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Autore: MonicaX1974    26/07/2020    0 recensioni
Raccolta di storie brevi che parlano d'amore ispirate ad una canzone.
Potete trovare la raccolta completa su Wattpad, intitolata Decibel
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Chiedere scusa è sempre stata una costante per me: "scusa se disturbo, scusa se ho detto, scusa se ho fatto".

Scusa.

Non che ci fosse motivo per scusarsi davvero di qualcosa, ma la mia necessità di sentirmi accettato prevaleva sulla ragione e mi sentivo costretto a dovermi scusare prima ancora che ce ne fosse bisogno.

Sono stato un ragazzino gentile, educato, mai sopra le righe, rispettoso delle regole a livello maniacale. Mi sono sempre conformato alla società a ciò che gli altri si aspettavano da me; mai una nota a scuola, o una scazzottata tra coetanei, o disubbidire agli adulti.

Non ho mai sgarrato di una virgola. Almeno fino a quando sono riuscito a reprimere la parte di me che ha tentato di venir fuori per tutti questi anni.

Lo sapevo che c'era un altro me più forte, più combattivo. Una versione di me che desiderava qualcosa di più dalla vita, che non voleva accontentarsi delle imposizioni. C'era una parte di me che voleva sperimentare, sbagliare, capire; era una parte curiosa, assetata d'affetto e di attenzioni.

Gli anni della mia adolescenza sono trascorsi tutti uguali, piatti e ripetitivi. Ero piuttosto sicuro di aver intrapreso la giusta strada per arrivare all'età adulta perfettamente inquadrato.

E forse sarebbe successo, o forse no, ma l'incontro della settimana scorsa ha messo in discussione ogni certezza.

La mia vacanza con gli amici era iniziata col botto, come ogni anno. A ventisei anni credevo si sarebbero dati una calmata; invece, la sera del nostro arrivo siamo stati in discoteca e, per un po', ho fatto da spettatore al loro modo colorito di abbordare le ragazze.

Io sono sempre stato più tranquillo: credo di non aver mai fatto il primo passo. Le ragazze che ho avuto hanno preso l'iniziativa; io mi limitavo a godere della loro presenza.

Anche nei rapporti di coppia sono sempre stato controllato. Non mi sono mai lasciato andare.

E solo oggi mi accorgo di non aver mai vissuto. Di non averlo mai fatto fino in fondo.

Finora ho subito gli eventi, non ho mai davvero preso in mano la mia vita per condurla dove volevo. Mi comportavo bene perché le persone si aspettavano che lo facessi e mi sono laureato in ingegneria perché i miei genitori ne parlavano da quando ero bambino. Non mi sono mai posto il problema se ciò che stavo facendo era ciò che volevo.

E le cose funzionavano allo stesso modo con i rapporti personali: frequentavo certe persone perché era normale farlo. Il migliore amico, la compagnia per uscire - per frequentare luoghi dove tutti si trovavano - e una ragazza.

Inquadrato, preciso, senza uscire dal seminato nemmeno una volta.

Almeno fino a una settimana fa, quando la mia vita è stata buttata all'aria, stravolta, rivoluzionata, grazie a un semplice "ciao".

Ero seduto al bancone del bar a guardare i miei due amici fare i cazzoni con un paio di ragazze: era la prassi e loro erano abituati al mio restare in disparte, tanto che si erano rassegnati e avevano smesso di insistere nel trascinarmi nelle loro conquiste.

Ed era la normalità - quando succedeva - di venire avvicinato mentre sorseggiavo un drink, osservando i tentativi di fare colpo dei miei amici.

Tuttavia, quella sera, la normalità era stata rimessa in gioco da uno sguardo diverso dal solito. Era la prima volta in assoluto che un gesto banale come quello, era stato in grado di farmi provare qualcosa di diverso.

Avevo ricambiato il saluto: la mia educazione mi imponeva di farlo e la mia neonata curiosità mi spingeva a volerlo fare. Ecco cos'era cambiato in quel momento: non era più dovere, ma piacere, ed erano bastati un saluto e uno sguardo.

