Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Aqua Keta    29/07/2020    5 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Il viaggio è stato terribile. Credevamo veramente di non riuscire più a rientrare”- Bernard versò il caffè nelle due tazze.
“Il tempo non è stato dei migliori. Mi spiace aver proseguito da solo …”- Andrè ne strinse una tra le mani per scaldarle.
“Freddo oggi eh?”
“Già. E pensare che stanotte il cielo era sereno, completamente sgombro da nubi”- spinse lo sguardo oltre i vetri della finestra –“Guarda che neve che viene!”
“Mh … “- bevve un sorso –“Così Alain ora è alla ricerca di Leah”
“Assurdo no?”
“Cerco di essere sempre ottimista. Tutto si risolverà al meglio. Vedrai”- lo rincuorò –“Allora, vediamo di riordinare un po’ le idee”- prese carta,  penna e inchiostro.
Andrè fece un lungo sospiro.
“Chi potrebbe aver motivi di odio nei confronti dei Jarjayes? Dissapori trascinati nel tempo ….”
“Oscar ebbe contrasti in passato con il Duca di Germain e il Duca d’Orleans …”
“E possiamo evitare di inserirli nell’elenco. Sono fuggiti in ottobre, poco dopo il trasferimento dei Reali a Le Tuileries”
“Scherzi?”
Sghignazzò –“Sai quanti nobili hanno lasciato il paese terrorizzati per quello che potrebbe loro accadere? Anche la contessa di Polignac è scappata, mi hanno riferito che probabilmente abbia riparato in Belgio”
“Ognuno pensa per sé”
“E chi non lo farebbe. La situazione per i nobili al momento non è delle  migliori. La rabbia popolare non si è certamente dissolta con la presa della Bastiglia, anzi. A raccontarla tutta la tensione non si è assolutamente assopita.”
“E Robespierre cosa ne pensa?- incuriosito.
“Mi sono allontanato dal gruppo poco prima del 14 luglio. Le sue idee hanno preso una piega differente, divergendo notevolmente dai valori che mi avevano spinto ad abbracciare la causa”
“A proposito di questo rammento che Oscar ebbe uno scontro con Saint Just …ma non credo possa avere a che fare con la sua scomparsa”
“No, assolutamente. Figurati”
“La questione si fa più complessa”- le mani incrociate sotto il mento.
“Ripercorriamo un attimo la sua carriera militare a questo punto”
“Come ti ho detto in precedenza ebbe un paio di incontri poco piacevoli con Il Duca di Germain e D’Orleans“
“E poi?”
“Avevo pensato a Victor Clement de Girodelle … ma si è suicidato ….”
“E nei Soldati della Guardia?”
Andrè rise di gusto –“Beh … inizialmente la odiavano tutti, compreso Alain … poi dopo la storia di Lasalle con il fucile le cose migliorarono e di molto nonostante qualche “mela marcia” fosse rimasta comunque ….”
“Tutto qui? Nessun altro fra i tuoi ex compagni?”- tentando di andare a fondo.
“Screzi di poco conto …”- si alzò accostandosi alla finestra.
La neve continuava la sua danza silenziosa iniziando a ricoprire la strada.
In quale occasione Oscar si era comportata stranamente, in maniera azzardata, aveva fatto di testa propria scatenando l’ira di qualcuno in particolare? … un superiore, per esempio.
Lasciò che la mente vagasse fra i diversi ricordi.
Come nel tentativo di attraversare una galleria lunga e buia, mille immagini si susseguirono. Ogni tanto gli venne da sorridere ripercorrendo attimi indimenticabili. La sua Oscar.
 … ed ecco una sorte di spiraglio di luce …
“Bouillè!”- pronunciò.
“Prego?”- Bernard alzò gli occhi.
“La sfida per diventare Capitano delle Guardie Reali …. Gli ordini rifiutati in occasione della Convocazione degli Stati Generali … Il ballo organizzato per lei … “
“Chi sarebbe?”
