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Autore: Isidar27    28/07/2020    1 recensioni
"Ma mentre portava una mano a toccarlo la sua delicata aveva sfiorato quella forte dell’altro. E in quel contatto Loki aveva avvertito un brivido attraversarlo scuotendolo fin nel profondo, facendogli mancare il fiato.
D’improvviso la folla, la gloria, gli applausi, tutto era sembrato insignificante davanti a quegli occhi blu.
Era stata una sensazione mai provata, per Loki, qualcosa che lo aveva tenuto inchiodato lì sospeso e in attesa, ma di cosa...non avrebbe saputo descriverlo lucidamente." Una Thorki AU nata ascoltando proprio la voce di un poeta, ma...della musica! Buona lettura =) Isidar27
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Odino, Thor
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The court poet

E` venuto il corvo di mare a predirmi la sorte; 
tempo tu non avrai di fuggire ti raggiungono già! 
Strapperanno i tuoi occhi, bruceranno il tuo cuore! 
Tempo tu non avrai di fuggire ti raggiungono già…

 

La pelle di lui, il sapore che aveva e che avvertiva sulle labbra premute contro una guancia appena ruvida.
Il sudore gli scendeva dalla fronte mentre quello spingeva e spingeva tutto sé stesso nel suo corpo. Senza tregua. Senza dargli un attimo di respiro. Esattamente come voleva che fosse.

«Mio p-principe…» ansimò.

L’altro sollevò lo sguardo su di lui, ma non vi lesse orgoglio, il poeta, solo una profonda supplica.

«Ti prego…sono con te…vorrei solo…solo essere il tuo amore, Loki.» 

Avvertì le lacrime salirgli agli occhi. Lì pressato sotto il corpo perfetto del suo amante sul letto vecchio e cigolante di quella stanza nell’ala del castello dove nessuno passava mai, ma che per loro era un rifugio, un luogo dove potersi amare senza che orecchie indiscrete li udissero o occhi cattivi li giudicassero. 
Un principe e un poeta di corte, un nobile e un popolano che sapeva comporre bei versi per chi serviva. Eppure proprio uno dei suoi padroni aveva visto al di là della semplice bellezza di quelle parole. Era andato oltre arrivando a comprendere il cuore e l’anima dell’uomo che le aveva scritte e infine egli aveva composto versi bellissimi solo per lui.

«Ah Thor!» gemette Loki. Il respiro ormai a mancargli, la vista annebbiata, gli occhi blu mare del suo principe come unico contatto con la realtà. O era tutto un sogno? 

«Thor…Thor…»ansimò completamente arreso alla frenesia di quella passione. «A-amore…» Lo chiamò in ultimo.

Thor fissò lo sguardo nel suo e anche nei suoi occhi affiorarono delle lacrime.
Il biondo premette le labbra su quelle del moro con dolcezza in un bacio bagnato che non riusciva a tener nascosta la tristezza che entrambi provavano.
In quell’attimo per Loki fu come se il suo corpo perdesse di consistenza. Lo percepì assurdamente leggero tanto da non avvertire quasi la sua stessa essenza lasciarlo con violenza e riversarsi sul corpo suo e dell’uomo che amava mentre un acuto e lungo gemito usciva dalle sue labbra. Nemmeno quella dell’altro che lo riscaldò dentro parve ridestarlo. Loki si sentiva avvolto da una sensazione di pace come da una sorta di scrigno, uno scrigno che teneva lui e Thor al sicuro tra la sue pareti preziose. 
Ma se nel suo cuore il poeta sperava che ve li tenesse per sempre la crudele realtà era un’altra.
Thor lo guardò esausto e portò una mano ad accarezzargli con delicatezza una guancia.
E poi dalle sue labbra un sussurro, il più importante dei segreti.

«Ti amo Loki.» 

Io non ho paura di dovere morire
e tu vecchio corvo 
i suoi occhi strapperai. 
Io non ho paura, molto a lungo ho cantato 
ma il suo cuore falso come il mio brucerà!

