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Autore: Lacus Clyne    30/07/2020    4 recensioni
Una notte d'inverno. La città che non dorme mai.
Un'ombra oscura al di là della strada, qualcosa di rosso. Rosso il sangue della piccola Daisy.
Kate Hastings si ritrova suo malgrado testimone di un efferato omicidio.
E la sua vita cambia per sempre, nel momento in cui la sua strada incrocia quella di Alexander Graham, detective capo del V Dipartimento, che ha giurato di catturare il Mago a qualunque costo.
Fino a che punto l'essere umano può spingersi per ottenere ciò che vuole? Dove ha inizio il male?
Per Kate, una sola consapevolezza: "Quella notte maledetta in cui la mia vita cambiò per sempre, compresi finalmente cosa fare di essa. Per la piccola Daisy. Per chi resta. Per sopravvivere al dolore."
Attenzione: Dark Circus è una storia originale pubblicata esclusivamente su EFP. Qualunque sottrazione e ripubblicazione su piattaforme differenti (compresi siti a pagamento) NON è mai stata autorizzata dall'autrice medesima e si considera illegale e passibile di denuncia presso autorità competenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buon pomeriggio! Dato che in questi giorni di calura assoluta, mi annoio... ho pensato di pubblicare la prima parte del quinto capitolo. :) So di aver scritto che avrei pubblicato settimanalmente, ma ne approfitto ugualmente. Nei prossimi giorni completerò la pubblicazione del capitolo. :) Come sempre, ringrazio chi legge e invito a lasciarmi un commento! Buona lettura!




V ◊

 

 

 

 

 

 

Come avevo immaginato, l’indomani mattina, avevo dovuto fronteggiare le domande di Trevor, di Lucy e di Jace. In un mondo ideale, avrei raccontato loro che il mio capo (di cui immaginavo che Jace non conoscesse i passatempi nascosti) aveva ben pensato di scaricare la frustrazione della firma del divorzio dalla moglie di cui era evidentemente ancora innamorato facendosi uno spinello nel bagno del Dipartimento e che, per porre un freno alla sua indole autodistruttiva, avevo ritenuto utile portarlo nella sua vecchia università per affrontare qualche demone del suo discutibile passato alla Eyes Wide Shut e proprio allora, una sua ex compagna di cricca era misteriosamente stata uccisa in nostra lontana e illegale presenza sul luogo del delitto. Poi avrei raccontato di aver scoperto che non soltanto il mio capo, il suo rivale in amore/ex collega e la nostra anatomopatologa erano parte di quella cricca, ma persino il gran capo, peraltro stimato erede di una prestigiosa famiglia molto attiva in città, era uno dei membri di quell’élite. Già, quello accadeva in un mondo ideale. Nel mio mondo, avevo dovuto glissare sull’argomento, raccontando di un purtroppo più normale caso di scippo e aggressione in cui il capitano Graham era intervenuto personalmente e che considerando la sua indole poco incline alla ragione, si era protratto piuttosto a lungo. Ciò che mi seccava di più, in realtà, era mentire a Trevor. Mentre finivamo di sorseggiare il cappuccino, mi ero ritrovata a incrociare il suo sguardo sperando che non mi chiedesse di più e che, soprattutto, non si fosse reso conto che stessi deliberatamente omettendo qualcosa. La verità era che mi sentivo in colpa al sol pensiero, ma non potevo mettere nei casini né Graham né gli altri membri del Dark Circus. Così, alla fine, grazie anche a Jace, che aveva intuito molto di più di quanto volesse lasciar credere, la conversazione aveva veleggiato verso argomenti decisamente meno impegnativi, ovvero la nascente relazione tra lui e Lucy.