“L’uomo a capo di tutti i corpi militari … “- aggrottando la fronte.
“Ne sei certo?”
“No … ma credo di conoscere veramente pochi personaggi viscidi e vendicativi quanto lui. Quello degli Stati Generali non lo dimenticherò mai!!”
Bernard intravvide nei suoi occhi una rabbia indescrivibile.
“D’accordo!  Vedrò di informarmi”- ripose le tazze nel secchiaio ed afferrato il mantello ­–“Coraggio, muoviamoci.”
“Ragazzi …. Dove andate di bello?”- Rosalie fece il suo ingresso in casa.
“Dobbiamo metterci al lavoro. Abbiamo già perso troppo tempo.”- Andrè infilò la giacca.
“Aspetta!”- gli disse la giovane –“Rientrando mi hanno consegnato questa. E’ indirizzata a te”- porgendogli una busta.
Chi mai poteva avergli scritto? Il Generale Jarjayes forse? O Beatrice?
Aprì lentamente e lesse – “E’ di Mornay”
Rimasero in silenzio nell’attesa che terminasse.
Il braccio  ricadde sul fianco stringendo quel foglio nella mano. Gli occhi spalancati –“Maledetto!”
“Che succede?”- Bernard si avvicinò.
Gli allungò la lettera –“Forse i miei sospetti non sono del tutto infondati!!”
“Caspita! Non posso crederci.”- leggendo –“a questo punto potremmo essere veramente sulla giusta strada”
“Dobbiamo trovare Damien Morel. E arrivare a Bouillè!”- odio, un odio incredibile per quell’essere che mai gli era andato a genio.
Forse tutta la nebbia che aveva avvolto fino ad allora la tragedia di Le Conquet con l’incendio di casa Jarjayes, il ferimento di Madame Emilie ed il rapimento di Oscar cominciava a dissolversi.
Le mani dei due giovani si incrociarono stringendosi forte –“Ce la faremo!”- sorridendo ad Andrè.
 

Rimase immobile in quell’angolo quasi trattenendo il respiro. Gli occhi stretti.
“No, no!” – si disse tendendo l’orecchio.
Alain battè ripetutamente il pugno sulla porta.
“No … ti prego!”- tremando – “Che cosa vuoi Alain? Mi hai già cacciata! Che cosa cerchi ancora?”- i pensieri bruciarle nella testa come le ferite sulle mani e le ginocchia.
Sbirciò attraverso una finestra nel tentativo di scorgere la ragazza.
Tutto chiuso e buio.
Sollevò lo sguardo verso la parte alta dell’edificio. Le tende oltre i vetri come le avevano lasciate il giorno che si era trasferita da lui.
Balzò in piedi terrorizzata quando udì la mano di Alain sulla maniglia tentare di entrare.
Ancora alcuni colpi all’uscio.
Indietreggiò non soddisfatto scrutando nuovamente oltre i vetri.
Niente. Leah non c’era.
Eppure qualcosa in cuor suo non lo convinceva.
Non poteva essere. La sensazione che lei fosse in quella casa era troppo forte.
Indubbiamente la sua reazione era andata oltre le righe. Non poteva farci nulla. Lui era così. Forse però avrebbe potuto chiederle spiegazioni prima di cacciarla in quella maniera.
Leah era una ragazza sensibile. I suoi modi potevano averla spaventata.
Ritornò sulla soglia picchiando ancora i pugni sulla porta –“Leah! Leah!”- chiamò.
“Vattene, vattene”- sibilò. Il cuore pulsare quasi a voler esploderle in petto, un nodo alla gola, la lacrime incalzare dietro gli occhi.
Rassegnato diede un’ultima occhiata, poi afflitto si allontanò.
 

Non distolse lo sguardo dalla finestra.
Fuori imperversava una vera e propria tormenta.
Il vento fischiare attraverso le sottili fessure.
“Mi spiace non avervi trovato nel letto questa mattina”- fermo davanti alla porta.