Si svegliò al freddo e sul pavimento duro della roccia di una caverna buia. Anche il giorno prima aveva camminato ore intere ed era infine crollato esausto, ma perché si ostinasse a scappare spesso lo dimenticava.   
L’avrebbe trovato, quel vecchio re, l’avrebbe trovato e lo avrebbe punito per le sue colpe. Sfuggire alla sua vendetta…era impossibile.
Ma lui aveva osato troppo innamorandosi della persona sbagliata, dell’uomo sbagliato…

Avrebbe potuto essere tante cose, Loki, un buon sarto come suo padre, o un buon servitore come sua madre, invece fin da piccolo aveva composto versi e poi una volta si era messo a recitarli nella piazza della città. 
Nell'udire quel giovane e le sue belle parole  tutti gli avevano applaudito e fatto i complimenti e a lui…era maledettamente piaciuto. 
Il suono delle mani che battevano in un applauso, i “Bravo!” e gli “Ancora!” gridati dalla folla, qualcuno gli aveva lanciato anche dei fiori e del denaro. 
Quell’euforia era qualcosa che lo aveva stregato da subito e aveva deciso che non ne avrebbe fatto più a meno.
Così ancora giovane aveva preso a viaggiare per le corti e ovunque andasse il risultato era sempre lo stesso. Conti e marchesi gli avevano offerto di fermarsi presso le loro lussuose dimore e lì restare, ma lui accettava sempre per pochi giorni e poi ricominciava a viaggiare.
Dopo tre anni di vagabondare era infine giunto in una città maestosa, imponente e certamente molto ricca. 
Lì aveva trovato una piazzetta dove troneggiava una fontana di marmo raffigurante il dio Pan che suonava un flauto tra ninfe danzanti e lo aveva ritenuto il luogo adatto per prendere subito a recitare i suoi versi più belli. 
In pochi minuti una folla gli si era radunata intorno e così tante persone Loki non le aveva mai viste. Così aveva deciso che sarebbe rimasto per qualche giorno in quella città.
Ogni giorno raggiungeva la piazzetta di Pan e lì prendeva a recitare e continuava fino a che non calava la sera.
Tutti gli sorridevano rapiti dalle sue parole, i musici gli facevano compagnia con i loro strumenti e c’era anche qualche giovinetta che si lasciava condurre dalla sua voce in una danza armoniosa. A Loki piaceva tutto quello e gli sembrava che il suo pubblico non fosse mai lo stesso, ma cambiasse ogni giorno tranne per…una sola presenza.
C’era un giovane, bello, alto, biondo e dagli occhi color del mare. Egli ogni giorno era presente in prima fila e lo ascoltava attento e in silenzio, tuttavia pareva fossero i suoi occhi a voler dire molto.
Al tramonto del quinto giorno il giovane si era infine fatto coraggio e lo aveva raggiunto mentre Loki, avendo terminato di recitare, chiacchierava con alcune persone che gli stavano rivolgendo i loro complimenti. Il poeta era di spalle in quel momento e un semplice «Ehm…» era stato il timido richiamo che lo aveva fatto voltare. 
Il biondo di fronte a lui teneva in mano una rosa rossa ancora bocciolo e sembrava come rimasto incantato da chi si trovava davanti.
Loki, lusingato, aveva sorriso in segreto e visto che trovare le parole giuste gli veniva sempre facile aveva deciso di parlare per primo «Che fiore splendido.» Ma mentre portava una mano a toccarlo la sua delicata aveva sfiorato quella forte dell’altro. E in quel contatto Loki aveva avvertito un brivido attraversarlo scuotendolo fin nel profondo, facendogli mancare il fiato. 
D’improvviso la folla, la gloria, gli applausi, tutto era sembrato insignificante davanti a quegli occhi blu. 
Era stata una sensazione mai provata, per Loki, qualcosa che lo aveva tenuto inchiodato lì sospeso e in attesa, ma di cosa… non avrebbe saputo descriverlo lucidamente. 
Il giovane sconosciuto allora gli aveva sorriso spontaneo.

