Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: Kumi1977    27/07/2020    10 recensioni
Stefan Levin, capitano della nazionale giovanile svedese, ha scoperto in giovane età quanto sia grande il dolore per la perdita di persona cara.
Lui e Karen erano innamoratissimi e decisi presto a sposarsi ma un infausto destino gli portò via la sua amata.
Da quel giorno Levin divenne come di ghiaccio, cominciò a praticare un calcio aggressivo e violento, il cui unico scopo era vincere a tutti i costi, incurante del male che poteva procurare agli altri tant'è che venne soprannominato "The destructive god of Northern Europe".
Ma nel corso del campionato mondiale giovanile under-19, durante l'incontro con il Giappone, qualcosa cambiò: Levin riuscì a ritrovare se stesso e, inconsapevolmente, anche la strada verso un nuovo amore...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Stefan Levin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'aereo si adagiò placidamente sulla pista d'atterraggio dell'aeroporto di Stoccolma-Arlanda facendo affiorare un sorriso sulle labbra del giovane Stefan. Non aveva avvisato nessuno del suo rientro in patria anche perché la sua sarebbe stata una visita molto breve. Stefan Levin, capitano della nazionale svedese under-19 e attualmente in forza presso il Bayern Monaco capitanato dalla giovane promessa del calcio tedesco Karl Heinz Schneider, era decisamente soddisfatto della militanza presso la prestigiosa squadra tedesca: il campionato stava proseguendo a gonfie vele e il Mister aveva espresso soddisfazione
per le sue performances

Purtroppo, durante la partita contro il Werder Brema, si era procurato una lussazione alla spalla destra a seguito di una violenta caduta causata da un intervento falloso da parte di un avversario. Il medico della squadra non aveva evidenziato grossi traumi ma aveva sottolineato la necessità di tenere la spalla a riposo per almeno dieci giorni. Grazie alla magnanimità del Mister Schneider, Stefan aveva così ottenuto la possibilità di far rientro a casa per qualche giorno. Certo di non trovarsi nella situazione di dover fronteggiare giornalisti e curiosi, zaino in spalla si diresse verso l'uscita della zona arrivi dell'aeroporto. Varcata la porta a vetri, una folata di aria gelida lo investì. "Eh sì - pensò tra sé e sé il biondo calciatore - sono proprio tornato a casa". Riempì i polmoni di quell'aria che sapeva di casa, di ricordi, di gioie e di dolore

Il dolore legato alla dolce Karen, al loro amore intenso spezzato da un infausto destino che, qualche anno prima, a causa di un grave incidente stradale, aveva messo fine prematuramente alla vita della sua innamorata. Avevano progettato di sposarsi e di trasferirsi in Germania dove Stefan aveva ottenuto un ingaggio con il Colonia ma, purtroppo, quel sogno si era infranto in un attimo così come il cuore del giovane Levin. Sul letto di morte Karen si era fatta promettere da Stefan che si sarebbe impegnato al massimo per diventare il migliore giocatore del mondo.

Con questi ricordi in mente Stefan salì sul primo taxi disponibile: come prima cosa voleva visitare la tomba di Karen. Mentre il taxi proseguiva la corsa verso la meta predestinata, i ricordi continuavano a fluire spontanei nella sua mente: per raggiungere il suo obiettivo e mantenere la promessa fatta a Karen, quello di Stefan divenne un calcio aggressivo e violento, il cui unico scopo era vincere a tutti i costi, incurante del male che poteva procurare agli altri tant'è che venne soprannominato "The destructive god of Northern Europe". Pensava, che così facendo, avrebbe sicuramente vinto il World Youth Championship a cui partecipavano le più forti squadre nazionali under-19 del mondo, esaudire la promessa fatta a Karen e ritirarsi definitivamente dal mondo calcistico che associava in maniera preponderante alla figura di Karen facendolo enormemente soffrire. Fu proprio durante il World Youth Championship, nel corso dell'incontro con il Giappone, che Stefan capì quanto il suo comportamento fosse sbagliato.