Dovevo ammettere che nonostante tutto, vedere la mia migliore amica e Jace insieme, vittime di un colpo di fulmine che mai in vita mia avevo provato, era bello. Sembravano davvero la raffigurazione delle anime gemelle. Personalmente, non ci avevo mai creduto. Avevo sempre pensato che fosse assolutamente impossibile che esistesse qualcuno che si adattasse a te e a cui tu fossi in grado di adattarti con una naturalezza tale da rendere impossibile anche solo pensare che solo pochi giorni prima, fosse uno sconosciuto. Tra me e Trevor non era stato così. Ci eravamo conosciuti e scoperti pian piano e consolidavamo il nostro rapporto giorno per giorno. Certo, non potevo non dire che fosse tutto rose e fiori, anzi, ma tutto sommato, ci comprendevamo ed eravamo bravi a trovare dei compromessi. Anche la passione tra noi aveva avuto tinte diverse. Jace e Lucy invece sembravano l’immagine di chi si era ritrovato perfettamente anche sotto quel punto di vista. Sorrisi al pensiero che per Jace, che non aveva mai avuto delle relazioni serie, a quanto avevo capito, doveva essere stato ancora più importante.

Ci ritrovammo a chiacchierarne fino al nostro arrivo in Dipartimento, circa quarantacinque minuti più tardi, trovando conferma alla mia idea. Soltanto poco prima di scendere dall’autobus, Jace cambiò tono e discorso.

– Ho visto che eri in difficoltà prima. –

Annuii. – Grazie per avermi fatto da spalla. –

Jace sistemò la tracolla, mentre premeva il pulsante dello stop. – Figurati. Però dovrai essere un po’ più convincente, Trevor non se l’è bevuta. Ho notato la sua espressione contrariata e credimi, penso proprio che dovrai trovare il modo di parlargliene. –

– Perché avverto del sarcasmo nel tuo tono? – domandai, scendendo dall’autobus, seguita da lui.

– Insomma, se tu e Graham avete una storia, penso che sia meg-- A-Aagh!

Un pizzicotto nel tricipite lo fermò dalla sua insana affermazione.

– Katie, fa male! – protestò.

– Farà ancora più male se continuerai a dire idiozie. E spero per il tuo bene che non ti sia venuto in mente di mettere tarli in testa a Trevor. Il capitano Graham e io non abbiamo una storia. Figuriamoci, quello lì non ha occhi altro che per sua moglie. – risposi, ripensando all’ascendente che nonostante tutto, lei aveva ancora su di lui.

– Eh, che triste storia la loro. Onestamente non credevo che Elizabeth arrivasse a fargli questo torto. Insomma, Wheeler non vale nemmeno la metà di Alexander. – rispose, massaggiandosi il braccio.

Sospirai, guardando il maestoso portone d’ingresso del Dipartimento.

– Jace, ascolta… capisco che tu voglia vedere il capo felice. Anzi, a dirla tutta, sai come funziona? Capo felice, squadra felice. Probabilmente anche per il benessere psichico del nostro team sarebbe molto meglio se Graham fosse più equilibrato, ma non credo che trovargli una fidanzata sia il modo migliore di fargli passare il malessere che ha dentro. E poi credo che chiodo scaccia chiodo non serva a niente né, onestamente, mi sembra quel tipo di persona. Quindi, in sostanza, piantala di cercare di appiopparmi a lui e concentrati sul fatto che solo se accetterà che certi eventi accadono al di là della sua volontà sarà in grado di andare avanti, ok? –

Gli occhi di Jace mi osservavano stupiti. – È la tua valutazione in quanto psicologa o in quanto amica? –

Sorrisi. – Amica psicologa. –

Jace mi rivolse un sospiro, poi mi precedette. La nostra giornata aveva avuto inizio.

In realtà pensavo che avrei trovato Graham in ufficio e in qualche modo, speravo che dopo quanto detto la sera prima, mi avrebbe coinvolta nel caso, ma a quanto pareva, mi sbagliavo. Soltanto Alexis era andata con lui, mentre Jones mi aveva avvisato di alcuni compiti da svolgere, gentilmente lasciati per me dal capo.

– Giuda… – borbottai, accingendomi ad aprire il fascicolo che mi aveva assegnato. Un paio di righe, in una grafia veloce e precisa, mi avvertivano confidenzialmente che si trattava di un caso chiuso circa dieci anni prima. Incuriosita, quando lessi il nome di Richard Kenner mi ricordai all’istante del compagno di scorribande di Graham che era morto per causa sua, stando a quel che aveva detto. Andai avanti sfogliando le pagine del report e scoprii che era stato vittima di un gravissimo incidente stradale causato da una forte ondata di maltempo e da un malfunzionamento del sistema frenante dell’auto. L’auto in questione, tuttavia, non era la sua, ma apparteneva ad Alexander Graham. Che si sentisse in colpa per quel motivo? Nel report non si faceva riferimento a colpe, ma l’incidente era stato etichettato come una drammatica fatalità. Allora per quale motivo voleva che lo leggessi? Alle volte, Graham era davvero un enigma. Mi stiracchiai sul divanetto, poi presi lo smartphone e gli inviai un messaggio.