Mi aveva offerto da bere e avevamo iniziato a parlare come se ci conoscessimo da sempre. Si è instaurato da subito un feeling pazzesco ed è stato un momento così coinvolgente che non mi sono reso conto del tempo che passava in fretta. Abbiamo trascorso l'intera serata appollaiati sugli sgabelli del bar, parlando di un'infinità di cose, dalle più comuni a quelle più personali. Mai ero riuscito ad aprirmi in quel modo; nemmeno con me stesso ero riuscito ad ammettere certe cose, come quella di non aver mai avuto una preferenza sull'indirizzo di studi.

Non mi ero mai sentito così interessato a qualcosa, o a qualcuno. I miei amici sono andati via con le due ragazze e io sono rimasto fino alla chiusura del locale. Abbiamo poi camminato senza meta, fino a ritrovarci e vedere l'alba di un nuovo giorno in riva al mare. Un mare agitato dal vento, che si increspava violento sul bagnasciuga.

Un po' come mi sentivo io.

A distanza di una settimana mi sento ancora così, agitato dal turbine dei miei pensieri in tempesta. Ogni convinzione di cui ero certo non esiste più. Ogni consapevolezza che avevo acquisito è svanita insieme a ogni mia sicurezza.

Eppure non mi sono mai sentito così bene.

Ho capito che sorridere mi fa sentire più leggero e farlo insieme a un'altra persona è anche più bello. Per non parlare del fatto che sorridere con qualcuno con cui stai davvero bene è il massimo.

In questa settimana di vacanza ho trascurato i miei amici - sempre in cerca di facili conquiste, amici con cui mi sono accorto di non aver mai legato fino in fondo - e mi sono dedicato a me stesso, alla nuova conoscenza e a come mi sento con lui.

Ancora non riesco a realizzare di stare così bene con un ragazzo, ma non voglio pensarci adesso, perché voglio solo concentrarmi sulle sensazioni che provo quando mi guarda, quando mi sorride, o quando mi sfiora.

Mi ha destabilizzato e dopo la prima serata trascorsa insieme ero così confuso che mi sentivo come se fossi reduce da una sbronza colossale. Non riuscivo a smettere di pensare al suo sorriso, alla sua vitalità. Così affamato di vita da mettere anche a me lo stesso appetito, contagiandomi con il suo buonumore.

Mi ha chiesto di poterci incontrare la sera successiva per una birra e ho seguito l'istinto, accettando senza pensarci. È stata un'altra serata speciale, fatta di spensieratezza, risate e chiacchiere. Non mi sono sentito giudicato nemmeno una volta e mi sono aperto con sorprendente facilità.

La sera successiva si è ripetuta come la precedente, e così tutte le altre.

Fino a oggi.

Tra poche ore rientrerò in città. Ho trascorso l'intera notte con Richard e di nuovo ci siamo ritrovati seduti in riva al mare. Stavolta lo sciabordio delle onde è calmo, come se il mare rispecchiasse il mio stato d'animo. Sono sereno, aperto a ciò che avviene. Ho imparato a farlo insieme a lui. Ho imparato che non precludermi la possibilità di lasciare entrare l'ignoto nella mia vita potrebbe non essere così negativo come ho sempre immaginato.

Siamo in silenzio da diversi minuti ed è strano, perché finora Richard si è dimostrato un gran chiacchierone. Mi volto verso di lui e sto per chiedergli se qualcosa non va, quando mi sorprende.

«Sono gay» dichiara tranquillo, guardando dritto avanti a sé, lasciandomi stranito. Non capisco cosa si aspetti da me, non so neanche se si aspetta davvero qualcosa, ma deve essersi accorto della mia perplessità, perché si volta e approfondisce l'argomento. «E ho una gran voglia di baciarti, Sam».

Dire che sono confuso è un eufemismo. Boccheggio alla ricerca d'aria: il suo sguardo è così intenso che ho sentito un brivido percorrermi ovunque.

«Puoi anche mandarmi a quel paese, se vuoi» afferma con un piccola risata.

«Scusa, è che...» tento di giustificarmi, ma non so cosa dire.