Oscar non disse una parola.
“Devo complimentarvi con voi. Avete adempiuto pienamente ai vostri doveri coniugali. Spero vivamente che questa notte non manchiate all’appuntamento. Quale consorte devo rammentarvi che avete l’obbligo di fronte a Dio di compiacere vostro marito …”
“Avete finito?”- lo interruppe bruscamente –“Vedete di smetterla ed uscire dalla mia camera”
“Sapete che certi toni non sono di mio gradimento e soprattutto non sono rispettosi nei miei confronti”
“Quale rispetto dovrei portare? E a chi? A voi? Ma fatemi il piacere!”
Avanzò con fare minaccioso –“Sempre altezzosa”- afferrandola per un polso.
“Dio, quel Dio che tanto citate un giorno vi punirà per quanto male perpetrate senza tregua!”- con uno strattone si liberò dalla presa.
“Se vi riferite all’accaduto della scorsa notte non ero assolutamente a conoscenza delle sue intenzioni”- a giustificarsi –“… e comunque vista la vostra ostinazione a non essere remissiva nei miei confronti non posso che plaudire al gesto”.
Il suono di un sonoro schiaffo risuonò schioccando nell’aria della stanza zittendolo.
“Siate maledetto!”- sputandogli in pieno viso.
Bouillè si passò la mano sulla guancia  furioso –“Ci penserò io a farvi passare tanta arroganza e presunzione.
Nelle mie mani cambierete atteggiamento, vedrete. Presto sarete docile come un agnellino!”
“Ne avete ancora per molto? Quella è la porta!”- mostrando l’uscita.
Il Generale di fronte a lei – “Con quanto io vi odi, trovo siate terribilmente eccitante quando vi adirate”
Oscar balzò in piedi.
Bouillè la cinse allora per la vita attirandola a sé.
Le braccia a respingerlo sul petto –“Lasciatemi subito!”
La bloccò contro la parete premendo il corpo contro quello di lei bramando la sua bocca –“Mi fate impazzire”
Tentò disperate di divincolarsi.
Quelle labbra umide posarsi ripetutamente sul suo collo –“Vi voglio! Ora!”
Sgranò gli occhi terrorizzata a quelle parole.
La presa forte, poderosa. La trascinò sul letto.
“Smettetela!”- scostando il volto a destra e sinistra.
Una di quelle grosse mani la tennero ferma per i polsi mentre l’altra vogliosa, s’infilò all’interno della camicia tastandole un seno.
Il peso dell’uomo le fece mancare per un attimo il respiro.
“Siete pazzo! Lasciatemi andare subito!”
“Non ci penso assolutamente. Siete mia moglie. Me lo dovete!”- scorrendo le dita sul ventre –“Ogni volta che vorrò, ogni volta. Notte o giorno che sia”
“Non vi è bastata questa notte?”- un diversivo.
“No! Vi voglio adesso!”
 Le slacciò i pantaloni.
“O mio Dio!”- dentro di sé.
Renèe non poteva aiutarla come la notte precedente.
 Era in trappola.
Sentì la mano spingersi fra le gambe.
Cominciò a sudare freddo.
 

I tentativi di rintracciare Bouillè a Brest non andarono a buon fine.
“Siete stato furbo”- i pensieri di Morney , in giro per la sua solita ispezione quotidiana attraverso le stalle e per i recinti,  costantemente focalizzati su quell’uomo –“Non avete perso tempo a lasciare la cittadina! Siete un vile!”
Doveva assolutamente convincere Augustin a ravvedersi –“Sciocco di un asino!”- mormorò trovandosi di fronte all’abitazione dei Jarjayes.
Bussò.
“Buongiorno Signore. Accomodatevi”- Nanny sempre accogliente.
“Buongiorno. Come stà Madame oggi?”
“Oh Signore, sempre meglio. Questa mattina Thomas l’ha visitata e ha riscontrato ulteriori miglioramenti. Le ha consigliato di iniziare a deambulare con un solo bastone”
In quell’istante Emilie apparve sulla porta della sala –“Vincent, buongiorno!”
