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Autore: Mnemosine__    24/07/2020    0 recensioni
Seguito di Blood Brothers.
Raccolta di momenti e episodi della vita di coppia di Apollo e Liz, con qualche nuovo pargolcello di mezzo, ovviamente.
Dal Testo:
"Sono incinta, idiota!"
"Cosa?" Un verso strozzato provenne dalla gola del dio.
"Sono incinta." Ripeté più piano lei. "Lo so che non era una cosa premeditata ma siamo sposati, e dopo tutto il tempo che abbiamo passato a letto senza protezioni credo che dovessimo aspett..."
"Tuo padre mi ammazza." sussurrò Apollo con aria terrorizzata.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ade, Altro personaggio, Apollo, I sette della Profezia, Nico/Will
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blood Brothers'
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Meraviglioso


La luna risplendeva nel cielo illuminando con una tenue luce i tetti delle regge e dei templi della città degli dei. 
Ipno aveva già provveduto a far addormentare gli Olimpi che riposavano sotto la protezione di Morfeo, unico dio sveglio. 
La tranquillità e il silenzio erano le uniche cose che si potevano percepire a quell'ora della notte.
Anche tutti gli dei, creature potenti e immortali, stavano dormendo profondamente. 
Tutti tranne uno. 
Quest'unica personalità rimasta sveglia stava camminando avanti e indietro per il grande terrazzo della sua reggia dorata. 
Il silenzio era rotto dal rumore delle scarpe sul duro marmo, la calma rovinata dalla sua espressione di pura ansia. 
Il dio del Sole si fermò e si appoggiò alla ringhiera per guardare l'orizzonte e fare un respiro profondo, cercando di mantenere la calma e non avere un attacco di panico. 
Anche perché, essendo lui il medico, nessuno avrebbe potuto aiutarlo in modo perfetto, come solo lui stesso sapeva fare. 
Il suo sguardo si fermò su un piccolo giardinetto appartato compreso nel grande parco della sua reggia, vicino a dove aveva piantato il suo bel Giacinto.
Proprio lì alcuni mesi prima gli era stata data la notizia.

Apollo camminava per gli immensi corridoi del suo palazzo, aveva passato la sua classica giornata tipo: giro sulla sua Maserati per il cielo, pausa pranzo in un Paese a caso e ritorno in tempo per la cena con la moglie. 
Già, la moglie, la figlia di Poseidone dai capelli corvini di cui era segretamente innamorato da millenni. 
Erano passati tre mesi dal matrimonio e i due erano tornati da poco dalla luna di miele in Grecia. 
Avevano fatto una crociera per tutte le isole, in particolare sulle coste dell'Asia minore, un lungo viaggio per tutti i santuari del dio del sole, i musei e i luoghi dove un tempo sorgevano le città che avevano ospitato alcune delle loro avventure. 
Da quando erano tornati la ragazza si era subito trasferita nella reggia del dio e, più precisamente, nella sua stanza, cosa che implicava anche il letto. 
Apollo aveva visto piano piano la sua casa trasformarsi nella loro; gli scaffali erano ormai pieni di loro foto, alcune stanze avevano subito delle trasformazioni non da poco perché qui ci vuole un tocco femminile, ma soprattutto era stato ingrandito l'armadietto del bagno che i due condividevano. Tutti i prodotti per i capelli del giovane nume erano stati soppiantati da quelli della ragazza, dalle creme e dai trucchi che si era portata dalla cabina 3, perciò il dio aveva pensato bene di ingrandire il tutto per fare spazio anche ai prodotti della moglie. 
Un altro tasto dolente per Apollo è stato dover creare un altro armadio, perché per il bagno ancora ancora poteva chiudere un occhio, ma dover dimezzare o addirittura condividere i suoi preziosissimi vestiti (da intendere le orribili camicie che indossava anche Will) non era nemmeno pensabile; Elisabeth però trovava sempre il modo di rubargli qualche maglietta o felpa che fosse, usando per scusa il fatto che fossero più comode delle sue.

