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Autore: _Niente_Paura_    28/07/2020    0 recensioni
Una nuova e misteriosa malattia si sta diffondendo a macchia d'olio tra la popolazione. Questa sembra essere collegata con il distacco dalla realtà.
La famiglia Stevenson, la protagonista di questa storia, ha avuto il dispiacere d'incontrare questa strana e terribile malattia.
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Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Nota : Questa storia fa parte di un ciclo di storie, ma non è necessario leggerle per comprendere la storia.

 
La disgrazia d'una famiglia


Era notte fonda quando Mike stava posando l'attrezzatura da lavoro. Da poco rientrato a casa, s'accingeva a stendersi sul letto per riposare. Eppure in quel momento percepiva qualcosa di strano, aveva una strana sensazione.
In fatti da lì a qualche secondo dopo squillò il cellulare. Sullo schermo nero v'era scritto il nome del contatto. Eve.
Stranito, ma al contempo preoccupato, si precipitò a rispondere al telefono.
-Pronto?-
-Miky, dove sei?- Sospirò amaramente il ragazzone.
-Mamma, sono a casa.- Dall'altro capo del telefono la donna sembrò inasprirsi.
-Per quale motivo non sei rientrato in casa?-
-Mamma, ho 30 anni ormai.-
-Ma quali 30 anni? Sei soltanto un moccioso di 12 anni.- D'altro canto Mike si massaggiò le tempie con dolcezza, sollevando gli occhiali col dorso della mano.
-Mamma, va' a dormire.- Sentì appena una sillaba, ma non ebbe il tempo di sentirla, in quanto chiuse immediatamente la chiamata.
-Chi era ?- chiese impiastricciato di sonno Lorian, il quale giaceva sul letto con il viso spalmato sul cuscino. D'altro canto Mike l'osservò un poco divertito, andandosi a stendere sul letto e ad accarezzargli i lunghi dread.
-Mia madre.- Uno sbuffo da parte dell'uomo sonnecchiante, mentre l'altro rideva.
-Domani andrò a farle visita.-
-Fa' un po' come ti pare, io non ci vengo.-
-Anche poi lei non gradirebbe la tua presenza.- Un sorriso amaro comparve su entrambi i volti, ma entrambi sapevano che questa realtà forse non sarebbe mai cambiata.


Il sole picchiettava sul naso importante del ragazzo, procurandogli non poco fastidio. Si tolse le coperte di dosso e si tirò su. Stese per bene le braccia, facendo scrocchiare la schiena, poi strizzò gli occhi ed aprì la bocca.
Fece velocemente colazione, per poi fiondarsi in macchina con ancora i neuroni fumanti dal sonno.
Girò la chiave ed il motore rombò, poi gli occhi da chiusi divennero più che aperti quando le iridi nocciola intercettarono una figura proprio dinanzi lui.
Un'anziana signora stava proprio davanti la macchina, e sembrava non volesse proprio spostarsi da lì.
La donna presentava un viso scarno, gli occhi affossati, il viso di un generale colore pallido ed i capelli bianchi arruffati.
Il ragazzo scese velocemente dall'autovettura, per precipitarsi dinanzi la donna.
-Mamma, cosa diavolo ci fai qui?- A tale domanda, l'anziana signora si voltò verso il figlio con aria assorta.
-George, dov'eri finito?- Inclinò la testa Mike, era da tanto tempo che non sentiva pronunciare il nome di suo padre.
Chinò il capo, poi cercò d'accompagnare la madre sul sedile del passeggero. Così, dopo aver sentito lo sproloquio di questa, Mike riuscì a partire, per riportarla alla casa di cura.