Nel frattempo il taxi giunse a destinazione, Stefan pagò la corsa e si diresse dal fiorista all'angolo. "Buonasera" - esclamò il ragazzo entrando in quel piccolo ma pittoresco locale dove, ad accoglierlo, dietro il bancone, vide un uomo, più o meno dell'età del padre, che gli si fece subito incontro con sguardo stupito -. "Non posso crederci! Stefan Levin, l'astro nascente del calcio svedese! ". Stefan si passò una mano tra i capelli, un gesto inconscio col quale esprimeva il suo imbarazzo: non era ancora abituato alla popolarità. "Ehm sì - rispose con tono di voce un po' sommesso - sono Stefan Levin". "Ragazzo lasciami dire sei un vero campione, non vedo l'ora di vederti di nuovo a capo della nazionale!". "Grazie Signore spero di non deludere le sue aspettative". "Puoi chiamarmi Allan e sono a tua disposizione! Nonostante le belle ragazze che ti girano intorno, ricorda che non deve mai venire meno la galanteria verso il gentil sesso che, come saprai, trova la sua massima espressione attraverso i fiori. Le donne adorano ricevere i fiori". Nonostante le circostanze che lo avevano condotto lì, Stefan non potè non sorridere davanti alla simpatia e alla bonaria furbizia di quel goliardico omaccione. "Grazie, lo terrò presente. Sarai il mio personale consigliere". Il viso di Allan si illuminò dalla contentezza. "Ora però - proseguì Stefan - ho solo bisogno della più bella rosa bianca che ci sia in tutto il negozio". Allan non chiese spiegazioni per quella scelta, sparì nel retro e ricomparve con una rosa bellissima col bocciolo pronto a schiudersi e di un candido color bianco. "Non credo ci sia niente di più bello in tutta Stoccolma" esclamò Allan. Stefan annui e poi aggiunse - stupendosi egli stesso poi di aver condiviso una cosa così intima con una persona appena conosciuta - "Ho scelto una rosa bianca perché è il fiore della luce e della purezza d'animo, qualità che solo una persona che ho tanto amato possedeva". Allan conosceva la storia di Stefan e Karen quindi rimase in silenzio, confezionò la rosa e porgendogliela gli disse: "Omaggio per i nuovi clienti. Spero di rivederti presto giovane campione". "Grazie Allan. Tornerò presto e ti prometto che la prossima partita con la nazionale sarà una vittoria".

Detto ciò, uscì dal negozio e si diresse verso il cimitero. Adagiò con cura la rosa ai piedi della tomba e contemplò la foto della giovane ragazza sorridente: col tempo il dolore si era mitigato, il ricordo di lei un po' sbiadito seppur, sapeva, lo avrebbe sempre conservato nel suo cuore. Stefan era convinto che Karen desiderava che lui andasse avanti con la sua vita ed era ciò che stava facendo proprio a partire da quel fatidico giorno.

Il mio corpo si impadronì di una furia distruttiva che mi imponeva come unico obiettivo quello di sbaragliare la porta avversaria: con uno stratagemma riuscii a liberarmi della marcatura del difensore nipponico Akai Tomeya e a caricare con massima potenza il Levin shot. Il tiro non fece in tempo a giungere presso l'area difensiva del portiere giapponese Genzo Wakabayashi in quanto venne bloccato dal capitano Tsubasa Ozora ma la potenza fu tale che la palla, come immaginavo, ritornò di rimbalzo ai miei piedi permettendomi di effettuare un ulteriore tiro distruttivo. Ozora non riuscì a muoversi in quanto la violenza del tiro precedente fu tale da impedirgli di alzarsi in piedi. A impedire che il secondo tiro arrivasse nell'area difensiva del portiere nipponico, questa volta fu Tomeya che riuscì a fermarlo con la spalla; accecato dalla furia, continuai a calciare il pallone con forza inaudita verso la porta avversaria, trovandomi sempre davanti Tomeya a fare da scudo umano. Ricordo che da lontano mi giunse forte la voce di Shellie e le sue parole cariche di disapprovazione: "Fermati Levin, agire così è un errore! Vincere ferendo i tuoi avversari è un errore! Anche se vincerai e manterrai la tua promessa, Karen non sarebbe contenta perché non approverebbe il tuo metodo!" Il terzo tiro lasciò Tomeya lungo disteso sul campo incapace di muoversi ma, questa volta, la palla finì ai piedi di Tsubasa. Ricordo che mi sentii fortemente turbato dalle parole di Shellie ma lo fui ancora di più quando sembrò che il capitano nipponico volesse imitare il mio tiro puntando dritto contro di me. Ozora, invece, mi passò accanto e, spingendo il pallone davanti a sé, mi urlò dietro "Il pallone è mio amico, non lo utilizzerò mai come arma per ferire gli altri, vendicheremo Akai segnando un gol!". Le parole di Shellie e Tsubasa funsero da anestetico, rimasi immobile sul campo da gioco incurante di quanto avveniva intorno a me: finalmente capii che stavo sbagliando tutto che il mio gioco, fortemente aggressivo, mi stava autodistruggendo e non sarebbe mai stato approvato da Karen. A riscuotermi dal mio stato di trance fu la voce di Shellie, intanto la partita stava proseguendo e i miei compagni erano riusciti ad evitare un gol da parte della squadra avversaria riuscendo addirittura a passarmi la palla: davanti a me c'erano solo Wakabayashi e Tomeya, quest'ultimo completamente inerme e bisognoso di assistenza. Senza indugio mandai la palla fuori dalla linea di confine del campo e accompagnai il mio avversario presso la panchina della sua squadra scusandomi con lui per il mio comportamento e ricevendo gli applausi da pubblico e giocatori. Stefan Levin era tornato.

