Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Tenue    30/07/2020    5 recensioni
[Storia partecipante al contest “Non ci resta che sognare” indetto da Soul_Shine e Sabriel_Little Storm sul forum di EFP]
Sono appena cominciate le vacanze estive e quattro studenti di Tokyo decidono da un giorno all'altro di partire per il mare, allontanandosi così dalla città, dalla famiglia e dalla scuola. Tra di loro c'è Kaede, che fatica a lasciarsi andare alla spensieratezza dato che la notte viene perseguitato da sogni particolari lo mettono di fronte ad una parte di lui con cui però non vuole avere nulla a che fare. L'unico in grado di aiutarlo sembra essere il suo amico di infanzia, in viaggio con lui, che sembra conoscerlo meglio di quanto Kaede pensi.
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I passi di Kaede erano lentissimi, trascinavano piano la sabbia e la facevano alzare come polvere intorno ai suoi piedi nudi. Il mare alla sua destra faceva infrangere le onde nere sulla riva nel più completo silenzio, ma quell’assenza totale di rumori sembrava così innaturale. Si fermò in mezzo alla spiaggia deserta notando che il vento cominciava ad alzarsi, lo percepiva contro alle sue braccia nude e fu allora che notò la figura di Ryuuji accanto a sé, col viso girato verso di lui, la linea della bocca dritta in una inquietante assenza di emozioni che non gli si addiceva affatto. Gli occhi erano i suoi, grandi, belli, con le ciglia lunghissime e nere. In tutti i suoi sogni, le persone presenti erano sempre inquietanti in qualche modo; la figura del ragazzo che aveva vicino in quel momento era rigida e sembrava innaturale in tutto, tranne che per gli occhi. Nemmeno quando il suo inconscio avrebbe dovuto, in teoria, creare un incubo, riusciva a togliere agli occhi di Ryuuji quella luce che lo rendeva così umano. Non era in grado di figurarselo diversamente.
 
Ryuuji si accucciò a terra e prese a disegnare dei cerchi sorprendentemente perfetti, e dal lieve suono delle sue dita tra la sabbia, scaturirono anche tutti gli altri rumori: il mare, il vento, e anche tutto il resto tornò ad avere un po’ più di senso.
Il mare restava sempre nero però, riflettendo il colore di un temporale che comunque, alzando gli occhi al cielo, Kaede non vedeva. Il cielo era giallo.
-Voglio restare qui.-
Ryuuji, ricurvo su sé stesso, si girò verso l’amico. -Per tutta l’estate?- anche la voce, morbida e tranquilla, era decisamente la sua.
-No, io… non voglio mai più tornare a casa.- gli confidò Kaede.
 
 
Kaede sapeva riconoscere un incubo. Riconosceva la sensazione, gli elementi deformi e inverosimili. Fin da quando era bambino, vedere gli oggetti con una forma innaturale o elementi di un colore sbagliato lo aveva sempre spaventato. La spiaggia sembrava avere una forma strana e gli edifici in lontananza erano troppo bassi e allungati perché qualcuno potesse anche solo entrarci.
Ma la cosa che più gli suggeriva che tutto quello fosse un incubo era la costante sensazione di un potenziale nemico alle sue spalle. Quasi sempre c’era anche qualcosa che doveva fare, un obbiettivo, che caratterizzava il sogno. C’era qualcosa che voleva confessare all’amico, un dolore che si portava dietro da mesi e di cui voleva liberarsi. L’obbiettivo del suo sogno era chiaro per lui, riuscire a parlare prima che la potenziale minaccia alle sue spalle lo raggiungesse. Inspirò, insicuro se iniziare o no; non riusciva a smettere di pensare che se non avesse finito di parlare in tempo il suo segreto sarebbe finito in mano al nemico e che avrebbe potuto farne quello che voleva, senza il suo controllo. I secondi passavano, ma nessuno arrivava a toccare la sua schiena per afferrarlo e spingerlo nel baratro delle paure nel suo inconscio.
Non lo aveva visto muoversi, ma Ryuuji era di nuovo in piedi accanto a lui. Fermo, immobile, con i suoi occhi fissi su di lui. Aspettava pazientemente che Kaede gli dicesse qualcosa. Il cielo era giallo sopra di loro, e anche se in qualsiasi altro caso quel particolare lo avrebbe disturbato, adesso gli dava una sensazione totalmente diversa. Il cielo sembrava giusto così, caldo e splendido, così come Ryuuji e l’ aura rassicurante che lo circondava.
Ma nel momento in cui aprì la bocca per parlare, notò che la luce del sole si stava pian piano affievolendo e tutto attorno a sé stava diventando scuro. Sbatté le palpebre, e il viso di Ryuuji che a malapena distingueva nel buio aveva gli occhi chiusi e i lineamenti rilassati. Riprese piano coscienza dal suo corpo, alzò lo sguardo per osservare la stanza buia in cui stava dormendo con Ryuuji e gli altri due loro compagni di classe. Era tutto tranquillo nella stanza e il leggerissimo respiro del ragazzo steso nel futon accanto al suo lo tranquillizzò. Non fece in tempo a ripensare al suo sogno che il sonno lo trascinò via di nuovo.
 
 
 