S'accostò, poi scese dalla macchina, ed andò ad aprire lo sportello alla madre. Questa con un certo tremore prese la mano del figlio, poi con calma si fece accompagnare all'ingresso della casa di cura.
Si lasciò guidare dal giovane, e si sedette senza fare troppi problemi.
-Vado a parlare con l'infermiere.- Le disse -Non ti muovere da qui, per nessuna ragione.- Annuì Eve stranamente docile. La osservò per qualche attimo incuriosito, poi le voltò le spalle per andare a parlare con l'infermiera alla reception.
-Buon giorno, ho riportato indietro Eve Stevenson.- Un sospiro di sollievo dall'altra parte, una donna sulla cinquantina lo stava osservando con aria sorpresa.
-Era davanti casa mia, e dista a circa un chilometro da qui. Mi potreste spiegare come ha fatto ad arrivarci?- Incalzò Mike un poco scocciato.
-Signore, posso sapere la sua identità?- Lo interruppe l'infermiera, seppur con un certo garbo.
-Sono il figlio della paziente, Mike Stevenson.-
-Capisco signor Stevenson, può confermare la sua identità?- L'uomo cacciò da portafoglio la tessera sanitaria, la controparte la controllò per poi uscire dal gabbiotto in fretta e furia.
-Signor Stevenson, la situazione è molto grave. Come mai non è mai venuto in questi anni?-
-Mia sorella si è sempre occupata di tutto, e ora che non c'è più tocca a me suppongo.- Annuì la controparte, seppur un po' indispettita.
-Signore, deve però capire che sua madre ha bisogno di costanti visite. Sua sorella è da anni che è morta e da allora la salute di sua madre è peggiorata irrimediabilmente.-
Provò ad aprire bocca l'uomo, ma fu incalzato dall'infermiera che continuò.
-La signora Stevenson soffre di demenza senile, ed ormai è agli sgoccioli. I primi giorni farfugliava, ma solo di rado, ma col passare dei mesi e degli anni, è come se si fosse allontanata dalla realtà.- Deglutì la donna, per poi condurre l'uomo oltre la porta di servizio. Mike entrò, seguendo questa.
La trovò che frugava nei vai cassetti, poi estrasse una fiala con del liquido trasparente.
-Vede Stevenson? Secondo lei cos'è questo?- Farfugliò qualcosa l'uomo, ma nulla di concreto e sensato.
-Sangue. Sua madre ha il sangue trasparente in corpo.- Abbassò gli occhi, quella situazione era così surreale. Non stava accadendo per davvero! Doveva esserci un errore.
-Questa è una condizione che si sta diffondendo a macchia d'olio fra i pazienti affetti di demenza senile o simili.- Posò con delicatezza la fiala.
-Lei sa cosa significa avere dell'acqua al posto del sangue?- Oh certo che lo sapeva Mike, lo sapeva fin troppo bene. Suo padre George era morto per colpa di quella strana maledizione del nuovo millennio.
-Lei dovrebbe venire più spesso, per riportarla alla realtà. Ieri abbiamo provato a chiamarla, ma ha risposto la segreteria.-
-Ieri notte mi è arrivata però una chiamata.-
-Avrà chiamato prima di scappare.- Ipotizzò l'infermiera uscendo dalla stanza.
-Ma come ha fatto a trovare casa mia, non sapeva dove io vivessi.-
-Sarà stato un caso.- Concluse con freddezza l'infermiera, sbattendolo fuori dalla stanza dei prelievi.


La sala d'attesa era piena, ma non v'era l'ombra della madre. Il giovane Mike ebbe una forte carica d'adrenalina, ed il cuore cominciò a pompare furiosamente sangue.
-Mi scusi infermiera, ma mia madre non c'è.-
-Come non c'è? Eppure gli inservienti sanno chi è sua madre … com'è possibile che l'hanno lasciata scappare. Deve essere qui nei paraggi.-


Quando George era morto, Eve non se ne era accorta per tutta la notte. Poi, quando sorse il sole, si alzò un urlo quasi sovrumano. Tutt'ora Mike quando pensava a quelle ore, non riusciva a concretizzare i fatti. Sembravano fumosi, irreali, come se lui fosse uno spettatore esterno. E quando fu il momento dell'elogio funebre, quasi non sentiva le parole della sorella Kat, o il singhiozzare della madre Eve. Non era reale il volto cianotico del padre George, morto per un problema di necrosi ai tessuti. Così come i messaggi di condoglianze dei parenti, gli abbracci.
Tutto era così freddo e distaccato, come il cadavere di suo padre che da lì a poco sarebbe stato mangiato dai vermi.


Ora era grande, sapeva benissimo che era un modo d'affrontare il lutto. Non c'era nulla di sbagliato in lui. E allora perchè stava provando la stessa identica cosa fissando il corpo inerme di Eve?
Non chiamò nessuno, si sedette accanto a lei e cominciò a fissare il muro. Fu un'inserviente a trovarli, e restò attonito nel veder Mike rannicchiato in posizione fetale, all'altezza del ventre della madre. E nel mentre a bassa voce, bisbigliava delle parole quasi incomprensibili.
Il volto di Eve era rivolto verso l'alto, mentre le labbra erano dischiuse. Gli occhi esplosi, come se avessero subito una forte pressione, e dalle orbite scendevano delle secrezioni ormai rapprese. La pelle era tutta di un colore cianotico, alcune zone addirittura nere.
L'inserviente fu preso dal raccapriccio, e restò lì veramente pochi attimi, per poi darsela a gambe chiedendo aiuto in maniera spastica.