Da quel giorno tutto cambiò, ci fu la convocazione al Bayern Monaco, il pallone tornò ad essere il suo migliore amico e Stefan tornò gradualmente a sorridere alla vita. Con quest'ultimo pensiero, il giovane diede un ultimo saluto a Karen certo che lei fosse finalmente fiera di lui. Era giunto il tempo di tornare a casa, gli amici li avrebbe visti l'indomani: voleva dedicare la serata alla famiglia. L'indomani mattina, inoltre, aveva in mente di andare a far controllare la spalla dal Dottor Mikael di cui aveva fiducia incondizionata. Il Dottor Mikael era il responsabile del monitoraggio fisico e mentale dei giocatori della nazionale svedese: l'ultima volta lo aveva visto nel corso del World Youth Championship ed era assistito da Shellie e suo fratello. Shellie. Non riusciva a spiegarsi come mai ma, spesso, dal suo trasferimento in Germania si era ritrovato a pensare a lei. Avrebbe voluto chiamarla ma ogni volta qualcosa lo tratteneva dal farlo. La rivedeva sugli spalti nel corso della partita col Giappone con i suoi immancabili codini, gli occhi colmi di lacrime che gli intimava di fermarsi, di smetterla di ferire i suoi avversari. Dolce Shellie, nonostante la sua indole pacata riusciva a tirare fuori una grinta tale da farlo capitolare quando la sessione di allenamenti diventata ormai eccessiva per lui. Sperava davvero di poterla vedere l'indomani. E poi?

Il mattino seguente non fece in tempo a sedersi al tavolo della colazione che il suo Iphone cominciò a trillare. Si trattava di una videochiamata: Stefan fece scorrere velocemente il dito sullo schermo e quattro volti conosciuti e a lui cari apparvero sorridenti. "Capitano - urlarono all'unisono i quattro giovani - quando pensavi di chiamarci? Ora che sei diventato famoso dimentichi i vecchi amici?". Stefan rise e rispose: "Ciao ragazzi è bello rivedere i vostri brutti musi, comunque avrei finito di fare colazione e vi avrei chiamato per organizzare una serata insieme". "Solo perché sei il Capitano ti concediamo il beneficio del dubbio" e tutti e cinque risero di gusto. "Capitano come mai sei in Svezia? il campionato tedesco non è certo terminato". "Un piccolo incidente durante l'incontro con il Werder Brema mi ha fatto guadagnare dieci giorni di riposo e il Mister mi ha concesso di tornare a casa. Vorrei però un consulto col Dottor Mikael". "Ok l'importante non sia nulla di grave" risposero i giovani amici. "Tranquilli sono in forma per far baldoria. Decido io.." "Come al solito" lo interruppero tra uno scroscio di risate e l'altro. Levin sorrise e continuò: "sul ristorante non ci sono dubbi, giusto?". "Il Tradition!" esclamarono all'unisono. "Poi si potrebbe andare a Södermalm a goderci un po' di vita notturna che ne dite?" - aggiunse il Capitano. "Stefan ottimo programma poi la tua presenza sarà fondamentale, grazie alla tua popolarità potremo superare le rigide selezioni per accedere ai più rinomati clubs del quartiere" - parlò a nome di tutti Hãns. "Dai ragazzi è proprio necessario? Sapete che non amo mettermi in mostra!". "Capitano è per una buona causa, poi ci ringrazierai". Levin sospirò e alla fine capitolò dando appuntamento agli amici direttamente al ristorante. Proprio non amava ostentare la sua popolarità per lui l'importante era trascorrere una buona serata con gli amici di sempre, gustare una buona cena e poi una birra, magari due, in uno dei tanti bar che affollano il quartiere un po' bohémien di Södermalm. Ma per quei quattro era pronto a "sacrificarsi". Terminata la telefonata avvisò i genitori della sua intenzione di far visita al Dottor Mikael per farsi dare una "controllatina", quindi uscì di casa non prima di aver dato un'ultima occhiata al suo aspetto davanti allo specchio posto all'ingresso: non era vanitoso e infatti questo gesto lo sorprese parecchio, sapeva che lo aveva fatto unicamente per una persona e ancora una volta si sentì turbato.

