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Autore: Striginae    26/07/2020    7 recensioni
[Ineffable Husbands - Reverse!What if: Angel!Crowley/Demon!Aziraphale]
«Converrai con me nel dire che per i demoni l’acqua santa è letale. Così non è stato per te. Ergo, non sei un demone. E se non sei un demone, sei un angelo. Ovvio, no?» […]
«Se un angelo non brucia nelle fiamme infernali, è un demone.»
Punto, fine della questione.
Semplice, no?

Cosa accadrebbe se dopo lo scambio di corpi tra Crowley e Aziraphale, l'Inferno e il Paradiso traessero delle conclusioni del tutto errate e decidessero di intervenire per ristabilire l'ordine? Solo guai.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Belzebù, Crowley, Gabriele, Hastur
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI
 

Londra, pochi minuti prima della mezzanotte, 9 Agosto 2020


Aziraphale era un tipo ansioso.
In un modo o nell’altro trovava sempre qualcosa su cui rimuginare, soprattutto quando era ben consapevole di aver fatto qualcosa di sbagliato.
 
Gli sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo e provare a rimediare e trovare altre parole da rivolgere a Crowley.  
 
O forse sarebbe bastato rimanere in silenzio. Se fosse stato zitto, probabilmente l’ex demone non se ne sarebbe andato in quella maniera.
Fatto stava che Aziraphale era davvero preoccupato per il suo amico. Crowley era da sempre un gran combina guai, era impossibile prevedere cosa gli passasse per la testa.

Da quando qualche ora fa, l'angelo aveva lasciato la libreria senza uno straccio di spiegazione
 Aziraphale aveva continuato ad interrogarsi su cosa fare.
Considerata la situazione non era rimasto con le mani in mano e, dato che un po’ di tempo prima Crowley gli aveva dato l’indirizzo del suo appartamento, quel pomeriggio Aziraphale era andato a cercarlo fin lì, ottenendo scarsi risultati: in casa non c’era nessuno.
 
Aveva dunque valutato le sue opzioni.
Cercare ancora o aspettare?
Sarebbe stato tutto più semplice se solo avesse saputo da dove cominciare ma Crowley non rispondeva neppure alle sue chiamate!

Dove poteva essersi cacciato?
Aziraphale temeva che lamico si fosse ficcato in una brutta situazione e a dirla tutta, aveva tutte le ragioni per esserne convinto. Crowley era come una bomba ad orologeria, un’incognita, non aveva idea che diavolo potesse inventarsi pur di raggiungere i suoi scopi.

La verità era che voleva almeno accertarsi che fosse ancora tutto intero!
Ormai tutte quelle emozioni contrastanti lo stavano sfinendo, riducendolo ad un ammasso di nervi e ansia.

E pensare che fino al giorno prima aveva provato in tutti i modi ad evitare l’angelo! Aziraphale sorrise amaramente, proprio adesso che gli eventi stavano precipitando di Crowley non vi era alcuna traccia.


Abbattuto, il demone lanciò una veloce occhiata all’orologio. Le lancette stavano quasi per segnare la mezzanotte in punto.
Aziraphale sospirò, davvero la su unica opzione era quella di aspettare la mattina e intercettare Crowley prima che aprisse l’Heartly Heaven?


Un pensiero terribile gli attraversò la mente: e se non si fosse presentato il giorno dopo?
O peggio, se gli fosse accaduto qualcosa?

No, Crowley sa come badare a se stesso! Abbi fede in lui.
Ripeteva Aziraphale tra sé e sé come un mantra, mentre per tenersi impegnato sorseggiava una rilassante camomilla dall’ormai familiare tazza con le ali da angelo.


I venticinque minuti successivi furono i più tormentati di tutta la sua vita.
Mai come prima avrebbe voluto essere ancora in possesso de Le Belle e Accurate Profezie di Agnes Nutter, Profetessa.
Agnes sì che possedeva tutte le risposte!
 
Finì la camomilla, poggiando la tazza sul banco della cassa.
Oltre all’assenza di Crowley, qualcos’altro impediva ad Aziraphale di restare tranquillo.
 