Adesso però Apollo la stava cercando ormai da un po' , aveva setacciato tutte le stanze del palazzo senza però trovarla. Passando però davanti ad una finestra che dava sul giardino si fermò a guardare fuori. E lì la vide. Seduta sull'erba, con i capelli leggermente mossi dalla debole brezza della sera, stava sua moglie. 
Vestita di una morbida tunica blu notte, i capelli lasciati sciolti, l'unico gioiello che indossava era la piccola collanina regalatale dalla Pulce; la ragazza fissava distrattamente il fiore viola. 
Apollo rimase a fissarla a mo' di stalker  per una buona decina di minuti, finché non si riscosse e, schioccando le dita, si materializzò sull'erba esattamente dietro alla ragazza, cingendole il corpo con le braccia. 
"Ciao Dolcezza." Le sussurrò piano all'orecchio facendole venire i brividi.
Lei si appoggiò sul suo petto e chiuse gli occhi. 
"Ti ho cercato ovunque." Disse mordendole leggermente il lobo dell'orecchio. 
"Sono stata qui tutto il giorno." Rispose Elisabeth sottovoce. "Pensavo." 
"A quanto potremmo stare bene nel nostro letto?" Le chiese con voce provocante baciandole il collo. 
Lei sorrise "Ti ricordi la tua ultima uscita con i tuoi figli, al matrimonio?" 
"Certo che no. Ma se fossimo nella nostra stanza..." disse scendendo verso la clavicola "... e se tu mi dessi un incentivo..." continuò tra un bacio e l'altro "... forse potrei ricordare..." 
Elisabeth rise leggermente e si strinse a lui. 
"Non credo che sia una buona idea, almeno per un po'." 
"E perché mai? Ti sei già stancata di me?" Chiede con la voce da cucciolo ferito. 
"Certo che no." Disse lei avvicinandoglisi per baciarlo. "Ma... dovresti sapere una... " 
"Signore?" Gridò una terza voce. Un satiro correva veloce verso di loro e si fermò ansimando davanti alla coppia. 
"Porco me." Imprecò il dio "Che cosa vuoi?" 
"Mi... mi dispiace interrompervi mio signore ma... ma vostra sorella Calliope richiede urgentemente la vostra presenza". Disse tra gli affanni il satiro.
Apollo sbuffò e con fatica si alzò in piedi.
"Farò il prima possibile." Disse alla figlia di Poseidone "Dovevi dirmi una cosa importante?" Chiese distrattamente. 
Lei abbassò lo sguardo e giocherellò con un filo d'erba. "Io... no." Disse secca alzandosi in piedi. "Ma per una volta non potresti rimanere qui con..." 
"Allora può aspettare. Sarò qui in poco tempo e poi potremmo parlare di quella cosa a letto, quindi aspettami sveglia." La interruppe lui sparendo in un lampo di luce. 
Elisabeth fissò il punto in cui era sparito il marito, basita e il satiro ebbe la buona idea di scappare. 
"Idiota" Disse all'aria, prima di incamminarsi a passo spedito verso l'uscita del giardino. "Te lo faccio vedere io come resto sveglia."

Un grido di dolore squarciò la calma che regnava nelle strade dell'Olimpo. Apollo strizzò gli occhi, completamente nel panico. Non era la prima volta che gli succedeva, ormai doveva esserci abituato. 
Ma come sempre tutte le volte andava nel pallone completo, senza sapere che cosa fare o da che parte girarsi. E questa volta più di tutte. 
Per questo aveva chiamato subito Will, Ilizia e Artemide. E sempre per questo aveva sbattuto la porta in faccia ad Era e suo padre appena si erano presentati all'ingresso.