Di casi così se ne vedevano a decine ormai, ed il numero non voleva accennar a calare, anzi sembravano volersi raddoppiare. Era la maledizione del nuovo millennio, ed il suo vessillo era il sangue trasparente.
-Signor Stevenson si alzi.- Gli avevano detto con tono docile gli infermieri e i dottori, eppure Mike non volle saperne nulla d'alzarsi.
-Signor Stevenson, dobbiamo eseguire l'autopsia.-
-E di cosa volete che sia morta?- Chiese questo scocciato -Lei è morta esattamente come gli altri, per colpa di quel dannatissimo sangue trasparente.-
-Se ci lasciasse fare l'autopsia potremmo trovare una cura.- Deglutì nervosamente, poi annuì alzandosi, seppur a fatica.
-Morirò a breve, vero?- Quel silenzio da parte dei dottori valse più di mille parole.


Il truccatore ai funerali di questi tempi era fondamentale, come avrebbe potuto presentare sua madre in quelle condizioni, altrimenti?
Ora che la guardava non sembrava neanche che fosse morta, e neanche orribilmente. Sembrava stesse dormendo e che da lì a poco si sarebbe risvegliata, come se non fosse successo nulla.
Le accarezzò la guancia con dolcezza, cercando di provar qualcosa, anche un briciolo di tristezza. Ma nulla sembrò voler trapelare all'interno del giovane Mike, il quale fissava il cadavere della donna senza alcuna espressione in volto.
Dopo ciò tornò a sedersi, e lasciò fare agli altri.
A cerimonia terminata s'accinse a dare l'ultimo bacio a sua madre. La squadrò per bene Eve, cercò di stamparsela in testa, e scacciar via quell'orribile visione di lei morta contorcendosi dal dolore.
Le diede un bacio sulla fronte, lasciando che il freddo e l'odore di morto penetrassero fin dentro le cavità orali. Dietro di lui una mano s'avvicinò e lo toccò con dolcezza. Si voltò, anche per ringraziare dell'eventuale gesto di conforto.
Il viso scarnificato di George gli era vicino a pochi centimetri, e poteva ben sentire il fetore di cadavere in putrefazione.
-Papà?- Il volto del padre aprì lentamente la bocca, lasciando che il fetore di decomposizione riempisse le narici di Mike. Questo chiuse gli occhi lacrimanti ed arricciò il naso per il disgusto.
Appena riaprì gli occhi, riuscì a vedere ,nei pochi istanti di luce, due tozze mani nere afferrarlo e spingerlo dentro la bara.


Quanto tempo era passato lì dentro? Secondo Mike un minuto, secondo gli addetti alle onoranze funebri più di un ora.
E mentre questi lo guardavano, chi con disgusto, chi con dispiacere misto a preoccupazione, Mike con non poco affanno si diresse verso casa, senza passar dal cimitero per dar l'addio alla madre.
Si buttò con non poca riluttanza sul divano, per poi con fatica chiudere gli occhi.
Quando li riaprì vide le orbite nere ed un tetro sorriso. Eve stava dinanzi a lui, mostrando sotto la luce diurna la sua pelle martoriata da gravi necrosi.
-Miky!- Esclamò questa, ottenendo dal figlio un sussulto che lo fece rizzare su in piedi.
-Miky! Adesso come stai!- Incalzò la donna inclinando la testa e seguendo i movimenti del giovane.
-Ma... mamma?- titubante il ragazzo, non fece un sol cenno per avvicinarsi alla madre, la quale era lì ben dritta e vispa.
-Sì Miky! Sono io! La tua mamma! Sei felice che io sia qui?- L'altro restando attonito, cercò d'aggrapparsi al divano.
-Oh! Miky! Neanche da morta mi vuoi vedere?- Gli occhi ora fin troppo allargati del giovane, fecero ridere di gusto la donna, la quale avanzò fino alla porta. Il pomello girò e dalla porta entrò un giovane e snello ragazzo, il quale teneva due buste della spesa.
-Mike, già di ritorno?- Chiese questo posando la spesa sul tavolo. Guardò il compagno sdraiato sul divano ed inarco un sopracciglio.
-Mike, tutto bene?- Chiese questo avvicinandosi con garbo all'altro ragazzo sdraiato sul divano. Notò immediatamente come lo sguardo di questo fosse assente, come se fosse perso nel vuoto.
Prese il volto smunto di Mike tra le mani, lo strinse forte e lo scosse.
-Mike! Svegliati! Sono io! Lorian!- Seppur intontito, Mike sembrò rinvenire.
-Hey! Tutto ok?- Chiese ora Lorian seduto al suo fianco. L'altro prese con dolcezza la guancia dell'uomo e gli diede un fugace bacio a stampo.
-Sei sicuro che vada tutto bene?- Incalzò Lorian non ancora del tutto rassicurato.
-Sì, sì ...-
-Sai che io ci sono, qualora tu ne avessi bisogno.-
-Certo Lory.-
-Ti amo.- Gli diede un bacio sulla guancia, dopo di che andò in cucina.
-Anch'io.- rispose quasi mormorando.