 
Nonostante fosse già mezzogiorno, nessuno dei ragazzi stesi sui futon al centro della stanza aveva ancora aperto gli occhi. Nessuno aveva impostato sveglie ed in realtà erano tutti troppo stanchi per venire svegliati dalla luce del sole che stava filtrando tra le tapparelle, abbassate solo per metà. Hiroshi si rigirò nel suo futon, cercando nel sonno il lenzuolo che però aveva scaraventato via con un piede più o meno intorno alle sei del mattino; mugugnò infastidito e aprì pigramente un occhio. Rimase immobile, ancora incapace fisicamente di alzarsi e spostò lentamente lo sguardo sugli altri, vedendo se qualcuno era già sveglio. Iwao, proprio accanto a lui, dormiva a pancia in su con le braccia spalancate, anche lui senza lenzuolo, ma evidentemente la leggera brezza che proveniva dal corridoio non gli dava fastidio. Hiroshi si chiese se non avessero lasciato qualche finestra aperta in giro per la casa.
Sospirò piano, e alzò il busto puntellandosi  sui gomiti, giusto per dare un’occhiata a Ryuuji e Kaede, che trovò ancora completamente addormentati e schiacciati l’uno contro l’altro.
Hiroshi si mise seduto, stiracchiandosi lentamente e si allungò per prendere la felpa. Kaede aveva detto che era normale che facesse fresco nonostante fosse estate e nonostante fossero a praticamente cinque minuti di distanza dal mare. Un po’ perché era proprio dal mare che veniva la brezza, un po’ perché quel paesino era piuttosto a nord rispetto a Tokyo.  Hiroshi comunque ancora non aveva realizzato come fosse possibile che Kaede avesse veramente concesso loro di passare con lui le vacanze estive nella sua casa al mare. Sembrava sul serio un avvenimento eccezionale.
Sentì un rumore di lenzuola frusciare dietro di lui e girandosi vide Kaede alzarsi lentamente, scollandosi Ryuuji di dosso che gli aveva praticamente dormito sopra nelle ultime ore.
Kaede si sgranchì le gambe e si avvicinò al a telefono che aveva messo in carica nell’angolo della stanza, mentre Hiroshi aprí la porta finestra e si sedette lì davanti cominciando a spazzolarsi i capelli, chiarissimi per via delle tante decolorazioni, mentre guardava fuori. In quel momento, l’unico rumore presente a parte i passi di Kaede sul pavimento di legno era il verso delle cicale. Kaede rimase a controllare alcune cose per poi alzarsi e andare verso Hiroshi si era improvvisamente bloccato.
-Che fai?- Sbottò, prima di alzare del tutto le tapparelle e facendo mugugnare Ryuuji e Iwao per la troppa luce.
Hiroshi si voltò verso di lui –Si sente il mare.-
Kaede lo colpì con il piede, non troppo forte –Come pensi di sentirlo idiota, siamo troppo lontani.- disse prima di allontanarsi e andare a svegliare gli altri due -In piedi scansafatiche, è tardi.-
-Kaede…- mormorò Ryuuji girandosi piano –Non abbiamo dormito niente. Ieri siamo arrivati… tipo alle tre di notte.-
-Alle quattro.- Lo corresse Iwao, mettendosi lentamente seduto.
-Ancora peggio.-
-Io dico che avete dormito abbastanza.- Fece Kaede, avviandosi in cucina.
-Ma è estate…-
Kaede entrò in cucina e storse il naso quando si accorse che la finestra era stata aperta tutta la notte. Frugò tra gli scaffali, cercando una tazza e qualcosa da mangiare.
Trovò il posto dove sua madre teneva il tè e tirò fuori le bustine, poi aprì un’anta dell’armadietto sopra al lavandino dove trovò le tazze, e sospirando ne prese quattro, poggiandole sul tavolo.
Non c’era traccia di cibo ma non se ne sorprese; la sua famiglia non usava quella casa da un paio d’anni. Mise sul fuoco il pentolino con l’acqua e subito dopo sentì entrare gli altri in cucina.
-Sto facendo il tè, prendete una bustina.-
-C’è qualcosa da mangiare? Sto morendo di fame.- Si lamentò Ryuuji premendosi le mani sullo stomaco.
-No, i miei non vengono qui da un po’.-
-Si vede…- mormorò Hiroshi e Kaede si girò guardandolo male.
-Ah, dicevo per l’arredamento... È solo che sembra … di molti anni fa.-
Kaede alzò le spalle, tornò a girarsi e alzò il fuoco –Hanno comprato la casa negli anni 70 e a differenza di casa mia non l’hanno mai ristrutturata. Non so perché.-
-A me piace.- Commentò Iwao e Ryuuji concordò con lui –Mi piacciono le cose anni 70.-
-Ma sa di vecchio…- ribatté Hiroshi, schivando in tempo un cucchiaino che Kaede aveva appena tirato fuori dal cassetto e che gli aveva prontamente lanciato.
Poi riempì loro le tazze con l’acqua bollente e passò loro i cucchiaini.
-Oggi sei strano.- Fece Hiroshi e Kaede lo guardò storto.
-Ma che vuoi?- Ribatté prima di sedersi al tavolo con gli altri.
-Dico che sei stranamente gentile, tutto qui.- E Iwao gli tirò una gomitata senza farsi vedere.
-Ahia…- mormorò –Comunque Kae-chan… c’è dello zucchero?-
-Cercatelo.-
-Guarda che non devi per forza tornare cattivo!- Piagnucolò alzandosi e avvicinandosi ai mobiletti, mentre Iwao si passava stancamente una mano sulla faccia.
-Kae, qui non c’è niente.- mormorò controllando ovunque -Ma scusa, potevi dirci che non c’è traccia di cibo qui, potevamo  portarci dietro qualcosa.-
-Non ci ho pensato. Dopo andiamo a fare la spesa.- Kaede alzò le spalle e continuò a bere incurante.
Effettivamente aveva chiesto ai suoi amici se volevano venire con lui al mare solo il pomeriggio del giorno prima e loro non ci avevano pensato due volte ad accettare, ma a dire la verità nemmeno Kaede ci aveva pensato su molto quando glie l’aveva proposto. L’idea gli era venuta all’improvviso, e si era presentato sotto casa loro con l’auto di suo padre quella sera stessa, senza dirgli naturalmente che i suoi genitori non sapevano nulla. Fu grato del fatto che anche i suoi amici avessero un bisogno di scappare da Tokyo e dalle loro famiglie tale da venire con lui senza problemi e tra loro Ryuuji era stato il primo ad accettare; aveva avuto un mese difficile a scuola e parecchi problemi con i compagni di classe, perciò non si preoccupò più di tanto dell’impulsività di Kaede e riuscì solo a pensare a quanto potesse essere liberatorio andarsene da lì.
 
