Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyPalma    26/07/2020    20 recensioni
Prima classificata al contest "The one about Slytherins" indetto da Soficoifiocchi sul forum di EFP
|Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2022 indetti sul forum Ferisce più la penna
L'improbabile amicizia tra Andromeda Black e Dolores Umbridge attraverso i sette anni di Hogwarts.
Andromeda accenna un sorriso e le si siede accanto. "Faresti di tutto per essere accettata dagli altri, però ai nastri rosa, che sono una delle cose che più ti rendono ridicola, non vuoi rinunciare".
Dolores si asciuga gli occhi e assume un'espressione confusa, iniziando a giocare quasi senza rendersene conto con i nastri. "Dici che dovrei... smettere di portarli?"
Andromeda ride – una risata cristallina e autenticamente divertita, ma non canzonatoria. "Dammene uno, dai!" esclama, prima di prenderselo da sola e sistemarselo senza alcuna previsione sui propri capelli. "Così non sarai l'unica stupida che se ne va in giro con i fiocchetti. Noi Serpeverde dobbiamo guardarci le spalle a vicenda".
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Tonks, Dolores Umbridge | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A Sefora,
la migliore amica che avessi mai potuto desiderare.



 



Real Friends (Perhaps  in Slytherin)





 
 
Per il suo primo anno a Hogwarts, Dolores Umbridge ha grandi aspettative: iniziare a contare qualcosa, a farsi strada nel mondo. Per questo, quando la sera stessa dello smistamento cerca di attirare l'attenzione dei compagni – non può proprio farne a meno –, fa male che il prezzo di quella visibilità debba essere una cocente presa in giro. L'anonimato o lo scherno: non c'è nessuna via di mezzo. E allora, essere Dolly il rospo è sempre meglio che non essere nessuno.
"Mi fai spazio, ranocchietta?" le chiede una compagna di casa del suo stesso anno quando si ritirano tutti in Sala Comune.
La bella ragazzina dai capelli neri ha usato un tono canzonatorio ma in qualche modo il sorriso che le rivolge risulta dolce. E ranocchietta è meglio di rospo, non c'è che dire. Dolores la fissa imbambolata per qualche istante, poi si tira di lato e senza dire una parola le cede un po' di posto sul divano. Non lo fa tanto perché le è simpatica, però, quanto perché il cuore all'improvviso le batte all'impazzata all'idea che potrebbe aver combinato una cosa giusta. Oh Salazar, una Black mi sta parlando. Sta parlando a me!



 



"Sei in gamba, lo sai?"
Quando durante il suo secondo anno Dolores si rintana a piangere nel dormitorio femminile con un paio di nastri rosa tra le mani, non si aspetta di essere seguita da Andromeda Black.
"Ehm... Cosa vuoi dire?"
Andromeda accenna un sorriso e le si siede accanto. "Faresti di tutto per essere accettata dagli altri, però ai nastri rosa, che sono una delle cose che più ti rendono ridicola, non vuoi rinunciare".
Dolores si asciuga gli occhi e assume un'espressione confusa, iniziando a giocare quasi senza rendersene conto con i nastri. "Dici che dovrei... smettere di portarli?"
Andromeda ride – una risata cristallina e autenticamente divertita, ma non canzonatoria. "Dammene uno, dai!" esclama, prima di prenderselo da sola e sistemarselo senza alcuna previsione sui propri capelli. "Così non sarai l'unica stupida che se ne va in giro con i fiocchetti. Noi Serpeverde dobbiamo guardarci le spalle a vicenda".
Dolores tossicchia nervosamente preparandosi a parlare, ma l'altra la precede afferrandola per un braccio e trascinandola di nuovo in Sala Comune.



 