C’era qualcosa che non tornava, di ancora inspiegabile.
Perché aveva ricordato? E perché non lo aveva fatto anche Crowley?
 
Non importa quanto ci riflettesse, non riusciva a trovare la risposta a tale dilemma.
Aziraphale non aveva fatto assolutamente nulla di intenzionale o fuori dalla norma per rievocare quelle immagini sopite dentro di sé, che non sapeva neppure di possedere.
Che fosse stato merito dell’ambiente familiare dato dai suoi libri?
No, lo escluse.
Anche Crowley aveva passato parecchio alla A.Z.Fell&Co. eppure sembrava che non ricordasse niente lo stesso. Era pure stato alla guida della sua storica Bentley ma, nessun ricordo gli era tornato alla mente.


Che fosse tutto uno scherzo del destino? Che per una volta fosse Aziraphale quello che correva troppo?
Che ironia, certo che l’Onnipotente aveva davvero dei gusti singolari quando si trattava di scrivere piani, ineffabili o meno che fossero.  
 

Aziraphale si sentiva un po’ come il protagonista di una sceneggiatura grottesca, in costante attesa che qualcosa accadesse, di un segno qualsiasi che gli facesse comprendere quell’immenso puzzle ineffabile.

Per scacciare quei vorticosi pensieri Aziraphale si destò e si avvicinò alla vetrata della libreria, con la malcelata speranza che Crowley si materializzasse lì davanti come per magia.
 
Non era ancora sicuro che rivelare a Crowley di aver recuperato la memoria fosse stata la mossa giusta. Ma come avrebbe mai potuto nascondergli qualcosa di così importante?
Aziraphale si torse le mani. Anche se l’angelo non si ricordava di lui, rimaneva pur sempre il suo migliore amico. Non sarebbe riuscito a fare finta di nulla e prima o poi qualcosa se la sarebbe lo stesso lasciata scappare.
Avrebbe solo voluto evitare di litigare con lui.
 
Aziraphale continuò ad osservare la strada, cercando di ignorare il proprio riflesso sulla vetrata. Involontariamente colse il guizzo dei suoi occhi serpentini, così simili a quelli che una volta appartenevano a Crowley.
Appoggiò la mano sul vetro freddo, colpendolo debolmente. Non riusciva a capacitarsi di essere davvero un demone.
Non riusciva a credere di essere davvero caduto.

Perché l’Onnipotente lo stava mettendo così duramente alla prova? O forse doveva accettare che quella non fosse altro che la sua punizione per aver voltato le spalle al Paradiso?
 
Aziraphale stava quasi per allontanarsi dalla vetrina quando due fari in lontananza catturarono la sua attenzione.
Per un attimo credette che fossero di un qualsiasi abitante della metropoli britannica ma, quando gli abbaglianti si fecero più vicini e il familiare rombo della Bentley giunse alle sue orecchie, quasi non riuscì a credere ai suoi stessi occhi.

Crowley!

A passi rapidi e frettolosi uscì dalla libreria, avventurandosi nel freddo della notte per bloccare langelo che, dopo essersi cimentato in un parcheggio piuttosto estroso, stava scendendo dallauto.

«Crowley!»
Proruppe Aziraphale, in un genuino moto di gioia.

Era un sollievo vederlo, aveva già immaginato il peggio. Per fortuna Crowley sembrava ancora tutto d’un pezzo.

«Mi stavi aspettando?»
Langelo lo salutò con un gesto della mano, facendo riferimento con la sua domanda alla velocità con cui il demone lo aveva raggiunto all’esterno.
Nel frattempo Aziraphale con i suoi strani occhi da rettile lo esaminò silenziosamente.

«Ecco... sì. È da tutto il pomeriggio che cerco di rintracciarti! Te ne sei andato così in fretta, volevo accertarmi che stessi bene, pensavo che ne avessi combinata un’altra delle tue.»
Aziraphale si schiarì la gola con un lieve colpetto di tosse, per cercare di ritrovare il proprio contegno.

«Io sto bene. Cosa poteva essermi successo? Un angelo come me non si caccerebbe mai nei guai, ti pare?»
Commentò Crowley, non senza un pizzico di sarcasmo, dando una particolare inflessione alla parola “angelo”.
Ironia, forse?