Grazie per avermi assegnato i compiti, prof. Ha bisogno di una tesina sull’elaborazione del senso di colpa?

Considerando che doveva essere nel bel mezzo delle indagini fortuite sulla morte di Alicia Bernstein, non mi aspettavo risposte a breve, motivo per il quale pensai che sarebbe stato meglio provare a parlare con Trevor. Mi misi a scorrere la schermata dei messaggi, poi a recuperare il suo numero. Cosa avrei potuto dirgli? Non volevo affrontare la questione per telefono, ma rimanere in quello stato di sospensione mi metteva a disagio. Del resto, avevamo sempre parlato di tutto, anche nei momenti più difficili. Ma stavolta non si trattava di qualcosa che riguardava noi personalmente. Ero stata coinvolta volontariamente in una storia più intricata di quanto mi aspettassi. E la richiesta di Wheeler di non coinvolgere nessuno era già abbastanza pesante. Sconsolata, decisi di chiedere aiuto alla sola persona che in quel momento poteva comprendermi: Selina.

Questa volta, diversamente dalle altre, la trovai impegnata in un’autopsia per conto del II Dipartimento. Dovetti attendere che finisse il lavoro, senza riuscire a non pensare nuovamente a quanto dovesse essere ingrato e difficile. In più, la presenza di alcuni agenti del II mi fece pensare di desistere dal mio proposito. Certe cose avevano decisamente precedenza rispetto a un problema che avrei dovuto risolvere da sola. Per questo, dopo lunga riflessione, decisi di tornare all’opera, ma mentre mi accingevo ad andar via, la stessa Selina, uscendo dalla sala autopsie, mi chiese di aspettarla. Scambiò alcune parole con gli agenti, poi mi raggiunse. Ci mise poco a recuperare l’aria cordiale e sorridente, ma non mi sfuggì la serietà con cui poco prima si era rivolta ai ragazzi. Doc e Selina.

– Mi scusi se la disturbo così. Posso tornare in un altro momento. – dissi.

Sciolse la chioma corvina lucidissima e mi sorrise. – Niente affatto. Sei un provvidenziale arrivo, Kate. Prendiamo un caffè? –

Sorrisi di rimando. – Volentieri. –

Così, pochi minuti più tardi, davanti a un espresso bollente, ci trovammo a chiacchierare. Mi disse che aveva affrontato un’autopsia sul corpo di un agente ucciso durante una rapina e compresi a volo che quelli del II dovevano essere i colleghi.

– Non è mai facile perdere qualcuno con cui si è amico, oltre che collega. Inevitabilmente, finisce per diventare personale. –

Fui d’accordo. – Anche se non è nemmeno facile non affezionarsi, dopotutto… alla fine, si condividono così tante cose… –

Lei inarcò il sopracciglio perfetto. – È per questo motivo che le relazioni tra colleghi sono eticamente sconsigliate. Però io non sono un buon esempio. Vedi me e Marcus. O anche ex, come con Alexander… certo, abbiamo superato da un bel pezzo quella fase, ma credo che se dovesse accadergli qualcosa, non risponderei di me. –

Sorseggiai il caffè. – In fin dei conti, anche se sono l’ultima arrivata, credo di capirla, in parte. Certo, spero che non accada mai nulla di male, ma sono consapevole che un lavoro come questo significa andare incontro a rischi che normalmente non si terrebbero in considerazione… –

– Ma al tempo stesso, pensi che se non lo facessi, il tuo senso di giustizia rimarrebbe insoddisfatto, non è così? –

Alzai lo sguardo. – Anche, sì. –

Selina sorrise gentilmente. – Kate, cosa ti angoscia? –

Presi un enorme sospiro prima di riuscire a parlargliene. – Tutta questa storia… il vostro passato, la morte di Richard Kenner… ho letto il fascicolo che mi ha lasciato il detective Graham, ma non c’è niente di strano… cioè, un incidente causato dalla sua auto malfunzionante in una giornata di maltempo… questa è sfortuna, non è un complotto. E per giunta, la segretezza sul Dark Circus mi inquieta. Non ne ho parlato a Trevor, ma non mi piace avere dei segreti col mio fidanzato. Che ci creda o no, è la prima volta che gli mento su qualcosa… e mi sento uno schifo. –

Selina ascoltò con pazienza il mio sfogo, poi la vidi pensierosa. Solo dopo un po’ si decise a parlare.