Morney accennò ad un inchino –“I miei omaggi. Siete raggiante quest’oggi”
“E voi siete un terribile bugiardo”- sorridendo.
“Dovreste oramai conoscermi. Non è mia abitudine mentire”- andandole incontro.
“Lo so, scherzavo naturalmente. Siete un adulatore”- sedette sulla poltrona –“Gradite un caffè?”
“Volentieri, grazie”
“Sono certa che la vostra visita non sia solo motivo per accertarvi della mia salute”
“In effetti vorrei fare quattro chiacchiere con voi e il Generale”- facendosi serio.
“Oscar, vero?”
Annuì –“Ditemi. Cosa pensate di Bouillè? Vi prego, siete sincera”
Emilie si appoggiò allo schienale –“Volete sapere se mi garba come uomo? No, da sempre. Ma avendo a che fare con mio marito ho dovuto accettare la sua presenza quasi costante nella nostra vita. Del resto è lui a capo delle forze armate. Ritenuta dai Reali persona integerrima, dalle incredibili capacità di comando e strategico-militari.”
“Lo conoscete molto bene allora”
“Non saprei se dirvi per fortuna o purtroppo”
“Mh…”- mugugnò lisciandosi il mento.
Augustin si presentò nella stanza –“Vincent, buongiorno”
Mornay si alzò in piedi –“Generale”
“Comodo, comodo. Avete visto la mia Emilie come migliora giorno dopo giorno”- le mani sulle spalle della consorte.
“Non posso che gioire. Thomas ha fatto veramente un miracolo. Senza togliere nulla a Madame per la costanza e la volontà di venir fuori da una situazione non poco complessa”
Emilie sollevò lo sguardo verso il marito mandandogli un bacio.
“Ma ditemi. Siete qui per qualche novità?”
“Soprattutto per questo”- appoggiandosi con i gomiti sulle ginocchia –“Ho valide ragioni di credere sempre più che in questa storia sia coinvolto il vostro tanto difeso Bouillè!”
“Generale Bouillè”- sottolineò.
“Cambierete ben presto opinione sul quel doppiogiochista!”
“Non vi permetto di usare termini poco appropriati”- stizzito.
“Aprite gli occhi Augustin! Quell’uomo ha fatto pedinare vostra figlia e tutta la famiglia già prima che vi trasferiste a Le Conquet!!”
“State farneticando!!”
“Maledizione!!”- battendo un pugno sul bracciolo della poltrona –“Voi non volete ascoltarmi! Ma cos’avete nel cervello? Pigne?”
“Mornay! Vi siete ammattito? Non vi permetto di…”
“Ma piantatela una buona volta e aprite gli occhi! Stiamo parlando di vostra figlia. Per quale assurdo motivo vi ostinate a difendere quel bastardo?”- sbraitò.
Il Generale osservò paonazzo dalla rabbia Vincent. Quell’uomo non si era mai sbilanciato verbalmente. Aveva dato un lavoro ben remunerato ad Andrè, messo a disposizione di Emilie e sua una nuova abitazione, si stava esponendo economicamente per la ristrutturazione della casa andata a fuoco ed ora aveva sguinzagliato i suoi uomini alla ricerca di indizi che potessero condurre al rapimento di Oscar. Possibile allora che il suo fosse un clamoroso abbaglio?
Madame strinse una mano al marito –“Augustin, perché non siedi a senti cos’ha da dirti il signor Mornay? Magari è in errore, ma dagli almeno la soddisfazione di ascoltarlo. Poi potrai prendere una decisione in merito”
Sbuffò irritato ma seguì il suggerimento della moglie.
“E sia. Parlate dunque”- sedendo.