Aziraphale però non sapeva delle informazioni in possesso dell’amico e non diede peso a quel piccolo dettaglio, dato che altri pensieri gli affollavano la mente.

«Crowley, ecco… volevo parlarti di una cosa.»
Si morse l’interno della guancia, scegliendo con accuratezza le parole. Poi sospirò sconsolato e si rivolse nuovamente all’angelo.

«Non è stato per niente piacevole il mio comportamento di poco fa, ti chiedo scusa.»
Ammise timidamente il demone, scandendo lentamente ogni termine. Si vergognava un po’ per aver perso a quel modo la calma.


Da Crowley non ottenne altro che un cenno dassenso poco convincente.

«Non fa niente, anche io ho alzato un po’ troppo i toni. Non c’è bisogno di chiedermi scusa.»

«Ma io voglio scusarmi! Non mi sembra corretto da parte mia averti trattato male a quel modo. Volevo solo mettere a posto le cose tra di noi.»
Si lagnò il demone che provava un sincero senso di colpa. Gli fu perfino necessario fare una breve pausa, per tradurre in parole sensate i pensieri sempre più caotici.
 
Crowley non disse nulla, facendo calare tra di loro un gelido silenzio.
 
Il comportamento dell’angelo era bizzarro, ma il demone ipotizzò che fosse solo arrabbiato. Non poteva certo biasimarlo.

Aziraphale spostò lo sguardo verso langelo e gli rivolse un lieve sorriso malinconico, che sapeva tanto di commiato.

«Allora… questo è tutto, sì! Forse è meglio che torni all’interno, si è fatto abbastanza tardi.»


Aziraphale sentì il cuore sprofondargli. Poi fece dietrofront, diretto al suo fedele rifugio, la libreria.



Aziraphale però non aveva messo in conto che Crowley aveva intenzioni ben diverse.
 
«Non mi chiedi neanche che ci faccio qui a quest’ora?»
Lo provocò quest’ultimo, che non si era mica fatto tutta quella strada per niente.
Aziraphale era l’unico che poteva dargli delle risposte. E poi... diamine, voleva bene al demone, era il suo unico e vero amico! Voleva che tra di loro non ci fossero incomprensioni di nessun genere.
 
Aziraphale si voltò di scatto verso l’angelo.
Crowley sollevò un sopracciglio, rivolgendogli un sogghigno.

Effettivamente era fin troppo strano che Crowley nel bel mezzo della notte si fosse presentato alla libreria, Aziraphale avrebbe dovuto subito sospettare che qualcosa bolliva in pentola.
Un pensiero colpì il demone: era così scontato, sicuramente Crowley voleva parlargli di qualcosa!
 
«Forse... è il caso che ti faccia entrare.»
 
Prima ancora che Aziraphale avesse avuto il tempo di concludere Crowley aveva già varcato la soglia, spostandosi nel retrobottega senza neppure aspettare che il padrone di casa lo precedesse.
Non c’era tempo per i convenevoli, Aziraphale lo avrebbe perdonato per la sua mancanza di buone maniere.

«Crowley, aspettami!»
Squittì Aziraphale, che arrancava dietro l’angelo.
Sarebbe stato molto più veloce anche lui se solo avesse avuto delle gambe lunghe come quelle del suo amico. Non commentò neppure le maniere discutibili dell’altro. Doveva avere le sue ragioni, lo giustificò Aziraphale, comprensivo.
 

«Crowley non capisco, puoi spiegarmi che succede?»
 
Aziraphale si zittì quando Crowley sbatté brutalmente sulla scrivania un fascicolo che aveva tirato fuori dall’interno della candida giacca, come il migliore degli 007.
Quello sul tavolo non era altro che lo stesso fascicolo che aveva “preso in prestito” da Gabriele qualche ora prima.
L’angelo aveva deciso di portare con sé i documenti, ritenendo che in quella maniera la scottante cartellina fosse più al sicuro.
 
A quella visione, Aziraphale diventò pallido come un cencio.
 
«È... è... Crowley, ma sei del tutto impazzito?!»
 