Alla guida del suo fuoristrada giunse rapidamente davanti alla clinica del Dottor Mikael, il cuore cominciò a fargli uno strano scherzo e con un enorme sforzo di volontà riuscì a tornare padrone delle proprie emozioni. Con passo sicuro si avviò verso la reception. L'impiegata, appena lo vide, spalancò gli occhi, Levin salutò garbatamente la giovane donna e le chiese se poteva vedere il Dottor Mikael. Non ebbe neanche modo di dire il suo nome che la vide sollevare la cornetta e annunciare che il Signor Levin chiedeva di conferire col Dottor Mikael. Senza alcun indugio Stefan venne accompagnato nello studio del Dottor Mikael che, al momento, stava discutendo con il fratello di Shellie, su alcune problematiche relative a un paziente. Non appena il centravanti svedese palesò la sua presenza, entrambi gli uomini si affrettarono ad andargli incontro. "Stefan! - esclamò con gioia il Dottor Mikael - che sorpresa vederti qui. Mi fa' molto piacere, ma è successo qualcosa? Il campionato tedesco è ancora in corso" - affermò il dottore con aria pensierosa. Prima che il biondo calciatore potesse rispondere, il giovane Marks si avvicinò e abbracciandolo gli disse "È un piacere vederti Levin, sembri in perfetta forma". "È un piacere anche per me rivedervi, in realtà la mia forma fisica è ottima senonché durante l'incontro col Werden Bremen ho subito un fallo che mi ha provocato una lussazione alla spalla destra. Mi hanno concesso dieci giorni di riposo ed eccomi qui, pensavo fosse opportuno farmi dare un'occhiata dai migliori anche se…" dicendo queste ultime parole Stefan cominciò a guardarsi intorno. Il gesto non sfuggì al Dottor Mikael infatti gli disse "Se cerchi Shellie purtroppo non la troverai qui oggi. Ha deciso di continuare gli studi universitari presso la facoltà di medicina". Stefan rimase deluso dalla risposta e probabilmente tale delusione si rispecchiò sul suo viso tant'è che il fratello di Shellie aggiunse: "Se ti può interessare tra un'ora terminerà le lezioni. In realtà oggi aveva un corso presso la sede primaria dell'università quella sita in centro nel quartiere Observatorielunden non lontano da qui". Levin arrossì in quanto si sentì come "colto sul fatto" e mormorò un grazie a fior di labbra. Detto ciò il Dottor Mikael, molto scrupolosamente, fece i dovuti controlli alla spalla del giovane asserendo, alla fine, che era sano come un pesce. "Ragazzo mio dieci giorni di riposo mi sembrano eccessivi, giocare al Bayern Monaco ti sta rammollendo" - lo schernì il Dottor Mikael suscitando l'ilarità del suo giovane assistente e del biondo calciatore. Stefan ringraziò caldamente il Dottor Mikael per la sua disponibilità e prese congedo dai due uomini.

