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Autore: Mysterious_Nightmare    30/07/2020    0 recensioni
[PRIMO LIBRO DELLA SAGA]
Quando Thyus decide di partire da Loder in cerca di una sua vecchia conoscenza, i suoi genitori decidono di cedergli un importante cimelio di famiglia.
Il pugnale che riceve in dono porta con sé una misteriosa incisione elfica che cambierà la sua vita e svelerà segreti tenuti nascosti da più di duecento anni dall'Imperatore degli Elfi.
Che cosa succederà quando la verità verrà a galla?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 12 - CICATRICI

 

Thyus camminava avanti e indietro con passi frettolosi attorno alla casa traballante. Eiliat gli aveva detto che avrebbero avuto bisogno di lui e delle sue conoscenze per trovare un luogo adatto dove potersi rifugiare, ma non era del tutto certo che sarebbe stato accolto con benevolenza, né che avrebbero trovato le sue idee abbastanza intelligenti o i luoghi proposti idonei a tenere nascosti tutti gli Elfi. Al solo pensiero, iniziava a sentire i palmi delle mani sudati e gli sembrava di non riuscire a prendere fiato.

La terza volta che completò il giro attorno alla casa, la porta si aprì e una mano lo afferrò alle spalle per la casacca. «La vuoi piantare di girare qui intorno senza fermarti? Stiamo aspettando tutti te.» Eiliat lo costrinse a girarsi e fece per trascinarlo dentro.

Thyus puntò i piedi e tentò di resistere. «Eiliat non sono sicuro che sia una buona idea» condivise con l'Elfa le sue preoccupazioni «Non sono uno di voi, sono un semplice mago, Umano perdipiù. Le mie idee non verranno nemmeno prese in considerazione!»

«Ti stai agitando per nessun motivo.» Eiliat scosse la testa, rassegnata dai troppi pensieri negativi di Thyus «Ho richiesto io la tua presenza, non protesteranno. Ora andiamo, non possiamo perdere altro tempo: Heridar è sempre più vicino ogni secondo che passa.» Si voltò e lasciò che il mago la seguisse all'interno, dove un lungo e stretto tavolo di pietra era stato sistemato al centro della stanza. Attorno a esso quattro Elfi aspettavano il loro arrivo, ma Thyus riconobbe solo due di essi: Lunian, che appena lo vide gli rivolse il suo solito sorriso gentile, e Saewar, che fece di tutto pur di non incrociare il suo sguardo.

Seduti di fronte a Lunian e Saewar, due Elfi identici sotto ogni aspetto - dai capelli ramati e disordinati che arrivavano loro all'altezza delle spalle all'esagerato volume dei loro muscoli - erano intenti in un'animata conversazione riguardo a nuove strategie di combattimento.

Thyus prese posto tra Lunian e Saewar, dove una sedia vacante lo attendeva.

Quando Eiliat si sedette a capo del tavolo di pietra, i due Elfi a Thyus sconosciuti tacquero, in attesa che la loro Principessa prendesse la parola.

«Siamo qui per discutere dei nostri prossimi spostamenti» andò dritta al punto Eiliat «La magia di protezione è caduta, Heridar ci ha già trovati una volta e non tarderà a rintracciarci di nuovo. Io e Sidhil abbiamo limitato l'uso della nostra magia in modo che sia difficile tracciarci, ma non siamo al sicuro qui: dobbiamo trovare un luogo adatto per nascondere chi non può combattere.» Dispiegò sul tavolo una vecchia mappa del Mondo Terreno e la spostò al centro del tavolo in modo che tutti i presenti potessero visionarla, poi aspettò le proposte dei suoi consiglieri.

«Mia Signora» Saewar prese la parola con la sua voce sibilante «L'Isola di Taël mi pare la scelta più adatta: è grande, disabitata e tra le rovine saremo in sicurezza. D'altronde nessuno va più lì.»

