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Autore: fandani03    25/07/2020    0 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15 - Rinascita

Dopo aver salutato l’amica, Elena decise di affacciarsi alla finestra di quella grande stanza.
Il giardino della scuola Salvatore era deserto, chissa se i ragazzi della scuola erano tutti nelle loro stanze o combinavano qualcosa.
Era notte fonda ormai, ma la luna diffondeva nitidezza a gran parte del giardino, sotto ad un piccolo patio scorse una figura. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, anche nel buio della notte. In un attimo decise di raggiungerlo.

Mentre si aggirava per il parco della sua vecchia casa, Stefan si ritrovò accovacciato su uno dei tanti muretti che costeggiavano i vialetti. Di rado si era soffermato a godere della sua grande abitazione, ormai non più sua. Non aveva più osservato con attenzione nulla di tutto ciò, non negli ultimi centocinquant’anni in cui era stato un vampiro. Era bello, era bello essere lì quella sera, essere vivo, essere sano, essere un umano, avere Elena ancora vicina, dopo tutto ciò che era successo.
Aveva di nuovo rischiato di perderla, non sarebbe mai più dovuto succedere. La sua vita non avrebbe più avuto senso, se lei non ci fosse stata.
Seduto e dolorante, si ritrovò a pensare al fratello. A cosa avrebbe detto fosse stato lì.
Devo andare avanti? Devo sentirmi libero di amarla?
- “Che devo fare, Damon?”-
- “Cosa vuoi fare?…”- la voce gentile di Elena gli giunse alle spalle. Nel buio, gli apparve l’immagine di quella meravigliosa giovane donna. Era stanca e provata ma, nonostante questo e come ogni volta che il suo sguardo si era posato su di lei, dal quel lontano giorno, gli sembrò che il cuore si fermasse.
Le emozioni di un vampiro erano molto intense, ma non ricordava quanto lo fossero anche quelle umane.
- “Lascia stare, sono uno sciocco, sono umano e sono in preda ad emozioni umane che non ricordavo neppure esistessero.” - la guardò dritta negli occhi - “Stasera ho avuto paura di perderti, stavolta è toccato a me avere paura. Ho provato impotenza e questo..…” - strinse i pugni.
- “Stefan, cosa dici? Mi hai salvato la vita..” - Elena si avvicinò ancora.
Il ragazzo era in preda ad un momento di smarrimento, la rabbia per non aver potuto sottrarla in fretta a quel brutto momento lo sovrastava.
- “Sì, ma hai rischiato a vita seriamente. Se fossi stato un vampiro tu saresti stata fuori da quella casa in un secondo… accidenti…” - si voltò, non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo.
- “Stefan Salvatore, non sarà forse un rimpianto quello che sto sentendo? Non starai per caso rimpiangendo di non essere un vampiro?” -
- “No, non è così…o forse per un attimo, sì, per un attimo ho desiderato esserlo perché ho avuto paura..” -
- “Ma fortunatamente è andato tutto bene, e solo grazie a te, Stefan..!” -
- “Oggi però ho capito una cosa, per certo….” -
- “Che cosa?” -
- “Che non devo più aspettare…! Accidenti, a volte vorrei che lui fosse qui e mi dicesse qual è la cosa giusta da fare…” - sorrise quasi rivolgendosi a se stesso.
- “Sai già cosa ti direbbe…” -
- “Vuoi sapere cosa mi direbbe? Di voltarmi dall’altra parte e di non osare neppure…” -
- “Non osare cosa?” -
- “Non osare neppure desiderare di baciarti come sto desiderando in questo momento…!” -
- “Stefan…” -
- “Scusami Elena…” - fece un passo indietro.
- “Ehi…guardami….” - Stefan alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi scuri e intensi di cui si era follemente innamorato molti anni prima.
- “…non è a lui che devi chiedere, ora ci siamo solo tu ed io….” - la voce suadente e delicata di Elena, con quelle parole, aveva definitivamente abbattuto una barriera che fino a quel momento li aveva tenuti divisi.
Il ragazzo non riuscì più a trattenersi. Colmò la distanza che c’era tra loro, le prese il viso tra le mani e affondò le labbra sulle sue, con un trasporto che non credeva di possedere ancora.