Trovò Elisabeth nel soggiorno, mentre faceva zapping sulla televisione divina, accompagnata da una coperta di pile.
Apollo si fermò sulla porta del soggiorno a guardare il profilo della ragazza, presa dal programma appena iniziato. Lei non lo sapeva, ma tutte le volte che gli occhi del dio le si posavano addosso gli facevano provare un desiderio e una brama che molte volte faticava a controllare, proprio come stava succedendo in quel momento. 
L'unica cosa che voleva era stringere a sé il corpo esile della semidea. 
Decise così di interrompere il silenzio per affrettare le cose. "Cosa guardi?" 
Lei sussultò "Non ti avevo sentito rientrare." Disse spegnendo il televisore, segno che il programma in realtà non era poi così importante. 
Il dio si strinse nelle spalle e le apparse vicino, seduto sul divano e avvolto anche lui nella coperta. 
"Che ne dici di cambiare stanza?" Le chiese provocatorio portandole le mani sui fianchi,  avvicinandosela fino ad avere il corpo di Elisabeth stretto tra le braccia. Lei gli portò le mani tra i capelli e iniziò a giocarci distrattamente. 
"Oggi, quando sei corso da Calliope volevo parlarti..." sospirò incrociando le iridi dorate del dio con le sue. 
"Non possiamo aspettare e parlare domani? È da due settimane che non riesco ad averti tutta per me per più di qualche minuto." Piagnucolò Apollo. 
"Sei un dio impegnato." Commentò lei facendogli capire con uno sguardo di rimprovero che voleva veramente parlare. 
Apollo sbuffò, sconfitto e si allontanò leggermente da lei per metterlesi di fronte e guardarla negli occhi. 
"Di cosa vuoi parlare?" Chiese accondiscendente mentre la moglie si concedeva un sorriso di vittoria.
"Sei arrabbiata che vada al Campo a trovare i miei figli nel weekend? Che abbia rotto i tuoi occhiali preferiti..."
"Hai fatto cosa?" Elisabeth scandì lentamente ogni parola della domanda. 
Il dio non batté ciglio "Li ho già fatti apparire uguali." 
"Ma..." balbettò Elisabeth prima di fare un respiro profondo. 
"Non importa. Dobbiamo parlare di cose importanti, dei tuoi figli, in effetti." 
"I miei figli? E cosa c'entrano loro?" Chiese Apollo sporgendosi in avanti. 
"C'entrano i tuoi figli in generale, non quelli al campo. Quelli che per esempio devono ancora andarci." 
"Beh quelli che non sono in nessuno dei due campi sono ancora troppo piccoli per arrivarci ma ti prometto che ce li porterò personalmente, se è questo che ti preoccupa." 
"No, io voglio dire... se dovesse arrivare un tuo figlio qui a casa servirebbero passeggini, culle, e tutte le cose adatte ad un bambino."
"Sono le mortali che si occupano di loro quando sono così piccoli, io non li porterei mai qui, si potrebbero fare male e non credo che possano trarre un qualche vantaggio a venire a trovarmi a quell'età." 
"Si... ma... se uno dovesse ancora nascere? Se dovesse venire a vivere..." 
"Quella è stata l'ultima botta e via prima di te, lo giuro." 
Lei chiuse gli occhi e sbuffò sonoramente. "Mi lasci finire?" 
"Dolcezza non capisco il problema. I miei figli sono meravigliosi."
"Dei." Imprecò la figlia di Poseidone. "Ok, se provo a dirtelo così non capisci un tubo, cambiamo tattica."
Lui aggrottò le sopracciglia, confuso. 