Ironico come le ombre portino paure, eppure si dice anche che la notte porti consiglio. Che siano vere entrambe? Quindi le paure potrebbero portare consiglio.
Ma non voleva pensar a questo Mike, il quale s'era infilato sotto le coperte in fretta e furia, alzando le coperte fin sopra la testa.
-Mike! C'è un caldo boia, cosa ti metti le coperte fin sopra la testa?- Così dicendo Lorian andò per scoprire Mike da quel dannato lenzuolo, e di tutta risposta si prese uno spavento bello grosso.
-WAAAAAA!- Urlò questo assalendolo e finendo sopra di lui a pochi centimetri dalla sua faccia.
-Ma che cazzo fai!- Protestò questo ridacchiando.
E non ci volle poi chissà quanto, che quella buffa interazione si trasformasse in un atto sessuale vero e proprio.
Le mani di Lorian sembravano solcare con delicatezza la schiena di Mike, il quale d'altro canto non sembrava fare più di tanto caso a ciò che li circondava.
Una volta che tutto culminò, Lorian si accasciò stremato al fianco di Mike, il quale lo teneva stretto a sé.
Passarono veramente pochi attimi, e Lorian già dormiva profondamente, mentre Mike fissava ancora il vuoto. Un punto non ben definito oltre lo spazio ed il tempo.
-Miky!Possibile che stai ancora con quell'idiota?- sgraziata come il gracchiare di una cornacchia, sua madre era ancora lì, nella sua testa, pronta a gracchiare una stronzata dopo l'altra.
Mugugnò Mike, senza rivolgerele la parola .Questa però, si adirò irrimediabilmente.
-Miky! Non m'ignorare! Sai bene che i morti non si fanno arrabbiare!- Disse la vecchia senza occhi con chiaro risentimento.
-E cosa vorresti fare?- Gli occhi si spalancarono, e le iridi nocciola scomparvero. Era come se i bulbi oculari si fossero ruotati.
-”Cosa potresti fare” Miky!- La voce era molto più dolce e morbida, poteva sentire le labbra secche della madre nell'orecchio.
Una forte scarica di paura attraversò il ragazzo. Questo sembrò non potersi muovere, non aveva per niente il controllo sulle sue braccia, ormai rigide tenute lungo i fianchi. Così come le gambe, le quali si spostavano da sotto le coperte.
Provò a muovere la testa, anche in maniere più tosto forte e decisa, ma non accadde nulla.
-Miky, cosa fai? Non puoi muoverti.- ridacchiò la vocina, mentre il sudore gocciolava dalla fronte di Mike.
A passi lenti e sghembi, il corpo di Mike s'avvicinava al bagno. Lorian stropicciandosi gli occhi alzò lo sguardo verso il compagno e l'osservò per qualche istante.
-Possibile che devi sempre svegliarmi per andare a pisciare.- Detto ciò risistemò il cuscino per rimettersi a dormire.
Ma non fece in tempo a chiudere occhio, che udì un tonfo sordo e dell'aria che entrava da una finestra o un balcone.
-Mike?- Si alzò furiosamente per precipitarsi nel bagno.
-MIKE!?- S'affacciò alla finestra e vide il corpo riverso a terra, molto probabilmente privo di vita.


Quando la polizia andò a studiare il caso, impiegò veramente poco tempo a dare una loro versione dell'accaduto.
Mike Stevenson era destinato a morir da lì a poco, in quanto il suo sangue era stato completamente sostituito con il sangue trasparente, che altro non era che dell'acqua.
A causa di possibili allucinazioni, Mike s'era buttato giù dalla finestra.
Eppure Lorian non volle crederci, era perfettamente lucido fino a cinque minuti prima della sua morte. Ma neanche lui poteva immaginare che l'avessero ucciso delle sinapsi parassitarie che aveva tra i suoi neuroni.




 
   
 
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