“Si è servito di un certo Damien Morel, uno molto astuto. Ha fatto pedinare vostra figlia ed Andrè già a Parigi, dopo l’ abbandono dei Soldati della Guardia. Oscar è risultata essere una disertrice, ma quello che sicuramente ha irritato maggiormente Bouillè dev’essere stato il fatto che si sia trascinata dietro tutti i suoi uomini e soprattutto che si sia unita ai rivoltosi. A mio parere covava già astio nei suoi confronti in precedenza, ma non ne conosco le motivazioni, e sicuramente anche nei vostri tanto da seguirvi fino a Le Conquet”
“Tutto questo è pazzesco!”
“I pedinamenti si sono susseguiti dopo il vostro trasferimento. Avrà sicuramente assoldato qualcuno o forse più di uno per tendervi la trappola dell’incendio”.
“Ehm … Generale “- Nanny piccola piccola si fece avanti –“… scusate l’intromissione …”
“Che cosa vuoi?”- volgendole lo sguardo.
“Ecco, veramente … non ve l’ho mai detto ma un giorno si è presentato un tale piuttosto misterioso. Mi pare stesse cercando un alloggio per la notte. Philip ed io rimanemmo alquanto stupefatti che fosse arrivato fino alla villa. Non aveva senso spingersi fino alla scogliera invece di proseguire per il centro del paese per trovare una locanda”
“Cosa?”- scioccato.
“Ne siete certa?”- Mornay strinse i braccioli della poltrona.
“Si Signore. Sarò anche vecchia ma non sono ancora rincitrullita e non mi manca sicuramente la memoria. Potete chiedere anche a Philip. Fu lui il primo ad incrociarlo”
“E cosa fece?”- Augustin volle andare a fondo.
“Chiese un bicchiere d’acqua. Faceva caldo. Squadrò la casa e poi si rimise in viaggio “
“Vi disse dove stava andando?”- la interrogò Vincent.
“Suppongo alla ricerca di un posto per dormire”
Il Generale lanciò un’occhiata a Mornay.
“Allora …. allora non vi state sbagliando”- quasi scusandosi.
“Vi siete convinto finalmente?”
 

“Non siete una donna che prende molta iniziativa!”- la bacchettò strusciandole le labbra sul collo –“sapete di buono Oscar… sapete di femmina”
Divincolandosi liberò un braccio e il pensiero in quella situazione fu uno solo.
“Ahhhh!”- un verso di dolore riecheggiò nella stanza.
La mano stringere con forza il cavallo dei pantaloni di Bouillè tanto che il Generale non ebbe nemmeno la forza di respirare.
“Se non volete che riduca ad una spremuta i vostri gioielli di famiglia toglietevi di dosso immediatamente!”- gli bisbigliò all’orecchio –“Giuro che farò in modo che possiate scordarvi per sempre di avere degli eredi”
“Mollate …”- con un filo di voce strozzata.
“Ora mi direte cose siete venuto a fare, poi ve ne andrete e mi lascerete in pace”
“Volevo comunicarmi che dovrò recarmi a Parigi per alcuni impegni. Rimarrete sola ma vi farò sorvegliare a dovere. Per quanto riguarda chi sapete verrà quotidianamente a controllarvi”- pronunciò il discorso tutto d’un fiato.
Mollò la presa. Lui si fece da parte inginocchiandosi ai piedi del letto dolorante –“Che cosa vi prende? Ieri sera non avete obiettato. Anzi, vi siete concessa volontariamente ed ho goduto del vostro candore senza alcun ostacolo da parte vostra”- ripiegato su se stesso.
“Ieri notte è trascorsa. Ora le cose sono differenti”
“Credete veramente? Vi avrò ancora, e ancora fino a quando non avrò il mio erede e successivamente ogni qualvolta io voglia soddisfare le mie necessità”
“Andatevene!”- risistemandosi ed allontanandosi da lui.
Bouillè poggiò una mano sul letto quale aiuto per sollevarsi –“Ha ragione quell’uomo. Siete astuta, anche troppo. Riprenderemo presto il discorso.”- si diresse quasi accartocciato verso la porta –“Avete vinto solo questa partita Jarjayes!!”