Dopo aver finito di bere e lasciato le tazze nel lavandino, Kaede urlò a tutti di andare a cambiarsi. Cinque minuti dopo solo Ryuuji era sull’uscio di casa insieme a lui, mentre Hiroshi e Iwao si stavano punzecchiando a vicenda senza essersi ancora tolti i vestiti con cui avevano dormito.
Kaede gli aveva mentalmente dato ancora due minuti, scaduti quelli si voltò e aprì la porta di casa –Ryuuji, andiamo.- sbottò –.
Ryuuji sussultò –Ah. Hey ragazzi, Kaede sta uscendo, muovetevi!-
-Vai a dirgli che appena usciti vadano a destra fino alla fine della strada.- Disse prima uscire e incamminarsi.
Sentì Ryuuji raggiungerlo poco dopo e mettergli un braccio attorno alle spalle –Arriveranno tra un po’. Quando sono entrato in camera Iwao era sopra a Hiroshi e gli stava facendo il solletico. Perciò non penso che…-
Kaede smise si ascoltare dopo un po’, da una parte perché sapeva che se Ryuuji prendeva a parlare non si fermava più e dall’altra perché il suo braccio sulla spalla gli stava bruciando da morire e non riusciva a concentrarsi su nient’altro. Non era la prima volta che aveva l’amico così vicino, al contrario, Ryuuji era sempre terribilmente appiccicoso con tutti. Solo che con lui lo era cento volte di più e la parte più imbarazzante per Kaede era che ormai erano arrivati a capire tutti e due di avere entrambi un maggiore interesse per i ragazzi, solo che nessuno dei due sembrava voler far nulla a riguardo. Più Kaede faceva finta di nulla e più Ryuuji gli stava appiccicato, senza però arrivare da nessuna parte e questo lo faceva imbestialire. Certo, a Kaede Ryuuji piaceva, ma dopo aver passato la vita a sentirsi dire da genitori e compagni di scuola di essere una persona arrogante e maleducata, non se la sentiva proprio di farsi avanti per primo. Secondo Kaede il compito di fare il primo passo toccava a Ryuuji, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla.
Ryuuji strillò quando Kaede gli tirò di punto in bianco un pugno contro la spalla.
-Ma perché?!-
Kaede continuò a camminare -No, nulla. È che a volte mi fai incazzare.-
 
Camminarono fino al supermercato in fondo alla strada; era piuttosto piccolo e non c’erano tantissime persone. Qualche signora stava guardando lo scaffale delle riviste vicino all’entrata e un’anziana stava pesando il pane con accanto due bambini. Ryuuji si avvicinò ad uno scaffale completamente pieno prodotti in buste coloratissime e con enormi scritte in alfabeto katakana e ne afferrò tanti che neanche riusciva a tenerli in mano. Kaede arrivò dietro di lui, con il cestino sottobraccio con dentro alcune confezioni di noodle istantaneo, della carne e un po’ di riso. –Che è tutta quella roba?-
Ryuuji gli sorrise –Questi li mangiavo quando ero piccolo.- disse, lanciando un pacco di biscotti nel cestino –E questi piacciono un sacco a Iwao, questi li prendo per Hiroshi invece, figurati che da noi non li fanno più, mi salterà addosso per la felicità quando saprà che glie li ho presi. E poi ci sono anche questi che sono  buoni- Ryuuji svuotò tutto quello che aveva tra le braccia nel cestino e Kaede non commentò, si limitò a guardarlo un po’ male.
-Dio, come sto morendo di fame!- Piagnucolò Ryuuji e seguì Kaede che era andato verso il banco frigo per prendere il latte. –Kaede prendiamo da bere? Ho sete.-
Kaede lo guardò, chiedendosi com’è che improvvisamente chiedesse il suo permesso per prendere qualcosa. –Fuori c’è il distributore, costa di meno.-
Prese le ultime cose e andò alla cassa, svuotandoci tutte le cose che avevano preso, più che altro che Ryuuji aveva preso, anche mettendole nel cestino all’ultimo momento senza farsi vedere. Ryuuji aveva il sospetto di aver esagerato un po’, ma l’idea di riempirsi di cibo da condividere con i suoi amici gli piaceva, solo che nell’istante in cui si mise a frugare nel suo zaino per cercare il portafoglio Kaede aveva già pagato tutto.
Aveva portato le buste fuori dal supermercato e Ryuuji lo rincorse –Potevo pagare io! Ti avrò fatto spendere almeno 3000 yen con tutta la roba che ho preso!- Ma Kaede alzò le spalle e si avvicinò al distributore.
 
Pochi minuti dopo erano seduti sul marciapiede, con accanto le buste della spesa e le bibite già mezze finite tra le mani. Di tanto in tanto afferravano un biscotto dal pacco di Ryuuji e mangiavano senza dire nulla. La zona era quasi deserta, dopo il supermercato iniziava la laguna e si riusciva a scorgere il mare; si sentivano forti le cicale e di tanto in tanto passare qualche auto. Cominciava a fare un po’ più caldo, le nuvole si erano spostate e adesso il sole puntava dritto su di loro.
Iwao e Hiroshi spuntarono dietro di loro dopo un po’.
-Ma vi siete persi?- Sbottò Kaede.
-Sì!- Fece Iwao, afferrando un pacchetto giallo con le scritte rosa dal sacchetto della spesa e sedendosi accanto a Ryuuji –Hiroshi voleva andare a sinistra anziché a destra.-
-Mi sono confuso, okay?- Rispose lui davanti al distributore mentre si comprava il latte alla fragola.
-Vieni qui Hiro- Ryuuji si allungò verso di lui porgendogli un altro pacchetto colorato di dolcetti –Guarda cosa si ho preso.-
Hiroshi emise un verso di sorpresa disumano, che fece scoppiare a ridere Iwao, e afferrò la confezione –Lo sai che ti voglio tanto bene, vero?-
Lo strinse in un goffo abbraccio da dietro e poi andò a sedersi.
-Doveva essere un pranzo, ma okay.- Commentò Kaede, continuando a mangiare i biscotti che Ryuuji teneva sulle gambe.
-Dopo andiamo in centro, Kaede?-
Lui alzò le spalle, come se non fosse davvero abituato a fare programmi su cosa fare durante l’estate –Il centro non è molto distante. Comunque boh, possiamo fare quello che vogliamo.-
Ryuuji notò qualcosa di strano nella voce del compagno. -Già… siamo in vacanza.- aggiunse -Siamo praticamente liberi.-
 