«Taël non va bene, è troppo pericoloso e il viaggio decisamente troppo lungo. Per arrivare al porto di Dras ci vuole una settimana, con tutta la carovana saremo rallentati e fin troppo visibili. Arrivati a Dras dovremmo rubare una nave abbastanza capiente e salpare verso l'isola senza essere notati. Sarebbe un suicidio» Eiliat bocciò l'idea dell'Elfo, che abbassò gli occhi di ghiaccio e si appoggiò allo schienale, come sconfitto «Altre idee?» la Principessa scrutò i presenti.

«Io e Amdin avevamo pensato al regno delle Colline Fiorite» accennò l'Elfo seduto di fronte a Lunian.

«Non mi sembra il caso di rifugiarsi nel regno più debole del Mondo Terreno, Galadhil» EIliat liquidò anche quella proposta.

«Sarà anche debole, ma dubito che l'Imperatore verrebbe a cercarci in mezzo a città popolate da Orchi puzzolenti» Amdin provò a difendere la propria idea.

«Mio zio non si fermerà davanti a nulla» ribatté Eiliat «O per caso vi siete dimenticati la fine della vostra famiglia?» le parole dell'Elfa li colpirono con violenza. Galadhil e Amdin tacquero, incupiti. «C'è qualcuno tra voi con un'idea decente?» la voce di Eiliat fremeva d'impazienza, mentre il suo sguardo guizzava tra Lunian e Thyus, che ancora non avevano partecipato.

L'Elfo dai capelli di platino si sporse sul tavolo per osservare meglio la mappa e iniziò a grattarsi sotto il mento mentre analizzava il territorio in cerca di una destinazione adatta, senza però trovare una soluzione ai loro problemi.

«Potremmo andare a Loder» parlò Thyus, quasi sussurrando.

Saewar, di fianco a lui, lo fissò con gli occhi ridotti a una fessura e quasi saltò su dalla sedia per ribattere. «Mia Signora, il mago vuole farci rifugiare in un paesino disperato di soli Umani, non resisterebbero nemmeno un secondo contro le armate di vostro zio.»

«Taci, Saewar» Eiliat alzò la voce, facendo brillare di blu i suoi occhi neri per qualche secondo «Voglio ascoltare le motivazioni di Thyus, non le tue continue obiezioni. Fai parte del Consiglio di Guerra solamente perché sei l'ultimo dei Generali di mio padre rimasti.» Saewar tornò a sedersi appoggiato allo schienale e obbedì all'ordine della sua Principessa. Eiliat spostò lo sguardo su Thyus, aspettando, come tutti, che continuasse.

«Loder non dipende da Mitfeld, ma da Nuova Taël. Non ha mura di cinta o soldati alla sua difesa, ma un patto vecchio un secolo impedisce all'Imperatore degli Elfi e il suo esercito di entrare nei nostri confini senza autorizzazione. Se lo facesse, il regno di Taël dichiarerebbe loro guerra.» La voce di Thyus, all'inizio tremante dalla paura, si fece via via più forte e sicura. «Potremmo andare a Loder passando per le montagne, è la via più sicura, e una volta arrivati lì potremmo andare al Tempio degli Spiriti nella notte e rifugiarci nella cripta sotterranea. Solo i maghi possono entrarvi e a Loder non ce ne sono altri oltre a me: saremmo tutti al sicuro.»

Eiliat posò lo sguardo sulla mappa e iniziò a passarsi l'indice sul labbro inferiore, facendo guizzare gli occhi da un punto all'altro dell'estesa e ingiallita pergamena. «Se quello che dici è vero, il nostro popolo sarà al sicuro a Loder.»

«Sì, ma per quanto tempo, mia Signora?» Saewar, viscido, prese di nuovo la parola, deciso a opporsi ancora una volta all'idea di Thyus «Con la vostra magia e quella di vostra sorella ci rintracceranno subito e saremo di nuovo in pericolo. Sono fermamente convinto che l'Imperatore di Mitfeld non si farà problemi ad attaccare quel paese indifeso anche se fa parte del regno di Taël.»