– Non gliene parli perché Maximilian ha detto di non coinvolgere altre persone? –

– Lui, ma anche Graham… non esplicitamente, ma ho capito che volesse mantenere il riserbo. –

– E dunque hai paura di tradire la sua fiducia? –

Colta in fallo, annuii. – Accidenti, sembra che sia lei la mia psicologa. – borbottai, per stemperare la tensione. Selina sbatté le lunghe ciglia, poi si mise a ridere.

– Se può interessarti, mio padre è uno psichiatra. –

– Grazie, ma passo. – risposi.

Continuò a ridere, poi sospirò. – Kate, ascolta. Quel che abbiamo fatto come Dark Circus non è così scabroso come sembra. Insomma, ci siamo divertiti e in diverse occasioni abbiamo esagerato, ma eravamo ragazzi, allora. Non preoccuparti per quel che dice Maximilian. Tra noi è quello che si vergogna maggiormente di ciò che facevamo, perché a tutti gli effetti, era abbastanza disinibito. Quasi quanto Alexander, in un certo senso. E.. per quanto riguarda lui… non avere paura di parlargli di questo disagio. Avrà tanti difetti, ma a dispetto di quanto tu possa pensare, sa ascoltare. –

Dovevo ammetterlo, Selina era con tutta probabilità la persona che meglio conosceva Graham, motivo per cui avrei dovuto fidarmi del suo giudizio. Certo, questo includeva anche il dover trovare il modo giusto di parlarne con lui, ma se c’era una cosa che avevo imparato era che in certi casi, bisognava tagliare la testa al toro.

– Ha ragione. Seguirò il suo consiglio, allora. La ringrazio. – dissi, posando il bicchierino e alzandomi, seguita a mia volta da lei. Rinfrancata da quella conversazione, mi accinsi a tornare al mio lavoro, ma una nuova interruzione costrinse sia me che Selina a rimandare i compiti previsti. Mentre uscivo, infatti, fummo raggiunte proprio da Graham. Parli del diavolo…, pensai tra me e me, ma considerando l’espressione fin troppo concentrata sul suo volto, mi resi conto che doveva essere accaduto qualcosa.

– Che cera… sembra che tu abbia visto un fantasma, Lex. – lo canzonò Selina, incrociando le braccia.

– Che è successo, capo? – le feci eco.

Si fermò a pochi passi da noi e nel suo sguardo potei riconoscere una leggera nota di preoccupazione.

– Ho bisogno di te, Doc. Donna, 33 anni. Ferite d’arma da taglio e da caduta. Probabilmente un tentativo di stupro. –

Stava parlando di Alicia Bernstein. Deglutii, pensando al modo del tutto distaccato con cui parlava del caso, in quel momento. Selina aggrottò le sopracciglia per un istante, poi arricciò una ciocca perfetta attorno al dito.

– Già qui? –

Graham annuì.

– Vado. Kate, vorresti assistere a un’autopsia? –

Sobbalzai alla proposta. D’improvviso, sentii il caffè agitarsi nello stomaco. Avevo già avuto a che fare con la morte, ma non mi allettava l’idea di osservare qualcuno intervenire post-mortem. Feci segno di no. Sarebbe stato troppo, in quel momento. Chissà, magari un giorno, più avanti, sarei stata più forte. Selina mi dette una pacca di comprensione sulla spalla, poi mi sorrise e ci lasciò per procedere col suo lavoro. Io osservai Graham, che era rimasto a guardare mentre la nostra collega entrava in sala autopsie per la seconda volta, quel giorno.

– Posso chiederle che sta succedendo, capitano Graham? –

Attese un paio di istanti prima di rivolgere i suoi occhi che in quel corridoio apparivano più scuri di quanto fossero, su di me. Aveva davvero l’aria stanca.