Era trascorsa quasi un'ora, poteva benissimo raggiungere l'università e fare un saluto a Shellie tanto era lì vicino, che male c'era? Riuscì a trovare parcheggio poco distante dall'ingresso dell'università. Scese dalla macchina incurante degli sguardi adoranti che molte ragazze gli lanciavano. Vide affacciarsi dal cancello del complesso universitario un gruppetto di giovani. Nella sua mente si era formulata l'idea che avrebbe riconosciuto Shellie, anche in lontananza, dagli immancabili codini ma la ragazza che si voltò mostrandogli parzialmente il viso, non aveva i codini ma nonostante ciò non poteva che essere Shellie. Stentava quasi a riconoscerla, era cambiata, sembrava più donna. I suoi capelli color del miele erano più lunghi e li portava dritti con un lungo ciuffo laterale. I suoi occhi di un verde intenso erano messi in evidenza da lunghe ciglia rese più voluminose da un filo di mascara nero. Le labbra erano ricoperte da un gloss di un tenue color rosa. Ciò che vide gli piacque davvero molto non gradì invece il modo in cui, l'unico ragazzo del gruppo, si avvicinò a lei passandogli un braccio intorno alle spalle. In due falcate Levin si trovò ad un metro dal gruppetto: le prime a notarlo furono le due ragazze che erano con Shellie le quali spalancarono gli occhi e poi all'unisono, con un tono di voce un po' troppo alto, esclamarono "Non ci posso credere, Stefan Levin!". A quelle parole Shellie si girò di scatto, lasciò la presa dell'amico e mosse un passo verso di lui, il viso arrossato e gli occhi colmi di stupore. "Stefan.." - riuscì a sussurrare a stento. Il cuore le martellava nel petto e non riusciva a distogliere gli occhi dal giovane. Stefan non lo sapeva e forse non l'avrebbe mai saputo ma lei era da sempre innamorata di lui ma sapeva benissimo che non avrebbe mai avuto alcuna chance per conquistarlo. Karen era stata il suo mondo da viva e chissà se mai sarebbe riuscito ad amare qualcun'altra ancora con la stessa intensità. Nonostante fosse consapevole di tutto ciò, il suo cuore non riusciva a smettere di battere per lui, sperava la lontananza l'avrebbe aiutata a dimenticarlo ed ora eccolo lì bello come il sole a mandare in frantumi il suo cuore di cristallo. Shellie non poteva sapere che anche il cuore di Stefan era in subbuglio, che vederla lo aveva reso felice e che una strana sensazione, che non provava da tempo, si era impadronita di lui. Decise di avvicinarsi e salutarla con un abbraccio come è uso fare tra amici in Svezia. Stefan tenne stretta Shellie a sé più a lungo del dovuto e quando la lasciò si sentì depauperato di qualcosa. Ma cosa stava accadendo? Intanto i tre giovani intorno a loro guardavano Shellie con aria interrogativa: non era tipo da vantarsi di conoscere personaggi del calibro del grande Stefan Levin quindi, eludendo i loro sguardi un po' imbronciati, fece le presentazioni sorvolando sull'identità di Stefan nota a tutti. "Stefan ti presento Agnes, Aina e Boris frequentano la mia stessa facoltà e insieme abbiamo preso parte ad un corso straordinario che si è tenuto qui oggi". "Piacere di conoscervi" disse Levin con un sorriso e una stretta di mano a ciascuno di loro. Boris sembrava un po' spazientito dalla situazione quindi approfittò di un attimo di silenzio e, rivolgendosi a Shellie, le domandò " Si sta facendo tardi, resta confermato il nostro appuntamento per oggi pomeriggio?". Non fece quasi in tempo a terminare la frase che subito Stefan esordì dicendo: "Shellie scusa non ho avuto modo di avvisarti prima ma sono venuto appositamente all'università a prenderti per trascorrere qualche ora con te e rinvangare un po' i tempi passati. Spero il vostro impegno possa essere rimandato - disse spostando lo sguardo da Boris a Shellie. Lo sguardo di Boris si fece torvo e non rispose facendo un segno di diniego con la testa, invece in quello delle amiche si leggeva invidia pura mentre Shellie era talmente sbalordita che non riuscì a proferire parola. Stefan la riscosse dal suo torpore e, prendendo il suo silenzio come un sì, la invitò a salutare gli amici per potersi così avviare alla macchina. Shellie salutò Boris, Agnes e Aina e diede loro appuntamento in università per il Lunedì successivo visto che era già Venerdì, lo stesso fece Levin ribadendo il suo piacere per aver fatto la loro conoscenza.