«E io sono fermamente convinta di averti detto di tacere» replicò Eiliat, alzando di nuovo il tono della voce e lanciandogli un'occhiata velenosa. Dall'altro lato del tavolo, si udì arrivare una risata sommessa. L'Elfa spostò lo sguardo verso Galadhil e Amdin, che subito cercarono di tornare seri e di mascherare la propria espressione divertita.

«Partiremo domani mattina all'alba e ci divideremo in tre gruppi guidati da me, Lunian e da Saewar» continuò poi Eiliat, ritornando a concentrarsi sulla missione «Saewar, tu e il tuo gruppo partirete per primi. Scegli tu tra i soldati chi portare con te e viaggia verso Nord per creare delle false tracce dirette a verso Midmor: dobbiamo far credere a Heridar che siamo diretti nelle Terre Bruciate» ordinò, tracciando sulla mappa una linea dalle montagne verso la capitale del regno a Nord-Ovest di Mitfeld. «Lunian, partirai da qui e proseguirai per Loder seguendo le vie sotterranee dei nani insieme a mia sorella e coloro che non sono in grado di combattere.»

«Avrò bisogno di qualche rinforzo per tenerli al sicuro.»

«Tutti i soldati verranno con me, compreso il mago, anche se le sue capacità di combattimento sono ancora piuttosto scarse.» Eiliat sembrò non prendere in considerazione la richiesta di Lunian e proseguì iniziando a tracciare una linea immaginaria sulla mappa. «Passeremo dai boschi ai piedi delle montagne e faremo in modo di attirare verso di noi eventuali ranger sulle nostre tracce. In questo modo, il gruppo di Lunian arriverà salvo nei confini di Loder senza ostacoli. È tutto chiaro?» Nessuno obiettò, nemmeno Saewar, a differenza di quanto aveva pensato Thyus. Eiliat si alzò, arrotolò la mappa e uscì di fretta dalla stanza senza dire altro. Saewar e i due Elfi gemelli non tardarono ad andarsene anch'essi e Thyus fece per emularli, quando, inaspettatamente, Lunian lo trattenne.

«Dobbiamo parlare» disse solo, trascinandolo nella piccolissima stanza adiacente. L'Elfo chiuse la porta dietro di sé, lasciando che l'ambiente, privo di finestre, calasse nella penombra

Thyus non sapeva bene cosa aspettarsi, ma di sicuro l'oscurità della stanza non lo metteva a suo agio, e nemmeno lo sguardo serio che aveva fatto Lunian quando gli aveva parlato e che continuava a mantenere. Fece per chiedere spiegazioni, ma l'Elfo parlò prima che potesse farlo.

«Quello che sto per mostrarti non deve venirlo a sapere nessuno» iniziò, con un tono così serio che fece preoccupare il mago, mentre iniziava a sciogliere i lacci della camicia «E quando dico nessuno, Thyus, intendo soprattutto Sidhil, capisci?»

«Lunian, cosa succede?» chiese Thyus, quasi spaventato «Non dirò nulla, lo-» Non riuscì a terminare la frase, turbato da ciò che vide con i suoi scurissimi occhi. Dalla spalla destra fin sotto all'avambraccio, un'intricata cicatrice dai toni bluastri, che si schiarivano all'azzurrino verso i bordi, si estendeva sulla pelle d'avorio dell'Elfo. «Lunian, cosa... Come...» Thyus non aveva idea di come formulare il suo quesito senza apparire scortese. "Come ha fatto a ridursi così?" si chiese.

«Quando ieri ti ho detto che secondo Sidhil freno i poteri di Eiliat, mi riferivo a questo» disse l'Elfo, indicando il braccio deturpato.

«Questo non mi sembra tenere a freno i poteri di Eiliat!» esclamò il mago, dimenticandosi per un attimo di dover mantenere basso il tono della voce. Lunian lo zittì.

«Hai ragione, non lo è. Questo è quello che accade quando non ci sono io a tenere sotto controllo le emozioni di Eiliat» spiegò l'Elfo, sfiorandosi la cicatrice e perdendosi nel ricordo di come l'aveva ottenuta.