Rimasta sola avvampò dalla vergogna per aver compiuto quel gesto inconsulto pur di potersi difendere. Scoppiò in lacrime –“Maledetto! Non mi avrete mai, mai, per nessun motivo al mondo, soprattutto ora che avete portato via il mio Andrè!”
Quelle splendide farfalle tornarono a farsi sentire nel ventre.
“Si amore mio, sono qui, sono qui con te. Non temere”- la mano lieve lisciò la leggera rotondità.
“Permettete?”- Renèe si affacciò.
“Finalmente una presenza amica. Venite avanti”
“Che diavolo gli avete fatto? Aveva l’aspetto di un cane bastonato”- rassettando il letto –“ Vi ha messo le mani addosso?”
“Ci ha provato”- continuando ad accarezzarsi la pancia.
“A mio parere siete perfettamente in grado di difendervi. Non che io non contribuisca più….”- le strizzò un’occhio –“ma nel caso non possa intervenire …”
Sorrise.
“Non immaginate quanto siate bella quando sorridete. Il viso vi brilla che è un piacere osservarvi”
“Ditemi, veramente parte per Parigi?”
“Non ve l’ha forse comunicato?”
“Renèe, ora ho veramente bisogno del vostro aiuto”
La donna arricciò il naso –“Cosa dovrei fare?”
“Dovete venire con me in giro per il castello, mostriate uscite, cunicoli, passaggi strani. Ho necessità che mi indichiate esattamente quanti uomini sorvegliano l’edificio. Ogni piccolo dettaglio può fare la differenza”
“Avete forse intenzione di fug…”- le tappò la bocca.
La donna comprese il gesto ed ammutolì annuendo.
“Dovete spiegarmi cosa ci sia oltre queste mura, quanto disti il primo paese …”
“Siete al corrente che verrà quel mostro ogni giorno?”- preoccupata.
“Diverrà il male minore non appena avrò un quadro completo mettendo assieme le varie informazioni che riuscirete a darmi”
“Siete certa di quello che dite?”
“Quello che è accaduto la scorsa notte ha cambiato la situazione. Non ho più nulla da perdere”- si accostò alla finestra scostandone le tende.
“E il bambino? Avete pensato alle vostre condizioni?”- avvicinandosi a lei.
“Ho tempo a sufficienza per studiare tutto in ogni minimo particolare”- si volse –“Voi verrete con me!”
La donna la fissò allibita –“Scherzate?”
“No, non potete continuare a vivere con un mostro del genere”
“E cosa farò fuori di qui?”
“Vi porterò con me a Le Conquet”
“No Oscar, vi ringrazio. Sarei solo d’intralcio ai vostri piani. Sono vecchia. Non sto poi male qui”- la rassicurò.
“Ma Renèe …”
“Non preoccupatevi. Vi aiuteròa raggiungere il vostro scopo ed al momento opportuno vi coprirò le spalle”- stringendole le mani.
 

Scostando appena le tende lo vide allontanarsi.
I battiti del cuore accelerati.
“Pensa Leah, pensa!”- sedette per un istante sul letto rosicchiandosi le unghie –“Si, devo comunque passare da Madame Bertin, avvertirla che non potrò più lavorare per lei e ritirare l’ultima paga. Un biglietto … si, un biglietto per l’Inghilterra non costerà poi così tanto … potrò dormire anche sul ponte….”
Scese in cucina a rovistare nella credenza alla ricerca di un qualcosa per sistemare le ferite alle ginocchia.
Ripiegò le sue poche cose riponendole nella sacca. Aprì la scatola dove teneva tutti i suoi risparmi, li contò e la richiuse infilandola tra la poca biancheria appena sistemata.
Sbuffò accorgendosi di non avere più  il suo fermaglio. In una qualche maniera comunque riuscì a raccogliere i capelli. Si riavvolse nello scialle di lana e dopo aver sbirciato piano piano dalla porta, la richiuse dirigendosi all’Atelier.
