho pensato anche io di togliermi la vita... Io sono come mia madre.”

“Oh Mulder!” Sconvolta si avvicinò a lui un po’ di più.

“Fu quando scoprii che ti avevano inoculato il cancro per colpire me.” Chiuse gli occhi come fosse stato raggiunto dal riacutizzarsi di un vecchio dolore. “Se non avessi trovato la cura in tempo, se ti avessi persa... lo avrei fatto.” Si concesse ancora un attimo prima di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi con quelli di Scully. “Lo so che mia madre si è suicidata, lo so perché lo farei anche io se venisse a mancare la mia ragione di vita.”

Scully rimase a fissarlo, le labbra appena socchiuse e gli occhi pieni di lacrime non versate. Ricordava fin troppo bene quei mesi difficili. La sua più grande paura all'epoca era quella di lasciarlo da solo. Respirò profondamente e fece appello a tutte le sue forze “tu non sei come tua madre. Tu non molli mai, tu non ti arrendi, arrivi in capo al mondo per quello in cui credi.”

“Non posso perdere anche te.”

“Non mi perderai, io non vado da nessuna parte.”

Mulder le afferrò le mani e la tirò a sé, le nascose il viso nell’incavo del collo e la strinse forte. Scivolò lentamente sul letto fino a tornare supino e se la trascinò dietro. Lei gli si sdraiò accanto e gli passò un braccio intorno alla vita. Nel giro di poco si addormentarono cullati dai rispettivi battiti, ignari di quello che il giorno a venire avrebbe riservato loro.

   
 
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