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Autore: OMGWRITER    28/07/2020    0 recensioni
In cui una ballerina è destinata a danzare in eterno e una sagoma senza volto la risveglia dal torpore in cui è caduta.
#StorieBrevi
Dal testo:
I due si ritrovano in quell’esatto istante, senza neanche sapere di essersi cercati fin dal principio.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la storia di una ballerina dall'anima rotta.

Ella fa parte di un carillon che emette un suono muto.
Gira su se stessa, con grazia, sulle punte, con una gamba sollevata e lo sguardo vacuo. 
Non ha bisogno della musica per danzare.

Vive in una dimensione estraniata, dove nulla esiste se non la danza, continua a girare su se stessa senza smettere mai. 

E' sola. 
Non se ne cura però. 
Continua a danzare. 

Una sagoma senza volto, nel frattempo, gira attorno al carillon e detta il ritmo. I movimenti della ballerina seguono le sue direttive con estrema precisione. 

Ella continua a volteggiare su se stessa, sotto la supervisione della strana figura che non si perde nessun suo movimento. 
Lei vive per ruotare all'infinito su se stessa, lui per assicurarsi che lei continui a farlo.

Lui la guarda, senza vederla davvero. Lei invece è concentrata sulla precisione dei propri movimenti. Non può permettersi di sbagliare. Il suo corpo segue una sequenza che nessuno sembra essere degno di interrompere. 

La ballerina ha lo sguardo vuoto, nessuna emozione turba il suo volto scolpito, nessun particolare che la circonda è degno della sua considerazione.

E' circondata dalle macerie di un castello crollato tanto tempo fa. 
Da allora ha smesso di vedere. 

Non c'è molto che valga la pena vedere dove la distruzione ha lasciato la sua incisione. 

La ballerina ha rinunciato ad amare, perché l'esperienza le ha insegnato che amare significa morire. Quindi si mantiene viva danzando. 
La danza non conosce il dolore. 
E la ballerina non vuole mai più provare dolore.

La dimensione nella quale è imprigionata si caratterizza per una monotona routine. 

D'un tratto, però, accade qualcosa di inaspettato. 

La ballerina, durante il suo volteggio, perde l'equilibrio. 

I suoi movimenti diventano goffi e impacciati. Ella si guarda attorno spaurita, consapevole che presto la sua danza sarà interrotta dalla sua caduta.
Muove le braccia in cerca di qualcosa.
Di un appiglio, probabilmente.

Ed ecco che una mano ferma e decisa afferra quella minuta della ballerina, impedendole di schiantarsi al suolo. 

Quest'ultima chiude gli occhi, sospirando di sollievo. Quando li riapre incontra lo sguardo del suo salvatore. 

La sagoma senza volto ha un volto. 
Ed è un volto piacevole da guardare, gentile, ma soprattutto familiare. 

C'è un istante, un solo istante, in cui il tempo resta sospeso ed entrambi si guardano sorpresi, come se si vedessero per la prima volta. 

I due si ritrovano in quell'esatto istante, senza neanche sapere di essersi cercati fin dal principio.

Ella ricorda, ora. Ricorda ogni singolo momento.
Ricorda i giorni in cui esisteva solo per danzare. Con lui. I giorni in cui le loro gambe si intrecciavano coordinate, in cui lui la faceva volteggiare su se stessa, e un sorriso le adornava il volto fanciullesco. Ricorda i loro corpi fusi, il suo respiro sul volto. Ricorda un mondo a colori, con sfumature rosse miste a pennellate di nero. Ricorda il calore della sua mano, le gambe molli, il respiro mozzato. Ricorda il brivido dell'emozione che solo lui era capace di trasmetterle.
Esisteva qualcosa più importante della danza allora, qualcosa di più prezioso. 

Lui, nel frattempo, continua ad accompagnarla. Le tiene stretta la mano, mentre gira attorno al carillon, consentendole di continuare a ruotare su se stessa. 

E' lui. E' la stessa figura che, camminando attorno al carillon, dettava il ritmo dei suoi movimenti. 
La stessa figura a cui lei non aveva mai prestato attenzione. 

Ora lo vede chiaramente, però. 
E ricorda.

Lentamente, leggero come una brezza estiva, il suo cavaliere lascia andare la presa. 
La ballerina riprende a ruotare su se stessa, questa volta libera dal suo aiuto. 

Il suo sguardo però non è più vuoto. 

Il cavaliere si allontana passo dopo passo, dopo averle voltato le spalle.

Ella vorrebbe chiamarlo solo per chiedergli a cosa è dovuto il peso che avverte sul cuore, sembrava così saggio, probabilmente avrebbe saputo darle una risposta esaustiva, o addirittura curarla, perché era così che si sentiva: come se fosse stata colpita da una strana malattia.
Però non ricorda il suo nome. 

Il cavaliere svanisce nel buio, diventando parte di esso. 
Anche lui ricorda, ma si tratta solo di questo: un piacevole ricordo. 

Fin dall'inizio, è stata sempre la ballerina ad aver bisogno di lui, e anche alla fine la situazione si è ripetuta uguale al principio. 
Forse la ripetitività sarà la sua più grande condanna. 

Ed ecco che un sentimento le sboccia sul volto.
Una lacrima solitaria le traccia il percorso sul viso mentre i suoi occhi osservano il buio che ingloba il suo nobile salvatore.

Il carillon continua ad emettere la stessa musica muta, la routine sembra essere ristabilita. 

C'è solo un piccolo particolare.

La ballerina ha smesso di ballare.

   
 
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