Il terzo anno è caratterizzato da un aumento di difficoltà delle lezioni, almeno per Dolores, i cui voti già sono mediocri nonostante i suoi sforzi continui. Andromeda, che ai suoi occhi è un genio come il resto della sua perfetta famiglia, fa i compiti a una velocità incredibile e la sera, mentre si diverte a tentare la sorte con le Gelatine Tuttigusti+1, non manca di prenderla in giro.
“Se invece di cercare incantesimi per copiare ti mettessi a studiare, prenderesti sicuramente un Accettabile”.
“Ehm, se invece ne trovassi uno azzeccato potrei aspirare anche a un Eccezionale, non credi?”
Il giorno dopo, davanti al compito di Storia della Magia, è comunque Andromeda a evitarle un Desolante. Calcolando il momento esatto in cui Rüf fluttua tra le fila dei Corvonero, le lancia un foglio di pergamena appallottolato. Dolores lo srotola e il singulto che le esce dalle labbra – e che per poco non la fa scoprire – rivela la sorpresa nel trovarsi di fronte tutte le risposte.
“Non sono il genio che credi, ranocchietta. Faccio parte di un giro super segreto: qualcuno ruba i compiti, qualcuno fa il palo, qualcuno fa le copie del compito rubato e qualcuno lo restituisce… roba così. È stata un’idea di Moody e finora ha sempre funzionato. Certo, non siamo ancora riusciti a fregare la McGranitt ma con Pozioni, Storia della Magia ed Erbologia stiamo sempre a posto”.
Dolores è stupita e ancor di più ammirata; sa che dovrebbe ringraziare, ma il brivido dell’Eccezionale che vedrà presto le ha già dato alla testa e tutto ciò a cui riesce a pensare è che ne vuole di più.
“Ehm ehm, potrei entrare anche io nel giro?”
Andromeda la fissa per un istante e Dolores trattiene il fiato. Sa a cosa sta pensando, lei non potrebbe essere utile a niente – non avrebbe l’agilità di rubare, né tanto meno il carisma per dare chiacchiera a un professore.
Alla fine di quella che è una lunga riflessione, Andromeda però sorride.
“D’accordo. Puoi aiutare a fare le copiette, suppongo: hai una bella grafia”.



 



È solo alla fine del quarto anno che Dolores riesce a restituire in parte le gentilezze gratuite che Andromeda le ha rivolto. Sono sedute in Sala Grande ad ascoltare passivamente i discorsi generali sul pigiama party mensile che Bellatrix ha preso l’abitudine di organizzare. Tutte le serpeverdi migliori sono invitate, loro due – anche sua sorella, soprattutto sua sorella – sono escluse.
“Dolly il rospo, perché non vieni anche tu?”
Alla proposta inattesa della maggiore delle Black, Dolores fa ricadere la forchetta nel piatto con una tale forza che la salsa le schizza sulla cravatta verde-argento.
“Stai dicendo ehm a me?”
“Certo, è bello avere qualcuno di… divertente tra noi ogni tanto”.
Dolores lancia di riflesso uno sguardo ad Andromeda e la sua espressione irritata le fa uscire le parole di bocca prima che se ne renda conto. Rifiuta quello che potrebbe essere l’invito della vita per una ragione talmente valorosa che se ne pente il minuto dopo. Non è orgoglio – quasi non ha registrato la nota ironica in quel “divertente” o le risatine delle altre ragazze – ma puro e semplice desiderio di prendere le parti di qualcuno. Per la prima volta nella sua vita agisce d’impulso e nel farlo adombra l’egoismo.
“Mi dispiace, ma sono un’amica di Andromeda”.



 



“Per Salazar, Dolly, quanto hai bevuto?”
Dolores scoppia a ridere di gusto; dopo cinque bicchierini di quel liquido scuro – sherry, così lo ha chiamato Moody, giusto? – l’amica le sembra particolarmente buffa. Andromeda però è solo stupita e indispettita: di certo non è questo che aveva in mente per la prima uscita a Hogsmeade del quinto anno.
“Andiamo, vediamo di cercare una qualche pozione antisbronza. Se la McGranitt si accorge che sei ubriaca ti metterà in punizione”.
“Va bene, mammina,” soffia l’altra con una voce più stridula del solito, “ma prima devo fare la pipì. Mi accompagni?”
Andromeda alza gli occhi al cielo e la trascina quasi di peso al bagno dei Tre Manici di Scopa. Mentre si fanno strada a fatica tra la calca di studenti, Dolores riesce comunque a trovare il modo di lasciarsi andare a rivelazioni improvvise.
“Sei davvero dolce, Andry. Certe volte mi chiedo perché tu non sia finita in Tassorosso”.
“Dillo un’altra volta e ti pianto qui!”
“No, ehm scusa scusa,” mormora implorante, appoggiandosi finalmente alla porta, “è solo che sei sempre stata così carina con me e… nessun altro lo ha mai fatto e…”
Le parole dure riesce a tacerle perfino da brilla – A chi verrebbe in mente mai in mente di diventare amica mia?
Andromeda le capisce lo stesso e quindi ad alta voce risponde.
“Non lo so neanche io perché mi piaci, ma so per certo che a una Tassorosso non potresti mai piacere,” dice con un sorriso che ha una sfumatura chiara di affetto. “E ora muoviti, non sono per nulla paziente”.