 
Dopo aver girato un po’ per il centro del paese, per lo più andando su e giù per la pedonale piena di negozi, Hiroshi si era impuntato che voleva andare alla sala giochi. Ryuuji si era illuminato e aveva cominciato ad assillare Kaede perché voleva assolutamente andarci anche lui, mentre Iwao con faccia rassegnata aveva commentato il fatto che fosse una frana in qualsiasi cosa e che ne sarebbe sicuramente uscito sconfitto. Kaede era rimasto fermo a guardare male Hiroshi, ma lui in realtà si era già preparato alla perfezione. Kaede gli avrebbe probabilmente risposto con un no secco e Ryuuji gli sarebbe andato dietro anche se controvoglia, quindi lui e Iwao li avrebbero lasciati andare a fare un po’ quello che volevano mentre lui costringeva l’amico a seguirlo ovunque, e ovviamente a farsi prendere uno di quei peluche giganteschi. Aveva adocchiato un pikachu bellissimo con la zampina sulla guancia e lo doveva avere ad ogni costo, e sapeva che Iwao sarebbe stato il solo tra loro a spendere una valanga di monetine solo per riuscire a vincerlo per lui.
Ad ogni modo, Ryuuji era ancora appiccicato al braccio dell’amico e lo stava implorando, e Hiroshi si dovette ricredere quando Kaede alzò le spalle e biascicò un semi imbarazzato –Bho va bene, tanto non è che io abbia niente di meglio da fare.-
La sala giochi era pochi metri più avanti e Ryuuji e Kaede precedettero gli altri due. Hiroshi invece rimase immobile a bocca aperta e Iwao gli si avvicinò titubante –Che hai?-
-Ti sei accorto anche tu che Kaede è arrossito, vero?- chiese sconcertato e Iwao alzò un sopracciglio –Uhm, no?-
Hiroshi si portò una mano tra i folti capelli biondi –Mio Dio, sto impazzendo. Ma a te Kae-chan non sembra un po’ strano?-
Iwao alzò le spalle –No… Ma ti garantisco che se continui a chiamarlo Kae-chan lui prima o poi di ammazza, eh.- Fece con un sorriso per poi incamminarsi.
-Non lasciarmi indietro!-
 
La prima cosa che Ryuuji notò fu l’ambientazione da inizio anni 2000. La sala giochi era costruita su due piani, era piuttosto grande e circondata da muri gialli e ampie vetrate. Ed era letteralmente stipata di ogni sorta di videogioco, tanto che a Ryuuji si erano illuminati gli occhi solo all’ingresso.
-Ma c’è qualcosa che a te non piace?- chiese Kaede assottigliando lo sguardo. Ryuuji rise e si grattò la nuca –Non ne sono sicuro.-
Kaede lo spinse verso le scale e si accorse solo al piano di sopra che gli altri non erano dietro di loro.
-Quegli altri due?-
-Li ho visti fermarsi fuori alle macchinette che tirano su i peluche. Sai quelle con quella specie di aggeggio con tre braccia che li tira su, che tu sposti con il joystick. Solo che si vince tipo una volta su cento, ma perché è fatto apposta per…-
-Certo che sei logorroico tu.- Kaede parlò senza pensare e si pentì quasi subito di quel commento acido, ma Ryuuji invece rise di nuovo.
-Lo so! Ma lo sai che questi posti mi rendono felice e inizio a parlare!-
Kaede abbassò lo sguardo e lo spinse verso un videogioco con le armi –Si si, adesso basta parlare e spariamo a qualcosa.-
 
Solo dopo un po’ Kaede si chiese se non fosse un po’ presto per essere in sala giochi, ma alla fine non è che gli importasse poi così tanto. Erano nell’angolo più lontano della sala e la luce delle finestre non arrivava del tutto fino a lì. Iwao e Hiroshi erano riapparsi a caso dopo un po’ e in quel momento stavano gridando qualcosa nelle orecchie di Ryuuji dato che lui faceva un po’ pietà a quel videogioco.
-Premi reload!- Gli gridava Hiroshi –Reload!- ma Ryuuji non è che si ricordasse quale fosse il pulsante per ricaricare il fucile di plastica che aveva tra le mani e quindi continuava a premere il grilletto invano ma senza colpire effettivamente nessuna delle creature aliene che stanno gli  venendo addosso. Kaede invece sembrava fuori di sé mentre ne faceva fuori uno dopo l’altro, ma all’improvviso il gioco si bloccò e comparve grande sullo schermo la scritta game over e subito dopo inserire altri due crediti per continuare.
-Ryuuji, porca puttana!-
-Tu non mi hai detto come si ricaricava!- piagnucolò Ryuuji.
-Si che te l’ho detto!- Fece esasperato Kaede –Io non ho più gettoni, quindi o ce li prestano questi due qui, oppure abbiamo finito.-
-Hey hey Kae-chan, mi stai forse chiedendo un favore?- Rise Hiroshi.
-Non lo so.- Kaede ghignò –Ma dimmi Hiroshi, a te piace dormire all’aperto?-
Hiroshi inclinò leggermente la testa e sorrise –In realtà si. Dormiamo fuori stanotte?-
–No Hiroshi. Tu dormi fuori se non mi dai i gettoni. Ti assicuro che il terrazzo è comodissimo.-
-Antipatico.- Hiroshi si imbronciò –Te ne do pochi perché voglio giocare al DDR con Iwao.- mormorò mettendogli tra le mani cinque gettoni contati, per poi afferrare l’amico e portarlo verso il gioco di ballo.
Ryuuji lo guardò sparire dietro ai videogiochi colorati e alzò un sopracciglio –Dici che Hiroshi se lo ricorda il fatto che i gettoni glie li hai comprati tu?-
Kaede alzò le spalle –Secondo me è un po’ fuso di cervello, quindi non conterei troppo sulla sua memoria.-
Ryuuji sbuffò una risata e gli diede una piccola spinta contro il braccio –Sei cattivo, Kaede.-
L’altro alzò gli occhi al cielo –Non sono cattivo.-
-No infatti- Ryuuji si bloccò per un attimo –In realtà sei piuttosto gentile questi giorni. Voglio dire, ci hai invitati qui per le vacanze, compri la roba per tutti al supermercato e i gettoni a Hiroshi…-
-Non è… Non è importante.-
-Come vuoi.- mormorò Ryuuji, ancora piuttosto confuso, ma a Kaede bastava una proposta per distrarlo da quel discorso. –Giù ci sono i videogiochi del basket, ci vuoi andare?-
Come previsto Ryuuji fece un grande sorriso –Sì! Adoro il basket.-
-Mi auguro che tu sia la mia altezza.- commentò Kaede prima di scendere le scale.
-Non credere di potermi battere a basket! Sarai anche bravo nel resto, ma in questo gioco sono io il migliore!- Urlò seguendolo.
-Io sono il migliore in tutto, Ryuuji.-
 