«Come può un essere di oltre duecento anni non saper controllare le sue emozioni?» replicò Thyus, a voce più bassa, ma sempre con tono alterato.

«Non è colpa sua, è per via della sua magia» rispose Lunian, rivestendosi.

«In effetti è una maga innata, suppongo che non sia facile non cedere allo Spirito, ma Sidhil non si comporta allo stesso modo.» Per Thyus non c'erano scuse valide.

«Questo perché lo Spirito del Fuoco Azzurro si è diviso tra loro due. Non ti sei mai chiesto come faccia Sidhil a rimanere sempre calma, mentre Eiliat esplode a ogni buona occasione?» chiese l'Elfo. Thyus iniziò a riflettere: da quando era arrivato, in effetti, era stato più volte vittima dei repentini sbalzi emotivi dell'elfa dai capelli corvini, mentre Sidhil non faceva altro che rivolgergli sorrisi misteriosi, che molte volte gli erano parsi tutt'altro che genuini.

«Pensavo fosse solo il loro carattere» ammise il mago.

«Non lo è.» Lunian scosse la testa. «Sidhil è molto vicina agli Spiriti, e come loro non prova emozioni, mentre Eiliat...» la voce gli morì in gola.

«Eiliat sente tutto» concluse per lui Thyus «Ma perché non deve saperlo nessuno? Perché lo hai detto a me?»

«Perché quando partiremo per Loder io non potrò tenere a freno i suoi poteri» spiegò Lunian, mentre riapriva la porta «Tu sì.» L'Elfo uscì dalla piccola stanza buia e tornò a sedersi al tavolo di pietra.

Thyus lo seguì e si appoggiò alla sedia di fronte all'Elfo «Io?» Sbiancò. «Lunian, non so combattere. Non posso nemmeno usare la magia, per gli Spiriti! Come pensi che io possa frenarla?»

«Con questo» Lunian poggiò sul tavolo un pugnale simile al suo e a quello che Thyus aveva ricevuto dai suoi genitori. Le gemme che lo decoravano, però, erano gialle. «Thyus, a te affido il Sesto Pugnale» disse in tono solenne «Se dovesse mai accadere qualcosa durante il vostro viaggio, con esso riceverai aiuto. Non dovrai far altro che recitare la formula incisa.» Thyus estrasse la lama dal suo fodero e riconobbe subito le tre rune incise. "Che il Fuoco Azzurro ti protegga" il ricordo del suo primo incontro con il Fuoco Azzurro riaffiorò nella sua mente. «La magia del pugnale potrà essere usata una sola volta, non sprecarla» si raccomandò infine Lunian.

«Come farò a sapere quando sarà il momento adatto?» In effetti, l'Elfo non era stato molto specifico a riguardo.

«Guarderai Eiliat e desidererai di essere morto.»

A Thyus non piacque per nulla la risposta di Lunian.

Thyus non riusciva a togliersi dalla testa le parole che gli aveva riferito poco prima l'Elfo

Thyus non riusciva a togliersi dalla testa le parole che gli aveva riferito poco prima l'Elfo. "Perché dovrei desiderare di essere morto?" continuava a chiedersi senza trovare una spiegazione plausibile. Era convinto che, se Eiliat fosse stata preda delle sue stesse emozioni, non avrebbe comunque attaccato i propri compagni. Eppure le cicatrici bluastre di Lunian avevano urlato il contrario. "Perché ha colpito la persona che ama?" si chiese, dunque. Eiliat era scorbutica e la sua aria minacciosa traspariva anche nei momenti di tranquillità, era vero, ma era leale e giusta nei confronti del suo popolo, non avrebbe mai usato la sua magia per colpirli.

"Se Irien fosse qui mi direbbe che è normale, trattandosi di una maga innata" non poté fare a meno di pensare al proprio Animale Spirituale, ancora perso chissà dove.