Le braccia di Elena si strinsero istintivamente attorno al suo torace. Ricambiò quel bacio, a sua volta, con schiacciante passione, lo desiderava ormai da molto tempo. Non era riuscita ad ammetterlo con se stessa se non negli ultimi giorni.
Si baciarono a lungo, intensamente. Si staccarono solo un momento per osservare i loro occhi illuminati da qualche bagliore della bianca luna che splendeva nel cielo.
- “Elena…scusami, io…” -
- “Non dire niente, sono qui. Voglio essere qui…” -
- “E’ bello sentirtelo dire…A proposito, vedo che non sei ancora andata da Josh!” – sorrise con soddisfazione.
- “Stefan….stringimi”-
- “Potrei stringerti per tutta la vita!” -
- “Non era certo di Josh che stavo parlando prima, possibile non l’avessi capito?” -
- “L’avevo capito ma credo che il mio cuore, ultimamente, non avesse molta voglia di illudersi.” -
- “Stefan!” -
Lo abbracciò ancora più stretto. Affondò il viso nel sul petto di lui così accogliente.
In quel momento si stavano dando ciò di cui entrambi avevano bisogno da così tanto tempo.
Si erano sempre appartenuti, si erano sempre amati. Non avevano dubbi su questo.
Si staccò da quell’abbraccio e alzò lo sguardo fissandolo con aria divertita.
- “Mio caro Stefan Salvatore, hai la pelle dura e, anche da umano, sei e sarai sempre il mio eroe a quanto pare!”
- “Non esagerare, faccio solo del mio meglio!” -
- “E lo fai molto bene!” -
- “Ci sono altre cose che so fare molto bene…..” - un sorrisetto malizioso gli attraversò il volto.
- “mmmm…credo di averne un’idea...” - si guardarono, un attimo di silenzio cadde tra loro.
- “Stefan…io non ho dimenticato niente di noi…niente.” -
- “Lo so, nemmeno io. Ma mi ero convinto che non avrei più provato questo, che non lo avrei più provato nella mia vita e soprattutto…che non lo avrei più provato con te…” -
- “Mi dispiace di non aver…di non aver capito prima, di non aver potuto…ma ora siamo qui, anche se…” -
- “Anche se ci sono tante cose di cui parlare?”-
- “Sì, forse…” -
- “Ne parleremo, al momento opportuno...ora facciamo durare questo momento ancora un po’..…” -
Si baciarono ancora. Lui la prese in braccio e si adagiò sull’erba. Lei si era accovacciata sulle ginocchia di lui. Le mani di Stefan continuavano a percorrere ogni centimetro del suo corpo. Quei baci così intensi quasi spezzarono il respiro di entrambi.
Elena capì in quegli attimi di non essersi mai resa conto, negli ultimi tempi, di quanto potesse essere ancora vivo il sentimento per Stefan e l’attrazione verso di lui.
Il desiderio reciproco era tangibile, ma forse non avevano il coraggio di dirselo esplicitamente.
Fu lei a prendere il coraggio a due mani.
- “Ehi…fa un po’ freddo qui fuori, che ne dici se….” -
- “Hai ragione, la mia stanza è ancora piuttosto accogliente, credo…” - le schioccò un altro bacio e la aiutò ad alzarsi.
Si incamminarono verso il grande ingresso. Quando aprirono la porta si trovarono di fronte tanti volti intenti a scrutarli.
- “Ehi…fa freddino fuori, che stavate combinando? Credo che si stia meglio al piano di sopra! Sì, sì…” - affermò maliziosamente Caroline.
- “Caroline, ecco…noi…” -
- “Ragazzi, io mi congedo da tutti a questo punto. E’ stata davvero una giornata pesante. Auguro una buonanotte a tutti, proprio tutti!” - aggiunse allusivo Matt.
- “Elena, andiamo!” - Stefan si rivolse verso la sua ritrovata compagna. La prese per un braccio e la trascinò con sé senza voltarsi. Accelerarono il passo.
Risero e si trovarono in cima alle scale. A metà del pianerottolo si fermarono.
