Prologo
Il cielo non prometteva nulla di buono, le
pesanti nuvole grigie coprivano prepotenti il caldo Sole di primavera,
preannunciava pioggia, ma Merlyn aveva una strana
sensazione che le faceva tremare le ossa fin da quando aveva aperto gli occhi
quella mattina.
Sedeva fuori la sua abitazione, le gambe
incrociate sotto la gonna, mentre con attenzione intrecciava dei fiori insieme
per farci una piccola corona da regalare alla madre. Non era più una bambina,
tra non molto tempo avrebbe compiuto sedici anni di vita e la madre l’avrebbe
mandata a Camelot da suo zio Gaius per imparare a
controllare le sue arti magiche. Questo però non toglieva il fatto che poteva
ancora permettersi di intrecciare dei fiori per la madre, vederla sorridere
divertita mentre sua figlia posava la corona floreale sulla sua testa
scoccandole un bacio sulla guancia.
Poco più in là c’era Will che stava
affilando un’accetta, pronto per andare a recuperare della legna da ardere per
la sua famiglia e per Hunith e Merlyn.
Era un caro amico, la ragazza non avrebbe potuto chiedere di meglio, ma c’erano
delle giornate in cui desiderava farlo levitare in aria e poi spedirlo dritto
nel fiume.
«Hai finito di fare la bambina?» le
domandò dandole una scherzosa gomitata, la maga fece illuminare gli occhi e
Will si schiaffeggiò da solo «Nemmeno questo ti rende molto matura.» commentò toccandosi
la guancia che lentamente si stava arrossando. Merlyn
sorrise innocente «Ma io non ho fatto niente.» disse sbattendo civettuola le
ciglia.
«Sei veramente una strega.» commentò il
ragazzo tornando ad affilare l’ascia.
«Non una strega, ma una maga,
ricordatelo.» lo corresse la fanciulla con tanto di linguaccia. C’era una bella
differenza tra i due termini, anche se Will non voleva riconoscerlo, le streghe
usavano la loro magia a scopi non tanto innocenti, mentre una maga la usava per
il bene, principalmente.
«Qualsiasi cosa tu voglia credere, Merl.» borbottò il ragazzo alzandosi in piedi, il corpo
posto in direzione della foresta.
Foresta da cui arrivarono a galoppo più
cavalieri di Essetir. Cosa potevano farci dei
cavalieri in un villaggio piccolo ed insignificante quanto Ealdor?
Will divenne visibilmente teso «Entra in
casa, Merlyn.» le ordinò in fretta, cercando di
nasconderla agli occhi degli uomini che si stavano avvicinando alla prima casa
«Entra e non uscire finché non saranno andati via.» aggiunse spingendola dentro
la piccola casa dove Hunith era in piedi vicino alla
finestra, lo sguardo preoccupato.
Merlyn si mise vicino
alla donna, guardando i cavalieri passare di casa in casa fino ad arrivare alla
loro. Le due donne trattennero il respiro, le orecchie tese per udire cosa stessero
dicendo a Will.
«Cerchiamo il medico del villaggio.» disse
l’uomo senza scoprirsi il viso, la voce autorevole e una mano posata sull’elsa
della spada, un chiaro segno di dominanza.
Will si rilassò visibilmente, se cercavano un medico non c’era nulla di male. Più volte era
capitato che dei forestieri si ferissero ed entrassero ad Ealdor
in cerca di un medico per curare delle ferite.
«Sì, abita qui.» rispose aprendo la porta
rivelando le due donne. I quattro cavalieri smontarono da cavallo ed entrarono
nella piccola casa, quasi accerchiando le sue abitanti.
«Per ordine di Sua Maestà il Re Cenred di Essetir le chiediamo di
seguirci nella capitale, dove sono richiesti i suoi servigi.» disse il
cavaliere che sembrava essere al comando del gruppo.
Hunith singhiozzò
spaventata «Sono certa che avreste trovato un medico anche nella capitale,
perché fare tutta questa strada?» domandò non riuscendo a tenere a freno la
lingua, un piccolo vizio che aveva trasmesso anche a sua figlia.
«Sono gli ordini di Sua Maestà, donna.»
sputò velenoso l’uomo afferrandola per il gomito, tirandola bruscamente verso
di lui.
«Non toccare mia madre!» sbottò Merlyn mettendosi in mezzo, avvolgendo aggressivamente una
mano intorno al polso dell’uomo cercando di far rilasciare sua madre.
L’uomo la colpì in viso, bruscamente, la
ragazza era già consapevole che da lì a poche ore un terribile livido sarebbe
comparso sulla guancia lesa.
Will le fu subito accanto, pentendosi di
aver lasciato entrare quegli uomini, doveva aspettarselo che non avrebbero
portato nulla di buono.
«Preparate le vostre cose, donna, partiamo
immediatamente.» l’avvisò l’uomo prima di uscire dalla casa seguito dai suoi
uomini.
Merlyn si rimise in
piedi «Dannati.» sputò del sangue sul pavimento, un comportamento non certamente
degno di una signorina, ma quello era l’ultimo dei suoi problemi in quel
momento «Andrò io, madre, non vi preoccupate.» disse, chiaro che non c’era via
di scampo. Se il Re aveva fatto fare tutta quella strada ai suoi uomini per un
semplice medico voleva dire che le cose erano più complicate di quanto
sembrassero e non poteva lasciare che la madre corresse qualche rischio.