 



Al Ballo del professor Lumacorno del sesto anno, si presentano insieme l’una sotto braccio dell’altra, entrambe vestite di rosa, un colore che hanno finito per associare alla ribellione. È una scelta curiosa quella di portare come accompagnatrice la sua migliore amica:  al conservatore Lumacorno per poco non è venuto un mancamento – “Eccoti qui Andromeda, stavo giusto parlando di te… Oh, hai portato un’amica, Deborah… No, Delilah, vero? Beh, è una tua amica, solo un’amica, giusto?”
Ne è valsa la pena per far indispettire Bellatrix – “Una ragazza e per giunta mezzosangue? Ti diverti proprio a infangare il nome dei Black, no? Aspetta che lo dico alla mamma!” – e per attirare l’attenzione di qualcuno – “Di certo Moody ti ha notata, stanne certa”, “Ehm non ho proprio idea di cosa dovrebbe importarmene”.
Ma alla fine della serata, nonostante i tre balli con Alastor Moody, Dolores si accorge dell’insistente – e troppo intenso – scambio di sguardi tra la sua amica e un certo Tassorosso.
“Per mille centauri, che succede tra te e Tonks?”
Andromeda trasalisce rumorosamente e ci mette un istante di troppo a riassumere la solita compostezza. “Niente”.
Dolores la afferra per le braccia e la guarda dritto negli occhi; sembra più minacciosa ora che i dodici centimetri di tacco la portano quasi alla sua stessa altezza.
“Non dirmi bugie, Andry, sai che non lo sopporto”.
Andromeda sospira e riduce la voce a un sussurro. “Va bene, ti dirò tutto, ma promettimi di non farne parola con nessuno”.
L’altra molla la presa e la fissa pensierosa prima di assumere l’espressione più seria che forse qualcuno l’abbia mai vista fare. “Te lo giuro sul colore rosa”.



 



Dolores mantiene la promessa fino alla fine del sesto anno e continua a coprire le uscite della sua amica e il suo ragazzo Tassorosso anche per tutto il settimo. Il prezzo però è quello di continui rimproveri e occhiate di sufficienza che fanno pentire ogni volta Andromeda di essersi confidata. Sono amiche – ancora, nonostante tutto – ma tra loro si è creato un muro che diventerà ogni giorno più alto e non potrà più essere scalato.
“Io non capisco proprio perché ti ostini a… ehm gettare il tuo tempo così. La tua famiglia non approverà mai, quindi che cosa lo frequenti a fare?”
“Allora vorrà dire che sarò costretta ad abbandonarli”.
La calma della risposta in qualche modo riesce a far scandalizzare Dolores perfino di più. “Stai scherzando, Andry? Rinunciare alla ricchezza, al prestigio, a… a tutto per un NatoBabbano?”
Andromeda stringe le labbra e solo lentamente le distende in un lieve sorriso. “Non è solo per Ted, non capisci? Non voglio restare tutta la vita bloccata in una trappola, non voglio sposare un uomo che non amo, non voglio fare la bella statuina in una lussuosa dimora e non voglio più pensare con la testa degli altri. Che vita è questa?”
“La vita che vorrei io,” mormora l’altra prontamente, e la voce è talmente bassa da farla apparire patetica.
“Oh, Dolly!” esclama Andromeda muovendosi verso di lei fino ad afferrarle le mani. “Non sai cosa darei io per essere te invece!”
Dolores fa una risatina stridula e satura di amara ironia. “Me? Vorresti essere insignificante e senza prospettive?”
“Libera, vorrei solo essere libera”.
Le due amiche si guardano e per la prima volta l’ombra dell’incomunicabilità si svela completamente. Ognuna guarda l’altra con un vago senso di invidia – la ragazza che ha tutto ma che vorrebbe solo la possibilità di scegliere, e la ragazza che non ha niente e l’unica cosa che chiede è essere incasellata in qualche schema. Andromeda vorrebbe volare via, Dolores le proprie ali le venderebbe per un posto tra i più grandi.
È quello il momento in cui si potrebbe fare la differenza, ma quell’istante passa troppo in fretta in un vano silenzio. Andromeda fa per dire qualcosa, ma Dolores scioglie il contatto tra le loro mani e si stende sul letto dedicando ogni attenzione alla sua gatta.
Il piccolo foro nel muro si è chiuso irrimediabilmente.



