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Autore: Elsa love    27/07/2020    0 recensioni
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Montparnasse, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Parigi, Francia. Anno 1852 Enjolras respira. Repira piano e con calma. Non può permettere di farsi prendere dal panico, significherebbe la fine per la barricata. Vestita di rosso, la bandiera alla mano, i capelli biondi al vento e gli occhi marroni puntati sull'orizzonte, guarda i soldati che avanzano, i cannoni pronti a sparare, i suoi amici e compagni con i fucili alla mano. L'hanno seguita fin lì e sono pronti a morire: sono pronti a morire per i loro ideali. Ma lei? Lei, cosa vuole davvero? È pronta a morire per questo? Ci crede davvero? La Rivoluzione è un desiderio, la speranza di un futuro più luminoso? O è solo un pretesto? Qulcosa che ha voluto fare perché era suo dovere? Perché portava il nome di Enjolras e sarebbe stato un enorme disonore, quasi un insulto a sua madre se non avesse cercato di riuscire dove lei aveva fallito? Guardò quella distesa di soldati, sembrava un campo di fiori armati, e vide spuntare qualcuno. Lo riconobbe immediatamente: i capelli neri e mossi, la pelle bianca, gli occhi chiari puntati su di lei in cima a quella massa di mobilia. Le sorrise. Non capiva, forse, che erano nemici? "Enjolras?" una voce familiare la richiamò alla realtà, si voltò con occhi gelidi. "Noi siamo pronti, cosa facciamo?" "Ho Buonaparte sotto tiro!" esclamò un altro. "Fermo, Courfeyrac!" esclamò Enjolras, alzando un braccio. "Non fare niente!" "Possiamo ucciderlo! È lì, in prima fila!" Il leader in rosso abbassò il capo. "Non faremo niente, finché non capiremo le sue intenzioni..." "È ovvio!" protestò uno degli insorti. "Vuole ucciderci!" In quel momento, la voce del giovane uomo dall'altra parte della barricata si alzò e tutti poterono udire quel che disse: "Enjolras!" Esclamò, dunque. "Voglio solo parlarti!" "Mi credi una pazza?" domandò la giovane donna. "Se esco da questa barricata mi farai uccidere!" "Non dovrai fare niente del genere..." rispose il giovane sovrano. "Verrò io da te, ma dì ai tuoi amici di non sparare..." "Non farlo, Enjolras!" "È una trappola!" Il cuore di Enjolras era incredibilmente combattuto. Che fare? Come poteva fare la scelta migliore? E come poteva essere sicura del successo di una o dell'altra? Doveva ascoltare i suoi sentimenti? Doveva forse abbandonare la Causa? Doveva ripudiare il nome di Enjolras per sempre? Ammettere di essere stata qualcuno che in realtà non era mai stata? Come l'avrebbe spiegato ai suoi amici? E a se stessa? E a sua madre, quando un dì l'avrebbe riveduta? Che doveva fare? Parigi, Francia. Anno 1832 Quando Alexandre Julien Enjolras si era allontanato per sempre dalla sua famiglia aristocratica, aveva deciso di iniziare a vivere una vita lontana dal lusso e dalla corruzione delle persone che si trovavano nella Corte del Re di Francia. Viveva nella povertà, a casa del suo migliore amico, Antoine Combeferre. Tutto ciò a cui pensava era aiutare gli altri con i suoi ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza. Tutto ciò in cui sperava era una Rivoluzione. Era pronto. Pronto a morire per la sua Causa, pronto a dare la vita per la libertà del suo popolo, per far udire la sua voce. Il suo Paese era l'unica cosa che adorasse e, all'interno della Società degli Amici dell'ABC, era il leader. Bello come un angelo. Riccioli d'oro per capelli, guance rosee, pelle bianca come la neve, occhi cerulei e glaciali. Nessun cuore nella stanza superiore del Caffè Musain (il luogo dove si tenevano gli incotri degli Amici dell'ABC) batteva appassionato come il suo. Enjolras era un fuoco che ardeva. Era speranza, luce e castità. Ma non era casto per scelta. Era semplicemente la sua natura, una natura intrinseca e impossibile da modificare. Non si interessava alle donne, non si interessava agli uomini e sembrava avere occhi solo per i suoi amati princìpi. Alexandre Julien Enjolras era un ribelle e un rivoluzionario pragmatico e deciso, così bravo nei suoi discorsi da venire ascoltato anche dai suoi nemici. Così convinto e fiero che attirava sostenitori come una calamita. Grantaire, per esempio, era attirato come Icaro da quel sole accecante. Volava e presto le sue ali si sarebbero sciolte e sarebbe caduto nel vuoto, senza ottenere niente ed avendo aspirato a troppo. Enjolras, per Grantaire, era l'unica ragione per non laciarsi andare. Beveva ma quando si trattava di lui, Grantaire riusciva persino ad essere serio. Quando era preoccupato per lui, andava in panico. Quando pensava a lui, era in estasi. Apollo. Lui lo chiamava così, come il Dio Greco. Bello, luminoso, coraggioso e di una perfezione sovrumana. Già, Enjolras era la cosa più simile ad un Dio che Grantaire avesse mai sfiorato. Puro e bello: il giovane studente avrebbe fatto di tutto per proteggerlo. Ma Enjolras lo disprezzava. Lo trattava perennemente come una nullità (tanto che Grantaire iniziò a credere di esserlo) e lo scacciava sempre. Grantaire avrebbe dato qualsiasi cosa purché quel viso bianco e quelle labbra rosse gli sorridessero almeno una volta. Grantaire sarebbe morto, solo per sfiorare la sua mano. Grantaire non conosceva il vero amore; non ci credeva, in realtà, ma da quando aveva conosciuto Enjolras qualcosa di nuovo era scattato. Lo osservava sempre da lontano, mai aveva osato toccarlo con un dito e nemmeno avvicinarsi troppo, quasi avesse paura di bruciarsi. Ma Grantaire sarebbe morto, solo per sfiorare la sua mano.
   
 
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