- “Ehi…credo sia meglio sparire in fretta, rischiamo che ci seguano!” -
- “Secondo me ci stavano spiando da qualche finestra…!” -
Si chiusero la porta della stanza alle spalle e risero insieme, di cuore. Non ricordavano di aver mai vissuto il loro rapporto con tanta leggerezza. Quei momenti da veri adolescenti che erano stati ad entrambi negati.
Ma dopo qualche istante Elena si voltò. Osservò la stanza di Stefan, la stanza che era stata per lei rifugio sicuro e luogo di grandi travagli interiori e molto altro. Era intatta, esattamente come la ricordava.
Improvvisamente scese il silenzio, la stanza era buia, fatta eccezione per una lampada vicino al letto.
Stefan si avvicinò ancor più ad Elena. Le poggiò una mano su una spalla.
- “Sei libera di tornare nella tua stanza, se preferisci. Elena, non abbiamo alcuna fretta. Io sono qui, non vado da nessuna parte. E ti aspetterò tutto il tempo necessario…” -
- “Stefan, non so cosa dire…” -
- “Non devi dire niente, lo so. Lo capisco. So esattamente cosa stai provando.” -
Elena abbassò lo sguardo. Il subbuglio delle sue emozioni la stava sovrastando. Era arrossita ma al tempo stesso stupita nel riscoprire antiche emozioni che tornavano a galla così prepotenti e vive.
- “Tu lo sai sempre, da sempre…ed è per questo che….” - si interruppe. Istintivamente si voltò dandogli le spalle.
- “Cosa?....Elena…” -
Voltò nuovamente il viso, appena. Non riusciva a guardarlo. Che sciocca.
- “…è Anche per questo che Ti amo…” - la voce aveva tremato.
- “Elena” - il ragazzo la raggiunse alle spalle, affondò il viso tra i suoi capelli e la avvolse tra le braccia. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò.
- “E io non ho mai smesso di amarti…” - sussurrò al suo orecchio.
Elena spalancò gli occhi. Si voltò.
- “Stefan! Dopo tutto quello che abbiamo passato…. Dopo…” -
- “Elena…è così dal primo giorno in cui ci siamo conosciuti. Una parte di me lo ha sempre saputo…” -
- “Cosa?” -
- “Che non c’è stato un secondo, nella nostra vista finora, in cui io non ti abbia amato …nonostante io abbia amato anche Caroline, lo sai. Ma tu sei parte di me. E questo non cambierà mai. Il passato lo affronteremo… ora sto ascoltando il mio cuore e, forse, riesco a sentire anche il tuo…” - le poggiò una mano sul petto. Non lo fece in modo malizioso, ci mise unicamente molto trasporto.
- “Farò qualunque cosa per far sì che il tuo cuore batta ancora per me….” - sorrise.
Il cuore di Elena accelerò all’impazzata. Quel ragazzo aveva saputo trapassarle il cuore già una volta, tanto tempo prima. Ora ci stava riuscendo di nuovo. Incredibile quanto potere avesse su lei. Incredibile quanto fosse potente l’emozione provocata da quel suo modo di essere.
Stefan era speciale. Stefan era passionale, era forte, era sicuro di sé. Era sensibile, era accogliente, era empatico. E la avvolgeva in un modo che dal primo istante l’aveva fatta sognare.
Era inutile soffermarsi a pensare a quanto aveva amato Damon, alla passione che aveva provato per lui.
Non aveva senso. Lui sarebbe rimasto per sempre dentro di lei. Questo lo sapeva anche Stefan.
Forse presto sarebbero riusciti a parlare di lui senza tensione, senza ansia, senza paura di ferire l’altro.
Elena si lanciò contro le sue labbra e lo baciò di nuovo.
Si staccò subito per guardarlo. Stavolta fu lei a prendergli il viso tra le mani.
- “Sei l’uomo migliore che una donna possa desiderare, Stefan Salvatore. Averti vicino è un privilegio. Anche tu sei parte della mia vita da sempre, e lo sarai per sempre..” -
- “Ricordi cosa ti dissi il giorno prima del sacrificio per Klaus? Che ti avrei voluta nella mia vita per sempre. Non importa se il nostro tempo ora sarà umano, non poteva capitare cosa migliore alle nostre vite. Che idiota ad aver aspettato tanto. Matt me lo diceva da tempo….” - sorrise.
- “Matt? E cosa ti ha detto?” -
- “Tu la ami, Stefan, devi dirglielo!” - con fare serioso.
- “A me non ha mai detto niente!!” -
- “Sapeva che non eri pronta…” -
- “Forse è vero… forse doveva succedere ora. Forse è giusto così…” -
- “Forse abbiamo davvero aspettato abbastanza…” - si chinò nuovamente su di lei per baciarla.
Si abbracciarono e rimasero così molto a lungo.
Solo dopo qualche minuto Stefan si era deciso a sollevarla e, in braccio, l’aveva condotta sul suo letto.
Rimasero abbracciati molte ore. Lui le accarezzò i capelli, lei teneva la sua testa sul petto di lui, così accogliente, così suo.
Voleva assaporare la pace, l’amore che provava in quel momento, in ogni attimo e senza alcun limite di tempo. Senza paura e senza freno.
Lui non osò interrompere quel piccolo idillio emotivo, non cercò neppure un contatto fisico differente da quello profondo che avevano stabilito in quelle ore.
Rimasero così tutta la notte, si addormentarono e si risvegliarono solo la mattina successiva, ancora abbracciati. Di nuovo Stefan e Elena.

Scrivere su questo diario raccontando la mia vita, questo era il mio intento. Eppure mi accorgo che, per poter far comprendere a chi dovesse leggere tutto ciò che ho provato e provo tuttora, non basterebbe una vita intera, non ci sarebbero spiegazioni o argomentazioni comprensibili per spiegare quanto io abbia amato Damon e quanto io abbia amato, e ami ancora, Stefan.
Mi sono innamorata di lui, nuovamente, la sera in cui festeggiammo il mio compleanno. Mi accorsi che quella parte di me, la ragazza di allora che si era innamorata a prima vista di quello sconosciuto, era ancora lì di qualche parte. Aveva faticato a tornare a galla, ma non se ne era mai andata davvero. Che la Elena prima che diventasse vampiro forse poteva ancora tornare a vivere, ad amare. E lui era lì, era sempre stato lì.
E oggi, dopo più di vent’anni, dopo innumerevoli momenti, gioie e dolori vissuti insieme, è incredibile pensare di esserci ancora, di essere riusciti a ritrovarci.
Perché dopo quella sera, anche se forse potrà sembrare incredibile, la nostra vita fu solo in discesa.
Non smettemmo più di cercarci, trovarci, amarci.
C’erano delle cose da sistemare, certo, ci volle molto tempo prima che il ricordo di Damon fosse….unicamente un ricordo. Per entrambi. Ma l’amore così grande che, in fondo, aveva unito tutti e tre, in qualche modo capimmo che ci avrebbe aiutati. Avevamo la sua benedizione, non avevo bisogno di sentirglielo dire.
Ma ci sono tanti altri momenti che ancora mi va di raccontare, di cui mi va di scrivere. Stefan e Elena, di nuovo insieme. Non sarebbe certamente stata una passeggiata, questo lo sapevamo.
Ma non mancarono i momenti speciali. Perché i momenti speciali legati a Stefan, nella mia vita, sono stati davvero tanti. E posso solo ritenermi fortunata per questo.
Caro diario, oggi, ventidue anni fa, perdevo la mia famiglia. Siamo in maggio, l’aria della primavera si fa sentire sempre più incalzante. In quel maggio accadde ciò che cambiò la mia vita per sempre. Ma fu anche il giorno in cui lui entrò nella mia vita. Guardo fuori dalla finestra, seduta sul mio davanzale. Sì, come un tempo. E penso che da quel giorno, sì, ho perso molto ma ho ritrovato tanto. E lui c’è da quel giorno ed è ancora qui.
Incontro quegli occhi, che si sollevano sapendo che andranno ad incrociare i miei. Come sempre.


Era l'alba di un nuovo giorno, il sole filtrava dalla finestra di casa Salvatore.
Quando aprì gli occhi le ci vollero alcuni minuti per capire dove si trovasse. Erano anni che non dormiva in quella stanza. Ma l’aveva fatto moltissime volte in passato. Non era certa di cosa stessa provando, ma quando si voltò e scorse la bella ed elegante figura che giaceva accanto a lei, provò un senso di pace e di gratitudine.