«No, Merlyn,
cercavano me.» si impose la donna prendendo le mani della figlia, non poteva
permettere che sua figlia partisse con quegli uomini. Chissà cosa le avrebbero
fatto, lei era ancora così giovane, ignara della crudeltà degli uomini. Hunith era vecchia, certamente nessun cavaliere avrebbe
provato nulla con lei, invece Merlyn era una bella
ragazza, graziosa nell’aspetto quanto potente era la sua magia.
«Cercavano un dottore, madre, e voi mi
avete insegnato tutto quello che potevo imparare.» rispose con astuzia la
ragazza prendendo il viso della madre tra le sue mani in un gesto rassicurante,
dolce come poche volte. Non capitava spesso che litigassero o si ritrovassero
in disaccordo, Merlyn era cresciuta con una madre
amorevole, che non mancava mai di dimostrarle il bene che provava nei suoi
confronti.
Non era stato facile crescere in un
piccolo villaggio, i bambini perfidi che la chiamavano bastarda in
quanto non aveva mai conosciuto suo padre e sua madre era rimasta incinta senza
sposarsi. Erano crudeli, gli altri, ma Merlyn aveva
imparato che loro non contavano nulla, non quando aveva sua madre e Will dalla
sua parte.
«Andrò io e l’anno prossimo riuscirò ad
andare da zio Gaius, te lo prometto.» la rassicurò
baciandole la fronte, come solitamente faceva lei «Sono sicura che in un anno
troveranno un medico migliore di me.» aggiunse sorridendo.
Hunith arricciò il naso
contraria, ma sapeva che non aveva scelta «Ricordati di non rivelare a nessuno
la tua magia, figlia mia, Re Cenred non deve
assolutamente sapere di te.» le raccomandò con il cuore in gola, non voleva che
sua figlia venisse arruolata nel piccolo esercito di maghi che il Re stava
assemblando nella speranza di attaccare un giorno Camelot. Fortunatamente non
era stato molto fortunato, da quando Re Uther Pendragon
aveva iniziato a perseguitare chiunque praticasse tali arti nessuno ne aveva
più fatto parola, anche fuori dal suo Regno, perché nessun posto era sicuro e Hunith lo sapeva bene. Strinse una mano intorno alla sua
collana con il ciondolo in legno che il suo amato le aveva regalato tanti anni
prima, ricordandosi la paura di quella notte di quando era dovuto fuggire di
fretta alla notizia dell’arrivo dei cavalieri di Camelot, l’ultimo bacio
disperato prima di scomparire per sempre nella foresta, lasciandola sola o così
aveva creduto per poco.
Merlyn sorrise e prese
la borsa di pelle che solitamente usava per andare alla ricerca di erbe, non
aveva molto, solo pochi vestiti e dei fazzoletti da collo. Andò a cambiarsi
optando per degli abiti da uomo per il viaggio, molto più comodi considerando
che sicuramente l’avrebbero fatta camminare fino alla capitale, non avevano un
cavallo in più. Legò i capelli dietro la nuca intrecciandoli come meglio poteva
e li fermò con un nastro blu.
Will era ancora nella casa, non aveva
detto una parola, ben consapevole che mettersi in mezzo alle due donne era
inutile, non lo avrebbero mai ascoltato «Merlyn, fai
attenzione.» le disse posandole una mano sulla spalla «Ricordati di scrivere
qualche volta.» si raccomandò prima di lasciarla andare, senza sapere che
quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista. Senza sapere che Merlyn non sarebbe mai riuscita a scrivere una lettera da
mandare a casa.
«Vi voglio bene.» disse la fanciulla prima
di chiudersi la porta alle spalle, lasciandosi dietro la sua famiglia e anche
la sua libertà.
About the author and her
ideas:
Oddio,
quasi non ci credo, dopo più di un anno sono tornata a pubblicare, quasi non ci
credo. Mi ci è voluta una pandemia per ricominciare a scrivere.
Prima
di tutto, miei cari lettori, spero che stiate bene, che seguiate le regole e
che le persone a voi più care godano di buona salute.
Quindi,
la storia, non so bene come andrà, sono arrivata solamente a scrivere fino all’ottavo
capitolo, ma non è nemmeno metà della storia che ho in mente.
Io amo fem!Merlin, okay? Spero che ci sia
qualcuno qui con me che condivida questo amore. Non volevo fare una riscrittura
del telefilm, di quelle ne ho lette tante e volevo provare qualcosa di nuovo. Almeno
spero che sia nuovo e nessuno abbia letto nulla del genere.
Ricordo,
tra l’altro, che la scrittura è un hobby in questo caso, quindi molto
probabilmente nel corso della pubblicazione (penso un capitolo ogni due
settimane, perché altrimenti non tengo il passo con lavoro e università)
troverete molte incongruenze, errori grammaticali, sviste, forse anche parole
inventate e situazioni altamente cringe, ma
chi non adora un po’ di cringe?
Spero
che questo prologo sia riuscito a catturare la vostra attenzione.
Un baci–, no
niente baci, un abbrac–, no manco abbracci o Conte ci
multa. Andiamo con un caloroso cordiale saluto.
Sel