Trattandosi del giorno libero di Diane fortunatamente non l’avrebbe incrociata.
 

Dovette quasi coricarsi sul divanetto.
“Me la pagherete!”- ancora dolorante.
Quell’ombra si palesò di fronte a lui.
“Voglio che vi facciate annunciare. Dove credete di essere?!”- sbraitò.
“Desumo che qualcosa sia andato storto”
“Andate a quel paese. Non vi sopporto più. Voi e la vostra stupidissima idea di far fuori quell’uomo. Avete usato la testa almeno questa volta? Quella donna quasi mi staccava tutto…”- massaggiandosi nelle parti basse.
“Pratiche amorose azzardate?”
“Ma cosa diavolo state dicendo. L’ho posseduta una notte ed ora tutto sarà più difficile. E’ inavvicinabile”
“Tranquillizzatevi. Non ditemi che non siete capace di tenerle testa”- sogghignò.
“E’ astuta, molto!”- aggrottando la fronte.
“Ascoltate. Fate tranquillamente il vostro viaggio a Parigi. Quando rientrerete, con calma, sono certo che la soggiogherete”
Una manna quelle parole. Le labbra di Bouillè si tirarono in un sorriso malizioso.
“E nell’ipotetico caso la vostra prima notte abbia dato i suoi frutti … avrete nuove possibilità”
“Di cosa?”-
“Di ricatto. Riuscite ad immaginare anche solo in minima parte come potrete tenerla nella vostra ragnatela?”
“Siete diabolico!!”- rialzandosi.
“Cosa non farebbe una madre per il proprio figlio ….”
 

Intascò le ultime monete.
“Cara mi spiace immensamente tu debba partire. Nel caso cambiassi idea la mia porta sarà sempre aperta. Stò perdendo una ricamatrice eccezionale. Non credo proprio di riuscire a rimpiazzarti”
Per fortuna Madame Bertin non amava, stranamente, i pettegolezzi. Persona riservata non si spingeva mai oltre quella soglia del privato delle sue lavoranti.
“Vi prego di salutare le altre”- lasciando la sartoria.
“Leah …”- richiamandola le aveva donato un cappotto ed un cappellino –“Immagino il viaggio sarà lungo. Fa molto freddo. Meglio coprirsi”
Un abbraccio, sincero, affettuoso –“Grazie di cuore!”
“Abbi cura di te. Buona fortuna”.
Prima di rientrare nella sua vecchia casa azzardò a fermarsi ad acquistare un paio di mele, alcune patate e chiese se le potessero regalare del pane secco.
 Lasciò le tende tirate, buttò un paio di ceppi per accendere il fuoco.
Alain non sarebbe più tornato.
Preparò del brodo caldo e sedette a sorseggiarlo accanto al camino. Avrebbe dovuto attendere che almeno smettesse di nevicare per riuscire a mettersi in viaggio.
Si avvolse poi in una coperta e stanca prese sonno.
 

Una lunga chiacchierata con Renèe finalmente permise ad Oscar di avere una prima visione delle caratteristiche del castello, delle abitudini del personale e cosa più importante, dove fosse collocato.
Le prime abitazioni distavano circa un’ora di strada.
Attorno alla fortezza, il nulla se non le pendici ripide ed innevate delle Alpi.
Dovevano aver ecceduto il suo giusto nelle dosi per farla dormire  da non riuscire ad aprire gli occhi per tutto il viaggio da Le Conquet. Quanto potevano averci impiegato? 15 , 20 giorni? Indubbiamente doveva aver viaggiato in una carrozza piuttosto comoda e sicuramente in compagnia di qualcuno che la tenesse stordita.
Ora i ragionamenti si facevano più chiari nonostante non riuscisse a ricordare il benché minimo particolare di quanto seguito all’incendio. Quello si, lo rammentava bene.