Elisabeth alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia. 
"D'accordo, cercherò di fartelo capire nel modo più semplice possibile; giustamente ti sei accorto che non facciamo sesso da due settimane."
"Si e invece di stare qui a parlare vorrei poter rimediare alla cosa." 
"Beh, e io ti dico che d'ora in poi non potremo più farlo." Disse lei aspettando una qualunque reazione da  parte del marito, il quale si portò una mano tra i capelli "Cosa? Perché? È una sorta di punizione? Ti ha convinto Arti?" 
Ovviamente questa non era la reazione che si era aspettata. 
"Non è una punizione." Sorrise lei con gli occhi leggermente lucidi "Anzi." 
"Io la vedo come una punizione." Borbottò Apollo offeso alzandosi in piedi. "Se dovevi dirmi solo questo io me ne andrei a dormire." 
"Davvero non capisci? La prima volta ho provato a dirtelo in modo romantico e non hai capito, ho provato a semplificare la cosa al massimo la seconda..." 
"Senti, ho capito che non vuoi più venire a letto con me anche se non ne capisco il motivo, va bene? Adesso sono stanco. Vista l'ora, dato che l'alternativa al fare sesso è dormire, me ne vado a dormire." Iniziò lui alzando la voce. "Domani ne riparliamo." Disse incamminandosi verso la porta.
Elisabeth pensò che suo marito non solo era un cretino di prima categoria, ma anche un asino biondo. 
"Aspetta un secondo! Non ne riparliamo domani io volevo dirtelo oggi pomeriggio!" 
Cercò di alzarsi a fatica annaspando nella coperta che le si era aggrovigliata intorno alle gambe. 
"Liz, ho detto che ne riparliamo domani." 
La ragazza finalmente libera dal pile strinse i pugni. 
Ormai aveva le lacrime agli occhi, sia per la stizza che per l'emozione che quello che voleva dire al dio del sole comportava. 
"Sono incinta, idiota!"
Ecco. Bomba sganciata. 
La figlia di Poseidone guardava il dio aspettando una risposta, che stranamente non avvenne. 
Non un suono, non un qualsiasi movimento provenivano dal dio. 
Passarono i minuti, la ragazza ancora spettava una risposta. L'ansia iniziava a salire, e se fosse stato troppo presto?
"Cosa?" Un verso strozzato. 
"Sono incinta." Ripeté più piano lei. "Lo so che non era una cosa premeditata ma siamo sposati, e dopo tutto il tempo che abbiamo passato a letto senza protezioni credo che dovessimo aspett..." 
La ragazza non si era accorta che il dio aveva iniziato a camminare a grandi falcate verso di lei con un sorriso idiota stampato sul viso e gli occhi lucidi. 
Apollo non la fece finire di parlare che le prese il viso tra le mani e la baciò. 
"Scusami." Disse a pochi centimetri dalle sue labbra "Scusa se non l'ho capito." 
"Non ti ho sposato per la tua intelligenza." Rispose lei punzecchiandolo.
"È una notizia meravigliosa." Continuò lui. "Non vedo l'ora che lo sappiano tutti." Disse stringendola tra le braccia bloccandosi però, all'improvviso. 
"Tuo padre mi ammazza." 
Disse terrorizzato inducendola a sorridere. "No che non ti ammazza. Sa che dopo il matrimonio ci sono i bambini." 
"Tu non lo sai, ma quel dio è peggio di Ade." Disse lui strizzando gli occhi. "È il più pauroso di tutto il pantheon." 
Terminò con voce strozzata il biondo prima di tornare ad assaltare le labbra della moglie.