«Temo di essere stato incauto. Qualche giorno fa sono stato informato dell’arrivo di uno straniero che recitava in questa piazza. Sono venuto ad ascoltarlo come lo si fa con un menestrello qualsiasi, ma voi…sarebbe un’offesa definirvi tale.  Non trovo parole per descrivere la bellezza dei vostri versi. Avete parlato alla mia anima e...al mio cuore.» poi aveva guardato la rosa che teneva tra le mani porgendogliela «Per voi.»

Loki era rimasto qualche istante ancora in quegli occhi color del mare e guardando la rosa aveva esitato prima di sorridere con dolcezza ed accettarla timidamente.
Nient’altro erano riusciti a dirsi i due quel giorno, entrambi scossi dentro, entrambi forse stupiti dalle loro stesse emozioni, ma nei giorni successivi Loki non era ripartito come gli era invece solito fare.
Quella volta si era fermato per qualcuno, si, per quel giovane che mai era mancato di venirlo ad ascoltare e che lui sempre sperava di vedere. Ma un pomeriggio lo sconosciuto non si era presentato.
Loki lo aveva trovato strano e ancor di più che due guardie gli si fossero avvicinate ordinandogli di seguirle. 
Aveva obbedito ed era stato presto condotto fino al castello di Odino, il re di quella città. Immaginate il suo stupore quando accanto al vecchio sovrano aveva visto il giovane biondo. Così il poeta aveva scoperto che egli altri non era che il principe di quella città.
Thor, così si chiamava il principe, aveva parlato a suo padre della bravura di Loki e il re, dopo avergli chiesto di recitargli qualcosa, gli aveva non proposto, ma ordinato di rimanere alla sua reggia come poeta di corte fornendogli una stanza e tutto ciò che desiderasse.
A Loki, che era uno spirito libero e dedito all’avventura, quell’imposizione non era andata affatto bene, ma non aveva potuto sottrarvisi. Il principe Thor tuttavia, visibilmente mortificato per quanto accaduto, aveva tentato in ogni modo di farsi perdonare e a dirla tutta al poeta non erano bastati che pochi giorni per affezionarsi a lui e accettare le sue scuse. 
Man mano che il tempo passava i sentimenti del principe per il poeta di corte erano sempre più evidenti e solo uno stolto avrebbe detto che non fossero corrisposti.
Per cinque anni Loki aveva vissuto alla corte del re e in quel tempo molto era cambiato tra lui e il suo principe. Il moro non avrebbe mai dimenticato il loro primo bacio tra i rami di glicine in fiore. Thor lo aveva condotto lì per mostrarglieli in una notte di luna piena in primavera.
Gli aveva staccato un ramo carico di quei fiori violetti  e dal profumo persistente porgendoglielo. E mentre il moro ne sfiorava qualche petalo delicato il biondo si era timidamente proteso verso di lui dandogli un bacetto su una guancia. 
Loki aveva sgranato gli occhi e fissato l’altro stupito, ma il suo stupore non era dato da ribrezzo o disgusto, tutt’altro. Era colpito dal coraggio del principe che però, subito dopo quel gesto, aveva puntato lo sguardo a terra arrossendo come i vessilli scarlatti del regno di suo padre. Ma Loki aveva cercato i suoi occhi sollevandogli il mento e sussurrandogli…

«Vorrei foste mio, allo stesso modo in cui io mi sento vostro.»