Contro ogni aspettativa, Ryuuji lo aveva battuto. Cinque volte di fila.
-Questo è impossibile.-
-Questa è bravura.-
Kaede incrociò le braccia al petto. -È fortuna.-
-È talento!- Sbottò Ryuuji e l’altro alzò gli occhi al cielo.
–Come vuoi, ma al in tutto il resto ho vinto io.-
-Te lo concedo.- Ryuuji gli passò un braccio attorno alle spalle e lo tirò a sé, e in un attimo Kaede sentì la frustrazione per aver perso scivolargli di dosso. Il braccio di Ryuuji gli stava di nuovo bruciando la pelle.
Non disse nulla e si sforzò con tutto sé stesso di riuscire a mettere insieme una frase di senso compiuto –Dove sono gli …- ma dovette interrompersi quando vide Hiroshi arrivare verso di loro con un enorme pinguino di peluche tra le braccia e Iwao dietro di lui visibilmente stanco.
-I pikachu sono impossibili da pendere- spiegò Hiroshi –Così dopo il DDR Iwao mi ha preso uno di questi che si vincono con i punti.-
-Cristo santo, Hiroshi.- commentò Kaede mentre al suo fianco Ryuuji scoppiava a ridere.
 
 
 
 
Anche dopo che il sole era tramontato erano rimasti tutti fuori sul terrazzo a mangiare e giocare a carte. Per quanto incredibile potesse sembrare agli altri ragazzi, Kaede si stava persino divertendo.
Si stesero nei futon sfiniti attorno alle due di notte, ma circa un’ora più tardi Ryuuji si svegliò, apparentemente senza motivo, come se una sensazione spiacevole lo avesse destato apposta per fargli capire che qualcosa non andava.
Scostò il lenzuolo e si alzò piano, cercando di non fare rumore mentre raggiungeva le scale e saliva al piano di sopra; uscì sul terrazzo, dove fino a poco prima avevano giocato e trovò Kaede seduto a gambe incrociate sulle fredde piastrelle rosse e la testa poggiata contro alla ringhiera. Ad una prima occhiata sembrava quasi che stesse dormendo, ma non appena avvertì la presenza di Ryuuji alle sue spalle si voltò.
Ryuuji notò una certa stanchezza sul suo volto ma anche qualcos’altro che non riusciva a decifrare.
-Stai bene?- chiese avvicinandosi.
Kaede non si mosse, aspettando che l’amico venisse a sedersi sul pavimento accanto a lui.
-Ho fatto un sogno.- disse poi, portando le ginocchia al petto e poggiandoci la testa sopra, sentendo l’aria della notte soffiargli contro la pelle.
-Un incubo?- chiese Ryuuji non appena fu accanto a lui.
Kaede scosse la testa. -No, era solo molto… Ho provato qualcosa di forte. E mi sono svegliato.-
-Era una sensazione spiacevole?-
-Non lo so.- Poi Kaede si girò per guardarlo negli occhi -Oggi… non ti è sembrato un giorno diverso?-
Ryuuji aggrottò le sopracciglia. -In che senso?-
Kaede abbassò la testa. -No, è solo che… è che ho provato qualcosa di diverso.-
-Ed è una cosa negativa?-
-No, no, oggi è stato fantastico. Sì insomma… con te e con quegli altri due credo di essermi dimenticato di quello che è successo a scuola nell’ultimo periodo.-
A quelle parole in Ryuuji scatto qualcosa e capì improvvisamente il malumore di Kaede -Stai ancora pensando a quella storia? Guarda che io l’ho già dimenticata!- cercò di sorridere incoraggiante, ma l’espressione di Kaede non cambiò.
-Ti hanno insultato, Ryuuji.-
-Lo so.- Si strinse nelle spalle -Però… boh, a volte capita che tra compagni ci si insulti.-
-Non con quella parola.- Sbottò Kaede. -E poi non è la stessa cosa, se io ti do del coglione sai che non dico sul serio, ma le parole che hanno usato loro non sono… non sono… cazzo non lo so, sono solo orribili.-
Ryuuji sospirò pesantemente e si appoggiò di peso contro Kaede che per poco non si sbilanciò. -Kae, davvero, non pensarci.-
-Non sopporto che delle persone ti trattino così.-
-Lo so.- Ryuuji chiuse gli occhi non appena sentì la mano di Kaede poggiarsi sulla sua schiena e muovere lentamente il pollice su e giù -È questo quello che hai sognato?- chiese all’improvviso.
-Non proprio. Credo di aver sognato… qualcosa che è venuto dopo…- Si morse il labbro, non riuscendo ad andare avanti. Sentì un improvviso peso sullo stomaco e constatò con orrore che sentiva alle spalle la stessa sensazione di pericolo che avvertiva nei sogni.
-Kaede?- Ryuuji provò a chiamarlo ma l’espressione dell’amico era confusa e sembrava si stesse impanicando.
-Hey, hey, Kae.- cercò di rassicurarlo toccandogli piano la spalla -Tranquillo, okay? Tu mi puoi dire tutto, lo sai.-
Kaede inspirò e, inclinandosi all’indietro, puntò gli occhi al cielo.