 



Si rincontrano solo dopo anni – Andromeda è un buco nell’albero genealogico dei Black e Dolores è una targa dorata davanti alla porta di un ufficio. Hanno scelto strade diverse, le strade parallele che si aprono ai Serpeverde – Andromeda ha scelto la lealtà e i veri amici, Dolores la via per la grandezza.
Tuttavia, sul finire del 1972, quei percorsi si incrociano di nuovo.
“Tranquilla, non ho intenzione di rovinare la tua reputazione facendoti associare a una reietta come me,” esordisce Andromeda in tono ironico, sfoderando quell’orgoglio innato che nulla è riuscito a scalfire.
Dolores la fissa a bocca aperta come fosse una creatura leggendaria, ma ha comunque la prontezza di chiudere la porta.
“Andry,” sussurra, ripescando il vecchio soprannome. “Che ci fai qui?”
“Solo ringraziarti”.
Andromeda non si mette a specificare e Dolores non finge di non sapere. L’ultimo suo atto di tiepido coraggio – mentire a Bellatrix anche quando ormai quasi erano arrivate a non parlarsi più – lo conoscono entrambe.
“Ehm non avrei potuto fare diversamente, sai?” dice Dolores con espressione sorpresa, diretta principalmente ai propri pensieri. “Una volta mi hai detto che noi Serpeverde ci guardiamo sempre le spalle ed è proprio così. Non con tutti, solo con pochi, suppongo. Per me è stato facilissimo… il mio pochi eri tu, sei l’unica ehm amica che abbia mai avuto”.
“E tu sei la migliore amica che avessi mai potuto desiderare, ranocchietta”. È questa la risposta che subito arriva, insieme a qualcosa di ancora più destabilizzante: un abbraccio – uno di quelli che si sono scambiate assai raramente in sette anni e che appare ancora più imbarazzante adesso che qualsiasi intimità è finita.
Ed è in quell’abbraccio che Dolores si accorge di qualcosa che non ha notato prima. “Andry, sei incinta!”
“Sì, la Medimaga dice che sarà una bambina, pensiamo di chiamarla Ninfadora”.
Dolores le offre un sorriso sincero. “Ninfadora è proprio un bel nome”.
Quella è l’ultima volta che si vedono, ma ancora non l’ultima in cui si contattano. Ogni tanto si scrivono, sempre casualmente e senza mai aspettarsi una risposta.
Dolores alle lettere di Andromeda non risponde mai, ma le conserva tutte in un cassetto della scrivania e ogni tanto – dopo due bicchierini di sherry – le rilegge. Specialmente una.

 
Ninfadora ha deciso che il colore standard dei suoi capelli sarà il rosa. Non è curioso?
















 
NDA: Salve a tutti, finalmente riesco a pubblicare questa storia a cui ho lavorato davvero tanto e  di cui ammetto di essere stranamente soddisfatta. Amo l'idea di una possibile amicizia tra queste due donne perchè sono due personaggi totalmente agli antipodi in quello che sono e in quello che cercano. A tal proposito, so che motli hanno l'idea di Andromeda come colei che rinuncia a tutto per amore di Ted, ma secondo me (un po' come nel caso di Sirius) aveva istinti ribelli "già da prima" e ho preferito qui pertanto mostrarla come outsider volontaria già da prima.
Un po' di cronologia: sappiamo che Dolores è nata nel 1951, ma non la data di Andromeda. Qui ho forzato un pochino le cose facendole capitare nello stesso anno.
I vaghi riferimenti a Moody sono un occhiolino alle mie Dolastor, rispetto alle quali questa storia si inserisce in parallelo, in particolare a "Paint it Black!", dove Dolores ha una figlia anche lei nel 1973 che poi diventa proprio amica di Tonks e compagna di Sirius. Per quanto riguarda il finale, non ho restitito all'idea di collegare il colore abituale dei capelli della figlia di Andromeda con quello preferito di Dolores, e allo stesso tempo di sapere cosa quest'ultima ne pensasse del nome Ninfadora ahah
Spero che la storia vi sia piaciuta, alla prossima!
   
 
Leggi le 20 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyPalma