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Autore: Sia_    28/07/2020    2 recensioni
"È una follia." rompe il silenzio di quell'attimo con un sussurro velato: per quanto le sembri innaturale, non si scosta dal corpo che la sovrasta, non s’allontana.
"Lo è?" la voce del gemello la raggiunge come in ritardo, perché è intenta a osservare il suo viso: sta studiando i lineamenti, la dolcezza della giovinezza, quei primi peli che spuntano sulle guance come fiori di campo.
Hermione annuisce, alzandosi infine sulle punte dei piedi, unendo le loro labbra. È una follia, continua a sentire le sue stesse parole rimbombarle nella testa, è una follia baciare Fred Weasley in mezzo ai corridoi in pieno pomeriggio. Sarebbe una follia anche di notte, di mattina, all’alba e al tramonto. Fred è follia.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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I didn't know you were coming, or I would have picked you up - You had my heart a long, long time ago

 





Even though I don't tell you all the time

You had my heart a long, long time ago

Ottobre 2004

Quella mattina la Tana è silenziosa: Molly è riuscita a trascinare Ginny e Harry a fare compere in vista del matrimonio, Ron è uscito per andare ad incontrare la sua futura moglie, Arthur è al lavoro. 

Hermione, sola in casa, comincia a sentirsi stranamente bene, come se si sentisse pronta a riprendere quello che ha lasciato indietro. Cammina per la cucina, accarezza tutti i mobili, segue con le dita gli intagli delle sedie di legno, poi continua questa sua danza in salotto. Osserva l’angolo del divano in cui era solita sedersi e in cui, rare volte, Fred la raggiungeva per parlare a notte tarda. Lo immagina lì, ci parla, lui le risponde. Vorrebbe questo, se ne rende conto con una tazza di tè tra le mani e il maglione che le ricade da una spalla, vorrebbe questo. Vorrebbe non aver mai lasciato Fred, vorrebbe che non fosse mai finita. Un flebile sorriso le increspa le labbra, è così stanca di pensarci, così stanca di far finta che non sia vero. 

Non ha mai smesso di amare Fred Weasley e non ha mai nemmeno avuto l’occasione per dirglielo, che l’ha fatto e che lo sta facendo anche adesso, anche ora che lui sta scappando. Ha sperato di vederlo alla Tana, magari di parlarne con razionalità, ma lui non si è presentato. Nemmeno George, si affretta a pensare: forse stanno solo lavorando e non hanno tempo. Forse, prima o poi, sarebbe venuto. 

Porta la tazza alle labbra, respingendo indietro le lacrime. Fa per appoggiarla al tavolino del salotto, quando un distinto rumore rompe il silenzio della Tana. Si osservano, immobili per qualche secondo. 

"C’è qualcuno in casa?"

Hermione nega con un movimento del capo, tenendo ben ferma la mano sulla tazza bollente: se sta scottando, allora è vero che Fred è lì in piedi, davanti a lei, "Ci sono… Ci sono io, la casa non è del tutto vuota."

"Ti credevo a Parigi."

"Sono tornata ieri." confessa, osservando il giovane coperto ancora dal giubbotto. Le guance sono arrossate, deve essere stato in strada prima di venire lì, "Pensavo che… " smette di parlare, perché non sa come dirglielo. È venuta lei a cercarlo, è venuta a prendere Fred. Il gemello si apre il giubbotto, lo appoggia ad uno dei divani della sala. 

Sono ore che gira per Parigi alla disperata ricerca di beccare Hermione per le strade, dopo che al Ministero gli hanno detto che a lavoro non si è presentata, che s’è presa delle ferie. Incassato il colpo si è diretto alla Senna, si è seduto su una panchina e ha aspettato. La lettera con il nome della giovane stropicciata in una tasca, quasi rotta, gli impone di essere uomo almeno una volta nella vita. Se l’è così immaginata seduta al suo fianco, a fargli vedere quello che sta dall’altra parte della riva e ha sorriso. C’è voluto il Ministero per fargli capire che si ha sempre tempo, si ha sempre un’altra possibilità: poco importa che Hermione fosse lontana, poco importa che non fosse mai tornata. Sarebbe andato lui a prenderla, è stanco di rimanere sul filo del rasoio: l’avrebbe conquistata di nuovo. 

"Pensavo che non saresti mai venuto." confessa infine lei, stringendo la presa sulla sua tazza. 

"Ti credevo a Parigi." Fred le ripete avvicinandosi e scaldandosi le mani contro la ceramica, sfiorando le dita di lei, "Quindi sono andato a Parigi."

 

Fine

 

   
 
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