Figure scure si erano introdotte nella sua stanza tappandole la bocca. Vetri rotti, le urla di sua madre, il fuoco che in breve aveva inghiottito la sua stanza.
L’ultima immagine chiara quella di un’intera ala della villa avvolta dalle fiamme vista da lontano. Poi legata e bendata era caduta in un sonno profondo.
Aveva pianto quella sera. Le tornò in mente la serata trascorsa a cena da Victor. Le avances, la lotta, la fuga.
Se non fosse andata …
Andrè alla tenuta di Mornay, lei sola con la sua disperazione.
Sarebbe accaduto comunque, che lui ci fosse stato o no. Stabilito dal destino nulla lo avrebbe impedito.
A questo punto era del tutto inutile recriminare sul passato.
Doveva lottare e vivere per quel figlio che giorno dopo giorno cresceva nel suo grembo.
Glielo doveva. Aveva il diritto di nascere!
Lo doveva a se stessa che aveva compreso quale fosse ora lo scopo della sua vita.
Lo doveva soprattutto al suo unico e grande amore. Lo doveva ad Andrè.
 

Il vento gelido fischiare sferzando le strade di Parigi.
I due giovani si recarono al giornale nella speranza che qualcuno dei presenti fosse a conoscenza di qualche notizia su Bouillè.
“Dovrei rivolgermi a Robespierre o a qualcuno dei suoi scagnozzi”- a testa bassa per ripararsi.
“Magari in serata da Du Bois  potremmo domandare al curato ….”- con tono quasi rassegnato.
“Non preoccuparti Andrè, vedrai che ci arriveremo in fondo”- alzò improvvisamente gli occhi –“Alain!”
“Non c’è, a casa sua è tutto chiuso come lo abbiamo lasciato tempo fa”- rivolgendosi all’amico.
“Dai, rientriamo. E’ impossibile girare con questo tempo”
“Concordo. Rinviamo tutto a questa sera. Ci troviamo alla taverna alla solita ora”- propose Bernard.
Un saluto veloce e le loro strade si divisero.
Aain battè gli stivali davanti all’entrata per liberarsi dalla neve.
Andrè lo seguì a ruota.
Scrollò il mantello e dopo averlo appeso sedette. I gomiti sulla tavola, il viso tra le mani – “Ho fatto lo sbaglio più grande della mia vita!”
Osservò l’amico in silenzio.
“Non avrei dovuto cacciarla. Sono stato uno stupido!”
“E’ bene riconoscere i propri errori perché è da lì che si impara a non commetterne più di simili”
“Le avevo giurato che non avrei mai alzato le mani su di lei. Ma è come se lo avessi fatto!”- disperandosi.
“Sei passato alla sartoria?”
“No. In effetti non ci ho pensato”
“Magari si è fatta viva”- accomodandosi.
“Ehi … ma dov’è Diane? Oggi è il suo giorno libero. Dovrebbe essere a casa”
“Forse è uscita a comperare qualcosa”
“Con questa bufera?”- alzatosi, Alain passò una mano sul vetro della finestra appannato.
 

Non era potuta rimanere in casa con le mani in mano.
Quei due avevano combinato un bel guaio –“Vorrei tanto capire cos’abbiano nella testa”.
Era cresciuta con le maniere burbere di suo fratello. Era fatto così, s’infiammava per un non nulla.
Indubbiamente l’accaduto non era cosa da poco.
Non che Andrè fosse indenne da colpe –“Ma mi dico. Possibile che a volte basti una gonna sventolante da cadere in brodo di giuggiole? So bene che entrambi amino le loro donne … ma dannate tentazioni!”
La neve sempre più copiosa.
“Leah dove sei?! Spero solo tu non faccia sciocchezze”- la strada stava diventando impraticabile.
Il vento soffiare talmente forte da impedire la visibilità.
Un attimo.
Una distrazione del cocchiere.
Diane scivolò.
La carrozza sbandò urtandola rovinosamente.
Non ebbe il tempo di rendersene conto.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Aqua Keta