– Non ho bisogno di una tesina sul senso di colpa, Hastings. Voglio che tu mi dica cosa pensi di quel caso. –

Mi rizzai quasi sull’attenti. Aveva letto il mio messaggio.

– Dobbiamo parlarne per forza qui? Mi era sembrato che volesse riserbo. E a dirla tutta, questo riserbo mi mette a disagio. Per colpa del suo atteggiamento prevaricatore ho dovuto mentire a Trevor e questo non mi va bene. Per quanto riguarda il caso, penso che si sia trattato di una fatalità. Insomma, incidenti causati da una manutenzione scorretta delle auto capitano spesso e se ci aggiungiamo il maltempo, allora… –

– Era la mia auto. – puntualizzò.

Sobbalzai nel sentire il tono incisivo con cui mi ricordò di quel particolare e mi resi conto del dove volesse andare a parare.

– N-Non sarà che… pensa che non sia stato un incidente? E che potesse essere destinato a lei? –

Il suo sguardo si riaccese in un attimo.

– Ho ragione? Invece così facendo… ci è andato di mezzo qualcuno che non doveva essere lì… perché è stato etichettato come incidente? Le indagini sono state frettolose? –

– La verità, Hastings… è che non lo so. Non l’ho mai saputo. –

– E ha lasciato andare le cose così? Non ha mai provato ad indagare per suo conto? –

Inaspettatamente, si mise a ridere e quella reazione mi indispose.

– Non ci trovo niente di divertente! Capitano Graham, se qualcuno voleva vederla morto, allora… allora si spiega il perché di quell’incidente, non è così? Ma se ci sono state delle insabbiature, qualcosa non va! –

Graham scrollò appena le spalle, poi si mise ad armeggiare con qualcosa nella tasca interna del cappotto nero. Attesi con impazienza che prendesse un biglietto e me lo porgesse. Perplessa più che mai, lo raccolsi e lessi la frase scritta sopra, in inchiostro nero.

– “Ad maiora semper”… c-che significa? –

– Si tratta di un’espressione latina. Vuol dire “sempre più in alto”. –

Non che avesse in alcun modo fugato i miei dubbi. – E che cos’ha a che vedere con il caso, di grazia? –

Graham voltò il biglietto nella mia mano. Recava un invito a un meeting con annesso gala presso uno degli alberghi più lussuosi di Boston, il Four Seasons Hotel, previsto per il weekend successivo. Comprendendoci sempre meno, alzai lo sguardo sul mio superiore, la cui spiegazione, stavolta, non fu sibillina. – Chiunque abbia inviato quel biglietto, sa chi sono e conosce il Dark Circus. Quell’espressione era il nostro motto. –

Sgranai gli occhi, sorpresa. – Non potrebbe essere che qualcun altro fosse al corrente di esso? Insomma, il Dark Circus è sempre stato leggendario, negli ambienti accademici… magari qualcuno ha fatto delle ricerche… e comunque non mi spiego perché invitarla a un evento del genere… dopotutto, senza offesa, non mi sembra il tipo da partecipare a iniziative simili… a meno che… aspetti, il gala non sarà forse quello di cui si parla in questi giorni? Quello in cui verrà inaugurata la nuova sala casinò? –

Graham annuì, non senza una punta di permalosità. – Sorvolerò sul tuo commento personale, Hastings. Ho ragione di credere che quel che è accaduto ad Alicia Bernstein sia correlato in qualche modo a questo biglietto. Qualcuno sta mirando ai membri del Dark Circus e ho tutta l’intenzione di scoprire di chi si tratta. E se siamo fortunati, prendiamo anche il bastardo che ha assassinato Alicia. – affermò, incurante della mia confusione.

– Perché parla al plurale? –

Fece per rispondere, quando il suo cellulare prese a squillare incessantemente. Si accigliò nel riconoscere il chiamante.