-Ho sognato di fargli del male.- confessò -È stato strano, sai. Li ho visti contorcersi a terra, doloranti, come se riuscissi a controllare col pensiero i loro corpi. È mi sono sentito così bene, Ryuuji. E poi… non lo so… lo sai che nei sogni ci sono cose a caso, no? Ecco, eravamo in questa stanza e dalle pareti ha cominciato a scendere dell’acqua gialla, è più loro soffrivano più l’acqua era veloce ad entrare.- Kaede dovette fermarsi, perché parlava troppo velocemente. Si premette una mano su petto e dopo alcuni secondi continuò -L’acqua ha riempito tutta la stanza in un istante, eppure anche se non riuscivo a respirare, anche se la sentivo entrare nei polmoni, era una sensazione piacevole.-
-No aspetta, aspetta.- Ryuuji aggottò le sopracciglia confuso -Mi stai dicendo che ti senti in colpa perché hai sognato di uccidere i nostri compagni di classe?-
Kaede alzò le spalle ma continuò a non guardarlo.
-Non sono abituato ad essere così confuso.- mormorò dopo un po’ -Voglio dire, sono sempre stato piuttosto aggressivo e tutto, anche da bambino, ma in questi mesi mi sembra di aver perso proprio il controllo.-
Quando alla fine Kaede riuscì di nuovo ad alzare lo sguardo su Ryuuji lui poté notare l’espressione completamente sincera sul suo viso. Kaede aveva deciso di parlargli apertamente senza nascondergli nulla. -Oggi è stato fantastico, mi sono dimenticato della rabbia e il resto… solo che… nell’ultimo periodo ho avuto dei pensieri così tanto brutti, così… violenti, che credo di non meritarmi tutto questo.- Kaede espirò frustato -Non mi è mai successo di provare una cosa simile. Credere di non meritare la felicità… e dire che sono sempre stato così scontroso, solo che ora... Mi sembra di essere cattivo e basta.-
Ryuuji spalancò gli occhi all’improvviso -Ma allora è per questo che oggi era tanto gentile. Ti sentivi in colpa per… dei sogni?-
Kaede si strinse nelle spalle dall’imbarazzo, ma prima che riuscisse a commentare sentì Ryuuji vicino a lui cominciare a ridere piano -Lo sai Kaede, tu mi piaci sempre di più.-
A quelle parole Kaede fece un’espressione stranita che fece ridere Ryuuji di più.
-Mi spieghi come cazzo fai ad uscirtene con questi commenti così a caso?-
Ryuuji smise di ridere, ma non riuscì a cancellare il sorriso dalle sue labbra -Non lo so, è che ogni cosa che fai mi affascina un sacco.-
-Eh!?-
-Kaede.- lo chiamò di nuovo e allora vide gli occhi dell’amico aprirsi di più, come se si fosse svegliato in quel momento, come se ora fosse finalmente lucido. Il bianco nitido dei suoi occhi rifletteva la luce della luna e le sue pupille si erano fatte piccolissime, lasciando grande spazio alle sue iridi marroni. Ryuuji gli spostò una ciocca nera di capelli dal viso e notò agli estremi dei suoi sottili occhi a mandorla, un filo di matita nera, quasi impercettibile da lontano.
-Di cosa hai bisogno per stare meglio?- chiese Ryuuji, continuando a far scorrere le dita tra i capelli dell’altro.
-Non lo so.- rispose in automatico, puntando di nuovo gli occhi avanti a sé.
-Qualunque cosa, Kaede. Qualunque cosa tu voglia, posso dartela.-
Contro ogni aspettativa, l’altro cominciò a ridere -Proprio perché ti ho confessato quanto io mi senta una persona cattiva, tu vuoi darmi qualunque cosa io chieda?-
Ryuuji inclinò la testa pensieroso -Io ho sentito le stesse cose che hai sentito tu, oggi.- disse prendendogli la mano e Kaede sussultò, con l’impulso da allontanarsi. Ryuuji però lo tenne stretto. -Sul serio, Kaede. Tu sei… io non so bene come spiegarlo, ma mi piace stare in tua compagna.- confidò abbassando lo sguardo e mettendosi più vicino al ragazzo -Io sento… che riesci a capirmi in una maniera in cui non riesce nessuno, a volte… mi sembra quasi di parlare una lingua straniera per tutti… e che tu sia l’unico a parlare la mia stessa lingua. Non mi importa affatto se rispondi male o se a volte fai di testa tua ignorando qualsiasi dannata regola sul pianeta.- Cominciò ad alzare la voce -Questo non fa di te una cattiva persona. Provare rabbia non fa di te una cattiva persona, essere così, come sei, non ti rende cattivo, ma ti rende…-
Ryuuji si bloccò. Guardò negli occhi Kaede, che lo fissava incredulo e poi sorrise -Tu mi piaci, così come sei. Non sei cattivo, sei solo… sai… umano.-
Kaede non disse nulla, sembrava avere bisogno di tempo per elaborare quello che gli era staro detto.
-Quindi…- Ryuuji continuò -Di cosa hai bisogno adesso, per stare meglio?-
Kaede puntò lo sguardo verso l’orizzonte, oltre i tetti delle case.
-Andiamo in spiaggia.- mormorò calmo e Ryuuji sospirò contento.
-Okay.-
 