«Non c'è bisogno che ti scusi, Sam. Volevo condividere con te il mio pensiero. Lo capisco se per te non è lo stesso» continua con una tranquillità a cui non sono abituato.

Lui è sempre così sereno e rilassato mentre io sono rigido e impostato, anche se sto imparando ad allentare la presa su me stesso

«Non è questo... Io...» balbettò incerto parole sconclusionate, alla ricerca di quelle più giuste per esprimere ciò che sento.

«Tu cosa?» domanda con lo stesso sorriso di sempre, continuando a guardarmi.

E vorrei dirgli tutto quello che mi passa per la testa, spiegargli cosa provo, esternare ogni sensazione, ma ho ancora difficoltà a separare convinzioni e desideri, ma se c'è una cosa che ho imparato da lui è "lasciare andare".

Ed è quello che faccio.

«Hai ragione, non devo scusarmi» ribatto, per la prima volta davvero convinto di ciò che faccio, di ciò che voglio.

Mi allungo vero di lui seduto al mio fianco, poso le labbra sulle sue e quando ricambia il mio bacio mi rendo conto di non aver mai vissuto. All'improvviso sento un calore diffuso in tutto il corpo, come se il sangue si fosse messo a scorrere impazzito, irrorando il mio corpo assetato di vita. Sento pulsare le vene sul collo, le labbra bruciare, e tutto il mio corpo andare a fuoco.

Mi lascio andare, seguo l'istinto e porto una mano sul suo viso. Mi lascio andare e permetto alla sua lingua di invadere la mia bocca. Mi lascio andare e sento il cuore battere così forte da poterlo quasi udire al di sopra del rumore della risacca.

Quando riapro gli occhi mi accorgo dei primi bagliori del sole che sorge, portando con sé un nuovo giorno. Lo guardo negli occhi, mi sorride divertito, con l'espressione compiaciuta. Io sto andando ancora a fuoco anche se si è allontanato.

«Sono il primo, non è vero?»

Sospiro alla sua domanda. «È così evidente?»

«Diciamo che qualcosa di te l'ho capito, in questi giorni, per non parlare del fatto che ho vissuto più o meno le stesse cose, anche se poi le ho affrontate in modo diverso». Parla deciso, come se sapesse perfettamente ciò di cui parla.

E forse è così, forse lo sa davvero.

«Io... Adesso non so cosa fare...» ammetto con un filo di voce.

«Ricominciare da te: è questo che devi fare. Non sarà facile e non sarà a breve termine, ma arriverai a conoscerti, ad apprezzarti e ad amarti. E, se vorrai, io sarò pronto a sostenerti».

La sua tranquillità mi infonde sicurezza.

Mi volto a guardare l'orizzonte e osservo il sole che sale lento verso l'alto, mentre diventa sempre più luminoso. Forse potrei fare la stessa cosa: rinascere e brillare di una luce nuova, della luce che sento splendere in un angolo remoto del mio cuore.

«Sto per tornare a casa» mormoro con un filo di voce.

«Siamo solo a un'ora di treno. Ti basta chiamarmi e sarò lì, ovunque tu abbia bisogno di me».

Mi volto a guardarlo: il suo tono è serio, ma sorride e sono certo di poter contare su di lui.

«Forse non ti basteranno un paio di biglietti. Forse dovrai fare l'abbonamento» ribatto scherzando.

E forse è arrivato il momento di prendere davvero in mano la mia vita e rimettere tutto in discussione. Devo e voglio capire chi sono e cosa voglio, perché non sono certo di aver seguito la mia strada, tutt'altro. Ho camminato lungo un percorso che credevo fosse quello segnato per me, ma non era così che dovevano andare le cose.

E adesso che ho provato queste nuove sensazioni, voglio portarle a casa con me, non voglio perderle.

«L'abbonamento è anche più economico» scherza ancora, sorride e rivolge lo sguardo al sole, adesso completamente visibile.

Fisso anch'io lo sguardo in quella direzione, e quando sento le sue dita intrecciarsi alle mie so che non sono solo, che posso affrontare ciò che mi aspetta a casa.

Perché il nuovo me è appena rinato.

 

   
 
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