Aziraphale era stato un angelo per seimila lunghi anni. Avrebbe riconosciuto una cartellina paradisiaca tra mille.
Quando la afferrò, le mani quasi gli tremavano.
La aprì, la sfogliò e la richiuse subito dopo aver sbirciato tra le righe delle prime pagine.
Non aveva bisogno di leggere un dossier sull’Apocalisse visto che lui stesso vi aveva partecipato attivamente.

«Sai com’è, a mali estremi... volevo le mie risposte.»
Si difese Crowley, non degnando più di uno sguardo l’incartamento ormai abbandonato sulla superficie legnosa dello scrittoio.

Per la prima volta vide Aziraphale scoccargli uno sguardo di rimprovero.

«Riportala subito dove l’hai presa! Hai idea di cosa ti succederebbe se Gabriele se ne accorgesse? Non c’è da scherzare con quello là, oh Cielo! Volevo dire… per tutti i diavoli

«Lascia perdere Gabriele, gli stai dando più credito di quanto non si meriti, quell’angelico pallone gonfiato. Il punto è, perché non me lo hai detto? Questa cosa riguarda te tanto quanto riguarda me!»

Crowley allargò le braccia, rivolgendo uno sguardo incredulo all’angelo. Non lo avrebbe mai ammesso, neppure sotto tortura, ma era rimasto ferito da tutte quelle mezze verità. Era suo diritto sapere, né Aziraphale, né l’Inferno né tanto meno il Paradiso potevano celargli il suo stesso passato.
Continuò.

«Ho letto quello che c’è lì dentro, ma non mi basta. Voglio conoscere la realtà dei fatti, non leggerla dalle pagine scritte da Gabriele! Tu sei l’unico che può dirmi la verità, Aziraphale.»

Il demone evitò lo sguardo dell’angelo e un brivido gli percorse la schiena. Gli sembrava fosse passata una vita dall’ultima volta che qualcuno lo aveva chiamato con il suo vero nome, senza alcuna storpiatura.
Invece era passato solo un anno.

Messo metaforicamente con le spalle al muro, qual era il punto nel nascondersi ancora dietro un dito?

«Che cosa sai?»
Chiese Aziraphale in un soffio.

«Tutto. Di come abbiamo fermato l’Apocalisse, del mio processo Laggiù e del tuo Lassù, di come l’abbiamo scampata e di come i nostri superiori ci abbiano cancellato la memoria. Non era colpa dell’Anticristo, dunque!»  
Rispose Crowley, dapprima un po' risentito e man mano più infervorato.

«Invece, dimmi come ci siamo riusciti! È vero quello che pensano i nostri capi?»
Nemmeno lui capiva come Paradiso e Inferno avessero fatto a scambiarli per così tanto tempo. Insomma, lui doveva essere per forza un angelo, altrimenti non sarebbe sopravvissuto all’acqua santa!

Crowley rimase sbigottito quando vide Aziraphale celare una mezza risata, come se gli avesse appena raccontato una barzelletta!

Aziraphale nel frattempo fece apparire due morbidi pouf dal nulla, sedendosi sopra uno di essi.
Crowley emulò i suoi movimenti ma non riusciva ancora a spiegarsi l’ilarità dell’altro.

«Oh no, il nostro processo non è stato altro che una superba prova di recitazione da parte nostra.»

Spiegò brevemente Aziraphale e tornò serio.
Prese un respiro.

«Va bene ti dirò tutto. Ma comincerò dal Principio... quando ancora il Giardino dell’Eden era abitato dagli umani e il Mondo aveva solo sette giorni. Sai che la Terra è Bilancia?»
 
Crowley scosse la testa. Pendeva dalle labbra del demone.
 
«Ti avverto Crowley, è una storia lunga.»

«Ho tutto il tempo che vuoi, diavoletto





Londra, 01: 55 a.m., 10 Agosto 2020

Hastur si reputava un demone piuttosto intelligente. Oltre che molto potente.

Infatti, dopo essersene tornato all’Inferno aveva ripensato all’insolita discussione avuta con Azrael la settimana precedente riguardo l’Anticristo.
Non riusciva a capire il perché di quella malsana curiosità e soprattutto, solo dopo si era reso conto di essersi lasciato sfuggire fin troppe informazioni. Non che reputasse quel demone da quattro spicci una minaccia, ma non gli andava giù che fosse stato raggirato dalla parlantina di quell’ex angelo.

Assurdo, quell’Azrael si era rivelato persino peggio di quella vipera di Crowley! Per lo meno con Crowley si era certi fin da subito di parlare con un tipaccio poco raccomandabile. Invece Azrael aveva la tipica espressione da santarellino e l’altrettanto tipico atteggiamento da traditore che ti pugnala alle spalle!
E Hastur disprezzava oltre ogni limite questo genere di demoni, così subdoli e repressi, a suo dire di seconda categoria. 

Per questo, dopo aver a lungo rimuginato sulla faccenda, era giunto alla conclusione di dover prendere la situazione in mano.


Quella notte era ritornato sulla Terra più incattivito che mai, per mettere definitivamente le cose in chiaro con quel demone da strapazzo. Se avesse rivelato a chiunque anche solo una una parola della loro conversazione gli avrebbe staccato personalmente la lingua a morsi, così gli avrebbe tappato una volta per tutte quella boccaccia!

Il piano di Hastur era semplice. Contava di prendere il sottoposto di sorpresa, presentandosi da lui senza alcun preavviso.


Così, quando il Duca infernale arrivò di fronte la libreria non fece caso al fatto che la porta non fosse chiusa a chiave, né tanto meno si accorse della Bentley bianca posteggiata lì davanti. Non si fece domande, troppo accecato dai suoi intenti vendicativi per prestare attenzione ad un simile dettaglio.

Una volta dentro non si annunciò, non volendo rovinare il tanto ricercato effetto sorpresa.

Tuttavia si meravigliò di non trovare Azrael nella sala principale della libreria, magari a leggere uno di quei noiosissimi libri umani. A confermare la presenza del demone, Hastur aveva trovato solo una tazza, ancora tiepida.
Decise quindi di addentrarsi  tra le fila di scaffali, ma ancora una volta non riuscì a scorgere il demone da nessuna parte.

Hastur però, amava definirsi come un tipo perseverante e non si diede per vinto.
Infatti, anche se ancora non aveva individuato Azrael, ora riusciva a sentire delle voci indistinte, provenienti dal retro.
Quindi il demone doveva trovarsi per forza lì dentro!

Hastur si chiese cosa stesse architettando Azrael. Persino lui sapeva che di notte gli umani non andavano in libreria, non poteva essere perciò in compagnia di un cliente. Con chi stava parlando allora?

Silenzioso come un ladro, Hastur percorse il corridoio che lo portò fino alla porta che dava sul retro della libreria e questa volta, acquattandosi dietro l’unica porta socchiusa da cui passava uno spiraglio di luce artificiale, riuscì addirittura a distinguere le parole che le due voci si stavano scambiando.

«Quindi mi stai dicendo… che è stato tutto merito di Agnes Nutter?»

«Proprio così, se non ci fosse stata lei, a quest’ora chissà che fine avremmo fatto! Anche se certo, anche il giovane Adam e i suoi amici hanno fatto la loro parte per evitare che il Mondo terminasse.»

Hastur spiò attraverso la fessura con i suoi occhi vacui e per poco non gli venne un colpo.

Azrael era insieme ad un’altra persona…

«Be’ sì, l’Anticristo avrà i suoi meriti, ma noi non siamo stati da meno da quel che mi stai dicendo!»

… Crowley.

Il maledetto traditore che aveva liquefatto il suo migliore amico Ligur!

Senza che Hastur se ne rendesse conto, un’ira inesorabile e micidiale montò nel suo animo.
Al diavolo la sua copertura, al diavolo ogni cosa!

Con un miracolo demoniaco fece esplodere la porta di fronte a sé, facendo sobbalzare i due all’interno.

Hastur si chiese come avesse fatto a non pensarci prima, era tutto così chiaro! Quei due dovevano essere in qualche modo in combutta, per questo quel buono a nulla di Azrael gli aveva fatto tutte quelle domande! Lui e Crowley dovevano aver trovato il modo per liberarsi dalla perdita di memoria e stavano raccogliendo informazioni per ricongiungersi all’Anticristo per prendere possesso nuovamente di Inferno e Paradiso.
Hastur li maledisse dentro di sé, non pensando neanche per un secondo di aver preso fischi per fiaschi.


Vedendolo fare irruzione, Aziraphale impallidì e cominciò a sudare freddo.
Crowley invece squadrò il nuovo arrivato infastidito. Aveva interrotto la storia proprio sul più bello!
Troncare le conversazioni altrui doveva essere brutto vizio di quel demone, si disse Crowley, ricordandosi dell’occasione in cui aveva quasi baciato Aziraphale.

Crowley però era l’unico ad aver mantenuto i nervi saldi.
Nella stanza infatti l’aria si era fatta pesante, chiaramente minacciosa.


«Hastur!»
Strillò quasi strozzandosi Aziraphale, che con orrore si rese conto che sia lui che Crowley erano appena finiti in un mare di guai.

«Crowley!»
Ringhiò Hastur, ignorando del tutto Aziraphale. Adesso che aveva il traditore davanti non se lo sarebbe fatto scappare per nessun motivo al mondo, anche a costo di scatenare una guerra con il Paradiso.

«Aziraphale! Perché questo tipo deve sempre interromperc-»
Crowley non riuscì a terminare la frase che Hastur si era già avventato su di lui, aggredendolo con irripetibili improperi e stringendo con forza le mani intorno al collo sottile dell’angelo.
Questa volta Hastur se lo sarebbe portato all’Inferno, ad ogni costo.

Preso alla sprovvista Crowley si divincolò senza sosta, provando a liberarsi dalla presa ferrea dell’altro. Anche se non poteva morire, non aveva voglia di richiedere un corpo nuovo solo perché quel tipo voleva farlo fuori.
Sarebbe stato un affronto!

«Io lo avevo sempre sostenuto che non c’era da fidarsi di voi!»
Stava urlando Hastur, posseduto da una furia cieca.

«Hastur per favore… proviamo a parlarne!»
Si intromise Aziraphale, nel panico.

Sia Crowley che Hastur non lo presero neppure in considerazione.
Crowley infatti, nonostante la brutta situazione in cui si trovava, stava rivolgendo un ghigno meschino ad Hastur, che ancora non mollava la presa su di lui.

«Niente acqua santa a salvarti Crowley. Questa volta sarò io con le mie stesse mani a gettarti nelle fiamme dell’Inferno.»
Minacciò a denti stretti Hastur, sputacchiando sul viso dell’angelo e stringendo ancora di più la presa intorno al suo collo.

«Ah, capisco! Tu devi avercela con me per quello che è successo l’anno scorso con il tuo amico.»
Biascicò Crowley, che con una spinta, costatagli parecchia fatica, era finalmente riuscito ad allontanare Hasur da sé e farlo sbattere contro una mensola.
Aveva letto di quell’incidente nel fascicolo, non ci voleva molto a fare due più due. Inoltre, non era riuscito a resistere alla tentazione di provocare l’altro demone, era stato più forte di lui.

Se possibile, Hastur si infuriò ancora di più, facendo per avventarsi ancora una volta sull’angelo.

«Non osare nemmeno nominarlo, lurido traditore!»

Questa volta però, prontamente Aziraphale si frappose tra i due.

«Basta così, o finirete per ammazzarvi sul serio!»

Anche se, Aziraphale temeva che fosse proprio quello l’intento, almeno da parte di Hastur che continuava a fissare con odio Crowley, che si stava ancora massaggiando il collo.

«Togliti di mezzo!»

Ringhiò il duca infernale che con un semplice schioccò delle dita riuscì a far schiantare l’altro dall’altra parte della stanza. Non avrebbe lasciato che niente e nessuno si frapponesse fra lui e la sua vendetta.

Aziraphale gemette, accusando il colpo. Hastur era pur sempre un suo superiore, faceva abbastanza male essere colpiti da lui.


«Ehi tu, vacci piano!»

Strepitò Crowley che raggiunse di corsa Aziraphale, per accertarsi che stesse bene, dimenticandosi persino di Hastur, passato momentaneamente in secondo piano.

«Stai bene, Aziraphale?»
Chiese Crowley, con una nota di apprensione nella voce.