         – Maximilian. – disse, con voce seccata. Pochi istanti di silenzio da parte sua e lo vidi rivolgere un veloce sguardo al biglietto, con aria pensierosa. Avrei giurato di aver notato una vena sulla sua tempia ingrossarsi di qualche millimetro mentre Wheeler lo informava di aver ricevuto a sua volta l’invito e di non essere l’unico. Le teorie di Graham stavano lentamente trovando fondamento. Ma chi poteva conoscere i membri di quell’élite che era sempre rimasta nell’ombra? E se una donna, appartenente a quella cricca, era morta, con noi soli due testimoni presenti e illegali, questo poteva significare che chi, a suo tempo, aveva cercato di uccidere il capitano Graham sabotando i freni della sua auto e, magari chissà, anche operato per insabbiare le prove di un incidente in cui aveva perso la vita un uomo innocente, probabilmente stava tornando per finire il lavoro. Osservai i tratti del volto del mio superiore induriti per la concentrazione e per la tensione. Compresi che stava elucubrando, cercando di mettere insieme pezzi di un puzzle che, a differenza di quanto potessi immaginare io, concedeva una visione d’insieme soltanto a chi come lui conosceva ciò che a suo tempo aveva fatto. Tornai a pensare alle sue parole in piscina. Misfatti che crescevano di pari passo alla sua boria. Un giovane uomo amante delle sfide, curioso di comprendere cosa spingesse al male, che vi si era immerso al punto da diventare malvagio, in qualche modo, ma come un mastermind che avesse ben chiaro il concetto di limite e come superarlo senza patirne conseguenze estreme. E poi, redento, aveva cambiato la sua vita, fino a che, nel momento di maggior felicità, il male, sotto forma di un mago oscuro, non aveva deciso di giocare con lui una partita che aveva portato alla sua sconfitta più grande. L’uomo che avevo davanti a me era bravo a non tradire le sue reali emozioni, ma io ero stata formata a comprendere che dietro a certi comportamenti disfunzionali, si nascondevano traumi ben più profondi e radicati di quanto si volesse far credere. Infine, chiusa la chiamata, passò una mano tra i folti capelli castani e prese fiato. Solo dopo mi rivolse il suo sguardo.

            – Mi faccia indovinare… anche il detective Wheeler ha ricevuto un invito. E immagino che non sia l’unico. –

            – Elizabeth è stata invitata a sua volta. –

             Quella rivelazione inaspettata mi colpì. Che Elizabeth Dekker fosse legata a quel gruppo era innegabile, ma il fatto che fosse stata contattata esplicitamente rendeva tutto ancora più personale, nonché, in un certo qual modo, rischioso. Esporre la sua ex moglie a eventuali pericoli… no, ero certa che Graham non avrebbe mai permesso una cosa del genere. E, per quanto poco lo conoscessi, a giudicare dalle parole e dai suoi comportamenti, ero abbastanza sicura che anche il detective Wheeler non avrebbe acconsentito. Ma d’altro canto, considerando il carattere combattivo di quella donna, avrei dovuto immaginare che la sua risposta a quell’invito sarebbe stata assurdamente e assolutamente positiva.

            – Suppongo che a questo punto non ci sia dubbio sul da farsi, non è così? – chiesi.

            Alexander Graham fece spallucce, poi, ripreso il biglietto dalle mie mani, ebbi l’impressione che gli stesse balenando qualcosa in testa. E in effetti, non ne fece mistero. – Sei mai stata a un gala? –

         Il mio tono di protesta fu la risposta, che il mio interlocutore ignorò volutamente. Dette una veloce occhiata alla porta chiusa dello studio di Selina, per poi girare i tacchi. La sua figura mi dette le spalle. – Riguardo a ciò che mi hai detto prima… lascio a te la scelta. Se vuoi parlare del Dark Circus e di quello che sta accadendo al tuo ragazzo, sei libera di farlo. Ma sarai tu ad assumerti la responsabilità delle conseguenze. Chiaro? –

             Scossi la testa e, in quel momento, Alexander Graham mi sembrò distante, fin troppo. E quando parlava in quel modo, potevo agire soltanto in un modo.

           – Va bene, capo… ho capito. –

         Nessun cenno d’altro tipo. Mi lasciò lì, allontanandosi nel silenzio di quel corridoio sotterraneo, mentre a pochi passi, Doc procedeva con il suo freddo lavoro. Mi strinsi istintivamente nelle braccia per cercare calore. In che via senza uscita mi ero ficcata scegliendo di seguire quelle persone? E quell’uomo in particolare?

 

 

  
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