Senza aggiungere altro, entrambi si alzarono e scesero al piano terra. Cercando di non fare rumore, uscirono di casa e si incamminarono per la strada deserta, sotto alle rade luci dei lampioni e sentendo solo i passi delle loro scarpe contro asfalto e qualche cane abbaiare in lontananza di tanto in tanto. Il centro era troppo lontano per poter sentire il rumore delle persone che facevano festa fino a notte fonda, perciò Kaede cominciò ad avere paura che quell’assenza di rumori facesse sì che il suo inconscio riempisse quel vuoto con tutte le sue assordanti paranoie.
Per fortuna Ryuuji gli prese la mano senza dire nulla e da lì Kaede non riuscì a concentrarsi su nient’altro. -Io davvero non riesco a capire come tu faccia a fare queste cose così imbarazzanti con tanta leggerezza.- mormorò continuando a guardare avanti e Ryuuji rise.
-Zitto e apprezza lo sforzo, guarda che è imbarazzante anche per me.-
Quando raggiunsero la spiaggia, scavalcarono il muretto e si tolsero le scarpe, lasciandole li. Con i piedi nudi nella sabbia, Kaede inspirò chiudendo gli occhi. -Ryuuji…-
-Mmh.-
-So che non abbiamo i costumi né niente però… voglio entrare in acqua.-
-In acqua?-
-Puoi stare qui se non vuoi.-
-No, io…- Ryuuji si sfilò subito maglietta e pantaloni -Vengo anch’io.-
Kae seguì il suo esempio ed entrambi rimasero con solo l’intimo addosso lasciando i vestiti sopra alle scarpe, rabbrividendo nel sentire quanto fosse freddo il vento della notte contro alla loro pelle nuda.
La sola idea di mettere piede in acqua metteva a disagio Ryuuji ma per qualche ragione gli era impossibile fermare Kaede e di certo non lo avrebbe lasciato andare da solo. L’acqua doveva essere davvero fredda, ma di tanto in tanto gli era capitato di sentire di qualcuno che faceva il bagno di notte, perciò non doveva essere così pericoloso.  
-Vieni?-
Ryuuji si avvicinò alla riva -Non farti portare via dalla corrente.- mormorò senza guardare Kaede -E se hai troppo freddo usciamo, eh. Giuro questa è la cosa più stupida che abbia mai fatto.-
-Te l’ho detto, non sei obbligato.-
-Kaede.- Ryuuji lo guardò fisso negli occhi -Anche se provassi a trattenerti tu ci andresti lo stesso, vero? Dato che ti sei impuntato non posso farci nulla, perciò vengo dentro, ti faccio calmare e mi assicuro che tu non affoghi.-
Kaede fece un sorriso triste e precedette Ryuuji, immergendo il primo piede nell’acqua. Nell’attimo in cui anche Ryuuji sentì la temperatura del mare un brivido gli risalì tutta la schiena ma ignorò il suo corpo e si spinse in avanti.
 
 
Con l’acqua che gli arrivava alla vita, Kaede inclinò la testa all’indietro e con gli occhi spalancati fissò la luna. Rimase immobile ad osservare il cerchio perfetto della luna piena, fino a che la sua immagine non si sfocò, tremando leggermente.
Sentì una mano sulla guancia, che con il pollice si avvicinò al suo occhio e ne tirò via una lacrima. Kaede piangeva silenziosamente, la sua bocca si aprì in un lamento senza voce, fino a che non si morse il labbro a sangue, frustrato. Ryuuji lo ascoltò gridare una decina di imprecazioni e insulti al vuoto, all’orizzonte nero che, invisibile, divideva il mare da cielo. Gli teneva una mano sulla spalla, per fargli sentire che era lì.
Kaede si sentì meglio non appena smise di gridare e riprese fiato. Si sentì un po’ più leggero, soprattutto quando Ryuuji gli sussurrò che sfogarsi gli faceva bene.
Poi tornò quella sensazione, quella che aveva percepito per tutta la giornata. Gli aveva fatto sentire una sensazione di bruciore ogni momento in cui Ryuuji lo aveva toccato, lo aveva fatto sentire felice e amato da qualcuno. Era la stessa sensazione che aveva percepito nel sogno, quando aveva guardato il cielo e lo aveva trovato giallo, perché quel particolare era strano, innaturale, ma andava bene lo stesso se quel colore rappresentava Ryuuji e la sua anima. Appoggiò la testa contro al petto di Ryuuji e lui gli baciò la fronte senza dire una parola. Anche senza dirlo sapevano di stare provando la stessa identica cosa. Rimasero fermi, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, carezzati dalle onde scure attorno a loro e all’improvviso Kaede sbuffò una risata.
-Kaede?-
Ryuuji si staccò di poco solo per poter scorgere il suo viso. Un brivido gli percorse la schiena non appena notò che gli occhi di Kaede erano vacui, fissi in un punto di fronte a sé.
-Restiamo qui.- Disse continuando a sorridere e Ryuuji gli carezzò la schiena, cercando di farlo tornare tranquillo.
-Si, Kaede. Abbiamo un mese di vacanza.- rispose calmo Ryuuji e notò con sollievo che grazie alla sua voce Kaede si stava di nuovo appoggiando contro di lui, lievemente più calmo.
-Non voglio più tornare a casa.- mormorò. Kaede voleva che quella frase suonasse come un dato di fatto, voleva affermare che non sarebbe tornato a casa, punto e basta, ma anche alle sue stesse orecchie la frase era sembrata più una supplica. Non tanto a Ryuuji, non sapeva nemmeno lui a chi stesse domandando un po’ di pace, una fuga dal luogo che l’aveva tormentato per tanti mesi. Kaede aveva paura e non voleva tornare lì, le parole dei suoi compagni gli avevano fatto montare una tale rabbia addosso e non riusciva a liberarsene. Per mesi la frustrazione era cresciuta dentro di lui fino ad arrivare a riempirgli la testa solo di odio, trasformando ogni suo pensiero in qualcosa di violento. A Kaede non era mai successo prima di perdere il controllo delle sue emozioni ciò lo aveva spaventato. Chiedeva solo un po’ di pace, un po’ della sensazione che aveva vissuto quel giorno e ad ascoltare le sue parole c’era solo Ryuuji e lui aveva promesso di fare qualunque cosa potesse farlo stare meglio.
-Va bene.-
-Quando le vacanze finiranno, restiamo qui.-
-Okay.-
-Non andiamo più a scuola.
-Va bene.-
-Se la mia famiglia chiama non rispondere.-
-Va bene.-
-Se vengono qui ignorali.-
-Va bene.-
-Possiamo fare quello che vogliamo.-
-Si.-
-Non possono costringerci a fare niente.-
-Esatto.-
Kaede sentì una forza sconosciuta accumularsi dentro di sé. Una sensazione di potere che non aveva mai percepito prima, ma che sembrò sopraffarlo all’improvviso.
Ryuuji lo vide annaspare in cerca d’aria e gli prese il viso tra le mani -Hey, respira.- gli disse, cercando di mantenere la calma -Respira, Kaede, respira. È tutto okay.-
Ma Kaede sentiva la testa scoppiare, e non capiva nemmeno se tutto quel potere improvviso lo facesse sentire bene o male.
Si era sentito così bene quel giorno e voleva disperatamente sentire ancora quella sensazione. E Ryuuji improvvisamente sembrò capire una cosa su di lui. Farlo staccare completamente dal suo senso di colpa avrebbe significato farlo sentire di nuovo bene, anche se ciò avrebbe comportato una totale mancanza di autocontrollo da parte sua. Kaede era stato così male nell’ ultimo periodo, che con tutta probabilità avrebbe finito per lasciarsi andare dalla parte opposta, permettendo alla superficialità di sopraffarlo e non ponendosi più limiti.
Ryuuji comprese che Kaede non stava scherzando quando diceva che non sarebbe tornato a scuola e che avrebbe ignorato i genitori nel caso in cui avessero tentato di fargli cambiare idea.
Sapeva che era sbagliato, per mille ragioni diverse, eppure scelse di assecondarlo. Era completamente consapevole che nessuno avrebbe considerato il lasciarsi andare di Kaede come qualcosa di giusto, ma al tempo stesso sentiva che era l’unica cosa che andava fatta.
-Kaede, ascoltami…- parlò piano Ryuuji mentre gli afferrava le spalle -Tu sei una buona persona, e non lo sei perché inviti Iwao e Hiroshi per le vacanze o perché ci compri da mangiare. Lo sei è basta, anche se a volte vorresti solo urlare e far fuori gente, ma sai…- Ryuuji abbassò lo sguardo e rise piano -è normale. Credi che non abbia mai immaginato di strozzare quelli che ci rompono le palle?-
Kaede finalmente alzò lo sguardo e Ryuuji si strinse nelle spalle -Perciò sai, puoi lasciare andare. Lascia andare l’ansia, non curarti più delle paranoie che ti dicono che sei cattivo. Non… lasciarti condizionare dalla paura di fare del male a qualcuno, tu… lasciati andare e ti assicuro che non farai del male a nessuno.-
-Lo credi davvero?-
-Fidati di me. Se continui ad accumulare tutte queste sensazioni prima o poi ti si intaserà il cervello e allora sì che non capirai più niente. Perciò lascia andare. Io voglio solo… sai… che tu stia bene.-
-Io mi lascio andare… e la responsabilità te la prendi tu.- mormorò Kaede, aggrottando di poco le sopracciglia.
-Me la prendo io.-
-Sul serio Ryuuji, tu credi… che possiamo fare ciò che vogliamo?-
-Tutto quello che vogliamo.-
Gli occhi di Kaede allora tornarono come prima e la luce della luna colpì di nuovo le sue iridi. Ryuuji sorrise quando se ne accorse. Sentì il corpo di Kaede diventare pesante tra le sue braccia e notò che i suoi occhi si stavano pian piano chiudendo. La tensione accumulata in tutti quei mesi stava evaporando dal suo corpo con una velocità spaventosa, l’acqua che s’infrangeva contro il suo corpo gli stava portando via tutta la rabbia e la paura, finché Kaede non rimase solo con la sensazione di Ryuuji premuto contro di lui.
 