La scorsa notte erano successe molte cose. Avevano rischiato di morire in un incendio e poco dopo erano finalmente riusciti a ritrovarsi, dopo mesi di sentimenti sconnessi e turbamenti interiori che non avevano portato ad alcuna chiarezza.
Ma quella mattina qualcosa sembrava diverso, qualcosa era cambiato. Aveva dormito profondamente e forse il fuoco, stavolta, era stato catartico. Vedeva tutto con chiarezza e sapeva esattamente cosa voleva.

Quando mi svegliai, la mattina dopo l'incendio, la prima cosa che sentii fu il suo respiro regolare, quasi mi parve di percepire il battito del suo cuore. Giaceva accanto a me, a pancia in sù, con la sua canottiera bianca che scolpiva il suo fisico perfetto. Il petto si sollevava in modo quasi impercettibile.  Sentii il mio cuore accelerare appena. Mi sentivo bene, mi sentivo emozionata, mi sentivo quasi felice, sì. Provai l’impulso di toccarlo e lo feci. La mia mano si poggiò prima sulla sua spalla, scendendo poi lentamente sul suo petto. Di colpo la sua mano fu sulla mia. Il cuore accelerò ancora.
- “Continuerò a far finta di dormire se questo ti fa venire voglia di accarezzarmi!” - aveva mormorato improvvisamente.
- “Non stavi dormendo quindi?!” -
- “Chissà, più o meno…” - l’angolo delle labbra si mosse appena, accennando un sorriso ma continuando a tenere gli occhi chiusi.
- “Mmmm” -
Guidò la mia mano e percorse il suo petto più volte. Mi piaceva stargli accanto, mi piaceva enormemente il contatto fisico con la sua pelle, mi era sempre piaciuto.
Sentii dentro di me delle piccole scosse. Volevo di più.
Mi liberai dalla sua presa e scelsi si osare in autonomia. Mi voltai e mi misi sopra di lui, con entrambe le mani sul suo petto. Continuava a tenere gli occhi chiusi e questo mi fece fremere ancora di più. Mi mossi lentamente su di lui e le sue mani si soffermarono sulle mie gambe e sui miei glutei. Saldò la presa e assecondò il movimento.
Mi prese di colpo e mi avvicinò ai sé, ci baciammo con impeto. Lo baciai così intensamente da sentirmi mancare l’aria. Mi stringeva forte a sé, mi tolse i capelli dal viso e io mi staccai un momento per guardarlo.
- “Buongiorno!” - mi aveva detto con voce bassa e calda.
- “Buongiorno a te…” -
- “Hai dormito bene?” -
- “Come una bambina!” -
Continuava a percorrere la mia schiena con le sue mani. Si insinuò sotto la mia maglia e in breve sentii le sue mani che accarezzavano delicatamente il mio seno.
Chiusi gli occhi senza riuscire più ad avere alcun controllo su nulla.
Di colpo mi prese e mi rovesciò sul letto. Fu sopra di me in un attimo e vidi i suoi magnetici occhi verdi scrutarmi dentro.
- “Dimmi, meravigliosa fanciulla… hai voglia di essere mia?” - sussurrò nel mio orecchio, scivolando poi nuovamente sulle mie labbra.
- “Oh sì che ne ho voglia…” - non riuscivo a ragionare lucidamente e probabilmente niente e nessuno avrebbe potuto impedire, a quel punto, che accadesse. Ero pronta, lo era lui. Eravamo insieme, di nuovo. Il mio corpo chiedeva il suo, prepotentemente. E ci stavamo amando intensamente. La sua mano percorse il mio corpo fino alle parti più intime, il suo tocco mi fece sussultare ancora.
Sentii il suo respiro accelerare, si mosse velocemente e insieme ci liberammo di ogni indumento ancora di ostacolo tra noi.
La nostra pelle entrò in contatto e fu una sensazione così totalizzante che mi fece arrivare all’apice del piacere senza averlo ancora raggiunto.
Ci baciammo ancora, e ancora. E mentre le nostre labbra non riuscivano a staccarsi e si stavano appartenendo, mi mossi verso di lui per aiutarlo ad entrare dentro di me. Lo desideravo da impazzire.