Apollo sorrise. Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto occuparsi di questo figlio diversamente dagli altri. Questo bambino sarebbe vissuto con lui dalla nascita. 
Diversamente da come aveva fatto con Will e tutti gli altri, che andava regolarmente a trovare ormai, questo bambino sarebbe stato sempre con lui.
Buttò la testa all'indietro, tornando a pensare ad una delle più belle visite che aveva fatto ai suoi figli, nove mesi prima.

Apollo spalancò la porta della cabina che aveva costruito (fatto apparire) per i suoi figli inondando la stanza di luce. 
"Sveglia!" Gridò gioioso lanciandosi sul letto di Sun.
"Cos..." Chiese Austin alzando la testa dal cuscino e guardandosi intorno stranito.
"Il sole è alto. Voi siete i miei figli e dovete svegliarvi!" Cantilenò il dio.
"Papà sono le..." Kyla guardò la sveglia "... cinque... torna a mezzogiorno." Brontolò.
"Giammai. Dovete saperlo per primi." Disse Apollo sedendosi composto sul letto della più piccola.
"Sapere che cosa?" Chiese la bambina.
"Beh..." Apollo sfregò le mani. "Liz è incinta!" Disse gioioso. Per sottolineare il concetto si mise a brillare stile enorme faro.
"Papà! È meraviglioso! Vai via!" Gridò Austin lanciandogli un cuscino. 
"Che rompiscatole che siete!" Apollo si spense. 
"Io vi dico che arriverà un altro fratellino e voi cosa fate? Mi mandate via?" 
"È presto." Ringhiò Kyla. "Io ho finito il turno in infermeria venti minuti fa." 
"Papà?" Sun lo tirò per la maglietta.
"Si? Tu si che mi ascolti, vero tesoro?"
"Ehm... forse anche gli altri ti ascolterebbero se tornassi tra cinque o sei ore..." Disse lei mordendosi un labbro. 
"Oh... forse hai ragione..." 
"Lo so, papà. Buonanotte." Gongolò lei prima di rimettersi a letto.
"Giusto. Tornare più tardi e... Sun?" La chiamò Apollo.
"Dimmi..." sbuffò lei.
"Dov'è Will?" 
"Ehm..."

Il dio ticchettò le dita sulla ringhiera di marmo e scosse la testa, ancora conscio della figuraccia.

La cabina della casa di Ade era il ritratto della pace. Non un rumore scalfiva la quiete che si era creata.
Un leggero cigolio della porta era l'unica cosa che si poteva sentire, ma durò giusto un attimo. 
"Per le mutande di Ade!" Sussurrò la voce baritonale del dio. 
Nico di Angelo era sdraiato in diagonale sul letto e Will, che lo abbracciava da dietro, era l'immagine della scompostezza fatta a persona. Le gambe da una parte e la faccia dall'altra. 
Ma i due erano vicini, abbracciati e nello stesso letto.
"Solangelo is real!" Gridò Apollo. 
Nico si svegliò di soprassalto portando la mano sotto il letto e afferrando la sua spada nera. Will, che era appoggiato sulla sua schiena, venne ribaltato per terra. 
"Ma che diavolo...!" Gridò il biondo massaggiandosi la testa. 
Nico urlò vedendo chi aveva davanti e lanciò lontano la spada. "A-apollo..." Disse diventando rosso come un pomodoro.
"Papà?" 
"Will! Nico! Che carini!" Gridò il dio a sua volta. 
"Divino Apollo... sono le cinque di mattina." Sussurrò il figlio di Ade tirando le coperte fino al mento. 
"E... noi... noi non ci..."
"Un momento..." lo fermò Apollo. "Voi siete..." disse indicando i due che cercavano di coprirsi il più possibile con le lenzuola. 
"Voi avete..." 
"Ci dovevi avvertire!" Gridò Will. 
"Beh... io... credo che me ne andrò..."  disse il dio passandosi una mano tra i capelli, doveva dirlo subito ad Ade.
"Sarebbe meglio..." Disse Will mentre tornava sotto le coperte portando un braccio sulle spalle del più piccolo. 
Doveva decisamente dirlo ad Ade.
"Lasciate... lasciate solo che vi dica una cosa."  Tentennò, ricordandosi perché era lì.
I due lo guardarono male. 
"LizéincintaetuWilllaaiuteraiapartorire!" Disse tutto d'un fiato per poi sparire.
I due si guardarono, poi Will scoppiò in un acuto:
"Cosa?!"