Thor, a quelle parole, non aveva atteso oltre e cingendogli la vita aveva fatto incontrare le loro labbra in quello che sarebbe stato il primo di infiniti baci. 
Per cinque anni i due giovani avevano coltivato quella passione proibita amandosi con l’amore del cuore e quello del corpo, ma alla fine la verità doveva essere venuta alla luce. Probabilmente era accaduto quando il principe era stato promesso in matrimonio ad una principessa di una terra vicina. 
Da quel giorno Loki e Thor non erano mai allegri e ciò non era sfuggito ai servitori pettegoli di corte. Anche i versi del poeta erano pieni di tristezza e chi lo ascoltava veniva subito colto da una profonda malinconia.
Infine, a due settimane dalle nozze, il matrimonio era stato annullato per volontà del re. Nessuna spiegazione era stata fornita a riguardo, ma re Odino aveva annunciato a suo figlio di prepararsi, che l’indomani sarebbe partito per una guerra nei territori alleati. E così era stato.
Tra le lacrime e il dolore Loki era rimasto a corte nell’attesa di vedere il suo amore tornare da lui, poi, all’alba di una mattina di febbraio, un corvo era volato sul davanzale della sua stanza da letto. I corvi erano gli uccelli addestrati che il re e la famiglia reale usavano per inviare messaggi segreti e a Loki quella visita era parsa strana, ma legato alla zampetta dell’animale ecco che aveva trovato un piccolo biglietto.
Lo aveva aperto leggendo le poche righe che conteneva.

“Fuggi amore. Mio padre sa e  ti vuole morto. T.”

Aveva impiegato un secondo a comprendere e tosto aveva preso il suo mantello ed era fuggito via senza lasciar traccia di sé. 
Era così che funzionava. Re Odino dava un ordine e bisognava morire. Morire per aver osato amare. Morire per la follia di un vecchio crudele.
Non importava che Loki gli fosse stato fedele servendolo con devozione e intrattenendolo ogni volta che i suoi servigi erano stati richiesti. Né lui né Thor potevano decidere liberamente dei loro sentimenti e questo li rendeva più miseri di coloro che non tenevano niente, ma perlomeno non vivevano come degli schiavi nel castello del re. 
E così erano finite le folle, gli applausi, la gloria. 
Al posto degli alloggi lussuosi che gli riservavano i suoi ospiti nelle varie città ora aveva la pietra fredda e dura del suolo per letto.
Al posto delle grida di esultanza, i fischi del vento che lo piegava con forza.
Al posto dei fiori e del denaro distese di neve l’inverno e pochi frutti commestibili l’estate. 
Ormai era in fuga da due anni e mai si era fermato, sempre nascosto e al limite della sopravvivenza, ma senza cedere per non rendere vano l’avvertimento del suo amore.
E Thor… chissà se era vivo, se lo pensava e lo amava ancora. Se come lui ripensava alla loro ultima notte insieme, al modo in cui si erano amati, a ciò che si erano detti in quelle ore prima che il principe partisse per affrontare la punizione che suo padre aveva deciso per lui. La guerra!
E a Loki, se l’avessero preso, invece sarebbe toccata la tortura per aver sedotto il figlio del re ed infine la forca.
Ma anche se il moro aveva resistito tanto, adesso il suo corpo non ce la faceva più…


I cavalieri del re non avevano mai smesso di cercarlo in tutto quel tempo ed infine lo trovarono quella stessa mattina di dicembre. Era terribilmente difficile scappare nella neve, soprattutto se si era così stanchi. I piedi erano gelati. L'aria nei polmoni come affilati coltelli di ghiaccio. Avrebbe voluto farcela, ma…poteva? No, no non poteva.
Un passo e poi un altro ed infine si ritrovò tra le rocce di una valle innevata. Quelle, che lo circondavano, erano alte e possenti e troppo irte da scalare.
Ansimando, stanco e distrutto, Loki si voltò avvertendo i nitriti dei cavalli e delle grida. I cavalieri, poco dietro di lui, scesero da cavallo e presto lo circondarono.
In un ultimo tentativo di salvezza Loki estrasse un pugnale dalla cinta e lo sollevò. Si sarebbe difeso fino alla morte. Ma quelli anziché avanzare ed imprigionarlo come si aspettava si divisero perfettamente in due parti e fecero spazio per lasciar passare qualcuno. Ma chi? Il re? Voleva ucciderlo di persona? La sua vita valeva così tanto  perché Odino stesso fosse venuto ad ucciderlo?