Fu mio in pochi attimi.
Lo fece da principio con attenzione e delicatezza. Si mosse piano e io con lui. Ci guardammo un istante e, insieme, accelerammo il ritmo. Il nostro respiro andava all’unisono, i nostri cuori probabilmente anche. Strinsi le mani intorno alla sua schiena e chiusi gli occhi per assaporare ogni attimo di piacere che lui mi stava regalando.
Una spinta forte mi fece sussultare di lieve dolore e piacere, continuammo insieme e mi resi conto che mai, come in quel momento, avevo vissuto il piacere con Stefan in modo così totalizzante. Lui non era mai stato così. Tanti anni prima ci eravamo per certo amati con passione, ma non era mai stato irruente, né lo ero stata io.
Avevo 17 anni, ero così giovane forse. E lui era un vampiro che aveva paura di farsi travolgere da emozioni troppo forte e di perdere il controllo.
Ma ora era diverso, lui era diverso. Era umano e poteva vivere davvero. Stavo facendo l’amore con il vero Stefan, quello forse era il suo vero essere.
Il respiro era sempre più intenso, un piccolo gemito uscì dalla mia bocca senza poterlo trattenere. Le scosse del mio corpo si accompagnarono alle sue.
Eravamo una cosa sola, il desiderio reciproco era così forte da portarci all’apice con un impeto e con una soddisfazione reciproca che avremmo ricordato a lungo.
Era stata un’unione perfetta.

Quando Stefan aveva sentito la mano di Elena poggiarsi sul suo petto aveva provato un brivido così intenso chè faticò davvero a rimanere immobile. Gli piaceva questo risveglio inaspettato. Poco prima aveva aperto gli occhi e l’aveva osservata, dormiva ancora.
Si era guardato intorno e aveva osservato nei particolari la sua stanza, la sua vecchia stanza. Provò un lampo di tristezza ripensando all’incendio della sera prima e alla sua casetta parzialmente distrutta. Ma non appena il suo sguardo si era posato sul corpo disteso e addormentato di Elena ogni pensiero nefasto era scomparso, lasciando spazio ad un subbuglio di emozioni.

Mi sentivo impazzire di felicità. Di felicità vera. Erano anni che non provano nulla del genere. O forse non l’avevo più provato, dopo aver perso lei. L’avevo persa, sì. Non riuscivo a capacitarmi che ora fosse lì, nel mio letto. L’avevo desiderata così tanto, l’avevo sognata, amata in silenzio. Avevo smesso di amarla pur amandola ancora, senza rendermene veramente conto. E ora, lì in quel momento, stavo facendo i conti con una felicità che non credevo mi sarebbe più spettata.
Aveva detto di amarmi… l’aveva detto sul serio. Lo sapevo già, sarebbe sciocco affermare il contrario. Certamente negli ultimi mesi eravamo entrambi consapevoli del forte legame che ci univa.
Ma finalmente avevamo superato la paura più importante. Forse la paura che l’altro potesse ancora soffrire. Ma ora ero certo che non sarebbe successo, eravamo pronti. Forse lei non era ancora pronta a donarsi a me completamente e in quei brevi attimi, prima che si svegliasse, dicevo a me stesso che avrei aspettato tutto il tempo necessario.
Non immaginavo assolutamente che quella mattina sarebbe stata unica per noi.
Quando mi accorsi che si stava svegliando mi misi nuovamente sdraiato, in silenzio, in attesa. E quando sentii la sua mano accarezzarmi il petto… beh…mi parve di essere tornato un vero adolescente. Il mio corpo iniziò a fremere e a scalpitare, cercavo di controllarmi e non diedi a vedere nulla. Perlomeno così feci fino a che non mi fu chiaro che anche lei desiderava la stessa cosa. Ne fui certo e non ebbi difficoltà a chiederle di essere mia. Lo voleva anche lei e così fu.
Non avevamo mai fatto l’amore in quel modo, fu totalizzante. Incredibile, oserei dire meraviglioso.
Ci eravamo appartenuti completamente e, inevitabilmente e ineluttabilmente, la passione di quel giorno rimase impressa in noi.

  
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