«Tutto bene, sono solo un po’ ammaccato e… Crowley, attento!»

Con un rapido miracolo dei suoi, Aziraphale spinse sia se stesso che Crowley in due direzioni opposte così da evitare che entrambi venissero colpiti da Hastur, che si era impossessato di un pesante soprammobile e aveva cercato di frantumarlo in testa all’angelo.

«Senti e se ne parlassimo davanti una birra?»
Lo schernì Crowley mentre cercava di rimettersi in piedi.

Hastur stranamente questa volta non ripose alla provocazione.

Ancora un po' stordito, Crowley si voltò velocemente verso di lui, credendo che l’altro stesse cercando un modo per attaccarlo.

Hastur però stava sorridendo con una smorfia maniacale.

Crowley guardò un pochino più in là e questa volta, anche in lui si fece strada una rabbia furibonda.

Sfruttando la confusione che lui stesso aveva creato, Hastur doveva aver immobilizzato Aziraphale con delle corde e una benda sulla bocca per non farlo parlare grazie a qualche suo trucchetto da demone.

Aziraphale si agitò, facendo a Crowley segno di scappare con il capo.

Crowley però non si mosse di un millimetro.

«Credevo che ce l’avessi con me. Lascia in pace Aziraphale, sono io che ho ucciso il tuo amico, non lui!»

Dichiarò Crowley, prendendosi le proprie responsabilità, sebbene non ne conservasse ricordo. Hastur però continuava a rivolgergli quel sorriso malsano.

«No, certo. Ma sto per ripagarti con la stessa moneta, goditi lo spettacolo mentre vedi il tuo amico sprofondare con me all’Inferno! Sai, Laggiù io sono un professionista nelle torture.»

Senza dare a Crowley il tempo di replicare o fare qualsiasi altra cosa, Hastur schioccò per l’ennesima volta le dita e la terra iniziò a tremare.
Lo spazio intorno a loro si dilatò e una voragine apparve sotto i piedi di Aziraphale, incominciando a risucchiarlo verso il basso. Inutili erano tutti i tentativi dell’ex-angelo di liberarsi per sfuggire al suo destino.
Più si muoveva e più in fretta sembrava essere risucchiato, come se fosse stato imprigionato nelle sabbie mobili.

Crowley però ragionò in fretta. Questa volta era il suo turno di compiere un miracolo, infatti non indugiò.

Con uno schiocco delle dita fece schiantare Hastur contro il muro, lontano da Aziraphale. L’esplosione però fu tale che in parte coinvolse anche Aziraphale che venne sbattuto dall’altro lato della stanza rispetto ad Hastur, scampando dal buco infernale che stava cercando di inghiottirlo.

«Aziraphale!»

Crowley corse verso di lui per accertarsi delle sue condizioni. Le corde che lo immobilizzavano erano sparite, così come la voragine si era richiusa, facendo tornare la camera alla normalità.
Crowley si voltò verso Hastur, che doveva aver perso la coscienza a causa della botta.

«Crowley! Mi hai salvato la vita! Cielo, pensavo di finire Laggiù e…»

«Ne parliamo dopo, adesso andiamo, prima che quello là si svegli più incazzato di prima.»


Crowley gli offrì una mano e aiutò l’amico a sollevarsi.



«La prossima volta ricorda di immobilizzare anche me, se non vuoi essere fregato.»   

Disse Crowley, rivolto ad un incosciente Hastur, prima di sparire insieme ad Aziraphale dalla libreria.






You will remember
When this is blown over
Everything's all by the way

When I grow older
I will be there at your side to remind you
How I still love you

(I still love you)


I still love you [1]


Né Crowley né Aziraphale parlarono molto durante il tragitto sulla Bentley, solo le note malinconiche di Freddie Mercury in sottofondo resero più lieto l’itinerario.
Aziraphale non aveva neppure fatto commenti sullo stile di guida spericolato dell’angelo, ancora scosso dai recenti avvenimenti per dar peso a tutto il resto.


«Siamo arrivati.»

Annunciò Crowley, facendo stridere il freno e arrestandosi bruscamente davanti un edificio.
Aziraphale lo riconobbe, era il palazzo in cui viveva Crowley.