“E così sia!” si disse Loki stringendo il pugnale; gli avrebbe fatto pagare tutto: la sua fuga, il suo dolore, l’avergli portato via Thor…

Mentre faceva questi pensieri un cavallo si fermò nello spazio libero tra i cavalieri e qualcuno vi discese incamminandosi verso di lui. Loki  a quella vista si ritrovò a sbattere le palpebre più volte confuso. Probabilmente era solo un ultimo miraggio prima di morire, ma verso di lui stava avanzando una figura alta, avvolta in un mantello rosso, ma dal volto scoperto. Un uomo dai capelli dorati e dagli occhi blu come il mare…
L’incredulità e lo stupore che colsero il moro rischiarono di farlo cadere. Così fu. Cadde, Loki, la mano che stringeva il pugnale debolmente sollevata, l’altra affondata nella neve a cercare di sostenere il suo corpo.  

«N-non è possibile» balbettò incredulo il poeta.

Ma l'altro avanzò fino a lui e si chinò alla sua altezza. Gli sorrise con occhi lucidi dall’emozione, ma Loki non poteva crederci.

«Non sei reale. Non sei tu...il mio...il mio Thor.» Mormorò quasi piangendo mentre un groppo gli stringeva la gola. 

Per tutta risposta una lacrima venne a galla dal mare blu che erano gli occhi dell’altro.

«Invece sono io. Sono qui Loki.» disse quello con un filo di voce. Subito si tolse il mantello e glielo pose sulle spalle. A quel gesto il moro abbassò la mano che reggeva l’arma che finì abbandonata nella neve.

Con mani tremanti ed estrema delicatezza Thor sollevò il mento del moro e lo guardò dritto negli occhi «Ti ho cercato così tanto amore mio. E alla fine…ti ho ritrovato.»

Loki lo fissava incredulo. Allungò una mano per sfiorargli una guancia; sapeva che non avrebbe trovato che aria, che nemmeno il leggero peso che avvertiva sulle spalle fosse reale.
E invece vi riuscì! Lo toccò ed avvertì il contatto della barba corta dell’altro sui polpastrelli e il pizzicore che questa gli provocò gli diede prova che tutto quello fosse reale.
A quel punto l’emozione o forse la stanchezza vinsero su di lui «Thor…» sussurrò dopodiché il moro perse i sensi. 

 

Non riusciva a capire cosa fosse il caldo tepore che si sentiva addosso, ma era così diverso dal freddo che provava di solito e non solo sulla sua pelle. A giudicare dalla morbidezza del suo giaciglio doveva essere disteso su un letto e udiva lo scoppiettio del fuoco come ci fosse un camino da qualche parte. Non sapeva cosa fosse né dove si trovasse eppure non voleva allontanarvisi. 
Qualcosa però gli stava sfiorando delicatamente il viso e a quel contatto, seppur leggero, Loki si sentì riportare alla realtà. Sbatté le palpebre e come aprì gli occhi comprese che ciò che avvertiva non erano che delle lievi carezze che gli stava apponendo Thor sulle guance. Il biondo, seduto accanto a lui, gli sorrideva e il suo sguardo era carico di felicità mista ad una lieve malinconia.

«Sei così smagrito amore mio.» disse infatti Thor con voce incrinata «Ti farò portare qualcosa di caldo e della carne. Vedrai che ti rimetterai presto. Penserò io a te adesso.» 

Loki lo fissò ancora incredulo; sembrava non importargli nulla che non fosse averlo davanti. Allungò una mano verso il suo volto e  sfiorò delicatamente le sue labbra con la punta delle dita. 

«Sei…sei vivo.» sussurrò.

L’altro annuì.

«Si amore. La guerra è finita. Ho combattuto con tutto me stesso per tornare a casa. Per tornare da te.»

Loki sorrise, ma di colpo si gelò. Seppur debole si aggrappò alle braccia di Thor con urgenza.

«Thor…tuo padre…io devo…dobbiamo scappare.»

Ma il biondo scosse la testa «Non ce ne sarà bisogno Loki. Non più. Mio padre…è morto.»