Stefan appoggiò una mano sulla schiena di Shellie e la guidò con passo sicuro verso il fuoristrada parcheggiato poco più avanti. Una volta saliti in auto Shellie tirò un sospiro di sollievo, aveva riacquistato un minimo di padronanza in sé stessa anche se la vicinanza con lui certo non aiutava. Volse il viso verso quello dell'amato e con un grosso sforzo di volontà gli chiese come mai fosse tornato in Svezia in pieno campionato, come fosse giunto fino a lei e perché avesse detto quelle cose ai suoi compagni. Stefan gli raccontò tutto poi si fermò sull'ultima domanda. Dopo un po' di silenzio le disse "Avrei piacere di pranzare con te". Davanti a questa semplice affermazione Shellie non fece altro che annuire col capo. Shellie non era mai salita su un'auto di quel genere e un po' si sentiva a disagio; ormai Stefan era un calciatore affermato e non gli mancava nulla né ricchezza, né popolarità né apprezzamenti femminili. Non riusciva a capire perché si fosse dato tanto pena per andare a cercarla fino all'università ed invitarla persino a pranzo quando per mesi non aveva ricevuto né una sua telefonata né una sua e-mail. Stefan, di tanto in tanto, gettava uno sguardo al volto della ragazza completamente assorta in chissà quali pensieri. Parcheggiò il fuoristrada nei parcheggi preposti sul lungomare di Stoccolma poco distante dal Loch and Quay il ristorante con la più bella vista sul mare di tutta Stoccolma. Shellie si volse verso Stefan e un largo sorriso fece capolino dalle sue labbra piene e voluttuose. "Stefan io adoro il mare, la sua vista mi dà una carica di energia infinita. Grazie per avermi portata qui. È bellissimo ". Di slancio, senza quasi rendersi conto di ciò che faceva, si sporse verso di lui e lo baciò su una guancia. Si ritrasse stupita lei stessa di quel gesto e, nascondendosi il volto tra le mani, chiese ripetutamente scusa al ragazzo. Stefan cominciò a ridere, le afferrò le mani, gliele allontanò dal viso, e le strinse a sé. "Non capisco perché ti stia scusando, per quanto mi riguarda possiamo replicare quando vuoi". Entrambi scoppiarono a ridere. Ma quel contatto non lasciò Levin indifferente, sentiva ancora il calore di quelle labbra sulla guancia. Qualcosa stava accadendo dentro di lui… che fosse …? Intanto si erano diretti verso il ristorante e l'entrata del fuoriclasse svedese non passò inosservata. Molti si avvicinarono per chiedere autografi e molte ragazze si avvinghiarono a lui per una foto. Shellie attese in disparte, ma non rimase sola a lunga in quanto un giovane ragazzo gli si avvicinò chiedendole se fosse sola e se volesse unirsi al lui. Per la seconda volta in un giorno, Levin provò un forte fastidio a cui finalmente attribuì il giusto nome: gelosia. Si diresse senza indugio al fianco di Shellie e il ragazzo rimase a bocca aperta riconoscendo il centravanti della nazionale giovanile svedese. Dopo essersi fatto firmare un autografo, prese congedo dai due giovani i quali furono finalmente fatti accomodare ad un tavolo, un po' appartato, direttamente dal proprietario del ristorante.

Tra una portata e l'altra la tensione tra i due cominciò a sciogliersi, Stefan raccontò a Shellie della sua vita a Monaco, dei suoi compagni di squadra, della facilità con cui era riuscito ad integrarsi grazie soprattutto alle ottime doti di team-leader del Kaiser. Certo spesso sentiva la mancanza di casa e dei suoi amici ma questo era un percorso obbligatorio se si voleva diventare un giocatore di fama mondiale. Shellie, a sua volta, gli raccontò che amava il lavoro che svolgeva con il Dottor Mikael e che, se la Nazionale avesse avuto bisogno del suo sostegno, non si sarebbe tirata indietro ma avevo sentito l'impellente desiderio di continuare gli studi per poter diventare un giorno un bravo medico specializzato in neurochirurgia. Stefan ammirava la determinazione e la grinta di questa ragazza, ogni minuto in più in sua compagnia gli faceva battere il cuore più velocemente. Al termine del pranzo, le propose una passeggiata sul lungomare visto che la giornata non era freddissima e lei accettò con entusiasmo. Shellie si offrì di dividere il conto ma Stefan non volle sentire ragioni. Una volta fuori dal ristorante si avviarono con calma verso il lungomare. Erano così vicini che le loro dita si sfioravano mandando in corto circuito il loro sistema nervoso.