Un altro Gridò squarciò l'aria. Apollo strinse i denti. 
Non ce la faceva più. 
Schioccò le dita e si trasportò nella sua reggia, si guardò intorno e corse verso la sua stanza. 
Nel corridoio vide con la coda dell'occhio i suoi figli, Percy e Poseidone. Il dio del mare aveva pesanti rughe di preoccupazione sul viso. 
Davanti alla porta venne bloccato da sua sorella, che si era affacciata un momento proprio per cercarlo. 
"Dove credi di andare?" 
"Arti... voglio entrare." Disse lui ansimando, gli dei non erano fatti per correre. 
"Lo hai detto tu stesso che in situazioni come queste vai nel panico più totale, o sbaglio? C'è Will con lei, e anche Ilizia. Tuo figlio è solo una testa calda come te che non vuole uscire..." Disse lei cercando di tranquillizzarlo, quando un altro urlo provenne dalla stanza. 
"Io svengo..." disse Percy appoggiandosi al muro. "E tra poco toccherà pure a Annie..." 
"Stai qui." Chiuse il discorso Artemide sbattendogli la porta in faccia. 
"Ma..." 
Apollo era turbato, Elisabeth era entrata in travaglio da ore, e il bambino ancora non si decideva a uscire. 
"Questo è di sicuro colpa della madre e dei suoi geni." Borbottò Apollo pensando al parto avvenuto quasi due millenni prima. 
"Io ti ammazzo." Sussurrò Poseidone rivolto ad Apollo, ma sapevano entrambi che quella frase era dettata solo dalla situazione del momento... forse.
Ad un tratto ci fu un attimo di silenzio, rotto poi dal leggero (si fa per dire) pianto di un bambino. 
Apollo alzò la testa di scatto e senza dire niente si catapultò nella stanza. 
Elisabeth lo guardava raggiante, era esausta e completamente sudata, ma negli occhi il dio vide solo gioia. 
Si girò di scatto verso sua sorella e Ilizia, che gli sorrisero, ma il bambino non c'era. 
Un gahh lo fece voltare verso Will. 
Suo figlio maggiore aveva in braccio un piccolo bozzolo, un voltolo di coperte dorate, e stava asciugando dal sangue qualcosa con un asciugamano.
Will alzò lo sguardo verso il padre. 
"Per essere il mio secondo parto... direi che è andato bene." Disse porgendogli il fagottino. 
"Tuo figlio. Mio fratello." 
Apollo aveva gli occhi che gli bruciavano, ma prese sicuro l'involtolo tra le braccia. Scostò la copertina per vedere un piccolo visino che sorrideva. 
Gli sorrise di rimando mentre si avvicinava alla moglie. 
"Sei stata bravissima." Le Disse baciandola in fronte e porgendole il bambino. 
"Nostro figlio..." 
"E il primo dalla vostra relazione immortale!" Disse Poseidone spalancando le porte. 
"Dov'è mio nipote?" 
Il dio si avvicinò alla figlia per poter vedere il bambino, seguito da Percy "Lo zio Percy sarà il suo zio preferito!" 
"No, sarà zio Will. Ho contribuito alla nascita!"
Piano piano, tutti si avvicinarono per vedere il piccolo, dopo aver saputo della nascita arrivarono anche Zeus ed Era, Ade e Persefone insieme a Nico.
"Sarò io il nonno preferito." Disse Zeus. Poseidone e Ade lo guardarono, si guardarono e poi iniziarono a ridere. 
"Credo che avremo babysitter gratuiti a vita, dolcezza." Sussurrò Apollo all'orecchio della moglie.

"Come lo volete chiamare?" Chiese ad un certo punto Sun, che si era arrampicata sul letto per poter vedere il fratellino. 
"Beh... a dire la verità non ci abbiamo ancora pensato..." Disse la ragazza rendendosi conto della gravità della cosa.
"Troilo." Rispose Apollo. 
La figlia di Poseidone lo guardò a bocca aperta. 
"D-davvero?"
In risposta il dio la baciò e annunciò a gran voce "Date il benvenuto al piccolo Troilo!"

Angolo me: Ciao a tutti, non so se qualcuno di voi si ricorda questa storia che ho scritto credo quattro o cinque anni fa, ma i personaggi e la nuova coppia che avevo creato mi mancava molto. Ho deciso quindi di cancellare l'unico capitolo che avevo scritto e di creare una storia a sè, visto che in questo periodo ne ho preparati altri. 

   
 
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