Nonostante avessero raggiunto la loro destinazione, nessuno dei due scese dalla Bentley.  

«Sai che è solo questione di tempo, prima che ci vengano a cercare, vero? E questa volta non ci lasceranno andare fino a quando non ci vedranno in polvere. Non ci rimane più molto tempo.»

Disse Aziraphale, rassegnato.
Si fece sprofondare sul sedile della vettura, quante possibilità avevano di scampare per la seconda volta ad Inferno e Paradiso, senza neppure usufruire le profezie di Agnes?

«Possiamo scappare fino a quando non smetteranno di cercarci.»
Propose Crowley, voltandosi verso l’amico, con aria combattiva.

«Non possiamo vivere per sempre come due fuggitivi!»
 

Aziraphale chiuse gli occhi e sospirò.

«Mi dispiace. Tu non ricordi nulla e ti era stata concessa una seconda opportunità per vivere tranquillo in Paradiso.»

Avrebbe voluto proteggere Crowley, almeno per una volta. 

«Se sei nei guai è solo colpa mia, Crowley.»

Riprese agitato Aziraphale, fronteggiando l'angelo.

Crowley scosse il capo e poggiò una mano su quella del demone, che al suo tocco sembrò calmarsi, percependo il calore dell'angelo come una fonte di conforto.

«Non è detto che sia colpa tua. Magari anche questo rientra nel Grandioso Piano Divino. E poi il Paradiso nemmeno mi piace, è terribilmente noioso.»

Crowley si strinse nelle spalle, con disinteresse.
Il Paradiso non era mai stato il suo posto e adesso ne capiva finalmente il motivo.


Per qualche minuto, nessuno dei due parlò né si mosse.
Entrambi condividevano l’irrazionale sensazione che l’abitacolo della Bentley fosse al momento il luogo più sicuro al mondo.



Di tanto in tanto qualche macchina passava loro vicina, rendendo il silenzio successivo ancora più pesante. 



Fu Crowley a spezzare quell'innaturale mutismo.

«Prima dicevi che non ci rimane più molto tempo…»
Abbassò la voce, riducendola ad un mormorio.

«Allora dovremmo vivere questa notte come se fosse l’ultima.»

Riprese con semplicità, stringendo maggiormente la mano del demone che non aveva ancora lasciato andare.


«Crowley…»

Aziraphale alzò lo sguardo e puntò i propri occhi serpentini in quelli dorati dell’angelo. Sorrise timidamente quando si accorse che il viso di lui si trovava solo a pochi centimetri dal suo.

Fu Aziraphale a colmare le distanze, a chiudere gli occhi e abbandonarsi alle dolci labbra dell’angelo.





«… Se amarti è una colpa, allora avrò sempre una ragione per peccare.»








[1]: “Love of my life”, Queen



Note finali
Oddio, penso che ormai nessuno si aspetta più aggiornamenti da parte mia. E invece eccomi qua con un nuovo capitolo! 
Allora, grande annuncio: questo è il penultimo capitolo (manca solo il prossimo capitolo e un piccolo epilogo), dunque ci avviciniamo alla conclusione! Anticipo che nel prossimo aggiornamento tutti i nodi verrano al pettine e tutte le domande avranno risposta (che poi siano soddisfacenti o meno è da vedere, ma tant'è). Comunque, secondo voi, perché Zira ricorda e Crowley no? Si accetanno scommesse! 
Che dire, sarò sincera, non sono molto sicura della buona riuscita di questo capitolo, ma mi ci sono davvero impegnata! Spero che non sia uscito fuori troppo male. 
Altro annuncio! Questa storia da domani sarà in revisione, sia per sistemare l'HTML sia per correggere gli errori di battitura che mi lascio alle spalle, ahimè. 
Ad ogni modo, ringrazio sempre tantissimo chiunque sia arrivato a leggere fino a qui, chi ha recensito fino ad adesso, chi ha inserito la storia tra le seguite e chiunque lascerà un commentino per dirmi cosa ne pensa! 
Ci vediamo al prossimo capitolo (che ormai non prometto neanche più quando uscirà, shame on me)
Alla prossima <3 
   
 
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