Levin doveva assolutamente farle una domanda, non resisteva più: "Shellie, una ragazza bella e intelligente come te sicuramente avrà un ragazzo ". La giovane si fermò, lo guardò dritto negli occhi e rispose con un semplice no. Stefan tirò un involontario sospiro di sollievo. "Immagino che tu avrai fatto strage di cuori in Germania. Si dice le ragazze tedesche siano molto belle e spigliate" - disse Shellie cercando di mantenere un tono di voce neutro. "Sì, lo sono. Come del resto anche le ragazze svedesi. Comunque nessuna di loro ha colpito il mio cuore" - e, ridendo, portò la mano all'altezza del cuore nell'atto di "proteggerlo". Il gesto fece scatenare l'ilarità di Shellie ed entrambi cominciarono a ridere gusto.

Ad un certo punto si sedettero su una panchina, lontana da sguardi indiscreti e Shellie decise di fargli la domanda che la tormentava dacché lo vide fuori dall'università. "Stefan, non ci siamo visti né sentiti per mesi come mai oggi ti stai dando tanto pensiero per me?". Si aspettava quella domanda ma non era facile rispondere perché avrebbe dovuto esporsi e ammettere ciò che non riusciva ad ammettere neppure con sé stesso. E allora fece l'unica cosa che forse lo avrebbe aiutato a far capire a Shellie il potere che esercitava su di lui: si avvicinò a lei le prese il viso tra le mani e le posò un bacio delicato a fior di labbra. Vedendo che non opponeva resistenza si spinse oltre, le loro bocche si fusero, in un bacio dapprima dolce poi sempre più passionale, Shellie appoggiò una mano sulla nuca dell'amato attirandolo a sé mentre Stefan inebriato da quel gesto affondò la mano tra i capelli serici della ragazza. Sembrava che il mondo intorno a loro fosse svanito, esistevano solo loro due. Mani.. bocche.. respiri.. gemiti soffocati.. Quando, ad un certo punto, un rumore non ben identificato interruppe l'idillio. I due si allontanarono guardandosi stupiti, il loro respiro era accelerato così come i battiti dei loro cuori. La prima a parlare fu Shellie: "Stefan, non sono quel tipo di ragazza". Stefan la guardò stupito: "Non l'ho mai pensato".

Si passò una mano tra i biondi capelli, si sentì a disagio, non sapeva da dove cominciare forse era bene cominciare dall'inizio. "A Monaco mi ritrovavo spesso a pensare a te. Avrei voluto chiamarti ma poi non l'ho mai fatto. Arrivato a Stoccolma il mio desiderio era incontrarti, e quando oggi ti ho vista il mio cuore ha mancato un colpo. Mi sono scoperto persino geloso del tuo amico Boris. E ora che ti ho baciata …" Shellie lo interruppe, aveva le lacrime agli occhi. "Prima che tu continui è bene che tu sappia una cosa. Stefan io ti ho sempre amato e ti amo ancora ma non posso e non voglio competere con Karen. Anche io ho una dignità e per quanto io ti ami non posso accettare un uomo che non mi ami di un amore totale ed incondizionato perché nella sua vita aleggia l'amore verso un'altra donna che sarà sempre e comunque sopra ogni cosa". Stefan rimase stupito da questa affermazione. "Non avevo mai capito che tu mi amassi. Mi dispiace tu abbia sofferto per me. Guardami Shellie. Grazie a te il giorno in cui disputammo la partita contro il Giappone nel corso del World Youth Championship, la mia vita cambiò. Decisi di riporre la medaglia con la foto di Karen insieme a tutti gli altri ricordi, il dolore per la sua perdita si è mitigato, da quel giorno ho deciso che la mia vita sarebbe andata avanti e che anche Karen avrebbe voluto così. Conserverò sempre il suo ricordo dentro di me ma ora sono pronto ad amare ancora in maniera incondizionata e totalitaria una dolce fanciulla dai capelli color del miele e dagli ammalianti occhi verdi". A quelle parole Shellie gli butto le braccia al collo e cominciò a tempestarlo di baci ovunque, Stefan intrappolò nuovamente le labbra della giovane contro le sue e si concessero un lunghissimo bacio suggellando così l'inizio di un nuovo amore.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Kumi1977