-Dormi, Kaede.-
 
Non appena sentì il suo respiro farsi pesante Ryuuji se lo caricò sulle spalle per portarlo a casa.
 
 
 
Nei suoi sogni, i luoghi avevano quasi sempre qualcosa di strano. A volte il suo inconscio li distorceva, a volte creava elementi nuovi, oppure poteva unire più posti diversi. In quel momento Kaede stava sognando di essere in piedi sull’uscio della porta di casa sua, a Tokyo. Ma appena sotto ai gradini del porticato, c’era il mare.
Le sue piccole onde erano calme, brillanti sotto alla luce del sole, mentre riflettevano il colore cielo, tinto di giallo. Ryuuji era accanto a lui, mentre alle sue spalle percepiva la presenza di altre persone.
-Vuoi tuffarti?- chiese Ryuuji e Kaede sbuffò una risata.
-Certo.- rispose senza esitare. Dal nulla, Ryuuji era già in acqua e Kaede non lo aveva nemmeno visto muoversi.
-Tu non sai nuotare in questo sogno.- lo informò Ryuuji ma Kaede rimase fermo a guardarlo, per nulla sorpreso. 
-Non importa.-
-Potresti affogare.-
-Non importa.-
Ryuuji inclinò la testa, incuriosito. -Allora vieni.-
Il suo corpo cadde nell’acqua.
 
E che fosse affogato o meno nel giallo, a Kaede alla fine non importava.
 

 
 

 
Storia partecipante al contest “Non ci resta che sognare” indetto da Soul_Shine e Sabriel_Little Storm sul forum di EFP. Il pacchetto che ho scelto per il contest era "Giallo" e il suo contenuto era questo: "Il giallo è il colore della luce, del calore piacevole del sole, della ricchezza dell'oro. Secondo molti il giallo è allegria, leggerezza, speranza, è il volo dell'animo carico di speranza e ottimismo, è desiderio di fuggire dalle difficoltà e dai problemi esistenti, è cambiamento per amore del cambiamento, è progresso, libertà e intelligenza. Ma come tutte le cose, anche il giallo può rappresentare questi aspetti positivi e il loro degenerare: la ricerca del nuovo può sconfinare nell'affannoso inseguimento di ambizioni, e da questo nell'invidia; il desiderio di libertà può scivolare nella ricerca dell’avventura senza limiti e nell'infedeltà; inoltre sono possibili superficialità e mancanza di autocontrollo." Spero vi sia piaciuta, in ogni caso grazie a chiunque abbia letto<3  
 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Tenue