Il moro sgranò gli occhi «C-come?»

«Si amore... è stato ucciso…» spiegò quello tranquillo senza interrompere le sue carezze. 

«Ma…come…e da chi?»

Il biondo lo fissò un istante in silenzio e prese un respiro «Dal suo stesso orgoglio.»

Il moro lo guardò stupefatto e Thor proseguì.

«Il re per cui ho combattuto in questi anni era un uomo saggio e giusto. Dopo averlo servito e avergli permesso di vincere la guerra mi ha chiesto come poteva sdebitarsi. Gli ho chiesto un piccolo esercito per liberare il mondo dalla tirannia di mio padre, nota anche ad altri regni. Poi sono tornato a casa. Volevo deporlo e imprigionarlo tuttavia egli ha sacrificato molte vite dei suoi soldati piuttosto che cedere fino a che non glien’è rimasta nessuna.»

Loki trattenne il fiato, ma il biondo non si scompose.

«Ho ucciso uomini Loki solo perché portavano colori diversi da quelli per cui combattevo io. Ho dovuto farlo se volevo salva la vita, se volevo tornare da te. Mio padre invece ha deciso per capriccio della vita e della morte di chi voleva a suo piacimento per anni. Compresa quella di suo figlio. E come ho saputo che voleva ucciderti…» strinse i pugni «Il mio cuore e la mia anima non si sono dati pace. Ho giurato che se ti avesse torto anche un solo capello avrebbe pagato cento volte tanto un simile gesto. Ma benché fossi così…arrabbiato e volessi essere spietato come lui, non credo di possedere il suo stesso cuore crudele. Gli ho concesso di avere la vita salva, come prigioniero, ma lui ha preferito morire per mano della sua stessa spada.» Poi sorrise con tenerezza al moro.«Sta tranquillo, non ti farà più del male, nessuno te ne farà.» 
Gli si fece più vicino e gli sfiorò la fronte con le labbra «Dormi adesso amore. Hai bisogno di riposo.»
Ma il moro lo guardava come temesse qualcosa e il biondo lo intuì «Sarò qui con te per tutto il tempo e poi staremo insieme e…saremo di nuovo felici. Te lo prometto Loki.» 

Loki non voleva chiudere gli occhi. Non poteva crederci, credere che fosse tutto vero. Che poteva smetterla di aver paura perché tutto sarebbe andato bene. Ma la stanchezza era così grande e lui tanto debole….
Avvertì le palpebre appesantirsi e le mani indebolire la presa sulle braccia del compagno. 
L’immagine di Thor prese a sbiadirsi e in quell’istante dentro di sé le parole che aveva taciuto per tanto tempo e che avrebbe voluto dirgli si fecero strada nel suo cuore come volessero uscire e farsi udire con prepotenza. Fece per aprir bocca, ma non vi riuscì, non aveva più forze…
Ma tant’era. 
Poteva attendere il tempo del riposo.
Al risveglio, quando di nuovo si sarebbe trovato il suo amore al fianco, non avrebbe tralasciato di dirgliene nessuna e dopo avrebbe potuto finalmente riprendere a comporre e recitare per il suo Thor...e non avrebbe più smesso.

Fine.


Note:

Ahoy ❤️
Lo so sempre più follia 🤸🏻‍♀️🤸🏻‍♀️🤸🏻‍♀️ Allora tanto per darvi un’idea una sera stavo facendo un po’ di ricerche per Phoenix con le cuffie nelle orecchie e ad un certo punto parte “Il poeta di corte” di Angelo Branduardi (cit inziale) e sbam questa idea 🙈
Liberi di dirmi che è un disastro capirò, capirò 😅😅😅
Bene nuntio vobis gaudium magnum che dopo due settimane impossibili alla vita ho iniziato a scrivere il capitolo 8 di Phoenix! 🎉
Spero di pubblicarvelo il prima possibile, nel frattempo però un grande abbraccio e alla prossima storia! 🤗💕

 

   
 
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