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Autore: Shireith    25/07/2020    3 recensioni
Ran l’aveva sempre inquadrata come una bambina silenziosa, fin troppo distaccata per la sua età; però, si era detta, rimaneva pur sempre una bambina.
Ora
sapeva. Aveva di fronte non più Ai Haibara, ma una ragazza adolescente, quasi un’adulta; era più grande di lei di un anno, stando a quanto le aveva riferito Shinichi.
Breve storia senza pretese. Studio dei personaggi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Ran Mori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Non c’era dubbio: quella era proprio Ai.
 Ran l’aveva sempre inquadrata come una bambina silenziosa, fin troppo distaccata per la sua età; però, si era detta, rimaneva pur sempre una bambina.
 Ora sapeva. Aveva di fronte non più Ai Haibara, ma una ragazza adolescente, quasi un’adulta; era più grande di lei di un anno, stando a quanto le aveva riferito Shinichi.
 Non sembrava, però. Si comportava come una donna matura e responsabile nel pieno dei suoi trent’anni, non come una ragazza. Erano coetanee, eppure i modi di fare di Ai – non si chiama così, Ran – le ricordavano più sua madre, che non una qualsiasi delle sue amiche del liceo. Era diversa da Sonoko, diversa da Kazuha, diversa da Masumi, diversa da qualsiasi altra ragazza avesse mai frequentato.
 Ran ne ebbe ulteriore conferma quando lei, notandola, si volse, rivolgendole due occhi all’apparenza tanto freddi da riuscire quasi a intimorirla. Sentendosi scrutata con fin troppa attenzione, Ran scostò nervosamente una ciocca bruna dietro l’orecchio. «Ciao», disse dopo un attimo, sorridente, una mano alzata in segno di saluto. «Sei qui per vedere come sta Shinichi?»
 Shiho – questo il suo vero nome, le aveva rivelato Shinichi – annuì. «Sì», rispose semplicemente, «il dottor Agasa mi ha detto che è stato ricoverato qui.»
 Non sarebbe dovuta andare, s’ammonì mentalmente Shiho; avrebbe dovuto dar retta al suo istinto e rimanere a casa.
 «Ma visto che tu sei qui», proseguì infatti, «vi lascio soli.» Posso passare più tardi, avrebbe quasi voluto aggiungere, ma si trattenne – non sapeva nemmeno lei perché.
 «No, aspetta», la fermò Ran, avanzando due passi nella sua direzione.
 Non sapeva come dirlo esplicitamente, ma, in un modo o nell’altro, voleva far capire ad Ai – era più forte di lei – che non la riteneva colpevole di nulla. Shinichi le aveva raccontato, sia pur per sommi capi, che cosa aveva portato Ai a lui e perché una ragazza tanto giovane fosse responsabile della creazione, seppur involontaria, di un farmaco che, anziché uccidere le persone, le faceva regredire all’età infantile. Ran aveva ascoltato ogni singola parola, passando dalla rabbia alla confusione a tanti altri sentimenti contrastanti, ed era arrivata da sola alla conclusione che quella ragazza fosse innocente tanto quanto Shinichi. La sua unica colpa, che colpa poi non era, era stata quella di imbattersi in persone che l’avevano solo sfruttata.
 Shiho, rimasta ferma sul posto come le era stato chiesto, la osservava in silenzio, sicuramente in attesa che lei aggiungesse dell’altro. Ran scoccò un’occhiata alla porta d’ospedale dietro la quale riposava Shinichi, poi tornò a guardare l’altra. «Shinichi sta dormendo», spiegò, «me l’ha detto un’infermiera poco fa. Stavo pensando di fargli visita più tardi. Puoi aspettare qui anche tu, se ti va.»
 Shiho fu presa in contropiede da tanta confidenza. Sapeva che Ran era una ragazza sempre disposta a perdonare il prossimo, ma non fino a tal punto. Non si sarebbe mai aspettata tanta cordialità da una ragazza che, a suo dire, avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per ritenerla responsabile delle sventure capitate a Shinichi e, indirettamente, anche a lei.
 Trattandosi di Ran, sapeva tuttavia che non aveva doppi fini. Rilassò le spalle e annuì, accennando un sorriso – un sorriso vero. «D’accordo», accettò. «Puoi chiamarmi Shiho, comunque», aggiunse dopo un attimo, stupendosi di se stessa.
 Fu strano da dire, ma sì, poteva chiamarla così – come, per tanto tempo, solo sua sorella aveva fatto.
 Ran le sorrise di rimando. «Va bene, Shiho.»
  

N.d.A. E niente, continuo a spuntare in questo fandom. Come mi era già capitato di dire nelle note di un’altra mia storia, c’è stato un periodo in cui mi sono allontanata da Detective Conan e mi ero dimenticata quanto mi piacesse scrivere sui personaggi di questo manga – soprattutto Shiho.
  Lei e Ran vengono talvolta designate come rivali per via del rapporto speciale che lega entrambe a Shinichi. Io, però, penso siano due personaggi altrettanto belli, e ridurre il loro rapporto a un mero “Chi riuscirà a conquistare il cuore di Shinichi?” (che poi la risposta canonica sia Ran, be’, quello è ovvio) mi pare ingiusto. Shiho mi piace sicuramente di più, me la porto nel cuore da tanti anni – il mio nickname, in parte, è dedicato proprio a lei – ma Ran non mi dispiace. Mi affascina il loro rapporto, in particolare la volontà che Ran dimostra nel volersi avvicinare ad Ai a tutti i costi e le somiglianze che Ai vede tra Ran e Akemi. Penso che potrebbero diventare ottime amiche e con questa – breve – storia ho voluto esplorare, sia pur brevemente, un potenziale scenario; spero che il mio piccolo esperimento sia piaciuto.
   
 
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