Erano passate ormai quasi due settimane dalla sua sparizione e, benché sapesse che era ancora viva, non era sicuro che stesse bene, che fosse salva.

"Mi starà cercando" pensò Thyus, sicuro "Non voglio che si preoccupi per me o che rischi la vita per ritrovarmi."

«Thyus.» La voce di Eiliat lo distolse dai suoi pensieri. Per un attimo, il mago ebbe paura quando la vide, ancora impressionato dalle parole di Lunian, ma cercò di non darlo a vedere. In fondo, aveva promesso di non parlarne con nessuno. «In piedi, prendi la spada» ordinò l'Elfa, ignorando lo strano sguardo che Thyus le aveva rivolto.

«Adesso? Non dovremmo riposarci per la partenza?» il mago provò a obiettare.

«Adesso.» Il tono dell'Elfa non ammetteva repliche. «Voglio vedere gli stessi movimenti fluidi di ieri notte.»

«Non credo che sarò in grado di replicarli.»

Eiliat, che mai aveva sopportato l'indole pessimista del mago, sguainò la spada senza preavviso e, con un calcio, spinse Thyus lontano da sé.

«Cosa stai facendo?» gridò lui, colto alla sprovvista e senza fiato per il colpo ricevuto.

«Insegno» fu l'unica parola che l'Elfa pronunciò prima di saltare all'attacco e di affondare la lama argentata verso Thyus.

Il mago, però, evitò l'attacco rotolando lontano dalla spada di Eiliat e raccattando la propria da terra, dove l'aveva lasciata.

Sul viso di Eiliat apparve un sorriso soddisfatto.

Thyus sfoderò la spada e assunse la posizione, in attesa che l'Elfa partisse alla carica. Il secondo colpo di Eiliat non tardò ad arrivare, questa volta diretto all'avambraccio. Thyus la bloccò deviando la lama e provò a rispondere all'attacco. Per poco non la colpì.

Continuarono in quel modo per molti minuti senza mai fermarsi, sempre cercando di colpirsi, ma mai riuscendoci.

Eiliat si stava divertendo, nonostante fosse costretta a utilizzare solamente attacchi semplici e movimenti prevedibili, e non riusciva a far scomparire il ghigno compiaciuto che aveva in volto.

Thyus, in sintonia con l'Elfa, si accorse di non essere mai stato così leggero sui suoi passi. Non sentiva la stanchezza, e nemmeno i crampi alle mani, che lo avevano accompagnato durante ogni singolo allenamento.

La sua spada, che sempre aveva trovato pesante, sembrava diventata leggera come una piuma. Ogni volta che cercava di mandare a segno un colpo, la lama fendeva l'aria producendo dei sonori sibili.

A ogni colpo, Thyus si sentiva più sicuro di sé.

Finalmente, il mago riuscì a cogliere alla sprovvista l'Elfa e, costringendola a indietreggiare verso un ostacolo, riuscì a farle perdere l'equilibrio.

"Non posso crederci" si disse in quel momento, pervaso dall'eccitazione "Ho vinto!"

Quel suo pensiero non poteva essere più sbagliato.

Eiliat, lesta, si aggrappò al braccio di Thyus e lo tirò con sé nella caduta. Appena toccò il terreno con la schiena, l'Elfa si fece forza e riuscì a ribaltare la situazione. Thyus finì a terra, con Eiliat a cavalcioni su di lui e la spada puntata al collo.

«Non dovevi distrarti» sorrise maliziosa l'Elfa.

Thyus lasciò la presa sulla propria arma. «Pensavo di avere la vittoria in pugno, questa volta» si lamentò, affranto.

«Sei sulla strada giusta.» Eiliat si rialzò e, dopo aver rinfoderato la spada, porse la mano al mago per aiutarlo a rialzarsi. «Adesso puoi riposare. Per oggi direi che può bastare» disse poi l'Elfa, congedandosi.

Thyus la osservò allontanarsi, con una strana sensazione di euforia e il cuore affannato.

 

  
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